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Autore: Rey_    24/10/2013    8 recensioni
«Di cosa hai paura, Eileen?» le sussurrò tra i capelli, aprendo gli occhi e sentendola irrigidirsi tra le sue braccia.

«Ho paura delle persone» soffiò infine, il respiro caldo sul collo di Niall che lo fece tremare.
Solo in quel momento Niall si rese conto di quanto realmente fossero vicini, di come sarebbe bastato chinare il viso per perdersi in quel paio di occhi verdi che lo confondevano, di come avrebbe potuto posare un dito sotto al suo mento per alzarle il viso quel tanto per poterla baciare. Ma ovviamente non fece niente di tutto questo, non aveva abbastanza coraggio per sfidare la sorte in quel modo così sfacciato.
Così si limitò a ripetere «Delle persone?» con tono interrogativo, facendole intendere di doversi spiegare meglio.
«Si»
Niall si sforzò di deglutire, le carezzò delicatamente la guancia ,sfiorando la sua pelle accaldata e morbida, e la fissò dritto negli occhi.
Azzurro contro verde.
Stomaco chiuso e mente vuota.
«Anche io ti faccio paura?».
Quella domanda la spiazzò. Niall la vide deglutire con difficoltà e mordersi il labbro inferiore, indecisa.
«No, tu no» disse infine, abbassando lo sguardo e sorridendo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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15. I wanna kiss you again.
 
 


Quando quella mattina Eileen aprì gli occhi era consapevole del fatto che in casa non ci fossero più solamente lei e Dylan.
Lo sentiva, che Niall era tornato. Era come se ci fosse una strana elettricità tra di loro che l’avvertiva che Niall era più vicino di quanto pensasse.
E considerando il fatto che era venerdì mattina, che sicuramente Denise e Greg avevano avvertito Niall della loro partenza e che i fatidici due giorni nei quali lui si sarebbe dovuto fermare dai suoi genitori erano passati, non le ci voleva tanto a realizzare che Niall fosse proprio tornato e che lei, più presto di quanto pensasse avrebbe dovuto affrontarlo.
Infatti proprio nell’istante in cui aprì la porta della camera di Dylan ancora addormentato per uscire, contemporaneamente si aprì la porta di fronte a lei, rivelandole un Niall assonnato, con i capelli scompigliati e solo una canottiera e i pantaloncini della tuta addosso.
Si bloccò sul posto, il cuore che le schizzò così forte in gola che per un attimo ebbe paura di sputarlo fuori.
Niall sembrò avere la stessa reazione, perché si bloccò con la mano a mezz’aria, gli occhi azzurri che si spalancarono di colpo e le labbra che si dischiusero.
Eileen non riuscì a calcolare il tempo in cui rimasero bloccati in quella posizione, ma quando lui finalmente si decise a respirare e a fare un mezzo sorriso, le sembrò passata un’eternità.
«Che ci fai qui?» soffiò, guardandola come se fosse frutto della sua fantasia. Eileen sentì il sangue colorarle le guance e il cuore, inevitabilmente, accelerare il battito.
Capì anche che trovava tremendamente difficile guardare Niall negli occhi senza ripensare a quel dannato bacio, così distolse lo sguardo da lui e si chiuse la porta della camera di Dylan alle spalle, facendo un piccolo passo avanti.
«Denise e Greg…loro sono partiti per un viaggio di lavoro. N-non ti hanno detto niente?», balbettò con un filo di voce, mentre anche Niall chiudeva la porta della sua stanza poggiandosi contro con le mani dietro la schiena, il tutto senza distogliere nemmeno un secondo gli occhi da lei.
«Oh. No, Greg non mi ha detto niente», rispose guardandola leggermente spaesato. Eileen si costrinse ad alzare la testa e ad incontrare appena per un secondo i suoi occhi, sentendo il cuore tremare.
«Tornano domenica sera, mi hanno chiesto di fermarmi per badare a Dylan», spiegò scrollando le spalle. Con la coda dell’occhio vide Niall annuire e staccarsi dalla porta.
Il cuore accelerò il battito e sobbalzò quando lui fece qualche passo per avvicinarsi.
«Capisco», mormorò passandole accanto per dirigersi verso le scale. Eileen lasciò andare il respiro che aveva trattenuto fino a quel momento per la paura che lui si avvicinasse troppo.
