Fanfic su attori > Jared Leto
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Autore: artemide82    16/04/2008    1 recensioni
Autunno a New York, un attore che cerca di calarsi nella parte...ed una ragazza che gli ricorderà il sapore di certi momenti.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CI SIAMO QUASI...

QUESTO ED IL PROSSIMO CAPITOLO SONO DEDICATI A CHI ERA LA' QUELLA NOTTE.

LEGGENDO VOI CAPIRETE PERCHE'...








La notte di Parigi stranamente non era fredda, nonostante il silenzio diffuso denunciasse l'ora inoltrata.

Viola era circondata da gruppetti più o meno numerosi di ragazze e ragazzi, i colori predominanti del loro abbigliamento il rosso , il bianco, il nero. Lei con il suo cappotto verde acido stonava là in mezzo, e se ne stava per questo un po' discosta dagli altri, da sola. Lontana dal tipo di eccitazione che pervadeva gli altri, ma come loro in attesa.

Fumava una sigaretta appoggiata di spalle ad un'alta e impenetrabile cancellata.

Mentre con il piede spegneva il mozzicone a terra il grido che si alzò dalla piccola folla attirò la sua attenzione, tutti si accalcarono al cancello, lei semplicemente si voltò a guardare al di là delle inferriate, in prima fila.

E Jared apparve, completamente (e assurdamente) vestito di un bianco immacolato, sembrava emanare una luce propria sotto la gialla luce dei lampioni, era ancora più bello di quanto ricordasse mentre si avvicinava a passo elegante e sicuro attraverso il piazzale deserto.

Scambiò qualche parola con le persone lì presenti, firmò qualche autografo, decine di voci chiamavano il suo nome mentre una cascata di flash si abbatteva su di lui.

Spostandosi lungo il cancello si trovò finalmente davanti a lei, che era rimasta lì, in attesa, incapace anche solo di pronunciare il suo nome. Finalmente quegli occhi blu si alzarono ad incontrare i suoi ed un lampo di riconoscimento lì attraversò.

    Viola sorrise appena, ma nessuna espressione lieta apparve sull'altro volto. Jared rimase di sasso, poi un'espressione di rabbia e odio si impossessò dei suoi tratti, deformandoli.

    - Che cazzo ci fai qui? - le disse – tornatene a casa. Aggiunse poi voltandosi ed andandosene.


Viola spalancò gli occhi nel buio della stanza di hotel, travolta da un'ondata di dolore così assoluta da togliere il respiro, di quel dolore così amplificato e senza freni tipico dei sogni.

Senza neanche accendere la luce si alzò da letto e corse alla finestra, spalancandola. Un conato di vomito la colse all'improvviso e tossì diverse volte prima di riuscire a riprendere il controllo del proprio corpo, cercò freneticamente un po' d'ossigeno,e solo dopo aver preso alcuni respiri profondi della gelida aria notturna riuscì a calmare il panico che l'aveva colta, ad allontanare quella sensazione terribile relegandola solo al ricordo volubile di un sogno. Restò solo il tremito violento del suo corpo, l'adrenalina che scorreva a fiumi nelle sue vene.

Spossata come dopo una lunga corsa riuscì finalmente ad alzare lo sguardo sul pezzo di città che si stendeva ai suoi piedi. E gli occhi corsero veloci al grande complesso del locale che si stagliava poco lontano dalla finestra dell'Holiday Inn dove alloggiava. Domani sera il gruppo di Jared si sarebbe esibito proprio in quel locale. Il biglietto giallo e viola giaceva sul tavolino, fermato dal posacenere stracolmo.

Paure, paure e ancora paure.

Meg in fondo aveva ragione.

Il suo orgoglio ed i suoi meccanismi di difesa l'avevano costretta a negare i suoi sentimenti ed il suo coinvolgimento in quella storia per non dover affrontare il suo smarrimento ed il terrore che sotto vi si celavano.

Era cominciata in maniera naturale, innocente, e lei per prima aveva spinto gli eventi perchè prendesse quella direzione precisa.

