Fulmini
– Atto 5
La sua voce
così
vicina, calda e profonda le fece salire uno strano brivido lungo la
schiena
–
io… non so cosa
voglio – Era confusa e spaventata – e tu?
– lo guardò negli occhi. Perché solo
lei doveva sentirsi così insicura?
- io credo di
averlo
sempre saputo…-
Il ragazzo si
avvicinò
lentamente, quasi avesse paura che lei da un momento
all’altro potesse
ritrarsi, poi appoggiò le labbra sulle sue. Un brivido per
un attimo assalì
entrambi, nervosi per questo loro primo contatto.
Il loro primo bacio.
Sembrò
strano ad
entrambi, non avevano mai provato quelle sensazioni l’uno per
l’altra e
improvvisamente quel bacio cambiava tutto quello che c’era
sempre stato tra di
loro. La parola Amicizia era stata appena cancellata.
Un altro fulmine
rimbombò nel cielo, un suono cupo e poi una luce abbagliante
investì di nuovo
quella piccola radura; Odette sussultò tentando di
trattenere la paura ma Derek
lentamente l’avvolse in un abbraccio rassicurante.
- non avere
paura… ci
sono io – le sussurrò.
Odette si rese
conto di
ciò che era appena successo, lei tra le braccia di Derek
subito dopo essersi
scambiati il loro primo bacio.
“la mia maschera di durezza e superiorità
è crollata. Non avrei potuto
fingere per sempre. Eppure tutto ciò che ho fatto
è stato per difendermi da te.”
-si,
lo so –
-Cos..?- Odette
alzò lo
sguardo e incontrò il suo.
-hai pensato a
voce
alta. – le sorrise lui.
Odette rimase
interdetta, arrossì in viso e lo guardò con occhi
nuovi. Stava succedendo
davvero… -perché non mi stai prendendo in giro?
Perché non stai facendo qualche
battutina per offendermi? – si scostò da lui
-
perché anche io, come
te, non sono così. – si scostò anche
lui e adesso tra di loro vi era una
distanza di circa un braccio.
- credo sia il
momento
di finirla con questa stupida farsa… va avanti ormai da
quando eravamo piccoli.
Ma sappiamo bene entrambi che era solo un modo per rifiutare la
situazione. - disse
convinto lui prendendole le mani. –Per
rifiutare una scelta che non era nostra. -
-non
farò più niente
per ferirti. – intrecciò la sua mano con quella di
lei.
Dopo un primo
silenzio
anche Odette parlò
–
nemmeno io .-
Intrecciò
la sua mano
dolcemente poi inclinò la testa leggermente scrutando quel
ragazzo davanti a
lei – è come se non ti conoscessi … -
-lo stesso vale
per … -
si avvicinò nuovamente alle sue labbra –
…me – e questa volta senza nessuna
esitazione la baciò. Nuovamente un brivido li pervase, forse
era colpa di
quell’alchimia che si era creata tra di loro o
forse solo del freddo… ma quel bacio fu anche
meglio di quello
precedente.
Un Bromley a dir
poco
scandalizzato li guardava da sotto la pioggia non sapendo bene cosa
fare,
decise di avvicinarsi mentre continuava a stringere le redini del suo
cavallo
con le dita congelate.
-Scusate…?
– li
interruppe timorosamente.
Derek e Odette,
colti
in fragrante si allontanarono l’uno dall’altro
imbarazzati fino al midollo
guardando con aria interrogativa l’amico
sovrappeso… quanto aveva visto? Era lì
da molto? Odette sperò di no. Alla fine anche se
così fosse stato non vi era
nulla di male no? Loro erano fidanzati e prossimi alle nozze, non vi
era nulla
di scandaloso. Allora perché Odette si sentì come
se fosse stata appena colta
in flagrante mentre faceva qualcosa di così imbarazzante?
Fu Derek che
cavallerescamente infranse per primo quell’imbarazzante
silenzio –eccoti qui
Bromley! Dov’eri finito? Ti stavamo cercando!-
-Eh
si… lo vedo bene
come mi stavate cercando approfonditamente tu e… –
Bromley ridacchio
schiacciando un occhiolino a Derek. Odette si sentì in
dovere di difendersi. – noi
ti stavamo davvero cercando, poi
è
scoppiato il temporale, che colpa ne abbiamo noi? –
- Ma se sono
sempre
stato dietro di voi?- rise come se stesse raccontando una barzelletta -
Non era
quello il piano Derek? – Bromley li raggiunse sotto il
pergolato.
–“
Stavo facendo
riposare il cavallo, poi vi ho visti galoppare in fretta e furia e mi
sono
incuriosito e quindi vi ho seguiti fino a che, con questa pioggia,
avevo perso
le vostre tracce fino a... poco fa. –
Odette confusa
cercò
con lo sguardo Derek proprio mentre faceva gesti a Bromley di tacere,
improvvisamente la sensazione di essere stata presa in giro
l’assalì assieme ad
una profonda consapevolezza
-
… avevi detto che non trovavi più Bromley!?
