Narnia's
Rebirth
41th Chapter
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I rovi le
graffiavano la pelle, le strappavano gli abiti: ma
a lei non importava.
Correva a
perdifiato in quella foresta silente e malinconica
che non le apparteneva, mentre il cuore le pompava panico e
disperazione nelle
vene sottili ed il Sole allegro creava crudeli riflessi azzurri nelle
sue
vesti.
Non poteva
fermarsi.
Doveva
trovarla… doveva continuare a cercare, non aveva
alcun diritto di abbandonarsi allo sconforto che sentiva serrarle lo
stomaco in
una morsa d’acciaio.
-Siria!-
gridò, angosciata, Aysell.
Della raminga
non c’era traccia: Siria era scappata, poteva
avvertire l’energia pulsante del fuoco che le danzava in
corpo farsi sempre più
potente, sempre più incontrollabile – presto
si sarebbe arresa a quella forza
dirompente – ma lei poteva evitarlo…
poteva riportarla indietro.
-SIRIA!-
chiamò ancora, la voce piena di rabbia e di
preghiere mai pronunciate, alzando gli occhi grigi verso le folte
fronde degli
alberi di Narnia per cercare una qualsiasi traccia del passaggio della
sua
amica.
Nessun riflesso
scarlatto ballava in quel verde meraviglioso.
Crollò
in ginocchio, Aysell, i lunghi capelli biondi che
sfuggivano alla coda e le ricadevano, come un misericordioso mantello
dorato,
sulle spalle esili.
-Siria, torna
indietro!- gemette, aggrappandosi alla flebile
ombra che le riempiva la mente di speranza: Siria era ancora viva, non
si era
ancora arresa, stava ancora lottando… poteva
sentirla? -Torna indietro,
Sir… ho bisogno di te…- singhiozzò,
arrendendosi al pianto e scoprendo di
tremare come una fogliolina abbandonata.
Siria non
sarebbe tornata indietro.
L’aveva
appena ritrovata dopo sette anni di separazione, non
poteva averla perduta in quel modo! Siria era parte della sua
famiglia… era
parte di lei… le era stata accanto, era stata la prima
creatura ad avvicinarsi
a quella bizzarra Guardiana senza magia – la prima
persona a considerarla
un’amica e non uno scherzo della natura…
Si
lasciò cadere, stremata, sul tappeto di foglie secche che
componeva il sottobosco, mentre le lacrime le rigavano le guance nivee.
Siria si sarebbe
arresa.
Era la cosa
giusta da fare, le avrebbe detto; era l’unica
soluzione possibile, le avrebbe ricordato; ma come poteva arrendersi
alla
consapevolezza di aver lasciato morire la sorella che lei stessa si era
scelta,
per affetto e non per qualche legame di sangue?
Si
raggomitolò su se stessa, fremendo di paura e del senso
devastante dell’abbandono – sola, per
l’ennesima volta nella vita, lontana
dal mondo e dalle persone che le erano care.
Non si accorse,
sconvolta com’era, del lieve alito di vento
che l’avvolse in una stretta cara ed affettuosa –
né vide quelle volute
impalpabili mutare in carne ed ossa attorno a lei, abbracciandola e
cullandola
come avrebbe fatto una madre con la propria figlia.
Si
lasciò solamente andare contro la spalla di Mirime,
piangendo in silenzio tutto il proprio dolore, mentre sentiva il Fuoco
di
Narnia affievolirsi dentro di lei.
§
-SEI UN
FOTTUTO IDIOTA! TU, E QUELL'ALTRO IMBECILLE BIONDO!-
L'urlo a
pieni polmoni di Talia sovrastò tutte le voci che si
susseguivano, timorose e
concitate, nella grande sala della Tana di Aslan; il principe
sospirò,
stringendosi la testa fra le mani, con in viso l'espressione angosciata
di chi
sa di essere rimproverato a ragione.
-Lo
so…
Talia, smettila, so cosa…-
Un
brusco movimento della bruna – la figura massiccia di Caleb
che si spostava fra
loro.
Caspian
alzò lo sguardo, allibito, quando si rese conto che il
biondo riccioluto aveva
evitato, per pochi istanti, che Tallie gli stampasse un massacrante
cazzotto
dritto sul naso.
Avrebbe
fatto bene, gli
suggerì una vocina malefica nella mente.
-No, tu non
sai cosa hai fatto! L'hai condannata a morte,
imbecille!- strillò
l'elfa, ignorando per una volta la consapevolezza di essere
disordinata,
arruffata, completamente sconvolta. Sentiva, flebile e lontana, la vita
di
Siria appesa al filo dei suoi pensieri disperati: era questione di
minuti,
forse, prima che la magia prendesse il sopravvento su di lei…
-Che
cosa!?- sbottarono Caspian e Peter all’unisono,
sconvolti.
Talia
sospirò, scambiando uno sguardo angosciato con Cornell
mentre Aaron e il biondo
volgevano la testa per ascoltare ciò che lei aveva da dire:
il centauro annuì
appena, cupo in volto, volgendosi verso i tre giovani uomini e
schiarendosi la
voce.
-Siria
Zairassen è l’erede del ruolo di Jadis, il primo
ricettacolo figlio della
stirpe della Strega Bianca a possedere abbastanza potere magico da
eguagliarla.- declamò, la voce più distante e
cupa che mai, mentre gli occhi
bruni fissavano, con fierezza ed alterigia, l’espressione
sconvolta dell’Alto
Re di Narnia.