Deglutì a fatica e si costrinse a mettere in moto i muscoli e a seguirlo, anche se non aveva idea di cosa dirgli, di come scusarsi e di come fare in modo che le cose tornassero ad essere come prima; quando ad entrambi bastava un sorriso e qualche frase di circostanza per vivere tranquilli.
Sapeva che aprirsi con lui non avrebbe portato a nulla di buono, e forse era andata troppo in là per credere davvero che potessero tornare ad essere due completi estranei.
Troppo distratta dai suoi pensieri e dal cuore che le batteva così forte da rimbombarle fin nelle orecchie, non si accorse di essere arrivata al primo scalino e di averlo mancato totalmente.
Ci vollero appena due secondi, prima che mettesse il piede in fallo e che scivolasse giù, rischiando di rotolare per tutte le scale se le braccia di Niall non l’avessero presa al volo.
Stava proprio per considerarsi fortunata, per ringraziare il fatto che anche lui in quel momento stesse scendendo al piano di sotto, quando un braccio di Niall scivolò più in basso, probabilmente a causa del suo peso o del loro scarso equilibrio, e una sua mano, grande e delicata, finisse sul suo fondoschiena.
Eileen si irrigidì e scattò come se fosse stata colpita da una scossa elettrica, il corpo tremante e bollente ovunque.
Ma prima che potesse rendersi conto di cosa fosse successo, ancora tra le braccia di Niall che la tenevano in piedi, lasciò partire la sua mano che si stampò perfettamente sulla guancia candida del ragazzo.
Niall la lasciò andare di colpo, fissandola stupito e portandosi una mano sulla guancia colpita, già chiazzata di rosso.
Eileen ansimò, strinse i pugni che tremavano e lo fissò duramente.
«Ma che diavolo…?» esclamò Niall, spalancando gli occhi, «Perché l’hai fatto?» chiese sbalordito, tenendosi ancora la mano sulla guancia. Eileen sbuffò dal naso e scese le scale a passo di furia, continuando a tremare, lo stomaco chiuso e il cuore che sobbalzava ad ogni respiro. Niall le andò dietro e lei, finalmente fuori pericolo dal suo scarso equilibrio, si voltò verso di lui per fronteggiarlo.
«E tu perché non tieni quelle mani a posto?» esplose, sentendo fin troppo caldo. Niall boccheggiò e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, incredulo.
«Eileen, Dio Santo, stavi per cadere!»
«Si, ma la tua mano…» cominciò lei, arrossendo e distogliendo lo sguardo. Niall sembrò capire perché si irrigidì improvvisamente e strinse i pugni, lo sguardo freddo, duro, come non era mai stato.
«Non l’ho fatto apposta! Perché devi farmi passare per maniaco ogni volta che ti tocco?» sbottò, arrossendo leggermente. Eileen prese fiato per rispondere.
«Tu…» ma non riuscì a dire nient’altro e boccheggiò per qualche secondo, finché lui non alzò gli occhi al cielo e schioccò la lingua.
«Fanculo a Zayn. Come diavolo faccio a sistemare le cose così?» borbottò, chiudendo per un secondo gli occhi, fremente di rabbia.
«Che…che stai dicendo?»
«Niente, lascia stare».
Niall riaprì gli occhi e quello che ci vide Eileen non le piacque per niente. Erano frustrati, rabbiosi, non c’era neanche traccia della dolcezza che li aveva caratterizzati fino a quel momento.
«Ti ha fatto male tornare dai tuoi genitori?» sputò allora velenosa Eileen, incrociando le braccia al petto. Lo sguardo di Niall saettò su di lei, che strinse le labbra.
«No, mi fa male non riuscire a parlare con te!»
«Io non ho niente da dirti», replicò a bassa voce, guardandolo mentre si passava frustrato una mano tra i capelli e respirava profondamente per cercare di riprendere il controllo.
Non l’aveva mai visto così arrabbiato e aveva paura a pensare che fosse solo a causa sua.
«Si, invece, ci sono un sacco di cose di cui dovremmo discutere», mormorò stanco.
«Tipo?» lo sfidò lei, riaccendendo la rabbia in quel paio di occhi azzurri.
