Riassunto
delle precedenti puntate: Rukawa e Ayako si trasferiscono a Monaco di Baviera
per problemi personali e qui incontrano una ragazza di origini giapponesi,
Charlotte, che ha diversi punti in comune con i due, come la passione per il
basket. Charlotte presenta loro le sue amiche e sembra che il “ghiacciolo”
sia preso da una di queste, mentre Ayako sembra dimentica di un Miyagi in crisi
e si concentra su un bel centrocampista tedesco… che accadrà? E Charlotte
cosa potrà centrare in tutto questo?
Un’Altra
Vita
Cap. 3: Una giornata molto movimentata
Ci guardano strano,
appunto… come al solito, però, non do’ troppa importanza al fatto e,
salutando mio fratello, avanzo verso le mie amiche ma…
Booom!
Improvvisamente mi ritrovo
con la faccia a terra e un male cane al piede…
“Ma cosa diavolo…”
Cerco di guardare in viso il colpevole di questo impolveramento generale e del
mio dolore alla caviglia ma tutto ciò che riesco a visualizzare sono un mucchio
di piedi in corsa verso di me e due occhi familiari di un blu impressionante che
mi osservano mezzi addormentati…
“Ehm… scusa sai, ma
sono un pochino addormentato… ti sei fatta male?” Questo è lui che cerca di
salvarsi la faccia di fronte a 500 ragazzi che cercano di trovare una scusa per
non entrare nelle loro classi…
“Come ti permetti? Non
l’aiuti neppure a rialzarsi? Che cafone! Chiedile scusa!” E naturalmente
questo è mio fratello, iperprotettivo e super geloso (di cosa poi?)…
“Mark… lascialo
stare… a suo modo l’ha già fatto… piuttosto, aiutami!”
“ Charly! Tutto ok? Ti abbiamo vista sotto la bici di Rukawa ( perché
è di lui che si tratta N.d.A) e poi veder accorrere tutto quell’insieme di
gente…” E questa è Ben, che, casinista come al solito, interrompe
l’atmosfera tesa che si era venuta a creare, dato che anche una imbarazzatissima Ayako era venuta a scusarsi addirittura a nome di tutta la
famiglia mentre Rukawa andava a riporre la sua bici e mio fratello imbufalito
cercava di trascinarmi in infermeria, bloccato però da Dafne che, tutta gentile
(ma avrà capito i sentimenti di mio fratello?) mi toglieva la cartella dalle
spalle e scambiava qualche convenevole sulla mia salute con mio fratello, mentre
io ringrazio dell’interessamento Ben e dico che mi piacerebbe arrivare
all’infermeria per farmi vedere.
Nell’attimo in cui mio
fratello si distrae per dedicarsi esclusivamente alle 2^ donna della sua vita (
1^ io, 2^ lei, 3^ la mamma, 4^ la nonna) e io rispondo a Ben e alle altre
amiche, mi sento afferrare sotto le braccia per venire poi sollevata da terra ed
essere così portata in braccio da Rukawa, evidentemente in imbarazzo dal
rossore sui suoi zigomi, sotto gli occhi increduli e un po’ invidiosi di
Isolde e delle altre ragazze, fino all’infermeria, dove spiego alla capo
infermiera di essere inciampata e di aver preso una botta sulla caviglia.
Successivamente mando fuori Rukawa, ringraziandolo, e gli chiedo se può
avvertire l’insegnante del misfatto.
Mi chiedo ancora perchè
Rukawa abbia deciso di portarmi in braccio, dato che c’era già mio fratello a
cui potevo appoggiarmi per arrivare dov’ero distesa adesso…
Io lo prendo come un atto
dettato dal senso di dovere che hanno tutti i giapponesi e il senso di colpa di
Rukawa.
L’infermiera mi ha
licenziato dall’infermeria già alla seconda ora con una bella fasciatura
nascosta dai calzini della divisa e con una pomata da mettere sopra alla botta
bluastra una volta al giorno e con la raccomandazione di stare attenta ai miei
prossimi movimenti… facile a dirsi, dato che lei non gioca a basket… la
caviglia è uno degli elementi più importanti e usati!
Così mi dirigo verso la
mia aula e chi vedo fuori? Naturalmente Rukawa, tranquillamente appoggiato alla
parete esterna dell’aula, dormendo beatamente.
