Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: Blackmoody    26/10/2013    1 recensioni
[...] e sulla parete si delineò una fenditura dai contorni danzanti, una sorta di stretto uscio aperto su stelle e oscurità che vacillavano e svanivano a tratti. Qualcuno allora si fece avanti attraverso quel nulla, titubante e forse sorpreso, e il Dio degli Inganni distinse una robusta creatura dalla pelle cerulea coperta da una leggera armatura di cuoio scuro. Un manto di pelliccia gli pendeva dalle spalle e una corta daga dal fianco sinistro, e le sue iridi sanguigne lo fissavano prive di astio.

Circa un anno dopo l'ultima grande battaglia contro il Folle Titano, la vita di Loki di Asgard ed Erin di Galway scorre pacifica – in attesa, forse, di nuove opportunità di conquista da cogliere. Ma c'è qualcosa del suo passato con cui l'Ingannatore ha ancora un conto aperto: qualcosa che giungerà dal buio di vaste e antiche lande di ghiaccio e neve.
SEGUITO DI THE MAJESTIC TALE, post-Avengers, sedici capitoli.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Majestic Tale of the Mischief Maker and the Flute Maiden'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
3

3.

La donna dei miei guai

 

 

 

 

 

 

Il banchetto di quella sera rasentò la perfezione. Gli invitati non erano molti, l’atmosfera informale, e l’aria che a tratti soffiava dalle grandi finestre del salone dei ricevimenti aveva un profumo che presagiva l’imminente arrivo di venti più miti.

Erin trascorse quasi l’intera cena a dialogare con Frigga degli inverni midgardiani e con Thor delle più recenti visite di quest’ultimo alla giovane astrofisica del New Mexico, alternando scoppi di risa a gustose sorsate di vino speziato. Spesso tentò di coinvolgere il marito nella conversazione, ma sembrava che Loki fosse assorto in ben altri pensieri: era serio, lo sguardo distante, e si degnò di rispondere laconicamente solo per non insospettire la consorte prima del tempo. Inoltre l’irlandese era di ottimo umore e assai bella, adorna di un semplice abito del colore del cielo al tramonto che le ricadeva fluido lungo i fianchi e le lasciava nude le spalle, e il Dio degli Inganni godeva enormemente di tale vista.

Tuttavia non si lasciò distrarre, e mentre i musici di corte, a pasto terminato, intonavano una ballata sulle gesta delle Valchirie, prese da parte Odino con estrema discrezione:

«Padre, debbo chiederti di venire con mia madre, mio fratello e mia moglie in una sala privata, lontano da possibili orecchie indiscrete.» mormorò, appena udibile tra canti e voci.

Il re abbassò il calice d’oro che aveva in mano e lo guardò:

«Vuoi che abbandoniamo i festeggiamenti senza dare spiegazioni? Non intendo turbare le genti di corte senza un dichiarato motivo, Loki, non stasera.»

«Possiamo attendere che prendano congedo, ma ciò di cui intendo discutere è di vitale importanza per il regno intero.» disse il principe, brusco; «A te la scelta.»

L’occhio di Odino saettò nella luce ambrata dei fuochi accesi, carico di apprensione improvvisa, ed egli affidò il proprio bicchiere a un valletto di passaggio per poi prendere il figlio sottobraccio e condurlo in un angolo più appartato, vicino alle finestre:

«È accaduto qualcosa di grave?» s’informò in fretta, e l’altro per un istante si compiacque dell’ansia che colse nel suo tono, dimentico di averla provata lui stesso di fronte a Býleistr.

«Non ancora, padre, non ancora. Accadrà però se non mi darai ascolto.» rispose.

«Non ho mai detto di non volerti dare ascolto.» precisò il Padre degli Dei, e Loki non riuscì a capire se fosse dispiaciuto o allarmato; «Vado a chiamare tua madre e ad avvisare i dignitari che ci ritiriamo. Parleremo nei miei alloggi.»

Così si separarono, e il dio dai capelli neri tornò da Erin – la quale era convinta che sarebbero rimasti alla festa il tempo sufficiente per strappare un brano danzereccio ai musicanti e che dunque non fu entusiasta nell’apprendere le novità. Tuttavia non insistette, poiché lui appariva troppo inquieto per ritenere che si trattasse di una questione da poco. Thor fu invece semplice da convincere e seguì solerte i due sposi fuori dal salone illuminato.

