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Autore: Nike93    15/04/2008    5 recensioni
A volte capita che un amore sia vissuto nei silenzi, e per questo si pensa che sia troppo perfetto perchè finisca. Ma poi si finisce per sentirsi come passeggeri distratti di una vita in vetrina, e il nodo che ci si lascia alle spalle è terribilmente difficile da sciogliere. Forse l'unica soluzione è dimenticare... e allora dimentica!
Ti ritroverai ad andare avanti finchè non ti sentirai come una superstite...
Una storia scandita dai testi di Raf, una storia che non sa se chiamarsi "d'amore".
Una storia i cui protagonisti credono di vivere i giorni migliori mentre invece stanno solo per sprofondare.
Una storia che non può avere un lieto fine. Non per tutti.
Genere: Drammatico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Inutile, è diventata una malattia: devo per forza rispondervi. Noirfabi: ma deciditi! Chi vuoi, Haylie-Bill o Haylie-Tom? (io me li prenderei in blocco. Sono poligama per natura x°D) Moonwhisper: no, ora mi dici come facevi a sapere che sono un’artista di fama internazionale (e partì il coro di pernacchie). Forse hai letto “Cry – don’t wanna be alone”? Oppure… boh, vabbè, ormai lo sanno pure i sassi che io vivo per il disegno. E tieni giù le mani da Tom, che quando questa storia finirà, in qualsiasi modo finisca, sarà mio. FuckedUpGirl: Bia, io non ti avviso più quando aggiorno perché so che mi segui, giuoia della mia vita! Però anche tu, eh… ti piace “Don’t wanna hurt you”, ti piace la parte in cui Hay e Tom “consumano”… dillo che non te ne frega niente di come scrivo! XD Valux91: che ne dici di mettere su il club dei Mulino Bianco family’s fan? Però i tesserini li facciamo col mio disegno! Kristine: Kris, Kris, che bello trovare un’altra tua recensione! Però tu, gioia, mi fai venir voglia di dire cose che non posso dire… di rivelare il mio punto di vista, che vi rovinerebbe il gusto di seguire la storia. Sai che hai tirato in ballo un elemento interessante? Quello che dici a proposito di Bill… può essere, Kris, può essere. Come noterai anche più avanti, il suo personaggio sarà ben focalizzato pochissime volte, ho involontariamente lasciato molto più spazio alla psiche di Hay e di Tom. Forse neanch’io capisco questo mio Bill, forse gli so dando un ruolo che non mi aspettavo di attribuirgli. Non lo so. E’ difficile. E spero di riuscire sempre ad appassionarti così. Sore: uno dei lavori più belli? Se lo dici tu mi fido! Però confesso di averla scritta almeno due mesi fa questa parte, prima ancora di aver deciso come sviluppare la storia. E’ un prefabbricato XD Beh, anche per le altre mie storie sui TH hai detto che preferisci la versione più “matura” di Tom, no? Lilylemon: ohi, piccoletta a chi?! XD Benebene, me è felice di trovare una new entry!

Vi avviso che questo capitolo non mi piace per niente, soprattutto la prima metà: doveva essere qualcosa di più “poetico”, invece è solo dialogo. Se non altro, stavolta non potete dirmi che miglioro ogni giorno di più. Però in compenso il prossimo capitolo è (al momento) il mio preferito!
Un grazie speciale agli 11 utenti che tengono la mia storia tra i preferiti!

Parte III – Il nodo

Capitolo 11

 
“Il tuo nome è una vecchia ferita che giace profonda
e la sabbia ha coperto il passaggio di fiamme e furori,
tutto sembra pulito e quieto a vederlo da fuori…
tutto sembra finito”

