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Autore: elenri    27/10/2013    7 recensioni
L'Agenzia Aerospaziale NASA, sta progettando una nuova missione nello Spazio. A capo di questo progetto promuove il Comandante Isabella Swan, che con l'aiuto della storica amica e valente Scienziato Alice Brandon. deve riuscire per prima cosa a crearsi un equipaggio fatto di professionalità eccellenti. Riusciranno le due donne a creare questo gruppo così particolare, capace di sopportare le insidie e l'isolamento dello spazio cosmico?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Carissime amiche, sono qui! 

Ormai non ci credevate più, vero? Non sto a tediarvi con le mie problematiche, che  riguardano soprattutto la scarsità di tempo e  il mio pc che va e viene.

Spero che il capitolo vi piaccia, anche se l'ho dovuto scrivere a pezzi e bocconi .

Non posso garantirvi  una data precisa per il prossimo,  sempre per le suddette questioni.

Da brava professionista, (ih ih ih),proprio ierisera, ho frequentato un bel corso di approfondimento sul mio argomento di  narrazione... cosa ho fatto? 

Beh, sono andata a vedere  "Gravity" al cinema, e vi assicuro che mi ha ispirato molto. Ve lo consiglio, è adrenalina dal primo all'ultimo minuto. 

Mentre io mi perdevo nelle mie fantasie spaziali, mio marito , col suo solito spirito pragmatico, mi ha fatto notare  il forte investimento sul cast che ha fatto il produttore: solo due attori  per tutto il film... originale, veramente.

Ora concludo, abbracciandovi forte e ringraziando quelle carissime ragazze  che  hanno bussato alla mia porta per sapere se c'ero ancora: l'ho apprezzato veramente  tanto.

Baci, Teresa.

 

 

Capitolo ventottesimo

 

 

(Alice)

 

«Che te ne pare, Rose? Le ho fatte ieri sera prima di andare a dormire».

« Oh, Alice, sono veramente da sballo. Ma sono veramente opera tua... o sei passata dall’estetista?» Mi chiede guardandomi con un sopracciglio alzato.

« Ehi, ma dai!» Le rispondo leggermente offesa.

«Sai che non sono uscita, dove l’avrei trovata un’estetista?»

Non può controbattere, soprattutto dopo che le ho spiegato con dovizia di particolari, passaggio per passaggio, i vari strati di smalto che ho usato: prima bianco, poi blu notte, poi ancora azzurro cangiante, quindi  vari tocchi fuxia e gialli, e per finire una bella mano di trasparente coi brillantini. Mi ci è voluta più di un’ora... ma d’altronde, che altro avevo da fare, sola, nella mia camera?

Mi sembra convinta, e perché no, anche ammirata.

« Aspetta che le fotografo e le metto sul nostro blog, vedrai quanti followers avrà il tuo “Space Style”!»

Annuisco e continuo ad osservare orgogliosa le unghie effetto cosmo che .le ho appena mostrato. Sono splendide, è vero, e faranno un figurone con l’elegante abito lungo blu, che mi sono comprata per la serata di gala che si terrà dopo la convention di mercoledì prossimo a Boston. Peccato che qui, nel deserto, si rovineranno nel giro di poche ore. Béh,  poco male, vorrà dire che le rifarò martedì. E’ mia abitudine provare e riprovare ogni cosa in modo meticoloso: odio l’improvvisazione, anche in semplici attività come la cura delle mani.

... Però, ha ragione Rose, mi stanno proprio bene!... Chissà, se non avessi intrapreso una carriera tecnica, col fisico e il gusto che mi ritrovo, forse avrei potuto sfondare nel mondo della moda!

Esco dal mio sogno ad occhi aperti, con la consapevolezza che, il mestiere che svolgo rispecchia in pieno quello che mi è sempre piaciuto fare, e presto mi darà anche la grande opportunità di volare nello spazio: cosa che non capita certo a chiunque.

 

Sollevo lo sguardo e lo lascio  scorrere sui colleghi al mio fianco.

