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Autore: Sakura Haruno    14/04/2008    1 recensioni
Ok,io sono la vostra Hinata-chan 6 che usa l'account di sua sorella per pubblicare le sue CARE fanfiction. Comunque aspettatevi molti racconti con Hinata, visto che io sono fissata con questo personaggio... Comunque questa è una storia che vede proprio come preotagonista lei ( Che originalità, non si era capito...nd Mia sorella) che si ritroverà ad affrontare tre dure prove per essere accettata dalla sua famiglia, durante le quali avverrà una metamorfosi... e se volete saperne di più leggete... E' principalmente una Hina/Naru, con piccole comparse, se ho voglia, di altre coppie, ma le sicure sono: PARING: Hina/Naru! e bastA! OLè! LE COMPARSE... NN VE LE DICO MICA! BWAHAHAHAH! P.S: non potrò aggiornare molto velocemente per problemi di tempo e voglia... visto che nell'ultimo periodo i commenti sono calati. Grazie cmnq, baci Suru_chan ( pps: non abbandonerò mai qst ff, è una questione di principio. =-= nn dubitate!)
Genere: Romantico, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Altri, Naruto Uzumaki
Note: Lemon, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Elogio alla vendetta

Profonde scuse. Faccio schifo io e fa schifo il nuovo chap. Beh, cmnq metto giù un azzardo: Leggete la fic che sto scrivendo con Neji Hyuuga  è  Missing in a loom- Dispersi in una tela. Anche se nn si vede ancora la NaruHIna arriverà, fidatevi. Nel prossimo chap, sarà limpida come il chiaro di luna.

Cmnq, ho deciso di cambiare amore. Scoprirete presto chi sarà. Kiba scartato e… beh. Sorpresa. Cmnq, scusate per il ritardo, ma il 22 ho una recita e la preparazione agli esami mi uccide. E in + il chap si era cancellato. Scusate il ritardo, lo scritto da schifo e la corposità minore. Beh, baci e spero di sentire il votro affetto ancora, nonostante nn me lo meriti.

P.S: anche se nn sembra, mi sn impegnata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inizio Elogio alla vendetta:

 

 

 

 

 

 Memore dei miei desideri, osservo il cielo, ancora una volta dipinto della mia sorte. Penso che, come ogni cuore, come ogni stella del firmamento, il mio corpo sia destinato a discendere, decomporsi su di un terreno di gigli e lacrime. Risplenderò per l’ultima volta, prima dell’ultima stagione.

Una volta qualcuno mi ricordò che l’autunno è la più bella delle stagioni. La bellezza eterna, che affiora per un’ultima volta, si concede un conclusivo attimo d’attenzione, prima di decadere e dare vita a nuovi fiordalisi. Li avrei osservati, per un’ultima volta, con attenzione, piangendo, credendo che quella sarebbe stata l’ultima rinascita a cui io sarei riuscita ad assistere. Allora nuovi gigli sarebbero sbocciati da lacrime trascinate dal destino. Qualcuno sarebbe riuscito a vederle? Non penso e non lo pensavo un tempo…

Allora mi chiedo perché una cosa così semplice come la morte, mi faccia tanta paura. Potrò sentire il suo tocco, il giorno che morirò, ne sono certa. Lo vorrò comprendere, quel piccolo dettaglio che mi porterà a ricordare per sempre il momento in cui, dalla mia morte, sarebbero nati nuovi frutti, altre vite avrebbero continuato il loro corso, come nell’equilibrio precario di una tela, tessiture di fili che verranno percorsi da uomini, funamboli attenti con l’orrore impresso nelle iridi.

Prometto, Hinata, che lo riconoscerò, quel dettaglio che cambierà il mio percorso trascinandomi in una nuova tessitura, quella che mi trainerà, lentamente, impercettibilmente, verso la caduta, come una rosa che perde i suoi petali lungo il sentiero.

Vederti disperare, è stato il più grande dei dolori. Mi hai lasciato qui, ad attendere, insieme ai tuoi parenti, quei pochi che ti vogliono davvero bene.

Ti ho osservato darti tormento, senza parlare, perché temevo, temevo qualcosa che non conoscevo. Ora rimpiango il mio stato, rimpiango me stessa, che è distesa nel tuo letto attendendo il tuo ritorno.

