Serie TV > Teen Wolf
Segui la storia  |       
Autore: Ely 91    30/10/2013    4 recensioni
[Isaac/Nuovo personaggio; Bromance: Scott/Isaac, Scott/Stiles]
Se fosse possibile riavere nel proprio branco Erica e Boyd?
È con questa speranza nel cuore che Derek, Peter, Isaac, Scott e Stiles si recano a Santa Monica, alla ricerca di un vecchio docente di storia che possa fornir loro delle informazioni, Jeff Jefferson.
Qui, tuttavia, le cose si complicano ulteriormente a causa di una serie di eventi inspiegabili che coinvolgono da vicino il nostro "pack". Riusciranno a ricomporre il proprio branco e a scoprire cosa davvero sta succedendo in città? Chi è il vero nemico che trama alle loro spalle?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isaac Lahey, Nuovo personaggio, Scott McCall, Stiles Stilinski , Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic
 

1x10 - SPERANZA

“Oh baby, baby, it’s wild world…”
Cat Stevens – Wild World

“Una nereide? Questo complica le cose”
La voce di Deaton risuonò dal telefono di Scott impostato in modalità vivavoce e posizionato sul tavolinetto del salotto di casa Parker, ormai divenuto una sorta di quartier generale. Tutti i presenti, difatti, erano riuniti nella stanza, in attesa di definire un piano di azione.
Cassidy era fuggita via lanciandosi dalla finestra e scomparendo nel nulla, proprio come acqua in evaporazione.
Stiles era seduto sulla poltrona, il piede mosso in continuazione a rivelare il nervosismo crescente. Non aveva proferito parola da quando avevano lasciato la fabbrica e nessuno aveva avuto il coraggio di interpellarlo per qualsiasi motivo.
“Dobbiamo trovarla, doc. Cosa può dirci al riguardo?” domandò Isaac.
Da quando aveva scoperto la vera identità di Cassidy, tanti pensieri erano passati in secondo piano. Aveva sentito meno la mancanza di Adena, o forse aveva solo convinto sé stesso che fosse così. Di una cosa però era certo: era l’ultima persona che avrebbe voluto vedere al momento.
Jackson e Allison erano in un angolo, entrambi con le braccia incrociate contro il petto, l’espressione seria. Era la prima volta che il licantropo collaborava davvero con loro ed Isaac si ritrovò a pensare che in qualche modo quello fosse il suo riscatto, dopo aver lasciato dietro di sé, seppur involontariamente, una scia di sangue in quanto Kanima.
“Le Nereidi, come vi ha detto la stessa Cassidy, sono delle ninfe marine, tanto belle quanto pericolose. Ciò che le contraddistingue dagli altri comuni essere umani è la pelle lattea e la voce soave”
“Ecco spiegata la sua incantevole voce” asserì sprezzante Peter.
Stiles chiuse per un attimo gli occhi, rievocando il suono del suo timbro melodioso che lo aveva incantato fin dal principio; ora riusciva solamente ad odiarlo.
“La mitologia narra che esse siano particolarmente terribili con chi interrompe il loro riposo, o, nel caso di Cassidy, con chi riesce a scatenare la loro ira con qualche gesto ritenuto offensivo; sono esseri particolarmente suscettibili, richiedono rispetto e reverenza e doni. Hanno la capacità di  far impazzire le persone fino a portarle a gesti estremi oppure di farle cadere in un sonno dal quale è impossibile svegliarsi o comunque dal quale se ne esce turbati, preda a pazzia. Possono anche provocare malattie gravi nei loro bersagli o rapire bambini dalle loro culle”