«Tipo il fatto che mi hai mentito!» quasi gridò, stringendo di nuovo i pugni e alzando le braccia al cielo.
«Non urlare, sveglierai Dylan.»
«Vedi? Neanche mi rispondi.»
«Su cosa ti avrei mentito?» si costrinse a chiedergli, spostando il peso da un piede all’altro, nervosa.
«Hai detto che non avevi paura di me, invece non è cosi!» la accusò lui, senza accennare ad abbassare il tono di voce.
«Ma cosa stai dicendo?»
«La verità! Se tu non avessi paura di me non avresti quella faccia terrorizzata ogni volta che ti sfioro, cazzo», sbottò arrossendo e guardandola dritto negli occhi.
«E’ colpa tua che te ne sei uscito con quel…» si bloccò, arrossendo e schiarendosi la gola.
«Bacio?» continuò lui, lasciandosi andare ad un sorrisetto impertinente. Il silenzio che seguì quella parola gli fece capire di aver centrato il punto.
«E’ quello il problema? Io…ho solo agito d’impulso, non volevo mica violentarti!»
«Smettila di urlare», soffiò lei, senza trovare niente di meglio da dire, ormai sprofondata nell’imbarazzo e nell’incredulità.
Stava litigando con Niall Horan. Se glielo avessero detto tre settimane prima non ci avrebbe mai creduto, sarebbe scoppiata a ridere.
«E tu smettila di trattarmi da maniaco», replicò lui duramente. A quel punto Eileen si costrinse a guardarlo, fulminandolo con gli occhi.
«Ma chi sei tu? Manchi due giorni e quando torni sembri tutta un’altra persona!» lo accusò. Allora lui sospirò, strinse di nuovo i pugni e fece un passo avanti, verso di lei, che rimase ferma.
«Forse, Eileen, io sto provando a mettermi in gioco», confessò. Il cuore di Eileen perse un battito e sbatté le palpebre totalmente sorpresa, mentre lui continuava ad avanzare portandosi ad un passo da lei.
«Che significa questo?» sussurrò lei, ipnotizzata da quello sguardo intenso e fisso su di lei.
«Significa che dovresti iniziare ad aprire gli occhi», le consigliò con voce improvvisamente bassa, gli occhi che saettarono inevitabilmente sulle sue labbra, come se non potesse farne a meno. Eileen tremò e, spaventata da quello che sarebbe potuto succedere di nuovo, fece un passo indietro.
«Io…» provò a parlare, ma lo sguardo di Niall tornò improvvisamente di ghiaccio e ci pensò lui a mettere le distanze.
«Lascia stare, non dire niente», la bloccò distogliendo lo sguardo. Improvvisamente Eileen si rese conto di aver sbagliato tutto, di aver esagerato e di averlo portato al limite.
Aveva combinato un casino, tutto a causa della paura incoerente che aveva verso chiunque le si facesse troppo vicino.
«Niall…» provò a fare qualcosa per rimediare, ma non sarebbe stato affatto semplice.
«Fanculo», mormorò infatti lui, voltandosi per risalire le scale quasi correndo.
Eileen lo seguì con lo sguardo e sobbalzò quando sentì sbattere la porta della sua camera.
Tremante e con la mente annebbiata si trascinò sul divano, per sedersi e riprendere fiato.
Non fece neanche in tempo a riattivare il cervello per cercare di districare il groviglio di pensieri che aveva in testa, che Niall scese di nuovo le scale, questa volta vestito decentemente, e senza neanche degnarla di uno sguardo uscì di casa diretto chissà dove.
Allora Eileen si rannicchiò stringendo le ginocchia al petto e sprofondando la testa tra le mani, odiando tutta quella situazione, odiando se stessa per essere così dannatamente complicata e odiando Niall per essersi interessato a lei.
Non doveva avvicinarsi, non doveva provare ad oltrepassare il muro che si era costruita attorno con cura e ora non poteva rimproverarla per non essere riuscito a crearsi un varco.
Lei era fatta così, con mille problemi, preoccupazioni e paure.
Non poteva cambiare per lui, non poteva iniziare in quel momento a fidarsi di chiunque, anche se le sarebbe piaciuto riuscire a farlo.