Scrollando la testa, mi
avvicino a lui lentamente, anche per la caviglia, e mi chiedo come si faccia a
dormire dopo aver preso sotto una bella ragazza come me (^^) e dopo essere stati
sbattutti fuori dall’aula dal prof. Braun.
Utilizzando il famoso
trucchetto, lo riesco a svegliare:
“ Rukawa, come mai sei
fuori?” gli chiedo, anche se ben immagino il motivo…
“ Umph… come va la tua
caviglia piuttosto?”
“ Da quando così
altruista? O è semplicemente la tua coscienza che ti rode? Comunque molto
meglio, anche se non come prima, purtroppo… spero di poter continuare a
giocare normalmente…” Lo guardo di sottecchi, ben sapendo che per me, come
per lui, il basket è più importante… infatti la sua faccia si contrae,
inaspettatamente, in una smorfia non ben definita e, mentre si passa la grande
mano nervosa su un ciuffo sbarazzino caduto sugli occhi, mi dice:
“Non me lo perdonerei
mai! Sei la prima persona con cu riesco a parlare normalmente, perché mi sento
uguale a te, abbiamo entrambi
sofferto, ma entrambi amiamo il basket, che è la nostra ragione di vita, la
ragione per cui non siamo sprofondati quando abbiamo sofferto, non è così?”
Aiuto, mi ha letto nel pensiero o cosa?
“ Sì, è così Rukawa…
e sento anch’io quello che senti tu!” Sono così felice di sapere che ho
trovato qualcuno che mi capisca così bene!
“ Rukawa puoi rientr…
ah, ma c’è anche lei, Nakazawa! Prego! Come va la sua caviglia?”
“ Molto meglio,
professore, anche se non è propriamente come prima…” dicendo questo io, il
professore e Rukawa entriamo in classe, pronti a continuare una
interessantissima lezione (per me) di Letteratura Tedesca, anche se a volte
getto occhiate incuriosite alla possibile reazione di Rukawa alle mie parole,
che possono sembrare un po’ equivoche, ma noto che fortunatamente è preso da
altre cose (tipo togliersi di dosso una Henrietta polipo o buttare sotto il
banco tutti i biglietti d’amore che gli arrivano).
Alla ricreazione vengo assalita dalle ragazze, con cui discuto
animatamente del pomeriggio e della squadra. Ben propone di tirare fuori le
vecchie divise di basket e di indossarle
il pomeriggio, ma nessuna di noi l’ha a portata di mano. Julia è
super impegnata con i compiti in classe, mentre Isolde si guarda le unghie
interessata alla sbavatura dello smalto rosa perlato e ogni tot si guarda
intorno alla ricerca di qualcuno. Dafne prova a ripassare qualcuna delle
posizioni di difesa del basket, usandomi come attaccante senza che io muova un
muscolo. Infatti io sto ancora discutendo con Ben come ci presenteremo
all’allenatore, con cui l’anno prima avevamo aspramente litigato,
soprattutto a causa mia…
“Ben, forse è meglio
che io ne rimanga fuori… non vorrei che a causa mia non prendessero voi nel
team… “
“ Non dire stronzate…
se te ne vai tu, chi prendiamo? Quell’allenatore ha 80 anni… magari se siamo
fortunate va in pensione…”
“Appunto, se lo siamo…
Ciao Ayako!” dico, rivolta alla giapponesina che arriva trafelata dalla scala
superiore.
“ Ciao ragazze^^…
sapete per caso dov’è Rukawa? Mi ha chiamato almeno 30 volte Mitsui che gli
deve parlare, ma non lo trovo…”
“Ehm… veramente…
prova a vedere in classe… mi sono completamente disinteressata di lui, se devo
essere sincera…”
A questo punto sento
distintamente Isolde mormorare:” Io di sicuro lo seguirei come un cagnolino,
al suo posto…”
“Ah, ok… spero che la
tua caviglia sia a posto… vi farò sapere se lo trovo…”
“Ok… ricordati che
l’allenamento è alle 14!” Le urliamo dietro mentre si allontana correndo.
“Ragazze, oggi io e mio
fratello andiamo a casa a mangiare, dato che abbiamo ospiti e i miei vogliono me
e mio fratello presenti.”
