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Autore: Shibahime    30/10/2004    0 recensioni
E se Rukawa e Ayako si trovassero all'altro capo del mondo rispetto ai loro amici? e se consocessero altre persona con la stessa passione per il basket? Allora state parlando della mia ff^^...
Genere: Generale, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaede Rukawa
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: Incompiuta
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Riassunto delle precedenti puntate: Rukawa e Ayako si trasferiscono a Monaco di Baviera per problemi personali e qui incontrano una ragazza di origini giapponesi, Charlotte, che ha diversi punti in comune con i due, come la passione per il basket. Charlotte presenta loro le sue amiche e sembra che il “ghiacciolo” sia preso da una di queste, mentre Ayako sembra dimentica di un Miyagi in crisi e si concentra su un bel centrocampista tedesco… che accadrà? E Charlotte cosa potrà centrare in tutto questo?

 

Un’Altra Vita

 

Cap. 3: Una giornata molto movimentata

 

Ci guardano strano, appunto… come al solito, però, non do’ troppa importanza al fatto e, salutando mio fratello, avanzo verso le mie amiche ma…

 

Booom!

Improvvisamente mi ritrovo con la faccia a terra e un male cane al piede…

“Ma cosa diavolo…” Cerco di guardare in viso il colpevole di questo impolveramento generale e del mio dolore alla caviglia ma tutto ciò che riesco a visualizzare sono un mucchio di piedi in corsa verso di me e due occhi familiari di un blu impressionante che mi osservano mezzi addormentati…

“Ehm… scusa sai, ma sono un pochino addormentato… ti sei fatta male?” Questo è lui che cerca di salvarsi la faccia di fronte a 500 ragazzi che cercano di trovare una scusa per non entrare nelle loro classi…

“Come ti permetti? Non l’aiuti neppure a rialzarsi? Che cafone! Chiedile scusa!” E naturalmente questo è mio fratello, iperprotettivo e super geloso (di cosa poi?)…

 

“Mark… lascialo stare… a suo modo l’ha già fatto… piuttosto, aiutami!”

“ Charly! Tutto ok? Ti abbiamo vista sotto la bici di Rukawa ( perché è di lui che si tratta N.d.A) e poi veder accorrere tutto quell’insieme di gente…” E questa è Ben, che, casinista come al solito, interrompe l’atmosfera tesa che si era venuta a creare, dato che anche una imbarazzatissima Ayako era venuta a scusarsi addirittura a nome di tutta la famiglia mentre Rukawa andava a riporre la sua bici e mio fratello imbufalito cercava di trascinarmi in infermeria, bloccato però da Dafne che, tutta gentile (ma avrà capito i sentimenti di mio fratello?) mi toglieva la cartella dalle spalle e scambiava qualche convenevole sulla mia salute con mio fratello, mentre io ringrazio dell’interessamento Ben e dico che mi piacerebbe arrivare all’infermeria per farmi vedere.

 

Nell’attimo in cui mio fratello si distrae per dedicarsi esclusivamente alle 2^ donna della sua vita ( 1^ io, 2^ lei, 3^ la mamma, 4^ la nonna) e io rispondo a Ben e alle altre amiche, mi sento afferrare sotto le braccia per venire poi sollevata da terra ed essere così portata in braccio da Rukawa, evidentemente in imbarazzo dal rossore sui suoi zigomi, sotto gli occhi increduli e un po’ invidiosi di Isolde e delle altre ragazze, fino all’infermeria, dove spiego alla capo infermiera di essere inciampata e di aver preso una botta sulla caviglia. Successivamente mando fuori Rukawa, ringraziandolo, e gli chiedo se può avvertire l’insegnante del misfatto.

 

Mi chiedo ancora perchè Rukawa abbia deciso di portarmi in braccio, dato che c’era già mio fratello a cui potevo appoggiarmi per arrivare dov’ero distesa adesso…

Io lo prendo come un atto dettato dal senso di dovere che hanno tutti i giapponesi e il senso di colpa di Rukawa.

 

L’infermiera mi ha licenziato dall’infermeria già alla seconda ora con una bella fasciatura nascosta dai calzini della divisa e con una pomata da mettere sopra alla botta bluastra una volta al giorno e con la raccomandazione di stare attenta ai miei prossimi movimenti… facile a dirsi, dato che lei non gioca a basket… la caviglia è uno degli elementi più importanti e usati!

