Tutte le sere, appena finita la cena a base di zuppa di cavolo allungata, Harry andava nella stanza dei suoi quattro fratelli più deboli per ascoltare le loro storie e augurare loro la buona notte.
Ognuno di questi cari ragazzi aveva passato la ventina, ma il loro sistema immunitario pareva quello di un novantenne. Erano tutti raggrinziti come prugne secche e ossuti come scheletri; per l’intera giornata, fino all’arrivo di Harry, se ne stavano raggomitolati nel loro letto, due da capo e due da piedi, con le cuffie fino agli occhi per tenere calda la testa e, siccome non avevano nulla da fare, passavano il tempo sonnecchiando. Ma appena sentivano aprirsi la porta e udivano la voce di Harry che li salutava con un: «Buonasera, Bill e Charlie; buonasera, Fred e George», tutti e quattro saltavano su a sedere e i loro volti rugosi s’illuminavano di sorrisi di gioia - dopodiché cominciavano a chiacchierare. Volevano molto bene al ragazzo. Era l’unica cosa allegra della loro vita, e per tutto il giorno non vedevano l’ora che lui venisse a visitarli. Spesso anche il signor e la signora Weasley, Percy e Ginny entravano nella stanza e, in piedi vicino la porta, rimanevano ad ascoltare le storie che i ragazzi raccontavano; e così, per circa mezz’ora ogni sera, quella stanza diventava un posto felice e tutta la famiglia dimenticava di essere povera e affamata.
Una sera, quando Harry entrò a salutare i fratelli chiese loro:
«La Fabbrica di Cioccolato Silente è davvero la più grande del mondo magico?»
«Se è vero?» esclamarono tutti e quattro all’unisono.
«Ma certo che è vero! Santo cielo, possibile che non lo sapessi? É all’incirca cinquanta volte più grande di qualsiasi altra fabbrica al mondo!»
«Mio caro ragazzo» disse Bill, tirandosi su a sedere e appoggiando la schiena al cuscino, «il signor Albus Silente è il più sorprendente, il più fantastico, il più straordinario mago e produttore di cioccolato che il mondo magico abbia mai visto! Credevo che ormai lo sapessero tutti!»
«Sapevo che era famoso, Bill, e sapevo anche che era molto abile...».
«Abile!» esclamò il ragazzo.
«Altro che abile! É un mago del cioccolato! Riesce a farci tutto - assolutamente tutto quello che vuole! Non è vero, miei cari?»
Gli altri tre ragazzi assentirono muovendo solennemente il capo e dissero in coro: «Assolutamente vero. Più vero di così non si può».
Poi George aggiunse: «Intendi dire che non ti ho mai raccontato di Albus Silente e della sua fabbrica?».
No, mai» rispose il piccolo Harry.
«Santo cielo! Non capisco cosa mi abbia preso!»
«Ti prego, Bill, raccontamelo ora!»
«Senz’altro. Siediti qui accanto a me, tesoro, e stai bene a sentire»
William Arthur Weasley, detto Bill, era il più vecchio dei sette figli.
«Oh, che uomo è questo signor Albus Silente» esclamò George. «Sapevi, per esempio, che ha personalmente inventato più di duecento nuovi tipi di Cioccorane,
ognuna con un ripieno diverso e ognuna molto più dolce, più cremosa e
più deliziosa di qualsiasi altra Cioccorana mai prodotta da tutte le altre fabbriche del mondo magico?»
«Assolutamente vero!» intervenne Charlie. «E le spedisce ai quattro angoli della terra! Non è così, Bill?»
«Proprio così, cara, proprio così. Le manda pure a tutti i re e i presidenti del mondo. E non produce soltanto Cioccorane. Oh no, perbacco, neanche per sogno! Quell’uomo ha anche altri fantastici assi nella manica! Lo sapevi che ha inventato un sistema per fare un gelato al gusto di cioccolato che rimane freddo per ore e ore senza bisogno di incantesimi o si metterlo in frigorifero? Si può anche lasciarlo al sole tutta una mattina quando fa caldo e non si squaglia mica!»
«Ma è impossibile!» disse il piccolo Harry, spalancando gli occhi.
«Certo che è impossibile!» esclamò Bill
«Anzi, è assolutamente assurdo! Eppure il signor Albus Silente ci è riuscito!»
«Proprio così!» assentirono gli altri, muovendo la testa tutti insieme. «Il signor Albus Silente ci è riuscito».
«E non basta» riprese Bill scandendo bene le parole in modo che Harry non ne perdesse neanche una.«Albus Silente sa fare le toffolette al gusto di violetta, succulente caramelle che cambiano colore ogni dieci secondi mentre le
mangi, bon-bon leggeri come piume che si sciolgono deliziosamente non appena li metti in bocca. Sa fare gomma da masticare che non perde mai sapore, e palloncini di zucchero che si possono gonfiare fino a raggiungere dimensioni mostruose prima di farli scoppiare con uno spillo e mangiarteli in un boccone. Inoltre, attraverso uno dei suoi procedimenti più segreti, riesce a creare dei bellissimi ovetti azzurri punteggiatidi nero che quando li metti in bocca diventano sempre più piccoli finché non rimane altro che un minuscolo uccellino di zucchero rosa appollaiato sulla punta della lingua».
Bill fece una pausa per leccarsi le labbra. «Mi viene l’acquolina in bocca solo a pensarci!»
«Anche a me» disse il piccolo Harry. «Ma per favore, vai avanti».
Mentre parlavano, il signore e la signora Weasley, Percy e Ginny erano entrati zitti zitti nella stanza ed erano rimasti d ascoltare sulla porta.
«Racconta un po’ a Harry
e di quel principe indiano mezzo matto» disse Charlie «Scommetto che è una storia che gli piacerà»
«Vuoi dire la storia del principe Pondicherry?» chiese Bill, cominciando a ridacchiare.
«Era matto del tutto, altro che mezzo!» intervenne Fred .
«Però era ricchissimo» aggiunse George.
«Che cosa ha fatto?» chiese Harry, impaziente di ascoltare la storia.
«Adesso te lo racconto» disse Bill «Sta’ a sentire».