-Siria
è
una strega, la più potente mai nata dopo Jadis.-
confermò Talia, ignorando
volutamente Peter e rivolgendosi, perciò, a Caspian.
-Però non vuole, né ha mai
voluto, sperimentare la magia.- continuò, scuotendo appena
la testa al lampo
scuro negli occhi dell’idiota biondo.
-Tu
immagina… le streghe sono l'eccesso, sono le versioni
più estreme di un essere
umano; non sanno cos'è una via di mezzo, per i loro
caratteri esistono soltanto
bene o male. È il cuore a decretare la loro scelta, la
pendenza dell'ago.- gli
spiegò, paziente, sapendo che quelli erano segreti che
nemmeno il saggio
Cornelius avrebbe potuto rivelare al giovane principe –
solamente chi aveva
vissuto molto a lungo aveva potuto accedere a quei misteri.
-Quando
incontrai Siria per la prima volta lei già sapeva cos'era.
Sua madre è stata
uccisa sotto i suoi occhi, proprio perché era una strega.
Siria l'ha vista
bruciare sul rogo.-
Susan, che
fino a quel momento aveva tenuto fra le proprie le mani di Aaron ed era
rimasta
in silenzio, sgranò gli occhi.
Talia
annuì
in sua direzione, rispondendo così alla silenziosa domanda
della Regina: sì,
Siria aveva affrontato quel calvario ed aveva portato sulle spalle la
consapevolezza
di essere stata una delle cause della morte della propria madre.
-…è
stato
allora che Sir ha deciso di rinnegare qualsiasi legame con la magia, e
sempre
allora mi scongiurò di proteggere gli altri da se stessa.- sospirò,
osservando di sottecchi la reazione
di Lucy e di Edmund – Lucy sembrava un cucciolo abbandonato,
ma Edmund scuoteva
appena la testa in un muto gesto di sconforto, segno che Siria aveva
fatto bene
a fidarsi di lui nel rivelargli la propria identità.
-Siria
è
sempre stata combattuta fra la sete di vendetta ed il terrore di fare
del male,
di diventare una creatura malefica. Ha cercato di togliersi la vita da
bambina,
pur di non permettere a Jadis di tornare.- intervenne Aaron, stringendo
a sé
Susan mentre pronunciava quelle parole che decretavano il suo
fallimento come
fratello e come padre: non era stato in grado di salvare sua sorella,
nonostante fosse stata la cosa che più aveva desiderato al
mondo.
Caspian
trasalì, sconvolto. Nella sua mente
s’affacciò il ricordo di due sottili cicatrici
bianche, che spiccavano sulla pelle chiara dei polsi di
Siria… Siria aveva
tentato di togliersi la vita da bambina.
Ignorò
la
stretta al cuore che quella consapevolezza gli provocò,
guardando Talia e
scongiurandola, con lo sguardo, di non smettere di parlare.
-Siria
è
una delle persone più buone che conosca, Caspian. Pur di non
lasciarsi andare
all'odio è diventata una cacciatrice di taglie, una
mercenaria, incanalando la
sua rabbia verso degli obiettivi precisi: ladri, assassini,
stupratori… tutti
coloro che catturava, che consegnava, erano una piccola valvola
attraverso cui
parte del suo odio se ne andava, spariva.- gli concesse lei, mentre un
sorriso
triste le si disegnava in volto: Siria aveva lavorato così
tanto per diventare
una persona buona, in grado di controllare la parte più
oscura di sé…
-Quando sei
arrivato tu io ho sperato, ho sperato davvero che potessi essere la
svolta, il
mutamento improvviso. L'ho vista guardarti sognante, sorriderti
– sai quanto è
difficile farla sorridere?- gli domandò, sentendo la rabbia
evaporare dal
proprio cuore nel guardare gli occhi imploranti del principe: come
poteva
odiarlo? Caspian aveva reagito anche troppo bene, dopotutto…
aveva sbagliato,
sì, ma non aveva mai voluto fare del male alla donna che
amava.
-Per me
no…- mormorò, rammentando la facilità
con cui Siria si era sempre abbandonata
alle risate e alla serenità quando si trovava insieme a lui.
-Io pregavo
che tu potessi salvarla da se stessa. Siria si odia, ha sempre temuto
di
diventare malvagia, per quella rabbia che l'ha sempre corrosa da
dentro…
speravo che tu potessi permetterle di accettarsi e ci stavi anche
riuscendo…
era questione di tempo, presto ti avrebbe parlato anche di Jadis.-
Talia gli
rivolse un’occhiata che avrebbe voluto essere di
compatimento, ma che risultò –
per entrambi – uno sguardo angosciato e pieno di delusione ed
amarezza.
-Io…
a me
non…- cominciò lui, ma l’altra lo
interruppe quasi immediatamente.
-Lo so che
non t'interessa, dannazione!- sbottò, chiudendo poi gli
occhi per qualche
attimo e cercando di mantenere la calma: non era tutta colpa
di Caspian se
si era creato quel casino, doveva tenerlo a mente.