«Quale passaggio mi sono persa, stavolta? Sono forse sorti problemi diplomatici nel cazzeggio cui ci stavamo dedicando fino a dieci minuti fa?» se ne uscì caustica l’irlandese frattanto che percorrevano di buona lena i corridoi deserti del palazzo. Si era dimenticata di poggiare la propria coppa di vino da qualche parte e ne approfittò per bagnarsi la gola.

Nessuno dei due asgardiani le rispose, probabilmente per ragioni diverse, e continuarono a camminare di fronte a lei fino a raggiungere le camere di Odino e Frigga; la musicista di Galway fece spallucce e tenne loro dietro seguitando a bere, mentre i principi istruivano i soldati di guardia e attendevano i sovrani sulla soglia. Stava cominciando a innervosirsi, e non per la la brusca interruzione della cena: come il resto della famiglia reale sentiva di essere all’oscuro di qualcosa, e il silenzio ostinato di Loki, che di solito non la riguardava, non le piaceva per niente. Se v’erano guai in arrivo non l’avrebbero solo sfiorata, suppose.

«Cosa accade di tanto urgente?» domandò la regina entrando nella stanza.

«È ciò che anch’io vorrei sapere. Quando abbiamo conversato questo pomeriggio parevi sereno, figlio.» aggiunse il re nel chiudere la porta. Le loro cinque sagome si stagliarono riflesse sul pavimento bronzeo, assieme alle fiamme dei lumi e delle torce, e da lontano giunsero i suoni del banchetto, ben riconoscibili nella quiete notturna.

«E lo ero. Quello di cui vi sto per mettere al corrente è avvenuto poco dopo la nostra conversazione.» disse il Dio degli Inganni a braccia conserte; Erin aprì la bocca per intervenire, ma il marito la prevenne e proseguì: «Ho colto movimenti estranei presso uno degli ingressi segreti alla reggia e mi sono immediatamente recato a controllare di chi o cosa si trattava. Ho aperto uno spiraglio, e da esso un esiguo manipolo di jotun si è affacciato.»

«Giganti?» proruppe Thor in un ruggito strozzato. Nonostante indossasse vesti morbide e non avesse Mjölnir con sé, le sue mani si serrarono d’istinto in pugni rabbiosi: «Stai forse dicendo che alcuni jotun sono penetrati ad Asgard e tu non hai dato l’allarme, fratello?»

L’altro non si lasciò impressionare né dalla sua furia né dal gelo che sembrava essersi impossessato delle membra e delle espressioni di Odino e Frigga; la donna d’Irlanda si limitò a inarcare entrambe le sopracciglia e a tracannare l’ennesimo sorso di vino.

«Non ho dato alcun allarme perché erano in troppi, una mezza dozzina, e mi avrebbero attaccato prima che potessi farlo.» mentì Loki, che aveva già pianificato di non lasciarsi sfuggire nemmeno una parola su Býleistr; «Inoltre il loro intento era dichiaratamente quello di convenire con me, pertanto ho ritenuto saggio assecondarli e udire la loro ambasciata.»

Il Padre degli Dei sedette pesantemente su di un seggio imbottito:

«Volevano convenire con te a proposito di cosa?» domandò in un soffio, e se nel suo sguardo Erin lesse qualcosa di molto vicino allo sgomento, né a lei né al principe ingannatore sfuggì il lampo di sospetto che balenò invece in quello ormai vigile del Dio del Tuono.

Loki inspirò a fondo, pronto a sciorinare loro il discorso più o meno onesto che si era mentalmente preparato prima e durante il ricevimento di corte.

«Di un’alleanza. Un accordo volto a schiacciare Asgard una volta per tutte, a vendicare la morte di Laufey e la tentata distruzione di Jotunheim.» esordì; «Mi hanno offerto un trono, il potere, chiedendomi in cambio di aprire un varco per il loro esercito ed invadere così il Reame Eterno. Non mi hanno dato ragioni per pensare che sappiano che sono stato io a compiere le efferate azioni per cui reclamano vendetta. Credono anzi che sia stata opera di Thor e che la mia caduta dal Ponte sia stata una conseguenza del fatto che ho cercato di fermarlo.»

«Come possono essere tanto sciocchi?» grugnì il biondo, stupito.