“Questo spiega tutto!” affermò Scott. “Spiega il ragazzo fuori controllo della sparatoria, il suicidio dell’uomo in piscina…”
“…la scomparsa del neonato…” aggiunse Derek.
“… il fatto che abbia fatto lanciare Jhonny dalla vetrata semplicemente guardandolo negli occhi…” continuò Isaac.
“…e la morte apparentemente naturale di Jeff…” appurò Peter.
“…ed i miei incubi” concluse Stiles, attirando l’attenzione su di sé.
“Quali incubi?” indagò Allison.
“Da quando l’ho conosciuta, il giorno della sparatoria, ho iniziato ad avere incubi molto reali, capaci di turbarmi profondamente, fin quando non sono arrivato al punto di sognare che Adena fosse il vero nemico e a crederci, cercando di convincere anche gli altri. Cassidy mi stava manovrando, stava spostando l’attenzione su Adena solo per poter ultimare il suo piano e uscirne innocente”
“Per aver usato proprio te, credo che in qualche modo tu l’abbia irritata” proferì Deaton, mentre ai presenti giunse il suono di un fruscio di pagine voltate velocemente, prima che tornasse a parlare “ha per caso sempre con sé uno scialle bianco o qualcosa di simile?”
Stiles crucciò lo sguardo, sorpreso da quella domanda. “Si, un foulard bianco da cui non si separa mai”
“Questo è molto importante, ascoltatemi bene. Chiunque riesca ad impossessarsi di questo indumento, potrà comandarla come se fosse una schiava, è questo il suo punto debole. Ed è questo il motivo per cui Cassidy non se ne separa mai”
Stiles strabuzzò gli occhi. “Ora lo so!” esclamò “ora so quando l’ho irritata!”
“Quando?” domandò Derek.
“E’ stata la mattina in cui siamo arrivati, quando ci siamo nascosti in quell’aula durante la sparatoria. Cassidy sembrava agitata ed io ho cercato di toglierle il foulard dal collo, ma lei mi ha immediatamente fermato, abbastanza innervosita, e poi si è giustificata dicendo che fosse un caro regalo”
“Credo tu abbia ragione” asserì Deaton “il tuo tentativo di toglierle l’unica cosa che davvero conta per la sua libertà deve aver offeso non poco la sua natura nereide”
“Adesso che facciamo?” domandò Jackson.
“Dobbiamo cercarla nei posti che è solita frequentare, non abbiamo altra scelta” affermò Scott.
“Dovremmo controllare in spiaggia, d’altronde l’acqua è il suo elemento” suggerì Derek.
“Anche a scuola, giusto per non tralasciare nulla. E all’associazione dove svolge volontariato” aggiunse Stiles.
“E casa sua?” chiese Isaac.
“Sarebbe solo una perdita di tempo” intervenne Lydia “un fuggitivo non torna mai a casa sua. E poi c’è la sua famiglia, che immagino non sappia nulla riguardo la sua natura. Giusto doc?”
“Esatto. Come per Adena, anche Cassidy è l’unico essere sovrannaturale della sua famiglia. Come per Lydia, lei è una banshee, ma i suoi familiari invece sono dei comunissimi essere umani. Certi geni non si manifestano tanto frequentemente”
“Allora dividiamoci tra scuola, spiaggia e associazione” concluse Scott “e speriamo di trovarla tanto facilmente o di scovare almeno qualche indizio che possa condurci nel luogo dove si nasconde”
“Un’ultima cosa” lo interruppe Deaton “il neonato potrebbe essere ancora vivo. Non è nella natura di una Nereide fargli del male”
I presenti si guardarono in volto, speranzosi. Forse potevano ancora salvarlo e quel pensiero comune aveva fatto battere i loro cuori più velocemente.


