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Autore: ChiiCat92    30/10/2013    3 recensioni
Tom e Bill Kaulitz sono gemelli, e questo, ancora prima degli Hunger Games, ha complicato la loro vita.
Contro Capitol City non c'è speranza, si cerca di morire nel modo più dignitoso possibile.
è questo che pensa Tom, quando ogni anno aspetta che il suo nome venga estratto durante la Mietitura...
Genere: Avventura, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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20:

Quando si premedita freddamente un delitto, si premeditano freddamente anche i sistemi per celarlo.

 

Sbadiglio e mi passo una mano sulla faccia.

Non è passata ancora nemmeno un'ora e vedere quei tre addormentati davanti ai miei occhi non fa che farmi venire voglia di raggiungerli nelle braccia di Morfeo.

Sbadiglio ancora, stavolta mi stropiccio gli occhi.

Giusto per cercare di far finta di essere un Tributo degli Hunger Games mi alzo in piedi e mi avvicino alla finestra, come più o meno ho fatto nell'ultima mezz'ora.

Ma è tutto tranquillo, a partire dal cielo, placido e dai colori aranciati, per finire alla città semi distrutta, avvolta nei suoi fumi perenni, scaturiti da chissà quale incendio nascosto.

Non sembra esserci niente di interessante da fare, a parte rimanere qui a poltrire.

Sbuffo, è tutto così tranquillo che se non m'invento qualcosa da fare finirò con l'annoiare il pubblico a casa, e questo vorrà dire la fine di ogni tranquillità.

Mi mordicchio l'interno della guancia. Chissà che cosa succederebbe se mi facessi un giro.

Ma sei impazzito?!” urla la mia coscienza “E lasceresti qui Anthya e Astrid da soli con Ria?!”

Giusto, che egoista.

Sbuffo di nuovo, pensando a quanta noia accumulerò nella prossima ora.

Torno a sedermi sulla poltrona di fronte al divano dove loro tre se la dormono come se niente fosse.

I miei occhi scivolano, volenti o nolenti (probabilmente più volenti) sul corpo addormentato di Astrid.

Il modo in cui i capelli ormai corti che cadono sul viso, le ciglia folte chiuse che quasi toccano le guance...

Piego di lato la testa, quasi mi aspettassi di vederle aprire le palpebre per vedere quelle perle grigio intenso che sono i suoi occhi.

Qualcosa si agita sul fondo del mio stomaco quando penso alla bellezza e alla semplicità del suo sguardo.

Non innamorarti.” mi redarguisco da solo.

Mi sento strano pensando che sia ormai troppo tardi.

- Ciao. - Salto in aria. I miei occhi schizzano via da Astrid e si appoggiano su Anthya che si sta stiracchiando tutto. - Quando ho dormito? -

- Un'ora, forse. -

Sbotto. Forse sto arrossendo.

Quand'è che si è svegliato? Mi ha visto mentre guardavo Astrid? Quando tempo sono stato io a guardare lei e lui a guardare me?

Anthya si mette seduto, butta le braccia al cielo per sgranchirsi e poi si alza.

- Bhè, non riesco a dormire. -

Si giustifica con un'alzata di spalla.

Io dormirei volentieri, forse per tutta l'eternità.

Sono stanco, dolorante, ferito, forse con una serie di infezioni in corso. E per di più sono un Tributo. Perché cavolo ancora non muoio?

- Ti lascio il posto allora. -

Allargo la braccia come a sottolinearlo.

- Sì, grazie. -

Ridacchia lui scuotendo la testa e alzandosi dal divano per raggiungere la postazione di guardia sulla poltrona.

Gli faccio un mezzo inchino mentre si siede e lui ride di più.

- Penso di volermi fare un giro, posso lasciarti da solo? -

Gli dico, giusto per parlare.

Non so se riuscirei a dormire, anche se la stanchezza che ho nelle ossa mi divora centimetro dopo centimetro.

Però ho paura che se dovessi accucciarmi in un cantuccio adesso rischierei di non svegliarmi più. E poi Anthya sembra parecchio più affidabile di quanto potrei essere io.