Ho pianto molto, nella mia esistenza. Perché non farlo anche ora? Forse non ne sento il bisogno. Eppure mi sembra che niente abbia senso. Non so dove mi porterà la mia tela, non so dove la notte mi possa condurre e prego per te, Hinata, prego che tu possa ritrovare la strada, mi possa perdonare e tornare, tornare a dirmi della tua cotta precoce.

Voglio desiderio, libertà. Riuscirai a portare aria fresca nel mio vento, dolce Hinata?

Una domanda che rivolgo più che altro a me stessa, la ragazza che nessuno conosce veramente. In realtà, Yukiko non sono io, ma solo un’effige, lo scudo delle mie paure, dei terrori.

“Allora perchè mentire, timida Suru?”

               -Pensiero di Yukiko, notte in cui Hinata è scappata dopo le tre prove.-


Hinata osservava, senza sorprese, con assenza, la luce che si espanse nell’aria, riprodotta dalle finestre. Le si imbatté nello sguardo, incantandola. Non vide niente, per un attimo, un singolo momento in cui perse la ragione, per poi riacquisire coscienza con più chiarezza di prima, con trasparenza e terrore. Scorsero le memorie di una giornata, i ricordi di una notte si rispecchiarono nelle sue iridi e ne creavano giochi di luce, acqua che sgorgava, lacrime trattenute e respinte. Hinata rifiutò se stessa, la debole che era sempre stata. Basta dolore, basta cecità. Una nuova speranza di mutamento, l’unico squarcio di una nuova vita. Hinata, vuole cambiare la sua tela…

 

Osservare con attenzione un viso, ricordarne i lineamenti, la semplice fisionomia, è più difficile di quanto uno creda. La ragazza aveva paura di dimenticare, dimenticare i dettagli di quella notte, la posizione delle braccia che la sorreggevano vigorose e il volto addormentato di un ragazzo rapito. Non è sicura della sua volontà, ma si avvicina lentamente alle labbra di Naruto. Spera di poter toccare un giorno quel sorriso, condividerlo, assolverlo. Lo volle per sé, solo per sé.

Rifiutò i propri desideri, decise di attendere, senza incertezze.
Si sentii una stupida, l’ingenua riproduzione di una speranza. Perché portare dolore anche nel cuore di chi non ha colpa? Stupida, stupida Hinata.

Si alzò di scatto, appena dondolante. Risentiva della fatica, era vestita di sangue e stracci, solo il penetrante ricordo di quella sera.

Hinata si allontanò dal letto, da Naruto e da quella sensazione di colpevolezza, complicità.

Donò un ultimo sguardo al volto ancora addormentato del ragazzo, evidenziato dall’abbraccio caldo del sole.

Quando oltrepassò la porta per raggiungere la piazza, Hinata sentì Naruto più distante che mai. Era lontano, è vero. Dannatamente distante al suo corpo, ma ancora abbracciava i suoi pensieri.   

Deglutì appena, a un passo dal portone, ad un passo dalle strade di Konoha, in cui la luce l’avrebbe accecata, dove gli sguardi curiosi e pezzenti le avrebbero dato le vertigini, dove ogni azione era giudicata.

Emise un respiro profondo prima di varcare le soglie dell’inferno.

 

Mentre camminava, le sembrò di avere conficcato nella pelle ogni sguardo indiscreto, si sentiva il fiato delle corali addosso. Era come morire, ricevere una frustata ad ogni bisbiglio, a qualsiasi sussurro indisponente. Ancora una volta, la rabbia le percorreva i pensieri, la vendetta era la sua ricerca. Sentiva le ferite di un’umiliazione perpetua, le bruciavano di dolore, d’odio, d’astio.

Occhi irti la osservavano camminare con l’attenzione di serpenti affamati. Il veleno che emettevano era il più letale.

Era sporca, unta di sangue, marchiata di un segno indelebile. Era così che si sentiva. Era così che era. Solo una macchia nella società, un giglio più avvenente degli altri che lentamente appassiva e che nessuno voleva. Gelosia, rabbia, vendetta… fiere senza destino, senza futuro. Nascono e sono sostenute dal presente, lo erodono fino alla fine, finché non si sgretola. Create per distruggere e per sollevare. Mai fato più crudele.

