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Autore: _Scrivimi_    25/10/2013    2 recensioni
Storia Delena dove sono tutti umani!!!
"-Voglio la verità-
-La verità è che....-
-Dillo- la sua voce era ipnotica, decisa, sensuale, mandò in cortocircuito il mio cervello.
-Ti odio, Damon. Ti odio e ti amo....- Non ebbi il tempo di pensare che le sue labbra furono sulle mie, la sua bocca che si impadronì della mia in un bacio caldo e invadente. Risposi immediatamente al bacio, con trasporto e bramosia come se lo attendessi da tutta la vita"
DAMON ed ELENA. Legati da qualcosa di unico ma incapaci di stare insieme...non importa quanto la vita provi a separarli ogni volta, alla fine si ritrovano sempre. Nel bene e nel male.
Un omicidio, un mistero irrisolto, intrighi e tradimenti.
“Quando ti trovi in questa situazione hai solo due opzioni: lottare o fuggire.
Io, purtroppo, ho scelto la seconda.”
Un evento tragico ha costretto Elena a fuggire, lontana da Mystic Falls, dalla sua casa, dalle persone che amava. Sono passati quattro anni da quella maledetta notte, vecchi incubi sono tornati a tormentarla, Elena si rende conto che non basta nascondersi per dimenticare il passato così decide di tornare a casa ad affrontare i suoi fantasmi.
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota: le parti in corsivo sono ricordi del passato. Buona lettura!



 
2. A casa




-Lo sai che basta una tua parola e ti raggiungo, metto due cose nella valigia, prendo un aereo e sono con te- La voce di Elijia risuonò nell'auto. Ero partita solo due giorni dopo quella notte, sapevo bene che se fossi rimasta a rimuginare troppo sulla mia scelta non sarei mai tornata a Mystic Falls. Invece dovevo farlo, Elijia aveva perfettamente ragione, l'unico modo che avevo per andare avanti era tornare indietro. Mi venne in mente una frase di Jim Morrison: non fuggire in cerca di libertà quando la tua più grande prigione è dentro di te. Quattro anni prima ero fuggita come se bastasse allontanarmi per dimenticare il passato, come se bastasse correre veloce per seminare i brutti ricordi ma questa era solo un'illusione. Il dolore era dentro di me e mi ha accompagnata anche durante la mia fuga.
-Ho trovato un volo che mi permetterebbe di essere lì in...-
Lo bloccai, divertita dalla sua apprensione, Elijia solitamente aveva un autocontrollo invidiabile -Ce la posso fare, smettila di sembrare così preoccupato, ci sono già io che lo sono per entrambi-
-Non devi essere preoccupata. E' solo una settimana e poi saremo di nuovo insieme-
-Lo so-
-Hai avvertito tua zia che saresti tornata?-
-Certo- mentii. Avevo provato a chiamarla ma senza ottenere alcuna risposta -Era felicissima-
Lui tacque per un attimo, non era certa che mi avrebbe creduta, ero sempre stata una pessima bugiarda ma lui non sembrò accorgersene -Bene. A che punto sei?- mi chiese per l'ennesima volta. Se non avessi saputo che era sinceramente preoccupato per me gli avrei già buttato il telefono in faccia.
-Sono quasi arrivata, devo lasciare l'autostrada tra pochi minuti- dissi notando un cartello con l'indicazione “Mystic Falls” piazzato a lato della strada. Ero davvero vicina, pensai agitata.
-Ottimo-
-Lo sai che non devi stare con me al telefono per tutto il tempo? Apprezzo il tuo supporto ma posso cavarmela da sola-
-Lo so ma....-
-Niente ma! Prometto di non farmi prendere da un raptus di pazzia suicida, di non fuggire e di arrivare a Mystic Falls sana e salva-
-Non sei affatto spiritosa- borbottò lui dall'altro capo del telefono.
Sorrisi immaginando la sua espressione severa, da psicologo tormentato da una paziente capricciosa. Non apprezzava molto il mio senso dell'umorismo, non in questi casi -Si, invece. Ti chiamo appena arrivo-
-Ti amo-
-Anch'io-


Appena arrivai sulla strada principale di Mystic Falls sentii il mio cuore fare un tonfo. Mille ricordi mi invasero la mente, tutti assieme. Avevo sempre pensato che tornando avrei provato solo dolore e di conseguenza una gran voglia di ripartire ma non fu così. Era difficile rivedere tutti quei luoghi dove avevo trascorso la mia infanzia e l'adolescenza. Provocai in me una sensazione strana che non avrei saputo definire. Era dolorosa ma anche dolce, come il ricordo dei miei genitori che per quanto facesse male non ci avrei rinunciato per nulla al mondo.
