Blind
eyes
Draco esce dalla Stanza delle Necessità. Sono circa le tre di notte, e la scuola è buia attorno a lui. Con un bisbiglio- «Lumos!», per un attimo spezza quel denso silenzio e una luce bianca e vivace si fa strada dalla sua bacchetta. Gli tremano le gambe e il suo respiro è ansimante, ma fa un ultimo sforzo per arrivare al più presto nei Sotterranei.
Gli Armadi
Svanitori funzionavano
di nuovo.
L’indomani
avrebbe fatto entrare
decine di Mangiamorte a Hogwarts.
L’indomani avrebbe dovuto uccidere Silente.
Finalmente scorge in lontananza il muro di pietra per entrare nella Sala Comune, e accelera il passo fino a ritrovarcisi davanti. Muove le labbra in modo automatico «Gladius acutum» e oltrepassa il passaggio. Due sono le lampade alle pareti rimaste accese, ma la debole luce verdognola che irradiano non basta a illuminare la stanza.
Aleggia un
buio profondo,
e Draco rimane immobile sulle sue gambe prima di scorgere, oltre la
luce della
sua bacchetta, i bordi del basso tavolino davanti a sé e del
camino in fondo
alla stanza. Di solito ama il silenzio opprimente che abita la Sala
Comune, ma
quella notte è troppo agitato perché riesca a
calmarsi. Il suo respiro si è
fatto più veloce, e sente il proprio cuore battere
all’impazzata e dal petto
salirgli fino in gola.
Deglutisce.
Fa un respiro profondo, e sente gli occhi inumidirsi. Si gira verso la porta del dormitorio ed è in quel momento che lo vede: Theodore sta dormendo su una poltrona nera, con le gambe raccolte al petto e un libro aperto sulle ginocchia.
L’aveva aspettato, seppur Draco gli avesse ripetuto più volte di non farlo.
Ed eccolo lì, con la testa appoggiata sulla spalla, i riccioli scuri che gli coprono la fronte e le labbra socchiuse che evidenziano la mascella spigolosa. Draco prende un altro respiro profondo e lo scuote per la spalla «Theodore! Theodore, svegliati!». La sua voce ha una nota agitata e più acuta del solito, ancora rotta dall’angoscia che non riesce a scrollarsi di dosso. Theodore si sveglia con un sussulto, e per un attimo fissa attonito Draco, senza capire cosa sta succedendo.
Draco non riesce a muoversi, si sente bloccato dall’oscurità dei suoi occhi: sono profondi e accoglienti, in contrasto con la pelle chiara illuminata dalla bacchetta, e ogni volta che finisce per guardarli, Draco non può fare a meno di rimanere stregato. Ma questa volta si ridesta più in fretta del solito, quando la sua mano ancora sulla sua spalla ricomincia a tremare, e con essa tutto il corpo.
Fa un cenno
con il capo a Theodore di seguirlo, e s’incammina verso i
dormitori. La sua stanza, se possibile, è ancora
più buia della Sala Comune:
non ci sono luci accese e la sola fonte di un fioco bagliore proviene
dalla
grande finestra alle spalle del letto che si affaccia sulle
profondità del Lago
Nero, creando deboli giochi di luce verde dentro la stanza. «Nox!» e Draco
appoggia la bacchetta sul
comodino, rimanendo inghiottito dalle tenebre.
Sente i
passi di Theodore dietro di sé, ma non si volta a guardarlo
in faccia, anzi si
copre il viso con le mani, inspira ed espira a scatti, mentre cammina
avanti e
indietro fermandosi solo per ansimare più forte.
D’un tratto la figura alta di Theodore gli impedisce di muoversi, tenendolo fermo per le braccia. «Draco, mi vuoi dire che succede?». Ma Draco è di nuovo perso nei suoi occhi, un turbine di pensieri che gli riempie la mente, quando l’unica cosa che riesce a fare è deglutire e annaspare un «Domani», sentendo i fastidiosi battiti del cuore in gola. Theodore capisce all’istante: anche il suo corpo è percosso da un fremito, e gli occhi si spalancano mostrando sgomento, prima di tornare cauti per rassicurarlo.
Ma Draco non si sente per niente rassicurato. Sarà lui che dovrà uccidere Silente l’indomani sotto ordine di Voldemort. Lui.
Così
si
agita per svincolarsi dalla sua presa sulle braccia, e tenta di
slegarsi il
mantello, ma è impedito dalla sua stessa agitazione. Non
riesce a capire come,
ma Theodore, in questi momenti, sa sempre come trattarlo. Infatti
accarezza le
sue mani tremanti, avvicina il viso al suo orecchio e
«Tranquillo» sussurra
lentamente, così che ogni soffio sulla sua pelle gli
provochi altri brividi
alla schiena.
