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Autore: I_Found_You98    27/10/2013    2 recensioni
Alla fine finisce sempre così, non è vero? Passiamo una vita a tentare e ritentare di trovare noi stessi. Siamo persi, persi in un mondo al quale sentiamo di non appartenere, e non sempre è una menzogna questo pensiero.
Desideriamo, amiamo, vogliamo, lottiamo... Per poi mandare tutto a puttane e abbandonarci al nostro male.
Ci facciamo divorare dal terrore dei nostri stessi errori.
Errori. Li facciamo e li ripetiamo senza mai stancarci. Sbagliamo per poi fare la stessa cosa ancora e ancora, come se una caduta non fosse abbastanza, ma non ne possiamo fare a meno. Prendi l'amore per esempio. Ci innamoriamo la prima volta e finisce male. Ci disperiamo, piangiamo, proviamo dolore. Eppure ci innamoriamo ancora.
Forse sono masochista, eppure sono legata al dolore che il nostro - o meglio, il mio - amore mi ha fatto provare.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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5.4 Capitolo
Wrong


 

Errori su errori. Non faccio altro che sbagliare.
E' incredibile il modo in cui riesca sempre a scambiare
il buono per il cattivo e viceversa. Non ne becco una, sai ?
Anche con te, dal primo momento.
Forse avrei fatto meglio ad ignorare
i tuoi sguardi provocatori e andare per la mia strada. 
La parte divertente di tutto questo ? L'ho fatto con consapevolezza.
Ero consapevole di tutto il male che si nascondeva in te,
eppure ho accettato quel male senza riluttanza.




Mi rotolai ancora una volta sul letto mentre, annoiata, aspettavo che Grace rispondesse al messaggio che da cinque minuti le avevo mandato.
Ancora non capivo perchè quella ragazza ci mettesse così tanto a rispondere ai messaggi ogni dannatissima volta.

Seccata, buttai il cellulare sul letto in malo modo e mi diressi verso il piano inferiore, sperando che in frigo, ci fosse ancora qualcosa da mangiare. Niente. Il frigo era – quasi – del tutto vuoto, quindi mi toccava rimaner a digiuno o, comunque, preparare qualcosa con quel che c'era.
Optai per la prima scelta.

Era tutta quella mattinata che pensavo a quel che mi aveva detto Benjamin qualche pomeriggio a precedere all'uscita da scuola. Non potevo ancora capacitarmi del fatto che dopo tanto tempo avessi avuto un rapporto così ravvicinato con una persona che, oramai, consideravo totalmente estranea alla mia vita. Uno sconosciuto, per giunta. Dopo così tanti mesi, che per me erano sembrati lustri, sembrava che tutto stesse tornando all'origine, nonostante non avessi la minima intenzione di perdonare il tradimento di Benjamin.

Le immagini di quell'episodio, che si ripetevano nella mia mentre come flashbacks, erano ancora vivide e, qualche volta, mi capitava di scambiarle per realtà durante uno dei tanti incubi che mi avevano assalito negli ultimi tempi durante la notte. Devo ammettere che, in seguito a quell'evento, avevo passato un periodo piuttosto difficile, il che era peggiorato dalla separazione dei miei, cosa che non mi era affatto una novità: da tempo mia madre minacciava papà di chiedere il divorzio e il fatto che lui accogliesse meglio del dovuto questa richiesta, non faceva altro che aumentare le probabilità che le parole diventassero fatti.
Come non detto, poche settimane dopo al tradimento di Benjamin, ci eravamo trovati, come predetto, nel tribunale.

Il fatto che, dopo la famosa rottura – a quanto pare la notizia aveva fatto il giro della città, se non di tutto il Regno Unito – non avevo nessun messaggio, nessuna chiamata, tanto meno mi ero trovata uno striscione sotto casa mia con scritto "Scusami, ti amo ancora" o qualche smanceria simile.
Niente di niente, il che non aveva fatto altro che contribuire alla mia caduta il depressione.

