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Autore: Micky96    29/10/2013    1 recensioni
La vita di Harry Potter e dei suoi amici e compagni è stata un susseguirsi di avventure, nei loro sette anni ad Hogwarts.
E se così fosse anche per i loro discendenti?
In questa storia seguiamo le avventure di Eireann, la stramba migliore amica di Albus Potter ed Alice Paciock, tra situazioni serie, pericoli, scherzi, cavolate colossali, risate, pianti e cotte amorose senza senso.
*N.B Inizialmente la storia si intitolava "Eireann's Howl", ma ho deciso di apportare qualche modifica perchè mi sono resa improvvisamente conto che il titolo non mi piaceva =)
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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ADDIO, BABBANI!!

 

 

Mi stavo scervellando sul come posizionare tutti i miei averi, magici e Babbani, in un ordine decente nel baule, tanto che trasalii quando qualcuno bussò timidamente alla porta.
-Posso entrare?- chiese delicatamente la voce di mio fratello.
-Certo, vieni!- risposi subito. Alex varcò la soglia, camminando col suo solito passo felpato. Notai che i capelli biondo cenere di mio fratello erano scompigliati, segno che doveva essere molto presto. Sì, effettivamente la sveglia segnava le cinque meno otto minuti del primo settembre. Mi sedetti sul letto e gli feci cenno di imitarmi.
Dopotutto, tutti sanno che le cinque del mattino sono il momento migliore per farsi una chiacchierata.
-Come sapevi che ero sveglia?-
-Lo so che quando sei emozionata non chiudi occhio- disse, facendomi l’occhiolino. Poi continuò:
-Senti, so che in questi giorni non ci siamo parlati molto, ma…-. Fece una pausa, ma rimasi in silenzio ad aspettare. Quando Alex, il miglior oratore che conoscessi, faticava ad esprimersi, doveva sicuramente dire qualcosa di importante: e stavolta ero quasi sicura di dove volesse andare a parare. Era rimasto molto sconvolto dal fatto che io fossi una strega… Anzi, l’esistenza stessa dei maghi aveva mandato in tilt il suo povero cervello scientifico. Sospirò incerto:
-Ascolta, Eireann… Voglio dirti che anche se sei… come dire… diversa… mi va bene. Insomma, hai un mondo tutto tuo che ti aspetta, ed io non potrò esserci perché non sono come te, ma… Oh, insomma! Sei la mia sorellina, e quando tornerai io sarò qui ad aspettarti, ecco.-
-Vuoi dire che se sono una strega non c’è problema?-. Lui mi scompigliò i capelli con una mano:
-Sì, non c’è problema. Sei comunque la mia sorellina!-. Lo guardai dritto negli occhi, in quel mare castano cosparso di pagliuzze verdi, e vi scorsi una sincerità pura, assoluta. Lo abbracciai di slancio, sentendomi di colpo il cuore leggero come una piuma.
-Grazie, fratellone- mormorai, stringendolo forte. Lo sentii ridacchiare:
-Dai, ti do una mano a ritirare la tua roba-.
Ecco, adesso mi farà un mazzo così per come sono disordinata!
 
*          *          *          *          *          *          *          *          *          *          *          *          *          *
 
La stazione di King’s Cross era un viavai unico, in quella fragrante giornata di inizio autunno. Se fossi stata da sola, sicuramente sarei stata risucchiata dagli enormi gruppi di teenager di ritorno dalle vacanze estive.
Però potevo anche considerarla una fortuna, dato che altrimenti avrei di certo attirato attenzioni indesiderate: vedere in giro una ragazzina che trasporta un enorme baule ed una gabbia contenente un gufo (un barbagianni appena battezzato Altair, per essere precisi) non è roba di tutti i giorni.
-Non vorrei allarmare nessuno, ma qui ci sono il binario nove ed il binario dieci… Niente nove e tre quinti, o come diavolo si chiama!- esclamò Alex, alzando la voce per sovrastare il chiacchiericcio generale.
-Nove e tre quarti- ribattei piccata, -Nove e tre quinti non ha senso!-
-Ah, e invece nove e tre quarti ne ha…- borbottò lui, alzando gli occhi al cielo. Sbuffai, pronta ad una replica coi fiocchi, ma la nonna ci riprese bonaria:
-Su, su, ragazzi, fate i bravi… Seguitemi.-. Io, che sapevo bene dove si trovava il passaggio, la tallonai a passi sicuri, mentre mio fratello ci caracollava dietro con un’espressione dubbiosa.
Il muro tra i binari nove e dieci aveva un’aria decisamente robusta. Troppo, per essere un passaggio segreto. Ero ancora intenta a guardare atterrita la parete quando la nonna mi disse di passare per prima. Oddio! So che è giusto che sembri un vero muro, ma fa impressione…
-Chiudi gli occhi mentre passi, ti aiuterà a non farti prendere dal panico- mi suggerì la mia saggia nonna. Mi sorrise rassicurante, e capii che era il momento. Mi diressi a passo spedito verso il solido muro di mattoni.
Solido, troppo solido… Cominciai a correre… Il carrello che trasportavo era pesante, non mi sarei potuta fermare all’ultimo… Ecco, era vicinissimo… Chiusi gli occhi, continuando la mia corsa… Ma l’urto che il mio corpo teso si aspettava non venne.
Riaprii gli occhi, esitante. Nonostante tutto ciò che avevo vissuto in quei giorni, la vista dell’ Espresso di Hogwarts, enorme, scarlatto –scarlatto davvero, non di quel colore smorto che avevano i nostri treni!- e fumante, mi trasmise comunque tanta emozione.
La stazione dei maghi, specularmente a quella Babbana, era affollata e rumorosa; i suoni erano però di stampo diverso. Il vociare allegro di studenti e familiari si mescolava con i versi cupi dei gufi, gli squittii dei topi, i miagolii dei gatti e gli stridii dei corvi.