Scott apriva la fila, Isaac ed Allison camminavano qualche passo dietro di lui.
Tutti e tre erano in allerta, pronti a sfoderare gli artigli o a scoccare una freccia, se necessario.
Al buio della sera, l’oceano appariva come una distesa infinita, senza confini, un tutt’uno col cielo privo di stelle. L’umidità nell’aria era chiaramente avvertibile per i due licantropi, sapevano che presto avrebbe piovuto.
Da qualche parte risuonarono i rintocchi di un campanile. La mezzanotte era scoccata e Santa Monica sembrava una cittadina qualunque, tetra come mai era stata.
Allison cercò di concentrarsi sull’oscurità, non potendo usufruire di una vista speciale come quella dei due licantropi, pur di non pensare a quanto fosse imbarazzante quella situazione.
Dopo il suo breve flirt con Isaac, lei ed il ragazzo avevano finiti con l’evitarsi, proprio come aveva fatto con Scott precedentemente, non affrontando il discorso sul suo avvicinamento a quello che ormai era diventato un suo caro amico.
“Stiamo solo perdendo tempo” sbottò improvvisamente Isaac, spezzando il silenzio venutosi a creare “perché dovrebbe essere qui?!?”
“L’acqua è il suo elemento e non avendo altre piste più sicure da seguire, dobbiamo tentare, cercarla ovunque” gli ricordò Scott, il tono serio, lo sguardo rivolto pochi metri più avanti, alla ricerca di qualsiasi movimento sospetto.
Isaac calciò la sabbia, con rabbia. La frustrazione stava iniziando a renderlo irritabile. L’idea di aver avuto tutto quel tempo il vero assassino proprio sotto i loro occhi sembrava volerlo fare impazzire.
Allison lo osservò apprensiva. Non poteva comprendere pienamente i sentimenti del gruppo, ma adesso che li aveva raggiunti aveva tutta l’intenzione di andare fino in fondo con loro, come aveva sempre fatto.
“La prenderemo” disse semplicemente, cercando di infondere fiducia in entrambi.
Scott si voltò verso di lei e accennò un sorriso che la fece sorridere a sua volta, di riflesso. Erano sempre stati connessi e ora più che mai poteva sentirsi un tutt’uno con lui.  Forse non era troppo tardi per sistemare le cose, magari dopo tutta quella vicenda avrebbero potuto parlare di quel “noi” che aveva ella stessa bruscamente interrotto e poi ridotto in mille pezzi avvicinandosi a Isaac.
Quest’ultimo pareva essere sul punto di lanciare un grido dalla rabbia, e la cacciatrice non poté fare a meno di chiedersi se c’entrasse qualcosa anche quella ragazza di cui Deaton aveva parlato, legata, a dire del veterinario, a diverse persone nel branco e per diversi motivi, anche se a prima vista avrebbe potuto non sembrare così.
“Questa zona è quella dove più volte l’abbiamo incontrata” spiegò Scott, fermandosi di colpo “ed è ovvio che non si trovi qui. Non possiamo perlustrare tutta la costa di Santa Monica”
“Cosa facciamo?” chiese la ragazza.
“Raggiungiamo Stiles e gli altri”
“Avverto Lydia e Jackson e chiedo se da loro ci sono novità”. La ragazza scrisse velocemente il messaggio dal suo cellulare e pochi istanti dopo una vibrazione l’avvertì della risposta.
“Non è nemmeno a scuola. Andiamo all’associazione”