 
Haylie tirò un profondo sospiro e si lasciò cadere sul minuscolo pouf sistemato in un angolo della stanza. Ci stava a malapena per metà, ma non importava. Si sentiva talmente stanca che si sarebbe accontentata anche di sedersi sul pavimento.
Stanca, stremata.
Per il lavoro? Per la gravidanza…? O… No. Neanche lei voleva saperlo.
Bill si separò dagli altri tre ragazzi, che ora confabulavano tra loro su quanto li annoiasse l’idea dell’ennesimo servizio fotografico, si accovacciò accanto a lei e sorrise piegando la testa di lato.
- Stanca, vero? –
Haylie stiracchiò le labbra in un sorriso che ad occhi più attenti non sarebbe sembrato tale. Annuì.
- Tesoro, non puoi continuare ad affaticarti così. Devi staccare –
La ragazza annuì una seconda volta, sporgendosi a baciarlo lievemente su una guancia. – Lo so, Bill. Non preoccuparti. Non faccio niente di particolarmente stancante – Con la testa gli fece cenno di tornare dai ragazzi, sforzandosi di non incrociare lo sguardo di Tom.
Pure lui ultimamente sembrava anche troppo tranquillo. Haylie sperava che nessuno si chiedesse il perché.
Bill le strinse una mano, prima di alzarsi in piedi.
- Mi raccomando. Non voglio più vederti con questi occhi tristi, eh? –
Haylie sospirò mentre lui si allontanava. Da quel pomeriggio in albergo, sorridere di fronte a lui –soprattutto se nelle vicinanze c’era Tom- era diventato più complicato. Sia perché non sapeva più neanche lei se quei sorrisi fossero sinceri, sia perché è difficile mostrarsi sereni e rilassati quando si ha la coscienza sporca.
Doveva smetterla di giustificarsi. A Bill non era sfuggita la sua espressione stanca. Già, meglio lasciare che la credesse tale, piuttosto che colpevole…
Ma non poteva farne a meno. Ogni volta che i suoi ricordi volavano a quel pomeriggio, sentiva lo stomaco stringersi e le mai diventare ghiacciate.

