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Autore: SaraRocker    29/10/2013    5 recensioni
Dopo la guerra magica, periodo immediatamente successivo.
-Hermione scopre improvvisamente che quel sentimento che ha nutrito per Ron, non era amore, e si trova dunque, costretta a lasciarlo.
Lei è improvvisamente sola, in una Hogwarts senza più i vecchi amici (quelli del settimo anno hanno lasciato gli studi), infondo chi mai dopo ciò che era accaduto sarebbe tornato tanto facilmente? Solo lei. Lei che non aveva più altra casa.
Eppure, non è la sola.
Draco, con il padre ad Azkaban, torna ad Hogwarts intento ad allontanarsi dalla propria malsana famiglia.
Cosa accadrà quando i due si incontreranno?-
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Avada Kedavra

 
______________________

I corridoi della villa parevano infiniti; erano poco illuminati e non appena ne attraversavi uno avvertivi un'imminente sensazione intimidatoria: quella non era nemmeno lontanamente il tipico esempio del luogo che avrei potuto chiamare 'casa'.
Il pavimento era costantemente coperto da un lunghissimo tappeto in velluto color cremesi, apparentemente infinito. Attraversava senza interruzione ogni corridoio, come indicasse una via specifica da seguire.
Camminai senza una determinata direzione, completamente incerta sul da farsi, senza il minimo senso dell'orientamento in quella casa in cui ero stata solo una volta, e della quale serbavo solo che orribili ricordi, e nonostante fossi ben più che al corrente della morte di Bellaatrix Lestrange, il timore continuava ad attanagliarmi, torturandomi con continui flashback riguardanti quel giorno di solo pochi mesi precedenti.
Mi trovavo al Malfoy Manor, la casa che il signore oscuro aveva sfruttato come dimora poco prima della sua morte.

Alla fine, dopo infiniti minuti di camminata, in cui mai mi ero decisa ad entrare in una delle tante stanze incontrate, giunsi alla fine del corridoio: d'innanzi a me si ergeva un'imponente porta in mogano, che mi risultò sin troppo familiare. Sfiorai il pomello, indecisa se parirla o meno ed immediatamente venni colta da ricordi ardui da dimenticare. 
La mia mente venne invasa da numerosi frammenti ed immagini, tutte riguardanti le torture impostami dalla zia di Draco, nonchè cugina dell'ormai -tristemente- defunto Sirius Black. Staccai velocemente la mano, così da non essere più a contatto con la porta, ed avvertii istantaneamente un senso di sollievo.
Una cosa era certa: quella non era la direzione che volevo intraprendere.

Mi voltai, pronta ad ispezionare una nuova stanza, quando un suono, proveniente da oltre il grande uscio in mogano, mi distrasse. Riconobbi una voce umana parlare mantenendo un tono alto, molto severo ed irato.
"Pensavi di avermi fermato? Pensavi di potermi ingannare?"
Erano quelle le parole che ero riuscita a comprendere accostando il mio orecchio al legno, ed attesi una risposta a quelle parole, mentre una domanda mi assillava costantemente.

Chi era la persona nella stanza?

