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Autore: MaryKei_Hishi    28/10/2013    0 recensioni
Aveva dimenticato per un attimo che non era stato per proprio volere che si era ritrovato senza un tetto sopra la testa e ricordandoselo aveva rivissuto quel senso di rifiuto che aveva provato giorni prima.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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1.2

 

Il mattino seguente Andreas aprì gli occhi ritrovandosi confuso sul luogo nel quale era, si guardò intorno cercando di dare un nome a quell'ambiente ma constatò che non era nulla di familiare.

Si alzò e prese il cellulare dalla tasca dei jeans che ancora indossava per guardare l'ora.

C'erano quattro chiamate senza risposta e tre messaggi.

Ignorò il tutto spingendo il tasto rosso per uscire da quegli avvisi, era ovvio chi l'avesse cercato e come in un flash si ricordò di Berlino, del locale e di Mika.

Scattò improvvisamente senza trovarne un motivo sensato quando sentì una voce femminile provenire dalla cucina, stava canticchiando un motivetto improvvisato.

Seguì il fluire delle note che pian piano diventavano più forti raggiungendo la cucina; si affacciò appena vedendo una ragazza mora dai capelli mossi, quasi ricci che si muoveva abilmente nella cucina andando da un ripiano all'altro del pensile della credenza.

Non era altissima ma aveva un bel corpo. Indossava un maglioncino blu cobalto lungo fin sotto il fianco, lo indossava sopra i pantaloni di jeans chiaro; si voltò verso Andreas sentendosi osservata

-Oddio mi hai fatto paura!- si portò una mano al petto. -ma che si sbuca così all'improvviso? Dai vieni qui.-

Andreas si mostrò entrando in cucina dandole il buongiorno con un fil di voce.

-Se ti serve il bagno puoi anche andare a dire a Mika che non ne ha il monopolio- scherzò – è dentro da tre quarti d'ora, più o meno.- rise -sto preparando la colazione, vuoi aiutarmi?- Andreas pensò che la parlantina era un dono di famiglia.

Avvicinandosi si accorse che la figura della ragazza, così sinuosa e ben fatta nascondeva una pancia appena pronunciata, tesa. Era incinta? Lei notò l'interessamento del biondo per la sua pancia e la accarezzò -sì tra poco saremo in tre, non è bellissimo?-

Andreas annuì pensando che con un papà come Mika quel ragazzino sarebbe stato la persona più fortunata al mondo.

Mentre continuava a preparare la colazione per tre, come se già la famiglia fosse aumentata, lei iniziò a raccontargli della vita di coppia con Mika.

-Sai, prima, qualche mese fa, vivevamo in un mono locale a qualche isolato da qui, era un affare e l'abbiamo comprato, poi appena abbiamo saputo che il poco spazio a qualche mese di distanza sarebbe stato un problema beh abbiamo iniziato a cercare. È uscito fuori questo appartamento, è bellissimo e stupendo metà dei soldi per prenderlo ce lo hanno dato i nostri genitori, mio padre è impazzito quando gli abbiamo detto che stava per diventare nonno e appena gli abbiamo detto di questo appartamento perfetto si è messo in moto per comprarlo.- sorrise -è un uomo stupendo, proprio come Mika.- Andreas si sentì invidioso di quella che era una famiglia perfetta da generazioni.

Mika entrò nella cucina interrompendo il loro discorso -oh il bagno è libero se vuoi è tutto tuo.-

annunciò lei e Andreas annuì -vorrei farmi una doccia.- Mika annuì -vieni ti prendo degli asciugamani puliti.- lo condusse verso la propria camera da letto e prese dal cassetto dell'armadio degli asciugamani. Li diede ad Andreas mostrandogli il bagno -grazie-

 

Durante la doccia il suo cellulare vibrò sulla lavatrice per un paio di volte inondando la camera di un rumore cupo e metallico allo stesso tempo Andreas cercò di ignorarlo ma l'apparecchio era insistente. Mentre stava per uscire fuori dalla vasca da bagno l'oggetto smise di vibrare e lui riuscì a rilassarsi sotto l'acqua che gli scaldava la pelle.

Uscito dalla doccia calda si asciugò e si rimise i propri vestiti, frugò nel mobile per cercare un fono e iniziò ad asciugarsi i capelli, li pettinò mentre l'aria calda li faceva aumentare di volumi in un oscillazione che Andreas detestava. Aveva cercato anche la piastra ma non l'aveva trovata, probabilmente lei non era solita lisciarsi i capelli.

Cercando di dare una forma ai propri capelli si ritrovò insoddisfatto del proprio operato, erano un disastro. Non poteva farci nulla. Li sistemò per fargli avere un aria quantomeno decente e uscì tornando in cucina.