Poco dopo mi voltai, giusto per godermi la scena di Alex che, trattenendo vistosamente il fiato e serrando le palpebre, si materializzava dalla barriera. Anche quando fu passato continuò a camminare a tentoni, finchè non lo afferrai per un braccio.
-Ehi, guarda che sei arrivato da un po’!-. Mi venne da ridere, ma per rispetto mi trattenni (a malapena, ma mi trattenni).
-A… Ah, ok… B-benissimo- balbettò lui, sbattendo le palpebre. Aveva l’aria di uno che si è appena preso un Bolide in testa.
Mi guardai attorno, ansiosa di ritrovare i Potter conosciuti da poco, o magari di riconoscere qualcuno, ed in questo non fui delusa.
Mi saltò all’occhio una figura alta, pallida e altera: il profilo affilato di Draco Malfoy, così come i suoi capelli -ora un po’ stempiati- di un biondo quasi bianco, erano inconfondibili. Al suo fianco avanzava una donna molto bella dai capelli lisci e corvini, sicuramente la moglie Asteria. Il figlio Scorpius, del tutto identico a suo padre, aveva la stessa camminata orgogliosa dei genitori (e francamente era un tantino ridicolo).
La chioma color sabbia di Seamus Finnigan risaltava anche tra la folla; discuteva con un paio di persone, ed accanto a lui… No, non ci credo! La donna ridanciana che lo abbracciava distrattamente, dai capelli castani piuttosto crespi e tre vistose cicatrici sul collo, altri non poteva essere che Lavanda Brown. Non fui sorpresa però di trovarla impegnata in un dialogo con Calì Patil, sua storica migliore amica. Quest’ultima era accompagnata da un uomo dai tratti ispanici e corti capelli brizzolati, che il mio istinto non identificò. Ero curiosa di vedere i rispettivi figli, ma i genitori erano soli: chissà, magari erano già saliti, oppure erano in giro da qualche parte.
Notai con un brivido lo sprezzante viso da carlino di Pansy Parkinson (perché solo di lei si poteva trattare). Accidenti, era ancora più odiosa di quanto mi fosse stata descritta! L’età adulta non sembrava averla affatto mitigata…
L’alto ed inquietante Blaise Zabini, con quei particolari occhi obliqui, spiccava altrettanto. Volti familiari si susseguirono tanto veloci fa farmi girare la testa: intravidi le bionde trecce di Hannah Abbott, tutta intenta a calmare una minuta ragazzina dai lunghissimi capelli castano dorati e dal visetto tondo; alle orecchie mi volò il marcato accento francese di Fleur Delacour. Sporgendomi a guardare, vidi l’incantevole mezza Veela abbracciare con le lacrime agli occhi un ragazzo biondo all’incirca della nostra età –Louis, di certo-, che si divincolava a disagio dalle attenzioni della madre.
Poi, finalmente, individuai le persone che cercavo con tanta impazienza. Oltre ad Harry, Ginny, ed Albus (James era sparito chissà dove), si era aggiunta una bambina sui dieci anni, bassa, dall’indomabile chioma color del fuoco. La piccola Lily Luna, di sicuro. Stava discutendo animatamente con un ragazzino dai capelli rossicci dalla costituzione un tantino massiccia. Il lungo naso e la spruzzata di lentiggini sulle guance erano inequivocabili. Così come gli ondulati capelli color rame ed i vivaci occhi celesti di una ragazza vicina ad Albus, già infagottata nella sua divisa nuova di zecca.
Ed infatti eccoli: Ron, alto e dinoccolato, dalla caratteristica espressione ironica e simpatica; Hermione, più bassa, i cespugliosi capelli castani ed uno sguardo deciso negli occhi color cioccolato. Avevo sempre nutrito un’ammirazione immensa per Hermione in particolare, per il suo coraggio e la sua intelligenza senza pari. Fu meraviglioso vederla in carne ed ossa. Non mi ci abituerò mai, a ‘sta cosa!
-Ehi, eccoli lì!- esclamò all’improvviso la nonna, facendomi sussultare sul posto. Ero così concentrata a guardarli ridere e scherzare, il mitico trio riunito sotto il mio sguardo…
Ricevetti una spintarella: di colpo mi ritrovai catapultata addosso ad Albus, e logicamente cademmo entrambi a terra rotolando qui e là. Che strano dejà-vu…
-Ahi! Scusami!- gemetti, rialzandomi per prima. Lui scoppiò a ridere:
-Eireann! Dobbiamo smetterla di incontrarci così-. Ridacchiai, ma la risata mi si smorzò quando capii che tutti gli sguardi erano puntati su di me.
Arrossii furiosamente e mormorai uno “scusate” generale che probabilmente nessuno sentì. Ginny ed Hermione mi sorrisero dolcemente, Ron rise senza cattiveria, ed Harry mi strizzò l’occhio. Chissà come, ma quei cenni così amichevoli ebbero un effetto benefico sulla mia timidezza, al punto che dopo riuscii a salutare e a presentarmi senza troppi problemi.
-Hugo Weasley- ricambiò amichevole il ragazzino dai capelli rosso scuro, stringendomi la mano in una morsa ferrea. Non avevo bisogno di saperlo, ma non ci tenni a rimarcarlo.
-Ciao, io sono Lily- disse incuriosita la più piccola dei Potter, nascondendosi però dietro le gambe di Ginny. Infine, la giovane dai capelli color rame mi sorrise con calore:
-Piacere, Rose. Rose Weasley-. Stava per dirmi qualcos’altro, ma un James estremamente agitato entrò in scena proprio in quel momento.
-Ehi!!!- quasi gridò, correndoci incontro senza l’ingombro del baule e del gufo. Ansimò impaziente, piantando i piedi a terra ed indicando un punto indefinito dietro di sè:
-C’è Teddy laggiù, l’ho appena visto!*-. Quando fu certo di avere la nostra completa attenzione, continuò:
-Indovinate cosa sta facendo? Si bacia con Victoire!-. Victoire Weasley, figlia di Bill e Fleur, prese rapidamente nota il mio cervello sovraccarico. Oh, che cosa carina! Quindi stanno assieme! James ci rimase chiaramente male quando nessuno di noi ebbe reazioni spropositate.