 
Rimasero così, abbracciati e in silenzio per minuti interminabili.
Quel silenzio che aveva un qualcosa di rassicurante e inquietante nello stesso tempo.
A Tom non riuscì difficile accorgersi che Haylie non faceva altro che sospirare. – Piccola, c’è qualcosa che non va? –
In altre circostanze, Haylie avrebbe riso di fronte a quella domanda. Più ovvio di così…
- Tu che dici? – Tom assunse un’espressione ferita.
- Haylie, io… - Il suo braccio rafforzò istintivamente la presa intorno alla sua vita, mentre l’altra mano le sfiorava una guancia. – Lo so. E’ tutto… maledettamente complicato –
- No, non è complicato – mormorò lei. – Sei il fratello di Bill. Ecco tutto –
- Haylie… - Gli venne naturale pronunciare il suo nome una seconda volta. Si sentiva incredibilmente idiota a non poter formulare una frase o un pensiero coerente, ma quella era la reazione che Haylie provocava in lui e ora aveva il sospetto che avrebbe dovuto tenere a freno quell’istinto. – Dio santo – riuscì solo a dire, chiudendo gli occhi e sfregandoseli con le mani.
- Lo so – Quella volta fu Haylie a dirlo, appoggiando la testa sulla sua spalla. Quella conversazione –sempre se avesse potuto essere definita tale- non aveva alcun senso, ma entrambi provavano un bisogno disperato di parlare. Non sapevano di cosa –o forse sì, era semplicemente troppo imbarazzante sfiorare l’argomento-, né avevano idea di come affrontare l’argomento, tutto quello che volevano era… parlare.
- Che casino – mormorò Tom, senza aprire gli occhi. – Non… non riesco neanche a isolare l’unico pensiero che potrebbe farmi felice. Mi scoppia la testa –
Haylie alzò la testa dalla sua spalla e lo guardò.
- E quale sarebbe questo pensiero? – Tom le sorrise e posò un bacio sulla sua fronte.
- Che ho fatto l’amore con te. Che ti amo –
Haylie si strinse più forte a lui, rifugiandosi tra le sue braccia. Quelle parole avrebbero dovuto renderla felice.
La rendevano felice, sì… ma era una felicità strana.
Una felicità che sapeva di non poter essere assaporata fino in fondo.
Non poteva essere felice a spese di qualcun altro. Non poteva costruirsi una nuova vita se quella vecchia non era ancora finita.
- Dev’essere per questo che non riesco a pensare che abbiamo sbagliato – continuò Tom, a voce bassa. Guardò Haylie di sottecchi. – Perché abbiamo sbagliato, vero? –
- Sì – La ragazza sospirò, tirandosi il lenzuolo fin sotto il mento. – Sì, abbiamo sbagliato –
Tom si voltò su un fianco, appoggiandosi su un gomito e guardandola fisso negli occhi. – Haylie, io… voglio che tu sappia una cosa –
Haylie non recepì subito le sue parole. Rimase a contemplarlo per qualche secondo, spostando lentamente lo sguardo dal viso di Tom alle sue spalle, alle sue braccia, al suo petto, al suo piede che sbucava fuori dal lenzuolo attorcigliato intorno al suo corpo. Era… No, “bello” era un termine eccessivamente riduttivo. Lo era sempre stato, e chissà per quanto tempo lo sarebbe stato ancora…
E allora perché non si era innamorata subito di lui?
Perché non aveva evitato quella sofferenza a cui ora sarebbe inevitabilmente andata incontro?
Si scosse dai suoi pensieri e tornò a fissare il proprio sguardo in quello di Tom. Annuì appena, come per incitarlo a proseguire. Sinceramente, non sapeva cos’altro potesse aggiungere. Avevano detto e fatto anche troppo.
Tom distolse lo sguardo per un istante prima di proseguire, e Haylie non poté non provare un moto di tenerezza sconfinata verso di lui.
- Volevo solo dirti che non pensavo che sarebbe potuta andare così –
Lei lo guardò confusa, aggrottando le sopracciglia. – In… in che senso? –
- Nel senso che… che io non ho mai pensato… cioè, voglio dire, non è che io volessi… prima, perlomeno… Io non pensavo che mi sarei mai potuto innamorare di te, ecco – Haylie chinò il capo, arrossendo. Lo capiva fin troppo bene. – Se avessi pensato che un giorno sarebbe potuto succedere, io… oh, non lo so. So solo che non avrei mai voluto fare… questo… a Bill – Pronunciò le ultime parole come se gli costasse un’immensa fatica. La sua mano cercò quella di Haylie e la strinse. – Non voglio che tu pensi che io… che io l’abbia fatto per… per separare voi – Ad altre orecchie, quel discorso sarebbe sembrato carico di egoismo e, forse, anche di ipocrisia, ma Haylie sapeva che non era così. Le bastava guardarlo negli occhi per esserne certa. – Non ho mai pensato che avrei potuto provocare questo, e quando stavi con Bill io non ti ho mai desiderata di nascosto –
La ragazza rialzò lo sguardo, turbata. Non era stata l’ultima parte della frase a colpirla.
- Perché dici che “stavo”? – sussurrò, riuscendo a malapena a sentirsi lei stessa. – Io e lui non ci siamo lasciati –
Tom la guardò con un’intensità tale da mozzarle il fiato, una tristezza che sfociava nella bellezza, e non una bellezza dannata.
- Ma stai con lui anche col cuore? –
Quella domanda la colpì dritta al petto, a quel cuore che Tom chiamava in causa. Si passò una mano tra i capelli.
“Che casino, che casino, che casino…”
- Non hai detto di non volerlo ferire? – mormorò a voce ancora più bassa.
Quella volta fu Tom a chinare il capo. – E’ vero, ma… oh dio, Haylie, non lo so. Non lo so – mormorò abbracciandola. Haylie nascose il viso nel suo collo, non voleva sentire più niente da nessuno, voleva solo sparire, perché era tutto così difficile? Perché anche quella che avrebbe dovuto essere una gioia si trasformava in un dolore insopportabile? – Se non ti amassi, non farei mai tutto questo –
Haylie si lasciò cullare da quella promessa che promessa non era, anche se le piaceva pensare che lo fosse.
Un giorno tutto sarebbe finito.
Già… ma cosa?
 