Ero stata costretta dal mio malumore a chiudermi in casa per tutto il resto dell'estate, e avrei continuato a farlo, se solo non fossi stata obbligata ad andare a scuola per seguire le lezioni. Ero del tutto consapevole, durante l'estate, che – probabilmente – la rottura tra me e il biondo era stata oggetto di pettegolezzi in tutta la città, siccome il ragazzo vantava una certa fama tra le mura della scuola, ma anche all'esterno; e il fatto del tradimento non aveva fatto altro che spronare la gente a inventarsi fesserie su fesserie per rendere la vicenda – sembra di parlare di una soap opera – più coinvolgente e intrigante, cosa che non era per niente.

Ora che ripensavo all'appuntamento che avrei avuto con lui quel pomeriggio, mi saliva l'ansia, forse più del dovuto.
Volevo davvero parlargli ? Volevo davvero sapere la sua versione dei fatti – nonostante avessi visto tutto con i miei occhi ?

Non lo sapevo, era questa la verità. Non avevo certezze e non avevo la minima idea di cosa davvero volessi. Poteva sembrare tutto così facile, scontato, ma – no - non lo era.
E poi, come se tutto ciò non bastasse, il bacio. Quello, più di qualunque altra cosa, mi aveva scombussolata più di quanto fosse lecito. Era un semplice bacio – sulle labbra. Ipocrita com'ero, tendevo ad ignorare il fatto che non era un bacio che qualunque amico avrebbe datto. Non lo era per niente. Quale amico mi avrebbe baciata senza motivo sulle labbra ? Nessuno.
E allora, la domanda che sorgeva, era palese: perchè mi ha baciata ?


Trovare la risposta a tale domanda era un'ipresa a dir poco ardua. Lui, per quel che sapevo, era fidanzato con la mora con cui, quel dannato pomeriggio, stava pomiciando, quindi, secondo i miei contorti calcoli, non c'era motivo per cui baciarmi.

Come avrei dovuto comportarmi con lui quel pomeriggio ? Sarei stata da sola con lui, il che significava che non avrei avuto scampo. Sembrava di dover affrontare un discorso con il peggiore dei miei nemici – e forse lo era -, quando, invece, non dovevo fare altro che uscire col mio ex ragazzo.

Mi meraviglio di quanto le parole possano rendere facile un concetto che, vissuto, potrebbe essere un vero dilemma. E lo era.


"Ti passo a prendere alle quattro, piccola" diceva il suo messagio che, un'ora prima dell'appuntamento, mi aveva mandato avvertendomi, non facendo altro che mettermi in ansia, come se il nervoso che avevo addosso non fosse abbastanza, pensai.

Mi preparai velocemente, non soffermandomi troppo sull'abbigliamento o sul trucco che, come mio solito, era leggero e non troppo calcato. Prima ancora che potessi afferrare la mia borsa, il suono del campanello risuonò familiarmente nella casa: era arrivato.

Scesi in modo impacciato le scale e raggiunsi – cercando di non ammazzarmi – la porta e, una volta aperta, mi trovai davanti la figura del biondo che mi guardava con un sorriso sornione e spavaldo.

Aveva un paio di jeans chiari che gli fasciavano perfettamente i fianchi, nonostante fossero a vita bassa – ma non troppo – e leggermente larghi, stringendosi leggermente sulle gambe e le caviglie.

Indossava una maglietta con lo scollo a V lievemente larga, sopra alla quale portava una felpa autunnale grigia. Dire che era bello sarebbe un eufemismo.
Forse era per questo che mi ero sempre sentita a disagio a girare per la città o per i corridoi della scuola insieme a lui. Non solo la sua altezza evidenziava la mia bassa statura, ma ero davvero poco, in confronto a ciò che un ragazzo come lui potrebbe avere.
Il fatto del tradimento, infatti, spiegava moltge cose: per quanto detestassi Candice, dovevo ammettere che era una bella ragazza, lo era davvero, nonostante a volte se ne vantasse fin troppo.


