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Autore: 9Pepe4    29/10/2013    5 recensioni
Il Maestro Qui-Gon Jinn non ha nessuna intenzione di prendere un nuovo apprendista… Ma l’incontro con Obi-Wan Kenobi, un Iniziato di sette anni, potrebbe cambiare le cose.
Peccato che il passato, in un modo o nell’altro, trovi sempre la maniera di fare lo sgambetto al presente.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Obi-Wan Kenobi, Qui-Gon Jinn, Yoda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 09 – Ritrattazioni

Dopo un po’, Qui-Gon decise di tornare al proprio alloggio.
Stava camminando lungo il corridoio a passi più pesanti del solito, quando sentì qualcuno di familiare alle proprie spalle.
Si girò, e i suoi occhi individuarono prima Taren e poi Obi-Wan. Il Maestro Jedi e l’Iniziato erano fianco a fianco, e il bambino si teneva una mano premuta sulla spalla.
Qui-Gon andò loro incontro. Taren parve sorpreso di vederlo, mentre Obi-Wan s’illuminò.
«Cos’è successo?» domandò Qui-Gon, senza preamboli.
«Nulla di grave» replicò Taren. «L’Iniziato Kenobi ha avuto un piccolo incidente».
L’uomo spostò immediatamente lo sguardo su Obi-Wan. «Ti sei fatto male?»
L’imbarazzo irradiò dal bambino, e lui premette con più forza contro la propria spalla. «Non è niente, Maestro Jinn. L’abbiamo già messo sotto l’acqua fredda».
«È vero» confermò Taren, con un’espressione che non prometteva nulla di buono. «Ma ha comunque bisogno di vedere un Guaritore. Ti dispiace accompagnarlo, mentre io torno dal resto del suo clan?»
Qui-Gon tacque un istante, ma poi annuì. «Certamente».
«Bene» disse Taren, in tono sin troppo neutro. Dedicò un’occhiata significativa a Qui-Gon, quindi si allontanò a lunghi passi.
L’uomo lo seguì con lo sguardo, poi si rivolse ad Obi-Wan. «Andiamo».
Mentre si dirigevano verso l’Ala dei Guaritori, Qui-Gon si ritrovò ad osservare il bambino e a pensare alle parole di Yoda.
Lui era sin troppo abituato a pensare che la faccenda col suo allievo fosse stata colpa sua… ma se non fosse stato così? Se il Maestro Yoda aveva ragione?
Se il suo secondo apprendista non fosse mai stato tagliato per diventare un Jedi?
Per certi versi, quel pensiero era stranamente doloroso. Per altri…
Se – ed il “se” andava sottolineato – non era stata colpa sua, poteva valutare l’idea di prendere un nuovo Padawan?
Obi-Wan fece una piccola smorfia, e l’attenzione di Qui-Gon si focalizzò immediatamente sul bambino. «Ti fa male?»
L’Iniziato si morse il labbro. «Un po’» ammise.
L’uomo, allora, gli strinse una spalla con fare incoraggiante. «Siamo quasi arrivati…»
Obi-Wan annuì appena, ed entrarono in ascensore.
Qui-Gon scosse la testa tra sé e sé. Il bambino aveva una stretta connessione con la Forza Unificante… Forse era il caso che venisse scelto da un Maestro col suo stesso talento, che potesse meglio insegnargli come gestire visioni e presentimenti.
D’altra parte, lui avrebbe potuto aiutarlo a non cadere nelle pecche più frequenti di coloro che preferivano la Forza Unificante – ossia il focalizzarsi troppo sul futuro, a discapito del momento presente…
Un attimo. Stava davvero considerando questa cosa?
Appena due sere prima aveva rifiutato con fermezza il bambino. Gli erano bastate quattro chiacchiere con Yoda per passare a valutare la possibilità di prendere Obi-Wan Kenobi come proprio Padawan?
Chiuse brevemente gli occhi.
L’ascensore si fermò, e lui ed Obi-Wan uscirono.