Si erano rivestiti in silenzio, in quella camera in cui persino l’aria era diventata incredibilmente pesante.
Si erano salutati con un bacio che racchiudeva in sé tutte le promesse che l’uno poteva dare all’altra, tutte le incertezze che entrambi avrebbero voluto cancellare, tutto l’amore che non sapevano a chi era più giusto donare.
Haylie non volle immaginare cosa si fossero detti Bill e Tom al ritorno del gruppo dal sound check, non voleva immaginare la faccia di Tom quando l’aveva rivisto dopo avergli fatto il torto più grande che potesse rivolgergli.
Non ne ebbe neanche il tempo, perché, quando tornò, Bill irruppe nella loro camera con un’espressione a dir poco angosciata.
- Haylie, Haylie, scusami! –
Lei lo guardò sorpresa. Di cosa doveva scusarsi? Al momento la sua mente era pressoché vuota: meglio cancellare tutti i pensieri, per evitare la fatica di allontanare quelli sbagliati.
- Come, scusa…? – mormorò a fior di labbra, mentre Bill si precipitava accanto a lei e le prendeva il viso tra le mani.
- Amore, stamattina mi sono dimenticato che avevi l’ecografia! Dio, scusami, ti prego, non volevo, mi è passato di mente! –
Fantastico.
La cosa che quella mattina aveva desiderato più ardentemente ora quasi non le interessava più.
Mise una mano su quella di Bill, scostandola dal suo viso. – Non preoccuparti Bill, non è successo niente –
- Come non è successo niente? Io… io l’ho dimenticato! – esclamò scandalizzato Bill, come se non riuscisse a capacitarsene. Haylie sospirò, cercando di non lasciar trasparire il leggero fastidio che provava di fronte a quella reazione esagerata.
- Bill. Non fa niente – ripeté, scandendo bene le parole.
Bill si morse il labbro inferiore e sorrise, prendendole le mani tra le sue. – Allora? Maschio o femmina? –
- Femmina –
Bill la abbracciò, baciandola a lungo, ma Haylie quasi non se ne accorse.
- E’ fantastico! Sono così felice… - La baciò di nuovo. Nei suoi occhi brillava la stessa luce degli occhi di un bambino che scarta il suo regalo di Natale, il più grosso, il più atteso. – Scusami se me ne sono dimenticato – Haylie si sforzò di sorridere. In fondo, chi era lei per smorzare il suo entusiasmo?
- Non fa niente, Bill. Smettila. E’ tutto ok –
La placava saperlo sereno e tranquillo. Ma non poté evitare che le tornassero in mente le parole di Tom.
“Avete mai parlato del vostro futuro? Avete pensato a come sistemarvi dopo che sarà nata la bambina? Non credo che sia il massimo della felicità farsi una famiglia su un tourbus o portarsi una figlia di pochi mesi in giro per concerti. Ne avete parlato, di questo?”
Era fatto così, Bill.
Rassicurato dalla consapevolezza che lei gli aveva concesso il suo perdono, non pensava più a cosa lei avesse potuto provare
prima.
Haylie cercò di non pensarci. Tanto, era inutile. Non sarebbe stata lei a farlo cambiare. 