Probabilmente, mi ero impalata a fissarlo con una faccia da idiota, siccome fu costretto a richiamare la mia attenzione sventolando una mano davanti ai miei occhi. Era probabile che dubitasse della mia stabilità mentale, in quel momento. In effetti ne dubitavo anche io.

<< Ciao >> Dissi cercando di rimanere atona, in modo da non lasciare trapelare nessun sentimento; la mia voce, almeno questa volta, non doveva tradirmi; ma, riguardo a ciò, non mi facevo troppe false speranze: non ero mai stata tropo brava a mascherare il mio stato d'animo, cosa che mi si ricontorceva contro ogni volta.

<< Ehi Kat ! >> Esclamò con voce entusiasta, nonostante non ci trovassi niente di così eclatante in quella situazione, per niente.

Gli sorrisi lievemente, cercando di nascondere tutto lo scetticismo che stava sorgendo nella mia espressione. Non era mia intenzione apparire così scorbutica e apatica, per quanto – dopo quel che aveva fatto – se lo meritasse.


Senza preavviso, prese la mia mano nella sua, circondandola con un calore, che – ingenuamente – credevo dimenticato per sempre. Ancora una volta mi stava dando prova di quanto mi sbagliassi. Odio aver torto, lo odio. E avrei voluto odiare pure lui, odiarlo come riuscivo solo con la matematica, eppure, nonostante ci mettessi tutta me stessa, non ci ero mai riuscita.

Solo quando ci dirigemmo verso la moto, mi accorsi che sarebbe stato quello il mezzo verso solo lui sapeva dove.
Mi risparmiai le lamentele e le proteste per semplici due motivi: volevo parlargli il meno possibile e, soprattutto, sapevo che ogni mia protesta sarebbe stata inutile, come lo erano state tutte quelle di qualche tempo a precedere, prima della rottura.

Mi limitai a mettermi il casco e posizionarmi dietro di lui, cercando di stringere il meno possibile le mani attorno al suo busto.
Non lo volevo sentire, il suo calore, il suo profumo, l'odore inconfondibile dello shampoo che usava ormai da anni, senza mai cambiarlo perchè a me piaceva. A differenza mia, lui non era affatto cambiato da quell'estate.

Io avevo cercato in tutti i modi di non essere più la ragazza prima e, quindi, la ragazza di Benjamin. Volevo cambiare radicalmente, non volevo più guardarmi allo specchio e vedere ogni traccia del passaggio di quel ragazzo la cui immagine pareva apparire dappertutto, non solo nei sogni.

Ci fu un periodo in cui le allucinazioni, non solo sue, mi stavano uccidendo. Avevo tagliato i miei lunghi capelli a cui tenevo tanto, avevo smesso di curarmi come facevo prima, avevo cancellato tutti i suoi messaggi, avevo cancellato dalla mia playlist tutte le canzoni che, durante la nostra relazione, aveva preso l'abitudine di dedicarmi e, a mia sorperesa, mi ritrovai con un quarto delle canzoni che prima avevo.


Prima che potessi farmi troppe domande sulla nostra destinazione, la moto si fermò in un posto che, vagamente, mi ricordava qualcosa.
Ed ecco che una valanga di ricordi mi invase di nuovo, senza alcun preavviso.
La spiagga, quella spiaggia. Me la ricordavo benissimo, siccome c'ero stata recentemente, non molto prima della partenza di Benjamin per le vacanze. Mi ci aveva portato per salutarmi in modo decente, come diceva lui, dato che si sentiva in colpa di dover partire e lasciarmi.


Scossi la testa, scrollandomi di dosso tutti quei pensieri che, anche questa volta, non se ne stavano al loro posto come, invece, dovrebbero. Accidenti a loro.

Scesi impacciatamente dalla moto e mi spazzolai distrattamente i pantaloni per ricompormi.
Entrambi, dopo esserci levati i caschi, ci avviammo verso la spiaggia portandoli in mano.

