Inutile,
è diventata una malattia: devo per forza rispondervi. Noirfabi: ma deciditi! Chi vuoi,
Haylie-Bill o Haylie-Tom? (io me li prenderei in blocco. Sono poligama
per
natura x°D) Moonwhisper:
no, ora mi
dici come facevi a sapere che sono un’artista di fama
internazionale (e partì
il coro di pernacchie). Forse hai letto “Cry –
don’t wanna be alone”? Oppure…
boh, vabbè, ormai lo sanno pure i sassi che io vivo per il
disegno. E tieni giù
le mani da Tom, che quando questa storia finirà, in
qualsiasi modo finisca,
sarà mio. FuckedUpGirl:
Bia,
io non ti avviso più quando aggiorno perché so
che mi segui, giuoia della mia
vita! Però anche tu, eh… ti piace
“Don’t wanna hurt you”, ti piace la parte
in
cui Hay e Tom “consumano”… dillo che non
te ne frega niente di come scrivo! XD Valux91:
che ne dici di mettere su il
club dei Mulino Bianco family’s fan? Però i
tesserini li facciamo col mio
disegno! Kristine: Kris, Kris, che
bello trovare un’altra tua recensione! Però tu,
gioia, mi fai venir voglia di
dire cose che non posso dire… di rivelare il mio punto di
vista, che vi
rovinerebbe il gusto di seguire la storia. Sai che hai tirato in ballo
un
elemento interessante? Quello che dici a proposito di Bill…
può essere, Kris,
può essere. Come noterai anche più avanti, il suo
personaggio sarà ben
focalizzato pochissime volte, ho involontariamente lasciato molto
più spazio
alla psiche di Hay e di Tom. Forse neanch’io capisco questo
mio Bill, forse gli
so dando un ruolo che non mi aspettavo di attribuirgli. Non lo so.
E’
difficile. E spero di riuscire sempre ad appassionarti così.
Sore: uno dei lavori più
belli? Se lo
dici tu mi fido! Però confesso di averla scritta almeno due
mesi fa questa
parte, prima ancora di aver deciso come sviluppare la storia.
E’ un
prefabbricato XD Beh, anche per le altre mie storie sui TH hai detto
che
preferisci la versione più “matura” di
Tom, no? Lilylemon: ohi, piccoletta
a chi?! XD Benebene, me è felice di
trovare una new entry!
Un
grazie speciale agli 11 utenti che tengono la mia storia tra i
preferiti!
Parte
III – Il nodo
Capitolo
11
“Il
tuo nome è una vecchia ferita che giace profonda
e la sabbia ha coperto il passaggio di fiamme e furori,
tutto sembra pulito e quieto a vederlo da fuori…
tutto sembra finito”
Haylie tirò un profondo sospiro e si lasciò
cadere sul minuscolo pouf
sistemato in un angolo della stanza. Ci stava a malapena per
metà, ma non
importava. Si sentiva talmente stanca che si sarebbe accontentata anche
di
sedersi sul pavimento.
Stanca, stremata.
Per il lavoro? Per la gravidanza…? O… No. Neanche
lei voleva saperlo.
Bill si separò dagli altri tre ragazzi, che ora
confabulavano tra loro
su quanto li annoiasse l’idea dell’ennesimo
servizio fotografico, si accovacciò
accanto a lei e sorrise piegando la testa di lato.
- Stanca, vero? –
Haylie stiracchiò le labbra in un sorriso che ad occhi
più attenti non
sarebbe sembrato tale. Annuì.
- Tesoro, non puoi continuare ad affaticarti così. Devi
staccare –
La ragazza annuì una seconda volta, sporgendosi a baciarlo
lievemente su
una guancia. – Lo so, Bill. Non preoccuparti. Non faccio
niente di
particolarmente stancante – Con la testa gli fece cenno di
tornare dai ragazzi,
sforzandosi di non incrociare lo sguardo di Tom.
Pure lui ultimamente sembrava anche troppo tranquillo. Haylie sperava
che nessuno si chiedesse il perché.
Bill le strinse una mano, prima di alzarsi in piedi.