 
 
 
Quando la sera sentì la porta di casa sbattere, aprì gli occhi di scatto. Per qualche secondo pensò che fosse solo un sogno, o più probabilmente la preoccupazione l’aveva così tanto assalita da condizionare i suoi pensieri e da costringerla a credere che qualcuno fosse davvero tornato a casa.
Era stata una giornata stressante, passata a distrarre Dylan e a cercare di mettere a tacere i pensieri che continuavano a chiederle dove potesse essere andato Niall e perché ancora non era tornato.
Ma quando sentì un tonfo e un «Cazzo» mormorato a mezza voce, capì che non era stata solo la sua immaginazione.
Schizzò in piedi come una molla e si affrettò a raggiungere l’ingresso, appena in tempo per vedere Niall barcollare pericolosamente e appoggiarsi al muro per non finire faccia a terra.
Uno scampanellio nella sua testa l’avvertì che c’era qualcosa che non andava e che, anche se non voleva crederci, quella situazione le sembrava terribilmente familiare.
«Niall, dove diavolo sei stato?» sbottò a bassa voce, per evitare di svegliare Dylan che dormiva al piano di sopra.
Erano almeno le dieci passate e lei non poteva credere di essersi addormentata sul divano solo per aspettarlo.
Ma sentiva che doveva parlare con lui, doveva chiarire, o almeno doveva provarci.
Niall alzò la testa verso di lei e sorrise, come se si accorgesse solo in quel momento che si trovava proprio lì davanti a lui.
«Ehi, Cookie!» la salutò, facendo un gesto con la mano e staccandosi dal muro per barcollare verso di lei.
Eileen lo guardò preoccupata, mentre instabile sulle sue stesse gambe faceva due passi e la raggiungeva.
«Ciao, Cookie», ripeté arrivando a un palmo dal suo viso. Eileen aprì bocca per ribattere, ma il fiato di Niall le fece realizzare la situazione.
Alcool. Il biondino puzzava di alcool.
Deglutì a vuoto, lo stomaco che si contorse e l’adrenalina che prese a scorrerle nelle vene mentre Niall con un altro passo eliminava tutta la distanza che c’era tra di loro.
Eileen finì inevitabilmente con le spalle al muro e si sentì morire, quando rivide in quella situazione le scene della “discussione” con Mark.
«Che c’è, eri preoccupata, Cookie?» le chiese Niall, strascicando le parole per poi scoppiare in una sonora risata. Eileen trattenne il respiro e schivò una sua carezza, così Niall si ritrovo a stringere delicatamente tra le dita una ciocca dei suoi capelli ricci.
«Vorrei vedere te. Sono ore che sei sparito», replicò dura, tremando leggermente perché le dita di Niall erano riuscite a raggiungere il suo viso.
Eileen cercò di appiattirsi il più possibile contro il muro, terrorizzata da quella vicinanza e familiarità, ma presto capì che il tocco di Niall non aveva niente a che vedere con quello di Mark. Le dita fredde di Niall erano delicate, leggere, non le facevano del male. E nonostante Eileen sentisse fin troppo forte l’odore di alcool provenire dal ragazzo schiacciato contro di lei e sapesse che ovviamente lui non era affatto lucido, rabbrividì di piacere.
«Lo sai che significa questo, Cookie?» mormorò Niall, distraendola dai suoi pensieri e fissandola con quegli occhi azzurri che in quel momento erano lucidi, grandi, liquidi. Eileen guardò il suo naso rosso, le guance chiazzate e le labbra sollevate in un sorrisetto e provò di nuovo a deglutire, stringendo i pugni lungo i fianchi per evitare di toccarlo.
«Cosa?»
«Che io ti piaccio, altrimenti non ti saresti preoccupata per me», affermò sicuro, ed Eileen vide distintamente il suo sorriso allargarsi, prima che lui poggiasse una mano sul suo fianco e l’altra, delicata, quasi come se avesse paura a toccarla, sulla sua guancia.
Eileen si accorse di quello che stava succedendo solo quando i loro nasi si sfiorarono e il respiro caldo di Niall le solleticò le labbra.
Non si era nemmeno resa conto che stava fissando spudoratamente la sua bocca, finché non si costrinse ad alzare gli occhi per incontrare quelli di Niall, trovandoli però chiusi.
Allora sembrò risvegliarsi e voltò la testa di lato schivando le labbra di Niall appena in tempo, poggiando le mani sul suo petto per cercare di allontanarlo.