Lydia camminava un passo dietro Jackson, il ticchettio dei suoi tronchetti a fare da eco ai suoi passi nella scuola praticamente vuota a quell’ora della notte.
Gli artigli di Jackson erano in vista, pronti a difenderli nel caso Cassidy li avesse colti di sorpresa. Lydia non sapeva bene cosa dire al ragazzo, era imbarazzante ritrovarsi col suo primo amore dopo tutto quel tempo, dopo tutte quelle nottate insonni, dopo tutti i ragazzi che aveva usato solo per cercare di scacciare il ricordo dei suoi baci dalla sua mente. Ora invece  tutto le era sembrato così invano; il profumo di Jackson le si era di nuovo impresso nella memoria e quel semplice ricordo, come una sorta di domino, aveva risvegliato tutte le sensazioni assopite.
“So che non mi vorresti qui” le disse improvvisamente il licantropo, senza voltarsi.
“Non sto dicendo nulla” rispose la ragazza, con quel tono che avrebbe usato per ribadire qualcosa di ovvio in una maniera saccente.
“Questo è evidente” la schernì il ragazzo “ma non bisogna essere dei geni per comprendere il tuo fastidio”
“Non ho voglia di parlare di questo, specie ora” lo ammonì l’altra.
“Perché ti ho abbandonata?”
Quella di Jackson suonò come una provocazione, ma c’era della rabbia dietro quella frase, una rabbia che egli stesso faticava a mascherare; tuttavia quelle parole le strinsero il cuore in una morsa.
“Ti ho detto che non voglio parlarne!” esclamò Lydia, il tono di voce più alto di un’ottava.
Jackson si voltò, incatenando il suo sguardo dello stesso colore dell’oceano a quello verde di lei.
“Credi che l’abbia scelto io? Che abbia avuto voce in capitolo? Credi che sia felice di vivere a Londra, lontano da te, lontano da Danny? Credi che sia piacevole subire l’influsso della luna piena senza avere l’appoggio di un branco?”
Quelle parole la punsero come tanti spilli. Ovvio che non credesse che fosse piacevole per lui, ma questo non aveva reso le cose meno difficili per lei.
“E tu credi che per me sia stata una passeggiata vederti andare via, non poter trattenerti?” ribatté, avanzando di un passo e fronteggiandolo.
Jackson sospirò.
“Una volta non saremmo stati così sinceri l’uno con l’altra” asserì.
Lydia annuì, consapevole di quanto fosse maledettamente vero.
Lei e Jackson si erano amati, eppure il sentimento che aveva accompagnato tanti momenti della loro relazione era stato l’orgoglio. L’orgoglio che aveva impedito ad entrambi di lottare di più per la loro coppia, quando Jackson l’aveva lasciata poco prima del ballo.
“Siamo cresciuti” disse lei e stavolta accennò un sorriso, lasciando sfumare la rabbia di poco prima.
“Guardi ancora The Notebook almeno una volta a settimana?” le chiese Jackson, stupendola.
Lydia fece cenno di si col capo, non capendo dove il ragazzo volesse andare a parare.
“Ho il dvd, nella mia stanza a Londra. Non lo guarderò mai, ovviamente, ma averlo lì mi ha sempre dato l’impressione che fossi pronto a riceverti, nel caso tu un giorno fosti arrivata a sorpresa. Sai, io, te e quel film, come una volta”
La ragazza si mordicchiò un labbro, cercando di nascondere gli occhi lucidi.
“Perché mi stai dicendo questo?”
“Perché c’è sempre un posto per te, ovunque io mi trovi”
Lydia lo guardò, non nascondendo la sorpresa mista a commozione.
Le sembrò di avere davanti di nuovo quel Jackson che le aveva dato la chiave di casa sua, per quanto la ritenesse importante.
Il ragazzo roteò gli occhi e accennò uno dei suoi sorrisi sghembi. “Ora però basta sentimentalismi o finirò con l’assomigliare a McCall”
Lydia rise brevemente, tirando su col naso e sbattendo le palpebre per intrappolare quelle lacrime prepotenti sul punto di uscire.
Il suo cellulare annunciò l’arrivo di un  messaggio.
“È Allison, non hanno trovato nulla, stanno raggiungendo Stiles, Peter e Derek”
“Direi che nemmeno qui c’è traccia di lei, abbiamo controllato l’edificio da cima a fondo” asserì Jackson.
“Allora andiamo anche noi da loro”
Il licantropo annuì. Per la prima volta lui e Lydia – una banshee, ancora faticava a crederlo – stavano collaborando per qualcosa di più grande. Non erano più i ragazzi più popolari della scuola presi esclusivamente dai loro interessi; erano parte di un branco. Erano gli eroi.


