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Autore: emmevic    28/10/2013    4 recensioni
Cit/: L'acqua era fredda, gelida, e nel momento in cui vi immerse la mano la superficie s'infranse silenziosamente, svariati brividi le percorsero le membra e la pelle si accapponò ― era quasi intollerabile.
[ Accenni Ymir x Christa. Prima classificata all'1:1 Contest, terza classificata allo Shingeki no Kyojin Contest ]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Christa Lenz, Sasha Braus, Ymir
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Comr acqua che scorre EDIT: questa storia è stata scritta prima che si conoscesse il passato di Historia, per questo ci sono discrepanze tra l'effettivo background della protagonista e quello qui descritto.



Schema 1:1 Contest Schema Shingeki no Kyojin contest
Autore: _emmevi, Emmevi
Titolo: Come acqua che scorre
Lunghezza: one shot (1941 parole)
Fandom: L'Attacco dei giganti
Eventuale pairing: accenni Ymir x Christa
Frase: 88 ➡ Vai avanti. La vita non è fatta per essere percorsa al contrario.
Eventuali note dell'autore: Adoro Christa, ma scrivere di lei mi riesce sempre molto difficile. Ho paura di cadere nell'OOC e di costruire una trama banale. E, nulla, mi sono impegnata davvero per scrivere questa one shot, quindi spero sia una lettura quantomeno piacevole!
Autore: _emmevi, Emmevi
Titolo: Come acqua che scorre
Personaggi e Pairing: Christa Lenz, Ymir, Sasha.
Genere: Generale, Introspettivo
Rating: Giallo
Avvertimenti: Spoiler
Introduzione: Cit./ L'acqua era fredda, gelida, e nel momento in cui vi immerse la mano la superficie s'infranse silenziosamente, svariati brividi le percorsero le membra e la pelle si accapponò ― era quasi intollerabile.
Accenni Ymir x Christa.
Note dell'Autore: Adoro Christa, ma scrivere di lei mi riesce sempre molto difficile. Ho paura di cadere nell'OOC e di costruire una trama banale. E, nulla, mi sono impegnata davvero per scrivere questa one shot, quindi spero sia una lettura quantomeno piacevole!

• Prima classificata al 1:1 Contest indetto da Riot: sul forum di EFP.
• Premio della Giuria e terza classificata al Shingeki no Kyojin Contest indetto da Mokochan sul forum di EFP.

POST TROST, spoiler capitolo 37.

Come acqua che scorre
Vai avanti. La vita non è fatta per essere percorsa al contrario.

[IMG]http://i1221.photobucket.com/albums/dd477/Mary90AngelShurei/3_zps38ec13bf.jpg[/IMG]

L'acqua era fredda, gelida, e nel momento in cui vi immerse la mano la superficie s'infranse silenziosamente, svariati brividi le percorsero le membra e la pelle si accapponò ― era quasi intollerabile.
Quando chiuse le dita tremanti attorno al panno appena inzuppato, intinto solo pochi attimi prima, ed iniziò a strofinare la stoffa gelata e rigida contro la pelle morbida del polso con tanta decisione da arrossare l'epidermide pallida, Christa cercò di badare ad altro e di sopprimere la sensazione. Era nulla a confronto di quell'altra cosa; l'immagine di un soldato ― uno dei tanti ― piegato innaturalmente a metà come una spiga spezzata le fece serrare le palpebre. Tentò di scacciare la visione, orribile incubo ad occhi aperti.
Involontariamente, mentre si accingeva ad imbevere una seconda volta la pezza nel catino, la mente fu nuovamente presa d'attacco: il ricordo di quando ancora viveva all'interno della muraglia Sina le balenò nella mente. A quei tempi aveva avuto modo di conoscere la dolcezza di un lungo bagno caldo e il senso di rigenerazione che esso dava; là ― a differenza delle mura più esterne, dove ora stanziava abitualmente ― l'acqua calda c'era, c'era. Un grande, immenso forno al piano inferiore della sua casa d'allora veniva utilizzato per scaldarla anche nei giorni più afosi e poco importava che ardere legna e sacrificare acqua potabile per un motivo tanto futile fosse eccessivamente costoso: gli sprechi economici mai sarebbero stati di qualche preoccupazione per i Reiss. Di oro e prestigio ne avevano a sufficienza.
Scosse la testa, non volendo riportare alla memoria tutto ciò e non desiderando rimembrare la sua famiglia, sempre che così potesse essere chiamata. In fretta si liberò di quel pensiero repentino, eco di tempi remoti, e dopo aver risvoltato completamente le maniche della camiciola cominciò a fregare con ancor più convinzione le braccia. Aveva bisogno di svolgere un'azione meccanica come quella, che non richiedesse impegno, lucidità e prontezza. Aveva unicamente necessità di soffocare le proprie sensazioni e di rilassarsi.
Quasi si spaventò, quando poco dopo un rumore di passi si fece via via più forte per poi interrompersi improvvisamente.
«Christa?»
Nonostante l'interrogativo, la voce di Ymir le parve sicura da dietro la porta e, prima che lei potesse rispondere ‘sì, sono proprio io, sono Christa’, essa si spalancò e la giovane, in conseguenza a ciò, si morse leggermente le labbra ― uno spiffero fin troppo audace l'aveva decisamente colta alla sprovvista, penetrando nella trama sottile dell'abito. Abbozzò poi un sorriso riconoscente nel momento in cui la compagna, senza proferire parola, la raggiunse nel centro della piccola stanza, le si accucciò accanto e prese a versare nel bacile una brocca di acqua fumante: da gelida divenne tiepida. Terminato questo, la nuova arrivata lasciò da parte la caraffa e si poggiò alla parete, incrociando le braccia e osservando con sguardo indecifrabile la schiena di Christa, coperta solamente dal sottile indumento. Non era più sola.