Il dio dai capelli color del buio ebbe la tentazione di sorridere: «Sanno chi sono e da dove vengo. Qualunque Gigante di Ghiaccio, per quanto stolto, troverebbe più plausibile che colui che li ha colpiti sia il figlio di Odino, piuttosto che il perduto erede del loro sovrano. Non sanno con esattezza cosa mi accadde da infante, non sanno che non li ho mai considerati la mia gente, e certo non ho affermato il contrario di fronte a loro.»

«Significa che hai accettato il loro accordo? Sei forse impazzito?» lo aggredì Thor, la voce pericolosamente gutturale, agguantandolo per una spalla.

«Se avessi opposto un netto rifiuto adesso non sarei qui.» replicò Loki a denti stretti, pur mantenendo la calma: «E poiché non hanno alcuna intenzione di desistere è meglio giocare d’astuzia per evitare il peggio. Fingere per attirarli in una trappola, convincendoli che la trappola sia a vostro danno. È ciò che feci per sconfiggere Laufey.»

«E tu sei l’esperto intergalattico dell’astuzia.» commentò Erin debolmente da dietro il calice, strappando al consorte una brevissima occhiata d’intesa ammiccante.

Odino si rialzò, raggiungendo Frigga che si torceva le dita, e scosse il capo:

«Stai dicendo che vuoi ingannarli, che agirai come se tu fossi loro alleato per poi debellarli? Non sarebbe più semplice se tu non rispondessi alla loro proposta? Hanno bisogno del tuo aiuto per passare attraverso i sentieri oscuri, perciò se rifiuterai saranno bloccati.»

«Non desisteranno tanto facilmente. Le vie segrete sono molte e neppure io le conosco tutte, e potrebbero sempre cercare altri alleati dotati di navi da guerra con le quali attaccarci dal cielo, come avvenne con Thanos e le sue truppe. Non possiamo rischiare. Inoltre,» rispose il Dio degli Inganni, «desidero batterli in maniera definitiva.»

E sebbene non desiderasse mostrargli pietà o comprensione, quel sedicente fratello di sangue comparso dal vuoto di stelle e oscurità continuava a incuriosirlo suo malgrado.

Thor mollò la presa sulla sua spalla, l’espressione di nuovo pacata:

«Non hai torto, fratello, ma ci servirà un piano perfetto. Come vorresti muoverti?»

«Andrò su Jotunheim regolarmente con il pretesto di fornire loro informazioni e dettagli sul palazzo, sull’assetto dell’esercito, sui nostri punti deboli. È ovvio che non dirò loro la verità, e al contempo studierò la situazione bellica degli jotun, osserverò le loro mosse e incontrerò i loro generali. Quando verrà il momento di aprire loro la strada per attaccare Asgard crederanno di trovare gli Æsir impreparati e liberi i sentieri che portano dentro la reggia, e così non sarà.» illustrò Loki, la voce vibrante, fissando i suoi interlocutori, e dai loro visi attenti capì di averli in qualche modo convinti. Restava una cosa da sistemare.

«Tutto questo puzza di guerra lontano un miglio.» disse l’irlandese.

«E guerra sarà, Erin. Sarà pericoloso, e mi sentirò più tranquillo se non sarai qui finché non sarà finita.» la interpellò allora il marito cogliendola di sorpresa.

Il re, la regina e il Dio del Tuono guardarono alternativamente i due coniugi, perplessi, e la flautista lanciò un’esclamazione poco ortodossa: «Se non sarò qui? E dove dovrei essere, su Midgard in esilio come voialtri? Perché cazzo non posso restare?»

«Sì, Erin, su Midgard. Ogni potenziale nemico tende a considerare le spose e le compagne altrui come punti deboli da sfruttare, e non voglio che ti accada niente.» fu la risposta.

Lei fece una smorfia e sbatté con violenza il bicchiere vuoto sopra una cassettiera:

«E sarò più al sicuro sulla Terra che ad Asgard, dove ci sono fior fior di soldati con le armi anche nelle braghe e dove ci sei tu? Non prendermi per i fondelli, Loki.»

Il principe le andò vicino e le cinse i fianchi con entrambe le braccia:

«Sulla Terra dove gli jotun non verranno mai a cercarti, qualora volessero farlo.» sottolineò in tono più sommesso; «Dove non ci saranno scontri o attentati alla tua persona.»