«Oddio Niall, sei ubriaco», mugugnò con un lamento. Niall scoppiò a ridere, piegando la testa all’indietro e lasciandole lo spazio per respirare. Cercò di calmare le risate, sfiorandole ancora il viso con una mano e fissandola con quel paio di occhi più azzurri che mai.
«Si, e tu sei bellissima.»
Eileen sapeva che non doveva ascoltarlo, che quelle parole erano dettate dall’alcool che gli scorreva in corpo, ma comunque non poté fare a meno di arrossire e il suo cuore perse qualche battito.
«Niall…» protestò, mentre lui riprese ad avvicinarsi. All’ultimo istante si bloccò e fece una smorfia, lo sguardo vacuo e il viso improvvisamente più pallido del solito. Eileen lo guardò preoccupata e finalmente lui tolse la mano dal suo fianco per tapparsi la bocca.
«Devo vomitare», annunciò un secondo prima di cominciare a correre verso il bagno. Eileen rimase immobile per qualche secondo, ansante contro il muro. Chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi, di far scivolare via tutte le sensazioni e le emozioni che stava provando; dalla paura, alla preoccupazione, all’eccitazione.
Si svuotò di tutto, concentrandosi solo sul fatto che Niall stava male, probabilmente in quel preciso momento era piegato sulla tazza del bagno e aveva bisogno di lei.
Prese due respiri profondi e si costrinse a muovere le gambe, che la portarono dritta verso il bagno.
La porta era aperta e lei si affacciò, trovando Niall seduto a terra, la schiena contro la vasca, la testa piegata sulla spalla e gli occhi chiusi.
Sospirò pesantemente e incrociò le braccia al petto, poggiandosi allo stipite della porta.
Come se si sentisse osservato, Niall aprì a fatica gli occhi e le scoccò un sorriso stanco.
«Non berrò più in vita mia», biascicò. Eileen schioccò la lingua e alzò gli occhi al cielo.
«Si, certo. Questo lo dicono tutti», mormorò, poi fece una smorfia disgustata quando Niall si affrettò a portare di nuovo la testa sul water e rigettare tutto quello che aveva nello stomaco.
Quando sembrò che i conati fossero finiti, si scostò a fatica, passandosi una mano tra i capelli e strisciando sul pavimento, stremato. A quel punto Eileen non resistette più e la bontà, o forse la pietà, che c’era in lei prese il sopravvento. Si avvicinò a lui e lo afferrò per un braccio, aiutandolo a tirarsi su.
«Mi scoppia la testa», si lamentò lui, mentre lei riusciva a farlo mettere in piedi a fatica.
«Ti sta bene», grugnì, mentre lui barcollava e le poggiava un braccio intorno alle spalle per tenersi in equilibrio.
«Sciacquati la faccia», gli ordinò aiutandolo a piegarsi sul lavandino. Ma i movimenti di Niall erano terribilmente lenti, teneva gli occhi chiusi e non aveva idea di cosa fare.
Allora Eileen esasperata prese in mano la situazione e aprì il rubinetto per schizzare un po’ d’acqua fredda sul viso del biondino, che rabbrividì e si ritrasse.
Barcollò all’indietro, una smorfia sulle labbra e gli occhi ancora chiusi.
«Attento!» esclamò Eileen, afferrandolo al volo prima che cadesse all’indietro nella vasca.
«Non urlare, per favore», protestò Niall, per poi scoppiare a ridere da solo.
Eileen sbruffò, constatando che fosse messo davvero male.
«Ma quanto hai bevuto?» gli chiese, mentre gli passava un braccio intorno ai fianchi e lui si poggiava totalmente a lei, lasciandosi trascinare in salotto.
«Avevo detto a Simon che volevo divertirmi. Lui non era tanto convinto, così ci ha pensato Frankie a me», biascicò ed Eileen a sentire quel nome si irrigidì.
«Immagino allora quanto ti sei divertito», borbottò contrariata, ricordandosi di quanto potesse perdere il controllo Frankie Donovan in certe situazioni.
Niall rise, facendoli sbilanciare, ed Eileen fu costretta a cingergli la vita anche con l’altro braccio se voleva evitare di farlo cadere a terra.