Peter forzò la serratura della porta dell’associazione ambientalista semplicemente esercitando poca pressione in più del normale sulla maniglia.
Il più grande del gruppo entrò immediatamente all’interno e Stiles fece per seguirlo a ruota, ma Derek lo bloccò, poggiandogli la mano sulla spalla. Era la prima volta che Derek Hale lo sfiorava senza dargli un pugno o per minacciarlo; sembrava un contatto umano, un contatto tra amici.
“Cosa c’è?” chiese il ragazzo, incuriosito.
“Volevo solo dirti..” Derek fece una breve pausa, come a voler prendere coraggio “…che ti capisco”
Furono poche e semplici parole, ma colpirono Stiles più profondamente di quanto Derek stesso avrebbe potuto immaginare.
Il giovane Stilinski ripensò a tutte le volte in cui aveva colpevolizzato Derek, senza mostrare la minima comprensione nei suoi confronti, senza soffermarsi nemmeno un istante a pensare a come potesse sentirsi perso e tradito lo stesso licantropo, dopo la vicenda di Jennifer Blake.
“Adesso anche io ti capisco” asserì Stiles, con sincero rammarico. Si guardarono qualche attimo negli occhi, e quello sguardo fu come una pacca sincera, come quelle che lui e Scott si scambiavano ed equivalevano ad un abbraccio.
“Ehi voi due, volete entrare o resterete a dirvi cose carine per tutta la notte?” esclamò Peter, dall’interno del piccolo edificio.
Derek fu il primo a raggiungerlo e qualche secondo dopo anche Stiles si decise a fare altrettanto, affrontando l’impatto con quel luogo dove l’ultima volta aveva parlato con Cassidy, insieme a Scott, credendola un’innocente ragazza a cui avrebbe chiesto di uscire.
“Non è nemmeno qui, dobbiamo cercare il suo indirizzo e raggiungerla a casa” sentenziò Peter, ma Stiles scosse la testa.
“Come detto prima da Lydia, credo sia inutile. Se tutti ti stessero cercando, andresti nel primo luogo dove potrebbero cercare?”
Peter fece spallucce, conscio che il ragionamento della rossa ripreso da Stiles non fosse affatto sbagliato.
“E allora cosa facciamo?” chiese Derek, incrociando le braccia.
Stiles rimuginò qualche secondo, squadrando l’ambiente circostante, fin quando non fu colto da un’intuizione improvvisa.
“Le persone collegate alla fabbrica, escludendo Nathaniel, sono morte tutte? Forse Cassidy deve ancora ultimare la sua vendetta!”
“Cerchiamo i nomi dei responsabili allora!”asserì Derek. Stiles annuì e afferrò il suo telefono, cercando le informazioni necessarie.
“Bingo!” esclamò qualche attimo dopo, mostrando la pagina web di un quotidiano locale.
“Stottlemeyer, è l’unico socio ancora in vita!”
“Dove abita?” domandò Derek, impaziente.
“Cerco l’indirizzo” rispose il ragazzo, sorridendo appena qualche istante dopo.
West Street, 18
“Andiamo!” li incitò Peter.
In quell’esatto momento il telefono di Stiles squillò.
“Scott? Anche qui niente, ma abbiamo una pista! No, non venite qui, raggiungeteci in West Street 18, ti spiego tutto tra poco”
Stiles sospirò. Poteva affrontare tutto quello, il solo sentire la voce di Scott gli aveva donato nuova forza. D’altronde, loro erano fratelli.