 

Così mi dirigo verso la mia aula e chi vedo fuori? Naturalmente Rukawa, tranquillamente appoggiato alla parete esterna dell’aula, dormendo beatamente.

Scrollando la testa, mi avvicino a lui lentamente, anche per la caviglia, e mi chiedo come si faccia a dormire dopo aver preso sotto una bella ragazza come me (^^) e dopo essere stati sbattutti fuori dall’aula dal prof. Braun.

Utilizzando il famoso trucchetto, lo riesco a svegliare:

“ Rukawa, come mai sei fuori?” gli chiedo, anche se ben immagino il motivo…

“ Umph… come va la tua caviglia piuttosto?”

“ Da quando così altruista? O è semplicemente la tua coscienza che ti rode? Comunque molto meglio, anche se non come prima, purtroppo… spero di poter continuare a giocare normalmente…” Lo guardo di sottecchi, ben sapendo che per me, come per lui, il basket è più importante… infatti la sua faccia si contrae, inaspettatamente, in una smorfia non ben definita e, mentre si passa la grande mano nervosa su un ciuffo sbarazzino caduto sugli occhi, mi dice:

“Non me lo perdonerei mai! Sei la prima persona con cu riesco a parlare normalmente, perché mi sento uguale a te,  abbiamo entrambi sofferto, ma entrambi amiamo il basket, che è la nostra ragione di vita, la ragione per cui non siamo sprofondati quando abbiamo sofferto, non è così?” Aiuto, mi ha letto nel pensiero o cosa?

“ Sì, è così Rukawa… e sento anch’io quello che senti tu!” Sono così felice di sapere che ho trovato qualcuno che mi capisca così bene!

“ Rukawa puoi rientr… ah, ma c’è anche lei, Nakazawa! Prego! Come va la sua caviglia?”

“ Molto meglio, professore, anche se non è propriamente come prima…” dicendo questo io, il professore e Rukawa entriamo in classe, pronti a continuare una interessantissima lezione (per me) di Letteratura Tedesca, anche se a volte getto occhiate incuriosite alla possibile reazione di Rukawa alle mie parole, che possono sembrare un po’ equivoche, ma noto che fortunatamente è preso da altre cose (tipo togliersi di dosso una Henrietta polipo o buttare sotto il banco tutti i biglietti d’amore che gli arrivano).

 

Alla ricreazione vengo assalita dalle ragazze, con cui discuto animatamente del pomeriggio e della squadra. Ben propone di tirare fuori le vecchie divise di basket e di indossarle il pomeriggio, ma nessuna di noi l’ha a portata di mano. Julia è super impegnata con i compiti in classe, mentre Isolde si guarda le unghie interessata alla sbavatura dello smalto rosa perlato e ogni tot si guarda intorno alla ricerca di qualcuno. Dafne prova a ripassare qualcuna delle posizioni di difesa del basket, usandomi come attaccante senza che io muova un muscolo. Infatti io sto ancora discutendo con Ben come ci presenteremo all’allenatore, con cui l’anno prima avevamo aspramente litigato, soprattutto a causa mia…

“Ben, forse è meglio che io ne rimanga fuori… non vorrei che a causa mia non prendessero voi nel team… “

“ Non dire stronzate… se te ne vai tu, chi prendiamo? Quell’allenatore ha 80 anni… magari se siamo fortunate va in pensione…”

“Appunto, se lo siamo… Ciao Ayako!” dico, rivolta alla giapponesina che arriva trafelata dalla scala superiore.

“ Ciao ragazze^^… sapete per caso dov’è Rukawa? Mi ha chiamato almeno 30 volte Mitsui che gli deve parlare, ma non lo trovo…”

“Ehm… veramente… prova a vedere in classe… mi sono completamente disinteressata di lui, se devo essere sincera…”

A questo punto sento distintamente Isolde mormorare:” Io di sicuro lo seguirei come un cagnolino, al suo posto…”

“Ah, ok… spero che la tua caviglia sia a posto… vi farò sapere se lo trovo…”

“Ok… ricordati che l’allenamento è alle 14!” Le urliamo dietro mentre si allontana correndo.