“ Che fortuna… non sai
quanto darei per mangiare a casa mia in uno di questi giorni, ma naturalmente
non posso dare fastidio alla madre di Dafne, troppo impegnata a cercare di
rimanere incinta per dare un erede maschio al mio compiacente padre…”
“Isolde! Non ti permetto
di dire queste cose!” le intimo, mentre vedo Dafne arrossire di botto e
stringere i pugni decisa.
“ Charlotte, sempre
pronta a difendere la pupilla di tuo fratello, no? E così io faccio sempre la
parte della cattiva…” Isolde proclama questo con un misto di rabbia e
delusione. Prende la parola Ben:
“ Isolde, sgrideremmo
anche Dafne, se si permettesse di dirti queste cattiverie… non sono fatti
nostri, lo sappiamo, ma siccome ce li spiattelli in faccia, noi ci sentiamo
responsabili e cerchiamo di placare gli odii…”
“Ecco, appunto… ci
vediamo dopo, per fortuna!” E infatti, in quell’istante, suona la
campanella, ci salutiamo e, mentre mi avvicino alla classe, vedo un gruppo di
tori imbufaliti avvicinarsi: Ayako, Löwe e Rukawa più sveglio che mai e,
mentre Ayako prosegue, Löwe mi
sussurra nell’orecchio qualcosa tipo “ Dopo ti diciamo” e mi spinge
all’interno della classe.
L’ora trascorre
velocemente, dato che io e Wig (così mi ha detto di chiamarlo) messaggiamo
scrivendo sul banco su cosa è successo durante la ricreazione, come segue
(scusate se scrivo tipo sms, ma così sembra più normale^^ N.d.A):
___ Aya m ha kiesto di
raccontarti cs è successo… in pratica il raga di Aya in giappone ha avuto 1
crisi di depressione e tutti i suoi amici giocatori si sn preocc e l’hanno
kiamata xkè torni al + presto in Giappone o x mandare Miyagi qua e hanno voluto
anke parlare con Rukawa…___
___ Ma scusa, cm può Aya
andare in giappone se tutta la sua family è qui? ___
___e qui entri in gioco
tu…___
___ io?___
___ tu… oggi, a pranzo,
dovrai mostrarti fermamente decisa ad andare in Giappone a trovare tua sore a
Natale… i tuoi si preoccuperanno, dato k nn possono accomp. E Aya e Rukawa si
mostreranno disponibili ad affiancarti in questa “missione”. Così loro
potranno tornare in Giappone normalmente e tu vedrai tua sorella…___
___ Beh, è tutto a
vantaggio loro, + che mio… poi io nn voglio andare in Giappo…___ Bugia
enorme, dato che è da quando sono nata che ci voglio andare… solo che mi
rompe essere usata!
___ Parlane cn loro, io la
mia missione l’ho compiuta…___
___ Ecco, il completo
disinteressato! Nn m dire k ti è indifferente Aya! ___
___ A te k te ne frega?
___ La situazione degenera…
lasciamo perdere…
___ Niente, appunto…
seguiamo la lezione, è + interessante…___
E la questione si è
chiusa lì, dato che io volevo parlare con i diretti interessanti.
Proprio quando sto
tranquillamente scrivendo un biglietto mezzo in tedesco, mezzo in inglese a
Rukawa, entra la assistente scolastica (comunemente e propriamente detta
BIDELLA) dicendomi che è arrivata la mia ora, ovvero che devo andare a casa.
Saluto tutti, poco
soddisfatta per non essere riuscita a chiarire la cosa, ed entro zoppicando
nell’AUDI del mio pà, affiancandomi a Mark, la cui cresta sembra più
attorcigliata del solito…
“ Allora, ragazzi…
come è andata fino ad adesso?”
“Pà, lascia perdere. Un
ragazzo nuovo ha preso sotto mia sorella con la bici e poi, quasi senza
scusarsi, l’ha portata in infermeria in braccio! Ma ti pare?! E tu ti sei
lasciata portare!”
“ Mark! Avevo un male
cane alla caviglia destra, tu eri più interessato al labiale di Dafne e così
non ho aperto bocca per comodità…”
“ Sarà…”
“ Cosa vuoi ….”
“ Ragazzi! Finitela…
piuttosto, Charlotte, cosa ti sei fatta?”