«Hai intenzione di insistere fin quando non avrai più pelle?» la canzonò greve la donna dopo svariati minuti. «Da Trost sono passati ormai due notti e questa è la terza volta che ti lavi da quel giorno. Devi smetterla, ormai sei pulita» la rimproverò dura, continuando a fissare le spalle curve della ragazza, china sul catino.
In risposta l'altra girò leggermente il viso ed esibì a suo indirizzo un sorriso poco convinto che subito le morì sulle labbra. Con Ymir non aveva bisogno di fingere, con lei era tutto diverso, poteva lasciarsi andare, poteva tirare un sospiro di sollievo. La consapevolezza di poter parlare le esplose dentro, colmandola. Avrebbe voluto sfogarsi, piangere, annientare quel senso di inadeguatezza e sconvolgimento. E ora avrebbe potuto, poteva, le era lecito.
«Mi sento sporca» pigolò allora, e si sentì subito meglio. L'aveva detto, l'aveva espresso a parole, aveva avuto il coraggio di ammettere implicitamente che addosso ancora avvertiva il sudore appiccicoso dettato dall'adrenalina, l'odore del sangue viscoso ― quello dei compagni morti, mangiati solo per metà, e quello bollente dei titani ― e il puzzo di morte, assieme al fumo nero e pestilenziale che i corpi producevano bruciandosi.
Ymir si sistemò dietro le orecchie i capelli mori e sciolti, liberi dalla crocchia, e un brontolio le sfuggì; aveva intuito ci fosse qualcosa che non andava nell'altra, gli ultimi giorni dovevano averla segnata più di quanto la ragazza non volesse mostrare a coloro che le stavano intorno, ma non avrebbe mai immaginato fosse rimasta tanto colpita. Avrebbe dovuto aspettarselo.
«Inizi a pentirti della tua scelta?» le domandò stranamente seria, nella voce una sfumata nota di preoccupazione.
E di cosa? Di essermi arruolata?’ si chiese mentalmente la più giovane, sfregando ancora e ancora il panno tiepido contro i lividi violacei che aveva sulle gambe. Quelle orrende contusioni, segno evidente dell'inferno che aveva vissuto giorni addietro, dovevano andarsene il prima possibile. Come se poi strofinandole quelle potessero sparire, cancellarsi, eliminare il dolore degli ultimi avvenimenti.
Represse un singhiozzo: stava per crollare, era sull'orlo del precipizio, pur sentendosi finalmente così libera.
«No, non è quello» riuscì a rispondere, la voce leggermente incrinata dal pianto. La sua dopotutto era stata l'unica scelta possibile ― accettabile.
«Ymir, ― serrò le palpebre e lasciò cadere la pezza sul fondo del bacile ― hai mai pensato a come sarebbe il mondo, cosa succederebbe, se i titani non ci fossero?»
Il quesito giunse inaspettato, colse Ymir alla sprovvista; e la donna non fece in tempo a formulare prontamente una qualsiasi frase di senso compiuto con cui ribattere, quasi sopraffatta dalla portata di quella constatazione ― e se i titani in un mondo parallelo non fossero mai esistiti? La realtà sarebbe stata indubbiamente molto diversa, pensò amaramente, e con tutta probabilità lei e Christa non si sarebbero mai incontrate.
Puntò gli occhi castani al soffitto, frustrata dalla piega che la conversazione stava prendendo, solida nella certezza che bisognava rimanere con i piedi per terra, avanzare nel futuro e non, come l'altra ora stava facendo, pensare ad eventualità remote e impossibili.
«Molti sarebbero ancora vivi e l'umanità non sarebbe ridotta a ― Christa si portò a quel punto una mano al viso, asciugando il principio di una lacrima. Lo stava dicendo davvero, lo stava dicendo ― questo» si rispose da sola, come se non avesse mai voluto porre quella domanda ad Ymir, ma solo a se stessa.
«Il mondo non è fatto di se e di ma, Christa, e la scelta migliore è accettare tutto il prima possibile ed andare avanti.»
