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Autore: Nothingness    23/10/2013    4 recensioni
Qualcosa è successo a Rukia, in un passato troppo vicino, troppo doloroso perché possa dimenticarsene. Una persona a lei cara, probabilmente la persona più importante di tutta la sua intera esistenza, non c'è più. Lui, che sembrava invincibile, lui, che tanto la scherniva, lui, che la faceva infuriare, proprio lui, per il quale lei viveva, si era sacrificato per lei. E nell'estremo sacrificio, l'aveva lasciata sola. Forse.
Perché non sempre le cose vanno come previsto e, delle rare volte, la vita ci offre una seconda possibilità.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO IV








L’Accademia risplendeva di una luce completamente nuova per quei grandi occhi dello stesso colore del cielo notturno che caratterizzavano così tanto il viso di Kuchiki Rukia. L’idea di incontrare nuovamente Ichigo era stata come una scarica di adrenalina per lei che lentamente, lo sentiva, si stava spegnendo in quel mondo che privo di lui ormai aveva perso ogni significato. In quei giorni, però, le cose erano cambiate, lei stessa era cambiata. Seppur in modo così indiretto, pensò sorridendo dolcemente, Ichigo la stava salvando un’altra volta. Si era buttata a capo fitto in quel progetto con grande felicità di Renji, che però ignorava cosa in realtà spronasse così tanto Rukia, e che attribuiva a sé stesso il merito per aver introdotto Rukia in qualcosa che riusciva a farle tornare in qualche modo la voglia di vivere. Lo stesso Byakuya, la cui diffidenza per il progetto di Renji era stata pienamente espressa con uno sguardo di sufficienza mista a un’aria di altezzosità che chiaramente esponeva l’inutilità che quel progetto aveva, fu sorpreso di constatare come in realtà quel lavoro extra avesse portato un visibile miglioramento in Rukia.
“Non sarà niente di così gravoso, capitano” l’aveva rassicurato Abarai Renji mettendo avanti le mani sotto lo sguardo tagliente di Byakuya che sembrava pronto a sbatterlo fuori dal suo studio, ma Renji continuò a perorare la sua causa “al contrario, credo che sarà un lavoro ben più leggero e nettamente piacevole rispetto a quello che fa ora”.
Gli occhi dai riflessi ametista di Byakuya si erano ridotti a due fessure “Questo è il gotei 13, Renji, non un parco giochi e Rukia non è uno shinigami qualsiasi! Ricopre il ruolo di tenente al suo interno”
“Non era quello che volevo dire, capitano” aveva provato a scusarsi “Volevo solo trovare un espediente per distrarla, dopo tutto … Rukia…” Renji aveva abbassato lo sguardo, quasi afflitto più per l’amica che per un dispiacere personale.
Superato quel primo momento, però, Byakuya aveva effettivamente visto le buone intenzioni del suo precedente tenente e, dopo un profondo respiro, aveva dato il suo consenso a Renji per coinvolgere Rukia in quella sua idea che riguardava l’Accademia.
Effettivamente Rukia si dirigeva all’Accademia con un’espressione sul viso che Byakuya non le vedeva da tempo. Si trattava della determinazione che da sempre aveva brillato nei grandi occhi di Rukia e che da quasi un ventennio sembrava essere sparita. E quella determinazione cresceva con l’attesa del momento in cui avrebbe nuovamente incontrato lo sguardo rassicurante di Ichigo. Eppure, i giorni continuavano a susseguirsi e Rukia non aveva più rivisto Ichigo dopo quell’unica e fugace volta.
“Hado no33 hakuouki! AHHH!!” *
