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Autore: moni98    26/10/2013    3 recensioni
LARRY
Buongiorno.
E' la mia prima fanfiction, quindi siate clementi! Essendo da poco una fan dei One Direction ho cercato di essere il più informata possibile, se mi è sfuggito qualcosa, scusatemi.
Ora veniamo alla fan fiction. Dico subito che è Larry, quindi, chiunque non ci creda, è pregato di non offendere. E' incentrata soprattutto su Louis in un ipotetico futuro in cui gli One Direction si sono sciolti e Louis e Harry non si vedono più.
Buona lettura!
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
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Avevano avuto la stessa idea, lui e Louis. Quella di andare in quel luogo, dove avevano passato dei momenti bellissimi insieme. Infondo Harry lo sapeva che lo avrebbe trovato lì, seduto su quella panchina. Quando era arrivato, un’oretta prima di Louis, si era seduto anche lui lì, aveva percorso tutte le sbarra di metallo con un dito e aveva respirato l’aria intorno a lui come se fosse ancora intrisa del loro odore. Era rimasto deluso dopo aver aspettato per un po’ seduto lì, vedendo che Louis non arrivava. Così aveva deciso di alzarsi e andare ad accarezzare con il palmo della mano la corteccia dell’albero su cui avevano inciso i loro nomi.
 
“Ti piace proprio questo posto, eh?”
“Te l’ho già detto che è il mio posto preferito in assoluto.” Rispose Louis in modo duro.
“Pensavo che solo la panchina ti piacesse. . .” disse Harry timidamente, pensando di averlo offeso.
“Mi piacciono anche gli alberi, non solo questo. . . gli alberi in generale. Sono comodi.”
“Comodi? Comodi per fare cosa?”
“A volte penso che tu sia davvero stupido, Styles.”
E lo baciò. Un’alta volta, spingendolo verso l’albero e facendo aderire la sua schiena alla corteccia ruvida. Questa volta lo fece con una tale passione che Harry non riuscì a trattenersi, infilò immediatamente la lingua nella bocca aperta ed esplorò a fondo la bocca di Louis, lasciandolo senza fiato per un po’.
Quando si staccarono Louis sorrise maliziosamente e disse:
“Sarai pure stupido, ma baci da Dio, Styles.”
Harry sorrise incapace di rispondere, e si fiondò sulle sue labbra, le mordicchiò, e le fece nuovamente sue.
Però Louis lo respinse poco dopo, mettendogli le mani sul petto e allontanandolo dalla sua faccia.
“Comunque ti ho portato qui per un altro motivo, oltre che per pomiciare.”
“Ah, davvero? Quindi non stai con me solo perché bacio bene. . .”
“Ah-ah, simpatico Styles. Se stessi con te solo per quello, ti avrei già lasciato, fidati. E poi chi te l’ha detto che stiamo insieme.”
Harry non faceva mai tanto caso alle parole che Louis sputava ogni tanto, quando lo chiamava stupido, o quando lo ridicolizzava. Ma in quel momento il suo cuore fece un tuffo da un trampolino di 10 metri. Aveva ragione, Louis non la considerava una storia seria, la loro, e Harry si era illuso inutilmente. . .
“Comunque” Louis interruppe i pensieri di Harry “stavo dicendo che ti ho portato qui per questo.” E indicò l’albero su cui Harry era ancora poggiato.
“Cosa?” disse Harry spaesato.
Harry osservò bene l’albero e vide un sacco di scritte incise nella corteccia ormai consumata.
M+G <3
 IO E TE X SMP INSIEME
CUCCIOLO TI AMO
E tanti altri cuori e scritte prive di significato.
“E’ come i lucchetti a Parigi o dove cazzo si mettono. E’ un modo per prometterci amore. . . non dico eterno, ma quasi. Io incido la mia iniziale, tu la tua, poi facciamo un cuore insieme. Ti sembrerà una cazzata, ma mi piacciono queste cose. Sono un romanticone, quindi risparmia i soldi perché mi aspetto i cioccolatini a forma di cuore e un mazzo di fiori a san Valentino.”
 