No, si disse Qui-Gon, guardando il bambino che camminava al suo fianco. Non gli erano bastate… Le ipotesi di prendere un nuovo apprendista… erano solo farneticazioni.
Entrò con Obi-Wan nell’Ala dei Guaritori, e quella volta non dovettero nemmeno chiedere all’accettazione.
Von Le, infatti, si trovava proprio davanti al bancone.
«Iniziato Kenobi» salutò, senza alcuna sorpresa. «La febbre è tornata?»
«No» rispose Qui-Gon per il bambino. «Si è fatto male durante una lezione di spada».
Il Vultan annuì, e condusse i due nel primo ambulatorio libero. «Fammi dare un’occhiata» disse poi, rivolto ad Obi-Wan.
Quest’ultimo staccò la mano dalla propria spalla.
La stoffa della tunica era annerita, e lasciava vedere la pelle, lucida e arrossata.
Qui-Gon aggrottò la fronte. Le spade laser da allenamento avevano la lama regolata ad una bassa intensità… Era raro che causassero un danno simile.
«Come te lo sei fatto?» chiese, rivolto al bambino.
Von Le gli lanciò un’occhiata, ma non disse nulla, aiutando Obi-Wan a togliersi la tunica e a restare a torso nudo.
«Io… ho sbagliato, Maestro Jinn» disse il bambino, quasi mortificato.
«Tutti fanno errori» replicò l’uomo, sentendosi chiamato in causa in modo particolare. Checché ne dicesse il Maestro Yoda, lui aveva sbagliato.
«Sì, e sbagliando s’impara» aggiunse Von Le, spalmando una pomata sulla pelle ustionata del bambino.
Qui-Gon sbatté le palpebre e fissò il Guaritore.
Obi-Wan, dal canto suo, arricciò un po’ il naso per l’odore acre dell’unguento. «Me l’aveva detto anche il Maestro Jinn» riferì poi.
«Il Maestro Jinn è un uomo saggio» affermò Von Le.
Qui-Gon era completamente immobile. Sbagliando s’impara… Sì, l’aveva detto lui stesso ad Obi-Wan, la prima volta che il bambino era andato da lui per i suoi problemi con la meditazione.
Lui aveva sbagliato, ed aveva imparato… Quegli errori che aveva fatto col suo secondo allievo non li avrebbe più commessi… O almeno ci avrebbe provato.
Improvvisamente, a riecheggiargli nella testa non fu più la voce arrabbiata del suo ultimo apprendista… Bensì quella tentennante di Obi-Wan: Ma a me… a me piacerebbe… tanto… essere il tuo Padawan.
«Ecco fatto» decretò Von Le. «La tua spalla dovrebbe tornare come nuova al più presto».
«Sì…» mormorò Obi-Wan, iniziando a rivestirsi.
«Però» aggiunse il Guaritore, «questa bruciatura è più brutta della scorsa. Ti consiglio di non fare più allenamenti, per oggi».
Obi-Wan sbatté le palpebre. «Ma… ho ancora la lezione del Maestro Yoda…»
«Niente allenamenti».
Il bambino abbassò la testa. «Sì, signore».
Il Guaritore spostò lo sguardo su Qui-Gon, e l’uomo si ritrovò ad assicurare: «Controllerò che mantenga la parola».
«Molto bene» sospirò Von Le. «Io lo comunicherò al Gran Maestro».
Qui-Gon ed Obi-Wan rivolsero un inchino al Guaritore, quindi uscirono dall’ambulatorio e dall’Ala dei Guaritori.
Per un po’, camminarono in silenzio.
«Obi-Wan» esordì quindi Qui-Gon, «eri sincero, quando hai detto che sono un bravo insegnante?»
Il bambino aggrottò la fronte. «Sì, Maestro Jinn» rispose poi.
Qui-Gon si fermò, e l’Iniziato si bloccò a propria volta, confuso.
Erano in un tratto breve del corridoio, al momento completamente deserto salvo loro due.
