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Autore: LalieDalton    31/10/2013    2 recensioni
« Quante cose sai sui Patronus? »
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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« Tu lo sapevi? »
Una porta sbattuta prepotentemente contro il muro, un rotolo di pergamena volò giù dal letto e due occhi verdi fissarono la figura di fronte.
« Sapevo cosa? »
« Di Rose. Lo sapevi? »
« Rose non chiede mai nulla a nessuno, non ti aveva mai rivolto la parola, abbiamo imparato ad evocare un patronus insieme e… bastava fare due più due. Non mi ha detto niente, ma lo sospettavo. »
« Perché non me lo hai detto? »
« L’hai rifiutata no? Avrei dovuto permetterti di conoscere già cosa sarebbe accaduto? Così potevi decidere le parole da dirle? »
« Non ho rifiutato un bel niente, è scappata dopo avermelo detto e… dannazione. »
Richiuse la porta alle spalle e andò a sedersi su di un letto, spalle basse e mani nei capelli.
« Che ti prende? »
« Non pensavo minimamente fosse un motivo del genere! Per un attimo ho creduto fosse perché riuscivo a fare qualcosa che lei non riusciva a fare, e lei vince sempre… e... voleva battermi facendosi aiutare direttamente da me. »
« La vedevi come un mostro assetato di vittorie. »
« Mnh. »
« E’ competitiva, ma è sempre una ragazza. E’ andata così, le passerà, tranquillo. »
Scorpius sollevò lo sguardo, osservando i movimenti del suo compagno di classe.
« Cosa? »
« Le passerà. »
« Ma io non voglio. »
Albus guardò l’amico, inarcando le sopracciglia.
« Non vuoi? »
« No, non può dirmelo, entrare nella mia vita e poi passarci sopra. »
« Ma a te non piace, no? »
« Non può farlo, okay? No, no. Vado a cercarla. »
« Scorpius non fare cazzate, la farai solo sentire peggio. »
« Stanne fuori, amico. »
E se ne andò, così come era arrivato. Irruento e veloce.
Albus guardò la porta lasciata aperta e aggrottò la fronte. Qual era il suo piano con Rose? A cosa stava pensando?
 
 
~~~~~


Il vento fuori spostava ogni cosa, gli alberi erano scossi senza freno, Hagrid aveva dovuto legare le zucche o sarebbero volate via, le acque del Lago Nero erano increspate come il più mosso dei mari.
Il tempo cambiava e con esso venivano scossi anche i pensieri di Scorpius, che frettoloso camminava lungo i corridoi verso non sapeva nemmeno lui quale meta.
Non guardava di fronte a sé, e non rallentò la corsa finché non si imbatté in una sensazione di gelo. Si bloccò, tastandosi il corpo e guardando rapido dietro di lui. Aveva attraversato Sir Nicholas, che si ricomponeva in quel momento.
« Che modi, giovanotto! »
« Mi scusi, Sir, ero di fretta e non guardavo. »
« Correvi dalla tua bella? Eh? »
Il ragazzo arrossì, non perché fosse effettivamente in quel modo, ma per il tono adoperato dal vecchio fantasma. Alludeva. E non amava quando qualcuno alludeva.
« No, Sir, correvo e basta. »
« Che peccato questi giovani di oggi, non combattono per le giuste cause. »
« Non capisco, Sir. »
« Io ho perso la testa per molto meno, o quasi. Arrivederci. »
« ..Arr.. ivederci. »
Confuso e decisamente convinto che in Grifondoro non vi sia un sano di mente – nemmeno nei fantasmi – Scorpius riprese la sua camminata, riflettendo sulle parole del fantasma. Non volevano dire niente. Sicuramente aveva detto tante di quelle cose, nella sua vita, da non saper più che dire. Comprensibile.
 
Salì le scale, sorpassando gli studenti di Tassorosso e Serpeverde che scendevano in quel momento, e svoltò a destra. L’aula dei Prefetti e Caposcuola era di fronte a lui, e armatosi di buona volontà, bussò.
Venne ad aprire una ragazzetta paffutella, con dei ricci biondi ad incorniciarle il volto.
« Sì? »
« Ciao. C’è la Weasley? »
« No, mi dispiace. »
« Okay, grazie comunque. »
Sospirò voltandosi e muovendo qualche passo.
« E’ andata via da poco, doveva portare una cosa sulla Torre di Astronomia. »
Scorpius di voltò, trovando solo il legno della porta chiusa. Sorrise e prese a correre verso l’ala opposta, questa volta conoscendone la meta.
