Carissime amiche, sono qui!
Ormai non ci credevate più, vero? Non sto a tediarvi con le mie problematiche, che riguardano soprattutto la scarsità di tempo e il mio pc che va e viene.
Spero che il capitolo vi piaccia, anche se l'ho dovuto scrivere a pezzi e bocconi .
Non posso garantirvi una data precisa per il prossimo, sempre per le suddette questioni.
Da brava professionista, (ih ih ih),proprio ierisera, ho frequentato un bel corso di approfondimento sul mio argomento di narrazione... cosa ho fatto?
Beh, sono andata a vedere "Gravity" al cinema, e vi assicuro che mi ha ispirato molto. Ve lo consiglio, è adrenalina dal primo all'ultimo minuto.
Mentre io mi perdevo nelle mie fantasie spaziali, mio marito , col suo solito spirito pragmatico, mi ha fatto notare il forte investimento sul cast che ha fatto il produttore: solo due attori per tutto il film... originale, veramente.
Ora concludo, abbracciandovi forte e ringraziando quelle carissime ragazze che hanno bussato alla mia porta per sapere se c'ero ancora: l'ho apprezzato veramente tanto.
Baci, Teresa.
Capitolo
ventottesimo
(Alice)
«Che
te ne pare, Rose? Le ho fatte ieri
sera prima di andare a dormire».
«
Oh, Alice, sono veramente da sballo. Ma
sono veramente opera tua... o sei passata
dall’estetista?» Mi chiede guardandomi
con un sopracciglio alzato.
«
Ehi, ma dai!» Le rispondo leggermente
offesa.
«Sai
che non sono uscita, dove l’avrei
trovata un’estetista?»
Non
può controbattere, soprattutto dopo
che le ho spiegato con dovizia di particolari, passaggio per passaggio,
i vari
strati di smalto che ho usato: prima bianco, poi blu notte, poi ancora
azzurro
cangiante, quindi vari
tocchi fuxia e
gialli, e per finire una bella mano di trasparente coi brillantini. Mi
ci è
voluta più di un’ora... ma
d’altronde, che altro avevo da fare,
sola, nella mia camera?
Mi
sembra convinta, e perché no, anche
ammirata.
«
Aspetta che le fotografo e le metto
sul nostro blog, vedrai quanti followers avrà il tuo
“Space Style”!»
Annuisco e continuo ad
osservare orgogliosa
le unghie effetto cosmo che .le
ho appena mostrato. Sono splendide, è vero, e faranno un
figurone con l’elegante
abito lungo blu, che mi sono comprata per la serata di gala che si
terrà dopo
la convention di mercoledì prossimo a Boston. Peccato che
qui, nel deserto, si
rovineranno nel giro di poche ore. Béh,
poco male, vorrà dire che le rifarò
martedì. E’ mia abitudine provare e
riprovare ogni cosa in modo meticoloso: odio
l’improvvisazione, anche in
semplici attività come la cura delle mani.
...
Però, ha ragione Rose, mi stanno proprio bene!...
Chissà, se non avessi
intrapreso una carriera tecnica, col fisico e il gusto che mi ritrovo, forse avrei potuto sfondare nel
mondo
della moda!
Esco
dal mio sogno ad occhi aperti, con
la consapevolezza che, il mestiere che svolgo rispecchia in pieno
quello che mi
è sempre piaciuto fare, e presto mi darà anche la
grande opportunità di volare
nello spazio: cosa che non capita certo a chiunque.
Sollevo
lo sguardo e lo lascio scorrere
sui colleghi al mio fianco.
Sono
seduta vicino alla mia bionda amica
ed ad Angela, al tavolo da riunioni, nella fresca penombra della
struttura da
campo della NASA. Di fronte a noi Mike e Tyler stanno parlando
dell’esercitazione appena conclusa: mi sembra che discutano
di sistemi di
orientamento, ma ciò che cattura
effettivamente
la mia attenzione è un
riferimento a
Cullen.