«Oh, non ho mai riso così tanto in vita mia», affermò continuando a ridere. Eileen sbuffò, facendo una smorfia; Niall era davvero pesante e non sarebbe riuscita a sorreggerlo ancora per molto, soprattutto se lui continuava a non collaborare.
«Certo, certo», rispose frettolosamente, arrivando finalmente accanto al divano e lasciandoci cadere sopra Niall.
Stremata, con il fiato corto e le braccia indolenzite, si lasciò andare accanto a lui, sedendosi e chiudendo gli occhi per cercare di riprendere fiato.
Ovviamente lui non gliene diede il tempo, perché in silenzio e con gli occhi chiusi strisciò accanto a lei, poggiando la testa sulle sue gambe e allungando il resto del corpo sul divano.
Eileen spalancò gli occhi e rimase immobile per qualche secondo, le braccia alzate e tese, indecisa su dove metterle, poi Niall sospirò, quasi abbattuto, e allora lei si rilassò.
«E’ stato divertente, si», mugugnò serrando gli occhi e facendo una piccola smorfia. Eileen sospirò e posò delicatamente una mano sulla sua spalla e l’altra sulla testa, tra i suoi capelli.
A quel contatto il viso di Niall si distese e la smorfia si trasformò in un sorriso. Rimase però ad occhi chiusi, così Eileen, sovrappensiero, cominciò ad accarezzargli i capelli come faceva sempre per far addormentare Dylan. Con la differenza però che in quel momento aveva il cuore in gola e sentiva le gambe diventarle di gelatina.
«Cookie?» mormorò Niall dopo un po’, interrompendo quel silenzio nel quale Eileen aveva pensato si fosse addormentato.
Evidentemente non era facile neanche per lui rilassarsi quando erano così vicini.
«Che c’è?»
«Ti ha fatto cosi tanto schifo il mio bacio?» le chiese, con una voce talmente insicura e tenera che la fece sorridere.
«Niall, dormi», mormorò dolcemente, sfiorandogli la guancia con una carezza, per poi riportare la sua mano tra i suoi capelli morbidi.
«Cookie?» la richiamò dopo qualche altro minuto di silenzio. Eileen sorrise di nuovo.
«Che c’è?», rispose vedendo le labbra di Niall piegarsi in un sorrisetto soddisfatto.
«Rispondi.»
Eileen sbruffò e alzò gli occhi al cielo, senza però trattenere un sorriso. Cosa le costava accontentarlo? Tanto sapeva che lui il giorno dopo non avrebbe ricordato niente.
«No, non mi ha fatto schifo.»
«E allora perché ti sei tirata indietro e non mi parli? Perché non mi lasci spiegare?» chiese lui, sorpreso e anche leggermente offeso. Eileen sospirò di nuovo, il cuore che ormai aveva preso a correre a ritmi indefiniti.
«Dormi, Niall.»
«Cookie?» la richiamò lui, portandola quasi all’esasperazione.
«Che c’è?!»
«Rispondi!»
Eileen trattenne un grugnito di frustrazione e roteò gli occhi al cielo, anche se sapeva che lui non poteva vederla, perché aveva gli occhi chiusi come se solo la luce debole della luna che filtrava dalla finestra potesse accecarlo.
«Non voglio complicazioni», confessò Eileen, una morsa che le strinse lo stomaco.
Niall aggrottò la fronte e si spostò leggermente sulle sue gambe, facendole trattenere il respiro.
«Io non sono complicato. Sono un tipo piuttosto semplice.»
Eileen scoppiò a ridere e gli carezzò la fronte, per distenderla e farlo rilassare.
«Lo so», sussurrò.
«E allora qual è il problema?» insistette lui, corrugando di nuovo le sopracciglia.
«Ma perché non dormi?»
«E tu perché non rispondi?»
Eileen sbruffò e si arrese, tanto non c’era niente da fare, quel ragazzo sapeva essere anche più esasperante di un bambino capriccioso.
«Sono io quella complicata», confessò, sentendo il sangue colorarle le guance e il peso di quelle parole calarle a forza sulle spalle.
Era vero, era lei quella complicata. Lei quella che aveva milioni di problemi, un passato e un dolore che si sarebbe portata per sempre dietro e trovava difficile anche solo aprirsi e parlare con un estraneo.
Niall sarebbe impazzito con lei, ed Eileen non voleva essere di peso a nessuno.