Sono seduta vicino alla mia bionda amica ed ad Angela, al tavolo da riunioni, nella fresca penombra della struttura da campo della NASA. Di fronte a noi Mike e Tyler stanno parlando dell’esercitazione appena conclusa: mi sembra che discutano di sistemi di orientamento, ma ciò che  cattura effettivamente la mia attenzione è  un riferimento a Cullen.

«… E’ che mi sembra che se ne approfitti, che voglia fare il superuomo... non che non sia bravo, intendimi, ma il fatto di essersi messo col Comandante, non gli dà il diritto di tirarsela così tanto...», Tyler sta borbottando sottovoce, ma non credo di essermi sbagliata. Mi volto verso le ragazze, che però sono intente a controllare un non so cosa sul tablet di Angela. Alla mia sinistra, Jasper, comodamente affondato nella sedia a capotavola, si rigira pensieroso una mela nella mano mentre osserva la scena. Capto al volo un suo sguardo complice. Anche lui, quindi, ha sentito il commento di Crowley. Me lo indica con un cenno del capo e una smorfia sulle labbra. Sbuffo e, a  gesti, gli faccio capire che sono indispettita da ciò che ho sentito e vorrei prendere provvedimenti. Sia Mike che Tyler fanno parte del mio team scientifico: comprendo che possano sentirsi un po’ invidiosi della popolarità  dei  piloti, ma a tutto c’è un limite.

Jasper sorride e scuote silenziosamente il capo. “Lascia perdere, non ne vale la pena...” mi stanno dicendo i suoi occhi. Poi sfrega la mela, lucidandola sui pantaloni della tuta, e la porta lento alla bocca.

Mmh, guarda come la morde. La visione mi toglie il respiro. Un fremito mi corre lungo la schiena e non riesco a togliere lo sguardo da lui.

Chissà se si rende conto di quanto sia sexy  quel gesto.

Lo schiocco deciso del boccone, mi riporta  alla realtà.  

E’ sempre stato così malizioso? Non ricordo di averlo mai notato.

Per scacciare  il momento d’imbarazzo, allungo una mano e prendo anch’io una mela dal cestino colmo posto sul tavolo.

« Buona?» Gli chiedo con disinvoltura.

« Buo-ni-ssima ». Risponde fissandomi divertito.

Mi sembra o non sta parlando della mela? Scuoto la testa e, lusingata dal velato complimento, mi alzo fuggendo alla ricerca di Bella che mi pare di aver sentito rientrare, finalmente, dalla spedizione nel deserto.

E’ molto in ritardo, tutti gli altri gruppi sono tornati da più di un’ora.

Mi piacerebbe lasciarle un attimo di respiro, ma non c’è tempo, dobbiamo parlare del programma di lavoro a Houston che purtroppo, tra intoppi e cambi di programma, sta sommando ritardi mostruosi.

La trovo poco oltre il recinto del campo, vicino alla parabola ricevente, intenta in una fitta discussione con Cullen.

Certo che se  continuano ad appartarsi così, non possono pretendere che nessuno parli di loro!

Mi schiarisco la voce, per segnalare la mia presenza.

« Disturbo?» Domando con un sorriso.

Due visi sorpresi, si voltano verso di me, imbarazzati dietro le lenti scure.

Si rilassano, alla mia vista, ma mi rimane l’impressione di aver interrotto qualcosa di importante.

« Scusate, tutto ok?» Azzardo.

« Sì, va tutto benissimo ». Risponde Bella con un gran sorriso. Si volta verso Edward e con una leggera carezza sul braccio si congeda da lui: « Continuiamo il discorso più tardi ».

Edward non risponde, ma le regala un sorriso talmente splendente da far sciogliere i ghiacciai millenari.

Ci incamminiamo, io e lei, verso la tenda principale. I nostri passi risuonano sordi sul suolo duro coperto da un leggero strato di polvere rossastra che si alza in dense nuvolette.

« Oddio, Bella. Quando siete insieme, tu ed Edward emanate una carica sessuale da porno divi! » Rido, mimando una esagerata eccitazione.