-Il nostro Teddy! Teddy Lupin! Che si bacia con la nostra Victoire, nostra cugina! Gli ho chiesto cosa stava facendo…-.
Ginny sospirò:
-Li hai interrotti? Sei proprio come Ron…-. Preso leggermente in causa, Ron la guardò con le sopracciglia aggrottate. Non ebbe però il tempo di replicare che James riattaccò:
-… e lui ha detto che era venuto a salutarla! E poi mi ha detto di andar via. Si stavano baciando!-. Esclamò con enfasi l’ultima frase. Guardai Albus e Rose, imponendomi fermamente di non ridere. Loro mi restituirono occhiate che dovevano equivalere ad un “Tranquilla, tutto normale”.
Mi girai ulteriormente verso Alex, ma lui aveva la testa incassata tra le spalle e lo sguardo basso. Quello non era il posto per lui, purtroppo. Non apparteneva al mio mondo nemmeno ora che vi era immerso fino al collo.
La voce estasiata di Lily mi distrasse:
-Oh, sarebbe bellissimo se si sposassero! Così Teddy farebbe veramente parte della famiglia!-. Ma che tenera, và.
-Viene già a cena quattro volte a settimana. Perché non gli diciamo di venire a vivere da noi e non la facciamo finita?- osservò Harry. James parve estremamente entusiasta all’idea, offrendo la propria stanza e ribadendo di poter condividere quella di Albus. Il fratello inarcò un sopracciglio, contrariato come non mai. Beh, non c’era da stupirsene: per il poco che lo conoscevo, James sembrava simpatico ed esuberante… Forse fin troppo!
Poi, un fischio più forte proveniente dal treno mi fece voltare. Mi sa che si è fatto tardi…
-Sono quasi le undici, è meglio se salite- disse infatti Harry, occhieggiando un ammaccato orologio che portava al polso. Mentre Ginny abbracciava James, e Rose stringeva forte i genitori, io mi volsi a salutare la mia famiglia.
-Ciao, tesoro- sussurrò la nonna mentre si chinava alla mia altezza, -Ti scriverò presto, d’accordo?-. Annuii senza parlare.
Improvvisamente, l’idea di lasciare il tranquillo mondo Babbano mi riempì di uno strano mix di paura, agitazione e felicità. Non riuscii a categorizzare la sensazione. Lei mi abbracciò stretta, forse capì anche senza bisogno di parlare.
Ora che sapevo, ero tornata a fidarmi di lei come non mai. Forse perché dopotutto la capivo, capivo perché avesse mantenuto il segreto per tanti anni.
-Andrà tutto bene… So che sarai una grande strega-
-Lo spero! Altrimenti ci sono sempre i corsi di Babbanologia, no?- sorrisi nervosa. La nonna rise e mi lasciò andare. Alex mi rivolse un sorrisetto sghembo e mi diede una pacca sulla spalla:
-Cerca di avere voti decenti almeno lì, sorella!-
-Figurati, io mica sono secchiona come te!-. Mio fratello ridacchiò divertito.
-Fossi in te non prenderei in giro… Fidati, ti mancheranno i miei aiuti nei compiti-. Gli feci una linguaccia, voltandomi per fare la finta offesa.
Ma in quel momento un sussurro attirò la mia attenzione, un sussurro chiaramente non destinato a me.
-E se divento un Serpeverde?-. Albus doveva aver tenuto in serbo quel reale timore per rivelarlo solo ed unicamente al padre, chino alla sua altezza di fronte a lui.
I nostri sguardi si incontrarono, ma finsi di non aver sentito niente e sorrisi solare:
-Ti tengo il posto sul treno!-. Albus annuì con un mezzo sorriso, Harry mi rivolse uno sguardo grato e mi salutò.
Doveva aver capito che avevo capito (ecco, il povero criceto nel mio cervello stava correndo troppo veloce per arrivare a certi giri di parole!).
Saltai a bordo del treno fumante e salutai tutti con la mano. La nonna ed Alex ricambiarono con foga, e così anche Ginny e, nonostante li avessi a malapena conosciuti, Ron, Hermione, Lily ed Hugo.
La mia famiglia mi sarebbe mancata, questo era certo. Ma la gioia di trovarmi sull’Espresso di Hogwarts mi aveva già acceso una fiamma nel petto.
Rose mi raggiunse subito, trotterellando emozionata.
-Abbiamo trovato uno scompartimento libero! Vieni, dai- disse, e mi trascinò con sé in mezzo alla fiumana di studenti.
 
*          *          *          *          *          *          *          *          *          *          *          *          *          *
 
Il viaggio in treno fu il più divertente che avessi mai intrapreso, poco ma sicuro.
Io, Rose, Albus e James avevamo avuto la fortuna di occupare uno scompartimento vuoto. A noi si erano subito aggiunte due persone di nuova conoscenza, due amici di James.
-Piacere, io sono Maya Santiago- si presentò la ragazza.
-Io sono Eireann… Eireann Mayer- risposi, osservandola con curiosità. Era di media altezza, ed aveva lunghi capelli scuri e mossi legati in una semplice coda di cavallo. L’incarnato color caramello metteva in risalto due grandi occhi dorati.
Il suo viso mi ricordava qualcosa… I tratti del suo volto erano in parte latini, in parte… indiani forse?
Rimembrai l’uomo ispanico che accompagnava Calì Patil, ed arrivai in una manciata di secondi alle origini di Maya.
L’altro ragazzo, invece, si presentò come Seth Donovan. Era alto e allampanato, ed aveva una carnagione media. I capelli corti erano di un castano chiaro; gli occhi, profondi ed in qualche modo rassicuranti, erano di un cupo verde foresta.