Un singolo pensiero razionale attraversò la mia mente: Ero a casa, finalmente.


Arrivata sul portico di casa mia sentii le gambe tremare, come se fossero fatte di gelatina. Era troppo tempo che non tornavo eppure tutto era esattamente come l'avevo lasciato anni prima. Un aroma famigliare risvegliò i miei sensi. Respirai a pieni polmoni, chiudendo gli occhi per goderne appieno. Non avevo mai dimenticato quell'odore. Era l'odore dei fiori dopo la pioggia, del legno ridipinto da poco e di limone. Odori banali ed unici allo stesso tempo. Era odore di casa, la mia casa.
-Elena- aprii gli occhi di scatto. Qualcuno era davanti me, sospirai prima di girarmi.
-Alarik Salzmann....scusi, professore- mormora imbarazzata e confusa. Non mi sarei mai aspettata d'incontrare il mio ex professore del liceo sul vialetto di casa mentre, con gli occhi chiusi, ero intenta ad annusare l'aria, da perfetta pazza.
Lui rise, facendomi arrossire ancora di più -Non devi più chiamarmi così, Elena. Non sono più il tuo professore e comunque non volevo disturbarti, qualunque cosa stessi facendo-
-Ha ragione, io stavo solo....- …...“annusando”, aggiunsi mentalmente ma decisi di tenerlo per me.
-Chiamami pure Rik e puoi darmi del tu-
-Va bene, Rik- sorrisi imbarazzata a quello che era stato il mio professore preferito del liceo.
-Vai a Yale, giusto?- mi chiese lui sorridendo, smorzando così la tensione evidente.
-Esatto-
-E come ti trovi?-
-Benissimo, l'università è molto buona, i professori sono in gamba e non ho mai visto una biblioteca più fornita-
-Ci credo, dopo aver frequentato quella di Mystic Falls- disse lui ridendo -Ho sempre saputo che avresti fatto grandi cose, Elena, e sono davvero felice di non essermi sbagliato- aggiunse con orgoglio, sorridendomi amichevolmente -Cosa ti porta a Mystic Falls? Sei qui di passaggio?-
-Non proprio, sono in visita. Ho deciso di prendermi qualche giorno di vacanza dallo studio ed eccomi qui- risposi, sentendomi come se mi stesse interrogando di storia. Certe cose non cambiano mai.
-Tua zia non mi aveva detto che saresti venuta-
-E' una specie di sorpresa- dissi, ignorando il suo commento sospetto. Perché mia zia avrebbe dovuto avvertire il mio ex professore del liceo di un mio possibile ritorno?
-In tal caso, ben tornata a casa, Elena-
La porta di casa si aprì improvvisamente -Rik sei tu...?- Jenna si bloccò appena i suoi occhi si posarono su di me. Si portò le mani alla bocca come se le fosse appena apparso davanti un fantasma. Non la vedevo da un anno circa, da quando era venuta a trovarmi a Yale, con Jeremy, per le vacanze di Natale. Era davvero in gran forma.
Elena- urlò venendomi incontro e stringendomi forte a sé -Sei tornata a casa, finalmente!-
Ricambiai l'abbraccio con entusiasmo.
-Mi sei mancata tanto- sussurrò mia zia con la voce rotta.
-Anche tu, non sai nemmeno quanto- mormorai cercando di non scoppiare a piangere come una scema. Almeno per questa volta erano lacrime di felicità.
-E' meglio che ora vi lasci sole- disse Rik prima di allontanarsi con disinvoltura per lasciarci il nostro spazio.