«…
E’ che mi sembra che se ne
approfitti, che voglia fare il superuomo... non che non sia bravo,
intendimi,
ma il fatto di essersi messo col Comandante, non gli dà il
diritto di tirarsela
così tanto...», Tyler sta borbottando sottovoce,
ma non credo di essermi
sbagliata. Mi volto verso le ragazze, che però sono intente
a controllare un non
so cosa sul tablet di Angela. Alla mia sinistra, Jasper, comodamente
affondato
nella sedia a capotavola, si rigira pensieroso una mela nella mano
mentre
osserva la scena. Capto al volo un suo sguardo complice. Anche lui,
quindi, ha sentito
il commento di Crowley. Me lo indica con un cenno del capo e una
smorfia sulle
labbra. Sbuffo e, a gesti,
gli faccio
capire che sono indispettita da ciò che ho sentito e vorrei
prendere
provvedimenti. Sia Mike che Tyler fanno parte del mio team scientifico:
comprendo
che possano sentirsi un po’ invidiosi della
popolarità dei
piloti, ma a tutto
c’è un limite.
Jasper
sorride e scuote silenziosamente
il capo.
“Lascia perdere, non ne vale la pena...” mi stanno dicendo i suoi occhi. Poi sfrega
la mela, lucidandola sui pantaloni della tuta, e la porta lento alla
bocca.
Mmh,
guarda come la
morde. La visione mi toglie il respiro.
Un fremito mi corre lungo la schiena e non riesco a togliere lo sguardo
da lui.
Chissà
se si rende conto di quanto sia sexy quel
gesto.
Lo
schiocco deciso del boccone, mi
riporta alla
realtà.
E’
sempre stato così malizioso? Non ricordo di averlo mai
notato.
Per
scacciare il
momento d’imbarazzo, allungo una mano e
prendo anch’io una mela dal cestino colmo posto sul tavolo.
«
Buona?» Gli chiedo con disinvoltura.
«
Buo-ni-ssima ». Risponde fissandomi
divertito.
Mi
sembra o non sta parlando della mela? Scuoto
la testa e, lusingata dal velato complimento, mi alzo fuggendo alla
ricerca di
Bella che mi pare di aver sentito rientrare, finalmente, dalla
spedizione nel
deserto.
E’
molto in ritardo, tutti gli altri
gruppi sono tornati da più di un’ora.
Mi
piacerebbe lasciarle un attimo di
respiro, ma non c’è tempo, dobbiamo parlare del
programma di lavoro a Houston
che purtroppo, tra intoppi e cambi di programma, sta sommando ritardi
mostruosi.
La
trovo poco oltre il recinto del
campo, vicino alla parabola ricevente, intenta in una fitta discussione
con Cullen.
Certo che se continuano
ad appartarsi così, non possono pretendere
che nessuno parli di loro!
Mi
schiarisco la voce, per segnalare la
mia presenza.
«
Disturbo?» Domando con un sorriso.
Due
visi sorpresi, si voltano verso di
me, imbarazzati dietro le lenti scure.
Si
rilassano, alla mia vista, ma mi
rimane l’impressione di aver interrotto qualcosa di
importante.
«
Scusate, tutto ok?» Azzardo.
«
Sì, va tutto benissimo ». Risponde
Bella con un gran sorriso. Si volta verso Edward e con una leggera
carezza sul
braccio si congeda da lui: « Continuiamo il discorso
più tardi ».
Edward
non risponde, ma le regala un
sorriso talmente splendente da far sciogliere i ghiacciai millenari.
Ci
incamminiamo, io e lei, verso la
tenda principale. I nostri passi risuonano sordi sul suolo duro coperto
da un
leggero strato di polvere rossastra che si alza in dense nuvolette.
«
Oddio, Bella. Quando siete insieme, tu
ed Edward emanate una carica sessuale da porno divi! » Rido,
mimando una
esagerata eccitazione.
«Addirittura!
Secondo me sei solo
invidiosa. Ma in effetti sì, le cose tra noi vanno alla
grande, non posso
lamentarmi. Ora, poi, che ho anche la benedizione di Rogers… potrei voler di
più dalla vita?» Ghigna con
una punta di ironia nella voce.
«Lo
hai informato? E quando?»
«Poco
fa, mentre ero con Jake nel
deserto. Mi ha raggiunta a bordo di un elicottero».