-Di che Casa siete?- domandai curiosa, facendo volare lo sguardo dall’uno all’altra. Maya alzò fiera il mento:
-Corvonero. La culla delle persone che hanno un cervello dentro il cranio.-
-Anche noi Tassorosso siamo intelligenti, a volte- ribatté con un sorriso pacato Seth. Ok. Corvonero e Tassorosso, ricevuto. Passo. James sbuffò, un sogghigno dipinto sul volto:
-Niente da fare, dite quello che volete… Ma i Grifondoro regnano!-
-I Grifondoro sì, ma tu sei senza speranza. Un caso unico nel suo genere- disse Maya, col tono professionale di un medico davanti al paziente.
Riuscii quasi a vedere le scimmiette paraplegiche sforzarsi di far andare gli ingranaggi nella testa di James, alla ricerca di una risposta adeguata.
-Certo, perchè io sono troppo fico!-.
Ok, le scimmiette non dovevano essersi sforzate più di tanto.
La reazione a quelle parole fu immediata: Seth gli inviò uno sguardo comprensivo che si è soliti associare al racconto della visione di un Gramo, Albus quasi si strozzò dal ridere, Rose corse in suo soccorso, Maya sorrise felina come a dire: “Povero stolto…”, ed io sghignazzai a mo’ di iena della savana, rotolando fino a raggiungere l’altro capo del sedile.
-L’Oreal: Perché Voi Valete! Jamie, potresti diventare il nuovo testimonial, hai talento- lo schernì Rose, quando Albus fu tornato di un colorito normale. Non avemmo il tempo di riprenderci dalla nuova ondata di risate che una voce risuonò assordante fuori dalla porta.
-THEODORE REMUS LUPIN!!! Dove cazzo ti sei cacciato?!-.
La porta si spalancò di scatto, lasciandoci tutti inebetiti.
Una ragazza bellissima, di sedici-diciassette anni circa, sbucò ansando come un rinoceronte imbufalito. I lunghissimi capelli argentei le svolazzavano attorno, e lo sguardo negli occhi color ghiaccio sembrava mandare saette. Si guardò rabbiosamente attorno, ma l’attimo seguente la sua ira parve svaporare come per magia.
-Oh! Scusate, ragazzi! Sapreste per caso dirmi se avete visto Teddy?-. C’era un qualcosa, nel modo in cui pronunciò il suo nome, che presagiva guai per il sopracitato. Aspetta un momento… Ma Teddy…
-Aha! Ma allora è vero che state assieme, voi due! Ve l’avevo detto che prima si stavano baciando!- ruggì vittorioso James coi pugni levati, quasi cadendo dal sedile per la gioia. Rose lo guardò con compassione, poi rivolse gli occhi azzurri su Victoire:
-Ma Vicky… Teddy ha finito un anno fa la scuola…-
-Appunto! Quel cretino- ringhiò, tornando ad essere furiosa, -Si è intrufolato nel treno! Pensavo che scherzasse, perché diceva di voler venire con me, ma è entrato davvero! Ed ora non so dove sia. Merde!-. Sospirò, incassando a testa tra le spalle. Dopodichè si calmò di nuovo e disse:
-Beh… Se si fa vedere mi fate un fischio?-
-Tranquilla, Vicky- la rassicurò Albus. La ragazza lo ringraziò, e si voltò con grazia per andarsene. Il tempo che sbattesse la porta, che era di nuovo tornata.
-Ah! A proposito, noi non ci conosciamo!- esclamò, sbucando di nuovo con la testa, -Io sono Victoire-
-Io mi chiamo Eireann-
-Maya-
-Fantastico, è stato un piacere. Ora scusatemi, ma devo andare a uccidere il mio ragazzo!- cinguettò, ed infine sparì in un turbinio di capelli argentei. Passarono alcuni secondi di silenzio. E poi…
-Quindi avevo ragione: stanno assieme!- mormorò quindi James, estatico.
-Però, attento a non diventare troppo intelligente- lo prese bonariamente in giro Maya.
Io ero ancora intenta a fissare corrucciata la porta:
-Certo che è un po’ lunatica Victoire, eh?-
-Oh, sì… E non invidio Teddy per quella bravata: come minimo lo Schianta da qui all’arrivo- rabbrividì Seth.
-Naah, non lo troverà mai… Non finchè lui si mimetizza- sorrise enigmatico Albus. Maya lo guardò spaesata:
-Come mai?-
-è un Metamorfomagus- si affrettò a spiegare Rose.
-E noi come lo riconosciamo?- domandai incuriosita.
-Non lo riconosciamo, ecco- replicò James, la delusione nella voce. Se l’ho capito abbastanza, sarà triste perché non può congratularsi per la faccenda.
Infatti, dopo un po’ scattò in piedi e proclamò:
-Ebbene, eletti amici miei, adesso io andrò in avanscoperta per stanare Teddy Remus Lupin, riuscendo dove Victoire ha fallito! Parola di boy-scout.-
-Tu non sei un boy-scout!- protestò Rose, ma lui si era già avventurato nel corridoio.
-Qualcuno ha voglia di seguirlo?- chiese pigramente Seth.
-Manco se mi paghi mille galeoni- puntualizzò Albus, sprofondando nel sedile. Quando tutti lo imitammo, fu chiaro che Albus aveva parlato per l’intero gruppo.
 
Qualche minuto dopo, con mia grande gioia, arrivò la gentile signora col carrello dei dolci, che tutti aspettavamo: io comprai una vagonata di Cioccorane e Gelatine Tuttigusti+1, imitata da tutti tranne, con nostro sgomento, Maya. Lei seguiva una dieta a base di pesce e verdura che, a sua detta, le incrementava le capacità cognitive.
Pazza! Come si fa a resistere a queste delizie? E poi le rane si muovono! Cioè, no, nessuno sano di mente riuscirebbe a farne a meno, mi dissi, mentre staccavo con un feroce morso una zampa alla mia Cioccorana. Intanto, il discorso virò fino a riguardare la famiglia.
