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Autore: Ceci Princessofbooks    29/10/2013    1 recensioni
Non c'è festa migliore per esplorare le proprie ombre, o le luci più improbabili. Non c'è festa migliore per guardare i propri demoni, o stringere una mano contro il buio. Arthur e Alfred, Feliciano e Ludwig: un pugno di flashfic per divertirsi, intenerirsi, sorridere, e salutare il giorno più stregato dell'anno.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Germania/Ludwig, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Scary Tale – del dono di una sera

 

-Bè? Come sto?-.

Alfred è in piedi in mezzo al salotto, un sorriso ebete sul volto e un groviglio di bende, o meglio, di carta igienica, avviluppato intorno. Ha le mani puntellate contro i fianchi e le gambe divaricate, come un conquistatore reduce da qualche sfolgorante vittoria.

Vittoria al campionato di idiozia, certamente.

Il pensiero maligno ha come contrappunto un immediato sternuto, che minaccia di proiettare Arthur fuori dal divano su cui è accocolato. Il raffreddore l'ha colto alle spalle e l'ha seppellito in una nube di fazzoletti e ossa liquide; d'altronde è Ottobre, e il freddo morde con zanne scarlatte. Sicuramente, la sosta sotto la pioggia prima di entrare al cinema non ha aiutato.

E indovina a chi si deve l'iniziativa?

Gli scocca uno sguardo acidulo. -Sembri il cesto della biancheria sporca.-

Alfred si produce nella sua migliore espressione da cucciolo ferito. -Ma-ma come? Ci ho messo tutto il pomeriggio a costruire questo costume!-.

-Sono solo la voce della verità.-

Un altro sternuto.

La fronte dell'altro rimane aggrottata per dieci secondi esatti, prima di schiarirsi nel suo sorriso da bambino sornione. Il viso di Alfred è come il sole; anche dietro la pioggia, c'è sempre luce. -Ah, tanto non ti ascolto quando diventti urticante come un'ortica. E adesso sbrigati; quest'anno voglio andare a fare dolcetto o scherzetto, e non accetto compromessi.-

-Non sei vagamente troppo cresciuto per queste cose? E poi è “dolcetto o scherzetto” è un'abitudine pacchiana che non c'entra nulla con le nobili origini di questa festa.-

-E dai, Art. Certe volte sei partecipe come uno dei tuoi dolmen.-

Arthur tenta di ribattere, ma un grappolo di sternuti minaccia di strozzarlo. Quando si riprende, ansima come un mezzo affogato.

Alfred è al suo fianco prima che riesca a riacquistare il suo cipiglio beffardo. -Ehi, Art. Va tutto bene?-

-Sì- annaspa, seppellendo il volto nell'ennesimo fazzoletto ricamato. -Solo che, a prescindere dalla mia partecipazione, credo che una scampagnata in una notte gelata non sarebbe esattamente un toccasana. Io leggerò un po'.Vai tu, mi racconterai tutto dopo.-

-Oh.- Accovacciato accanto al bracciolo, Alfred si abbraccia le ginocchia, le labbra arricciate in un broncio pensoso. Gli occhi hanno il colore del cielo, senza sospetti, senza esitazioni. -Allora resto con te.-

Inarca un sopracciglio. -Come?-

-Resto con te. Avanti, fammi spazio. - Con la sua consueta, spensierata goffaggine si issa sul divano.

Anche l'altro sopracciglio si solleva. -Ma...ma tu ci tenevi tanto.-

-Sì, ma ci tengo di più a passare questa sera insieme. Dopotutto, è la nostra festa, no?-.

D'improvviso, tutti le stoccate sarcastiche che gli sono affiorate alla mente sembrano insensate, e inutili: perchè l'amarezza protegge il cuore, ma non lo riempie. -Davvero?- chiede, e imputare il tremolio della voce al raffreddore è una scusa penosa.

Alfred annuisce con energia. -Certo. In fondo potremmo sempre organizzare una festa in maschera per sfoggiare questo fantastico costume. Piuttosto, cosa stai leggendo?- chiede, avvolgendolo con il braccio; accocolarsi sul suo grembo è un riflesso istintivo.

-Dracula. -risponde Arthur, assente -mi sembrava adatto alla giornata.-

-Wow. Sembra forte.-

Arthur lo guarda. Forse è anche questo l'amore: preferire stringersi all'altro nel freddo, piuttosto che sedersi di fronte ad un fuoco solitario.

Ha rinunciato alla sua serata, e l'ha fatto per me.

Per un momento, si chiede quanto Alfred sarebbe capace di sacrificare per lui, di quanto si priverebbe per la sua felicità.

Dentro di sé, decide che non vorrà mai scoprirlo.

-Allora? Me ne leggi un pezzetto? Ma facendo le voci, se no mi addormento.-

Arthur ruota gli occhi, ma non si sottrae neppure un poco alla stretta.

-D'accordo, ma se cominci a russare ti butto giù dal divano.- si schiarisce la gola, e comincia, mentre il buio preme e grida. Fuori. - 3 maggio, Bistrita. Lasciata Monaco alle 20,35 dei primo maggio, giunto a Vienna il mattino dopo presto; saremmo dovuti arrivare alle 6,46, ma il treno aveva un'ora di ritardo...-

   
 
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