– lo vide diventare bianco in volto mentre lei tentava di
capirci qualcosa. Incrociò
le braccia al petto pretendendo una spiegazione.
- beh
sì… non lo vedevo
più… e adesso scopriamo che era dietro di noi,
eheh – rise nervosamente Derek
indietreggiando.
- era tutto un
piano
vero..? - inarcò un sopracciglio – “Hai
organizzato tutta questa farsa per
cosa?! Parla! - lo minacciò lei. – Di quale piano
sta parlando Bromley ?! – in
quel momento era come se quel terzo ragazzo fosse scomparso, davanti a
lei
vedeva un impacciato Derek che non spicciò nemmeno una sola
parola. Era un
incubo. Un momento prima poteva toccare il cielo come un dito e poi da
quando
era arrivato Bromley aveva iniziato a precipitare, scoprendo in
realtà che lei
non poteva volare.
Bromley, stupido
com’era non riusciva proprio a non aprir bocca senza parlare
a sproposito, e
avvicinandosi all’amico tentò di chiedergli
sottovoce – Ma alla fine ci sei
riuscito, no? È andato tutto come previsto? - Nonostante Derek gli facesse
segno di tacere
Bromley si zittì solamente quando vide Odette infuriarsi
come mai nella sua
vita.
Lo
guardò come fosse un
verme e poi si girò lasciandolo lì impalato,
aveva capito lo scopo di tutto
quello ma ancora non riusciva a crederci. –
Baciarmi… – uscì dal pergolato
nonostante piovesse forte. Subito le gocce d’acqua iniziarono
a bagnarle i
candidi capelli e il vestito come schegge di vetro in frantumi. Sciolse
le
redini del suo cavallo. – Odette, no! Odette! –
Derek dopo una prima esitazione
uscì sotto la pioggia. – non puoi tornare a
palazzo adesso, piove troppo forte!
Rientra all’asciutto, ritorneremo insieme quando
finirà di piov…- Odette
l’interruppe Bruscamente
– Non
riesco a credere
a quanto tu sia caduto in basso. E tutto per un bacio poi. –
Il ragazzo la
guardò,
voleva parlare e spiegarle come stavano le cose ma le parole non
riuscivano ad
uscirgli di bocca, come quella volta nella radura, non appena
l’aveva vista piangere
si era sentito impotente.
- Sei
soddisfatto adesso? Spero fosse all’altezza delle tue
aspettative.
–
Detto questo
Odette lo
lasciò basito sotto la pioggia, partendo al galoppo verso il
castello; fortunatamente
Falada conosceva bene la strada perché Odette, che aveva il
cuore spezzato in
due, non badò nemmeno a dove stava andando.
Le sue lacrime
si
mischiarono alle gocce di pioggia. Dopo un tempo che per lei fu
interminabile
arrivò nei pressi del palazzo e il suo primo pensiero fu
proprio quello di far
riposare il cavallo all’asciutto nella stalla.
Doveva evitare
di farsi
vedere in quelle condizioni da qualcuno, specialmente da suo padre, non
poteva
nemmeno immaginare cosa sarebbe potuto succedere e di problemi lei ne
aveva già
fin troppi. Fortunatamente per lei non c’erano guardie fuori
dal castello,
probabilmente con quel brutto tempo avevano fatto rientrare tutti.
Odette
arrivò alle
stalle indisturbata, scese da cavallo completamente fradicia e con il
vestito
che sotto quell’acqua adesso copriva ben poco, si
guardò un attimo e stentò a
riconoscersi. L’abito rosa candido che aveva scelto di
indossare quel
pomeriggio faceva vedere perfettamente la sua biancheria e il suo
corsetto.
Istintivamente si portò le braccia al petto per coprirsi
quando sentì dei
passi.
- Allora avevo
davvero
sentito qualcuno… – la voce si avvicinò
– ma cosa ci farà un cavallo reale qui
tutto solo? – prese le redini del cavallo e lo
portò nel suo box per dedicargli
tutte le cure adatte e togliergli la sella. Il ragazzo quasi
sobbalzò quando
vide una ragazza rannicchiata in un angolo del box.
Sembrava
sconvolta.
La ragazza
alzò il
volto rigato dal pianto cercando di darsi un contegno. Il ragazzo dopo
qualche
istante capì di essere davanti alla principessa Odette,
aveva visto il suo
volto in qualche ritratto ma mai si sarebbe aspettato di incontrarla di
persona.
-Principessa
Odette!
C…cosa ci fate qui… e perché siete
ridotta in questo stato? – il ragazzo si
avvicinò piano tendendole la mano per aiutarla a rialzarsi.
Odette non
l’accettò,
non poteva alzarsi o si sarebbe vista la sua figura in
deshabillé, aprì la
bocca per parlare, nessun suono ne uscì.