-Il
problema è che Siria adesso è confusa: ha perso
la fiducia in se stessa che tu
le davi, mio principe.- intervenne Cornell, vedendola in
difficoltà, ma fu il
Re Supremo a porgli quella domanda che aleggiava fra tutti loro da
quando Siria
se n’era andata.
-E
potrebbe… potrebbe lasciarsi andare? Alla rabbia, al male?-
-Sì.
Potrebbe benissimo farlo.- il disprezzo con cui Talia si rivolse a
Peter fu più
che sufficiente a farlo trasalire, quando gli occhi scuri e pieni
d’odio della
mezz’elfa incrociarono per qualche istante i suoi.
Talia
non l’avrebbe perdonato facilmente.
-Ma conosco
Siria… è una persona buona, forse anche troppo.
Non è mai stata capace di far
del male gratuitamente.- Tallie avvertì gli occhi pungere
quando l’unica
soluzione, che anche la sua amica doveva aver compreso, si
presentò fra i suoi
pensieri.
Siria
sapeva che ormai non avrebbe più potuto trattenere la sua
magia… non ne era
nemmeno più in grado, la forza impressionante con cui
l’aveva imbrigliata per
tanto tempo non esisteva più.
Serrò
le
palpebre, ricacciando indietro le lacrime che lottavano per sfogarsi,
per
scenderle lungo le guance. Siria non avrebbe voluto vederla piangere,
avrebbe
sorriso e le avrebbe detto di andare avanti, che era meglio
così.
Le
avrebbe detto di resistere.
-Talia…
no…-
riaprì gli occhi soltanto al sussurro di Aaron, alzando lo
sguardo su di lui.
Tante volte
si era trovata in disaccordo con il rosso, ed aveva perso il conto
delle
discussioni che li avevano visti antagonisti l’un
dell’altra; ma c’era sempre
stato rispetto, fra loro, un rispetto e una fiducia che avevano finito
per
somigliare molto ad affetto reciproco.
Ma adesso
vedere gli occhi color ghiaccio di Aaron riempirsi della stessa,
orribile
consapevolezza che lei aveva appena avvertito… faceva male.
Faceva male al
cuore.
-Mi
dispiace.- riuscì soltanto a mormorare, terrorizzata dal
fremito che la sua
voce le restituì all’udito.
-Cosa?
Dannazione, cosa!?-
Peter non
aveva ancora capito… l’elfa si strinse le
ginocchia contro al petto, cercando
di proteggersi, di trattenere quel dolore che si stava propagando con
una forza
inarrestabile nel suo corpo, nel suo respiro.
-Siria sa
di essere debole, adesso. Sa che Jadis ha fatto un qualche tipo
d'incantesimo,
e che lei ne è particolarmente sensibile, essendo una
strega. Quell’incantesimo
ce l’ha dentro da quando è morta sua madre: Jadis
le ha fatto credere che la
sua magia fosse malvagia, ma… Siria è la Quarta
Figlia di Aslan, la prima
strega ad incarnare in sé il Falco che Jadis uccise per
rubarne i poteri.-
mormorò, rassegnata.
Talia
sapeva bene cosa succedeva a Siria quando la magia prendeva il
sopravvento: la
sua magia non era mai stata cattiva, sbagliata,
era davvero
qualcosa di puro e semplice – terribilmente grande ma, allo
stesso tempo,
innocuo. Non per nulla, prendeva il sopravvento su Siria solamente per
salvarle
la vita, soltanto per proteggerla…
Jadis
però,
tanti anni prima, aveva instillato nella sua unica discendente il seme
dell’odio: quando Zaira era stata uccisa dai telmarini qualcosa
era
germogliato dentro Siria, qualcosa di oscuro e di malvagio che, prima,
non era
mai esistito: Jadis, da ovunque si trovasse allora, era riuscita a far
sì che
la magia scatenasse un’altra reazione dentro di lei, una
reazione distruttiva
che l’aveva segnata per sempre.
Aveva fatto
sì che una rabbia profonda, che non aveva ragioni di
esistere nella raminga, si
legasse indissolubilmente all’espressione dei suoi poteri.
Era
quella la maledizione che la Strega Bianca aveva imposto su Siria: la
dannazione di bruciare di un odio profondo ed incontrollabile
ogniqualvolta la
magia avesse preso il sopravvento sulla razionalità,
costringendola a temere se
stessa e a ripudiare il suo stesso essere.
Tallie
sapeva bene perché: se Siria si fosse odiata, se avesse
maledetto la propria
natura e la propria magia, sarebbe stata una preda molto più
facile per le mire
della Strega Bianca: sarebbe stata un corpo vuoto, privo di speranza, e
per
Jadis sarebbe stato un gioco da ragazzi prenderne possesso e tornare,
in quel
modo, a tiranneggiare sull’intera Narnia.
-Se Siria
fosse davvero malvagia lascerebbe la Strega Bianca prendere possesso
del suo
corpo, permettendole di tornare.- spiegò, laconica.
Non aveva
voglia di rivivere tutto, non aveva la forza di parlare ancora una
volta di
quella maledizione che, ora, le stava portando via la prima persona che
le era
stata davvero amica in tutta la sua lunga, lunghissima vita.
-Ma non lo
farà. Non è da lei.-
Se ne
avesse avuto la forza, Tallie gli avrebbe tirato un pugno.