«Ho già combattuto, se non sbaglio. E perché dovrebbero attentare alla mia persona?» sbuffò Erin senza però liberarsi dall’abbraccio. Eccoli, i guai, pensò stizzita, e la prospettiva di starsene per giorni e giorni a Boston, o a Galway, da sola e senza poter tornare, le chiuse la bocca dello stomaco. Si era disabituata a stare separata dal suo ingannatore divino.

In quella Frigga si fece avanti, interrompendo con garbo la loro discussione:

«Erin, purtroppo mio figlio dice il giusto. Nei terribili giorni dell’assedio del Folle Titano fosti costretta a impugnare le armi e lottare, ma in questo caso puoi evitarlo. Puoi scegliere, e attendere in sicurezza che la battaglia passi.» interloquì; «Sei una dama, sei un membro della famiglia reale, e devi essere protetta. Se fosse possibile io stessa mi allontanerei da Asgard.»

L’irlandese si rilassò appena e Loki dedicò un cenno di ringraziamento alla madre – e dacché Thor e Odino annuirono a loro volta, la musicista comprese che concordavano con la regina e che avrebbero sostenuto l’idea del principe cadetto di mandarla sul pianeta natìo.

Pertanto sospirò e dette un paio di colpetti sul petto del consorte:

«Pare che siate tutti del medesimo, saggio avviso. Mi arrendo. Quando dovrei partire?»

«Quanto prima. Domani, tra due dì al massimo.» disse lui.

«Prima Loki inizierà ad agire e prima tutto questo finirà.» soggiunse il re.

«Nel bene o nel male.» borbottò Erin, e con ciò uscì a precipizio dalla stanza.

I sovrani e i principi restarono in silenzio a guardarsi, a disagio, accompagnati dallo stacchettare furioso della flautista nel corridoio e dalla calma finalmente calata sul palazzo e sui bastioni. I festeggiamenti dovevano essere terminati.

«Se me lo consentite, vorrei seguire la mia sposa.» annunciò il Dio degli Inganni.

«Naturalmente, figlio. Parleremo più avanti dei dettagli del tuo piano.» assentì il Padre degli Dei con un accenno di sorriso. Tuttavia il suo occhio era grave, e così lo furono i gesti con cui Frigga e il Dio del Tuono salutarono il congiunto mentre se ne andava, l’ombra dell’ansia e del sospetto che incupiva loro i tratti.

 

 

Erin si fermò a metà corridoio, il fiato corto. Aveva praticamente marciato fin lì, la fronte aggrottata, e solo un refolo di vento freddo insinuatosi tra le colonne la fece riscuotere: era giunta in un punto di slargo del camminamento, una sorta di corte rotonda delimitata su ambo i lati da un porticato aperto da cui si vedevano le stelle e il cielo color pece della notte.

La donna d’Irlanda abbassò il capo, mirando la propria immagine che si specchiava nel pavimento ricco di decori, e si sentì improvvisamente molto stanca. Aveva la gola secca.

«Erin.» si udì poi chiamare dalla voce profonda di Loki, e sollevò di nuovo la testa; si girò verso di lui e lasciò che la raggiungesse, e notò che sembrava preoccupato, per quanto egli potesse esserlo per sua indole. Una risatina nervosa le scappò dalle labbra:

«Avanti, dolcezza, dimmelo. Cosa c’è sotto?» gli domandò.

«Come ti viene in mente che sotto ci sia dell’altro?» glissò l’asgardiano.

La risata dell’irlandese si fece più convinta e ironica: «Dubito che tu voglia mandarmi su Midgard soltanto perché temi per la mia vita.» rispose.

«Che io sia maledetto se riesco ancora a nasconderti qualcosa, moglie.» rise il dio di rimando, sfiorandole una guancia, ma subito tornò serio e si accinse a rivelarle quel che aveva taciuto al resto dei familiari – se non tutto, almeno una buona parte; «Ho posto due condizioni agli jotun, e da loro due me ne sono state poste. Una concerneva lo Scrigno degli Antichi Inverni, che ovviamente rivogliono indietro. L’altra riguardava te, ed è sciocca e inquietante al contempo e non ho potuto ignorarla. I Giganti ritengono che colui che, nel loro disegno, regnerà con loro su Asgard e Jotunheim, non debba avere al suo fianco una donna mortale, un’umana, e vogliono che mi liberi di te. Che ti ripudi.»

La reazione di Erin non fu esattamente quella che Loki si aspettava. Non gridò, non diede in escandescenze, non imprecò neppure: sollevò il sopracciglio sinistro con aria scettica e mise le mani sui fianchi, riflettendo, e lui attese paziente che parlasse, appena divertito.