“Ragazze, oggi io e mio fratello andiamo a casa a mangiare, dato che abbiamo ospiti e i miei vogliono me e mio fratello presenti.”

“ Che fortuna… non sai quanto darei per mangiare a casa mia in uno di questi giorni, ma naturalmente non posso dare fastidio alla madre di Dafne, troppo impegnata a cercare di rimanere incinta per dare un erede maschio al mio compiacente padre…”

“Isolde! Non ti permetto di dire queste cose!” le intimo, mentre vedo Dafne arrossire di botto e stringere i pugni decisa.

“ Charlotte, sempre pronta a difendere la pupilla di tuo fratello, no? E così io faccio sempre la parte della cattiva…” Isolde proclama questo con un misto di rabbia e delusione. Prende la parola Ben:

“ Isolde, sgrideremmo anche Dafne, se si permettesse di dirti queste cattiverie… non sono fatti nostri, lo sappiamo, ma siccome ce li spiattelli in faccia, noi ci sentiamo responsabili e cerchiamo di placare gli odii…”

“Ecco, appunto… ci vediamo dopo, per fortuna!” E infatti, in quell’istante, suona la campanella, ci salutiamo e, mentre mi avvicino alla classe, vedo un gruppo di tori imbufaliti avvicinarsi: Ayako, Löwe e Rukawa più sveglio che mai e, mentre Ayako prosegue,  Löwe mi sussurra nell’orecchio qualcosa tipo “ Dopo ti diciamo” e mi spinge all’interno della classe.

 

L’ora trascorre velocemente, dato che io e Wig (così mi ha detto di chiamarlo) messaggiamo scrivendo sul banco su cosa è successo durante la ricreazione, come segue (scusate se scrivo tipo sms, ma così sembra più normale^^ N.d.A):

___ Aya m ha kiesto di raccontarti cs è successo… in pratica il raga di Aya in giappone ha avuto 1 crisi di depressione e tutti i suoi amici giocatori si sn preocc e l’hanno kiamata xkè torni al + presto in Giappone o x mandare Miyagi qua e hanno voluto anke parlare con Rukawa…___

___ Ma scusa, cm può Aya andare in giappone se tutta la sua family è qui? ___

___e qui entri in gioco tu…___

___ io?___

___ tu… oggi, a pranzo, dovrai mostrarti fermamente decisa ad andare in Giappone a trovare tua sore a Natale… i tuoi si preoccuperanno, dato k nn possono accomp. E Aya e Rukawa si mostreranno disponibili ad affiancarti in questa “missione”. Così loro potranno tornare in Giappone normalmente e tu vedrai tua sorella…___

___ Beh, è tutto a vantaggio loro, + che mio… poi io nn voglio andare in Giappo…___ Bugia enorme, dato che è da quando sono nata che ci voglio andare… solo che mi rompe essere usata! 

___ Parlane cn loro, io la mia missione l’ho compiuta…___

___ Ecco, il completo disinteressato! Nn m dire k ti è indifferente Aya! ___

___ A te k te ne frega? ___  La situazione degenera… lasciamo perdere…

___ Niente, appunto… seguiamo la lezione, è + interessante…___

E la questione si è chiusa lì, dato che io volevo parlare con i diretti interessanti.

 

Proprio quando sto tranquillamente scrivendo un biglietto mezzo in tedesco, mezzo in inglese a Rukawa, entra la assistente scolastica (comunemente e propriamente detta BIDELLA) dicendomi che è arrivata la mia ora, ovvero che devo andare a casa.

Saluto tutti, poco soddisfatta per non essere riuscita a chiarire la cosa, ed entro zoppicando nell’AUDI del mio pà, affiancandomi a Mark, la cui cresta sembra più attorcigliata del solito…

“ Allora, ragazzi… come è andata fino ad adesso?”

“Pà, lascia perdere. Un ragazzo nuovo ha preso sotto mia sorella con la bici e poi, quasi senza scusarsi, l’ha portata in infermeria in braccio! Ma ti pare?! E tu ti sei lasciata portare!”