Il silenzio imbarazzante che c'era tra noi non faceva altro che mettermi ansia e agitazione, mentre le mie mani – come loro solito – presero a sudare più del lecito.

Il mio sguardo era fisso sui miei piedi troppo piccoli che scalciavano distrattamente un po' di sabbia fredda a causa del tempo che, anche quel giorno, minacciava pioggia. Che novità.

Con la coda dell'occhio spiai i movimenti di Benjamin che,a differenza mia, sembrava concentrato a fissare il vuoto: probabilmente stava pensando a quali fossero le parole giuste da rivolgermi. Io, invece, ero sicura che nessuna parola o frase dolce sarebbe stata abbastanza per rimediare al danno fatto.
Aveva sbagliato e questo era chiaro ad entrambi, ma il fatto che non mi avesse degnata neanche di una chiamata o un messagio, quello mi faceva andare su tutte le furie.


<< Cosa devi dirmi ? >>, sbottai irritata dai ricordi che si erano fatti largo dentro di me, rendendomi irascibile e piena di rancore.

Il biondo sembrò stupito più di me da questo mio repentino cambiamento di umore. Lo vidi deglutire a vuoto – segno di nervosismo -, mentre portava le mani alle tasche dei jeans. Si schiarì la voce e questa mi arrivò come melodia, nonostante le parole facessero male come coltelli che, a tradimento, mi trafiggevano la schiena.


<< Di quest'estate, della nostra rottura, Kat, ma credo che tu l'abbia già capito >> Sentenziò mentre cercava una conferma nei miei occhi, che invece guardavano apposta altrove, una conferma che non arrivò, facendolo così sospirare frustrato, prima di continuare a parlare.

<< So di aver sbagliato e, chiederti scusa senza spiegarti come sono andate le cose, non avrebbe senso. Non posso negare l'evidente, ma spiegarlo sì. Ero al parco e, aspettandoti, si è presentata Candice. Si è messa a parlarmi e poco dopo, senza neanche lasciarmi tempo, mi ha baciato >>. Notai nella sua voce una punta di irritazione mentre parlava della mora.

<< Evidentemente bacia meglio di me, se non ti sei staccato >> Sbottai acida e frustrata, mentre la mia voce si faceva leggermente nasale per via delle lacrime che appannavano la mia vista, ma se ne stavano lì, senza scendere o bagnare le mie guance, per fortuna.

Avevo la testa girata verso la parte apposta alla sua, così che non potesse notare il mio stato. Sentii il suo respiro fermarsi, per poi riprendere leggermente irregolare.


<< Non ne ho avuto il tempo, Kat. Appena sono riuscito a realizzare quel che stava succedendo, mi son staccato da lei. Te lo posso giurare >> Sospirò esasperato mentre, con tocco gentile, provava a voltare il mio sguardo verso il suo. La nostalgia, forse era a causa di quella, mi costrinse ad assecondare le sue mani che stavano voltando il mio viso verso il suo.

Mi mancava così tanto guardarlo, guardarlo negli occhi e poter dire che erano miei, che appartenevano solo a me. Ma, oramai, quella, era una convinzione che avevo del tutto abbandonato, rendendomi conto che non era altro che un'illusione.

<< Neanche una chiamata, neanche un messaggio. Il mio numero ce l'hai, cazzo. Ce l'hai sempre avuto. Sai benissimo dove abito. Conoscevi perfettamente tutto lo schifo che stavo passando a causa del divorzio dei miei. Sapevi tutto, diamine >>.

Furono quelle parole a dare il via libera alle mie lacrime che, ora, scendevano silenzione lungo il mio viso, mentre il mio petto veniva scosso dai rumorosi singhiozzi. Avevo pronunciato ogni parola punzecchiando il petto di Benjamin con l'indice, come a volerlo accusare di ogni cosa, anche della separazione dei miei, cosa di cui, invece, non aveva colpa.