Soltanto adesso
Peter Pevensie si rendeva conto di quanto Siria fosse buona, di quanto
non
avesse mai voluto fare del male a nessuno!?
-No,
infatti.- si limitò a sospirare, alzando gli occhi non sul
Re, ma su un altro
biondo.
Caleb era
al suo fianco, vedeva nei suoi occhi un sordo dolore non molto diverso
dal
proprio; però Cal era forte, era sempre stato tanto
forte… riuscì a rivolgergli
un breve, tirato sorriso, un sorriso umido di lacrime che ancora
combattevano
per essere libere di scendere.
Si sedette
accanto a lei senza dire nulla, passandole un braccio intorno alle
spalle. Non
parlò, non fece altro che stringerla con forza contro di
sé: Caleb la
conosceva, Caleb sapeva che parlare non sarebbe servito a niente,
sapeva che
non l’avrebbe fatta sentire meglio – ma sapeva che
aveva bisogno di lui, con
una tale intensità da risultare anch’essa dolorosa.
Aveva
bisogno di sentire la sua presenza, le sue braccia forti che la
stringevano.
Aveva
bisogno di non lasciarsi andare, di non cadere a pezzi.
Aveva
bisogno di lui… e Caleb era lì.
-Ti ha
chiesto di ucciderla, Peter. Avresti dovuto farlo.- mormorò
Tallie, chiudendo
ancora gli occhi e abbandonando il viso contro la spalla di Cal.
Oh, ma
avrebbe potuto dimenticare ogni cosa, fra le sue braccia; chi poteva
costringerla ad aprire di nuovo gli occhi, a guardare di nuovo quel
mondo che
le aveva dato soltanto sofferenza?
-Perché?-
Fu una
rabbia malcelata a costringerla a guardare di nuovo Peter Pevensie, gli
occhi
azzurri che la fissavano con una determinazione che sfociava quasi
nella
disperazione.
Che
cosa meritava, Peter, dopo tutto quello che aveva fatto?
Talia
sentì
le proprie labbra piegarsi in una gelida smorfia di disprezzo,
l’ira che
bruciava terribilmente nella sua carne. Non aveva mai provato nulla del
genere,
mai… non fino a quel momento, non fino a che non si era
ritrovata davanti
l’inconsapevole carnefice della sua più cara amica.
Che
cosa meritava, lui? Forse… meritava soltanto la
verità.
-Perché
ora
morirà nel modo più penoso.- rispose, la voce che
tagliava con la violenza di
un coltello affilato. -Da sola.-
Un lungo
silenzio seguì quelle parole che sapevano di condanna a
morte.
-Devo
andare da lei.- esclamò improvvisamente Caspian, alzandosi
in piedi con una
nuova forza negli occhi scuri: in quell’istante, non per la
prima volta, Talia
ammirò la determinazione che quel giovane testardo
possedeva; lei non aveva
nemmeno l’energia di alzarsi in piedi…
-No. Tu devi
restare qui e combattere per Narnia.- lo fermò Aaron, con la
gentilezza e la
compassione nella voce. Caspian scosse la testa, cocciuto.
Il
tuo popolo, che ora più che mai ha bisogno di te…
o la donna che ami, Caspian?
-Voglio
trovare Siria.- replicò, sostenendo l’occhiata
rassegnata di Aaron con
fermezza: Siria non era ancora morta, e lui poteva riportarla indietro.
Poteva.
-Adesso
ascoltami bene, razza di citrullo che non sei altro.- sbottò
il rosso,
alzandosi a sua volta nonostante lo sguardo di avvertimento rivoltogli
da
Susan. -Siria non vorrebbe mai che tu mettessi lei prima di migliaia di
altre
persone, vorrebbe che tu andassi a combattere, che andassi a vincere
questa
guerra maledetta anche per lei.- gli spiegò, sentendosi
però bizzarramente fiero
di ciò che quel ragazzo, che aveva lentamente imparato ad
apprezzare, era
diventato: Siria sarebbe stata felice di vederlo ancora
capace di combattere.
Il principe
rovesciò gli occhi verso l’alto, frustrato.
-Siria si
sta lasciando morire! Non posso abbandonarla, io…-
-Nessuno
andrà a cercarla.-
La voce
gelida del Re Supremo risuonò, agghiacciante, in tutta la
segreta, zittendo
ogni singola persona che fosse stata in grado di sentirlo. Peter non
guardava
nessuno: dava le spalle alla piccola folla riunita in quel luogo, il
volto
basso, chino, rivolto verso la figura scolpita di Aslan.
-Cosa!?- la
voce di Caspian spezzò quell’istante, la mano
destra che volava all’elsa della
spada. Sentì la rabbia montare ad una velocità
impressionante, salirgli agli
occhi, annebbiargli la mente più di quanto non avesse mai
fatto: il desiderio
di colpirlo, di fargli pagare la sofferenza che aveva imposto a Siria,
per un
istante fu più forte di tutto il resto.
-Siria ha
fatto la sua scelta. Noi abbiamo una guerra da vincere.- fu la risposta
secca
dell’Alto Re – che non si mosse, che non si
voltò nemmeno per un istante.
Nessuno
sembrò trovare qualcosa da rispondergli, in
quell’istante. Uno strano silenzio,
malsano, pesante, non voluto, sembrò calare fra tutti loro e
la figura distante
del biondo Re. Peter sembrava separato dal mondo, era lontano, diviso
dai
compagni e dalla famiglia da un’impenetrabile barriera di
ghiaccio che lui
stesso si era costruito attorno.