Secca, determinata e quasi dura. Si pronunciò in tal modo Ymir con l'unica intenzione di riscuotere la quindicenne, di farle comprendere che l'unica via era innanzi. Avrebbe voluto prenderla per le spalle minute e percuoterla quel tanto che bastava per ricordarle la promessa, così che si svegliasse e non si arrendesse; nella mente un'orribile domanda silente. Hai intenzione di lasciarti morire, Christa? Il mondo è troppo crudele per te?
E l'avrebbe fatto, se solo uno scalpiccio confuso non avesse preannunciato l'arrivo inaspettato di Sasha, che fece il suo ingresso nella stanza come una furia, urlando concitata e gesticolando. La tensione si allentò notevolmente, lasciando spazio ad un genuino stupore, e gli occhi celesti di Christa smisero di essere umidi di tristezza.
«L'acqua per il riso, l'acqua per il riso! ― gridava la nuova giunta rivolta ad Ymir, sul viso uno sguardo deciso ― Conny ti ha vista toglierla dal fuoco e prenderla, mentre ero via. Ridammi l'acqua per il mio riso!»
L'altra non si scompose davanti a tutto quel baccano, scrollò anzi le spalle indifferente. «È lì. Se la vuoi, prendila» disse con superiorità nel tentativo di chiudere la faccenda e porre fine a quell'inutile crepitare, indicando il catino, quello in cui Christa aveva ancora le mani a bagno.
Fu solo allora, solo in quel momento, che la ragazza patata si rese conto della situazione: l'acqua in questione era ormai inutilizzabile, sporca, fredda; la delusione che le si dipinse sul volto dovette essere palese, perché le guance di Christa si arrossarono terribilmente e uno «scusa» flebile e biascicato le sfuggì dalle labbra. Contemporaneamente, lo sguardo di Sasha si fece quasi vitreo, mentre le braccia penzolavano inerti.
«Puoi scaldarne altra, ― proruppe Ymir, pratica ― ma ora andiamo» e afferrò Sasha per la collottola, tirandosela dietro, poi prima di varcare la porta, rimasta aperta fino a quel momento ― Christa avrebbe potuto ammalarsi, diamine ― si girò un'ultima volta.
«Tu ― si rivolse a Christa ― vedi di sbrigarti o finirai per prenderti un malanno e ti avviso, ti avverto: ― la luce sinistra che le illuminò lo sguardo lasciò intendere l'implicito ― se non fai in fretta vengo io a lavarti» poi uscì, sbattendo la porta e trascinando Sasha con sé; nel cuore l'ardente speranza che la compagna avesse finalmente compreso e avesse accettato la realtà, per quanto drammatica e dolorosa.
Christa affondò le mani un'ultima volta nel bacile, si sciacquò il viso, bagnando inavvertitamente una ciocca di capelli biondi, ed infine sospirò di sollievo: stava meglio, molto meglio.


PUNTUALIZZAZIONI ― essendo Shingeki no Kyojin ambientato in un medioevo alternativo ed essendo il medioevo un'epoca nella quale l'igiene non è un'assoluta priorità per svariati motivi (per maggiori informazioni vedi qui), è facilmente intuibile che l'igiene personale nel mondo dell'Attacco dei Giganti non sia concepita nel nostro stesso modo.
Pensando al primo capitolo in cui Mikasa ed Eren stanno raccogliendo legna – legna da bruciare nel camino per scaldare casa, sono inoltre giunta alla conclusione che nel manga/anime non vi siano caloriferi, nè stufe elettriche, nè termosifoni. In conclusione ➡ ho la forte impressione che nell'universo di Shingeki no Kyojin manchi l'acqua calda (almeno nelle mura più esterne, dove sono più poveri e non possono sprecare legna da ardere per un semplice bagno). È presumibile dunque che lì si lavino arto per arto (in modo da non prendere freddo ed ammalarsi).
   
 
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