Lui mi guardo inarcando un sopracciglio, un po' scettico.

- Sei sicuro di volerlo fare? Sei ancora parecchio debole, e là fuori c'è un sacco di gente che vuole farti fuori. -

Mi stringo nelle spalle. Non ha tutti i torti.

Nella mia assurda decisione mi sembra di vederci scritto “suicidio”.

- Faccio solo un giro nel palazzo, vedo se trovo qualche cosa da mangiare che non siano merendine al cioccolato. - gli rivolgo un sorriso - Non penso che starò via molto, ho bisogno di dormire anch'io. È giusto per scaricare la tensione. -

Anthya ci pensa, storcendo le labbra in una smorfia scontenta. Non sembra particolarmente d'accordo.

- Va bene. - conclude alla fine - Ma cerca di non fare qualche stupidaggine, altrimenti non credo di poterti venire a salvare questa volta. -

- Tranquillo, non ho intenzione di allontanarmi, non mi porto neanche un'arma. -
Forse avrei dovuto dare un nome al brillio soffuso negli occhi blu viola di Anthya, invece di ignorarlo del tutto.

- Ok, non ci dovrebbero essere animali in questo habitat, ma ci sono i Favoriti, e questo basta per rendere il tutto mortale. -

Faccio un movimento con la mano, come a dire che non c'è niente di cui preoccuparsi, anche se lui ha una faccia preoccupata da far invidia a mia madre.

- Faccio attenzione e torno subito, mammina. -

Gli dico con un sorrisetto.

Lui scuote la testa e mi rivolge il dito medio, giusto per gradire.

Mentre esco dalla porta dell'appartamento un senso di euforia mi prende alla gola.

Andiamo Tom, stai andando incontro alla tua morte per l'ennesima volta, non ti ricordi che cosa ti ha detto quel carinissimo personaggio nella tua allucinazione?

La prossima volta morirai.

Che io abbia voglia di sfidare la sorte o solo me stesso non ne ho davvero idea, ma essere fuori, lontano dalla sicurezza che potrebbe offrirmi Anthya o l'appartamento stesso, mi mette addosso una strana contentezza.

Mi sembra di camminare verso la mia libertà.

Libero morto, è meglio di libero vivo?

Non lo so ancora mentre comincio a scendere le scale appoggiando bene i piedi per non far scricchiolare i gradini.

Nonostante la devastazione che c'è in città, il palazzo sembra solido. Se non fosse per il fatto che quasi ogni ambiente è stato messo sottosopra da una qualche sorta di tromba d'aria questo sarebbe un buon posto dove vivere.

Attraverso uno dopo l'altro, in discesa, tutti i piani fino ad arrivare al piano terra.

C'è silenzio e pace. Mi sembra di essere immerso in uno scenario post apocalittico.

Se adesso incontrassi dei superstiti forse gli correrei incontro gridando al miracolo.

So di aver promesso ad Anthya di non uscire dal palazzo ma...l'aria fresca che soffia dalle finestre senza vetro mi invita ad uscire a prenderne una boccata.

Mi guardo bene intorno, cercando di individuare la presenza di persone indesiderate (e non superstiti ben intenzionati). Ma non c'è nessuno, sono solo al mondo.

Mi viene da sorridere, visto che qui da qualche parte dovrebbe esserci almeno una persona intenzionata ad uccidermi a sangue freddo e a mani nude.

Chissà dov'è, in giro per quest'Arena gigantesca.

Quanto durerà l'habitat con la città? Molto poco, se penso alla prima volta. E dopo? Verrà di nuovo il deserto?

L'idea di rischiare di nuovo di morire disidratato o peggio di incontrare qualche scorpione gigante mi fa venire i brividi.

Quanto meno con il boccione d'acqua che abbiamo trovato nel palazzo il rischio di disidratazione scende sotto lo zero.

Mi preoccupano di più gli scorpioni giganti a questo punto.

Scuoto la testa. Magari non vivrò abbastanza per vedere l'Arena cambiare, questo non sarebbe male.