“ Mark! Avevo un male cane alla caviglia destra, tu eri più interessato al labiale di Dafne e così non ho aperto bocca per comodità…”

“ Sarà…”

“ Cosa vuoi ….”

“ Ragazzi! Finitela… piuttosto, Charlotte, cosa ti sei fatta?”

“ Una botticina, Fräulein Richter mi ha dato una pomata da metterci sopra e di stare attenta a ciò che faccio.”

“ Cosa ti ha detto della tua caviglia, l’altra, intendo… è stata una fortuna che non ti abbia beccato quella sinistra... sai che mamma non vorrebbe che tu giocassi …”

“ Dopo l’operazione e la riabilitazione, peraltro ben riuscita, non ho mai sofferto, e anche il dottore aveva assicurato che non avrei avuto gravi problemi, come poi è successo…”

“Stai attenta, però… io e tua madre preferiremmo che tu giocassi il meno possibile e ti conviene non dire nulla al nonno.”

“ Sì, papà… non posso promettervi nulla, dato che il basket è la mia vita, ma farò il possibile. E’ naturale, poi, che non parlerò con il nonno del fattaccio… e nemmeno tu, chiaro, Mark?”

“ Ok, ok… siamo arrivati…”

il fratello ha ragione e così scendo dall’auto per avviarmi verso casa, mentre papà parcheggia l’auto in garage.

In casa, passo a salutare mamma tra i fornelli, aiutata dalla nostra cara Janette, che ci conosce da quando eravamo in fasce, nonna in salotto e nonno in studio, già raggiunto da Mark. Jan, invece, è fuori per lavoro, in viaggio, credo, per l’America.

Il nonno mi osserva stranamente… Mark non avrà mica già vuotato il sacco, spero! Mentre lo bacio sulla guancia, lui mi informa di aver messo il vestito sul mio letto e di mettermelo subito in modo da vedere come mi sta.

Così, un po’ preoccupata, sotto il suo sguardo lievemente sarcastico, seguo mio fratello verso la mia stanza.

Apro la porta e… e’ un sogno!

Sul letto, volutamente candido, questo abito risalta in maniera impressionante…

Mi avvicino, incredula e lo indosso: la scollatura squadrata, lievemente scollata, fa risaltare il mio collo lungo ma non troppo, le maniche sono a tre quarti e la stoffa sul torace non aderisce troppo, dando comunque un’idea di ciò che è sotto. Sulla vita, un nastro di una stoffa molto lavorata color fucsia, contrasta nettamente con il vestito turchese e tende ad evidenziare il mio vitino da vespa. La gonna è particolarissima: cade fin sopra al ginocchio drittissima, ma è completamente rivestita di sottilissimo velo intarsiato con piccole perline pure fucsia.

Allo specchio noto che, alle mie spalle, il nonno è arrivato con un paio di orecchini montati in oro giallo con due piccoli fiori di tormalina e con un casch’in petto a forma di fiore della stessa pietra.

Non so come poterlo ringraziare… mi aspettavo qualcosa tipo una tunica, mentre nonno ha saputo utilizzare le doti che lo hanno reso così famoso benissimo.

Non posso far altro che abbracciarlo e ringraziarlo quasi in lacrime…

“ Questa era una prova… ci terrei se, con l’inizio della scuola, tu volessi aiutarmi come designer.  Questo vestito, magari con alcune modifiche, vorrei che tu lo indossassi in una serata di novembre per la nuova collezione con qualche vestito tratto da un tuo disegno…”

“ Mi piacerebbe davvero, nonno… ti ringrazio tanto…” Siccome ci stiamo commovendo tutti e due, ma nessuno vuole cedere, io e lui, nello stesso momento, pronunciamo “Devo finire di prepararmi” e ci dividiamo…

 

Sento suonare il campanello, infatti è mezzogiorno e mezzo, l’ora per cui si erano accordati il sig. Rukawa e mio padre.

Mi guardo l’ultima volta allo specchio: sembro più pronta per una serata di gala che per un pranzo in famiglia… ma d’altra parte il vestito è fatto proprio per questo…

I capelli sono raccolti in uno chignon sulla nuca, sulle orecchie le tormaline sprigionano tutta la loro luce, il trucco è costituito da pochissimo ombretto rosa perlato sulle palpebre e di un leggero velo di lucidalabbra pure rosa. Il vestito è a posto, sulla scollatura risalta il pendente, al polso l’orologio più semplice che ho, in acciaio, e ai piedi ho un paio di ballerine, tra l’altro scomodissime, turchese e fucsia. Ok, posso scendere. Noto mio fratello che passa davanti alla porta, in giacca e pantaloni nero, ma camicia rosa, e lo blocco.