Nessuno
avrebbe potuto capirlo in quell’istante, nemmeno Shaylee:
perdere Siria era
stato…
-Ha
tradito, vero, Peter?- mormorò Talia, dando voce a quei
pensieri che nemmeno
lui voleva ammettere con se stesso: trasalì, Peter, quando
quella verità gli
s’affacciò nel cuore con la violenza e la rabbia
di un colpo di spada.
-Esatto.-
sussurrò, piano, volgendo lo sguardo sorpreso verso il volto
rassegnato di
Talia.
-No,
imbecille di un Re Supremo del cazzo.-
Tutti i
presenti trasalirono, sorpresi, quando la voce graffiante e furibonda
di Aysell
risuonò nell’intera sala della cripta.
La giovane
naiade era apparsa sulla soglia della vasta camera in silenzio,
arruffata e
scarmigliata come se avesse appena percorso, a piedi, miglia e miglia
di
cammino nella foresta. Ora però fissava Peter, rabbiosa come
nessuno dei
presenti l’aveva mai vista, ed avanzò verso il
Supremo Re con un passo deciso e
veloce molto diverso da quello elegante che aveva utilizzato sino a
quel
momento.
-Siria non
ha tradito nessuno. Non ha tradito me, non ha tradito Aaron
né Talia né,
tantomeno, Caspian.- soffiò, avvicinandosi minacciosamente a
lui e puntandogli
un dito contro il petto. -Non è la guerra, il punto.
È che ha tradito te.-
sputò, furiosa, il volto circondato dalla ribelle chioma di
capelli biondi e
gli occhi grigi che promettevano tempesta.
-Non__-
cominciò l’altro, intimorito da tanta veemenza, ma
Aysell serrò i pugni,
incenerendolo con lo sguardo.
-TACI!-
strillò, ed improvvisamente apparve nelle sue iridi un
bagliore assassino che
fece sussultare anche Talia, sconvolta da quel fervore letale che non
aveva mai
sentito agitarsi nell’animo di Aysell.
Peter
boccheggiò, crollando in ginocchio e portandosi entrambe le
mani al petto: una
pressione sgradevole gli stava congestionando il respiro, sentiva in
bocca il
sapore salato dell’acqua di mare che gli saliva dalla gola,
dalla trachea,
riempiendogli i polmoni e serrandogli il cuore in una morsa da cui non
sarebbe
potuto scappare…
-Aysell!-
sbottò Talia, sinceramente incerta sul da farsi: ritrovarsi
un Peter Pevensie
annegato non sembrava una brutta prospettiva, dopotutto… ma
no, Siria non
avrebbe voluto vederlo morto, era scappata anche per proteggere lui.
Balzò
in
piedi, pronta ad intervenire, ma una mano pallida e sottile si
posò sulla sua
spalla l’attimo dopo, trattenendola.
Si
voltò,
incredula davanti a quell’apparizione che aveva scatenato la
gioia nel suo
animo di Custode, ritrovandosi davanti i pacati occhi color bronzo di
una ninfa
– una pleiade, una ninfa del vento montano
– che le intimavano
gentilmente di non intervenire.
Caleb
sgranò gli occhi, sorpreso, quando vide Talia fermata da
quella creaturina
vestita di grigio che era apparsa bruscamente in mezzo a loro; la
riconobbe
anche se non si erano mai incontrati, perché Tallie
gliel’aveva descritta nei
minimi dettagli… Mirime, l’Ancella
dell’Aria, la creatura più antica di
Narnia.
Spostò
lo
sguardo su Peter, che stava annaspando: che Mirime volesse far annegare
davvero
il Re Supremo? Era uno spettacolo assurdo vedere qualcuno che affogava
dentro
se stesso, senza acqua che salisse a ghermire il suo corpo…
Bruscamente,
però, Peter boccheggiò e prese aria, la stretta
dell’oceano che si allentava e
gli permetteva di tornare a vedere chiaramente: Aysell lo
aveva lasciato
andare? Non sembrava molto propensa a…
Le
tre Figlie di Aslan lanciarono un urlo agghiacciante, quando una
voragine si
spalancò dentro ognuno dei loro cuori.
§
Caspian…
Siria
serrò
i denti, ignorando la fitta di dolore provocata dal labbro che si
spaccò sotto
quella tortura candida: la magia l’aveva trascinata
lì, lontano dalla Tana di
Aslan, oltre il Grande Fiume e le ultime foreste che dividevano Narnia
da
Archen… eppure non sapeva dove fosse finita, forse ai piedi
del Monte Pire.
Il volto
del principe era sempre più sfocato, nella sua mente. Tutto
si stava facendo
lontano ed incomprensibile, persino il terriccio che le macchiava le
mani
candide si dissolveva in polvere fra le sue dita, persino il vento
freddo che
sferzava quelle colline dimenticate era nulla più che una
carezza evanescente
sulla sua pelle insensibile.
A
che cosa serviva trattenere ancora quella bestia?
Era
diventata più forte di lei. L’aveva mangiata da
dentro, permettendo a Jadis di
farsi spazio nella sua anima, di infettare, con la sua
malvagità, la magia che
l’aveva dannata fin dalla nascita.