«Addirittura! Secondo me sei solo invidiosa. Ma in effetti sì, le cose tra noi vanno alla grande, non posso lamentarmi. Ora, poi, che ho anche la benedizione di Rogers…  potrei voler di più dalla vita?» Ghigna con una punta di ironia nella voce.

«Lo hai informato? E quando?»

«Poco fa, mentre ero con Jake nel deserto. Mi ha raggiunta a bordo di un elicottero».

Annuisco. L’ho visto sorvolare i dintorni. Ecco cosa ci faceva il Black Hawk da queste parti.

« E quindi…? » La incalzo.

«E quindi, cosa? »

Se c’è un difetto di Bella che mi ha sempre fatto incazzare a morte, è la sua reticenza a raccontare di sé stessa.

« Cosa ti ha detto! » Sbuffo, spazientita di dover insistere così tanto.

«Sintetizzando, suggerisce di creare alla nostra coppia una immagine mediatica romantica, che faccia impazzire l’opinione pubblica… Giusto per pararci il culo, dice lui». Replica procedendo a passo spedito.

 

 

(Bella)

 

 

Mentre camminiamo sotto il sole splendente, sento Alice borbottare, inquieta.

«Ah, penso che il Generale, abbia ragione» sospira. « E..., non fraintendermi, sono felicissima per voi, ma tutto questo fermento amoroso, messo in bella mostra, rallenterà ancora di più i tempi della nostra spedizione. E sai anche tu che siamo tremendamente in ritardo.» Mi agita sotto il naso un ditino ben curato, continuando la sua filippica.

« Vedi, sono sicura che Rose suggerirà di inserire la vostra prima uscita ufficiale all’interno del convegno a Boston. Così anche tu ed Edward dovrete venire con noi e il lavoro sulla Calypso verrà sospeso di nuovo.»

Cerco di inserirmi nel suo monologo, ma mi zittisce senza pietà. E’ nervosa a causa mia, e ne sono veramente dispiaciuta. Le cingo le spalle con un braccio in un moto d’affetto. Siamo amiche da tanto tempo e nessun problema è mai riuscito ad allontanarci. Spero ardentemente che non succeda ora.

«Aahhh, ma non devi pensare che questo mi colga impreparata, sai» continua, «ho già trovato una soluzione: non saremo presenti per un paio di giorni a metà della settimana prossima? Bene, lavoreremo questo week end, e forse anche quello dopo.»

Wow, questo sì che è prendere decisioni alla svelta!

«Okay, se gli altri saranno d’accordo, … ma non posso costringere nessuno a lavorare nei giorni festivi, lo sai. » Le dico mentre valuto al volo pro e contro della sua proposta.

«Bene. A questo punto non ci resta che andare a parlare con Rose».

Alice si divincola, cambia direzione bruscamente e mi trascina, tirandomi per un gomito, verso il laboratorio mobile.

****

 

« Mmh, voi la fate facile», ci dice Rose controllando il planning del viaggio muovendo agile le dita sullo schermo touch del suo tablet.

Seduti vicino a lei, ci sono anche Angela, Eric ed Emmett.

«Ma, se già era stato difficile trovare le camere quando le ho prenotate, ora a pochi giorni all’evento, ci vorrà un miracolo perché ne sia rimasta una libera per te e per Edward.»

« Eddai, come sei esagerata, si tratta solo di una in più, no?» Risponde Alice strizzandomi l’occhio.

«Ahhhh, ecco. Perché non ci sono arrivata da sola?» Sbotta esasperata Rose alzando occhi e braccia al cielo. «Avresti ragione, cara la mia spiritosa, se non fosse che nel distretto del MIT, nello stesso periodo, si tiene una fiera-mercato di numismatica che richiama visitatori da tutto il mondo». Scandisce lenta, in modo che la notizia venga recepita da noi in tutta la sua drammaticità.

«Io però potrei risolvere il problema andando a dormire dai miei, e…» si volta verso un McCarty assorto nei suoi pensieri, «sarebbe un’ottima occasione per farti conoscere la mia famiglia, se mi accompagni ».

Lui sgrana leggermente gli occhi, sorpreso.

