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Autore: KikiWhiteFly    27/10/2013    1 recensioni
{Raccolta di drabbles e flashfic ispirata alla "Big Damn Table". Vegeta/Bulma}.
Prompt 03: "Eppure Bulma quella sera stava respirando a pieni polmoni una sana ventata d'ottimismo, mettendo da parte – per una volta – il dolore, la sofferenza, la triste consapevolezza di un destino designato da tempo. Ma lei non avrebbe perso la speranza, nonostante tutto: avrebbe confidato nel cielo che le era solo debitore di lacrime, speranze ed illusioni – quanto poteva far male, il silenzio?".
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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90.
Incubo


Ogni notte Bulma aveva un incubo, talmente tangibile da riuscire quasi a confondersi con la realtà: sognava di essere avvolta da tante spire oscure, le quali la trasportavano all'interno di una voragine. Non era certo un sogno anomalo, pur tuttavia al suo risveglio Bulma ne era così terrorizzata da non riuscire a muoversi. Ricordava anche una voce, seguita da una spiacevole sensazione, ma non riusciva ad afferrare le parole.
Bulma si alzò con molta fatica, poi si guardò allo specchio: quel giorno doveva rendersi più presentabile del solito, il principe dei Saiyan avrebbe scelto una concubina con la quale appartarsi. Non che coltivasse tali speranze, i suoi buffi capelli e la sua conformazione fisica generalmente diversa non erano di certo un incentivo su quel pianeta.


86. Sorte


Vegeta aveva dovuto scegliere tra più concubine, per sommo volere di suo padre: si trattava di una prassi ormai riconosciuta nel regno, disonorarla sarebbe stata considerata una cosa disdiscevole. Per cui si guardò attentamente attorno, esaminando le minute figure che gli comparivano davanti. Bastava un solo cenno di mano e comprendevano all'istante, come tanti soldati ligi al proprio dovere e bastava uno schiocco di dita affinché loro si prostrassero ai suoi piedi.
La visuale di Vegeta, per quanto spaziasse, non trovava alcunché di suo gusto: ai suoi occhi erano tutte uguali, ma lui era il principe dei Saiyan e voleva qualcosa di unico. Oppure raro, quasi quanto il capo turchese che spuntava attraverso più e più file monocolori.
«Tu, donna, fatti avanti. Sei stata scelta».


59. Tempo


Bulma si chiese per un sol momento se il principe si riferisse davvero a lei, dal momento che – eccezion fatta per il buffo colore dei suoi capelli – possedeva un volto assolutamente anonimo: difatti, nella maggior parte dei casi, veniva destinata come concubina dei guerrieri minori. Non sperava in alcun modo in una tale fortuna, se tale si poteva definire, per cui fece un passo avanti e si mostrò al suo futuro padrone. Vegeta la esaminò per qualche istante, poi le fece segno di inginocchiarsi. Bulma obbedì immediatamente, per quanto odiasse quei cerimoniali, ascoltando attentamente le parole del principe:
«Resterai per tutto il tempo necessario. Se vorrò liberarmi di te non dirai una parola».


87. Destino


Bulma osservò la propria immagine riflessa nello specchio, curandosi di apparire al meglio: il destino le era venuto incontro e forse, armandosi di un'eccessiva fiducia e di una buona dose di fortuna, avrebbe ricevuto la tanto agognata libertà.
Ma, in fin dei conti, era davvero questo che voleva?
I pensieri di Bulma furono interrotti dalla voce del suo padrone, profonda e impaziente, il quale reclamava i suoi servigi: Bulma si avvicinò al lenzuolo entro il quale era fasciato il suo corpo, poi lasciò cadere con uno schiocco di dita la propria veste. Il principe contemplò per qualche attimo la sua figura, prima di avvicinarla rudemente a sé: Bulma si lasciò trasportare, poiché aveva imparato a conoscere in minima parte le esigenze del principe, abbassandosi fin sotto la sua vita e prendendo a massaggiargli il membro. Non era mai stata la concubina di un personaggio di tale rango, temeva di sbagliare sempre qualcosa, ma lottava con se stessa per non darlo a vedere: cosa avrebbe pensato di lei Vegeta, altrimenti?
Dopo aver ricevuto l'assenso del principe, il quale avevo posto le mani sul suo capo, affinché compiesse il suo dovere, entrambi godettero e morirono del piacere che ne derivava.