La casa di Stottlemeyer in West Street 18 era immersa nel buio, ad eccezione fatta per una sola luce proveniente da una delle finestre del secondo piano.
L’auto degli Hale frenò a secco di fronte l’abitazione. In contemporanea un’altra Toyota frenò loro davanti, accostandosi sullo stesso lato. Da quest’ultimo mezzo scesero in tutta fretta Allison, Scott ed Isaac.
“Ragazzi!” esclamò la cacciatrice, avvicinandosi a Stiles. “Qual è il piano? Perché siamo qui?”
Il ragazzo non fece in tempo ad aprire bocca, che il rombo di una moto li bloccò. Jackson sgommò, per poi fermarsi a qualche metro dietro di loro, mentre Lydia si teneva stretta a lui, nel buio della notte.
“E quella da dove spunta?” chiese Scott. “Credevo fossero andati a piedi a scuola”
“Non ne ho la più pallida idea” asserì Allison, guardandoli sorpresa.
Jackson scese dal mezzo e aiutò Lydia a fare altrettanto, avvicinandosi al gruppo.
“Allora McCall, cosa ci facciamo qui?”
“Aspetta aspetta, quella moto?” tornò alla carica il licantropo.
“L’abbiamo presa in prestito fuori un pub” dichiarò Lydia, facendo spallucce. I presenti la guardarono stupiti.
“Ehi! Ho dieci centimetri di tacco, volete forse che mi vengano le vesciche ai piedi?” asserì, a sua discolpa, incrociando le braccia e imbronciando le rosee labbra carnose.
“Beh, noi d’altronde stiamo occupando abusivamente una casa, quindi…” constatò Isaac.
“Basta perdere tempo!” sbottò Derek “siamo qui perché Stiles ha scoperto che una persona responsabile della fabbrica è ancora in vita ed abita qui, è il signor Stottlemeyer”
“Capisco” disse Allison, annuendo lentamente, come se stesse soppesando le parole dell’alpha.
Il gruppo entrò dalla porta sul retro, lasciata incoscientemente aperta. Stottlemeyer doveva avere molta fiducia nella sicurezza cittadina.
Il piano terra dell’abitazione era immerso nel più completo silenzio e nell’oscurità. Scott raggiunse le scale e fece segno agli altri di seguirlo. Al piano superiore, la luce che avevano visto accesa dall’esterno illuminava ancora la stanza in fondo al corridoio, la cui porta era stata lasciata spalancata.
Fecero per muoversi lentamente e silenziosamente, ma quando un gemito strozzato raggiunse l’udito raffinato dei licantropi, Scott si precipitò a tutta velocità nella stanza, ritrovandosi davanti l’ennesimo spettacolo agghiacciante e, cosa più importante, Cassidy, altrettanto sorpresa di vederli. Il povero signor Stottlemeyer giaceva morto ai suoi piedi, gli occhi sbarrati e acqua che ancora gli colava dalla bocca, come se fosse affogato nel vasto oceano Pacifico.
“Bene bene, i nostri otto coraggiosi ragazzi sono riusciti a trovarmi, di nuovo” asserì sprezzante, sorridendo sadicamente. Stiles distolse lo sguardo da quel volto improvvisamente irriconoscibile per lui.
L’attenzione di Jackson cadde invece sull’ormai noto foulard annodato intorno al collo dalla carnagione lattea. Avrebbe voluto lanciarsi contro di lei e prenderlo, ma era lì per agire come membro di una squadra e sapeva quanto quella sua azione dettata dall’impulsività avrebbe potuto rivelarsi controproducente.
“Perché, Cassidy?” le chiese Scott “Perché hai fatto tutto questo per un delfino?”
“Un delfino?” Cassidy lo guardò quasi disgustata. “Perché hanno ucciso una creatura che appartiene all’oceano, proprio come me. Non avrei mai potuto perdonare un’azione simile. Non capite? Io ho agito per il bene, ho liberato Santa Monica dall’inquinamento causato da queste persone schifose, dalla feccia”
“L’omicidio non è mai una soluzione” proferì Allison “la rabbia annebbia la mente”
“Oh, abbiamo una filosofa guerriera qui” la beffeggiò l’altra, prima di cercare con lo sguardo Stiles, ancora immobilizzato.
“Stiles” stavolta il tono della nereide si addolcì “non volevo che finisse così”
“Eppure mi hai usato, facendomi fare tutti quegli incubi”
“Avrei potuto farti impazzire, portati al delirio, ma mi sono veramente affezionata a te” disse, caricando le parole come se fosse una sorta di scena teatrale “dunque ho solo fatto in modo che la colpa ricadesse su Adena e speravo che il tuo gruppo si sarebbe convinto a lungo andare. Ma tu hai rovinato tutto, venendo alla fabbrica oggi pomeriggio”
“Perché hai fatto in modo che sapesse che saresti stata lì con l’altro ragazzo allora?” stavolta fu Derek a parlare, il tono di voce duro, le mani strette nei pugni. Per lui era difficile stare lì dentro, lasciarla parlare, senza saltarle immediatamente alla gola e sapeva quanto suo zio condividesse il suo pensiero e probabilmente anche il suo beta, Isaac.