 
Non sapeva bene il perché volesse raggiungerla, non sapeva nemmeno cosa le avrebbe detto una volta trovata. Ma non voleva che ci passasse sopra, non si spiegava il perché, ma non voleva. Si era presa un cotta per lui, sebbene non avesse mai dimostrato niente, non parlavano, non si guardavano, niente. Allora perché, perché le piaceva lui?

« Perché io, Weasley? »
Furono le sue parole, un volta individuata la chioma rossiccia della ragazza. Aspettò che si girasse – cosa che fece molto lentamente – e prese fiato. Mosse qualche passo nella sua direzione, leggendo nel suo sguardo solo tanta voglia di andarsene via. Tra le mani teneva delle pergamene, “la consegna” che doveva fare, e non sembrava intenzionata a parlare. I suoi occhi azzurri vagavano ovunque senza guardarlo.
« Perché io? »
« Non lo so »
« Hai messo su quella cosa, senza sapere il perché? »
« Io, non lo so... »
« Rose.. »
« Io- Miseriaccia. H-Hai aiutato un Tassorosso, mesi fa. Era stato insultato da tre Corvonero, e ti sei messo in mezzo. Non sapevi nemmeno il perché lo avessero insultato, ma hai preso le sue difese. Quel Tassorosso si chiama Jackson, è amico mio. Mi ha parlato di te, di come ti sei comportato bene, di quanto fossi interessante sotto un aspetto umano. Allora... ti ho guardato. Ti ho guardato veramente, nessun pregiudizio dovuto alle chiacchiere, niente di niente. Ti guardavo e vedevo te, sebbene non sapessi nemmeno se fossi davvero tu. Poi- un martedì ti ho visto evocare un patronus, dopo un litigio che avevi avuto con Albus. ( Lo so perché me lo raccontò ). Sembravi essere andato alla ricerca di qualcosa di felice, per scacciare le lacrime. E la tua felicità era quel falco argentato che voleva intorno a te. Era lì, potevi vederla. E per un attimo, un fottuto attimo, ho voluto essere io quel falco. Allora- allora ho capito che dovevo parlarti. Che ormai ero fregata. »

Il fiume di parole lo investì come niente al mondo aveva fatto prima. La consapevolezza che lei fosse stata lì, certa delle sue convinzioni, e nonostante tutto non si fosse accorto di nulla. Non si era accorto degli sguardi, non si era accorto di lei. Ma Rose aveva trovato un modo, seppur banale, di parlargli. Di mostrargli che qualcosa era effettivamente cambiato. Gli aveva chiesto aiuto, lei che non lo chiedeva mai. Doveva essere stato un passo enorme per la rossa, eppure lui aveva detto di no. “Non siamo amici”, aveva risposto. Come se fosse importante, come se fosse basilare.
Il silenzio si prodigava da troppo tempo, e Rose sembrò sul punto di scappare via. Indietreggiò di un passo, con un sospiro, e voltò il viso dall'altra parte.

« Dovrò offrire una burrobirra a Jackson, allora. »
Gli occhi di Rose puntarono dritti nei suoi, mentre la sua espressione diventava confusa. « Ha fatto in modo che tu mi guardassi. »
« Hip Hip Hurrà. » mormorò con voce bassa la ragazza, ancora confusa dalle sue parole. Non avrebbe dovuto offrirla a lei, la burrobirra?
« Non fare l’antipatica. »
« E cosa dovrei fare? »
« Chiedermi di uscire. »
« Uscire? Siamo chiusi qui dentro- e poi le ragazze non chiedono di uscire. »
« Sei una ragazza intelligente, forte e indipendente. Puoi farlo. »
« Perché dovrei? »
« Ti piaccio no? »
« ... non per forza devo chiederti un appuntamento. »
« Ed io pensavo volessi essere il mio falco... »
« Non è carino prendermi in giro così. »
« Scusa, scusa! Non so cosa posso o non posso dire o fare con te. »
« Potresti offrire un burrobirra anche a me, un giorno... »
« Sei riuscita a non chiedermelo ma a chiedermelo nello stesso momento. Geniale. »
« Come dicevi? Intelligente, forte, indipendente...»
« Te la offrirò. Alla prossima gita ad Hogsmeade. Ma domani... domani vieni con me in un posto. Ti va? »
« E’ un appuntamento? »
« Non proprio, ma dovrò fare anche io qualcosa. »
« Tipo? »
« Guardarti diversamente. »
   
 
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