Il ragazzo legò il cavallo alla buona, non poteva occuparsi
di lui in quel
momento, quella ragazza aveva bisogno di molto più aiuto di
quanto sembrasse.
Per un momento
scomparve dal box per tornare con una spessa coperta marrone di lana.
- mettetevi
questo o
gelerete. – si inginocchiò davanti a lei e le
porse la coperta. – Siete
completamente bagnata – le accennò un timido
sorriso poco prima di rialzarsi.
- come vi
chiamate? –
- Roran
– rispose il
giovane.
Odette si
avvolse nella
coperta, il vestito e i capelli bagnati le gelavano la pelle,
nonostante
sentisse il freddo sin nelle ossa le lacrime non accennavano a fermarsi
– Sicuramente
starete piangendo per un ottimo motivo… –
cercò di rassicurarla vedendo che
respirava con affanno, si inginocchiò nuovamente di fronte a
lei – sposarsi è
più che mai un ottimo motivo - gli rispose lei. Il ragazzo
chiese con un cenno
di potersi sedere lì accanto, Odette annuì.
- Sposarsi dovrebbe essere un motivo di gioia, non di tristezza. Io
immagino
così il mio matrimonio. – le disse Roran.
- Tu ti sposerai
per
amore, a me è stato imposto - un’altra lacrima
scese dalla sua guancia
sinistra, percorrendo i suoi lineamenti perfetti per poi ricadere sul
petto.
Il ragazzo non
seppe
risponderle, di quel matrimonio si parlava sin da quando lui era
piccolo,
avrebbe unito due regni, portato il progresso, che poi ci fossero due
persone
costrette a passare il resto della vita insieme pur non amandosi non
importava
a nessuno. Egoisticamente era un sacrificio che andava compiuto per un
bene più
grande. Anche lui l’aveva pensata così
effettivamente, quei pensieri egoistici
appartenevano anche a lui, ma adesso, vedendo in quella ragazza che
tutti
chiamavano “principessa” una normale ragazza di
diciassette anni piangere e
soffrire per quella situazione, non poteva negare a se stesso che gli
si era stretto il cuore.
Dopo alcuni
minuti
Odette continuò a parlare, sentiva che ripetersi quali
fossero i suoi doveri
fosse la cosa giusta.
- lo so cosa
starai
pensando… è un mio dovere
farlo. –
Roran alzò lo sguardo mortificato per averlo davvero
pensato. – e non c’è
niente di sbagliato in quello che pensi, è davvero
un mio dovere. – Odette guardava quel ragazzo seduto davanti
a lei, fissarla
confuso. Rivolse uno sguardo verso l’entrata delle scuderie, lui non c’era.
- è inutile
– si disse.
- cosa? -
- lui non
verrà – Per
quanto lei potesse aspettare lui non sarebbe venuto.
Roran la
guardò
cercando di capire a chi si stesse riferendo.
- il principe
Derek…? -
azzardò
- non
verrà. Non lo
farà perché non gli importa. Non lo
farà perché quello che voleva l’ha
già
ottenuto, ed io sono solo una stupida fradicia illusa. - Sorrise amaramente.
“etciù!
- starnutì
Roran
l’ascoltava
realizzandosi in mente una vaga idea di quello che era evidentemente
successo
con il Principe Derek.
- Principessa
Odette, non
potete rimanere in questo stato, dovete scaldarvi o farvi un bagno
caldo
magari. - il ragazzo dai capelli biondo-castano si alzò
tendendole nuovamente la
mano. Odette la prese aiutandosi ad alzarsi con la coperta ancora
avvolta.
- la vostra mano
è
davvero fredda! - Odette rabbrividì, il ragazzo aveva
ragione, aveva bisogno di
un bel bagno caldo alla svelta.
Roran prese le redini del cavallo e lo fece sedere per farlo riposare,
poi si
rivolse nuovamente alla Principessa.
- non vogliamo
che
nessuno vi veda in questo stato, vero? - le chiese retoricamente,
Odette annuì.
Le prese la mano.
- venite,
passeremo per
le vie della servitù -
Odette
finalmente
accennò ad un mezzo sorriso, seguito da un
“grazie”.
Avrebbero
attraversato
il castello furtivamente per non farsi vedere, Roran avrebbe potuto
passare dei
guai per aver osato addentrarsi all’interno delle sale
riservate ai reali e
alla servitù speciale, ma lo avrebbe fatto,
perché quella ragazza aveva bisogno
di una mano, perché non si lascia
mai una
fanciulla in difficoltà.
****
Uno schioppo di zoccoli sul terriccio bagnato risuonava
all’entrata delle
scuderie, una sagoma cercava un cavallo reale che non era nelle stalle,
una
frase risuonò nell’aria poco prima
dell’ennesimo tuono.
- Odette,
dove sei -
Dopo
di ché il rumore degli zoccoli si allontanò sotto
la pioggia.