Siria non
era più niente, non esisteva più: c’era
soltanto quel fuoco dannato, quel fuoco
che distruggeva, ad ogni istante che passava, ogni centimetro ancora
sano del
suo corpo, del suo cuore in frantumi.
A
che cosa sarebbe servito resistergli?
Avrebbe
soltanto prolungato l’agonia, avrebbe soltanto permesso a
Jadis di renderla un
involucro vuoto da sfruttare a proprio piacimento. Continuare a vivere
sarebbe stata la condanna per tutti coloro che aveva amato, che quel
poco che
restava di lei ancora amava.
La sua
morte avrebbe portato solamente sollievo, a Narnia e ai suoi abitanti.
L’incubo
del ritorno di una strega potente come la Regina Bianca si sarebbe
dissolto
nell’inferno che ardeva dentro di lei, sarebbe stato soltanto
cenere sparsa su
quelle colline dal vento impietoso che spirava dalle montagne.
La sua
morte avrebbe salvato tutti quanti. Jadis non sarebbe mai tornata, la
sua
stirpe si sarebbe dissolta con Siria, con quella ragazza incapace di
alzarsi in
piedi un’altra volta – in ginocchio, poi riversa al
suolo, i capelli rossi che
bruciavano l’erba dove lo stremo l’aveva
abbandonata.
Cominciava
a crepitare, il fuoco.
Quell’energia
che troppo a lungo era rimasta sopita e in catene dentro di lei adesso
imperversava libera appena sotto la sua pelle, in attesa
dell’ultima resa.
Tremava,
Siria.
La paura
era grande, era immensa: ma il baratro che le scavava dentro era nulla
in
confronto al vuoto che aveva lasciato il suo cuore, la sua anima, nello
stesso
istante in cui aveva capito di aver perduto Caspian.
Tutte le
creature di Narnia lo avrebbero sentito. Forse già
avvertivano l’esplosione
imminente, l’incendio che sarebbe divampato per giorni,
incenerendo il pericolo
più grande che quella terra avrebbe mai potuto temere.
Forse
Talia ed Aysell potevano sentirla.
Annegata in
quelle voragini che la scuotevano in dolori convulsi nel mare verde
dell’erba,
Siria non riusciva ad avvertire nulla che non fosse il pulsare
terribile della
lava che le scorreva nelle vene.
Ma lo
sperava.
Quell’ultima
speranza, flebile e disperata, era rivolta alle sue amiche.
Mi
dispiace…
Un lieve
sussurro fra i pensieri esausti, gli occhi vacui e vuoti come cieli
sporchi di
nubi, labbra livide che mormoravano appena un nome soltanto.
-Caspian…-
E la
stremata barriera sottile crollò proprio in
quell’istante, quando l’ultima
crepa spezzò definitivamente la sua coscienza, la sua
flebile speranza.
L’ultima
cosa che Siria riuscì a sentire, a vedere, fu la sua pelle
diventare un fuoco
terribile che ardeva con la forza devastante della morte.
E bruciava.
Bruciava dello stesso rogo che aveva ucciso sua madre.
E
poi furono solo fiamme.
§
Ogni
singola creatura di Narnia lo sentì.
Ogni
nano, ogni animale parlante, ogni centauro, ogni fauno. Ogni elfo e
ogni
naiade, ogni driade ed ogni silfide, ognuna delle creature figlie di
quella
terra avvertì qualcosa spezzarsi nel loro cuore, nel cuore
di Narnia stessa.
E, ognuno
di loro, provò per un istante un terribile senso di
abbandono, di sconfitta, di
morte che ghermiva con i suoi artigli insanguinati una vita che non
aveva
meritato quel destino.
Anche
Cornell sentì, anche Cornell comprese. Anche
Ripicì, Tartufello, Trumpkin.
Tutti, per un istante, avvertirono la speranza spezzarsi con lo
schianto di un
fulmine.
Anche
Shaylee lo sentì e sussultò, guardando Mairead
con gli occhi che si riempivano
di lacrime.
Ma,
soprattutto, lo sentirono le tre Figlie di Aslan.
Aysell
crollò in un pianto disperato fra le braccia di Mirime, che
l’accolse nel suo
abbraccio impedendole di lasciarsi scivolare a terra: ma lacrime
silenziose
rigavano le guance della pleiade, che aveva conosciuto Siria e le si
era
affezionata tanti anni prima, che l’aveva osservata da
lontano per tutto quel
tempo e l’aveva protetta al massimo delle proprie
capacità.
-NO!-
Tutti
quanti, nella cripta, si voltarono a guardare la mezz’elfa
che aveva gridato:
un grido angosciato pieno di dolore e di sordida
incredulità, gli occhi scuri
che si spalancavano di botto mentre il colore scivolava via dalle sue
guance –
e le lacrime, sottili lacrime le rigarono il volto nello stesso istante
in cui
si serrò le mani sul cuore.
No.
Non era
possibile, no… non poteva essere successo davvero, non
poteva essersi arresa
davvero… Siria non era tipo da gettare la spugna, la
speranza di vederla ancora
una volta rialzarsi dopo l’ennesima pugnalata non era svanita
dentro di lei…
Eppure,
adesso, sentiva soltanto il vuoto.