Con le mani dietro la schiena, come uno scolaro in gita a cui è stato vietato di toccare quello che vede, procedo nelle macerie diroccate dei palazzi della città.

Non c'è anima viva, e neanche morta.

È così strano che comincio a pensare: gli Hunger Games saranno tutti nella mia testa?

In realtà magari sono ancora nel mio letto e Bill sta per venirmi a svegliare.

Inconsciamente tocco il ciondolo che porto al collo.

Dio se mi manca quello scemo di mio fratello.

Do un colpetto ad un sassolino e lo guardo rotolare via.

Non riesco a immaginarmi come stia in questo momento. Quante volte mi ha visto morire e tornare alla vita?

Sono scampato così tante volte alla morte che ormai non dovrei neanche averne paura.

Anzi, a giudicare dal fatto che me ne sto andando a zonzo per l'Arena, lontano dall'unico rifugio veramente sicuro che ho avuto in questi giorni, quello che cerco è proprio la morte.

Stupido, stupido Tom.

Vuoi spezzare il cuore della tua famiglia senza neanche farti venire i sensi di colpa.

Sono quasi tentato di tornare indietro, quando uno scoppio non tanto lontano fa tremare la terra e mi fa perdere l'equilibrio.

Sembra che sia appena esplosa una carica di dinamite.

L'ennesima colonna di fumo nero si alza verso l'alto.

Un urlo di donna squarcia l'aria e mi rizza tutti i peli del corpo.

Mi guardo intorno, cercando di capire da dove possa provenire, ma non riesco a vedere altro che fumo e desolazione.

Non lo fare, non andare.” mi dice la coscienza, affannata e spaventata come dovrei sentirmi ma non mi sento.

I miei piedi si muovono prima lentamente, poi dando l'input della corsa alle gambe verso la direzione dello scoppio e dell'urlo.

Ben presto il respiro si fa affannoso e una patita di sudore mi ricopre la schiena, mentre il dolore al petto si fa pungente.

Sei troppo debole.”, non mi basta come avvertimento.

Cerco di nascondermi tra le macerie mentre avanzo.

La colonna di fumo si fa più vicina e più intensa, cominciano a bruciarmi gli occhi.

Mi copro la bocca con una mano, cercando di farmi strada tra tutto quel fumo.

Un altro urlo mi trapana gli orecchie e mi fa vibrare il cuore in petto.

È così vicino che potrei toccarlo nell'aria.

Perché, perché devi fare sempre il buon samaritano e andare a soccorrere tutte le persone in pericolo che ci sono nell'Arena? Lo sai che vogliono ucciderti, lo sai che dovresti lasciarle morire, vero?”

Scuoto la testa, quasi per scacciare via quella voce petulante dalla mia testa.

Non m'importa.

Una figuretta sottile mi si para davanti, piegata in ginocchio per terra, coperta di fuliggine, terra e sangue.

La riconosco all'istante.

- Ayra? -

Lei si volge appena, mostrandomi il bel volto sciupato da una cicatrice che le renderà per sempre impossibile usare l'occhio sinistro.

Le sue labbra screpolate si schiudono appena in una “o” di sorpresa, mentre il mio sguardo cade sul corpo esanime ai suoi piedi.

Mi getto al suo fianco e la prima cosa che faccio è poggiare due dita sul collo di Gustav.

Gli occhiali di traverso, che per chissà quale miracolo sono sopravvissuti all'Arena, il viso sbiancato, i capelli resi stopposi dalla sporcizia: non sembra neanche più lui.

- È ancora vivo, sento il battito. Dobbiamo portarlo via di qui. -

Ayra mi annuisce soltanto, come se non avesse più la voce per parlare.

Vorrei chiederle che cosa è successo, ma evito di farle domande: probabilmente è troppo sotto shock per dirmi una cosa qualsiasi.

Guardo la ferita sul suo volto e lo stomaco mi si stringe.

C'è un sacco di sangue, troppissimo, e la ferita è abbastanza profonda da far intravedere lo zigomo sbucare dalla carne.

Chi possa averle questo non deve essere lontano: è recente.