Scosse la testa per scacciare i suoi pensieri, sospirando di sollievo quando capì che con quella risposta carica di significati era riuscita a metterlo a tacere.
«A me piacciono le cose complicate», sussurrò invece lui dopo qualche minuto, con voce talmente flebile che lei faticò a sentire. Ma quelle parole puntarono dritte al suo cuore, fermandolo per poi farlo ripartire ancora più veloce.
Era possibile che qualsiasi cosa dicesse quel ragazzo dovesse fargli quell’effetto?
Lasciò andare il respiro che le si era impigliato in gola e passò di nuovo le dita tra quei capelli così soffici e rilassanti.
«Perché ti sei ubriacato Niall?» mormorò, cambiando discorso per evitare di rispondere a quell’affermazione sicuramente sincera.
Aveva imparato che l’alcool toglieva ogni freno e che le persone riuscivano a tirare fuori il meglio, o il peggio di loro in quei casi.
Niall mugugnò qualcosa e poi sospirò, stropicciandosi  un occhio e abbandonando poi la mano sul ginocchio di Eileen.
«Harry dice sempre che se non puoi essere felice, puoi essere sbronzo», rispose dopo un po’, ed Eileen capì dal tono della sua voce che stava sorridendo.
«Si vanta di aver inventato lui questa perla di saggezza, ma io lo so che l’ha sentita in una puntata di “Una mamma per amica”. Quel coglione non se lo ricorda che ero con lui mentre la guardava». Eileen rise e Niall si spostò, voltandosi a pancia in su, sempre ad occhi chiusi, ma almeno in quel modo Eileen poté vedere il sorriso divertito sulle sue labbra.
«E tu perché hai bevuto? Non sei felice?» gli chiese dopo un po’, tracciando con il dito indice il profilo del suo naso per poi passare alla guancia. Niall rabbrividì e corrugò le sopracciglia, sospirando pesantemente, gli angoli delle labbra che improvvisamente si piegarono all’ingiù.
«No, Cookie», affermò stanco. A Eileen si strinse il cuore e si ritrovò a deglutire a fatica, come se il pensiero che Niall fosse infelice facesse del male anche a lei.
Era assurdo, e preoccupante quello che stava provando in quel momento.
«Perché?» si sforzò di chiedergli, rilassandosi leggermente quando vide Niall sorridere di nuovo.
«E’ complicato.»
«Sai, sei più sveglio di quanto pensassi, nonostante sei ubriaco», replicò Eileen con una risata, quando collegò le parole e il tono di voce di Niall a quello che aveva detto lei poco prima. Il sorriso di Niall si allargò ancora di più e lui sospirò soddisfatto.
«Lo so, sono stupefacente.»
«Che ne dici se adesso dormi un po’, signor Stupefacente?» gli consigliò, sfiorando di nuovo la sua guancia con le dita. Niall annuì e si accoccolò sulle sue gambe, portando le mani sotto la testa per stare più comodo, senza pensare che in quel modo le sue mani erano sulle gambe di Eileen e che probabilmente quel contatto avrebbe causato un infarto alla diretta interessata.
«Credo che ti darò ascolto, per una volta», mormorò con un filo di voce, probabilmente già sulla via del sonno.
«Già, forse è meglio», sussurrò Eileen, riprendendo a carezzargli i capelli come faceva con Dylan, aiutandolo a rilassarsi.
«Cookie?» la richiamò lui dopo un po’.
«Che c’è?»
«Tanto lo so che domani non me lo ricorderò, quindi posso dirtelo.»
«Cosa devi dirmi?».
Niall non prese nessun respiro profondo, non si preparò neanche e non sembrò minimamente preoccupato.
Lo disse così, come se fosse la cosa più naturale e scontata del mondo.
«Tu mi piaci, Cookie. E non mi dispiace averti baciato, anzi vorrei farlo di nuovo.»
No, probabilmente lui il giorno dopo non si sarebbe ricordato di tutto quel delirio.
Ma Eileen sì. Come non sarebbe passata tanto facilmente la fitta di eccitazione che le colpì il ventre a quelle parole.
E il pensiero che sì, anche lei avrebbe voluto baciarlo di nuovo.



















 
  
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