-Io sono un Nato Babbano, la mia famiglia abita nell’Hampshire- spiegò Seth, -E dovevate vedere i miei quando ho ricevuto la lettera! Beh… Dovevate anche vedere me, immagino. Pensavamo che ci avessero presi in giro, così quando è arrivato il professor Paciock lo abbiamo preso per un rapinatore o un venditore di elettrodomestici molto accanito!-.
Scoppiammo a ridere: io mi immaginai la scena del Neville Paciock della mia fantasia (molto veritiera, fino a quel momento) munito di aspirapolvere e forni a microonde, tutti stipati in una borsa-contieni-tutto alla Hermione, intento a passare di porta in porta vestito da mago con tanto di cappello a punta. Frena la tua immaginazione, Eireann!
Gli sorrisi, cercando di contenermi:
-Oddio, che trauma! Ed ha traumatizzato anche vari fratelli?- 
-No, sono coraggiosamente figlio unico- affermò lui. Albus guardò me e Maya:
-Dai, ora tocca a voi!-
-Io mi chiamo Eireann… Ho undici anni… Ho gravi problemi di alcolismo… No, ok, ora faccio la seria!- ridacchiai, intercettando Maya che apriva bocca per una battuta tagliente delle sue.
-Allora… Io sono… Buh, credo Mezzosangue… Mia madre era Maganò, mio padre Babbano.-
-Era…?- mi interruppe Rose, sgranando gli occhi.
Ecco, era arrivato il momento che non aspettavo.
Piantai decisa lo sguardo a terra. Non volevo compassione, era utile solo a far sentire male le persone attorno a me.
-Mio padre non l’ho mai conosciuto, ero troppo piccola… Un incidente in moto. Quando avevo otto anni, la mamma si è ammalata gravemente- mormorai, con voce incolore. Alzai appena gli occhi. Eccola, la compassione che tanto detestavo. Gli occhi azzurri e limpidi di Rose, velati di dispiacere, si fissarono nei miei.
-Oh… Mi dispiace, scusami…-
-Non fa nulla, davvero- mentii. Certo, erano ricordi dolorosi, ma non mi andava di farlo trasparire.
-Vivo con mia nonna nel Berkshire, ed ho un fratellone di due anni più grande di me. A proposito, la nonna mi ha raccontato che conosce tuo padre- ed indicai Albus, che inclinò interrogativo la testa di lato, -ed anche i tuoi genitori- aggiunsi, soffermandomi su Rose. Lei ridacchiò:
-Beh, non mi stupisce, ne hanno combinate che metà ne sarebbero bastate, da ragazzi!-
-Ma tua nonna come si chiama?- chiese il giovane Potter.
-Beh, all’anagrafe ora è Miranda Wilson, ma ieri ho saputo che quello non è il suo vero nome. Inizialmente si chiamava Mary Cattermole. Solo che era Nata Babbana, e ai tempi della Seconda Guerra Magica lei e mio nonno sono fuggiti… Grazie ai vostri genitori. Poi si sono trasferiti in Italia ed hanno vissuto un po’ lì, e sono tornati a fine guerra. Però penso che sia rimasta un po’ traumatizzata dall’ostilità di quei tempi, e non si è mai ripresa… Quindi anche per me la lettera è stata un trauma! Però ora si è arresa all’evidenza che sono anch’io una strega.-
-Non ci credo! Quindi sei sua nipote! - esclamò Albus. Maya alzò gli occhi al cielo:
-Santo Merlino in vestaglia, Al, continua così e diventerai arguto come James!-.
-Ehi, non offendiamo! Ero solo incredulo! Papà ci ha raccontato un milione di volte quella storia. Quella dell’incursione al Ministero e della Pozione Polisucco dello zio Ron…-.
Mi unii alla sua risata, ricordando alla perfezione il racconto della nonna.**
 
-Cavolo, siamo già quasi arrivati! Devo cambiarmiiiiiiii!-. Un James Potter estremamente agitato piombò nello scompartimento e si mise a frugare frenetico tra i bagagli, scatenando fischi irritati da parte di Edvige ed Altair.
Noialtri, già vestiti di tutto punto con le divise nere, lo guardammo con un sorriso misericordioso. No, decisamente non ha trovato Teddy. Il ragazzo ebbe giusto il tempo di infilarsi a rovescio la divisa, che il treno prese a decelerare.
Mi sporsi verso il finestrino, schiacciando impietosa il naso contro il vetro freddo. Rimasi senza fiato alla vista del castello: la sua sagoma si stagliava contro un cielo bluastro ed una splendente luna piena, imponente, scura, piena di torri che parevano braccia innalzate fin quasi a toccare il cielo. Le tante luci calde delle finestre le davano quel fremito vitale che solo una scuola di magia poteva possedere.
Benvenuta a Hogwarts, Eireann.
-Forza, James, datti una mossa!- sbottò Maya, guardando in cagnesco l’amico.
-Ci-sto-provando!- grugnì lui. La divisa al contrario era un intoppo non da sottovalutare in casi di ritardo.
-Dai, ti aiuto- dissi, imponendomi di distogliere lo sguardo da Hogwarts.
Cavoli, Hogwarts a pochi metri da me! Prima James si fosse liberato dal groviglio di abiti, prima saremmo giunti al castello.
Ed allo Smistamento. No, a quello non ero così sicura di voler arrivare.
Con mani tremanti dall’emozione, tirai la divisa, da cui ora aveva sfilato le braccia, da un lato, per girarla dal verso giusto.
-Su, su, stanno già scendendo tutti!-. La voce più acuta di due ottave di Rose denotava la sua agitazione. Albus, dal canto suo, sembrava aver perso l’uso della parola.
Seth il Salvatore venne a darmi una mano, e finalmente James fu libero.
-Grazie, ragazzi!-
-Ma ti pare. Ora possiamo andare- disse Seth, serafico come al solito.