 

 

Intravedeva casa Hyuuga, la ragazza sfortunata. Vedeva già il tetto pomposo affiancato a mille altre case simili. Si sentii trascinare dalla vergogna in un baratro di sofferenza. Aveva oltrepassato un confine che non riusciva a sostenere ed ora ne pagava le conseguenze.

Ripensò ai suoi sbagli, a quella notte, a Naruto ed a ogni altra cosa che le veniva in mente. Ancora soprappensiero sospirò, attraversando i ciottoli del giardino Hyuuga.

Capì che in realtà non aveva colpa, che il mostro non era lei, e nemmeno Naruto, ma erano loro, tutti coloro che l’avevano iniziata ad odiare, tutti coloro che lei stessa odiava.

Hinata aveva ragione, chi non sa insegnare, insegna agli insegnanti e sono quest’ultimi a pagarne le conseguenze. Sono i più potenti, e quelli più stupidi, a comandare quelli che realmente sanno fare. Neji ne è la prova, tutto il clan Hyuuga lo è. Sono solo vermi, vermi che condannano senza incertezze coloro che in realtà sanno. Così gira il mondo e la società.

Sua madre ne era diventata vittima. Perché rinchiuderla sennò. Il destino, le ha riservato un dessert di sangue e morte.

Solo un governo formato da ipocriti, vergato nelle bugie e nel sangue.

Così Hinata scelse la vendetta, tra tutte le bestie dei peccati che la alloggiavano. Scelse quella più crudele e possente, la decisione più cruda e rude. Suo padre l’avrebbe pagata.

La vendetta appagava Hinata, mentre sorridente suonava alla porta. Da quel momento tutto sembrò aumentare velocità.

Seguirono dei passi, veloci e agili. Hinata si aspettò di vedere una domestica ed invece, quando la porta si aprì con tanta velocità da non rendersene nemmeno conto, la kunoichi vide Neji e Hanabi, stremati, che la osservavano con la faccia inebetita di due che pensano di aver visto un miraggio. Ancora storditi, riuscirono entrambi ad evocare con l’elasticità e la volubilità dei loro sguardi il nome della ragazza.

Lei sorrise affettuosa, quasi fossero dei bambinii appena nati.

Avevano gli occhi incavati dalle occhiaie e le loro tristi pupille vagavano per il corpo della ragazza come in cerca di una conferma.

L’illuminazione seguì con la velocità di un fulmine. Arrivò non appena Hanabi si ritrovò tra le braccia della sorella, in cerca di affetto, tra le lacrime e la stoffa di un kimono eroso. Neji sorrise appena, trattenendo il suo entusiasmo, nonostante dentro sé infuriasse una guerra di domande e dispiacere, di tormenti e rancore.

-Madamigella Hanabi… lasci stare sua sorella, deve riposare.- il ragazzo staccò la ragazzina dalle braccia di sua sorella che subito si ricompose, cercando di trattenere le lacrime. Sorprendente come una bambina di quell’età tenesse al suo comportamento. Hinata percepiva l’ipocrisia di sua sorella, una finzione illusoria, che Hanabi non sapeva di evolvere.   

-Grazie Neji-niisan… di tutto.-

Esposte parole d’amabilità, Hinata si diresse verso camera sua, lasciando i due parenti alla porta, che speravano in un cambiamento, in un futuro dal sapore più zuccherino.

Ripensò che in fondo il mondo non fosse così ostile, non così crudele come lei credeva. Forse c’era ancora una speranza, nei cuori di chi ancora desiderava e attendeva che i suoi sogni potessero realizzarsi, un giorno o l’altro.

 

Hinata spalancò la porta, osservando la finestra aperta emettere sospiri del vento. Il sole decorava appena la stanza, investendo una ragazza adagiata sul letto il cui respiro era flebile e addormentato. Aveva ancora indosso il kimono, mentre sulle coperte bianche si dipingeva una chioma castana, sparsa nel tessuto come una districata tela. Lei era l’unica a non poter cambiare il suo destino.