“ Una botticina, Fräulein
Richter mi ha dato una pomata da metterci sopra e di stare attenta a ciò che
faccio.”
“ Cosa ti ha detto della
tua caviglia, l’altra, intendo… è stata una fortuna che non ti abbia
beccato quella sinistra... sai che mamma non vorrebbe che tu giocassi …”
“ Dopo l’operazione e
la riabilitazione, peraltro ben riuscita, non ho mai sofferto, e anche il
dottore aveva assicurato che non avrei avuto gravi problemi, come poi è
successo…”
“Stai attenta, però…
io e tua madre preferiremmo che tu giocassi il meno possibile e ti conviene non
dire nulla al nonno.”
“ Sì, papà… non
posso promettervi nulla, dato che il basket è la mia vita, ma farò il
possibile. E’ naturale, poi, che non parlerò con il nonno del fattaccio… e
nemmeno tu, chiaro, Mark?”
“ Ok, ok… siamo
arrivati…”
il fratello ha ragione e
così scendo dall’auto per avviarmi verso casa, mentre papà parcheggia
l’auto in garage.
In casa, passo a salutare
mamma tra i fornelli, aiutata dalla nostra cara Janette, che ci conosce da
quando eravamo in fasce, nonna in salotto e nonno in studio, già raggiunto da
Mark. Jan, invece, è fuori per lavoro, in viaggio, credo, per l’America.
Il nonno mi osserva
stranamente… Mark non avrà mica già vuotato il sacco, spero! Mentre lo bacio
sulla guancia, lui mi informa di aver messo il vestito sul mio letto e di
mettermelo subito in modo da vedere come mi sta.
Così, un po’
preoccupata, sotto il suo sguardo lievemente sarcastico, seguo mio fratello
verso la mia stanza.
Apro la porta e… e’ un
sogno!
Sul letto, volutamente
candido, questo abito risalta in maniera impressionante…
Mi avvicino, incredula e
lo indosso: la scollatura squadrata, lievemente scollata, fa risaltare il mio
collo lungo ma non troppo, le maniche sono a tre quarti e la stoffa sul torace
non aderisce troppo, dando comunque un’idea di ciò che è sotto. Sulla vita,
un nastro di una stoffa molto lavorata color fucsia, contrasta nettamente con il
vestito turchese e tende ad evidenziare il mio vitino da vespa. La gonna è
particolarissima: cade fin sopra al ginocchio drittissima, ma è completamente
rivestita di sottilissimo velo intarsiato con piccole perline pure fucsia.
Allo specchio noto che,
alle mie spalle, il nonno è arrivato con un paio di orecchini montati in oro
giallo con due piccoli fiori di tormalina e con un casch’in petto a forma di
fiore della stessa pietra.
Non so come poterlo
ringraziare… mi aspettavo qualcosa tipo una tunica, mentre nonno ha saputo
utilizzare le doti che lo hanno reso così famoso benissimo.
Non posso far altro che
abbracciarlo e ringraziarlo quasi in lacrime…
“ Questa era una
prova… ci terrei se, con l’inizio della scuola, tu volessi aiutarmi come
designer. Questo vestito, magari
con alcune modifiche, vorrei che tu lo indossassi in una serata di novembre per
la nuova collezione con qualche vestito tratto da un tuo disegno…”
“ Mi piacerebbe davvero,
nonno… ti ringrazio tanto…” Siccome ci stiamo commovendo tutti e due, ma
nessuno vuole cedere, io e lui, nello stesso momento, pronunciamo “Devo finire
di prepararmi” e ci dividiamo…
Sento suonare il campanello, infatti è mezzogiorno e mezzo, l’ora per cui si erano accordati il sig. Rukawa e mio
padre.
Mi guardo l’ultima volta
allo specchio: sembro più pronta per una serata di gala che per un pranzo in
famiglia… ma d’altra parte il vestito è fatto proprio per questo…
I capelli sono raccolti in
uno chignon sulla nuca, sulle orecchie le tormaline sprigionano tutta la loro
luce, il trucco è costituito da pochissimo ombretto rosa perlato sulle palpebre
e di un leggero velo di lucidalabbra pure rosa. Il vestito è a posto, sulla
scollatura risalta il pendente, al polso l’orologio più semplice che ho, in
acciaio, e ai piedi ho un paio di ballerine, tra l’altro scomodissime,
turchese e fucsia. Ok, posso scendere. Noto mio fratello che passa davanti alla
porta, in giacca e pantaloni nero, ma camicia rosa, e lo blocco.