- Mi raccomando. Non voglio più vederti con questi occhi
tristi, eh? –
Haylie sospirò mentre lui si allontanava. Da quel
pomeriggio in
albergo, sorridere di fronte a lui –soprattutto se nelle
vicinanze c’era Tom-
era diventato più complicato. Sia perché non
sapeva più neanche lei se quei
sorrisi fossero sinceri, sia perché è difficile
mostrarsi sereni e rilassati
quando si ha la coscienza sporca.
Doveva smetterla di giustificarsi. A Bill non era sfuggita la sua
espressione stanca. Già, meglio lasciare che la credesse
tale, piuttosto che
colpevole…
Ma non poteva farne a meno. Ogni volta che i suoi ricordi volavano a
quel pomeriggio, sentiva lo stomaco stringersi e le mai diventare
ghiacciate.
Rimasero
così, abbracciati e in silenzio per minuti interminabili.
Quel
silenzio che aveva un qualcosa di rassicurante e inquietante nello
stesso
tempo.
A Tom
non riuscì difficile accorgersi che Haylie non faceva altro
che sospirare. –
Piccola, c’è qualcosa che non va? –
In altre
circostanze, Haylie avrebbe riso di fronte a quella domanda.
Più ovvio di così…
- Tu che
dici? – Tom assunse un’espressione ferita.
- Haylie,
io… - Il suo braccio rafforzò istintivamente la
presa intorno alla sua vita,
mentre l’altra mano le sfiorava una guancia. – Lo
so. E’ tutto… maledettamente
complicato –
- No,
non è complicato – mormorò lei.
– Sei il fratello di Bill. Ecco tutto –
-
Haylie… - Gli venne naturale pronunciare il suo nome una
seconda volta. Si
sentiva incredibilmente idiota a non poter formulare una frase o un
pensiero
coerente, ma quella era la reazione che Haylie provocava in lui e ora
aveva il
sospetto che avrebbe dovuto tenere a freno quell’istinto.
– Dio santo – riuscì
solo a dire, chiudendo gli occhi e sfregandoseli con le mani.
- Lo so
– Quella volta fu Haylie a dirlo, appoggiando la testa sulla
sua spalla. Quella
conversazione –sempre se avesse potuto essere definita tale-
non aveva alcun
senso, ma entrambi provavano un bisogno disperato di parlare. Non
sapevano di
cosa –o forse sì, era semplicemente troppo
imbarazzante sfiorare l’argomento-,
né avevano idea di come affrontare l’argomento,
tutto quello che volevano era…
parlare.
- Che
casino – mormorò Tom, senza aprire gli occhi.
– Non… non riesco neanche a
isolare l’unico pensiero che potrebbe farmi felice. Mi
scoppia la testa –
Haylie
alzò la testa dalla sua spalla e lo guardò.
- E
quale sarebbe questo pensiero? – Tom le sorrise e
posò un bacio sulla sua
fronte.
- Che ho
fatto l’amore con te. Che ti amo –
Haylie
si strinse più forte a lui, rifugiandosi tra le sue braccia.
Quelle parole
avrebbero dovuto renderla felice.
La
rendevano felice, sì… ma era una
felicità strana.
Una felicità
che sapeva di non poter essere assaporata fino in fondo.
Non
poteva essere felice a spese di qualcun altro. Non poteva costruirsi
una nuova
vita se quella vecchia non era ancora finita.
-
Dev’essere per questo che non riesco a pensare che abbiamo
sbagliato – continuò
Tom, a voce bassa. Guardò Haylie di sottecchi. –
Perché abbiamo sbagliato,
vero? –
- Sì – La
ragazza sospirò, tirandosi il lenzuolo fin sotto il mento.
– Sì, abbiamo
sbagliato –
Tom si
voltò su un fianco, appoggiandosi su un gomito e guardandola
fisso negli occhi.