81. Addio


Bulma si lasciò cadere sul giaciglio, ormai piuttosto stremata, prendendo a respirare con affanno. Vegeta non si alzò, preferì riposare un po', non era mai successo prima: solitamente la sua presenza era pressoché invisibile, tranne nei momenti di passione, quando il suo dovere era compiuto tornava a svolgere i suoi compiti regali.
«Tu non sei di questo pianeta, donna», dichiarò Vegeta, lapidario.
Bulma ingoiò un pesante groppo in gola, chiedendosi come avesse intuito tale caratteristica: poi, pensò, il suo raro colorito e altre caratteristiche fisiche non potevano passare inosservate.
«Provengo dalla Terra, principe».
Vegeta grugnì, con un moto di disgusto, dopodiché proclamò: «E come saresti finita qui, donna?».
Bulma si strinse nel lenzuolo, come a volervisi accucciare all'interno, dopo qualche attimo di silenzio ritrovò la facoltà di parola: «Dovete sapere che provengo da una famiglia specializzata nell'alta tecnologia. Molto tempo fa decisi che mi sarebbe piaciuto esplorare l'universo con i miei amici, partimmo alla volta di molti pianeti. Finché non finimmo in questo e...».
«E...?», incalzò Vegeta, stranamente incuriosito.
«E dissi loro addio», sentenziò con un fil di voce Bulma, come se avesse appena emesso una condanna.


85. Vendetta


I ricordi erano inevitabilmente tornati a galla e, con essi, le lacrime: Bulma si era sforzata di non apparire debole di fronte ai glaciali occhi del principe, ma la sua
umanità aveva avuto la meglio.

Quando aveva deciso di partire con Son Goku, Crilin e Yamcha non avrebbe mai immaginato cosa sarebbe potuto accadere: i suoi amici avevano combattuto valorosamente contro i guerrieri mascherati – almeno così era parso a Bulma dalla distanza che la separava da loro, Yamcha aveva a lungo insistito affinché rimanesse al sicuro nella navicella –, ma stavano affrontando la sorte, in realtà.
Bulma li aveva visti cadere uno ad uno, aveva dovuto tapparsi la bocca e soffocare le urla, altrimenti sarebbe stata scoperta. Poi, a passi lenti e cadenzati, si era intrufolata all'interno di una folle informe e lì aveva conosciuto le concubine – il resto era solo storia presente, nulla più.
Dopo tanto patimento, Bulma desiderava una cosa sola: la meritata vendetta, in nome dei suoi amici.


82. Bugie


Il giorno successivo Vegeta oltrepassò la soglia della porta in maniera particolarmente burbera, più del solito, lanciando l'armeria nel vuoto. Bulma accorse immediatamente, lasciando da parte qualsiasi officio stesse svolgendo, lanciando le braccia attorno al collo del principe. Vegeta se ne liberò in maniera frettolosa, imprecando tra sé e sé. Poi, qualche secondo dopo, proclamò: «Non vi voglio più qui, donna».
Bulma sbattè le palpebre un paio di volte, dopodiché trovò il coraggio di domandare: «Per quale motivo, se posso chiedere, principe?».

Vegeta la berciò con lo sguardo, poi si avvicinò alla sua figura – Bulma era avvolta in più e più strati d'organza, i quali cadevano morbidamente sui suoi fianchi –, sfiorando la punta delle sue dita. Fu un gesto avventato, fin troppo delicato per i suoi gusti, così ritornò in se stesso e strinse crudelmente la presa. Dopodiché, guidato dal barbaro istinto, le strappò di dosso i veli che tenevano prigioniero il suo corpo e la fece avidamente sua. Bulma non riusciva a comprendere quell'atteggiamento, eppure doveva sottostare al volere del principe, per cui lasciò che la guidasse all'interno della camera senza battere ciglio.
Poi, tra i mugugni, riuscì solo a udire:
«Perché sei solo una femmina umana».