I pensieri di Rukia furono interrotti da un’esplosione che un giovane studente aveva scaturito a causa della sua inesperienza nell’usare il kido.
“Saito!” Rukia aveva gridato il nome del ragazzo che con il viso contorto in una smorfia di dolore tentava di nascondere alla vista dei due supervisori la ferita che si era procurato da solo alla mano destra. Renji era arrivato prima di Rukia e stava già soccorrendo il ragazzo sulla cui mano era apparsa un’abrasione che si estendeva fin oltre il polso.
“Devi essere medicato, accompagnatelo in infermeria,” aveva detto Rukia ad alcuni studenti che si erano avvicinati, poi era tornata a guardare il ragazzo, “forse il kido non fa per te”
Quelle parole sembrarono bruciare più della ferita che si era procurato perché il giovane guardò Rukia preoccupato “Kuchiki-sensei, so fare di meglio! Datemi un’altra possibilità!” supplicò mentre un altro studente lo spronava ad avviarsi verso l’infermeria, ma il ragazzo sembrava intenzionato a non volersi schiodare da lì se prima Rukia non gli avesse concesso la possibilità che egli desiderava.
“Saito, il kido può salvarti la vita, ma se non lo sai controllare allora ti si ritorcerà contro. Sono sicura che imparerai… ci vorrà solo un po’ di tempo”
Saito sgranò gli occhi e Rukia non seppe decifrare se lo fece per il dolore o perché con quelle parole veniva automaticamente eliminato dalla lista dei potenziali studenti che avrebbero avuto l’opportunità d’essere addestrati direttamente dai tenenti del gotei 13.
“Kuchiki-sensei” supplicò ancora il ragazzo “vi prego, so fare di meglio” era un sguardo fermo e determinato quello con cui adesso la guardava. Rukia capì che quello che quel ragazzo cercava non era vana gloria o puro compiacimento d’essere classificato superiore alla media, c’era dell’altro. Saito sembrava essere spinto da qualcosa di molto più importante, quello sguardo sembrava avere uno scopo ben preciso e alla fine Rukia non se la sentì di fare da ostacolo.
Mise una mano sulla spalla del giovane e disse “Va bene. A fine giornata verrò a vedere come stai e se ti riterrò in grado di continuare, allora avrai la tua seconda possibilità”
Il viso di Saito si illuminò e, con un sorriso colmo di riconoscenza, si decise a dirigersi verso l’infermeria.
Renji le si avvicinò “Pensi d’aver fatto la cosa giusta”
Rukia intanto continuava a guardare la sagoma che si allontanava “Credo di si”
Renji sospirò “Sai che non dovremmo fare favoritismi, vero? Avremmo dovuto dare una seconda chance anche ad altri studenti che forse lo meritavano più di lui”
“Non si tratta di favoritismo” si difese Rukia “C’è qualcosa in quel ragazzo per cui vale la pena tentare. Non so spiegartelo, ma sembra uno dei pochi ad avere una valida motivazione per diventare un ottimo shinigami. In fondo siamo qui anche per questo, no? Scovare dei diamanti allo stato grezzo da poter far brillare”
Renji sembrò stupito e guardò l’amica con una strana espressione che imbarazzò Rukia.
“Perché mi guardi in quel modo?”
“Sei diventata profonda” rispose Renji accarezzandole il capo corvino con affetto.
Rukia mise il broncio e con le guance ancora arrossate allontanò la mano di Renji ammonendolo per aver fatto qualcosa del genere davanti agli studenti che tenevano gli occhi fissi su di loro.
“Abbiamo ancora del lavoro da fare” disse lei riferendosi al gruppo di aspiranti shinigami che attendeva d’essere messo alla prova dai due tenenti.
Renji sorrise, era contento di vedere Rukia in quel modo.