– Haylie, io… voglio che tu sappia una cosa
–
Haylie
non recepì subito le sue parole. Rimase a contemplarlo per
qualche secondo,
spostando lentamente lo sguardo dal viso di Tom alle sue spalle, alle
sue
braccia, al suo petto, al suo piede che sbucava fuori dal lenzuolo
attorcigliato intorno al suo corpo. Era… No,
“bello” era un termine
eccessivamente riduttivo. Lo era sempre stato, e chissà per
quanto tempo lo
sarebbe stato ancora…
E allora
perché non si era innamorata subito di lui?
Perché
non aveva evitato quella sofferenza a cui ora sarebbe inevitabilmente
andata
incontro?
Si
scosse dai suoi pensieri e tornò a fissare il proprio
sguardo in quello di Tom.
Annuì appena, come per incitarlo a proseguire. Sinceramente,
non sapeva cos’altro
potesse aggiungere. Avevano detto e fatto anche troppo.
Tom
distolse lo sguardo per un istante prima di proseguire, e Haylie non
poté non
provare un moto di tenerezza sconfinata verso di lui.
- Volevo
solo dirti che non pensavo che sarebbe potuta andare così
–
Lei lo
guardò confusa, aggrottando le sopracciglia. –
In… in che senso? –
- Nel
senso che… che io non ho mai pensato…
cioè, voglio dire, non è che io
volessi…
prima, perlomeno… Io non pensavo che mi sarei mai potuto
innamorare di te, ecco
– Haylie chinò il capo, arrossendo. Lo capiva fin
troppo bene. – Se avessi
pensato che un giorno sarebbe potuto succedere, io… oh, non
lo so. So solo che
non avrei mai voluto fare… questo… a Bill
– Pronunciò le ultime parole come se
gli costasse un’immensa fatica. La sua mano cercò
quella di Haylie e la
strinse. – Non voglio che tu pensi che io… che io
l’abbia fatto per… per
separare voi – Ad altre orecchie, quel discorso sarebbe
sembrato carico di
egoismo e, forse, anche di ipocrisia, ma Haylie sapeva che non era
così. Le
bastava guardarlo negli occhi per esserne certa. – Non ho mai
pensato che avrei
potuto provocare questo, e quando stavi con Bill io non ti ho mai
desiderata di
nascosto –
La
ragazza rialzò lo sguardo, turbata. Non era stata
l’ultima parte della frase a
colpirla.
- Perché
dici che “stavo”? – sussurrò,
riuscendo a malapena a sentirsi lei stessa. – Io
e lui non ci siamo lasciati –
Tom la
guardò con un’intensità tale da
mozzarle il fiato, una tristezza che sfociava
nella bellezza, e non una bellezza dannata.
- Ma
stai con lui anche col cuore? –
Quella
domanda la colpì dritta al petto, a quel cuore che Tom
chiamava in causa. Si
passò una mano tra i capelli.
“Che
casino, che casino, che casino…”
- Non
hai detto di non volerlo ferire? – mormorò a voce
ancora più bassa.
Quella
volta fu Tom a chinare il capo. – E’ vero,
ma… oh dio, Haylie, non lo so. Non
lo so – mormorò abbracciandola. Haylie nascose il
viso nel suo collo, non
voleva sentire più niente da nessuno, voleva solo sparire,
perché era tutto
così difficile? Perché anche quella che avrebbe
dovuto essere una gioia si
trasformava in un dolore insopportabile? – Se non ti amassi,
non farei mai
tutto questo –
Haylie
si lasciò cullare da quella promessa che promessa non era,
anche se le piaceva
pensare che lo fosse.
Un
giorno tutto sarebbe finito.
Già… ma
cosa?
Si erano
rivestiti in silenzio, in quella camera in cui persino l’aria
era diventata
incredibilmente pesante.
Si erano
salutati con un bacio che racchiudeva in sé tutte le
promesse che l’uno poteva
dare all’altra, tutte le incertezze che entrambi avrebbero
voluto cancellare,
tutto l’amore che non sapevano a chi era più
giusto donare.
Haylie
non volle immaginare cosa si fossero detti Bill e Tom al ritorno del
gruppo dal
sound check, non voleva immaginare la faccia di Tom quando
l’aveva rivisto dopo
avergli fatto il torto più grande che potesse rivolgergli.