Ero in preda ad una crisi e tutto ciò che avevo bisogno era lui, lui che ora non mi apparteneva più. Contro ogni mia previsione, sentii le sue braccia avvolgere il mio busto molto più stretto rispetto al suo, forse a causa del poco cibo che mi ero concessa nell'ultimo periodo: la forte delusione mi aveva fatto perdere anche l'appetito e il mio corpo ne risentiva parecchio.

La sua stretta si fece sempre più salda piano piano, come a voler essere sicuro di non fare un passo più lungo della gamba, fino a quando i nostri corpi non furono cosa sola, il che mi portò a ricordare quante volte – in quella stessa spiaggia – ci eravamo ritrovati a rimaner sdraiati sulla sabbia umida, abbracciati come se non ci fosse un domani, a baciarci come se le labbra dell'altro potessero non esistere più da un momento all'altro.

La nostalgia mi stava uccidendo letteralmente.

Riluttante, portai le mie mani intorno alla sua vita, stringendo lievemente. Giurai di averlo sentito sorridere sui miei capelli, prima di lasciare un sonoro bacio che, a mia malavoglia, pose fine a quell'abbraccio.
Asciugai distrattamente le lacrime, consapevole che il mio viso era pieno di residui di trucco sbavato: non osavo immaginare in che condizioni era costretto vedermi Benjamin.


<< Sono un disastro >> Sbuffai mentre tiravo su col naso.

<< No, non lo sei >> Sentenziò divertito Benjamin che, intanto, mi aveva stretta da dietro tra le sue braccia, portando entrambi a sederci sulla sabbia fredda e umidiccia.

Una folata di vento – maledetta – mi scompigliò tutti i capelli, portandomene buona parte davanti al viso. Prontamente, il biondo, mi risistemò le ciocche dietro le orecchie, osservandomi soddisfatto del suo lavoro.

<< Mi dispiace davvero per tutto >> Ammise mentre la sua espressione tornava seria e dispiaciuta. Il fatto che, se anche volessi voluto, non sarei riuscita a non perdonarlo, nonostante tutto il male che mi aveva fatto in precedenza, nonostante tutto.

E non mi accorsi neanche di ciò che stavo facendo quando, d'impulso, le mie labbra si trovarono – senza alcun permesso – sulle sue che, morbide, erano immobili.
Tutta la mia nostalgia accumulata in quel tempo, venne scaricata in un quel contatto che poteva apparire tanto banale quanto sbagliato.

La mia vista era limitata dai miei occhi chiusi, probabilmente come i suoi. Le sue mani sicure si posarono sui miei fianchi mentre, dolcemente, li accarezzavano, alzando di tanto in tanto il bordo della maglietta, per poi lasciarlo di nuovo cadere.
Mi sistemai meglio sulle sue gambe, mettendomi a cavalcioni su di lui mentre, tremante, portavo le mie mani al suo collo, muovendole senza un preciso scopo.

Tutta la mia riluttanza venne fuori in quel bacio, evidenziata dal tremore delle mie mani e del mio stomaco in subbuglio. Mossi, presa dal desiderio, le mie labbra sulle sue, un movimento che diventò sempre più evidente e che veniva accompagnato dal suo.

Piano piano, con tocco gentile, mi spinse indietro, facendo aderire la mia schiena con la sabbia sotto di me, mentre, presto, il suo corpo caldo si appoggiò con leggerezza sul mio.
Prima ancora che mi chiedesse il permesso, schiusi le labbra, dando il via alle danze. E sì, lo era, era davvero una danza: un lento che si buò ballare solo in due, solo in coppia. Ma noi non lo eravamo.

I suoi gomiti poggiati ai lati della mia testa mi infondevano quel senso di protezione che non sentivo da tempo, ciò di cui avevo bisogno. Le mie mani, curiose, vagavano dal suo collo ai suoi capelli che, come pochi mesi prima, erano sempre scompigliati a causa mia.
Ma noi non eravamo più come prima dell'accaduto, non lo eravamo più.