“Mark, aspettami che scendo…”

“…”

“Mark, che hai?”

“ Sorellina, sei bellissima… il nonno si è davvero superato!”

“Ehm… grazie^^” Sono arrossita, lo sento!

Mark, ridendo, leggermente sarcastico, mi porge il braccio e mi chiede come va la caviglia. Io rispondo che va abbastanza bene e scendiamo al piano di sotto.

In salotto si possono sentire le voci di mamma, di nonno e di nonna, più quelle che credo siano dei signori Rukawa, mentre mio padre sembra impegnato in una discussione in giapponese con i ragazzi. Io e Mark decidiamo di andare subito dai “grandi” e così facciamo.

Appena entriamo, mamma rimane sconvolta… era da tanto che non mettevo più un vestito ma… mi sembra un po’ esagerato! I signori Rukawa sono di spalle, il nonno ha un sorriso soddisfatto, e quello di nonna è un misto tra sorpresa e consapevolezza.

Nonno è in giacca e cravatta, nonna in tailleur classico grigio perla, mentre mamma ha un vestitino lievemente seventy’s azzurro cielo.

“ Charlotte, Mark… siete arrivati! Charlotte, sei un incanto! Vedi che devi seguire più spesso i consigli del nonno?!  Comunque vieni, che ti presento i Signori Rukawa.”

Sento distintamente nonna che chiede a Mark se può sistemargli il colletto e lui asserisce con compostezza ( lecchino!).

Mi avvicino ai Rukawa e porgo la mano: Rukawa senior è alto più del figlio, smilzo smilzo, con lo stesso taglio di occhi, solo di un castano chiaro chiaro, i capelli sono identici e il sorriso è caldo e sincero.

“ Sono felice di fare la sua conoscenza, signore” affermo lievemente intimidita.

“Anch’io di fare la tua, cara… so tramite Ayako-chan che sei stata tu ad aiutarli, in questi giorni. Ti ringrazio di cuore… non è facile trasferirsi da un paese tradizionalista come il Giappone ad uno così… avanti, come la Germania.”

“ Ho fatto il mio dovere, e comunque è stato un piacere.”

“ Cara, io sono Sakura (k fantasia N.d. tutti), la mamma di Ayako. Piacere di conoscerti! Sei molto carina, sai?”

“Ehm… grazie… Ayako le assomiglia proprio tanto!”

“ Ce lo dicono tutti” si schernisce lei… ma è proprio vero! Ayako ha preso dalla madre la corporatura, l’aria dolce ma un po’ più sarcastica e i capelli. Gli occhi, però, sono completamente diversi: quelli di Ayako sono quasi occidentali, per taglio e colore, mentre quelli di Sakura sono verde scuro e molto orientaleggianti.

Terminati i convenevoli, indico a mio fratello di andare dagli altri, dato che dovevo discutere con i ragazzi del piano famoso…

Entriamo in studio e mio fratello, orripilato, quasi urla:

“Ehi! Che ci fai tu in casa mia? Non ti sei accontentato di aver preso sotto mia sorella? No, vieni anche a rub…” gli tappo la bocca, sconsolata… quanto a prontezza di riflessi e intuito, mio fratello è a livello zero!

“Mark, lui è Rukawa! E’ qui con i suoi genitori, ricordi?” Gli sillabo ben bene gesticolando ironicamente.

“…”

“Rukawa, scusalo! Lui è mio fratello minore, Mark, Mark, lei è Ayako. Saluta!”

“Sì sì… ehm, scusami – sbruffone- “ lo sento sussurrare piano “Piacere di conoscerti, Ayako… scusami se ho assalito tuo fratello così…”

“Veramente non è mio fratello… comunque sono contenta di conoscerti anch’io…” E qui mio fratello si ricorda di quello che gli avevo raccontato, e arrossisce ”Ciao Charlotte! Come stai  bene!”

