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Autore: Laylath    30/10/2013    3 recensioni
Se c’era una cosa che il sergente maggiore desiderava era che nella sua squadra ci fosse totale armonia… e dato che Hayate era il cane del tenente (e… forse, un pochino anche suo), lo considerava come parte integrante di essa.
Ma poi… come si faceva ad odiare i cani?
Perché Fury aveva appena preso la decisione di guarire Breda dalla sua paura per i cani.
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kain Fury, Team Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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Capitolo 2.
Prendere in mano la situazione.
 
 

La mattina successiva l’alchimista di fuoco camminava con la sua assistente per i corridoi del Quartier Generale, preparandosi ad iniziare una nuova giornata di lavoro.
Il colonnello aveva riflettuto profondamente su quanto era successo la sera prima, ed era arrivato alla conclusione che quello che aveva provato non era gelosia nei confronti del tenente, assolutamente… era semplicemente difficoltà nell’accettare il fatto che un novellino come Fury avesse accesso ad una zona off-limits come l’appartamento della donna: un posto dove lo stesso Mustang non era mai stato.
Non era concepibile che il sergente avesse quel privilegio prima di lui: era un farsi beffe dei gradi troppo grave.
E dunque, proprio mentre infilava la chiave dell’ufficio nella serratura, si ritrovò a dire:
“Non mi pare il caso che inviti Fury a casa tua, tenente.”
“Signore?” si sorprese la donna, girandosi a guardarlo con incredulità.
“Perché tanta premura per quel cane? Insomma, voglio dire, Fury è comunque un tuo subordinato oltre che mio… non mi pare decoroso. Ed il cucciolo lo puoi portare qui in ufficio anche tutti i giorni: faremo un’eccezione al regolamento.” si spiegò meglio Mustang, aprendo la porta ed entrando.
“Beh, non vorrei creasse troppa confusione: – scrollò le spalle lei, con il solito spirito pratico – è ancora piccolo e vorrei addestrarlo un minimo prima di portarlo qui con regolarità. E poi Fury in questi primi tempi tenderebbe a distrarsi eccitato com’è dall’arrivo di Hayate, mentre in orario d’ufficio deve compiere il suo dovere: è una cosa che va fatta a piccoli passi, per entrambi. Quanto al decoro… colonnello, parla proprio lei che ha decine di scheletri nell’armadio? – lo sguardo penetrante degli occhi castani fu molto eloquente – E poi Fury viene solo a trovare Hayate, la prego di non farsi venire in mente assurde idee, totalmente fuori luogo.”
Mustang sospirò, in parte sorpreso ed in parte tranquillizzato da quelle spiegazioni razionali.
Però l’idea di un soldato di sesso opposto a casa sua le sembrava così innaturale…. Certo, ovviamente era consapevole del particolare legame che univa la sua assistente al sergente: se doveva essere sincero era stato in parte lui a provocarlo, invitando la donna a prendere il giovane sotto la sua ala  protettiva quando era appena entrato in squadra. Però tra Fury ed il tenente, nonostante le apparenze, c’erano solo tre anni di differenza o poco più e lui era comunque un maschio e…
“Buongiorno, colonnello. Buongiorno, tenente.” salutò l’oggetto delle riflessioni dell’alchimista.
“Buongiorno a te, sergente.” sorrise la donna, mentre Mustang si limitò a borbottare qualcosa di simile ad un saluto.
“Come sta Hayate, signora? – si informò subito, con premura – Ha passato una notte tranquilla? Le ha creato molti problemi?”
“Non ti preoccupare: – lo tranquillizzò lei – ha mangiato e ha dormito nella cuccia che gli ho preparato. Gli ho lasciato da mangiare, da bere e anche un vecchio pupazzo per giocare: starà tranquillo per tutta la giornata.”
Mustang guardò la reazione estasiata del sergente e si rimproverò.
Andiamo, stava parlando di Fury… discorsi di quel tipo erano totalmente da escludere: sicuramente il sergente era così ingenuo da credere ancora che i bambini li portasse la cicogna.
Forse si era solo fatto condizionare dal suo ego.
 