Il Maestro Jedi guardò Obi-Wan Kenobi, e pensò a tutto il potenziale che aveva visto nel bambino… Una parte di lui, si erse piena di dubbi: sentiva ancora di aver rovinato il talento del suo secondo allievo… non voleva rovinare quello di questo bambino. Un’altra parte, però, quella più fedele alla sua dottrina del vivere l’attimo, prese il sopravvento in un istante.
L’uomo si avvicinò al bambino, e si accovacciò in modo da essere alla sua altezza.
Obi-Wan restituì il suo sguardo con aria confusa.
Qui-Gon trasse un respiro. «Obi-Wan Kenobi» chiese, quietamente, «vorresti essere il mio Padawan?»
Il bambino lo fissò, chiaramente sbalordito.
Per un istante, lo guardò come se fosse convinto che si trattasse di uno scherzo – vista la conversazione che avevano avuto solo la sera prima, Qui-Gon non poté biasimarlo – ma poi, pian piano, parve convincersi che l’uomo stava parlando sul serio.
Il Maestro Jedi non lo forzò, attendendo pazientemente.
Poi Obi-Wan deglutì, e sussurrò: «Sì».
Non disse altro, e a Qui-Gon parve che non fosse mai stato pronunciato monosillabo più significativo.
Per un istante, provò un senso di vertigine.
Ma la Forza vorticava attorno a loro, ed esprimeva solo approvazione per quella situazione.
L’uomo si ritrovò a sorridere. «Molto bene» disse, rialzandosi.
«Non… non dobbiamo chiedere l’autorizzazione del Consiglio?» chiese Obi-Wan, timidamente.
«Prima volevo sentire la tua opinione» replicò Qui-Gon, con calma. «Ora che la conosco, chiederò un incontro… ma credo che non avranno da obiettare».
Obi-Wan si aprì in un sorriso. Nella Forza, la sua gioia era splendente come un sole.
«Forse è meglio che tu vada nella tua stanza a fare le valigie» aggiunse Qui-Gon, sorridendo appena di quella felicità. «Ti passerò a prendere tra poco per andare dal Consiglio».
Obi-Wan annuì. «Sì, Maestro Jinn».
Fece un inchino un po’ goffo, e rialzando la testa rivolse un ultimo sorriso all’uomo.
Dopodiché, si affrettò in direzione della sua camera da letto… E sembrò che dovesse trattenersi dal mettersi a correre.
Quando fu sparito alla sua vista, Qui-Gon sentì che il sorriso crollava dalla sua faccia. Non ci aveva pensato, prima, ma effettivamente Obi-Wan sarebbe andato a vivere con lui… E la stanza del suo secondo allievo sarebbe stata occupata da qualcun altro.
Quell’idea gli diede uno strano malessere.
L’uomo lo rilasciò nella Forza e si voltò, muovendosi verso il proprio alloggio.
Era più o meno a metà strada, quando si vide venire incontro il Maestro Yoda… Forse era la sua occasione di chiedere un incontro con Consiglio per sé ed Obi-Wan.
A quel punto, però, notò il Jedi accanto al Gran Maestro. Era Kal Tani – un’Umana scura di pelle e di capelli con cui aveva svolto un paio di missioni – ed aveva l’aria più cupa del mondo.
«Maestro Qui-Gon» disse Yoda, quando i tre Jedi furono vicini. «Un problema, abbiamo».
Qui-Gon aggrottò la fronte, guardando verso Kal Tani.
Quest’ultima saltò qualsiasi convenevole: «Ricordi Daken, il tuo vecchio informatore?»
Qui-Gon lo fissò. «Certo» rispose.
Come avrebbe potuto dimenticarlo? Assieme al suo secondo apprendista, era forse la parte più dolorosa del suo passato… Se, per lui, il suo vecchio allievo rappresentava il fallimento, Daken era l’emblema del tradimento.