Il vuoto di
un legame spezzato, di un giuramento che Siria aveva appena adempiuto.
Quella
presenza rassicurante, ora, era soltanto un sordo dolore lontano.
-No…-
le
ginocchia le cedettero nello stesso istante in cui le braccia forti di
Caleb
arrivarono a sorreggerla, a sostenerla mentre una parte di lei andava
irrimediabilmente in frantumi.
Jadis
aveva perso.
Lo sentiva,
la Strega Bianca non sarebbe mai più tornata a minacciare
Narnia.
Ma
aveva perso anche Siria.
La
maledizione di Jadis, alla fine, l’aveva consumata. L’aveva
portata via.
E, per la
prima volta, Talia non si vergognò di piangere.
Non si
vergognò di chiudere gli occhi, di voltarsi piano verso il
petto di Caleb per
nascondervi il viso: per la prima volta debole, fragile, mentre un
dolore mai
provato si faceva strada con forza dentro di lei.
Caleb la
strinse a sé senza dire nulla, la serrò in un
abbraccio caldo che l’avrebbe
tenuta insieme, che non le avrebbe permesso di andare in pezzi, di
gettare la
spugna: finché ci sarebbe stato lui al suo fianco, con
lei, Talia non
avrebbe ceduto.
Ma ora, ora
riusciva soltanto a piangere.
-Che cosa
succede? Cal, cosa succede a Talia?-
Aaron…
come
sarebbe riuscita a dirglielo?
-Tallie!-
Caspian…
con che coraggio poteva distruggerlo, con quale forza poteva dirgli
che…
-Principe
Caspian.- la voce profonda di Cornell le arrivò appena
più chiara. Era
rassegnata, era cupa: era la voce di chi si accingeva a dare una
brutta,
orribile notizia.
-Cornell,
cosa…- la voce di Caspian tremava, incerta e incredula
davanti a una sofferenza
che forse poteva cogliere anche lui.
Il suo
cuore apparteneva a Siria… ma forse il principe non capiva
perché
improvvisamente quel dolore avesse ghermito i suoi pensieri,
attanagliando il
suo petto e strappandogli un battito che aveva appena cessato di
esistere.
E poi
quelle parole. Le uniche che il centauro riuscì a
pronunciare in tono
distaccato, distante, terribilmente vero.
-La Strega
Rossa è caduta.-
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.My Space:
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............................................non dico niente e passo direttamente alle noticille!!!!!!!!
Peter: SCIAGURATA!
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Noticilla n° 1:
Vorrei solo segnalare una cosa molto importante: il termine "Strega Rossa", che qui viene pronunciato da Cornell in riferimento a Siria, NON è un riferimento o un plagio della medesima definizione che viene utilizzata nella bellissima fanfiction, sempre appartenente a questo fandom, "The Witch's Daughter".
Ho avuto in mente di chiamare Siria in questo modo sin dall'inizio di Rebirth, più di tre anni fa: io e l'autrice ci siamo confrontate, sulla questione, poiché l'ho contattata non appena ho visto che utilizzava questo termine nella sua storia (splendida, fra l'altro, la consiglio!).
Io utilizzo "Strega Rossa" per definire una strega appartenente al fuoco, e l'unica che si fregia di questo titolo è Siria - che, per l'appunto, è LA strega DEL fuoco per eccellenza, così come Jadis era LA strega DEL ghiaccio e, di conseguenza, “Strega Bianca”. Questo non significa che non sappiano utilizzare altri tipi di magia, ma è ciò che le classifica come streghe "elementali".
L'autrice di "The Witch's Daughter", invece, generalizza il termine "strega rossa" come definizione di una strega che si basa non sulla freddezza caratteriale e sulla spietatezza (come Jadis) ma sulle emozioni pure e forti come l'amore, l'affetto e la dolcezza.
Spero di essere stata esaustiva e di aver reso giustizia ad entrambe le scelte di termini ^__^
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Noticilla n° 2:
In questo capitolo viene accennato il nome completo di Siria: "Siria Zairassen".
Come in molti libri ambientati in epoche pseudo-medievali (due nomi fra tutti: la saga di Eragon e Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco), il cognome dei personaggi viene spesso formato con l'utilizzo di una desinenza che significa "figlio/a di". Mi sono categoricamente rifiutata di fare come Christopher Paolini, che ha utilizzato semplicemente l'aggiunta del nome paterno (per i maschi) o materno (per le figlie) sommato alle desinenze "-sson" o "-ssdaughter". Volevo qualcosa di diverso, che non si collegasse all'inglese (sebbene sia la lingua ufficiale di Narnia), poiché non è l'unico linguaggio parlato nel regno. Perciò mi sono inventata, ripescando le mie conoscenze di tedesco, due desinenze totalmente diverse.
Nella mia fanfiction, quindi, le figlie FEMMINE assumono il nome della MADRE con l'aggiunta della desinenza "-ssen"; allo stesso modo, i figli MASCHI assumono il nome del PADRE sommato alla desinenza "-ros" oppure "-oss" (la cosa varia dal nome del padre del pargolo, nel caso finisca in vocale o consonante). Ovviamente sono esclusi i figli di chi un cognome proprio ce l'ha già, ad esempio: un figlio o una figlia di Edmund si chiamerebbe "Pevensie", non "Edmundros" xD
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Noticilla n° 3:
Non ho una connessione internet mia, sto vivendo di reti a cui mi connetto in modo molto maleducato ^^' Dovrei comunque riuscire a continuare gli aggiornamenti seguendo la tabella di marcia che mi sono prefissata, un capitolo ogni due settimane! Vi ricordo che Narnia's Rebirth comprenderà 50 capitoli tondi tondi, e sto finendo or ora di scrivere il numero 46.