“In realtà non era quello il mio intento. Avevo lasciato trapelare quell’informazione, solo per poter giustificare la morte di Jhonny. Sarebbe passata come un incidente. Avrei detto che mi aveva condotta lì con l’inganno, quando invece il suo intento era morire lì, in quella fabbrica, sacrificandosi per la causa, con me come testimone. E Stiles avrebbe confermato tutto, nessuno, voi per primi, avrebbe dubitato di me. Adena sarebbe sempre stata l’unica sospettata e nella migliore delle ipotesi l’avreste uccisa voi, al posto mio”
Isaac sfoderò gli artigli di riflesso, lasciando che le sue iridi si colorassero d’ambra.
“Perché volevi ucciderla? Per tua informazione, Nathaniel non ha a cuore la sua figliastra acquisita” asserì Peter, con quell’accenno di sarcasmo tipicamente da lui.
“Non lo avete minimamente immaginato? Nathaniel diventerà immortale sacrificandola e dalle vostre facce vedo che ne eravate già a conoscenza come sospettavo”
“Dunque?” stavolta ad intervenire fu Lydia, quasi stizzita dalla frase lasciata in sospeso.
“Dunque non permetterò mai che uno di loro, un licantropo per giunta, ottenga l’immortalità. Ammazzerò Adena prima che sia troppo tardi, onde evitare sorprese, e poi sarà il turno di Nathaniel”
“Ma Jhonny? Cosa aveva fatto di male?” tornò a domandare Scott. Quel confronto prettamente verbale stava districando i fili di quella trama intrecciata nella loro testa.
“Jhonny sapeva troppo, proprio come il vostro amico Jefferson. Aveva scoperto che il rapimento del neonato era stato ad opera mia e avevo temporeggiato dicendo che avrei detto la verità dopo la fantomatica riunione del pomeriggio”
“Dov’è il bambino?” si intromise Allison, il tono di voce severo.
Cassidy rise. “Vi aspettate che ve lo dica? Illusi”
Passò appena qualche secondo da quell’ultima rivelazione, prima che Derek lasciasse che i suoi occhi diventassero rossi e le sue zanne comparissero in bella vista.
“Direi che questa chiacchierata illuminante ora sia giunta al termine…”
Derek la raggiunse con due semplici falcate, ma quando fece per colpirla, il corpo di Cassidy divenne acqua, ricomponendosi qualche istante dopo. La ragazza lo colpì con una gomitata contro il viso, mentre Isaac e Peter si lanciavano contro di lei. Per quanto potesse essere forte, un gruppo di otto persone era troppo anche per lei. Immobilizzò i tre licantropi facendo loro ingurgitare acqua in continuazione, lasciandoli senza ossigeno, proprio come l’ultima volta.
Una freccia di Allison fece per colpirla, ma la evitò, mentre Jackson e Scott si lanciarono contro di lei. Jackson riuscì a graffiarla in viso e Scott a sfiorare il foulard, ma con un getto d’acqua li scaraventò contro il muro.
Prima che qualcuno contrattaccasse nuovamente, puntò il suo sguardo in quello di Stiles, che avanzò di sua spontanea volontà verso di lei, affiancandola.
“Stiles, che diavolo…?!?” fece per domandare Lydia, ma il ragazzo la bloccò.
“Non posso muovermi, è come se mi avesse ipnotizzato, costringendomi a fare ciò che vuole” spiegò il giovane Stilinski, lasciando trapelare tutta la sua agitazione dal tono di voce.
Allison puntò una freccia contro Cassidy, ma quest’ultima utilizzò Stiles come scudo, costringendo la cacciatrice a restare con l’arco teso, senza scoccarla.
“Lascialo!” intimò Scott, rialzandosi in piedi, come Jackson.
“Hai sentito stronza? Non osare fargli del male!” affermò Lydia, guardandola ferocemente.
Cassidy quasi trattenne una risata. “Oh, che paura! Ascoltatemi con attenzione. Stiles verrà con me, che lo vogliate o no. E quando il mio piano sarà giunto a termine, se non mi avrete intralciato, riavrete indietro il vostro amico”
“Puoi scordartelo! Non lo porterai da nessuna parte!” esclamò Allison, ma prima che potesse anche solo compiere un passo, lasciò andare l’arco a terra e puntò la freccia contro il suo petto.
“Allison?” la chiamò Lydia, spaventata.
“Non riesco a controllare i miei movimenti” asserì, atterrita, pronta ad infilzarsi con la freccia.
Lydia le bloccò le mani, con l’aiuto di Scott, disarmandola.
“Ragazzi! È fuggita!” urlò Jackson, voltandosi verso il punto dove prima vi erano Cassidy e Stiles.
La finestra era spalancata, ma dei due nemmeno l’ombra. Aveva usato Allison come diversivo, per poter fuggire senza ulteriori intralci.
Derek, Peter e Isaac ripresero a respirare regolarmente, mentre su tutti i presenti il silenzio scese pesante, stravolti da quell’ulteriore imprevisto. Cassidy aveva Stiles. E loro non avevano idea di dove potesse essere diretta col loro amico.
Scott colpì il muro con rabbia, lasciandosi poi cadere sulle ginocchia, ricordando quella volta che Stiles l’aveva salvato dal suo tentato suicidio, fuori il motel.
Ricordò le parole di Allison e la guardò, la stessa espressione vuota di quegli attimi.
“C’è sempre speranza, non è vero?”
Allison si piegò accanto a lui e gli poggiò una mano sulla spalla, sorridendogli debolmente.
“Sempre”
Era una pessima bugiarda.
“There is no hope”
“There is always hope”
Scott and Allison, 3x06