«Eh, no baby, io non faccio parte del pacchetto vacanza.» Dice alzando le mani come per scusarsi delle sue parole. Il sorriso che gli illuminava il viso si gela per un attimo in una smorfia, ma torna subito ad essere la solita meravigliosa parata di denti bianchissimi e perfettamente allineati.

«Ma… sarebbe un onore, per me Rose, credimi.» Poi si abbassa e le sussurra qualcosa all’orecchio, ed esce dalla stanza sogghignando.

 Lei scuote la testa e quando si volta verso Alice, ha gli occhi lucidi  e un gran sorriso stampato sul volto.

«Ok, faremo così: io e TE andremo  a casa dai miei, mentre Bella ed Edward occuperanno la nostra stanza dell’hotel. Ma che sia chiaro: mia madre dovrà rimanere allo scuro di tutto fino all’ultimo, altrimenti ci troveremo invischiate in estenuanti pranzi con tutti i parenti!»

«Promesso», replica allegra Alice battendo le mani, «Non vedo l’ora di rivedere tua madre, ed essere informata sui pettegolezzi di Boston degli ultimi anni. Ma adesso scusateci, io e Bella dobbiamo tornare al lavoro».

Mi alzo e la seguo, mentre Rose, Eric e Angela si tuffano a capofitto in una discussione sulle modifiche del programma già organizzato.

Durante lo spostamento, rimugino sulla frase sfuggita dalla labbra di Rose poco prima. Con un calcio, colpisco sovrappensiero un sasso sulla mia strada, che atterra con un tonfo sordo alcuni metri più avanti.

Mmhh, mi spiace proprio, ma Emmett deve rimanere a Houston. In assenza mia e di Alice, è l’ufficiale più in alto in grado.

Alice mi lancia uno sguardo comprensivo mentre scosta la tela della tenda principale. «Lo sa anche lei, tranquilla», mi rassicura quasi come se mi avesse letto nel pensiero.

 

****

 

Sono le otto di sera, la notte ha già preso il posto del giorno, e finalmente non sto più soffocando dal caldo. Proprio non si potrebbe resistere in questa landa infuocata in piena estate, e ringrazio di nuovo i colleghi degli uffici centrali della NASA che,  stranamente, sono stati così gentili da consigliarci di anticipare la nostra trasferta.

Mi trovo all’interno nel laboratorio astronomico, dove i condizionatori mantengono  computer e macchinari a temperatura costante. L’aria fresca dal leggero odore di eucalipto del disinfettante per i filtri, mi ghiaccia il sudore sulla pelle e mi fa rabbrividire. Mi tolgo la giacca umida della mimetica e indosso quella che mi sono portata dietro. Rimpiango di non aver avuto il tempo di fare una doccia, ma ho prenotato il collegamento via satellite con La Stazione Spaziale Internazionale per le 20.15 e mi devo affrettare. Sfilo, infine, anche l’auricolare del telefono che, ormai, mi si era fuso all’orecchio: oggi credo che solo mia madre si sia dimenticata di chiamarmi, e di questo la ringrazio. 

 Sto aspettando che Edward finisca di registrare i risultati delle visite mediche post esercitazione. E’ il nostro turno di lavoro  e tra i vari test che dobbiamo completare, ce n’è uno un po’ speciale che ho tenuto da parte proprio da fare con lui.

Dovrebbe arrivare a momenti…

Inganno l’attesa digitando sulla tastiera la serie infinita di numeri e lettere che corrispondono alle coordinate dell’ISS che in questi giorni sta orbitando sul nostro emisfero. Dopo qualche attimo gli ingranaggi meccanici della gigantesca parabola, che si erge nel recinto dell’osservatorio, ruotano  posizionandola  nel punto esatto del quadrante del cielo che ho impostato, pronta a ricevere. Un display a led azzurri mi avverte che la trasmissione sarà operativa tra poco meno di cinque minuti…

Su Edward, sbrigati…

Lo “suiss…” ovattato della porta pneumatica, mi annuncia il suo ingresso.