La madre di Draco? Impossibile, me ne avrebbe parlato. Oltretutto giravano voci all'interno di Hogwarts, narranti che la madre del famoso e ben poco rispettato Serpeverde, avesse aprofittato della lontananza del figlio per studi, per recarsi temporaneamente da alcuni parenti, così da allontanarsi dalle indagini, dalla stampa, dal ministero e dall'oscurità che l'aveva annebbiata per anni.
Chi era dunque la persona che gridava con furia all'interno della stanza che io ero certa fosse la sala? Non riuscivo a capirlo. Attendevo che una seconda voce intervenisse, siccome la prima aveva posto delle domande ben precise, ma non udii nulla, e mi ritrovai incredibilmente confusa da quella situazione.
Mi scostai leggermente, riflettendo su un metodo per potere vedere all'interno della stanza e, seppur titubsnte, mi abbandonai all'idea di chinarmi e controllare per mezzo della serratura nella quale non era infilata alcuna chiave. Accostai l'occhio destro così da potere vedere qualcosa e la prima cosa che colpì la mia vista, fu una luca accecante.
Mi scostai in risposta, capendo di dovere attendere qualche attimo perchè i miei occhi si abituassero ad essa, e non appena accadde, tornai a spiare: La stanza era occupata da due persone, una delle quali era una donna. Il camino all'angolo della sala era acceso, ma non era il fuoco ad emanare la luce che solo pochi istanti prima mi aveva completamente e letteralmente abbagliata. La donna, che sedeva su una lussuosa poltrona sistemata al centro della stanza, osservava una sfera fatta di magia stessa che fluttuava di fronte a lei. Compresi immediatamente si trattasse della luminosità di poco prima. Quel nucleo vivace doveva essere il risultato di un complesso incantesimo, vista l'apparente resistenza che esso ostentava: rimaneva pressocchè immobile davanti a lei, concedendole di contemplare le immagini che in esso apparivano. La sfera, compresi presto, fungeva infatti da schermo per una sorta di comunicazione incantata, ed apparivano perciò in essa delle figure distinte, che però io, a causa della limitazione della vista, non riuscivo a riconoscere.

Poi, velocemente, un moto d'ansia e certezza, mi colse. 
"Tu e la tua lurida amichetta non avete idea di cosa state  facendo..." riprese la donna, agitando teatralmente le mani, facendomi così notare come reggesse in una di esse la propria bacchetta.
Dopo quelle parole le mie convinzioni si fecero ancora più ferree: mi trovavo di fronte a coloro che controllavano per mezzo della magia il professor Arkhano, mi parve cristallino. Compresi che le immagini che apparivano sulla sfera non erano altro che ciò che gli occhi dell'uomo stavano guardando, e realizzai che non udivo risposta perchè colui che rispondeva non si trovava nella nostra stessa casa. Draco era ad Hogwarts, probabilmente intento a distrarre, per lo meno, il falso insegnante di pozioni, oltre il quale, avevo appena scoperto, si nascondeva una strega tutt'altro che incapace.
Cercai di affinare la vista, e notai sporgere sul polso sinistro della donna un tatuaggio che non poteva significare altro che non quello: il marchio nero, segno di morte e ingordigia, di perenne dannazione e perdizione.

Non potevo rimanere ferma oltre una porta.

Sfilai da una delle tasche della divisa la mia bacchetta, mentre cercavo di riflettere al meglio su un piano di attacco anche solo minimamente funzionante. Ero al corrente del fatto che se avessi commesso anche solo un banale errore, Draco sarebbe potuto morire.

Le bastava un veloce colpo di bacchetta ed una pronuncia accettabile, ed avrebbe potuto ucciderlo in un istante. Iniziai a riflettere velocemente, redendomi conto che, in quel momento, il solo obbiettivo della donna era effettivamente eliminare il Serpeverde. Un moto di sconforto mi pervase totalmente, rendendomi qualche istante debole e terrorizzata; ero certa di essere sul punto di svenire.
Dovevo calmarmi, concentrarmi e riflettere su come sarebbe stato più opportuno agire. 
Draco mi aveva rivelato il suo piano, secondo il quale, la McGrannit sarebbe dovuta giungere velocemente, eppure non pareva  assolutamente che i risvolti fossero tali.
Lanciai uno sguardo alla sfera di luce oltre la quale la donna poteva vedere con gli occhi di Arkhano e notai immediatamente l'espressione di Malfoy crucciata, attraversata un istante da un veloce lampo di timore. Uno di quelli che sparivano velocemente quanto essi giungevano.
Compresi che il tempo a mia disposizione stava per concludersi nell'istante in cui la donna alzò il polso pronta ad agitare la propria bacchetta mentre spalancava la bocca per parlare.

Avada kedavra!