Io e Jenna eravamo sedute sul divano con davanti una bella tazza di thè. Non avevo idea d'avere così tante cose da dirle, mi sembrava che fosse passato un secolo da quando avevo parlato davvero con lei l'ultima volta. Mi era mancata da morire. Le raccontai di Yale, di Elijia, del mio nuovo appartamento, del lavoro alla biblioteca, di tutti i corsi che avevo amato di più e della mia domanda di tirocinio presso un giornale di NewYork. Le raccontai pure del professor Fistberg e dei suoi occhi strabici e di Rosalie, la mia vicina amante dei gatti e delle soap-opera spagnole. Anche Jenna mi raccontò molte cose, compresa la partenza di Jeremy per il college l'anno prima e della sua reazione. Il suo orgoglio perchè era stato ammesso a Stenford ma anche la tristezza relativa alla sua mancanza -La casa senza di voi è un po' troppo vuota, non ero più abituata ad avere tanto spazio per me.....e tanta libertà- aggiunse ridendo -Non so più come impiegare il mio tempo-
-Finalmente sei single e senza due adolescenti rompiscatole a cui badare, puoi fare tutto quello che vuoi. Uomini sexy inclusi-
Lei mi guardò un attimo dubbiosa prima d'iniziare a raccontare -A proposito di uomini sexy....-
-Quindi tu ed Alarik state insieme?!- esclamai esterefatta, battendo anche le mani come una bambina. Ero davvero felice per lei.
-Quindi ti va bene?-
-Non sono ancora pronta a chiamare zio il professor Salzmann ma se tu sei felice allora sono contenta per te-
-Davvero?-
-Certo, considerami entusiasta. Mi è sempre piaciuto Rik-
-Da quando lo chiami Rik?- mi chiese lei, dubbiosa e divertita allo stesso tempo.
-Questo non lo saprai mai- dissi con fare cospiratorio ed entrambe scoppiammo a ridere.


Il campanello suonò e mia zia corse alla porta, lasciandomi sola per la prima volta da quando ero arrivata. Finalmente riuscii a guardarmi intorno. Tutto era rimasto esattamente come lo avevo lasciato quattro anni prima, sembrava che non fosse cambiato nulla. Quattro anni fa ero uscita da quella stessa porta, sbattendomela alle spalle e adesso che ero tornata tutto era ancora al suo posto. Presi tra le mani il cuscino del divano che mia madre aveva ricamato a mano. Possibile che mi fossi dimenticata di quei cuscini? Accarezzai con le dita i contorni blu dei fiori, leggermente rialzati, e il verde smeraldo delle foglie che mi aveva sempre ricordato il colore dei suoi occhi, della stessa forma dei miei ma di un colore molto più bello.
-Elena- la voce di Jenna mi richiamò dai miei pensieri -Vieni qui, c'è qualcuno per te-
Lasciai andare il cuscino sentendomi improvvisamente nervosa. Non avevo detto a nessuno del mio ritorno. Avanzai a rilento verso la porta per scoprire chi fosse la persona misteriosa.
-Bonnie-
Lei si aprì in un sorriso solare -Elena, non posso crederci-
-Come facevi a sapere....?- domandai stupita, incapace di trovare qualcosa di più appropriato da dire alla mia migliore amica che non vedevo da circa quattro anni.
-Ho incontrato Rik- Ecco svelato l'arcano mistero -Non sapevo che fare ma avevo così tanta voglia di vederti che non ho avuto neanche il buon senso di chiamare prima di precipitarmi qui-
-Sono davvero felice che tu sia qui- mormorai sentendomi in colpa e felice al tempo stesso. Ero stata io a tagliare i ponti con Bonnie eppure non potevo fare a meno di provare una grande gioia nel ritrovarmi davanti a lei.
-Posso abbracciarti?- domandò lei impacciata, facendomi scoppiare a ridere come quando eravamo bambine.
-Se non lo fai tu lo faccio io- dissi ridendo e subito mi ritrovai stretta a lei in un abbraccio che mi riportò indietro nel tempo, a quando non esistevano problemi e la vita era fatta solo di giochi.




-Non sono sicura di farcela ad entrare- Bonnie aveva insistito per andare al Grill ma quando mi ritrovai davanti al locale mi resi conto che non ero pronta ad entrare -Non posso-
-Elena è giovedì pomeriggio, a Mystic Falls non sono molte le cose che si possono fare- Deglutii, continuando a guardare la porta con terrore come se potesse risucchiarmi.
Lei mi scrutò qualche istante in volto -E' per lui?- domandò comprensiva -Hai paura d'incontrarlo?-
-Io non....- ero senza parole, sentii una stretta al cuore. Mi ero rifiutata di pensare a lui per tutto il viaggio, anzi era anni che cercavo invano di non pensare a lui.