“Vai avanti tu e dimmi se c’è quella bestia.” ordinò Breda, dando una spinta ad Havoc e incitandolo a superarlo.
Il sottotenente era di pessimo umore: aveva scoperto che il cane era stato adottato dal tenente e dunque sarebbe stato inevitabile avere di nuovo dei rapporti con lui. Non era giusto: eccetto qualche incontro casuale era riuscito ad evitare quegli animali per tutta la sua vita e adesso si trovava ad avere a che fare con uno di loro in maniera così stretta.
Tutta colpa del sergente.
Una piccola parte di lui si rimproverò, dicendosi che il ragazzo l’aveva raccolto senza alcuna malizia o cattiva intenzione, anzi sicuramente era il contrario. Ma la parte terrorizzata della sua persona, ossia circa il novantanove per cento, aveva appena relegato Fury nella lista nera dei nemici più pericolosi.
Mettergli vicino un cane voleva dire renderlo nervoso, privo della capacità di pensare correttamente e con lucidità, insomma totalmente incapace di essere il brillante soldato che era e che si vantava di essere.
Dannazione al tenente: perché doveva essere così indulgente con lui proprio in una simile occasione?
Non che Breda desiderasse che a quell’animale accadesse qualcosa di sgradevole, ma semplicemente lo voleva il più lontano possibile da lui e dal suo personalissimo territorio. E quel territorio includeva anche le persone che lo frequentavano, ossia la sua squadra.
“Ehi, via libera: – gli annunciò Havoc, uscendo dall’ufficio e facendogli un cenno – il cane non c’è.”
“E’ già un inizio…” borbottò il rosso, non potendo comunque fare a meno di guardarsi attorno con sospetto.
Nonostante tutto ne sentiva ancora la pericolosa presenza.
 
Anche se il cane non era fisicamente presente, Fury ne continuava a parlare.
“Davvero è riuscito a capire di che razza si tratta, maresciallo?” chiese con entusiasmo
“Probabilmente si tratta di un incrocio: dovrebbe essere almeno in parte Shiba Inu ed in parte un Husky a giudicare dal colore del pelo e dalle orecchie, – rispose l’uomo con sicurezza – ma bisogna aspettare che cresca. L’ husky è una razza di origini nordiche, la classificazione superiore successiva è Canis lupis familiaris, in genere è di taglia media: ben proporzionato, movimento sciolto ed elegante. Era allevato già nelle antiche tribù per trainare le slitte e…”
“Dannazione, Falman, possibile che tu sappia tutto anche dei cani?” sbottò Breda, sbattendo con decisione il rapporto che aveva nella scrivania.
Il maresciallo ed il sergente lo fissarono con perplessità.
“Non volevamo fare niente di male.”protestò debolmente il ragazzo.
“Già, tu non vuoi mai fare niente di male, sergente! Però hai portato qui quella bestia e anche quando non c’è ne parli di continuo!”
“E’ che sono felice di avergli trovato…”
“Appunto, gliel’hai trovata una dannata casa. Adesso il cane è del tenente: smettila di parlare di lui e pensa a lavorare.”
Fury era così sorpreso dalla sfuriata di Breda che si mise alla propria scrivania a far finta di riparare una radio che in realtà funzionava benissimo. Lanciò un’occhiata interrogativa ad Havoc, ma il sottotenente gli fece un rapido cenno di continuare a lavorare e stare zitto. Anche Falman, il tenente ed il colonnello erano rimasti abbastanza interdetti per quella scena, ma poi aveva scosso il capo con rassegnazione e avevano ripreso la loro mattinata di lavoro.
 
“Si chiama cinofobia: ossia paura persistente, anormale e ingiustificata dei cani o della rabbia che questi potrebbero trasmettere…” dichiarò Falman quando lui e Fury furono soli in mensa per la pausa pranzo dato che Breda, quel particolare giorno, aveva deciso di evitare il più possibile il sergente.
Il ragazzo ascoltò incredulo quella definizione: non riusciva a capacitarsi che un soldato di valore come Breda potesse avere paura dei cani.
“Ma Hayate è così piccolo! – protestò – Capisco aver paura di cani grandi e aggressivi, ma…”
“No, non è così: la paura può essere diretta solo verso alcune taglie o razze, ma il sottotenente è affetto dalla forma di cinofobia verso tutto il mondo canino. Non è in grado di pensare razionalmente: il fatto che il cane sia ancora un cucciolo inoffensivo non significa nulla.”
Fury si mise a braccia conserte e fissò il suo piatto ancora a metà con aria riflessiva.
Era profondamente dispiaciuto da quanto era successo: provocare simili difficoltà al sottotenente Breda era l’ultima delle sue intenzioni. Ora che ci pensava quando i suoi colleghi avevano scoperto Hayate in ufficio la reazione del rosso era stata esagerata, ma il ragazzo non ci aveva pensato più di tanto.
Si era così affezionato a quel cagnolino: l’idea che uno dei suoi amati compagni lo odiasse lo faceva sentire profondamente a disagio. Se c’era una cosa che il sergente maggiore desiderava era che nella sua squadra ci fosse totale armonia… e dato che Hayate era il cane del tenente (e… forse, un pochino anche suo), lo considerava come parte integrante di essa.
Ma poi… come si faceva ad odiare i cani?
Lui ne avrebbe sempre voluto uno, ma per quanto vivesse in campagna i suoi non avevano mai voluto animali in casa. Si era sempre dovuto accontentare di fare amicizia con gli uccellini o qualche scoiattolo: ma non erano animali molto propensi a farsi accarezzare o giocare con lui… mangiavano le briciole che offriva loro ed il massimo che gli consentivano era di avvicinarsi più del previsto.
“Fury?” lo richiamò alla realtà il maresciallo.
“Eh?”
“A che stai pensando?”
“Ecco io… - il sergente esitò qualche secondo, mentre il suo cervello iniziava a macinare una strana idea – signore, lei che sa tutto, esistono delle cure per la cinofobia?”
Falman lo fissò interdetto.
“Da quello che ho letto ci sono alcune terapie per aiutare chi soffre di questa fobia, però non credo che…”
“Oh, la prego, signore! – supplicò il giovane, sporgendosi verso di lui – Mi dica tutto quello che sa! Anzi, se ha qualche libro in merito la prego di prestarmelo.”
“Se proprio insisti…” annuì il maresciallo, sempre più perplesso.
Fury annuì con decisione: per una volta tanto avrebbe fatto qualcosa lui per i suoi compagni.
Avrebbe guarito il sottotenente Breda dalla sua fobia per i cani.
 