Mika rimase a guardarlo fare ingresso in cucina rapito: sembrava un altra persona, al naturale.

Senza tutti i suoi gingilli, con i capelli lasciati nella naturale ondulazione e, ancora non era era sicuro, ma, senza trucco, beh dimostrava anche meno dei suoi anni, un quindicenne, al massimo.

Andreas si sentì osservato e cercò di sistemare i capelli dietro le orecchie con un gesto della mano -sono osceno, lo so...- guardò altrove per non incontrare i loro sguardi. -ma cosa dici? Sei un amore! Sembri un angioletto!- disse lei -sei tanto bello che vorrei che nostro figlio ti somigliasse! Ma dubito visto che noi in famiglia siamo tutti mori da morire- aggiunse in fine.

Andreas non riuscì a non arrossire ringraziandola in un pigolio. -anche nella mia famiglia sono tutti mori, solo io sono biondo, beh chiaro, sono ossigenato, ma comunque chiaro.-

 

Quella rivelazione innestò in Mika un pensiero che abbandonò immediatamente, era troppo presto per fare pensieri azzardati e sapeva troppo poco per ideare ipotesi.

 

-Oggi finisco il turno prima di pranzo- esordì dal nulla la consorte in dolce attesa – immagino che tu non abbia alcun cambio, non puoi indossare vestiti sporchi, non è igenico- Andreas si sentì accusato -Dopo il lavoro devo fare l'ecografia e nel pomeriggio passo da mia cugina, i vestiti di suo figlio dovrebbero essere perfetti per te, te ne prenderò un po' che lui non usa più!- Andreas la guardò sorpreso, piacevolmente sorpreso, non era un rimprovero allora, era solo il preludio ad una conclusione benevola nei suoi confronti... Le sorrise ringraziandola di cuore.

 

Passarono dei giorni e Andreas sembrava essersi perfettamente integrato nel nuovo status. Alla madre non aveva mai risposto al cellulare deviando dai suggerimenti dell'altro di risponderle.

Lui non voleva e era irremovibile dalla propria decisione.

 

Un martedì mattina Andreas era chiuso in bagno intento a farsi una doccia; Mika gli bussò un paio di volte per farlo uscire, il bagno serviva anche a lui e i capelli poteva asciugarli anche pochi minuti dopo, lui doveva radersi per uscire che aveva un lavoretto da fare.

Appena uscito dalla doccia, con il grande asciugamano che ormai era diventato suo avvolto attorno al petto, si scusò con l'uomo e lui gli sorrise scompigliandogli i capelli mandando piccoli schizzi un po' ovunque nell'atrio prima del bagno. Mentre Mika entrava nel bagno e cominciava a radersi Andreana era andato a prendere un nuovo asciugamano per la testa. Sulla lavatrice il cellulare di Andreas prese a vibrare un'idea fulminea prese a lampeggiare nella testa dell'uomo -ehi che mi prepari un caffè?- gli gridò dal bagno e in altrettanta maniera Andreas confermò che glielo preparava subito.

Sapendo che era impegnato Mika si avvicinò al cellulare che continuava a vibrare. Sullo schermo sopra il numero lampeggiava la scritta “mamma” estrasse il proprio cellulare e si segnò il numero, abbandonando poi l'oggetto vibrante esattamente come era prima.

Quando Andreas tornò in bagno portava con attenzione la tazzina per non versarne il contenuto a terra, l'asciugamano gli si stava slacciando pian piano ad ogni passo e gran parte dei pettorali minuti del ragazzo erano, ormai, in bella mostra.

Posò la tazzina sulla lavatrice accanto al cellulare che aveva appena smesso di vibrare, si rimise apposto l'asciugamano guardando lo sguardo di Mika che, tramite lo specchio, era posato di riflesso sul suo corpo; lui non deviò lo sguardo colpevole come Andreas si sarebbe immaginato avesse fatto colto in fragrante, lo lasciò stupito vederlo sorridergli sempre attraverso il riflesso dello specchio.

 

-Allora io vado- disse l'uomo raggiungendolo all'ingresso, frugò nelle tasche dei propri pantaloni e lanciò un mazzo di chiavi al biondo -se vuoi andati a fare una passeggiata almeno puoi rientrare- prese la giacca -sono di rientro per il primo pomeriggio, ci vediamo più tardi ok?-

Il biondo annuì e si ritrovò ben presto a riordinare e rassettare quella casa non sua.

 

Mika quella mattina aveva ben pochi giri da fare, per lo più inerenti al suo lavoro, ordini da inoltrare ai rappresentanti dei liquori, scartoffie da compilare affinché non si accumulassero, ordinaria amministrazione per un libero professionista, insomma.