-Non sono pronta ad incontrarlo- ammisi presa dal panico.
-Damon non c'è-
Era da tanto che non sentivo pronunciare quel nome ad alta voce, anche nella mia mente mi rifiutavo di nominarlo, come se solo pronunciare quel nome avrebbe potuto distruggermi, spezzando tutte le mie difese.
Damon Salvatore. Il mio amico, il mio primo amore, il mio più grande rimpianto e il mio eterno tormento.....Era troppo difficile. Per un attimo pensai di fuggire, lo sapevo, non ero pronta ad affrontare il mio passato, non lo sarei mai stata. Non se ciò voleva dire affrontare anche lui.
-Elena- Bonnie mi prese per un braccio, per richiamarmi dal mio stato di shock -se vuoi ce ne andiamo, andiamo da un'altra parte-
-Sei sicura che lui non ci sarà?- chiesi cercando dentro di me un barlume di determinazione.
-Sicurissima. Ha rivelato l'azienda del padre, lavora tutto il giorno-
-Va bene- blaterai distrattamente, la mia mente era andata per conto suo. Damon lavorava per l'azienda di famiglia? Non riuscivo a crederci, Damon aveva sempre disprezzato quel lavoro. Il Damon che conoscevo io sognava di fuggire da Mystic Falls, di viaggiare e di aprire un suo studio fotografico dove appendere tutte le foto dei suoi viaggi. Ma era quello il punto: il Damon che conoscevo io probabilmente non esisteva più.
Senza che potessi evitarlo i ricordi piombarono su di me, costringendomi a tornare indietro, in luoghi oscuri della mia mente che per anni avevo evitato.


6 anni prima
-Aspettami- urlai, accelerando il passo e superando l'ennesima radice -Damon non ho le gambe lunghe come le tue quindi fermati o giuro che torno indietro-
-Non lo faresti - Commentò lui ironico con una scrollata di spalle. Si girò e rapidamente mi scattò una foto -Possibile che tu sia sempre a lamentarti, Elena? In ogni foto che ti faccio hai sempre il broncio, qualcuno potrebbe pensare che tu non gradisca la mia compagnia- Sorrise, soddisfatto della sua brillante battuta.
-Questo capita quando svegli una persona alle sei del mattino di sabato per trascinarla nei boschi-
-Ho detto che devo mostrarti una cosa, ti piacerà- Mi tese una mano per aiutarmi a superare un masso particolarmente scivoloso, consapevole che senza il suo aiuta sarei già caduta a terra.
-Non potevi trascinare Stefan in questa pazzia- protestai dopo aver rischiato d'inciampare per la milionesima volta. Ero troppo imbranata per dedicarmi alle arrampicate.
-Forse- disse lui sostenendomi per i fianchi – ma lui è ancora più musone di te-
Sospirai, godendo della sicurezza che mi dava la sua presa decisa e delicata assieme -Dovresti farti nuovi amici se le uniche tue opzioni siamo io e tuo fratello, che è costretto a sopportarti per cause maggiori- aggiunsi cercando di non ridere.
-Non è colpa mia se la gente non mi capisce- obiettò lui con il suo solito sarcasmo tornando a camminare davanti a me.
-Non è la gente a non capirti, sei tu che adori fare lo stronzo con la gente- precisai bonariamente.
-Ognuno si dedica a ciò che sa fare meglio- ribattè con un sorriso da furfante -Comunque con te non ho mai fatto lo stronzo-
-Questo non è del tutto vero e comunque non puoi....-
-Shh- lui mi bloccò afferrandomi nuovamente per i fianchi. Sussultai, soggiogata da quell'improvviso contatto. -Guarda- Davanti a noi si aprì un paesaggio stupendo. Sembrava uscito da un libro di fiabe. Una piccola radura con un laghetto circondato da fiori e piante di ogni genere, illuminato dai raggi del sole ed impregnato degli odori della primavera. Alberi, fitti cespugli e un prato rivestito di margherite bianche che emanavano la loro dolce fragranza, profumando l'aria intorno a noi.
-Vuoi ancora lamentarti, Elena?- sussurrò lui al mio orecchio facendomi rabbrividire.
Rimasi imbambolata mentre lui si allontanò, lasciando la presa sui miei fianchi, raggiunse la riva del laghetto, sedendosi sull'erba.