Avevo aperto la porta di scatto, entrando velocemente nella stanza correndo, scagliandomi immediatamente di fronte a lei, riuscendo a bloccare il secondo mago con un veloce 'incarceramus' pronunciato a fior di labbra. La donna aveva pronunciato l'incantesimo con furia, un tono che per un attimo mi ricordò niente popodimeno che Bellatrix Lestrange, la zia di Draco, ma non appena le fui di fronte mi resi conto di quanto diversa fosse invece la donna di fronte ai miei occhi.
Era castana, ben tenuta e non sporca e malandata come la discendente della famosa stirpe dei Black.

Mi aveva guardato con sorpresa vedendomi sopraggiungere, oscurando la sfera che le permetteva di manovrare l'insegnante di Hogwarts, per poi sorridere malignamente, ostentando una palese follia nello sguardo, nel momento in cui si era resa conto che quella giunta davanti a lei ero io, Hermione Jean Granger, la Grifondoro che aveva rovinato, non solo i piani del suo Oscuro Signore, ma anche i suoi. Aveva sorriso rendendosi conto di avere colpito me con l'anatema della morte.

La sfera che fino a quel momento, la mangiamorte aveva utilizzato per rimanere legata al corpo di Ailus Arkhano scomparve, segno il contatto tra loro si era interrotto, ed immediatamente un senso di beatitudine mi avvolse. Draco non era più in pericolo, non ora che la donna non era più in contatto con l'uomo.
La strega nel frattanto sorrideva, ancora sbalordita di ciò in cui era riuscita, era davvero fiera di essere riuscita a scagliarmi quell'incantesimo.

Accade tutto in pochi attimi. Così pochi che nemmeno io fui certa di avercela fatta, ma non mi interessava. Ero felice, completamente sia fisicamente che psicologicamente. Sapevo di avere protetto Draco,e la mia scuola con lui. 
Ero certa che a breve sarebbe giunta la preside e che avrebbe portato a termine quell'assurda situazione, consegnando i due mangiamorte al ministero della magia, che li avrebbe successivamente spediti ad Azkaban. Ero davvero felice ed orgogliosa di me dopo troppo tempo.
Avevo passato intere settimane e mesi crogiolandomi in un susseguirsi di quotidianeità assolutamente morbosa, per poi conoscere -conoscerlo realmente- Draco. Lì tutto era cambiato, iniziando a delinearsi, risultando sempre più perfetto e completo, eppure era sempre mancato qualcosa. Non volevo probabilmente comprendere cosa quel 'qualcosa' fosse per un mio assurdo capriccio. Giustificavo ciò che mi cirondava dicendomi che tutto doveva semplicemente essere così. Accusavo me stessa di essere sbagliata, cambiando troppo. Ed infine avevo detto a Draco che non mi interessava se lui mi avesse o meno ricambiata.

Che moralista patetica.

La verità era che avevo sempre desiderato con un'accanimento profondo che lui mi amasse, ma non glielo avevo mai detto. La verità era che avevo adorato la mia nuova me stessa, preferendola di gran lunga a quella di un tempo, ed infine la verità, era che ciò che mi circondava poteva cambiare eccome, bastava che decidessi di muovere un passo.
Fu questa breve realizzazione a farmi sentire finalmente felice, completamente ed assolutamente certa di avere per lo meno tentato di andare avanti, e forse -anche se solo in parte-, di avercela fatta.

Sorrisi avvertendomi completamente sicura di me, per poi serrare con quanta più forza avessi le dita attorto alla bacchetta.

"Protego"



 
Angolo dell'autrice :)

VI ho fatto cagare in mano, ehhh? ahahha
Creedvate avessi avadakedavrizzato Herm u.u naaaah..... O sì? D: ahahha
Io lo so :')
Alloraaaa, mi scuso per il capitolo più corto rispetto agli altri, ma spero comunque vi sia piaciuto :D Coooomunque, credo che per la fine definitiva della long manchino circa 3 capitoli, massimo 4 ;) CI sentiamo presto u.u ciaoo!
  
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