Era andato nel proprio locale, aveva acceso qualche luce giusto per non stare allo scuro e si era messo al bancone, vicino al registratore di cassa a registrare nel libro contabile le chiusure degli ultimi giorni di lavoro.

Finita la registrazione si era diretto nel retro e con tanto di guanti di gomma, gialli, aveva preso secchio e straccio e si era messo a dare una bella pulita. Ci volle più di un ora per tirare a lucido tutta la sala e la cucina del pub.

 

Finite le sue mansioni di ordinaria importanza se ne tornò dietro al bancone guardando da lì il suo operato; non solo quello di pulizia, guardò il suo locale e quello che era diventato sentendosi soddisfatto del suo operato. Se fosse andato tutto bene, e lui lo sperava, forse avrebbe anche potuto azzardare l'idea di aprire un nuovo locale, un secondo punto di ritrovo per i suoi clienti; ma era un discorso che avrebbe potuto affrontare solo dopo tempo.

Il suo sogno sarebbe stato lasciare a suo figlio un piccolo impero avviato, chi non vuole il meglio per i propri figli?

Dopo quel pensiero si rabbuiò un minimo, pensò ad Andreas e storse la bocca pensando a quel che gli aveva raccontato.

 

Prese il cellulare dalla tasca della giacca che aveva abbandonato ore prima sullo sgabello vicino alla cassa; scorse nella rubrica fino ad arrivare a quella nuova voce salvata, sospirò profondamente mettendosi seduto.

Avviò la chiamata e attese risposta.

-Signora? Buon giorno-

La donna all'altro capo del telefono chiese inviperita chi la disturbava durante l'orario di lavoro e soprattutto le teneva il telefono occupato, nella speranza che suo figlio la chiamasse, evidentemente.

-Mi chiamo Michael Zweiẞ, abito a Berlino-

La donna lo interruppe dicendogli che non gli interessava la storia della sua vita.

-Signora, per favore, mi ascolti per qualche attimo, riguarda suo figlio.-

Percepì la donna all'altro capo del telefono irrigidirsi. -sta bene, non si preoccupi, io e mia moglie lo stiamo ospitando in casa nostra- dopo quell'esordio Mika parlò allungo alla donna che risponde appena ai suoi discorsi.

Da una parte la sua preoccupazione era diminuita, dall'altra sentiva di aver perso il suo bambino irrimediabilmente.

-Ormai sono un po' di giorni che Andreas vive in casa nostra ed è un bene che non sia capitato in cattive mani.-

Sentì la donna piangere dall'altra parte.

-Signora... Cerchi di pensare solo che ora sembra stare bene, certo ho avuto un brutto colpo-

-Me lo riporti indietro- gli chiese disperata e alla risposta negativa dell'altro si ritrovò ad urlargli con una disperazione ancor più grande la minaccia di denunciarlo per rapimento.

Mika sopirò e continuò con voce ferma e tranquilla. -se la mettiamo su questi termini voi siete denunciabili per abbandono di minore.-

La donna sembrò calmarsi e Mika continuò -sa signora, Andreas mi ricorda mio fratello, quando ero piccolo, mio fratello maggiore, anche lui per delle discordie se n'è andato da casa, non gli è andata bene come è successo ad Andreas. Si vede dai suoi occhi che ha bisogno di affetto, affetto incondizionato e mi spiace dirlo ma dai suoi racconti lì non riesce a trovarlo, in voi.-

ogni parola dell'uomo era una coltellata nel cuore della madre del biondo, coltellata che lei stessa si ritrovò a pensare fosse più che meritata.

La conversazione durò molto e toccò argomenti pratici e dolorosi. Mika e sua moglie avevano parlato a lungo del ragazzino che ospitavano ed erano arrivati alla conclusione che in una situazione del genere era meglio continuare ad ospitarlo. Ma, entrambi erano d'accorso, dovevano informare i suoi genitori in qualche modo. Avevano discusso di lui come se fosse stato un progetto per il futuro, con la stessa serietà, come se fosse il sogno di un domani che li vedeva già genitori. Era sorto il problema dei suoi studi, a sedici anni doveva continuare a studiare per il suo futuro prima di ogni altra cosa; fu uno degli argomenti che espose con maggior serietà alla donna per telefono, lasciandole poi il tempo che riteneva opportuno per prendere la propria decisione

-Signora, Andreas non sa che l'ho contattata, se lo scoprisse lo intenderebbe come un tradimento e ora non ha bisogno di altre persone che tradiscono la sua fiducia.-

-Lei parla come se conoscesse mio figlio da sempre- gli riferì tra le lacrime la donna -basta guardarlo per capirlo, signora, Andreas è di cristallo.- lo disse spontaneamente, in un sorriso e la telefonata si concluse dopo poco.