Presi a saltellare sul posto, anche con l’ingombro dei bagagli (e del mio povero barbagianni, la cui gabbia si trovava nelle mie mani).
 
-Oh, no, quelli del primo anno sono già andati in là!- strillò Rose, conficcandosi le unghie nelle mani.
-Ce la possiamo fare, tranquille- provò a calmarci Albus. Gli lanciai un’occhiata di fuoco:
-Calmarci? Come facciamo a calmarci?! Se perdiamo la barca siamo fritti!-. Lui non si scompose:
-Ma va’! Figurati se Hagrid non ci aspetta-. E sorrise a trentadue denti. La mia furia svaporò all’istante:
-Oh. Ma hai ragione!-. Che razza di demente che sono!
Rose, però, sembrava non aver ascoltato una singola sillaba.
-Ecco, laggiù! Veloci, veloci, o ci lasciano qui!-. Ci mettemmo a correre per tenere il passo della ragazza, ed in un attimo ecco che andammo a sbattere tutti e tre, crollando in un bizzarro domino, contro quella che ci parve una grossa roccia. O forse un orso bruno molto grande ed eretto sulle zampe posteriori.
-Ehi, voi tre! Siete del primo anno?- tuonò un vocione profondo. Aguzzai la vista, e finalmente riuscii a scorgere i lineamenti della figura che ci sovrastava.
Alto e gigantesco, grande quanto due uomini fusi assieme, la barba incolta ed i lunghi, selvaggi capelli nerissimi con una leggera brizzolatura, ecco di fronte a noi il Custode delle Chiavi di Hogwarts.
-Ma aspetta… Al, Rosie, ciao!-
-Ehilà, Hagrid- disse sollevata Rose. Poi, Hagrid notò che c’era un’intrusa che non apparteneva alla famiglia Potter-Weasley.
-Molto piacere, io sono Eireann Mayer- mi presentai immediatamente, precedendo le domande. Intravidi gli occhi nerissimi dell’omone sorridere:
-Il mio nome è Rubeus Hagrid, sono il Guardiacaccia, Custode delle Chiavi ed insegnante di Cura delle Creature Magiche… Beh, penso che ci basti così! Dai, vi accompagno alla barca, che siete in ritardo madornale-. E, detto questo, ci porse le braccia enormi per aiutarci ad alzarci. Fui stupita dalla noncuranza con cui sollevò in un colpo solo tre ragazzini: ma d’altronde era pur sempre un Mezzogigante.
Sull’acqua scura e liscia come ossidiana del Lago Nero, galleggiavano due barche di legno, dall’aria antica, come se si trattasse delle scialuppe di vecchi vascelli. Una sicuramente era per noi, l’altra destinata alla mole del guardiacaccia.
-Mi sa che su quella non ci sto proprio- ridacchiò Hagrid, facendoci segno di prendere posto sulla barca più piccola. Lui si accomodò sull’altra, che ondeggiò paurosamente sotto il suo peso.
Senza aspettare un ordine, la nostra barchetta prese a filare rapida e silenziosa sull’acqua, increspandola a malapena. Ben presto, l’ombra del Castello eclissò tutto il resto: io, Albus e Rose ci ritrovammo a fissarlo quasi ipnotizzati. È bellissimo… Sembra uscito da un altro tempo.
Prima che ce ne rendessimo conto, eravamo dall’altra parte. Hagrid ci esortò a scendere (ed io finii per fare una spaccata fantastica sul fondo della barca, scivolando nella fretta: ma dettagli!).
Il portone di quercia era colossale: da quella soglia sarebbero entrati comodamente quattro simil-Hagrid!
Il Mezzogigante bussò, il suono delle sue nocche rimbombò nella mia testa mille volte… Era il momento decisivo. Di lì a poco ci avrebbero Smistati… Esisteva una Casa giusta per una come me?
Pur di essere Smistata, sarei stata anche felice di finire in Serpeverde.
Senza riflettere, presi per mano Rose ed Albus, e li strinsi forte. I due ricambiarono la stretta.
Avemmo giusto il tempo di prendere un profondo respiro, che la soglia si spalancò, rivelando un’alta donna anziana dall’aria molto severa: i capelli grigi erano stretti in uno chignon, il naso stretto e aquilino e gli occhi ridotti a fessure: Minerva McGranitt ci stava sicuramente rimproverando con lo sguardo, ma non disse nulla. Fece un cenno ad Hagrid e ci mormorò nel suo tono asciutto ed imperioso:
-Seguitemi, voi tre, lo Smistamento sta per cominciare!-.
Ci condusse in una saletta non tanto grande, illuminata da torce fiammeggianti appese lungo le pareti, in cui erano già pigiati tutti gli altri del primo anno.
Guardandomi attorno, notai riflessa in quasi tutti i volti una parte della paura che mi attanagliava.
Intravidi la testa color platino di Scorpius Malfoy, che a differenza degli altri ragazzini aveva l’aria di infischiarsene di tutto e sogghignava della paura di chiunque incrociasse il suo sguardo. Non per partire coi pregiudizi… Ma sembra Draco Malfoy 2 la Vendetta…
Il brusio che stava iniziando a dilagare fu stroncato sul nascere quando la professoressa prese la parola.
-Molto bene- esordì la McGranitt, -Benvenuti ad Hogwarts. Tra poco si terrà la cerimonia dello Smistamento, prima di cominciare il banchetto di inizio anno. La cerimonia è fondamentale, in quanto verrete assegnati alle vostre case in base alle qualità che possedete. Le quattro Case sono Tassorosso, Grifondoro, Serpeverde e Corvonero. Ognuna di esse ha un nobile passato, ed ha formato maghi e streghe molto capaci.