“Ehm… grazie… il vantaggio di avere un sarto per casa… anche tu, comunque!”

E non sto mentendo: Ayako indossa una bel paio di pantaloni beige, una camicia bianca con l’interno in scozzese e  un bel maglioncino nero con una B sempre in scozzese. I capelli sono raccolti in una coda e anche lei ha solo un po’ di ombretto e un bellissimo braccialetto di pietre di luna e oro giallo.

Rukawa, dal canto suo, ha un paio di jeans neri e una giacca elegantina sempre nera, con una camicia bianca sotto. Il classico insomma…

“Dunque, ragazzi, cos’è sta cosa che mi ha detto Löwe? Non sono riuscita a capire bene, dato che poi mi sono messa a litigare con lui!”

“Beh, noi dobbiamo assolutamente tornare in Giappone e sappiamo che i nostri genitori non ci lasceranno mai e, siccome sappiamo che tu non ci sei mai stata, potresti inscenare il fatto di volere andare là per incontrare tua sorella durante le vacanze di Natale… e, sapendo che in quel periodo la azienda dei tuoi dovrebbe lavorare più del solito, ci offriremmo noi per accompagnarti…”

Non avevo capito male, alla fine… Osservo un attimo Rukawa, per vedere che ne pensa, ma lo caratterizza la solita aria distaccata, mentre osserva i titoli della fornitissima biblioteca di mio nonno.

Mark è profondamente stupito, anche dal fatto che Ayako mi abbia parlato tedesco misto a giapponese per i momenti in qui non conosceva delle date parole.

Nel momento in cui tutti attendono una risposta nonna ci chiama per il pranzo e così colgo l’occasione per riuscire a pensarci ancora un po’. So già che per tutto il pranzo Ayako mi controllerà e saprà spalleggiarmi se prenderò la decisione di andare, altrimenti non mi forzerà, anche se mi rendo conto che loro hanno davvero bisogno di tornare.

Seduti al tavolo, ci aspettano già tutti i componenti della famiglia e i nostri ospiti: a capotavola, da un lato nonno, dall’altro nonna, al lato sinistro, ovvero a sinistra del nonno, mamma, io, Ayako e la signora Rukawa. Al lato destro, subito vicino a nonno Mark, Rukawa, il Signor Rukawa e papà.

La discussione verte sulle condizioni generali del Giappone, soprattutto politica e economica, e così io mi dedico subito al primo piatto, un risotto alla zucca.

Noi ragazzi siamo in silenzio, anche se a volte Mark interviene facendo lo spiritoso e noto che mamma gli tira delle occhiatacce e nonno gli pesta un piede…

Quale argomento di conversazione migliore per introdurre la ma decisione!

“Papà, hai ricevuto da poco notizie di Angelika? Io non la sento da un po’… in effetti…” Gli dico volutamente, così che lui debba per forza raccontare ai Rukawa dove è mia sorella.

“L’ho sentita stamattina.  Ti saluta molto e dice di essere molto felice… vedete, Angelika è la nostra seconda figlia e ha sempre provato una forte curiosità verso la cultura di suo nonno, ovvero quella giapponese, e così, per il suo penultimo anno di superiori, l’abbiamo mandata con una borsa di studio in una città molto vicina a quella da cui veniva mio padre, nel distretto di Kanagawa.”

“Uhm, davvero? E’ proprio una bella cosa! Anche noi veniamo da quella zona, non è così, cara?” Interloquisce il signor Rukawa.

“Certo. Si ricorda la scuola che frequenta la ragazza? Ayako e Kaede-kun frequentava il liceo Shohoku.” Risponde la madre di Ayako.

“ Uhm… sì, deve essere proprio quello! Come è piccolo il mondo!”

E qui entro in gioco io, appunto…

“Sai papi, mi piacerebbe molto andare a trovarla. Anche io non sono mai stata, in Giappone… per Natale si potrebbe organizzare, no?” Butto lì la bomba, tranquilla, scrutando un po’ il risotto, un po’ papà, da finta innocentina. Ayako sorride furba, Rukawa mi guarda attento e mio fratello non riesce a crederci. Non sa se darmi corda o meno e guarda mamma, che è diventata quasi blu. I signori Rukawa attendono una risposta, nonna sorride quasi impassibile e nonno…:

“ Charlotte, sai bene che in quel periodo l’azienda produce quasi il triplo in un  normale periodo dell’anno e come minimo qualcuno della famiglia ti dovrebbe accompagnare…” Afferma serio il papà.