 

*

 

Andreas stava guardando i vestiti che Gretha gli aveva portato pochi giorni prima, quelli di suo nipote, o era il figlio di sua cugina? Non se lo ricordava, con i gradi parentela si era sempre confuso, prozii e pronipoti non facevano per lui.

Se li era provati quando glieli aveva portati e come misura gli stavano, non erano propriamente di suo gusto ma non era il caso di fare lo schizzinoso.

Mentre finiva di vestirsi, dopo aver pulito la casa che lo ospitava guardò le chiavi che Mika gli aveva lanciato. Sorrise sentendosi bene.

Era un gesto che per lui era importante quello che aveva compiuto l'uomo, era indice di fiducia affidargli le chiavi di casa; le prese stringendole nella mano poi le mise in tasca prima di uscire, le usò per chiudere la porta e andò a farsi un giro per i paraggi del palazzo.

Passando di fronte ai negozi il pensiero che doveva trovare un modo per guadagnare qualche soldo lo investì totalmente. Poteva trovare un lavoro, lui? Chi lo avrebbe assunto con un curriculum praticamente in bianco? Senza contare la propria età. Cercare un lavoro era una follia bella e buona e si chiese quando sarebbe durata quella che era imputabile come “vacanza dalla realtà” si disse che prima o poi sarebbe dovuto tornarci a casa.

Si specchiò in una vetrina dai colori accesi; si asciugò di fretta le lacrime gli che bagnavano le guance e corse via, tornando a casa di Mika e Gretha.

Il particolare che gli scatenò il pianto fu uno e semplice, quanto doloroso: a casa, l'avrebbero voluto?

Aveva dimenticato per un attimo che non era stato per proprio volere che si era ritrovato senza un tetto sopra la testa e ricordandoselo aveva rivissuto quel senso di rifiuto che aveva provato giorni prima.

 

Corse per le scale senza aspettare l'ascensore e sul pianerottolo si ritrovò Mika che con il cellulare in mano si rendeva conto di non avere il suo numero.

-Ehi che succede?- gli chiese vedendolo sconvolto; si sentì investito dal ragazzino e dal suo abbraccio e con ancora delle note di preoccupazione lo strinse a se -dimmi che stai bene- gli sussurrò sui capelli e Andreas annuì tenendolo stretto sul proprio corpo.

-Sai che ero rimasto fuori casa?- gli disse sdrammatizzando il momento -e non avevo nemmeno il tuo numero di cellulare, dovresti lasciarmelo, così se ricapita posso chiamarti e chiederti di venirmi a salvare- continuò con il suo gioco; Andreas rise appena e tirò fuori dalla tasca le chiavi di Mika, gliele rese e l'uomo apri la porta affinché entrassero in casa

-Mi spiace essere di troppo...- cominciò il ragazzo e Mika si volse a guardarlo come se dalle labbra del biondo fosse uscita un eresia -come scusa?- il biondo si mosse di qualche passo -è che io, che faccio? Niente, sto qui grazie alla vostra ospitalità mangio a scapito vostro e non aiuto in alcun modo, sono di troppo, è evidente- gesticolò continuando a muoversi nervoso del discorso che aveva deciso di intraprendere.

Mika gli mise le mani sulle spalle per fermarlo dal suo camminare -ehi non sei un peso, e poi per noi questa è come una prova del nove ok? Presto saremmo stati in tre comunque quindi non farti problemi.- scese e gli baciò la fronte e vide il ragazzo arrossarsi tutto sulle guance, gli sorrise e Andreas si alzò sulle punte dei piedi per abbracciarlo passandogli le braccia sulle spalle. Nascose il viso sul suo collo respirando il profumo dell'altro, amava il suo dopo barba.

Lo solleticò appena con le labbra stringendosi di pi addosso a lui; percepì i muscoli dell'altro tendersi appena, e sentì sue mani che formavano dei cerchi ampi sulla sua schiena minuta.

Si rese conto che il suo tocco iniziava a farlo rabbrividire; si staccò da lui quando comprese che ne voleva di più. Mika lo riprese stringendolo di nuovo a sé -va bene così- gli sussurrò vicino all'orecchio; il ragazzo si sentì mancare per un secondo, era bello sentirsi voluto, era tanto bello e nella sua quotidianità non se n'era mai reso conto prima di vedersi chiudere in faccia la porta della propria dimora. Mika era l'unico che in quel giorno di poco meno di una settimana prima gli si era mostrato con le braccia tese verso di lui senza voltarsi dandogli le spalle.

-Grazie- gli disse respirando ancora il suo odore e l'altro scosse la testa facendolo muovere tutto -Non ce n'è bisogno, vedrai che le cose prenderanno una forma bella in breve tempo.-

 

 

 

   
 
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