I vostri compagni di Casa diverranno come la vostra famiglia: condividerete con loro la sala comune, i dormitori e le lezioni. E badate bene: ogni vostro comportamento premierà o penalizzerà la vostra Casa. Ogni vostro trionfo darà punti alla vostra Casa di appartenenza, ciascun comportamento inadeguato o sciocco gliene farà perdere. A fine anno, sarà premiata la Casa col punteggio più elevato con la tradizionale Coppa, che le conferirà un grande onore.-. La donna parve cercare nelle nostre espressioni la conferma che avevamo recepito tutto. Parve abbastanza soddisfatta, perciò ordinò:
-Ora, mettetevi in fila e seguitemi!-, e spalancò la porta. Seguendo il suo passo affrettato ed attraversando un paio di portoni, finalmente giungemmo a destinazione.
Rose mi stritolò la mano. Dopotutto la capii: la Sala Grande, nel suo splendore, non era roba di tutti i giorni!
Il soffitto pareva un cielo stellato senza fine: l’incantesimo era praticamente invisibile, tant’è che l’impressione era realmente quella di una stanza priva di soffitto.
Quattro tavolate si dilungavano lungo tutta la stanza, ospitando centinaia di ragazzi ciascuna. I quattro arazzi appesi alle pareti mostravano l’elaborato serpente d’argento su sfondo verde di Serpeverde, il corvo bronzeo stagliato contro il fondo blu notte di Corvonero, il tasso nero immerso in un giallo vivace di Tassorosso, ed infine il leone d’oro rampante che spiccava sul rosso scarlatto di Grifondoro.
In fondo alla stanza, vi era il tavolo degli insegnanti. Riconobbi il bonario professore baffuto di Pozioni, Lumacorno, che rivolgeva sorrisi gioviali a noi nuovi arrivati; Hagrid, naturalmente, non passava inosservato; e naturalmente il professor Paciock, riconoscibile dal viso tondo e gentile e quel sorriso aperto e contagioso che scaldava il cuore. Il posto al centro, dalla sedia più elaborata, era occupato da un ometto bassissimo, dall’aria gentile e provvisto di lunghi e radi capelli bianchi: il professor Vitious, il Preside.
Strano a dirsi, ma il ruolo gli si addiceva nonostante tutto.
E, poco più avanti, bene in centro perché fosse visibile da tutti, ecco il famoso sgabello su cui era posato il consunto Cappello Parlante. Era difficile immaginarmelo mentre parlava. Eppure, mezzo secondo dopo quel pensiero, ecco che uno strappo nel tessuto si mosse, ed il Cappello intonò la canzone di inizio anno.
Quasi non la sentii, mentre tra me e me continuavo a pensare alle mie qualità.
Potevo dirmi coraggiosa? No, decisamente no. Anzi, avevo paura di un semplice Smistamento!
Ero intelligente? Mah… Difficile a dirsi, non mi sentivo particolarmente arguta.
Ambiziosa? Uh, per carità! La mia massima ambizione era non svenire lì davanti a tutti, in quel momento.
Magari la bontà era la mia virtù… A questo punto chi lo sa… Ma non ne ero così certa.
Provavo una tremenda sensazione di inadeguatezza. Forse, nonostante tutto, Hogwarts non era il posto giusto per me… Presi a respirare a fatica, sentendo un peso innaturale schiacciarmi il torace.
Mi voltai verso i miei nuovi amici: Albus, verde come un prato, fissava con sguardo vacuo il Cappello; Rose cercava appoggio nella sua famiglia, dai vari tavoli.
Dalla tavolata Grifondoro vidi James sorridere a trentadue denti, il pollice levato in segno di incoraggiamento; tra i Tassorosso trovai subito Seth, ed i suoi occhi mi trasmisero una parvenza di tranquillità. Cercai anche Maya, e la trovai a studiarci con gli occhi color miele che parevano raggi X. Accanto a lei volò una scia color argento: come non riconoscere i capelli di Victoire, che si guardava freneticamente attorno? Di colpo mi venne in mente che Teddy doveva essere ancora mimetizzato, e mi venne inspiegabilmente da ridere.
La canzone del Cappello terminò: ci fu un coro di applausi a cui ci unimmo meccanicamente, poi la McGranitt tornò a sconvolgerci le vite. Tra le mani teneva un rotolo di pergamena.
-Ora chiamerò i vostri nomi in ordine alfabetico. Voi verrete avanti, vi siederete sullo sgabello e metterete il Cappello in testa. Bene… Bones, Sarah!- chiamò.
Una ragazzina dalle guance rosee si diresse a passo malfermo verso lo sgabello, si pigiò rapidamente il Cappello sulla criniera di riccioli scuri e si sedette. Passarono alcuni secondi…
-CORVONERO!- gridò il Cappello. Il secondo tavolo di sinistra esplose in un applauso, e la ragazza posò il cappello e barcollò verso di esso.
-Crowd, Thomas-
-SERPEVERDE!- esclamò stavolta il Cappello, ed un bambino dal viso lungo e magro si diresse verso il tavolo a sinistra. Poi, la McGranitt disse:
-Dursley, Jackson!-. Dursley? Occavolo! Spaesata, rivolsi una domanda muta a Rose, ma lei era troppo concentrata a guardare la scena. Nemmeno Albus, che finalmente dava qualche segnale di vita, sembrava stupito.
-Ma è… Vostro cugino?- gli bisbigliai all’orecchio. Ma dai! Il figlio di Dudley Dursley un mago? Lui sorrise incerto:
-Sì. Non è male, davvero… Big D ultimamente è diventato abbastanza simpatico, e poi Jackson è a posto-. Il ragazzino non aveva preso molto dal padre: era alto, di ossatura grande ma non robusto, ed aveva i capelli castano scuro. Non dava l’impressione di essere esageratamente viziato, ma mai dire mai. Si diresse a passi svelti verso lo sgabello e si sedette di schianto, mettendo il Cappello con decisione. Rimase lì per una trentina di secondo, e poi…
-GRIFONDORO!- ruggì il Cappello Parlante, e Jackson corse verso il tavolo che aveva appena levato un boato allucinante. Lo Smistamento andò avanti:
-Finnigan, Matthew!-
-TASSOROSSO!-
-Goyle, Robert!-
-TASSOROSSO!-
-Malfoy, Scorpius!- abbaiò la McGranitt. Il giovane Malfoy, mento in alto e sguardo altezzoso, si sedette come un principino sul trono. Stranamente, il Cappello non fiatò per quasi un minuto.