A due braccia di distanza intravedo il punto d'origine dell'esplosione: la carcassa di una macchina ormai carbonizzata. Tutto intorno ci sono brandelli di quello che è stato cibo, garze mediche e ogni genere di medicinale.

Forse i Favoriti le hanno teso una trappola. Forse ci sono capitato in mezzo.

I miei occhi sfrecciano da un punto all'altro, cercando di intravedere tra il fumo la figura che da cui deriverà la nostra morte.

Ma non arriva nessuno. Il calore e lo scoppiettare del fuoco mi brucia la pelle, tanto che ormai sono zuppo di sudore, e mi sento cuocere lentamente.

- Andiamocene di qui, dai. -

Le dico, con un sorriso.

L'unica cosa che Ayra fa è annuirmi ancora. Non credo che mi abbia sentito, non veramente.

Mi passo un braccio di Gustav intorno al collo, mentre lo cingo per sollevarlo.

Non appena provo a caricarmi addosso il suo peso una fitta di dolore mi inchioda al terreno.

Stringo i denti, non posso lasciarlo qui, non me lo perdonerei mai.

Mentre sono impegnato a cercare di tirare su il peso non proprio piuma di Gustav, agli angoli del mio campo visivo una freccia attraversa sibilando l'aria.

Non ho il tempo di dire “attenta!” che la punta della freccia si conficca nel cranio di Ayra.

Non emette nemmeno un gemito mentre si accascia, morta, al suolo.

Un urlo mi nasce in gola mentre il cuore schizza alto verso le stelle.

L'adrenalina mi acuisce l'udito, tanto che riesco a sentire la corda di un arco che si tende, pronta a scagliare un'altra freccia, quella destinata a me.

- Pensavo che non avrei mai avuto l'occasione di ucciderti. -

Dice una voce in mezzo al fumo.

La sua figura s'intravede a stento.

Strizzo gli occhi mentre sento le lacrime scendermi sul volto.

Il sangue di Ayra si spande in un laghetto tutto intorno ai suoi capelli scuri.

Ha ancora le labbra spalancate, come in un urlo silenzioso, l'ultimo.

Sento ancora il suono della corda che vibra, pronta a essere rilasciata per scagliare la freccia.

Il fumo si dirada leggermente. I miei occhi si spalancano nel vuoto.

- Oh su, non fare quella faccia, dovevi aspettartelo alla fin fine. -

Stringo i pugni e i denti, la bile mi riempie la bocca.

- Mi hai spinto ad uscire per potermi prendere da solo. -

- Che dire, ci ho messo un po'. - Anthya ridacchia e scuote la testa - Tom, mi dispiace veramente. Ma io devo proteggere me stesso, sai? E ho ricevuto un'offerta migliore. -

- Sei in combutta con Mizar. -

Sento la mia voce da molto lontano.

Non riesco a guardare Anthya in faccia senza sentirmi male.

Era lui, era lui la serpe in seno, il traditore e l'assassino. E io ci sono cascato con tutte le scarpe, dubitando di Ria.

Magari adesso lei è morta, lei e Astrid.

Il cuore mi si stringe in petto. Percorso da tremiti incontrollabili sento che potrei dare di stomaco da un momento all'altro.

Eppure sento le labbra che si sollevano in un sorrisetto.

- E quindi sei venuto per la mia esecuzione. E che ne è stato di Astrid e Ria? -

- Oh bhè, a loro ci penserà chi di dovere. -

Gli ha detto dove sono!” urla la mia voce interiore.

La voglia di scattare in piedi e tornare verso le ragazze mi prende le viscere, tanto che riesco a stento a resistervi.

- E ora che vuoi fare, trafiggermi con una freccia come hai fatto con lei? -

Indico il corpo ancora caldo di Ayra. Qualcosa dentro di me mi dice che dovrei seppellirla, seppellirla e farla riposare in pace, impedendo agli Strateghi di rubare il suo cadavere. Ma so che sarebbe inutile, perché loro troverebbero comunque un modo per portarla via.

Le lacrime si fanno caustiche sul mio volto.

- Veloce e indolore, non sentirai niente. -

Anthya socchiude un occhio e punta la freccia al centro esatto della mia fronte.