-Yukiko-chan… - Hinata si diresse verso l’amica, con riluttanza. La scosse appena, quel poco che bastava per svegliarla. Un gemito si distribuì nella stanza con l’acutezza di un eco. Yukiko emise un urlo strozzato dalla sorpresa, penetrando nel timpano della kunoichi.

-Hinata-chan!- disse con velocità estrema -Ma dove eri finita? Mi hai fatto preoccupare…-

- Sumimasen Yukiko-chan…ma avevo bisogno di pensare.- Hinata sospirò abbracciando la ragazza -Ed ora devo fare una cosa… è importante. Capisci?-

- Tipo una doccia?- tentò di sdrammatizzare Yukiko ridendo appena, Hinata sorrise dolcemente, divertita – No, scherzo… vai pure… io intanto mi riposo ancora un po’…- emise una smorfia, staccandosi dalla ragazza e ricadendo nel letto.

- Oppure invece di rimanere a dormire tutto il giorno… potresti andare a rassicurare i miei amici… magari iniziando dai miei compagni di squadra…come… non so… Kiba-kun per esempio?- Hinata sorrise maliziosa verso l’amica mentre l’altra arrossiva avidamente.

- Non ci penso nemmeno…- lamentò in un sospiro.

Hinata la osservò, mentre si copriva il volto con le coperte.

Sembrava ancora una bambina, che chiedeva di poter dormire di più alla madre. In effetti, lo era davvero.

- Va bene, tu dormi ancora, riposati. Io intanto devo fare delle cose…- Hinata si mosse i capelli con un gesto secco- tra cui una doccia…- rise di gusto, abbandonando una dolce carezza all’amica. Poi si diresse fuori, chiudendo gradevolmente la porta.

 

 

L’acqua scorreva veloce, dubitante.

Le percorreva il corpo, facendole credere ti ritrovarsi tra le braccia di un’illusione.

Abbandonò un sospiro, lasciandosi sfuggire le note di una canzone.

Hinata odiava poche cose. Non aveva mai chiesto niente a nessuno, aveva sempre vissuto da sola.

Allora perchè d’un tratto la sua lussuria era messa a dura prova?

 

L’acqua la ripuliva dai peccati. Le invadeva la pelle, trascinando via il sangue.

Come quando era piccola, sotto una cascata di sorgente pura, al centro di un giardino zen, accovacciò le mani davanti al seno, a qualche centimetro di distanza. Creò una conca con i palmi degli arti, lasciando che il liquido scorresse intaccato dal suo corpo.

Il ruscello le bagnava i capelli, ed il rivolo era freddo. Gelido, come il ghiaccio che avvolgeva i fiori della riserva d’inverno. Chissà che effetto avrebbero se destate rimanessero congelati. Certo, sarebbe uno spreco…

Dischiuse gli occhi, mentre la penetrazione dell’inverno avvolgeva ogni pensiero. Persino i suoi sogni risentivano di quel tocco: vagheggiò di stendersi tra la neve della montagna nel paese delle cascate. Immaginò che non la lasciasse respirare bene, quel candore esagerato, e così decise di addormentarsi. Di colpo, il suo corpo non riaprì più gli occhi, immerso da quella neve.

La vera Hinata osservava quella addormentata con un piccolo pensiero di pentimento e gelosia.” Almeno tu hai cessato la tua esistenza con un bel ricordo impresso in mente…” pensò, abbassando il volto verso l’acqua che fluiva tra le sue mani congiunte ” Io dovrò ancora soffrire molto…”.

Il ghiaccio le dona l’assunzione. Se mai avesse commesso dei peccati, adesso si ritrovava di nuovo pura. Il suo corpo era flagellato a dovere, immerso tra potenti correnti fredde.

Come mille aghi che la trafiggevano, la doccia abbandonava movimenti cuneiformi e rettilinei, riproducendo il suono di un torrente lontano.

Ma alla fine terminerà questo fiume, o continuerà a fluire imbevuto di sangue…?

 

Hinata percorreva i corridoi di casa Hyuuga, affiancata da sguardi curiosi e invadenti. La additavano in lontananza, senza che lei potesse vederli ne sentirli. Eppure li percepiva, così seccanti e maliziosi.