Non ne
ebbe neanche il tempo, perché, quando tornò, Bill
irruppe nella loro camera con
un’espressione a dir poco angosciata.
-
Haylie, Haylie, scusami! –
Lei lo
guardò sorpresa. Di cosa doveva scusarsi? Al momento la sua
mente era pressoché
vuota: meglio cancellare tutti i pensieri, per evitare la fatica di
allontanare
quelli sbagliati.
- Come,
scusa…? – mormorò a fior di labbra,
mentre Bill si precipitava accanto a lei e
le prendeva il viso tra le mani.
- Amore,
stamattina mi sono dimenticato che avevi l’ecografia! Dio,
scusami, ti prego,
non volevo, mi è passato di mente! –
Fantastico.
La cosa
che quella mattina aveva desiderato più ardentemente ora
quasi non le
interessava più.
Mise una
mano su quella di Bill, scostandola dal suo viso. – Non
preoccuparti Bill, non
è successo niente –
- Come
non è successo niente? Io… io l’ho
dimenticato! – esclamò scandalizzato Bill,
come se non riuscisse a capacitarsene. Haylie sospirò,
cercando di non lasciar
trasparire il leggero fastidio che provava di fronte a quella reazione
esagerata.
- Bill.
Non fa niente – ripeté, scandendo bene le parole.
Bill si
morse il labbro inferiore e sorrise, prendendole le mani tra le sue.
– Allora?
Maschio o femmina? –
-
Femmina –
Bill la
abbracciò, baciandola a lungo, ma Haylie quasi non se ne
accorse.
- E’ fantastico! Sono così felice… - La
baciò di nuovo. Nei suoi occhi brillava
la stessa luce degli occhi di un bambino che scarta il suo regalo di
Natale, il
più grosso, il più atteso. – Scusami se
me ne sono dimenticato – Haylie si
sforzò di sorridere. In fondo, chi era lei per smorzare il
suo entusiasmo?
- Non fa
niente, Bill. Smettila. E’ tutto ok –
La
placava saperlo sereno e tranquillo. Ma non poté evitare che
le tornassero in
mente le parole di Tom.
“Avete mai parlato del vostro futuro? Avete pensato
a come sistemarvi dopo che sarà nata la bambina? Non credo
che sia il massimo
della felicità farsi una famiglia su un tourbus o portarsi
una figlia di pochi
mesi in giro per concerti. Ne avete parlato, di questo?”
Era fatto così, Bill.
Rassicurato dalla consapevolezza che lei gli aveva
concesso il suo perdono, non pensava più a cosa lei avesse
potuto provare prima.
Haylie
cercò di non pensarci. Tanto, era inutile.
Non sarebbe stata lei a farlo cambiare.
Haylie
affondò i denti nel panino che Gustav
le aveva portato, dopo averlo ringraziato calorosamente.
- Grazie, Gustav… Anche se dovrei limitarmi,
sono mesi che non faccio altro che mangiare –
Il ragazzo le sorrise.
- Beh, hai bisogno di stare in forze, no? -
Era molto più simpatico di quanto, in quei
due anni, non avesse avuto modo di scoprire.
Forse perché adesso cercava di allontanarsi
gradualmente da Bill e, di conseguenza, si ritrovava più
spesso in compagnia
degli altri.
A quel pensiero, il pezzo di panino che stava
masticando le andò di traverso e attaccò a
tossire. Gustav sobbalzò.
- Però calma, eh! –
Lo disse in tono scherzoso, ma Haylie non
riuscì a ridere.
Come poteva voler allontanarsi da Bill? Dal
ragazzo con cui aveva passato due anni, da cui aspettava una
figlia… Dal
ragazzo che…
…amava?
- Non… non ti preoccupare… - balbettò,
arrossendo per la vergogna di aver anche solo pensato una cosa del
genere.
Anche se, certo, non era stata lei ad allontanarsi da lui. –
E’ che… beh,
sembra quasi che mi sia disabituata a lavorare… - Prese un
gran respiro e quasi
si costrinse ad aggiungere: - …con Bill che tenta di
barricarmi in tourbus o in
hotel per farmi stare ferma. Basta poco così di tensione e
mi prende la fame –
Gustav sospirò, stiracchiandosi.