Annuisco.
L’ho visto sorvolare i
dintorni. Ecco cosa ci faceva il Black Hawk da queste parti.
«
E quindi…? » La incalzo.
«E
quindi, cosa? »
Se
c’è un difetto di Bella che mi ha
sempre fatto incazzare a morte, è la sua reticenza a
raccontare di sé stessa.
«
Cosa ti ha detto! » Sbuffo,
spazientita di dover insistere così tanto.
«Sintetizzando,
suggerisce di creare alla
nostra coppia una immagine mediatica romantica, che faccia impazzire
l’opinione
pubblica… Giusto per pararci il culo, dice lui».
Replica procedendo a passo
spedito.
(Bella)
Mentre
camminiamo sotto il sole
splendente, sento Alice borbottare, inquieta.
«Ah,
penso che il Generale, abbia
ragione» sospira. « E..., non fraintendermi, sono
felicissima per voi, ma tutto
questo fermento amoroso, messo in bella mostra, rallenterà
ancora di più i
tempi della nostra spedizione. E sai anche tu che siamo tremendamente
in
ritardo.» Mi agita sotto il naso un ditino ben curato,
continuando la sua
filippica.
«
Vedi, sono sicura che Rose suggerirà
di inserire la vostra prima uscita ufficiale all’interno del
convegno a Boston.
Così anche tu ed Edward dovrete venire con noi e il lavoro
sulla Calypso verrà
sospeso di nuovo.»
Cerco
di inserirmi nel suo monologo, ma
mi zittisce senza pietà. E’ nervosa a causa mia, e
ne sono veramente
dispiaciuta. Le cingo le spalle con un braccio in un moto
d’affetto. Siamo
amiche da tanto tempo e nessun problema è mai riuscito ad
allontanarci. Spero
ardentemente che non succeda ora.
«Aahhh,
ma non devi pensare che questo
mi colga impreparata, sai» continua, «ho
già trovato una soluzione: non saremo
presenti per un paio di giorni a metà della settimana
prossima? Bene,
lavoreremo questo week end, e forse anche quello dopo.»
Wow,
questo sì che è prendere decisioni alla svelta!
«Okay,
se gli altri saranno d’accordo, …
ma non posso costringere nessuno a lavorare nei giorni festivi, lo sai.
» Le
dico mentre valuto al volo pro e contro della sua proposta.
«Bene.
A questo punto non ci resta che
andare a parlare con Rose».
Alice
si divincola, cambia direzione
bruscamente e mi trascina, tirandomi per un gomito, verso il
laboratorio mobile.
****
«
Mmh, voi la fate facile», ci dice Rose
controllando il planning del viaggio muovendo agile le dita sullo
schermo touch
del suo tablet.
Seduti
vicino a lei, ci sono anche
Angela, Eric ed Emmett.
«Ma,
se già era stato difficile trovare
le camere quando le ho prenotate, ora a pochi giorni
all’evento, ci vorrà un
miracolo perché ne sia rimasta una libera per te e per
Edward.»
«
Eddai, come sei esagerata, si tratta
solo di una in più, no?» Risponde Alice
strizzandomi l’occhio.
«Ahhhh,
ecco. Perché non ci sono
arrivata da sola?» Sbotta esasperata Rose alzando occhi e
braccia al cielo. «Avresti
ragione, cara la mia spiritosa, se non fosse che nel distretto del MIT,
nello
stesso periodo, si tiene una fiera-mercato di numismatica che richiama
visitatori da tutto il mondo». Scandisce lenta, in modo che
la notizia venga
recepita da noi in tutta la sua drammaticità.
«Io
però potrei risolvere il problema
andando a dormire dai miei, e…» si volta verso un
McCarty assorto nei suoi
pensieri, «sarebbe un’ottima occasione per farti
conoscere la mia famiglia, se
mi accompagni ».
Lui
sgrana leggermente gli occhi,
sorpreso.
«Eh,
no baby, io non faccio parte del pacchetto
vacanza.» Dice alzando le mani come per scusarsi delle sue
parole. Il sorriso
che gli illuminava il viso si gela per un attimo in una smorfia, ma
torna
subito ad essere la solita meravigliosa parata di denti bianchissimi e
perfettamente
allineati.
