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Autore: peppersoul    26/10/2013    0 recensioni
Artemis si trova bloccata per l'ennesima estate di fila nel bel mezzo del mar Mediterraneo con i suoi genitori, amanti del focolare familiare e della cultura greca.
Quando il perpetuo silenzio delle acque marine sembra aver affondato definitivamente ogni speranza di divertimento della ragazza, quella che sembrava essere la solita noiosa vacanza si trasforma in un incubo...o in un'avventura fuori dall'ordinario, che vedrà Artemis impegnata a cercare la rotta per tornare casa e, prima di tutto, per ritrovare il suo cuore.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Il corridoio era deserto. Inspirò profondamente e con grande cautela scivolò fuori dal suo nascondiglio, rimanendo incollata con la schiena alle pareti e facendo attenzione a non far rumore. Percorse così pian piano l’intero corridoio, controllando che non ci fosse l’uomo a tenderle un agguato dietro ad ogni angolo. Il suo cuore batteva così veloce, che avrebbe potuto collassare da un momento all’altro.
Raggiunse la scaletta. Cos’avrebbe fatto? Attese per un po’, sentendo le goccioline di sudore scivolarle fastidiosamente lungo la pelle. Inspirò ed espirò. Di nuovo. E ancora. Ancora una volta. Alla fine, posò piano la mano su un piolo della scaletta e iniziò ancora più lentamente a salire. Arrivata in cima, più spossata di prima, sbirciò fuori, da dove proveniva del chiasso poco rassicurante: un gruppetto di uomini stavano mangiando la cena sua e dei suoi genitori, e sembravano divertirsi un mondo. Un brivido le percorse la schiena, facendole stringere la presa su un piolo della scala: dov’erano i suoi genitori? Controllò velocemente in giro, sentendosi crescere la preoccupazione nel cuore, quando li vide: Electre era seduta vicina a Nikandros che, legato, perdeva sangue da una gamba e sembrava incosciente. La donna piangeva disperata, mentre accarezzava la testa del marito e cercava di tamponare come poteva la ferita alla gamba con il vestito lungo. Alla vista del sangue del padre, Artemis si sentì svenire dal dolore e per la rabbia. Non resistette più e uscì fuori da sottocoperta, correndo incontro ai genitori. Si lasciò cadere al fianco di Nikandros e prese anch’ella ad accarezzargli amorevolmente il viso ruvido, imperlato dal sudore.
«Ehi, tu!». Artemis non pensò neanche a voltarsi, mentre continuava a guardare addolorata il padre. All’improvviso, si sentì prendere con forza per il braccio destro e fu tirata su di peso. Si voltò a fronteggiare il maledetto che aveva sparato a Nikandros. Anche se fossero stati cento, l’avrebbero pagata. Artemis si trovò dinanzi a quello che doveva essere un ragazzo, sicuramente più che ventenne, alto e abbronzato, il viso squadrato, gli occhi chiarissimi e i capelli neri raccolti in una coda. L’espressione era dura, arrabbiata. La mano di Artemis, come se fosse stata indipendente dal resto del corpo, schizzò verso il volto del ragazzo e lo colpì con forza, producendo un sonoro schiocco. Tuttavia sembrò non smuoverlo minimamente. Infatti, il tizio la stava ancora guardando arcigno e aumentò la presa sul polso della ragazza, che gemette. Artemis sentì gli altri ridacchiare e li vide darsi di gomito, indicandola. Parlavano una strana lingua, incomprensibile per la ragazza.
Artemis sentì la rabbia diffondersi come un’ondata di lava bollente in tutto il suo corpo. Strattonò il braccio imprigionato, cercando di liberarsi dalla presa del presunto “Samir” (così l’avevano chiamato gli altri), ma questo era molto più forte di lei. Gli diede un calcio tra le gambe, facendolo piegare in due e gli sfuggì correndo verso i suoi genitori. I compagni di Samir ridevano sguaiatamente, ma nessuno di loro sembrava intenzionato a fermarla.
Il ragazzo si era ricomposto e, imprecando, le si era lanciato addosso, bloccandola per le braccia, mentre lei si dimenava e scalciava l’aria gridando.
Le chiese qualcosa in quella strana lingua parlata dagli altri pirati, soffiandole nell’orecchio, carico di rancore.
«Bastardo, lasciami!» gridò lei in risposta, agitandosi ancora di più e urlando.
Gli altri si davano di gomito mentre li accerchiavano per poter osservare meglio la scena. Samir sbatté Artemis a terra e le rifilò uno schiaffo che le fece voltare la faccia. La ragazza aveva le lacrime agli occhi dal dolore e dalla rabbia. Non voleva arrendersi e cercò di rialzarsi, ma venne ributtata a terra con un calcio, derisa dal gruppo. I capelli spettinati le ricadevano a ciocche scomposte sul viso chiazzato di rosso, gli occhi sgranati.
Mentre ricadeva a terra per l’ennesima volta, il suo sguardo s’incrociò con quello della madre in lacrime, che chiedeva pietà. Artemis non seppe per quanto a lungo fu picchiata, ma le parve un’eternità. Alla fine, stramazzò al suolo, in una posizione quasi innaturale e non riuscì più a rialzarsi. Sentì gridare Electre, ma non poteva muoversi. Provò di nuovo la sensazione di veder le cose attorno a lei svanire, mentre i contorni delle figure sfumavano fino a  farle diventare totalmente confuse; i suoni giungevano ovattati e ad un certo punto le fu impossibile distinguerli. Perse i sensi.
 