89. Sogno


Le luci e le tenebre avevano iniziato a confondersi, Bulma si trovava in una fase intermedia tra il sonno e la veglia: eppure riusciva a sentire lo sguardo di Vegeta, lapidario e freddo, fin sotto le vene. Ciò la metteva in soggezione, lo doveva ammettere, ma in quel momento non le sembrava il caso di apparire titubante: il suo padrone quel giorno era di pessimo umore, chissà per quale motivo, per cui cercò di non dar troppo peso ad alcuni atteggiamenti ambigui.
Chiuse pian piano gli occhi, lasciandosi trasportare dal flusso indistinto dei suoi pensieri, sognando nuovamente quella malvagia voragine. Eppure stavolta c'era qualcosa di diverso, la voce indistinta e scostante che perdeva ogni notte ora sembrava materializzarsi nella sua mente. Doveva aguzzare le orecchie, metaforicamente parlando, per codificare quei suoni indistinti in frasi compiute.
Il suo cuore ebbe un incredibile balzo, tale da portarla ad una presa di coscienza, quando riuscì ad udire:
«Morirete in ginocchio, patetici esseri umani, al cospetto del principe dei Saiyan».



84. Rimpianto


Vegeta la svegliò con un paio di forti scossoni, intimandole di prendere le sue cose e farsi guidare dalla guardia all'esterno del palazzo. Bulma non aveva ancora ben realizzato ciò che le sarebbe spettato, presa com'era a dare un significato concreto al suo sogno, si limitò a obbedire a quanto richiesto.
Poi, dal momento che non aveva più nulla da perdere, chiese al principe:
«Mi state cacciando perché sono stata l'ultima umana che non avete ucciso quel giorno, non è vero?».
Vegeta issò lo sguardo in alto, evitando ogni contatto visivo, ma le sue intenzioni erano alquanto limpide; frenò con un cenno le intenzioni della guardia, dopodiché sentenziò: «Che razza di
principe sarei, se permettessi tali insolenze?».
Bulma sostenne lo sguardo crudele del suo padrone, poi proclamò a pieni polmoni: «Che razza di
uomo permetterebbe ai suoi nemici di perire in battaglia in ginocchio?»
Il principe alzò un sopracciglio, probabilmente soffermandosi a riflettere sulla sua insolenza, finché non decise che fosse giunto il momento di concludere quella breve ma intensa chiacchierata.
«Hai detto tutto ciò che volevi dire, donna?», grugnì, sprezzante.
«No, molto poco in verità».
Bulma sostenne ancora una volta lo sguardo di Vegeta, fieramente e senza alcun rimpianto.



93. Giustificazioni


Non era certo un mistero che, dopo tale conversazione, il suo destino fosse ormai stato segnato: nel peggiore dei casi le sarebbe stata destinata la morte, nel migliore l'eterna prigione. Vegeta sarebbe andato avanti con la sua vita, lasciandosi sulla scia solo l'ennesima vittima, lei non sarebbe stata altro che un ricordo. Forse spiacevole, a giudicare dagli ultimi istanti che avevano trascorso insieme; pur tuttavia, Bulma aveva parlato di fronte al principe come nessuno prima d'allora e aveva vendicato a modo suo la morte degli amici più cari.
Di tanto in tanto Bulma sentiva il rumore dell'incudine spingere contro la sua schiena, come a volerle intimare di affrettare il passo, scala dopo scala. Sembrava un labirinto infinito, abissale, per un momento pensò che si trattasse della sua punizione.
Finché si trovò a dover oltrepassare un'immensa porta, la quale portava ad una piattaforma che dava all'esterno. Bulma si voltò verso la guardia, la quale le indicò un punto in lontananza: Bulma si voltò, riconoscendo una navicella quantomai familiare.
Poi, si udì un colpo di tosse che conquistò la sua attenzione:
«Ordini del principe: nessuna interferenza con questo pianeta, prenda e se ne vada con l'astrusa tecnologia con la quale è arrivata».
Sulle labbra di Bulma indugiò un ovale di stupore, dopodiché si avvicinò alla navicella in titanio e poggiò una mano su un lato del veicolo: ricordava bene quando l'aveva progettata, arrivata a quel punto non avrebbe mai pensato che potesse traerla in salvo. Eppure, a quanto sembrava, le giustificazioni del principe erano nulla a confronto del rimpianto che non avrebbe mai ammesso di poter provare per una
stupida femmina umana.
«Ora siamo pari, principe».



_________





Sognavo di scrivere questa "What If" da tempo, l'argomento è un po' delicato, ma Bulma e Vegeta mi sembravano più adatti. Un momento di attenzione: il prossimo blocco di flashfic è l'ultimo! Vorrei aggiornare molto presto, se non domani se ne parla martedì. Mancano solo i prompt 94-100 e 18-19. Le flashfic successive saranno legate da un unico tema: il bacio. Ebbene sì, concluderò con un po' di fluff. :)
Grazie a tutti per aver letto!


   
 
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