«Ma…
sarebbe un onore, per me Rose,
credimi.» Poi si abbassa e le sussurra qualcosa
all’orecchio, ed esce dalla
stanza sogghignando.
Lei
scuote la testa e quando si volta verso Alice, ha gli occhi lucidi e un gran sorriso stampato
sul volto.
«Ok,
faremo così: io e TE andremo
a casa dai miei, mentre Bella ed Edward
occuperanno la nostra stanza dell’hotel. Ma che sia chiaro:
mia madre dovrà
rimanere allo scuro di tutto fino all’ultimo, altrimenti ci
troveremo
invischiate in estenuanti pranzi con tutti i parenti!»
«Promesso»,
replica allegra Alice
battendo le mani, «Non vedo l’ora di rivedere tua
madre, ed essere informata sui
pettegolezzi di Boston degli ultimi anni. Ma adesso scusateci, io e
Bella
dobbiamo tornare al lavoro».
Mi
alzo e la seguo, mentre Rose, Eric e
Angela si tuffano a capofitto in una discussione sulle modifiche del
programma
già organizzato.
Durante
lo spostamento, rimugino sulla
frase sfuggita dalla labbra di Rose poco prima. Con un calcio, colpisco
sovrappensiero
un sasso sulla mia strada, che atterra con un tonfo sordo alcuni
metri più
avanti.
Mmhh,
mi spiace proprio, ma Emmett deve rimanere a Houston. In
assenza mia e
di Alice, è l’ufficiale più in alto in
grado.
Alice
mi lancia uno sguardo comprensivo
mentre scosta la tela della tenda principale. «Lo sa anche
lei, tranquilla», mi
rassicura quasi come se mi avesse letto nel pensiero.
****
Sono
le otto di sera, la notte ha già preso il posto del giorno,
e finalmente non
sto più soffocando dal caldo. Proprio non si potrebbe
resistere in questa landa
infuocata in piena estate, e ringrazio di nuovo i colleghi degli uffici
centrali della NASA che, stranamente,
sono stati così gentili da consigliarci di anticipare la
nostra trasferta.
Mi
trovo all’interno nel laboratorio
astronomico, dove i condizionatori mantengono computer
e macchinari a temperatura costante.
L’aria fresca dal leggero odore di eucalipto del
disinfettante per i filtri, mi
ghiaccia il sudore sulla pelle e mi fa rabbrividire. Mi tolgo la giacca
umida
della mimetica e indosso quella che mi sono portata dietro. Rimpiango
di non
aver avuto il tempo di fare una doccia, ma ho prenotato il collegamento
via
satellite con La Stazione Spaziale Internazionale per le 20.15 e mi
devo
affrettare. Sfilo, infine, anche l’auricolare del telefono
che, ormai, mi si
era fuso all’orecchio: oggi credo che solo mia madre si sia
dimenticata di
chiamarmi, e di questo la ringrazio.
Sto aspettando che Edward
finisca di
registrare i risultati delle visite mediche post esercitazione.
E’ il nostro
turno di lavoro e
tra i vari test che
dobbiamo completare, ce n’è uno un po’
speciale che ho tenuto da parte proprio da
fare con lui.
Dovrebbe
arrivare a momenti…
Inganno
l’attesa digitando sulla tastiera la serie infinita di numeri
e lettere che corrispondono
alle coordinate dell’ISS che in questi giorni sta orbitando
sul nostro
emisfero. Dopo qualche attimo gli ingranaggi meccanici della gigantesca
parabola, che si erge nel recinto dell’osservatorio, ruotano posizionandola nel punto esatto del
quadrante del cielo che
ho impostato, pronta a ricevere. Un display a led azzurri mi avverte
che la
trasmissione sarà operativa tra poco meno di cinque
minuti…
Su
Edward, sbrigati…
Lo
“suiss…” ovattato della porta
pneumatica, mi annuncia il suo ingresso.
Con
un sospiro di sollievo ascolto i
suoi passi che si avvicinano, leggeri.