***
 
Il rumore del mare. Lo sciabordio delle onde, che ritmicamente s’infrangevano sullo scafo per poi ritirarsi. Una leggera brezza che le accarezzava con delicatezza il corpo. Il sole le riscaldava la pelle, che produceva gocce perlate di sudore. Queste scivolavano lungo la fronte, le braccia, le gambe, la schiena, infiltrandosi sotto i vestiti. L’odore pungente dell’aria salmastra le aveva invaso le narici, mentre ascoltava il verso distante dei gabbiani. Attraverso le palpebre chiuse, la luce del giorno le colorava di rosso la vista, che ogni tanto si oscurava al passaggio di una nuvola.
Ormai il mare era diventato il suo elemento, la sua seconda casa. Fin da quando era piccola, i suoi genitori l’avevano portata in vacanza al mare. Del resto, come si faceva a vivere senza di questo? Per giunta se eri Ateniese? Artemis si ricordava la sensazione di felicità e piacere che provava ogni volta che entrava in acqua. Quell’emozione meravigliosa che aveva fatto sua da quando era nata. L’acqua l’aveva sempre accompagnata nel corso della sua vita e le creature del mare l’avevano sempre affascinata. Quando era una bambina, sua madre le leggeva fiabe e leggende sull’oceano e i suoi abitanti. Artemis amava in particolare quella su Atlantide, la mitica città scomparsa, inghiottita dal mare, che forse tutt’ora viveva sul fondale oceanico.
La prima volta che era stata all’acquario, non avrebbe più voluto uscirne. Era persino riuscita a convincere l’addestratore degli animali marini a farla nuotare con un delfino. E da quel felice giorno, aveva continuato ad andare a trovare i suoi amici speciali dell’acquario appena trovava un attimo libero. Aveva stretto in particolare un tenero rapporto d’amicizia con un delfino, Zenit, e un’otaria, Afrodite. Solitamente s’intrufolava dalla porta sul retro e rimaneva con i piedi in ammollo a confidarsi e a giocare con loro fino a tarda sera, con la scusa di andare a trovare suo nonno.
Il nonno era a dir poco fantastico, secondo Artemis. Il migliore che si potesse chiedere. Le consigliava ottimi libri e la copriva con i suoi genitori ogni volta che glielo chiedeva. In più la invitava a pranzo almeno una volta alla settimana (e la nonna cucinava da dio!).
Poi c’era la sua amica Clio, l’eterna innamorata, anche se di ragazzi sempre diversi. La ascoltava, le stava accanto ed era il suo sole personale. Un ruolo importantissimo. Clio, però, non aveva lo stesso rapporto di Artemis con il mare. Una volta era andata con quest’ultima all’acquario, ma non era riuscita a stare a più di tre metri da Afrodite. In più, Zenit non l’aveva presa di buon occhio. Artemis aveva provato a condividere la sua relazione speciale con lei, ma aveva visto che non era possibile. C’erano solo lei, il mare e nessun altro. E questo le andava più che bene.


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NOTE DELL'AUTORE: Hey peeps! Nuovo capitolo per voi! Il prossimo prometto di caricarlo tra lunedì e martedì, parola di Pepper! Le recensioni fanno sempre piacere, soprattutto perché mi danno la giusta motivazione per continuare a pubblicare. Un bacione a tutti! Buona serata! xxxo
  
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