“Mark, aspettami che
scendo…”
“…”
“Mark, che hai?”
“ Sorellina, sei
bellissima… il nonno si è davvero superato!”
“Ehm… grazie^^” Sono
arrossita, lo sento!
Mark, ridendo, leggermente
sarcastico, mi porge il braccio e mi chiede come va la caviglia. Io rispondo che
va abbastanza bene e scendiamo al piano di sotto.
In salotto si possono
sentire le voci di mamma, di nonno e di nonna, più quelle che credo siano dei
signori Rukawa, mentre mio padre sembra impegnato in una discussione in
giapponese con i ragazzi. Io e Mark decidiamo di andare subito dai “grandi”
e così facciamo.
Appena entriamo, mamma
rimane sconvolta… era da tanto che non mettevo più un vestito ma… mi sembra
un po’ esagerato! I signori Rukawa sono di spalle, il nonno ha un sorriso
soddisfatto, e quello di nonna è un misto tra sorpresa e consapevolezza.
Nonno è in giacca e
cravatta, nonna in tailleur classico grigio perla, mentre mamma ha un vestitino
lievemente seventy’s azzurro cielo.
“ Charlotte, Mark…
siete arrivati! Charlotte, sei un incanto! Vedi che devi seguire più spesso i
consigli del nonno?! Comunque
vieni, che ti presento i Signori Rukawa.”
Sento distintamente nonna
che chiede a Mark se può sistemargli il colletto e lui asserisce con
compostezza ( lecchino!).
Mi avvicino ai Rukawa e
porgo la mano: Rukawa senior è alto più del figlio, smilzo smilzo, con lo
stesso taglio di occhi, solo di un castano chiaro chiaro, i capelli sono
identici e il sorriso è caldo e sincero.
“ Sono felice di fare la
sua conoscenza, signore” affermo lievemente intimidita.
“Anch’io di fare la
tua, cara… so tramite Ayako-chan che sei stata tu ad aiutarli, in questi
giorni. Ti ringrazio di cuore… non è facile trasferirsi da un paese
tradizionalista come il Giappone ad uno così… avanti, come la Germania.”
“ Ho fatto il mio
dovere, e comunque è stato un piacere.”
“ Cara, io sono Sakura
(k fantasia N.d. tutti), la mamma di Ayako. Piacere di conoscerti! Sei molto
carina, sai?”
“Ehm… grazie… Ayako
le assomiglia proprio tanto!”
“ Ce lo dicono tutti”
si schernisce lei… ma è proprio vero! Ayako ha preso dalla madre la
corporatura, l’aria dolce ma un po’ più sarcastica e i capelli. Gli occhi,
però, sono completamente diversi: quelli di Ayako sono quasi occidentali, per
taglio e colore, mentre quelli di Sakura sono verde scuro e molto
orientaleggianti.
Terminati i convenevoli,
indico a mio fratello di andare dagli altri, dato che dovevo discutere con i
ragazzi del piano famoso…
Entriamo in studio e mio fratello, orripilato, quasi urla:
“Ehi! Che ci fai tu in
casa mia? Non ti sei accontentato di aver preso sotto mia sorella? No, vieni
anche a rub…” gli tappo la bocca, sconsolata… quanto a prontezza di
riflessi e intuito, mio fratello è a livello zero!
“Mark, lui è Rukawa!
E’ qui con i suoi genitori, ricordi?” Gli sillabo ben bene gesticolando
ironicamente.
“…”
“Rukawa, scusalo! Lui è
mio fratello minore, Mark, Mark, lei è Ayako. Saluta!”
“Sì sì… ehm, scusami
– sbruffone- “ lo sento sussurrare piano “Piacere di conoscerti, Ayako…
scusami se ho assalito tuo fratello così…”
“Veramente non è mio
fratello… comunque sono contenta di conoscerti anch’io…” E qui mio
fratello si ricorda di quello che gli avevo raccontato, e arrossisce ”Ciao
Charlotte! Come stai bene!”
“Ehm… grazie… il
vantaggio di avere un sarto per casa… anche tu, comunque!”