I wish that you would do with some talking
How else am I to know what you’re thinking?
If only people would say what it really was
What it really was
What it really was that they wanted


Tell me where it hurts
to hell with everybody else
All I care about is you and that’s the truth
They don’t love me; I can tell
But you do, so they can go to hell

Garbage – Tell me where it hurts

 
Adena aprì la porta della sua stanza, non nascondendo la sorpresa nel ritrovarsi di fronte Isaac.
Il ragazzo era bagnato, acqua che gli gocciolava dai capelli biondi arruffati, gli occhi azzurri ancora più in risalto su quel viso rabbuiato da ciò che era avvenuto.
“Mi ha fatto entrare tua madre” le disse solo, senza sapere cosa altro aggiungere.
L’ultima volta lui e Adena avevano discusso  e per tre giorni era sparito dal suo mondo, deciso ad allontanarla da sé. Dopo gli avvenimenti della nottata trascorsa, aveva passato tutto il pomeriggio a guardare l’acqua bagnare Santa Monica come un cielo in lacrime sconvolto quanto loro, sotto il palazzo della ragazza, per evitare che Cassidy arrivasse a sorpresa.
La ragazza gli sorrise gentile e lo guidò nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Lasciò che si sedesse sul letto e aprì l’armadio, prendendo poi un asciugamano. Isaac fece per afferrarlo, ma Adena si avvicinò a lui e glielo passò sui capelli, poi sul viso, infine sul  collo.
“Non eri arrabbiato?” gli chiese all’improvviso.
“Lo sono” asserì Isaac. “O forse non più, non lo so. Avrei voluto odiarti. Credimi, ho tentato in tutti i modi. Ero così arrabbiato con te, ma continuavo a pensarti, come quando ascolti una canzone che non ti piace, ma poi finisci col canticchiarla, infine ad apprezzarla. Ho pensato di vederti solo per dirti quanto ti odio. Odio il tuo atteggiamento, il tuo fingere di essere una dura solo perché hai una fottuta paura di essere ferita , odio anche il fatto che sorridi sempre quando parli con Scott e ti arrabbi quando parli con me. Forse è la rabbia il sentimento che ci unisce davvero. Forse, se fossimo una coppia, non potremmo mai essere come gli altri, pronti a scambiarci parole dolci; forse potremmo solo urlarci contro, dirci cose che ci fanno male, fin quando non saremmo sfiniti dalla rabbia e a quel punto, probabilmente, potremmo dirci qualcosa di davvero carino”
Quel fiume di parole travolse Adena, ma la ragazza si ritrovò a sorridere debolmente, accarezzandogli il viso. Erano le parole più vere e più belle che un ragazzo le avesse mai rivolto.
“Sono felice” disse la ragazza, portando Isaac ad alzare il volto, stupito.
“Come scusa?”
“Sono felice. Tu mi rendi felice, Isaac.
Tu sei come il mio libro preferito che ripongo con cura sulla libreria, che rileggo nei momenti più tristi o in quelli in cui voglio sentirmi amata come se stessi ricevendo un abbraccio. Tu sei tutto questo per me. E questo vale più di qualsiasi frase d’amore.
Sei la mia felicità, il mio momento preferito della giornata”
Adena avrebbe voluto piangere di gioia, come se si fosse tolta un gran peso, ma ricacciò indietro le lacrime e sorrise ancora una volta.
Isaac sfuggì al suo sguardo e accennò anch’egli un sorriso.
“Mi piace renderti felice” le disse, come se solo in quel momento avesse preso coscienza di cosa lui rappresentasse per la ragazza. Era strano e al contempo piacevole essere la felicità di qualcun altro.  
“Togliti la maglietta” disse improvvisamente Adena.
Isaac le lanciò un’occhiata confusa, che portò la ragazza a roteare gli occhi.
“Voglio solo asciugarti la schiena e il petto” gli spiegò.
Il ragazzo ubbidì, lasciando che la spugna dell’asciugamano scorresse sulla sua pelle, sotto i movimenti lenti e attenti di Adena. Si stava prendendo cura di lui e ciò riusciva in qualche modo a renderlo vivo, a fargli provare una sensazione di calore all’altezza del suo petto, come quando da bambino poteva rifugiarsi in camera di suo fratello dopo aver fatto un incubo, sapendo che l’avrebbe protetto fino al sorgere del sole.
“Vuoi dirmi cosa è successo?” chiese con delicatezza la ragazza, ancora in piedi di fronte a lui.
Isaac le rivolse uno sguardo che le strinse il cuore; lo sguardo di chi aveva appena perso una battaglia e che ora ne stava combattendo una proprio contro le sue lacrime, che avrebbero voluto uscire.
“Abbiamo perso, Adena” le disse, la voce tremante “abbiamo sbagliato tutto.
È Cassidy il nemico. Ed è una nereide, non una divinità marina. È un passo avanti a noi ed ora ci tiene in pugno.
Ha preso Stiles. E vuole uccidere te per impedire che Nathaniel diventi immortale. Sono sotto casa tua da questa mattina, per sorvegliarti”
Adena impiegò qualche secondo per assimilare il senso di quelle parole, per comprendere a pieno la verità che le era stata appena svelata.
Ora poteva capire lo sgomento di Isaac, quel senso di vuoto che poteva leggergli negli occhi. Istintivamente lo abbracciò, lasciando cadere l’asciugamano ai suoi piedi.
“Andrà tutto bene”
“No, non è vero” asserì Isaac “Non riavremo indietro Erica e Boyd.
Non sappiamo nemmeno se riavremo Stiles.
Cassidy è fuori controllo e noi siamo in svantaggio”
“Isaac” Adena gli prese il volto fra le mani, puntando il suo sguardo verde in quello azzurro del ragazzo “questa giornata ormai è finita, ed è vero, ne siete usciti sconfitti. Ma domani è un altro giorno.
E noi, domani, andremo a vincere”


Dopo una settimana di pausa, Save the pack è di nuovo qui, con il decimo episodio! Siamo ormai vicinissimi all'epilogo di questa storia, che spero continui a rivelarsi una piacevole lettura per tutti voi:) Ringrazio come sempre tutti coloro che hanno letto, recensito e/o aggiunto la storia tra le preferite/seguite. Grazie di cuore <3
Passando al capitolo, come avrete avuto modo di leggere, finalmente tante domande hanno avuto risposta e nel prossimo, anche la presenza di Allison, Lydia e Jackson verrà spiegata per bene, nulla è lasciato al caso:)
Proprio come per le Napee, anche per quanto riguarda le Nereidi mi sono documentata sul web e la descrizione riportata da Deaton è dunque veritiera, mitologicamente parlando. Mi sono invece presa la libertà di immaginare le Nereidi anche come degli esseri capaci di manipolare l'acqua- con getti e altro -
Credo di aver detto tutto...a mercoledì!

 
Un bacione,
Ely 91


 

NEXT ON "SAVE THE PACK":


"E tu cosa ci fai qui?" domandò Derek, crucciando lo sguardo.
"Oh andiamo, lo so che sei felice di vedermi" lo prese in giro Adena, facendo un passo per entrare in casa. Tuttavia Derek la bloccò per un polso.
"Cosa c'è?"

 



 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: Ely 91