Haylie affondò i denti nel panino che Gustav le aveva portato, dopo averlo ringraziato calorosamente.
- Grazie, Gustav… Anche se dovrei limitarmi, sono mesi che non faccio altro che mangiare –
Il ragazzo le sorrise.
- Beh, hai bisogno di stare in forze, no? -
Era molto più simpatico di quanto, in quei due anni, non avesse avuto modo di scoprire.
Forse perché adesso cercava di allontanarsi gradualmente da Bill e, di conseguenza, si ritrovava più spesso in compagnia degli altri.
A quel pensiero, il pezzo di panino che stava masticando le andò di traverso e attaccò a tossire. Gustav sobbalzò.
- Però calma, eh! –
Lo disse in tono scherzoso, ma Haylie non riuscì a ridere.
Come poteva voler allontanarsi da Bill? Dal ragazzo con cui aveva passato due anni, da cui aspettava una figlia… Dal ragazzo che…
…amava?
- Non… non ti preoccupare… - balbettò, arrossendo per la vergogna di aver anche solo pensato una cosa del genere. Anche se, certo, non era stata lei ad allontanarsi da lui. – E’ che… beh, sembra quasi che mi sia disabituata a lavorare… - Prese un gran respiro e quasi si costrinse ad aggiungere: - …con Bill che tenta di barricarmi in tourbus o in hotel per farmi stare ferma. Basta poco così di tensione e mi prende la fame – Gustav sospirò, stiracchiandosi.
- Non dirlo a me – sbuffò. – Detesto questi servizi fotografici. Non capisco come facciano quei tre a divertirsi, io mi sento un idiota davanti a una macchina fotografica – Si sfilò il cappellino da baseball, uno dei tanti che portava di solito, e lo fissò per qualche istante. – Se fossi Bill, impazzirei. Adesso lui ha un altro servizio, da solo –
- …che non è giusto – ribadì Haylie. Non cercò di trattenersi dal dirlo, tutti sapevano come la pensava sul fatto che Bill, spesso e volentieri, fosse considerato come “i Tokio Hotel”.
- Ma per me va benissimo – disse Gustav. – A me basta la mia batteria per essere contento. Non è la pubblicità che mi serve – Tirò un profondo sospiro e si tirò su dalla sedia. – Beh, noi qui abbiamo finito. Penso che farò un giretto fuori – Spostò lo sguardo su Haylie, ancora seduta sul pouf con il panino tra le mani. – Tu che fai? –
- Ehm… non so – rispose, incerta. Per un attimo, il suo sguardo indugiò su Tom, ma poi si impose di non guardarlo. – Anch’io avrei finito, qui. Penso che aspetterò Bill –

 
E invece non fu quello che fece.
Poco meno di due minuti più tardi, si trovava chiusa nel bagno degli uomini.
Con Tom.
Con Tom che la teneva stretta a sé e la baciava e sospirava tra i suoi capelli, mentre Bill era troppo occupato a sorridere davanti a un obiettivo per accorgersene.
Haylie tentò di allontanarlo, ma, non sapeva mai perché, non ne trovò la forza. – Tom, dài… -
Lui le prese il viso tra le mani e le sfiorò le labbra con le sue. – Non ci vede nessuno –
- Ma torneranno tra poco… - Le parole le morirono in gola nel momento in cui le labbra di Tom schiusero le sue, rifugiandosi in un bacio che era sempre troppo difficile aspettare. Si aggrappò alle sue spalle, appoggiando la schiena al muro, mentre le mani di Tom già si insinuavano sotto la sua maglietta e la accarezzavano bramosamente. – Tom – mugolò, chiudendo gli occhi. Tom le baciò il collo, continuando a trascinare le proprie mani da un punto all’altro sulla sua pelle.
- Sssh… Non preoccuparti, Hay. Ti amo –
Haylie sentì il suo corpo premere contro il proprio. Lo sentì voglioso.
- Non possiamo fare questa vita – gemette, mentre i suoi baci si facevano più prepotenti.
- Possiamo farcela – ansimò Tom, stringendola più forte a sé. Tutto cominciò a confondersi. – Possiamo… farcela… oh, Haylie… sei così bella… sei… -
Haylie affondò le unghie nelle sue braccia. Lo sentiva. Lo sentiva ancora di più, ancora più a fondo…
- Come fai… a dirlo? – boccheggiò, aggrappandosi a lui. – Con... con questa pancia, e… - Tom si staccò da lei e posò un dito sulle sue labbra. Sorrise e la baciò in fronte, e Haylie sentì piccole gocce di sudore cadere dal suo viso fino al proprio…
- Metà della tua vita è qui – La mano di Tom si posò sul suo ventre. – Non devi… mai… pensarlo come un motivo di vergogna – Ricominciò ad accarezzarla, prima con delicatezza, poi con ancora più forza e desiderio. La baciò. – Sei splendida. Devi essere orgogliosa di te stessa –
E di nuovo confusione che si sovrapponeva alla paura.
Stordimento che non dava spazio al pudore.
Solo una consapevolezza si fece strada nella mente di Haylie, mentre il loro peccato si consumava in fretta, al riparo dagli occhi di tutti.
Non era affatto orgogliosa di se stessa. Non lo sarebbe stata mai.

 

Sììì, cambiamo i credits! Stavolta la canzone è "Il nodo" di Raf...che, l'avevate capito?'
  
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