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Noticilla n° 4:
Sto lavorando ad una sorta di "~R~ Pedia" che potrei decidere di pubblicare, una volta conclusa, come appendice a questa storia o alla seguente, "Narnia's Redial". Contiene tutta una serie di informazioni su come ho modificato il pantheon, la storia, la geografia e la trama de "Le Cronache di Narnia" originale rispetto alle mie fanfictions - grazie (nuovamente) al fondamentale aiuto di DreamWanderer!
Peter: in sostanza: aveva un attacco di insonnia e s'è messa a scrivere quelle baggianate per passarsi il tempo.
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Noticilla n° 5:
Vi presento Mirime, la pleaide che è Ancella dell'Aria e Prima fra le Figlie di Aslan! Il volto è quello di Nina Dobrev, ossia la protagonista femminile di "The Vampire Diaries".
Non seguo la serie, lo ammetto (quindi: fans, non linciatemi per quello che sto per dire, parlo per semplice gusto personale!), ma mi è bastato vedere qualche video su Youtube per capire che Damon Salvatore è l'uomo della mia vita. Elena, vai da Stefan, Damon me lo piglio io!
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Dalla ~R~ Pedia:
Pleiadi: le pleiadi erano la razza più potente fra le ninfe, perché si trattava delle creature che avevano avuto il compito di portare il respiro alle creature di Narnia durante la creazione di Narnia stessa. Mirime è una pleiade, l’unica rimasta della sua razza: durante l’invasione di Caspian I, infatti, le pleiadi presero la decisione di disperdersi nel proprio elemento per preservare la presenza della magia (questo loro sacrificio, infatti, ha permesso ai narniani di sopravvivere e di mantenere la propria scintilla di coscienza che li differenzia dagli animali comuni).
La scimmietta che Aslan aveva destinato ad essere la prima portatrice del ruolo di Ancella dell’Aria si donò allo spirito di Mirime nel momento stesso in cui Aslan decise di affidare alle razze narniane (e non più agli animali) le essenze delle sue Figlie: Mirime ha, quindi, l’età stessa di Narnia, ed è l’unica persona che non teme Aslan e, anzi, spesso lo rimprovera e lo scavalca.
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Noticilla n° 6:
Età narniane. Alcuni mi hanno chiesto le età dei baldi giuovani che calcano le scene di questa fanfiction, quindi eccovi accontentati! Ovviamente ho modificato le età definite da C. S. Lewis, ma non mi sento in colpa perché anche Andrew Adamson (il regista, mi pare - confondo sempre i ruoli di regista e produttore - di "Le Cronache di Narnia: il Principe Caspian") l'ha fatto xD
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Famiglia
Pevensie Peter: 20 anni Susan: 18 anni Edmund: 16 anni Lucy: 12 anni |
Figlie
di
Aslan Siria: 20 anni Talia: 815 anni (dimostrati: 19 circa) Mirime: indefinito (dimostrati: 20 circa) Aysell: 904 anni (dimostrati: 15/16) |
Mercenari Tara: 14 anni Caleb: 22 anni Aaron: 22 anni |
Altri
personaggi Caspian: 18 anni Shaylee: 1528 anni (dimostrati: 17/18) Mairead: 1987 anni (dimostrati: 30/35) |
Noticilla n° 7 (poi ho finito di rompere, promesso):
Sul mio canale di Youtube sono online un po' di video, se vi va di guardarli, relativi a questa fanfiction: l'ultimo che ho pubblicato è un breve teaser trailer sulle Figlie di Aslan, se vi va di darci un'occhiata li trovate sul mio PROFILO o direttamente al link: http://www.youtube.com/watch?v=ykpbAb_5ubQ
N.B. la canzone del capitolo precedente, il 40°, si chiama "Demons" ed appartiene al gruppo "Imagine Dragons". Il video che ho messo come collegamento, però, è farina del mio sacco e riguarda Peter e Siria ^^'
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Tabella prossimi aggiornamenti:
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10/11 - Capitolo 42
24/11 - Capitolo 43
08/12 - Capitolo 44
22/12 - Capitolo 45
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Stesse noticille dell'altra volta: Seven Gods è stata rimossa da EFP per via di alcune controversie relative al copyright, ma sto continuando a scriverla appassionatamente e potrete averne notizia nel gruppo FB "Uno sguardo su... Seven Gods"; potrete trovare tante curiosità e spoiler sulla pagina dedicata alla saga di Rebirth, Narnia's ~R~ e curiosità e pensieri sulla mia pagina personale, Ray; voglio ringraziare immensamente la mia beta DreamWanderer, che trovate sia su EFP che su Facebook, che mi sta aiutando con la correzione di tutte le mie storie e non è facile ^^' specialmente perché, nel frattempo, sopporta me U_U
Vi ringrazio per aver letto e seguito Narnia's Rebirth sino a qui: ci risentiamo al prossimo capitolo!
Big hugs,
B.
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