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Autore: Halloween_    27/10/2013    3 recensioni
{One-shot di 917 parole ~ Triste ~ Malinconica ~ Drammatica ~ Forse anche Angst (?)}
È stata una domenica particolarmente ispirata per me, così sono riuscita a finire di scrivere questa one-shot, anche se c'ho messo un'eternità a trovare un titolo~
.~.~.~.~.~
[...]Era marcio, non provava altro che disgusto per il patetico essere che era diventato da quattro mesi a quella parte.
Lui doveva volar giù da quelle maledette scale, non lei.
Lui. Non lei.
Eppure, ormai non poteva tornare indietro; era accaduto e doveva convivere con il senso di colpa.
Reprimendo con forza le lacrime –insieme a un nuovo conato- varcò l’ingresso del cimitero: la strada per la tomba della sorella era impressa a fuoco nella sua mente, così le gambe lo trascinarono a fatica fino alla lapide.[...]

~.~.~.~.~.
Se vi va passate, okay? c:
Kuro❤
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Celia/Haruna, Jude/Yuuto
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Blame

«Aspetta nii-san!»
Passi affrettati salivano le scale, con le suole bagnate che scivolavano a ogni gradino.
«Vattene.»
Cercava d’ignorarla e, quando si sentì stringere la spalla da elisi diti, scrollò con decisione allontanando la ragazza bruscamente.
«Nii-san!»
Urlò lei, allungandosi nel vano tentativo di afferrare il fratello.
Fu tutto inutile, si vide scivolare dalle dita la stoffa scura della maglia mentre con il corpo fendeva l’aria.
Precipitò.
Il ragazzo udì lo schianto, ma non si voltò.
Non ebbe il coraggio, si accucciò sul pianerottolo.
E pianse.



Era primo pomeriggio, la giornata primaverile carezzava la città con il suo piacevole venticello, trasportando profumi che parevano calmare la frenesia generale, almeno per regalare qualche istante di pura pace. Probabilmente, era una delle giornate più belle vissute dalla conclusione di un inverno stranamente rigido, considerati gli anni precedenti. Anche la stagione primaverile aveva avuto un inizio lento, costellato da un clima pessimo, quell’anno.
Il cimitero, al contrario del resto, era dormiente e avvolto in una calma quasi surreale. Forse era troppo fragile perché ci volle poco per infrangerla, come uno specchio che precipita sul pavimento, frantumandosi in mille schegge di tagliente vetro.
Barcollando instabile e sentendo le gambe cedergli, si appoggiò di peso al tronco di un albero sfregando la fronte bollente e imperlata di sudore sul legno fresco: un misero e vano tentativo di trovare sollievo in quel contatto. Le gambe gli cedettero e franò ginocchioni sulla terra soffice; strinse il collo della bottiglia tra le dita e se la portò alla bocca, trangugiando avido l’ultimo goccio di liquore sul fondo.
Abbandonata, la bottiglia scura rotolò via mentre il ragazzo si ripiegava su di sé vomitando tutto il contenuto del suo stomaco. Si rialzò affannato e, per un attimo, pensò di aver rimesso anche l’anima, ma poi si ricordò che era morta tempo fa: non possedeva più qualcosa degno di essere chiamato “anima” dentro di lui.
Era marcio, non provava altro che disgusto per il patetico essere che era diventato da quattro mesi a quella parte.
Lui doveva volar giù da quelle maledette scale, non lei.
Lui. Non lei.
Eppure, ormai non poteva tornare indietro; era accaduto e doveva convivere con il senso di colpa.
Reprimendo con forza le lacrime –insieme a un nuovo conato- varcò l’ingresso del cimitero: la strada per la tomba della sorella era impressa a fuoco nella sua mente, così le gambe lo trascinarono a fatica fino alla lapide.


Otonashi Haruna.
Morta il: 28 Dicembre 20xx
“Il tuo dolce sorriso scalderà sempre i nostri cuori.”