Sfiorò la leggera stoffa del semplice kimono che indossava, inclinandola leggermente. Giocò con lo sfuggente obi, boccheggiando le parole della canzone.

Da lontano scorse il termine dell’androne, culminante nella porta della camera della madre.

Si rese conto, che se voleva avere almeno una possibilità di sopravvivere in quel mondo, avrebbe dovuto combattere per sfuggire alla morte.

Sorrise di gusto, inclinando la voce in una risata di smania.

Le danze, ebbero inizio quando la porta si aprì per la seconda volta in 10 anni.

Fu lì, che qualcosa scattò, insieme alla serratura.

 

-Cosa ci farà la dentro, non lo so…- bisbigliò una donna anziana, che lavorava per la famiglia ormai da molti anni, rivolta ad una ragazza indubbiamente più giovane.

- Perché? Cosa c’è in quella stanza…? – l’aiutante corrugò la fronte, scrutando le spalle della vecchia. Quella continuò a sbattere una bacchetta sul futon, lasciando che il vento del balcone trascinasse via la polvere.

– Sua madre ha vissuto là per anni… padron Hiashi-sama ordinò che da quella porta nessuno avrebbe dovuto passare, e così fu. Non so chi le passava le vivande, ma qualcuno era addetto a portarle i pasti.- sussurrò, ormai annoiata da quella storia.

La giovane le passò un altro futon, recuperando quello pulito – E dopo?- domandò educatamente, tentando di non far perdere la pazienza alla superiora.

 -Dopo? Beh...accade qualcosa, e la donna morì… eppure il volere del padrone era stato rispettato, la porta rimase chiusa per anni, che lei fosse dentro o No. L’ordine è stato rispettato fino a oggi, senza eccezioni… ma ora che quella ragazzina è entrata, non so come Hiashi-sama reagirà. – bloccò il movimento circolare della mano, osservando per qualche minuto la polvere che ricadeva nell’aria come sabbia dorata – Comunque saranno affari suoi.- poi, riprese silenziosa il suo lavoro.

 

 

Hinata uscì, senza guardare in faccia nessuno. Lasciò la porta aperta, in modo che si intravedesse la luce per anni angustiata al di fuori della stanza che finalmente riprendeva vita tra quelle mura.

Si sfiorò i freschi capelli, odorando la brezza di pesco.

Non indossava più il solito kimono. Adesso, brillava di un altro chiarore.

Scese le scale, silenziosa, muovendo appena i sandali nel tatami.

L’aroma aspro e seducente del thè raggiunse il suo olfatto già a metà ingresso. La colazione doveva essere già iniziata, poiché le voci che arrivavano erano sonore, ma le parole sfuggenti come aria.

Raggiunse con furia impercettibile l’accecante luce mattutina della cucina.

Trattenne in respiro nel momento in cui dovette varcare la soglia. Quella sala sarebbe diventata una tortura, ma questa volta non per lei.

Insormontabile, sorrise, udendo il gemito del padre provenire dalla stanza.

Un movimento, e fu finalmente dentro.

 

Qualcosa, in quel momento, si spezzò.

Un vetro infranse la stabilità del silenzio, quello che aveva accompagnato l’entrata quieta di Hinata. Si era seduta, lasciando scivolare il lembo del kimono sopra il tavolo.

E poi eccoli, mille vetri che si spargono sul ripiano di legno.

Le inclinazioni della luce proiettavano lo sguardo di Hinata altrove, verso le frontiere dell’accettazione, verso il confine dell’impudenza. Ed ora, eccolo, il gesto che le fece superare una nuova dogana.

Osservò il padre. Gli era davanti, quando i loro sguardi si scontarono con ambiguità.

La furia della tempesta si sentì quando la figlia, senza mai scostare lo sguardo, divise le bacchette con un colpo netto, recuperando una porzione di sushi avvolta nell’alga. I suoi movimenti fluidi e spontanei affascinavano. Era come vedere la perfetta coreografia di una ballerina classica ancora sul palco. E in tutto questo, la concentrazione non faceva altro che liberare armonia, increspando le sue labbra in un ridondante sorriso.