Con un sospiro di sollievo ascolto i suoi passi che si avvicinano, leggeri.  Come sempre il mio fisico risponde alla sua presenza: è come se ogni terminale nervoso periferico si espandesse, e condividesse con lui parte della sua energia, ottenendo il risultato di farmi sentire più… leggera. E più in simbiosi.

Mi appoggia le mani sulle spalle e il viso all’altezza dell’orecchio.

«Scusa» sussurra, « Sono molto in ritardo?»

«No, per fortuna». Non sono arrabbiata e non cerco nemmeno di far finta. Con un sorriso dolce sulle labbra, si sposta al mio fianco.

Gli lancio, languida, un’occhiata: la tenue luminescenza bluastra che schiarisce l’ambiente, non altera la sua mascolina bellezza.

«Preparati, mancano due minuti all’apertura del segnale. Sul foglio che hai davanti, ci sono le coordinate dei settori stellari che ci ha spedito il telescopio Hubble.»

«Okay, Comandante. Ma non c’è nemmeno il tempo per un bacio veloce?» Il suo viso si incupisce, ma gli leggo una nota scherzosa.

Mi scappa una risatina: è così tenero con quel suo finto broncio!

«Per quello il tempo lo si trova sempre».

Lo colgo di sorpresa afferrandolo per il bavero della giacca,  lo tiro verso di me, e gli stampo un rapido bacio a labbra chiuse. Pochi secondi dopo sono di nuovo al mio posto, di fronte alla console. Con la coda dell’occhio lo vedo che mi fissa con un’espressione stupefatta.

«Wow, Bella, sei una vera romanticona».

Sghignazzo mentre lo invito a concentrarsi sullo schermo. Un insistente bip bip ci segnala l’inizio della connessione con lo spazio.

«Dal quadrante Beta 4, spostati di 32 gradi verso il quadrante Gamma» gli ordino.

Siamo all’ultimo esercizio del programma di orientamento astronomico. Sono molto soddisfatta. Edward si è dimostrato acuto anche nell’utilizzo delle coordinate stellari. Verrà il momento in cui ci concentreremo principalmente sulla navigazione, ma per ora va bene così.

Mi sento più rilassata, ma ho freddo e sono stanca. Prima, però, di concludere questa interminabile giornata, mi è rimasta un’ultima cosa da fare. E’ un piccolo esperimento,  che dovrebbe ricompensarci di tanti  sacrifici.

Estraggo dalla tasca dei pantaloni una copia della mail che mi è arrivata alcuni giorni fa dai colleghi del Goddar Space Flight Center del Maryland. Si tratta di una ricerca sulle stelle antiche, risalenti al periodo del Big Bang.

«Abbiamo ancora dieci minuti di collegamento coll’ ISS. Ti andrebbe di sentire i suoni dell’universo?» Gli chiedo abbracciandolo con trasporto.

«Mmh, e cosa sarebbe, una specie di musica NewAge?» Mi risponde ricambiando la stretta.

«No, assomiglia di più al canto delle balene» sussurro mentre ad occhi chiusi mi gusto il suo contatto. Lui si abbassa e mi bacia, leggero e dolcissimo. Il cuore mi batte così forte che sento il rimbombo nelle orecchie.

«Oh sì, amore,  e non vedo l’ora di essere con te lassù, tra le stelle».

I suoi occhi brillano commossi, assurdamente incolori in questa luce da acquario. Mi ipnotizzano. Con fatica  riprendo il controllo dei miei arti  e attivo un selettore sulla pulsantiera al mio fianco, ma sarei tentata di lasciar perdere tutto per buttarmi a capofitto su di lui.

Il fatto è che non ho controllato: c’è un sistema di chiusura interna, in questa stanza?

 

 

 

 

 

 


Finito. Spero non siate rimaste troppo deluse dal fatto che ho troncato un possibile momento hot... ma non potevo andare oltre, ci avrei messo altre tre settimane a postare, altrimenti. 

I suoni dell'universo li ho veramente, ve li metto la prossima volta, come pure il pezzo hot... è un po' che i due piccioncini non ci fanno sognare...

Ora vi lascio sul serio. Buona settimana,

T

 

 

 

  
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