Come
sempre il mio fisico risponde alla sua presenza: è come se
ogni terminale
nervoso periferico si espandesse, e condividesse con lui parte della
sua
energia, ottenendo il risultato di farmi sentire
più… leggera. E più in
simbiosi.
Mi
appoggia le mani sulle spalle e il
viso all’altezza dell’orecchio.
«Scusa»
sussurra, « Sono molto in
ritardo?»
«No,
per fortuna». Non sono arrabbiata e
non cerco nemmeno di far finta. Con un sorriso dolce sulle labbra, si
sposta al
mio fianco.
Gli
lancio, languida, un’occhiata: la
tenue luminescenza bluastra che schiarisce l’ambiente, non
altera la sua
mascolina bellezza.
«Preparati,
mancano due minuti
all’apertura del segnale. Sul foglio che hai davanti, ci sono
le coordinate dei
settori stellari che ci ha spedito il telescopio Hubble.»
«Okay,
Comandante. Ma non c’è nemmeno il
tempo per un bacio veloce?» Il suo viso si incupisce, ma gli
leggo una nota
scherzosa.
Mi
scappa una risatina: è così tenero con
quel suo finto broncio!
«Per
quello il tempo lo si trova sempre».
Lo
colgo di sorpresa afferrandolo per il
bavero della giacca, lo
tiro verso di
me, e gli stampo un rapido bacio a labbra chiuse. Pochi secondi dopo
sono di
nuovo al mio posto, di fronte alla console. Con la coda
dell’occhio lo vedo che
mi fissa con un’espressione stupefatta.
«Wow,
Bella, sei una vera romanticona».
Sghignazzo
mentre lo invito a
concentrarsi sullo schermo. Un insistente bip bip ci segnala
l’inizio della
connessione con lo spazio.
«Dal
quadrante Beta 4, spostati di 32
gradi verso il quadrante Gamma» gli ordino.
Siamo
all’ultimo esercizio del programma
di orientamento astronomico. Sono molto soddisfatta. Edward si
è dimostrato acuto
anche nell’utilizzo delle coordinate stellari.
Verrà il momento in cui ci
concentreremo principalmente sulla navigazione, ma per ora va bene
così.
Mi
sento più rilassata, ma ho freddo e sono
stanca. Prima, però, di concludere questa interminabile
giornata, mi è rimasta
un’ultima cosa da fare. E’ un piccolo esperimento, che dovrebbe ricompensarci
di tanti sacrifici.
Estraggo
dalla tasca dei pantaloni una
copia della mail che mi è arrivata alcuni giorni fa dai
colleghi del Goddar
Space Flight Center del Maryland. Si tratta di una ricerca sulle stelle
antiche, risalenti al periodo del Big Bang.
«Abbiamo
ancora dieci minuti di
collegamento coll’ ISS. Ti andrebbe di sentire i suoni
dell’universo?» Gli
chiedo abbracciandolo con trasporto.
«Mmh,
e cosa sarebbe, una specie di
musica NewAge?» Mi risponde ricambiando la stretta.
«No,
assomiglia di più al canto delle
balene» sussurro mentre ad occhi chiusi mi gusto il suo
contatto. Lui si
abbassa e mi bacia, leggero e dolcissimo. Il cuore mi batte
così forte che
sento il rimbombo nelle orecchie.
«Oh
sì, amore, e
non vedo l’ora di essere con te lassù, tra
le stelle».
I
suoi occhi brillano commossi, assurdamente
incolori in questa luce da acquario. Mi ipnotizzano. Con fatica riprendo il controllo dei
miei arti e attivo
un selettore sulla pulsantiera al mio fianco, ma sarei tentata di lasciar perdere tutto per buttarmi a
capofitto su
di lui.
Il
fatto è che non ho controllato: c’è un
sistema di chiusura interna, in questa
stanza?
Finito. Spero non siate rimaste troppo deluse dal fatto che ho troncato un possibile momento hot... ma non potevo andare oltre, ci avrei messo altre tre settimane a postare, altrimenti.
I suoni dell'universo li ho veramente, ve li metto la prossima volta, come pure il pezzo hot... è un po' che i due piccioncini non ci fanno sognare...
Ora vi lascio sul serio. Buona settimana,
T