«Ecco perché vuoi che vada su Midgard, per far credere a quei bastardi che hai dato loro retta. Come mai sono così interessati a me? Sei certo che non ti abbiano preso per il culo?» chiese.

«Cosa intendi dire, Erin?» indagò il principe, colto alla sprovvista.

«E se fosse una trappola? Se fosse un modo per allontanarci, dividerci e magari colpirci? Insomma, cosa gliene frega del nostro matrimonio? Proprio perché sono una fottuta mortale non capisco cosa gliene venga se mi mandi via adesso o no.»

Suo malgrado, l’asgardiano trovò che l’ipotesi della donna d’Irlanda fosse fin troppo sensata; eppure ribatté: «E perché vorrebbero nuocerti? No, Erin, penso che tale condizione sia volta a testare la mia fedeltà di alleato. Magari tenteranno di propinarmi una sposa jotun, in questi giorni, e io starò al gioco fintanto che sarà necessario.»

«Assecondarli, la parola d’ordine di questa primavera.» sillabò lei.

«Non ti perderò mai di vista.» le sussurrò Loki all’orecchio, e la musicista si abbandonò contro la sua spalla, finalmente vinta dalla stanchezza e dal languore.

«Quali sono le condizioni che hai posto tu?» provò comunque a domandare, ma era ovvio che il suo divino sposo non le avrebbe detto altro, al riguardo, per quella sera. Le sue labbra le scivolarono sul collo, baciandoglielo piano sino alla base, ed Erin convenne tra sé che quel nuovo argomento di conversazione era assai più allettante del precedente. La decisione era ormai presa, e avrebbe più avanti scoperto il resto.

«Vado a farmi un bagno caldo, marito.» lo stuzzicò a sua volta.

«Allora ti attendo nelle nostre stanze. Scambierò ancora due parole con Odino.»

Si salutarono con un sorriso carico di sottintesi, poi l’irlandese riprese il proprio cammino lungo il corridoio deserto, diretta alla sala delle abluzioni adiacente ai loro alloggi, il nodo alla bocca dello stomaco trasformatosi in un piacevole fuoco danzante che le mandava il cuore in gola. La malinconia e l’inquietudine dettate dalla situazione attuale la punzecchiavano, e lei scelse di non dar loro soddisfazione, presa com’era da ben diversi pensieri.

Nell’anticamera la aspettavano alcune ancelle che la aiutarono a togliersi l’abito del colore del cielo al tramonto e a sciogliersi la complicata acconciatura. Quindi si ritirarono, augurandole la buonanotte e portando via il vestito, ed Erin entrò nel salone da bagno con indosso solo la sottile tunica di seta che le faceva da sottoveste: i bracieri ardevano già, e l’acqua placida della grande vasca incassata nel pavimento ne catturava i bagliori delle fiamme; il vapore saliva in lente volute verso il soffitto, lambendo le pareti, e tutto era in pace e soffuso come la luce che permeava l’ambiente. D’un tratto si udì un tintinnare leggero di vetro e la flautista si voltò verso l’angolo meno illuminato della stanza con un piccolo sussulto:

«Non dovevi andare da Odino, tu?» esclamò.

«Ho mentito. Volevo farti una sorpresa.» le rispose il marito alzandosi dallo scranno su cui sedeva, la voce bassa e sorniona; reggeva due coppe colme di vino ed era nudo, eccezion fatta per il telo di lino chiaro che lo copriva dalla vita alle ginocchia, e mentre le si avvicinava Erin si disse distrattamente che certi suoi poteri, come quello che lei seguitava a definire “teletrasporto”, erano invero una grande invenzione. Poi Loki si fermò, porgendole un calice e guardandola negli occhi, e prima che il fuoco che le bruciava dentro la travolgesse, la donna d’Irlanda gli fu grata per quelle attenzioni: capì che era il modo in cui il consorte la salutava e le chiedeva perdono in vista del periodo che avrebbero trascorso lontani l’uno dall’altra e dei pericoli che avrebbero potuto incontrare – o forse no, dacché era pur sempre il Dio degli Inganni, ma di sicuro erano attenzioni che lei non avrebbe mai rifiutato.