Ancora sorrido.

- Pensi che uccidendomi ti salverai la vita? C'è un solo vincitore Anthya, e non sarai tu. Mizar ucciderà tutti ad uno ad uno. Non c'è speranza di salvezza. -

- Chi ti dice che non sarò io ad ucciderlo. -

Ribatte lui. Sembra che la sua sicurezza vacilli per un attimo, ma poi torna a farsi ferma.

- Me lo dice il fatto che lui avrà già premeditato il suo omicidio, e sarà pronto a farti fuori non appena avrai scagliato quella freccia. - gli rivolgo un'occhiata loquace - Se davvero sei in combutta con loro, sai dove si nascondono, e sai che probabilmente ci stanno guardando in questo momento. Non ti basta per capire che sarai il prossimo a morire? -

La mano gli trema, abbassa leggermente l'arco, abbastanza perché la freccia punti sulla mia giugulare e non più al centro della fronte.

Mi sembra abbastanza per scattare in avanti.

Mi getto su di lui prima che possa capire che cosa sto facendo.

Quando scocca la freccia gli sono già addosso e quella si conficca lontano, da qualche parte nel terreno.

Rotoliamo a terra, mi cade sul petto e sento l'aria schizzarmi via dai polmoni dolorosamente.

Vedo il baluginio di una lama.

Anthya ha tirato fuori un coltello dallo stivale.

Per istinto gli afferro il polso, impedendogli di farmi pugnalare al cuore.

- Muori una buona volta. -

Dice lui tra i denti. Sulla faccia ha dipinta l'espressione del panico, dell'orrore. Non vuole morire.

All'improvviso capisco che è solo un ragazzino, e che come tutti i ragazzini ha paura di morire, di provare dolore, di rimanere freddo gelido e senza vita, di lasciare tutte le persone che ama prima del tempo.

È come me, come tutti. È un Tributo.

Una lacrima gli brilla all'angolo dell'occhio destro.

Lo disarmo allargandogli le dita ad una ad una, e lancio lontano il coltello.

Lui da in un urlo disperato e si getta per recuperarlo.

Lo afferro per una caviglia e lo faccio crollare al suolo, facendogli sbattere il mento sul terreno.

Vedo me stesso che corre verso il coltello.

Anthya mi placca e cado a terra, dalle labbra mi esce un “ouf” di dolore.

Lui sghignazza e si abbassa per prendere l'arma. Gli tiro un calcio dritto sul naso. Uno schizzo di sangue sgorga subito dal punto ferito. Sotto il piede ho sentito il chiaro rumore di un osso rotto.

Cade all'indietro, gemendo come un animale, con le mani sul naso.

Le mani mi corrono verso il manico del coltello.

Anthya ha il viso imbrattato di sangue, tanto che non riesce neanche più a vedere. Vaga lamentandosi, ondeggiando come un'ombra.

Mi rigiro il coltello tra le mani. Il respiro si tranquillizza, il cuore diminuisce i battiti, la mente si svuota, un ghigno mi nasce sul volto.

Alzo il braccio senza pensarci. Non sono io a muoverlo, non più.

Il coltello cala con furia su Anthya, conficcandosi una, due, tre, quattro, cinque volte nel suo petto.

I suoi occhi si sgranano e diventano opachi.

Smette di agitarsi, smette di gemere. Con un tonfo si accascia a terra, mentre il sangue mi ricopre le mani, caldo, viscido.

Il coltello mi cade di mano e si conficca nel terreno, dritto e alto come una lapide.

Mi avvicino a Gustav, respira appena.

Lo sollevo senza sforzo, assurdo quando sia leggero adesso. Me lo carico sulle spalle e mi allontano, ignorando le mie scarpe che affondano in una pozza di sangue.

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The Corner

Ciao a tutti!
Finalmente abbiamo visto che fine ha fatto il nostro Gustav...ma riuscirà a sopravvivere?
E Astrid e Ria?
Il primo omicidio di Tom...chissà come si sente...
Prossimo appuntamento, giovedì 7 Novembre!
   
 
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