Mi staccai lentamente dalle sue labbra, come se avessi paura di farlo troppo in fretta, come se, nel caso lo stacco fosse stato brusco, non avrei avuto tempo di abituarmi alla sua mancanza.
Pensando che mi fossi staccata per prendere fiato, il biondo si abbassò nuovamente sulle mie labbra, ma, voltando la testa, gli negai il contatto che già mi mancava.

Era una ferita riaperta. Poggiai le mani sul suo petto ed, esercitando poca forza, lo spinsi ad alzarsi dal mio corpo.
Scuotevo la testa, scuotevo la testa come a volermi ficcare in testa che ciò era sbagliato, che, neanche volendo, le cose sarebbero tornate come prima.

Avremmo inizato da capo, è vero, ma non in quel modo. Per una volta non volevo ripetere lo stesso errore. "No " mi ripetevo nel vano tentativo di convincermi che quel bacio non mi era affatto piaciuto, di convincermi che non volevo di nuovo baciarlo. No.
L'espressione di Benjamin era chiaramente confusa e lo capivo benissimo. Il mio repentino cambiamento d'umore lo aveva scombussolato a dir poco.


<< No >> Sentenziai ad alta voce, udibile anche a lui. Se possibile, fu ancora più confuso.

<< Scusami >> continuai << Ho sbagliato. Non dovevo farlo, davvero. Voglio ricominciare da capo e lo sai, ma non in questo modo. Non sono davvero pronta per avere di nuovo una relazione. Amici, è questo che voglio >> Buttai fuori tutto con una punta di amarezza nella voce.

Non volevo altri problemi, al momento, non potevo di certo andarmeli a cercare da sola. Se Benjamin era stato un problema una volta, sarebbe stato capace di esserlo un'altra e non era questo che volevo. Ci tenevo a lui e il modo migliore per tenermelo vicino era averlo amico.


<< Hai ragione Kat, non ti devi dispiacere per me. Rispetto le tue scelte che, tra l'altro, condivido. Va bene così >>
Mi sorrise confortante, nonostante riuscissi a notare nei suoi occhi una punta di delusione e lo capivo. Era più che normale. Prima che potessi anche solo ringraziarlo, il suo abbraccio – per la terza volta in quel giorno – mi strinse, il che non fece altro che farmi sorridere, felice e grata.


Quella sera, a casa, non avevo fatto altro pensare al pomeriggio appena passato con Ben. Non mi sarei mai aspettata, in quei pochi mesi dopo la rottura, di poter riavere indietro una persona così importante, nonostante il rapporto ora non fosse lo stesso.

Non avevo certezze su come, in seguito, sarebbero andate le cose, nonostante avessi una minima speranza che ci rimettessimo insieme, malgrado l'idea mi rendesse leggermente inquieta. L'idea di perdere ancora una volta Benjamin mi terrorizzava.

Mi addormentai, infine, cullata dal pensiero del biondo e dalle parole che poco prima mi aveva rivolto Grace al telefono. Il fatto che lei sostenesse che io fossi ancora cotta di lui, che avremmo finito per rimetterci insieme – tutto ciò nonostante io avessi evitato di raccontarle del bacio che ci eravamo scambiati sulla spiaggia. Giusto... il bacio.

ANGOLO AUTRICE:
Hola, belle punzelle ! Come promesso, ho pubblicato in tempo ( secondo i miei standard ).
Vi giuro che è da oggi pomeriggio che sono al computer a scrivere il capitolo, eppure è venuto davvero corto e non sapete quanto mi dispiace. 
Succede davvero poco, e lo so, ma le poche cose c he avvengono sono importanti, come vedete.
Hanno fatto finalmente pace e capiamo qualcosa in più rigaurdo la storia di Katnniss e Banjamin.
Che ne pensate ? Che fine ha fatto Zayn ? Tranquille, si farà ripresto vivo e si farà di certo notare, come suo solito.
Spero di non avere deluso le vostre aspettative, davvero.
Un bacio.


Ma quant'è bella sta ragazza ? 





Bello bello lui *-*




 

  
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