Alla fine, gridò:
-SERPEVERDE!-. Il ragazzino si tolse il Cappello consunto con un sorrisetto compiaciuto, e si incamminò con deliberata lentezza verso i suoi nuovi compagni. Mi stai già lì, brutto smorfiosetto da quattro…
-Mayer, Eireann! Trasalii, facendo quasi un balzo. No! Non può essere già il mio turno!
Sentii appena la pacca di affettuoso incoraggiamento di Rose, e mi incamminai con gambe di gelatina. Oh, no, oh, no… Qualcuno mi salvi!
Sentendomi addosso gli occhi dell’intera Sala Grande, mi sedetti sul bordo dello sgabellino e mi posai il Cappello sulla testa, centrandola a fatica con le mie mani tremanti. Il Cappello mi scese sugli occhi, e la Sala sparì nel buio. Sussultai nuovamente quando una vocina mi parlò all’orecchio:
“Molto bene, molto bene… Che cosa abbiamo qui? Scelta difficile… Vedo un cuor di leone… Un cervello molto interessante, dico davvero… Tanta bontà, ed un grande talento. Mmm…
Dove ti colloco?”
“Basta che mi collochi… Per favore! Da qualsiasi parte!”
“Oh, non temere, ragazza mia, un posto per te c’è di sicuro. Allora… Corvonero potrebbe essere il posto giusto, sei intelligente, e caspita, anche tanto particolare… Eppure…”. La voce tacque un poco, poi riprese:
“No… Ho deciso: la Casa per te è senza dubbio GRIFONDORO!”. L’ultima parola mi risuonò in entrambe le orecchie, assordante quanto l’applauso che seguì, e fu così che capii: ero stata Smistata. A Grifondoro, poi!
Sbandando come un’ubriaca vacillai fino al tavolo, dove un festoso James mi accolse nel posto accanto al suo con una pacca:
-Grande, Eire! Lo sapevo che eri leonessa dentro!-
-Grazie, davvero! Non ci speravo!- esclamai sincera. Una ragazza dai corti capelli rosso fuoco e grandi occhi neri si lanciò in avanti, superando col busto lo spazio che ci divideva:
-Ciao, io sono Roxanne! Benvenuta tra i coraggiosi di cuore- sorrise vivace. Eh, sì, doveva aver preso tutta la vitalità di George Weasley! La ringraziai e mi presentai, ma in quel momento udii un nome conosciuto: Alice Paciock, la ragazzina dai boccoli castano chiaro e dal visetto tondo che avevo intravisto al binario.
Letteralmente terrorizzata, gli occhioni blu spalancati, Alice tremò visibilmente mentre indossava il Cappello.
Dopo mezzo minuto, finalmente il Cappello Parlante la assegnò:
-GRIFONDORO!!-. La ragazzina si alzò col Cappello ancora in testa, ma all’ultimo momento si ricordò di posarlo e corse al nostro tavolo.
-Ciao!- la salutai cordiale, offrendole un posto vicino a me. Lei sorrise, arrossì e mormorò un flebile:
-Ciao. Io sono Alice-
-Eireann, piacere-
-Waaaah, mitico, abbiamo una Paciock in squadra!- ruggì James mentre sbucava da dietro di me, spaventandola più di quanto già non fosse. Doveva essere molto timida, perciò mi ripromisi di andarci con calma se volevo stringere amicizia con lei. Mi sta simpatica, sono sicura che ce la faremo ad essere amiche!
Roxanne stava per lanciarsi a fare conoscenza anche con Alice, ma quando “Potter, Albus” fu chiamato dalla voce inflessibile della McGranitt ci voltammo in modo unanime a guardare. Il povero Albus aveva un colorito terreo, e sembrava lì lì per svenire.
Il Cappello Parlante se la prese comoda nel suo Smistamento, giocando con le nostre ansie. Io incrociai le dita sotto il tavolo. Udii il sussurro di James:
-Andiamo… Grifondoro, Grifondoro, Grifondoro… Dì Grifondoro…-.
-GRIFONDORO!-.
A tutti parve che fosse appena esplosa una bomba all’interno della Sala Grande: le nostre ovazioni, cariche di gioia e sollievo, furono le più forti mai udite fino a quel momento. Evvai! Albus è dei nostri! Il ragazzo parve pensarla esattamente come noi mentre si accasciava sulla sedia di fronte alla mia, il pallore ancora diffuso sul volto.
-Eeeeevvaaaaaiiiiiii! I Potter qui regnano!- gridò James, dando una pacca fin troppo forte al fratello minore: per poco Albus non si rovesciò dalla sedia.
-Grandioso, Albus! Visto che ce l’hai fatta?- sorrisi di cuore, e lui ricambiò gioioso.
-Oh, adesso tutti bravi e zitti, che tra poco c’è anche Rosie!- disse Roxanne, volgendosi verso lo sgabello. La giovane Weasley, una volta chiamato il suo nome, si sedette e si pigiò in testa il Cappello Parlante con impazienza.
Due minuti buoni di silenzio, e poi…
-GRIFONDORO!!!-.













Salve a tutti!!!!!
Beh... Dopo un secolo, ecco il nuovo capitolo :3
Nel prossimo capitolo spero di riuscire già a mettere un po' di azione, finalmente!!
Grazie mille a voi lettori, naturalmente... Ed un abbraccio a Lily non Lilian, che ha recensito lo scorso capitolo =) Grazie ancora a chi segue, ed ai lettori silenziosi!!
A presto spero ;)
Micol!!
  
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