Il sole stava già tramontando quando l’ultimo gruppo di studenti stava lasciando il cortile in cui Renji e Rukia osservavano le capacità da shinigami di quei ragazzi. Ne analizzavano essenzialmente la capacità con la spada e l’abilità nell’usare il kido come prima cosa, ma Renji e Rukia puntavano a mettere alla prova le capacità cognitive, i riflessi, i loro nervi saldi e l’inventiva che in uno scontro svolgono una grande importanza. Una figura, però, procedeva nel verso opposto a quello degli studenti. Slanciata ed elegante, Kioko-sensei si dirigeva verso Rukia e Renji con quel sorriso gentile che la contraddistingueva. Renji arrossì non appena i suoi occhi scorsero la bella shinigami e questa volta toccò a Rukia ridere e prendersi la propria rivincita sull’amico che si era preso proprio una bella cotta.
“Com’è andata oggi?” volle sapere Kioko-sensei sorridendo ad entrambi.
Renji aveva abbandonato l’aria da duro e sembrava essere entrato in quella fase di timidezza che difficilmente l’avrebbe aiutato a compiere una conversazione decente. Rukia se ne accorse e decise di rispondere lei.
“Non benissimo” confessò “è stato un gruppo un po’ deludente. Solo uno studente sembra avere qualche possibilità” e volse il capo verso una minuta studentessa dall’incarnato pallido e due grandi occhi grigi un po’ arroganti che li stava salutando con un lieve inchino per poi raggiungere gli altri studenti.
“Quella è Shizumi-san!” la riconobbe Kioko “è molto brava nel padroneggiare il kido. Sono proprio curiosa di vedere che forma rilascerà la sua spada una volta nel Gotei 13. È una giovane davvero promettente e ha molta fiducia in sé stessa”
Rukia approvò “A parte lei, nessun altro però oggi”
Kioko sembrò dispiaciuta “è un vero peccato, avete iniziato la selezione partendo dalle ultime classi, credevo che ne avreste trovati in tanti ad essere pronti a lasciare l’Accademia prima del tempo” si fece pensierosa “se le cose vanno così, allora potrebbe essere anche peggio con gli studenti dei primi anni”
Renji, il cui cuore innamorato sembrava non tollerare il dispiacere sul viso di porcellana di Kioko, si affrettò ad aggiungere “Non è detto! Rukia, non manca ancora uno studente da mettere alla prova?”
Rukia lo guardò interrogativa, si era già dimenticata del giovane a cui aveva promesso una seconda chance, e poi, ricordatesene, aveva guardato Renji così come si guarda un folle. Davvero voleva che lei desse corda ad un ragazzino che non capiva nemmeno il pericolo per la propria vita?
“Non dirai sul serio?”
“Gliel’hai promesso, Rukia. E poi non sei stata tu a dire che quel ragazzo aveva qualcosa di particolare nello sguardo? Uno scopo e una risolutezza che non si incontrano tutti i giorni in qualcuno della sua età?”
Rukia non disse niente all’inizio, poi aggiunse “è ferito, vuoi dargli un’altra delusione?”
Questa volta però a rispondere fu Kioko “allora fatelo partecipare alla selezione di dopodomani. Avrà tutto il tempo di riprendersi”
Renji guardò Kioko come se avesse risolto chissà quale matassa e sorridente invitò Rukia ad andare in infermeria a portare personalmente la notizia a quel giovane speranzoso.
Sbuffando per quel contrattempo in cui lei stessa si era cacciata, Rukia raggiunse l’infermeria e si lasciò accompagnare dallo shinigami della quarta divisione assegnato a quella struttura verso il paziente che lei cercava. La condusse in una sala dove i letti dei malati erano separati da delle tende. Tranne un paio, la maggior parte erano vuoti. Quando Rukia scorse il viso di Saito, che vedendola arrivare a sua volta le sorrideva felice, non diede importanza alla persona davanti a Saito che le dava le spalle. Quanto meno, non lo fece fino a che quella persona non si decise a voltarsi. In quell’istante, il tempo parve scorrere lentamente e Rukia non riuscì a fare un altro passo: quella persona, altri non era che Ichigo.





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*Hado no33 hakuouki: Il kido è una forma di magia usata dagli Shinigami. L'Hado (incantesimo offensivo)  #33 è un kido di attacco che consiste nella creazione di una massa spirituale blu che viene spedita contro il bersaglio.



Desidero ringraziare di cuore tutti quelli che leggono, seguono e commentano questa fanfiction. Non so dirvi cosa significhi per me il fatto che spendiate del tempo per farlo. Grazie! Al prossimo capitolo.


  
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