E non sto mentendo: Ayako
indossa una bel paio di pantaloni beige, una camicia bianca con l’interno in
scozzese e un bel maglioncino nero
con una B sempre in scozzese. I capelli sono raccolti in una coda e anche lei ha
solo un po’ di ombretto e un bellissimo braccialetto di pietre di luna e oro
giallo.
Rukawa, dal canto suo, ha
un paio di jeans neri e una giacca elegantina sempre nera, con una camicia
bianca sotto. Il classico insomma…
“Dunque, ragazzi, cos’è
sta cosa che mi ha detto Löwe? Non sono riuscita a capire bene, dato che poi mi
sono messa a litigare con lui!”
“Beh, noi dobbiamo
assolutamente tornare in Giappone e sappiamo che i nostri genitori non ci
lasceranno mai e, siccome sappiamo che tu non ci sei mai stata, potresti
inscenare il fatto di volere andare là per incontrare tua sorella durante le
vacanze di Natale… e, sapendo che in quel periodo la azienda dei tuoi dovrebbe
lavorare più del solito, ci offriremmo noi per accompagnarti…”
Non avevo capito male,
alla fine… Osservo un attimo Rukawa, per vedere che ne pensa, ma lo
caratterizza la solita aria distaccata, mentre osserva i titoli della
fornitissima biblioteca di mio nonno.
Mark è profondamente
stupito, anche dal fatto che Ayako mi abbia parlato tedesco misto a giapponese
per i momenti in qui non conosceva delle date parole.
Nel momento in cui tutti
attendono una risposta nonna ci chiama per il pranzo e così colgo l’occasione
per riuscire a pensarci ancora un po’. So già che per tutto il pranzo Ayako
mi controllerà e saprà spalleggiarmi se prenderò la decisione di andare,
altrimenti non mi forzerà, anche se mi rendo conto che loro hanno davvero
bisogno di tornare.
Seduti al tavolo, ci
aspettano già tutti i componenti della famiglia e i nostri ospiti: a
capotavola, da un lato nonno, dall’altro nonna, al lato sinistro, ovvero a
sinistra del nonno, mamma, io, Ayako e la signora Rukawa. Al lato destro, subito
vicino a nonno Mark, Rukawa, il Signor Rukawa e papà.
La discussione verte sulle
condizioni generali del Giappone, soprattutto politica e economica, e così io
mi dedico subito al primo piatto, un risotto alla zucca.
Noi ragazzi siamo in
silenzio, anche se a volte Mark interviene facendo lo spiritoso e noto che mamma
gli tira delle occhiatacce e nonno gli pesta un piede…
Quale argomento di
conversazione migliore per introdurre la ma decisione!
“Papà, hai ricevuto da
poco notizie di Angelika? Io non la sento da un po’… in effetti…” Gli
dico volutamente, così che lui debba per forza raccontare ai Rukawa dove è mia
sorella.
“L’ho sentita
stamattina. Ti saluta molto e dice
di essere molto felice… vedete, Angelika è la nostra seconda figlia e ha
sempre provato una forte curiosità verso la cultura di suo nonno, ovvero quella
giapponese, e così, per il suo penultimo anno di superiori, l’abbiamo mandata
con una borsa di studio in una città molto vicina a quella da cui veniva mio
padre, nel distretto di Kanagawa.”
“Uhm, davvero? E’
proprio una bella cosa! Anche noi veniamo da quella zona, non è così, cara?”
Interloquisce il signor Rukawa.
“Certo. Si ricorda la
scuola che frequenta la ragazza? Ayako e Kaede-kun frequentava il liceo Shohoku.”
Risponde la madre di Ayako.
“ Uhm… sì, deve
essere proprio quello! Come è piccolo il mondo!”
E qui entro in gioco io,
appunto…
“Sai papi, mi piacerebbe
molto andare a trovarla. Anche io non sono mai stata, in Giappone… per Natale
si potrebbe organizzare, no?” Butto lì la bomba, tranquilla, scrutando un
po’ il risotto, un po’ papà, da finta innocentina. Ayako sorride furba,
Rukawa mi guarda attento e mio fratello non riesce a crederci. Non sa se darmi
corda o meno e guarda mamma, che è diventata quasi blu. I signori Rukawa
attendono una risposta, nonna sorride quasi impassibile e nonno…:
“ Charlotte, sai bene
che in quel periodo l’azienda produce quasi il triplo in un
normale periodo dell’anno e come minimo qualcuno della famiglia ti
dovrebbe accompagnare…” Afferma serio il papà.