Harry ricordava quel giorno in ogni piccolo particolare e avrebbe tanto voluto tornare indietro. Mentre segnava con il dito il contorno delle loro iniziali e del cuoricino disegnato sotto pensava a quanto gli mancasse Louis e a quanto fosse triste la vita senza di lui. Alla fine i cioccolatini glieli aveva comprati, ed anche il mazzo di fiori, rose rosse, ovviamente. Gliene avrebbe voluti comprate altri e mille di mazzi di fiori pur di riaverlo con sé. Fu allora, mentre pensava che forse sarebbe dovuto ritornare da Louis, che lo vide seduto sulla panchina, con le guancie rigate di lacrime e gli occhi chiusi. Fu proprio quello che lo spinse ad andarsene nuovamente, a voltargli le spalle, a farlo soffrire. Non sopportava vederlo piangere, guardare le lacrime rigargli le guance e non poter fare niente per farlo smettere, per fargli sfoderare uno di quei sorrisi che era solito fare quand’era veramente felice. Harry era incapace di renderlo felice, sapeva soltanto seminare odio e tristezza negli animi di tutti quelli che gli erano stati vicini. Ma questa volta non avrebbe distrutto anocra di più l’unica persona che aveva mai amato. Non lo avrebbe fatto soffrire ancora. A costo di smettere di vederlo per sempre.
Però lo avrebbe amato, per sempre. Lo avrebbe ricordato per sempre, in ogni piccolo particolare, ogni mino gesto, ogni carezza, ogni abbraccio, perché lui lo amava e lo avrebbe amato per sempre. Questa era una promessa.
 
Harry pensava queste cose mentre tornava a casa, sicuro di non essere stato visto da Louis. Camminava piano e il vento gli scompigliava i capelli ricci marrone scuro e cercava ardentemente di non piangere mentre rivedeva nella sua mente Louis in lacrime seduto sulla sua panchina preferita, lì dove si erano baciati per la prima volta, dove si erano amati come solo due ragazzini possono fare. Un’amore disinteressato da qualsiasi fattore esterno, pieno di passione, di voglia di scoprire, di fare esperienze, con tanta voglia di amare.
Non doveva farlo, non doveva piangere. Glielo aveva promesso; niente più lacrime. E almeno questa promessa voleva mantenerla.
Tornato a casa si stese sul letto come privo di vita, in un momento di nostalgia e di sconforto totale. L’unica cosa che poteva salvarlo era proprio quella da cui cercava di stare lontano, e che lo stava piano piano distruggendo.
Mentre pensava a quanto fosse triste la vita da solo, e a quanto fosse bello Louis quando sorrideva, sentì bussare alla porta. Ebbe paura di andare ad aprire e di trovarsi di fronte Louis, forse lo aveva seguito senza che lui se ne accorgesse. Non poteva essere lui, non doveva essere lui. I suoi sforzi di stargli lontano sarebbe sfumati in una frazione di secondo. Perché Harry era sicuro che non appena lo avesse visto di fronte a sé, con i capelli scompigliati e gli occhi puri, gli avrebbe gettato le braccia al collo, posato le labbra sulle sue e baciato come mai. Gli avrebbe accarezzato la guancia piena di barba incolta. Sempre se quella di Louis si potesse chiamare barba, erano dei peli sottili sparsi a caso sulla faccia. Allora Harry lo avrebbe preso per mano e lo avrebbe trascinato fino al bagno per radergliela e baciare la pelle liscia. Poi lo avrebbe portato in camera, buttato sul letto, ci avrebbe fatto l’amore più di una volta, lo avrebbe accarezzato e baciato ovunque, e infine si sarebbe addormentato sul suo petto, soddisfatto e felice.
Mentre pensava tutto ciò era arrivato come per magia al campanello, che continuava a squillare, “quinto piano.” Disse semplicemente, e ripose la cornetta senza aspettare la risposta. Sentì l’ascensore aprirsi e chiudersi, fermarsi sul suo piano e chiudersi nuovamente.
Harry si precipitò davanti alla porta e disse fievolmente:
“Lou.”
Sperava ardentemente che ci fosse lui dietro quella porta, che lui stesse suonando il campanello e aspettando pazientemente che qualcuno aprisse la porta.
Solo un’ora prima aveva deciso di lasciarlo per sempre e ora non desiderava altro che vederlo spuntare con il sorriso sulle labbra e le braccia aperte pronte ad accoglierlo.
Quindi non aspettò altro tempo. Aprì la porta, e quella che si ritrovò davanti fu una verità ben diversa da quella che aveva sognato.
   
 
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