«Si è rifatto vivo oggi, su un pianeta dell’Orlo Mediano» affermò Kal Tani, in tono grave. «A quanto pare, ha saputo che lì c’eravamo io ed altri Jedi in missione. Ed ha ritenuto che fossimo il modo più veloce per contattarti».
Qui-Gon restò impassibile, ma sentì il sangue congelarsi nelle sue vene. «Ha ucciso qualcuno?» domandò.
Kal Tani scosse la testa. «No, però ci ha provato. Ha lasciato un messaggio per te: è tempo di una rimpatriata tra vecchi amici. Ripercorri i nostri passi».
Qui-Gon si accigliò. «Che pianeta era?»
«Naalath».
L’uomo si portò una mano alla fronte. «Non è comparso lì perché c’erano alcuni Jedi in missione» disse, lentamente. «Certo, gli è tornato utile, ma il motivo era un altro».
La fronte grinzosa di Yoda si aggrottò ancora di più.
«Cioè?» chiese Kal Tani.
Qui-Gon trasse un respiro. «È stato il primo pianeta su cui ho lavorato con lui, al di fuori di Coruscant».
La comprensione passò negli occhi della donna. «Ripercorri i nostri passi…» mormorò.
Qui-Gon annuì. «È probabile che si farà trovare sugli altri pianeti su cui abbiamo lavorato insieme…» La sua mente iniziò subito a lavorare, cercando di ricordare i sistemi sui quali si era ritrovato con Daken…
«Io e la mia squadra siamo disposti ad occuparci di lui» chiarì Kal Tani, «ma probabilmente il tuo aiuto ci farebbe comodo. Se potessi dirci…»
Qui-Gon scosse la testa. «Verrò con voi» affermò, con decisione. «In fondo, sta cercando me, ed io conosco il suo modo di agire».
Kal Tani annuì. «Grazie…»
«Occuparti di questa missione, tu desideri?» domandò in quel momento Yoda, guardando il Maestro Jedi in modo strano.
Qui-Gon annuì. «Sì, Maestro, cer…»
Un pensiero improvviso gli attraversò la mente, bloccandolo.
Obi-Wan.
Per un istante, a Qui-Gon mancò il respiro.
Lui sapeva che, se avesse preso Obi-Wan come Padawan, il Consiglio – Yoda compreso – sarebbe stato contrario a mandarlo sulle tracce di Daken.
Era una missione troppo pericolosa per un bambino di sette anni, ed era verosimile pensare che avrebbe richiesto non poco tempo…
Prendere Obi-Wan come Padawan, per poi partire e lasciarlo al Tempio, condannandolo ad aspettare per mesi e mesi… Sarebbe stato ingiusto, nei confronti del bambino.
In un battito di ciglia, Qui-Gon si rese conto che doveva scegliere.
Quella consapevolezza fu come un macigno improvviso sulle sue spalle: come poteva ritirare la propria offerta? Allo stesso tempo, però, come poteva stare con le mani in mano, sapendo che per lui sarebbe stato più facile rintracciare Daken?
«Maestro Qui-Gon?»
L’uomo guardò Yoda e trasse un respiro profondo, cercando di sopprimere il dolore sordo che gli martellava nel petto. «Certo che voglio occuparmi di questa missione».
Il piccolo Maestro lo fissò con intensità, ma non si oppose. «Molto bene» disse invece. «Partire stasera con la Maestra Tani, puoi».
Zoppicò via, lasciando soli gli altri due.
Kal Tani guardò verso Qui-Gon, e quest’ultimo disse: «Avrei una faccenda da sbrigare, prima della partenza… Ci vediamo nell’hangar?»
Lei annuì. «Certo, Maestro Qui-Gon».
Accennarono un inchino, e si separarono.
Mentre Kal Tani andava a richiedere un’astronave, Qui-Gon si diresse a grandi falcate verso le stanze degli Iniziati.
Dai due ai quattro anni circa, i bambini erano alloggiati in dormitori che potevano accogliere sino a quindici letti… Dai cinque anni, venivano loro affidate delle stanzette singole.