Si accucciò Kidou per arrivare al livello della foto, adagiata con cura sulla roccia grigia della lapide e, facendo forza con le braccia, strisciò in avanti sentendo le ginocchia pizzicare alla frizione sul lastricato, la stoffa dei jeans era troppo sottile.
Una lacrima sfuggì dai suoi occhi rossicci alla vista di quel viso sorridente, così familiare e nostalgico; gli mancava terribilmente.
Sfiorò una guancia della sorella, sentendo solamente la superficie liscia del vetro sotto i polpastrelli, era… Caldo. Quella lastra trasparente che proteggeva il sorriso di Haruna, emanava calore; o forse era Kidou a essere completamente in balia della pazzia?
Scosse i rasta in segno di diniego, sedendosi a gambe incrociate, lui era caduto preda della depressione più profonda, non della pazzia.
Raccolse le ginocchia stringendole forte contro la gabbia toracica e sollevò il viso, perdendosi nell’azzurro del cielo cominciò a raccontare alla lapide della sorella la sua vita degli ultimi quattro mesi.
O meglio, la sua non vita.
Dopo l’accertamento della morte di Haruna, Kidou aveva ricevuto parole vuote e false di cortesia mentre i genitori adottivi di entrambi tentavano di rassicurarlo, convincendo non fosse stata colpa sua, ma solo un tragico incidente.
Causato da lui, si ripeteva sempre mentre annuiva da bravo figlio pur non credendo minimamente a quelle bugie gratuite.
Poi aveva scoperto l’alcool e vi aveva affogato i dolori, convinto di trovar sollievo dalle sue pene almeno per un po’; aveva allontanato chiunque tentasse di avvicinarglisi e ignorato coloro che imperterriti provavano tuttora a parlargli. Non voleva nessuno.
E dopo l’alcool era approdato il male più grande.
La droga.
Kidou Yuuto, appena ventunenne, aveva scoperto lo sporco mondo della droga, e si era rifugiato tra quella polvere bianca –accompagnata da pasticche di antidepressivi- come se fosse un porto sicuro e non la rovina di una giovane esistenza.
Interruppe a metà il suo racconto scosso dai fremiti e dai singhiozzi, non riusciva a proferir parola. Era sicuro di aver spezzato il cuore di sua sorella, insieme a quello di chi l’aveva cresciuto.
Si alzò, ancora mal fermo sulle gambe, non sopportava più di star lì, davanti a quella tomba e quel sorriso così puro e innocente, si sentiva sporco e stupido.
Come aveva anche solo pensato di andare a trovare Haruna in condizioni così pietose?
Dandosi una pacca in fronte, Kidou asciugò le ultime lacrime pensando per la prima volta di disintossicarsi.
Non voleva offuscare la memoria di sua sorella, il suo fanciullesco sorriso comportandosi da idiota… Haruna non si meritava tutto ciò.
Traballante andò a casa, deciso a gettare nel bidone tutte le bottiglie di alcool che invadevano il suo appartamento.
Voleva ricominciare a vivere per davvero.


Appena due giorni dopo sulla prima pagina di un giornale capeggiava un titolo che annunciava la morte di un giovane ventunenne per overdose, ma per rispetto l’identità del ragazzo non fu resa nota pubblicamente.


Una settimana dopo, accanto alla lapide di Haruna, ne sorgeva una nuova.


Kidou Yuuto.
Morto il: 4 Maggio 20xx
“Sii felice insieme a tua sorella.”










{Angolo di una Festa}
Ed eccomi qui, a pubblicare giusto prima di andare a dormire.
Ammetto che l'avrei fatto prima ma non trovavo uno straccio titolo, faccio pietà in queste cose çwç
Sigh, quanto mi è dispiaciuto farli morire, sono così carini... Comunque l'avevo iniziata tempo fa questa fic, ma solo oggi sono riuscita a finirla.
Mi auguro che a qualcuno piacerà, chissà magari avrà anche voglia di lasciare una piccola recensione o tirarmi pomodori c":
Per eventuali errori nel testo o nell'intro non fatevi scrupoli a segnalarmeli, okay? Voglio migliorare quindi non fatevi problemi~
Se di raiting andasse bene anche il giallo, ditemelo, okay? c:
Grazie mille anche solo a chi arriverà fin qui ❤
Alla prossima~

Kuro
   
 
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