La situazione è
perfetta… Ayako si sta per schiarire la voce quando:
“ Potrei prendermi io
una vacanza… sarei lieto di accompagnare mia nipote alla scoperta della sua
terra d’origine e in più, dato che è tanto che me lo chiedete, mi prenderei
una vacanza… che ne dici, Charlotte?”
Il nonno come
accompagnatore?? AIUTO!!!! Nel dirlo, però, è diventato rosso come un
peperone, anche se cerca di darsi un certo contegno…
Dio, non sarebbe male,
certo, ma ho quasi cambiato idea, non voglio più andare…
Mentre nonno chiede a
nonna se vuole venire, Ayako mi guarda sconsolata, e mi viene l’illuminazione!
Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima?
“Certo nonna, vieni
anche tu… e perché non Markus (lo chiamo così per prenderlo in giro…)?
Solo che io non avrei nessuno della mia età con cui parlare e…”
Ayako capisce al volo ciò
che ho in mente…
“ Se non sono
impertinente, credo che, pagando con in miei risparmi” e guarda i suoi “
potrei accompagnarti io e così ti potrei insegnare qualche parole nuova o
qualche nuova abitudine della mia zona…” e qui guarda il nonno, che si gira
e rigira le mani nel lungo pizzetto, ma risponde la nonna:
“ Perché no? Signori
Rukawa, i ragazzi sentiranno la mancanza delle loro abitudini, della loro casa,
dei loro amici… noi non ci faremmo certo problemi, dato che siamo abituati ad
una moltitudine di nipoti più che diversi tra loro e spero che voi vi fidiate
di noi… naturalmente ci potrete pensare, valutare la cosa in privato o con
noi, se più vi piace… potrebbe essere il loro regalo di fine anno, non
credete?”
Prende la parola il signor
Rukawa, colto alla sprovvista:
“ Sì, certo, capiamo…
e credo che voi abbiate pienamente ragione… ci penseremo, non è così,
cara?”
“Grazie mamma, Rukawa…”
Ayako ringrazia il patrigno con un cenno, mentre sua madre la guarda attenta.
In tutto questo Rukawa jr
non ha aperto bocca e così mi intrometto io, abbastanza sicura di me dopo la
piccola conquista.
“E tu, Rukawa, non
avresti voglia di vedere i tuoi amici?”
“…”
Ma non risponde?
“ Sì, beh…
soprattutto nel basket, dato che qui in Germania non ci sono troppi giocatori
con cui ci si può confrontare… non al loro livello, comunque…”
“ No? Beh, si vede che
non sei ancora ben avviato nell’ambiente, no, Mark? Ti ricordi di Thomas?”
dicendo questo noto che i miei si inalberano, ricordandosi di quanto quel
ragazzo mi abbia fatto soffrire dal punto di vista affettivo.
Ma fortunatamente ho
superato la crisi, grazie all’amore dei miei, altrimenti ora non saprei dove
sarei finita… sinceramente… in ogni caso sono rimasta in contatto con lui
solo a causa del basket, dove lui è un piccolo mostro. Mark digrigna i denti e
bofonchia un timido sì, mentre Ayako, che ha notato il clima gelido, cerca di
sviare il discorso:
“Bene, siamo tutti d’accordo… se avremo il permesso, per Natale
andremo tutti a Kanagawa e rivedremo i vecchi amici. Che bello!”
Dopo questa discussione
piuttosto accesa, i Rukawa si sono offerti di accompagnare me e mio fratello a
scuola per le attività pomeridiane e, dopo esserci cambiate in palestra,
abbiamo comunicato la notizia alle altre ragazze e ci siamo allenate.
Il livello generale non è
male e Ayako è una regista piuttosto attiva, anche se deve migliorare nei tiri
liberi, Ben è in formissima, tranne per qualche problema in difesa, Dafne o.k.,
Isolde anche, mentre io devo aumentare un po’ l’elevazione e ripassare i
tiri da tre. Così trascorre il pomeriggio e giunge una tiepida sera…