Sorrise per la prima volta alla presenza del padre. Rise di lui, del suo volto irritato e sofferente. Aveva ancora i vetri del bicchiere infilati nella mano, ed emetteva strani gemiti d’ira.

Le sfuggì una risata, mentre posava in bocca la razione di pesce crudo.

-Levati quel kimono.- boccheggiò irritato Hiashi, nella completa neutralità dei presenti. L’uomo abbassò lo sguardo, intento a sfilarsi le frantumazioni del labile cristallo dall’arto. Il sangue colava, usciva ininterrotto. Hinata non poté che elogiarsi, compiacere del suo raffinato piano. Bisogna sopraffare, per non essere sopraffatti.

- Avete sentito parlare di quell’occidentale? Si, quello che ha elaborato una nuova teoria sulla natura umana e animale…- cominciò ad interloquire la giovane, scostandosi elegantemente le maniche del lungo kimono.

- Hinata, non provare mai più ad indossare un vecchio kimono di tua madre… non te lo permetto. Levalo. Ora appartiene al passato.- Hinata non lo ascoltò nemmeno, sorseggiando il thè con maestria. Continuò dolcemente il suo discorso, senza mai degnare di uno sguardo il padre -Gira voce che abbia composto la sua nuova tesi studiando i comportamenti degli animali in natura e degli indigeni del continente…credo che lo studioso si chiami Darwin.-

- Basta così. Non sei degna di…- la figlia puntò lo sguardo torrido verso il padre, costringendolo a tacere.

- A quanto pare afferma che alcune specie animali si sviluppino e si evolvano più rapidamente. In effetti, sembra che ci siano stati dei disguidi, perchè qualcuno ha frainteso, credendo che la razza bianca sia superiore a quella nera. E in tutto questo il Giappone non rientra. Per fortuna, o sarebbe accaduto il peggio.- sospirò sorridendo egregiamente – In ogni modo, la teoria Darwiniana spiega come alcune specie prevalgano su altre, perché più forti di natura e intelletto. Ancora thè?- domandò, porgendo la teiera al padre.

Sorrise dolcemente, impavida e imbevuta di rabbia. Alla faccia corrucciata del padre soffocò una risata posando i polpastrelli sulle labbra rosse – E’ una questione di DNA padre… non si può combattere il destino.- poi si voltò verso Neji, raggiante. – Non è così, nii-san?-.

  

 

 

“ Questo, sarà il mio elogio alla vendetta… e che i kami mi proteggano.”   

 

 

 

 

Beh, sn inuliti i ringarziamenti pe runa cosa simile. Scommetto che state vomitando sangue. Posso unirvi a voi?

 

 

 

hina22688: Oddeus tesoro devo dirti: 1_ scusa x l’annualeeeeeee… ritardo… nn aggiorno da mesi vero? Gomennasai… colpa dello studio ( me fa un inchino di 45° gradi) . Mi è dispiaciuto che non ti piacesse il nuovo taglio… ma sinceramente.. ora nn ricordo più  perché glieli ho fatto tagliare… nn è che mi puoi dire quanto lunghi ce li aveva la madre e cm si chiamava? Non ricordo più niente.. mi toccherà rileggere tutto…. Ç.ç sob… però non credo di essere così brava cm la Rowling… anzi questo chap fa letteralmente c****e. sorvoliamo, nn ho proprio idee e in qst periodo sn a pezzi anche a causa della scuola… soprattutto. Colpa sua se nn sn riuscita ad aggiornare. Cmnq, ti piace il segreto di Yukiko? Chissà.. il mio alterego preferito.. no.. forse nn il preferito.. e che ne dici dell’idea di cambiare ragazzo? FORZA NEJIIIIII . Baci., kiss kiss e garzie, spero continuerai a recensire o giuro che smetto di scrivere… T-T

P.S : mi sa che è già uscito in qst frattempo il libro di harry potter. Cmnq, io odio LA ROWLING… XD Prova a leggere anhce la mia prossima fic, qst volta pubblicata con il mio account. Si intola Missing in al loom –dispersi in una tela, è una naruHIna, anche se per ora nn si vede. Però, hey, io ti ho mai deluso? xP

 