-E' stupendo- mormorai avvicinandomi a lui, guardando il lago con espressione stupefatta.
-Decisamente stupenda- concordò lui, però il suo sguardo non era rivolto al paesaggio, era puntato su di me. Sentii il mio cuore accelerare i suoi battiti mentre osservavo i suoi occhi di ghiaccio. L'unica cosa che avessi mai visto più meravigliosa di qualsiasi paesaggio.
-Stai ferma- Ordinò dolcemente, iniziando a scattare mille foto. A me, Non al paesaggio. Solo a me. Era qualcosa di magico, di unico.
Quello fu il giorno in cui mi resi conto che Damon Salvatore era qualcosa di più del mio migliore amico. Anche se in quel momento non avrei mai saputo dargli un nome.
-E' per questo che ho portato te.....Sei molto più carina di Stefan- aggiunse ironico, rovinando l'atmosfera.
-Idiota- sbottai lanciandogli addosso lo zainetto e mancandolo per un soffio.
Lui rise posando a terra la macchina fotografica -Devi imparare ad accettare i complimenti, Elena-
-E tu impara a farli- obiettai, sedendomi a terra di fronte a lui, con le gambe incrociate.
-Stai davvero insultando le miei doti di seduttore?-
-E se così fosse?- lo provocai, stando al suo gioco.
-Sarebbe un gravissimo errore-
-Dico solo che le tue doti funzionano meglio con ragazze ubriache...e disperate- aggiunsi cercando di non scoppiare a ridere mentre lui mi guardava fingendosi indignato.
-Questa è una grave diffamazione- in un attimo Damon fu su di me. Mi costrinse a sdraiarmi, bloccandomi le mani sopra la testa.....iniziò a farmi il solletico -Allora cosa stavi dicendo sulle mie doti di seduttore?-
-Damon.....-Non riuscivo a sfuggire dalla sua dolce tortura, bloccata sotto il peso del suo corpo -Questo..,non...è....leale- protesta, contorcendomi dalle risate.
-Mai detto d'essere leale, Elena-
Iniziando a sentire male agli addominali decisi di sventolare bandiera bianca, per il momento! -Mi arrendo- Maledetto lui e il solletico.
Lui si bloccò appoggiando le mani ai lati del mio viso per non schiacciarmi.
-Dillo- mi spronò.
Sapevo cosa voleva sentirsi dire e, per quanto fosse spiacevole, decisi di stare al gioco per evitare un ulteriore attacco -Sei irresistibile, Damon-
Lui sorrise, soddisfatto della sua sporca vittoria -Grazie, Elena- gongolò facendo ridere tutti e due.
Poi rimanemmo immobili, improvvisamente seri. Con gli occhi fissi in quelli dell'altro. Solo il rumore della natura a fare da sottofondo.
-Perché mi hai portata qui, Damon?-
-Perché questo posto è bellissimo......e volevo condividerlo con te- Qualcosa nelle sue parole fece battere il mio cuore.
-Grazie, Damon-
-Non c'è di che, Elena-
Dopo un attimo di silenzio, lui si alzò, permettendomi di respirare nuovamente. Si sedette di fronte a me, come prima. Rimettendo una certa distanza tra noi -Un giorno me ne andrò da Mystic Falls. Quest'anno finisco la scuola, lavorerò e metterò via i soldi per viaggiare. Non importa quale sarà la meta, l'importante è partire-
-E tuo padre?- chiesi giocherellando con un filo d'erba. Odiavo quando Damon parlava del suo futuro, dei suoi viaggi perché non importava dove sarebbe andato, ciò che sapevo e che non sarebbe stato con me. Ed era troppo difficile da accettare per il mio giovane cuore.
-Che vada al diavolo. Me ne andrò, Elana, c'è un mondo intero oltre Mystic Falls. Un mondo pieno di luoghi bellissimi, come questo, e di luoghi esotici ancora più belli-
-Sembra fantastico- mormorai senza riuscire a guardarlo negli occhi per paura che notasse il mio magone e la mia paura.
-Ti porterò con me- A quelle parole alzai gli occhi di scatto, incontrando i suoi. Ero convinta di vedere la sua solita espressione scherzosa ma lui era serissimo. I suoi occhi di ghiaccio non erano mai stati così decisi.
-Io ho ancora due anni di scuola..- blaterai, incapace di contenere la gioia che si stava espandendo dentro di me.