E Draco
sa di essere al sicuro, quando sente il suo respiro caldo su di
sé. Ed è per
questo che lascia cadere le braccia a peso morto lungo i fianchi,
mentre è in
balia delle sue mani e la sua agitazione inizia a liquefarsi sotto il
loro
calore.
Theodore
gli ha appena sfilato il maglione e si sta dedicando al nodo della
cravatta. «Fino
ad adesso hai fatto quello che dovevi fare, andrà tutto
bene» gli dice,
cercando di incoraggiarlo con un flebile e poco convincente sorriso.
Sta
tenendo ancora in mano i lembi della cravatta, quando con essi lo
attira a sé,
e rimangono naso contro naso. «Fidati di me».
Draco rimane di sasso, così ipnotizzato dal suo viso, dai suoi occhi così scuri e vicini, dalle occhiaie segnate, e dal suo respiro caldo sulle labbra, che si lascia andare a un bacio delicato.
Era proprio ciò di cui aveva bisogno: un balsamo per il suo spirito scosso, capace di calmarlo anche nelle peggiori delle situazioni. Finalmente si sente protetto, e a mano a mano riprende le forze che aveva perso: stringe il morbido maglione di Theodore fra le dita, e si spinge con tutto il corpo verso di lui pur di ridurre al minimo la distanza fra i corpi.
Sa di
essere accudito da lui, quando le sue grandi mani gli accarezzano la
schiena, e
quando si allontana dalle sue labbra solo per guidarlo verso il letto.
Impacciati,
si levano le scarpe, e Draco allaccia le braccia dietro al suo collo,
strascinandolo sopra di sé sul materasso che cigola sotto il
loro peso.
Chiude
gli occhi e riprende a baciarlo, sempre più a fondo. E
mentre i pantaloni e il
loro intimo finiscono sul pavimento, la foga di avvicinarsi e toccarsi
l’un
l’altro increspa le loro camicie e arrossisce i loro volti.
Nella
stanza riecheggia soltanto il flutto marino alle loro spalle e i loro
gemiti
soffocati dai baci. Theodore si appoggia le gambe di Draco sulle spalle
e lo
prepara con le dita, per il tempo in cui gli bacia con dolcezza il
collo.
Quando entra in lui, Draco non riesce a trattenersi e il suo gemito
taglia
l’aria. Ha la mente offuscata e libera da ogni pensiero,
mentre graffia la schiena
di Theodore e vi lascia nitidi segni rossi.
Ed
è
all’apice del piacere che
Theodore appoggia
la sua fronte su quella di Draco, che rotea gli occhi
all’indietro, boccheggia
e geme per un’ultima volta, prima di sprofondare
l’uno sull’altro nel
materasso.
Ora il
silenzio non è più pesante, e Draco è
finalmente libero di dire ciò che gli
corrode la mente.
«Ho paura»
«Beh, chiunque l’avrebbe al tuo posto» Theodore si appoggia su un fianco e lo guarda: ha arrotolato la camicia fino al gomito, e il suo sguardo è assorto mentre con l’indice sfiora il serpente nero che ha tatuato sull’avambraccio. Theodore prosegue «Ognuno, in guerra, sta dalla parte del bene o del male» e mentre parla, espone anche il suo Marchio. «Sappiamo entrambi, Draco, di essere dalla parte del male, ma lotteremo con anima e corpo pur di sopravvivere».
Draco
adesso guarda dritto davanti a sé «Ci siamo dentro
fino al collo». Un
bisbiglio: «Devo uccidere Silente».
Theodore lo prende per un fianco e se lo avvicina. «Finirà» sussurra nell’incavo del suo collo, prima di sugellare il loro discorso con un bacio profondo.
E
così
la notte inghiottisce di nuovo i loro pensieri.
*
Theodore Nott
13/10/1980
–
2/05/1998
“Che
occhi spenti potevano brillare come meteore e
gioire,
Furore,
furore,
contro il morire della luce”
Note:
Buongiorno!
Dio, da quant'è che non mettevo piede in questo fandom! (Ma
diciamocelo, gira e rigira prima o poi si torna sempre qui)
Non voglio rompere diventando prolissa nelle note, vorrei soltato precisare che, cavolo, non avevo mai scritto né letto niente che riguardasse Theodore! Ma direi che la cosa è stata parecchio interessante :)
Spero che non vi abbia deluso, e se state leggendo queste poche righe di nota vuol dire che avete letto la storia, quindi approfitto per ringraziarvi qui! :)
Non sono brava con le note :/
La frase finale l'ho presa da "Non andartene docile in quella buona notte" di Dylan Thomas, e ovviamente la parola d'ordine all'inizio l'ho inventata io :/
Sono un po' arrugginita per quanto riguarda Harry Potter, ma spero che abbiate comunque gradito questa breve storia :)
Grazie ancora,
Mara