Al primo Maestro che incrociò su quel piano, Qui-Gon chiese dove fosse la camera di Obi-Wan Kenobi, e per sua fortuna l’altro seppe dargli quell’informazione.
L’uomo lo ringraziò, ed andò a bussare alla porta del bambino. Dall’altra parte, udì uno scalpiccio, poi la porta scivolò di lato con un sibilo, rivelando Obi-Wan.
Non appena lui vide Qui-Gon, gli occhi dell’Iniziato si illuminarono. «Maestro Jinn…» iniziò.
L’uomo lo fermò con un gesto della mano. «Obi-Wan» disse. «Devo parlarti».
Lo smarrimento passò sul viso del bambino, ma lui annuì. «Va bene…»
Indietreggiò, in modo che anche Qui-Gon potesse entrare nella stanza – e la porta si richiuse alle spalle dell’uomo.
Quest’ultimo si guardò attorno. Le pareti bianche, le scarse dimensioni, il letto abbastanza spartano, la piccola finestra che si apriva sull’esterno… La cameretta di Obi-Wan era molto simile a quella che aveva avuto lui.
Non poté fare a meno di notare che l’Iniziato aveva già preparato le sue cose: una sacca gonfia giaceva ai piedi del suo giaciglio.
A quella vista, Qui-Gon sentì il proprio stomaco contrarsi. Quasi a fatica, riportò gli occhi sul bambino. «Siediti».
Obi-Wan aggrottò la fronte ma obbedì, accomodandosi sul materasso. Poi alzò lo sguardo sul Maestro Jedi, in attesa.
Qui-Gon trasse un profondo respiro. «Mi dispiace, Obi-Wan» disse infine. «Non posso prenderti come Padawan».
Il bambino non replicò. Rimase immobile a fissarlo, e dopo un istante la sua postura si fece innaturalmente rigida, e i suoi occhi si dilatarono appena.
Ancora, non emise un fiato.
«Io devo…» Qui-Gon sapeva che probabilmente Kal Tani lo stava aspettando, ma doveva spiegare al bambino come stavano le cose. Gli doveva almeno quello. «C’è una missione che devo svolgere. Gli altri Jedi non saprebbero come agire, io devo dare loro una mano».
Di nuovo, calò in silenzio.
Obi-Wan continuava a fissarlo senza dire niente.
«Obi-Wan?» chiamò Qui-Gon, in tono cauto.
Il bambino si riscosse e abbassò gli occhi. «Io… capisco, Maestro Jinn» disse, e l’uomo sentì con dolore la rassegnazione nel suo tono. «Sei un Maestro Jedi, ci sono delle… delle cose che devi fare. Delle cose importanti».
Qui-Gon provò l’impulso di mettere una mano sotto il mento dell’Iniziato e di alzargli la testa, ma si trattenne. «Obi-Wan» disse invece, «sono davvero dispiaciuto. Credimi».
Il bambino si strinse nelle spalle, continuando a guardare a terra. «Non devi esserlo, Maestro Jinn. Stai andando ad aiutare qualcuno. È una cosa onorevole».
Già, pensò Qui-Gon. Avrebbe dovuto continuare a dirselo.
«Obi-Wan?» chiamò nuovamente.
Piano, il bambino sollevò gli occhi.
«Che la Forza sia con te» gli augurò il Maestro Jedi, con tutto il cuore.
Obi-Wan annuì lentamente. «Che la Forza sia con te, Maestro Jinn» rispose.
Qui-Gon accennò un inchino, poi si voltò e se ne andò.
Nella sua vita, aveva affrontato molti addii. In quel momento, però, gli sembrò che l’impulso di guardarsi indietro non fosse mai stato tanto forte.
Sarebbe trascorso un anno intero, prima che lui completasse la missione e tornasse al Tempio.















Note:

…non uccidetemi, vi prego.
Non ho niente da dire a mia discolpa (né niente da dire in generale), quindi mi limito a darvi appuntamento a martedì 5 novembre.
  
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