Perchè le somigliava quella situazione, non alterava quel suo perfetto equilibrio nel caos.

Ed invece adesso tutto era miseramente crollato su se stesso. Travolgendola. Era inesorabilmente caduta vittima del suo fascino edera stata risucchiata da quel buco nero che era Jared Leto.

Per lei era una cosa difficile da accettare, ci mancava solo quel sogno che le spediva davanti agli occhi una paura che neanche sapeva di avere.

Quella di essere rifiutata da lui.

Perchè davvero Jared aveva fatto molti passi verso di lei. In qualche modo era riuscito ad essere presente nella sua vita nonostante il tempo, la distanza e tutti i casini e gli impegni del suo lavoro. Lei ne era cosciente e anche se aveva sempre cercato di svicolare e di non fargli notare di aver capito, aveva colto dal primo momento quella muta richiesta nelle sue telefonate, quel suo discreto e intelligente modo di forzare le cose, di tirarla sempre più verso di sé, verso qualcosa di più stabile, di una qualche sorta d'impegno.

Aveva cercato di sottrarsi ma non era riuscita a troncare del tutto. Non ne aveva avuto la forza, e dopo un po' aveva avuto come la sensazione che se anche ci fosse riuscita in qualche modo lui non glielo avrebbe permesso.

Credeva, Viola, di avere il controllo di tutto quello che la circondava, di tutto ciò che era quella vita che si era scelta e costruita, ed ora in qualche modo lui riusciva a ribaltare tutto: con pazienza e talento aveva lavorato lentamente ma inesorabilmente tessendo la sua tela intorno a lei.

Ed evidentemente essere a Parigi, presentarsi da lui, equivaleva chiaramente per lei all'essere caduta infine i quella tela, e in qualche modo sentiva che anche Jared l'avrebbe pensata così...

    - se vuoi una cosa la ottieni, vero Mr Leto? Testardo e determinato fino all'inverosimile. Sono stata un'ingenua e ti ho sottovalutato. Dannati siano il tuo ego, il tuo fascino e la tua intelligenza.

Mormorò piano più a se stessa che ad un immaginario lui.

La verità era che le faceva male pensare che il suo equilibrio si sarebbe spezzato, che la sua vita a New York non sarebbe stata più la stessa. Ma d'altra parte per una misteriosa legge cosmica quando il meccanismo dei cambiamenti si mette in moto gli eventi si susseguono ad una velocità sempre maggiore fino a mettere la parola fine. E pareva proprio che l'entropia avesse preso di mira il suo angolino di Village in quei mesi che lei lo volesse o no. Lui aveva deciso di entrare in un bar una sera ed in pochi mesi tutto era cambiato: a Meg era stata proposta una cattedra in un college in Luisiana ed aveva accettato. Martin sarebbe diventato padre, Bob aveva deciso lasciare il Moby's e cominciare un lungo viaggio intorno al mondo...

ma in fondo non poteva certo dare la colpa a Jared di tutto questo, a meno che non fosse stato un oscuro demone del caos...e doveva ammettere che in qualche occasione lo aveva pensato...no, in fondo lui era solamente qualcosa che era capitato, così come l'inatteso successo, era il modo del destino per dirle che era ora di schiodare le tende e vedere cosa le offrisse la vita, che era ora di andare avanti e dire addio a quella parentesi così dolce e necessaria nella sua formazione che era stata il Village per lei, ed attaccarcisi con le unghie e con i denti come aveva fatto in quei mesi non sarebbe servito a fermare il tempo o a far retrocedere gli eventi, sarebbe servito solo a perdere un'occasione di felicità e a portare rimpianti.

In fondo Meg era sempre stata così saggia...e la pervicacia e la scaltrezza di Jared non erano stati una cosa così negativa per lei...

ok, ok...avevano vinto loro: avevano vinto Jared, il tempo, il caos, il destino o chi per loro!

Al suo orgoglio bruciava ancora ma avrebbe cercato, per una volta, di lasciarlo dove si trovava adesso: imbronciato e offeso rintanato in un angolo.

  
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