Quella sera, mentre stavano per uscire, il tenente disse a Fury.
“Allora, sergente, dopodomani vuoi passare a trovare Hayate?”
“Davvero non la disturbo, signora?”
“Ma figurati – scrollò le spalle la donna – e poi sarà felice di vederti. Ancora non voglio portarlo fuori casa a fare passeggiate, considerato che è molto piccolo e poi con questo freddo potrebbe ammalarsi: di certo gli farà piacere poter giocare con te per un’oretta o due.”
“Sarebbe meraviglioso, tenente! – sorrise Fury, estasiato all’idea. Però si incupì immediatamente – Oh, però poi troverei la mensa chiusa, non credo di…”
“Se è questo il problema puoi cenare da me.” si trovò a proporre il tenente, mentre il colonnello e Havoc, presenti nell’ufficio, la fissavano interdetti.
“Eh? Oh, ma io…” arrossì il sergente con imbarazzo.
“Vedi un po’ tu: – scrollò le spalle lei – non mi crea problemi preparare per una persona in più.”
Fury esitò, tremendamente indeciso se abusare della gentilezza della donna o rinunciare a vedere il suo amico peloso.
“Se è sicura che non creo troppi problemi…” mormorò infine.
“Mica ci stai venendo tutti i giorni, sergente. – dichiarò la donna, avviandosi verso la porta – Buonanotte a tutti.”
 
“Havoc – dichiarò Mustang quando rimase solo con il sottotenente – ti rendi conto della situazione?”
“Colonnello?”
“Il sergente andrà a casa del tenente… è qualcosa di totalmente fuori dal consentito
Havoc rifletté qualche secondo sulle fantomatiche regole anti fratellanza che vigevano nell’esercito. Certo, non era consentito avere delle relazioni con altri soldati, specie per i più alti di grado, in modo da non creare favoritismi e….
“Colonnello… è… è il ragazzino. Insomma, non credo nemmeno che Fury sappia cosa c’è sotto la biancheria delle ragazze e… figuriamoci se lui ed il tenente. Ma dai! Solo l’idea mi fa ribrezzo… sa tanto di perversione!”
“Se la smettessi di fare il porco, magari potremmo pensare ad un piano. Non è la questione di quello che faranno, ma dobbiamo proteggere la nostra squadra dai pettegolezzi: soldato e soldatessa da soli nella stessa casa non vanno bene.”
“C’è anche il cane: – ricordò Havoc, con una risatina – e secondo me il sergente sarà più interessato a lui che al resto del mondo. Anche se davanti a lui mettessimo una donna nuda lui continuerebbe a giocare con quel cucciolo”
Ma Mustang aveva appena deciso che quell’incontro a due (più il cane) non andava bene: aveva la dignità della squadra da difendere e l’ultima cosa che voleva erano eventuali pettegolezzi su una relazione tra la sua assistente ed il suo tecnico delle comunicazioni.
“In ogni caso, io e te faremo qualcosa.” dichiarò, posando la mano sulla spalla del biondo
 
Totalmente ignaro dei disastri che si stavano preparando, Fury nella sua camera del dormitorio, stava sdraiato prono nel letto e sfogliava con attenzione il libro di psicologia che il maresciallo Falman gli aveva prestato.
Non appena avesse carpito tutti i segreti della cinofobia, avrebbe iniziato una terapia per aiutare il sottotenente Breda.
 
Proprio in quel momento il sottotenente rosso sentì un brutto brivido lungo tutta la schiena.
Guardando la cena che si stava preparando si accorse di non avere molto appetito… spense il fornello e lasciò la padella: tutto ciò era molto grave.
La presenza del cane continuava ad aleggiare su di lui.
Smettila di pensarci! – si rimproverò, scuotendo la testa – Vedrai che Fury la smetterà di parlare di quella cosa e tutto si sistemerà.
Ma sì, sarebbe andato tutto bene… era lui che si stava facendo troppi problemi.
Si girò verso l’angolo cottura dove giaceva la padella con la sua cena.
No, non era proprio il caso di saltare un pasto per colpa di quella bestia.
 
 
  
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