Narokesy: Ciao, grazie di tutti i complimenti. Cm vedi sn riuscita ad aggiornare. Spero continuerai a recensire. Cmnq ho dei problemi a continuare e se poi mi calano i commenti mi demoralizzo e arriva il gigantesco ritardo… va beh. Però hai sbagliato con il significato della mattonella: la parte in cui si rispecchia, quella col sangue, è al sua parte da demone. L’altra è la vera Hinata. E qui vediamo una gigantesca spaccatura, i legami che di frantuma, anche se è sempre stato filiforme. Mi di apice che qst capitolo faccia schifo, ma in qst periodo…

 

 eringad,: Mi di apice, non ho aggiornato prestissimo cm volevi. Mi vergogno di me stessa per il ritardo e per il nuovo capitolo. Faccio schifo io e lui. Non è proprio momento. Beh, grazie cmnq, anche se ti capirò se nn vorrai mai più recensire…ç.ç baci tesoro… mi disp per me e per te…

 

ladykiki: un bell’aggiornamento lampo vero? Eh si… scusa te cmnq. Sn io ad aver sbagliato. Mi disp, e grazie molto e cmnq.

 

Beckill: beh, che dire, garzie di tutto, ma nn penso di meritare tutte qst attenzioni. State dando perle ai porci. Mi sento un’imbecille. Beh, grazie cmnq. Adesso ho anche la recita e nn so cm fare..ç.ç benedetta scuola. Ho il capo che disconnette. Cmnq,  se nn hai capito la storia della mattonella, leggi il ringraziamento a Narokesy: è tutto scritto lì. Cmnq, ciao e grazie, anche se dubito che ti piacerà anche il nuovo chap. Bacissimi.

 

yondaime94: Non sono fenomenale, sn una deficiente imbecilla. Ho una depressione, sarà la pubertà, ma dovrebbe essere già finita la parte critica.. boh.. allora sarà la senilità… va beh, fatto sta che sto capitolo fa schifo. Garzie cmnq, baci..ç.ç

Lisey91: beh, grazie, e in risposta ti dico: si, sn brava in italiano, ma in qst periodo dubito nelle mie capacità. Beh., garziedi tutto, spero continuerai a recensire nonostante il neo obbrobrio.

 

hinata87: beh, sn certa che a qst punto nn leggerai mai i miei nuovi chap. Te ne sarai dimenticata. Cmnq, mi sembra più che giusto. Io sn un’imbecille. Saluti dalla deficiente.

 

Tsuyuko: beh, grazie e, visto che finora ho lasciato ringraziamenti al limite dell’autostima, ti dico garzie con un sorrisone, aprendoti il cuore. Penso che starò zitta, sennò riprendo ad offendere me stessa. VIVA LA VIE!!! *-*       ( =-= ).

 

shika4ever: beh, grazie dell’impegno. È passato un po’ da agosto, nn trovi? Ç.ç

 

sessho94: Grazie, mlte. Spero di vedere ancora un tuo commento ^-^.

 

Sarn: Beh, ah qnt pare, in tutto qst frattempo ci siamo pure incontrati! Nn è stupendoso? Ma ti sarai già dimenticata di me.. ci scommetto.  Beh.. pazienza. Cmnq, sei motlo meglio di me nello scrivere. Insomma.. io ho solo dei santissimi 13 anni! ( 14 ormai…ç.ç).

Terrastoria: beh, nn posso assecondare il tuo desiderio di un prologo felice, prosperoso e soprattutto veloce. A quanto pare sn io a dovermi inchinare. Ho mancato alle richieste di una lettrice. Cosa esiste di peggio?

 

ino_chan96: Bwaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhh… basta tutti qst complimenti……ç.ç nn li merito! Sn un’ipocrita IO! Ego ego ego ego ego ego! Sono uan deficiente, che deriva dal latino e significa mancare di qualocosa! A voi la scelta della materia che NON riempie il mio corpo, il mio cervello molliccio ect! Ç.ç

 

Arya-chan: Come sopra.

 

Roby: come sopra sopra.

 

Reira_Nanami: Odio me cm odio te. Odio il mio scritto cm odio la mia fic. Beh.. ti adoro tesoro. Ç.ç grazie di tutto e dell’impegno, ma ora: vedi di leggere realmente… =-=

  
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