- Non dirlo a me – sbuffò. – Detesto
questi
servizi fotografici. Non capisco come facciano quei tre a divertirsi,
io mi
sento un idiota davanti a una macchina fotografica – Si
sfilò il cappellino da
baseball, uno dei tanti che portava di solito, e lo fissò
per qualche istante.
– Se fossi Bill, impazzirei. Adesso lui ha un altro servizio,
da solo –
- …che non è giusto – ribadì
Haylie. Non
cercò di trattenersi dal dirlo, tutti sapevano come la
pensava sul fatto che
Bill, spesso e volentieri, fosse considerato come “i Tokio
Hotel”.
- Ma per me va benissimo – disse Gustav. – A
me basta la mia batteria per essere contento. Non è la
pubblicità che mi serve –
Tirò un profondo sospiro e si tirò su dalla
sedia. – Beh, noi qui abbiamo
finito. Penso che farò un giretto fuori –
Spostò lo sguardo su Haylie, ancora
seduta sul pouf con il panino tra le mani. – Tu che fai?
–
- Ehm… non so – rispose, incerta. Per un
attimo, il suo sguardo indugiò su Tom, ma poi si impose di
non guardarlo. –
Anch’io avrei finito, qui. Penso che aspetterò
Bill –
E invece non fu quello che fece.
Poco meno di due minuti più tardi, si trovava
chiusa nel bagno degli uomini.
Con Tom.
Con Tom che la teneva stretta a sé e la baciava
e sospirava tra i suoi capelli, mentre Bill era troppo occupato a
sorridere
davanti a un obiettivo per accorgersene.
Haylie tentò di allontanarlo, ma, non sapeva
mai perché, non ne trovò la forza. –
Tom, dài… -
Lui le prese il viso tra le mani e le sfiorò
le labbra con le sue. – Non ci vede nessuno –
- Ma torneranno tra poco… - Le parole le
morirono in gola nel momento in cui le labbra di Tom schiusero le sue,
rifugiandosi in un bacio che era sempre troppo difficile aspettare. Si
aggrappò
alle sue spalle, appoggiando la schiena al muro, mentre le mani di Tom
già si
insinuavano sotto la sua maglietta e la accarezzavano bramosamente.
– Tom – mugolò,
chiudendo gli occhi. Tom le baciò il collo, continuando a
trascinare le proprie
mani da un punto all’altro sulla sua pelle.
- Sssh… Non preoccuparti, Hay. Ti amo –
Haylie sentì il suo corpo premere contro il
proprio. Lo sentì voglioso.
- Non possiamo fare questa vita – gemette,
mentre i suoi baci si facevano più prepotenti.
- Possiamo farcela – ansimò Tom, stringendola
più forte a sé. Tutto cominciò a
confondersi. – Possiamo… farcela… oh,
Haylie…
sei così bella… sei… -
Haylie affondò le unghie nelle sue braccia.
Lo sentiva. Lo sentiva ancora di più, ancora più
a fondo…
- Come fai… a dirlo? – boccheggiò,
aggrappandosi
a lui. – Con... con questa pancia, e… - Tom si
staccò da lei e posò un dito
sulle sue labbra. Sorrise e la baciò in fronte, e Haylie
sentì piccole gocce di
sudore cadere dal suo viso fino al proprio…
- Metà della tua vita è qui – La mano
di Tom
si posò sul suo ventre. – Non devi…
mai… pensarlo come un motivo di vergogna –
Ricominciò ad accarezzarla, prima con delicatezza, poi con
ancora più forza e
desiderio. La baciò. – Sei splendida. Devi essere
orgogliosa di te stessa –
E di nuovo confusione che si sovrapponeva
alla paura.
Stordimento che non dava spazio al pudore.
Solo una consapevolezza si fece strada nella
mente di Haylie, mentre il loro peccato si consumava in fretta, al
riparo dagli
occhi di tutti.
Non era affatto orgogliosa di se stessa. Non
lo sarebbe stata mai.