-Ti aspetterò. Il mondo non scapperà per un paio d'anni, Elena- aggiunse ironico.
Sorrisi -Sarei solo una palla al piede, non sono atletica e ti rallenterei, rischiando di rompermi il collo ad ogni passo. Per non parlare delle donne che penserebbero...cioè che...- Per fortuna Damon bloccò il mio blaterare maldestro.
-Non importa se dovrò portarti in spalle, Elena, non accetto obiezioni. Tu verrai con me-
Avevo solo sedici anni ma non avevo alcun dubbio, con Damon al mio fianco sarei andata in capo al mondo -Va bene- sorrisi, felice come mai in vita mia.
-Ho la tua parola?- Mi chiese lui con un sorriso sghembo.
-Hai la mia parola. Ma qual'è il primo posto che visiteremo? Io voglio andare in Egitto-
-In Egitto?-
-Esatto, a vedere le piramidi- affermai, soddisfatta della mia idea. Fin da bambina mi aveva sempre affascinata molto l'Egitto e la sua cultura.
-Ok e dopo aver conosciuto almeno un faraone e una mummia andremo in Spagna-
-A lottare con i tori-
-Sarò un vero matador-
-E poi balleremo un tango a Parigi- proposi, piena d'entusiasmo per il nostro giochino.
-Non dimenticare l'india-
-A visitare?-
-Non lo so ma mi piacciono le indiane, ho certe fantasie....- Aggiunse malizioso beccandosi uno schiaffo scherzoso sulla spalla.
-Non essere gelosa, Elena....basto per tutte quante-aggiunse malizioso facendomi arrosire.
-Cretino, puoi farti tutte le indiane che vuoi solo se mi porti in Italia, dicono che gli italiani siano molto affascinati- Se voleva giocare a questo gioco, avrei giocato con lui.
-Cazzate- sbottò lui con stizza.
-Chi è geloso ora?- chiesi soddisfatta.
-Non l'hai ancora capito Elena? Tu sei solo mia- Forse lui stava solo scherzando in quel momento eppure aveva ragione, anche se lui non lo sapeva. Anche se per lui si trattava solo di un gioco. Io ero sua e lo arei stata sempre, O almeno era ciò che pensavo.




Quante cose erano cambiate da quel giorno, quante cose dovevano ancora succedere. Quasi non ricordo chi fossero quei ragazzi, come se fosse accaduto in un altra vita. Come se si trattasse di un'altra storia, non della mia. Non potevamo più tornare indietro, quei sogni erano ormai scomparsi. Troppo dolore, troppe bugie, troppi rimpianti e quella singola tragedia, quella maledetta notte che, dopo tutto, ci ha divisi inesorabilmente.
-Elena allora vuoi entrare?- Scrollai la testa nel tentativo di sfuggire a quei ricordi che erano ormai troppo dolorosi da sopportare.
-Andiamo- affermai con decisione aprendo la porta del Grill mentre Bonnie mi seguiva, a pochi passi da me.




Spazio Autrice (?) :
Buonasera! Come promesso ho pubblicato il secondo capitolo di questa mia prima storia. Ringrazio subito tutte le ragazze che hanno messo la storia tra le seguite e quelle che l'anno messa tra le preferite, mi avete resa davvero felice e poi un grazie speciale alle due ragazze che hanno recensito!!!!!!Dopo i ringraziamenti due piccole chiarificazioni: per prima cosa voleva dire che la storia è volutamente confusionale, scoprirete qualcosa di nuovo in ogni capitolo, inoltre volevo precisare che la tragedia che ha costretto Elena a fuggire non riguarda i suoi genitori (verso il quarto capitolo sarà tutto un po' più chiaro).....Ma allora cosa sarà accaduto di tanto grave da costringere Elena ad abbandonare la sua vecchia vita? Questo lo scoprirete solo andando avanti con la lettura =D Spero davvero che abbiate voglia di lasciarmi un breve commento, solo per capire il vostro parere sulla storia, positivo o negativo che sia. Scusate ma sono un po' insicura e poi mi farebbe davvero molto piacere!
Ancora grazie a Nausicaa_Mikaelson e Giulia99FlorFedeCullen per aver recensito!!!
(Il prossimo capitolo sarà pubblicato lunedì, martedì al più tardi)
Ciao!!!!
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