La situazione è perfetta… Ayako si sta per schiarire la voce quando:

“ Potrei prendermi io una vacanza… sarei lieto di accompagnare mia nipote alla scoperta della sua terra d’origine e in più, dato che è tanto che me lo chiedete, mi prenderei una vacanza… che ne dici, Charlotte?”

Il nonno come accompagnatore?? AIUTO!!!! Nel dirlo, però, è diventato rosso come un peperone, anche se cerca di darsi un certo contegno…

Dio, non sarebbe male, certo, ma ho quasi cambiato idea, non voglio più andare…

Mentre nonno chiede a nonna se vuole venire, Ayako mi guarda sconsolata, e mi viene l’illuminazione! Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima?

“Certo nonna, vieni anche tu… e perché non Markus (lo chiamo così per prenderlo in giro…)? Solo che io non avrei nessuno della mia età con cui parlare e…”

Ayako capisce al volo ciò che ho in mente…

“ Se non sono impertinente, credo che, pagando con in miei risparmi” e guarda i suoi “ potrei accompagnarti io e così ti potrei insegnare qualche parole nuova o qualche nuova abitudine della mia zona…” e qui guarda il nonno, che si gira e rigira le mani nel lungo pizzetto, ma risponde la nonna:

“ Perché no? Signori Rukawa, i ragazzi sentiranno la mancanza delle loro abitudini, della loro casa, dei loro amici… noi non ci faremmo certo problemi, dato che siamo abituati ad una moltitudine di nipoti più che diversi tra loro e spero che voi vi fidiate di noi… naturalmente ci potrete pensare, valutare la cosa in privato o con noi, se più vi piace… potrebbe essere il loro regalo di fine anno, non credete?”  

Prende la parola il signor Rukawa, colto alla sprovvista:

“ Sì, certo, capiamo… e credo che voi abbiate pienamente ragione… ci penseremo, non è così, cara?”

“Grazie mamma, Rukawa…” Ayako ringrazia il patrigno con un cenno, mentre sua madre la guarda attenta. 

In tutto questo Rukawa jr non ha aperto bocca e così mi intrometto io, abbastanza sicura di me dopo la piccola conquista.

“E tu, Rukawa, non avresti voglia di vedere i tuoi amici?”

“…”

Ma non risponde?

“ Sì, beh… soprattutto nel basket, dato che qui in Germania non ci sono troppi giocatori con cui ci si può confrontare… non al loro livello, comunque…”

“ No? Beh, si vede che non sei ancora ben avviato nell’ambiente, no, Mark? Ti ricordi di Thomas?” dicendo questo noto che i miei si inalberano, ricordandosi di quanto quel ragazzo mi abbia fatto soffrire dal punto di vista affettivo.

Ma fortunatamente ho superato la crisi, grazie all’amore dei miei, altrimenti ora non saprei dove sarei finita… sinceramente… in ogni caso sono rimasta in contatto con lui solo a causa del basket, dove lui è un piccolo mostro. Mark digrigna i denti e bofonchia un timido sì, mentre Ayako, che ha notato il clima gelido, cerca di sviare il discorso:

“Bene, siamo tutti d’accordo… se avremo il permesso, per Natale andremo tutti a Kanagawa e rivedremo i vecchi amici. Che bello!”

Dopo questa discussione piuttosto accesa, i Rukawa si sono offerti di accompagnare me e mio fratello a scuola per le attività pomeridiane e, dopo esserci cambiate in palestra, abbiamo comunicato la notizia alle altre ragazze e ci siamo allenate.

Il livello generale non è male e Ayako è una regista piuttosto attiva, anche se deve migliorare nei tiri liberi, Ben è in formissima, tranne per qualche problema in difesa, Dafne o.k., Isolde anche, mentre io devo aumentare un po’ l’elevazione e ripassare i tiri da tre. Così trascorre il pomeriggio e giunge una tiepida sera…      

  
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