In silenzio bevvero il vino speziato, e quando i calici furono vuoti l’asgardiano si chinò a baciarla. Lentamente e senza interrompere il contatto discesero i gradini sommersi della vasca, entrando nell’acqua calda, e lui si liberò del telo che gli cingeva i fianchi lasciandolo galleggiare altrove; Erin si alzò sulle punte dei piedi, mordendogli piano il labbro inferiore, e gli passò le dita tra i capelli: gli erano cresciuti, arrivandogli di poco oltre le spalle, e a lei piacevano da morire. Il principe la strinse a sé, e l’irlandese fece scivolare una mano sul suo petto e giù fino all’inguine e prese ad accarezzarlo, e Loki rovesciò indietro la testa con un sospiro. Era dolorosamente bello, così ardente e languido, la bocca dischiusa, e tale era Erin con la tunica di seta ormai completamente bagnata che le sottolineava le forme e col viso proteso verso quello del consorte: il desiderio e la voglia che reciprocamente provavano non erano diminuiti col passare del tempo, e ciò riusciva ancora a stupirli.

Allora il dio tornò a catturarle le labbra con le proprie, e sollevandole la veste la spinse contro il bordo della vasca che unendosi direttamente al muro formava una sorta di panca lambita dall’acqua. Si baciarono nell’aria tiepida e umida sino a non avere più fiato, e lei sedette sull’orlo aprendo le gambe, e lui la sfiorò con maestria sulle cosce tese e in mezzo a esse e risalì al ventre, ai seni, alle spalle e alle braccia, e quando raggiunse i suoi polsi sottili glieli bloccò ai lati della testa per una manciata di istanti: si beò di ogni singolo dettaglio che i suoi occhi colsero nel mirare la moglie, dalle gocce sulla sua pelle alle sue ciglia frementi, e segretamente ne fece tesoro per i giorni a venire. Poiché tutto era un’incognita, e nemmeno il Dio degli Inganni sapeva con chiarezza quel che sarebbe potuto accadere.

E continuando a serrarle i polsi fece aderire il proprio corpo al suo e le fu dentro: Erin sorrise e insieme gemette, la schiena premuta sulla parete, e si sentì liquida e rovente come l’acqua che tranquilla s’infrangeva attorno a loro. E Loki in lei si mosse come solo lui sapeva, senza fretta e con fermezza, e la musicista di Galway quasi gridò cantando, il respiro che le si mozzava in gola e il cuore che ne prendeva impazzito il posto. Cercò con urgenza la bocca del marito e impetuosamente la fece sua, e lui le tolse le dita dai polsi per abbracciarla – e ancora spinse e in lei si mosse come solo lui sapeva, e lei ancora lo baciò.

E quando il fuoco li ebbe divorati e il piacere colmati, il principe non la lasciò andare: scivolarono nell’acqua avvinghiati, in ginocchio e immersi fino alle spalle, felici di aver goduto l’uno dell’altra come mai si sarebbero stancati di fare.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note

Mi diverto fin troppo a immaginarmi la vita di corte di Asgard – o il cazzeggio di corte, se vogliamo dirla à la Erin.

E mi diverto ancora di più a descrivere le scene d’amore tra i nostri coniugi Bindolo, come mi piace chiamarli: come già nella Majestic, ciascuna di esse "marca" un preciso momento della storia, e d’altronde il lato fisico è un tratto fondamentale della loro relazione. Spero non risultino eccessive e che vi facciano sognare ;)

Altro passo fondamentale, la conversazione con la regal famiglia asgardiana, che più avanti avrà più spazio e il cui rapporto attuale col Dio degli Inganni sarà approfondito. E ritroveremo anche altre vecchie conoscenze.

Il titolo del capitolo (per la prima volta in italiano, udite udite!) è lo stesso di una canzone della Band del Brasiliano, gruppo in cui suona il mio principe consorte e con il quale spesso anche io collaboro: facciamo funky e colonne sonore anni ’70, principalmente, e se vi va vi consiglio di dare un’occhiata alle nostre varie pagine Facebook/Sound Cloud/eccetera.

Come brano di sottofondo per la scena finale, invece, ci vuole assolutamente Heaven dei Depeche Mode.

Ne approfitto per ricordare il mio piccolo tumblr in cui colleziono le grafiche e i disegni relativi a Erin e Loki. E do il benritrovata! alla cara Blue_Moon :)

Passate un ottimo weekend, o voi, e ci sentiamo la prossima settimana. Ossequi asgardiani!

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Blackmoody