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Autore: foreverwithyou    01/11/2013    2 recensioni
Tratto dal cap.4:
Per quanto chiusi gli occhi?.. Un secondo, due?.
Ebbene, non so cosa successe in quell’asso di tempo ma io sentii le pareti sgretolarsi fino a formare dei buchi dove entrava una fitta luce.
Alzai il busto e guardai incredula quello che stava succedendo intorno a me.
Non ci potevo credere.. O, forse, sì..
Mattone dopo mattone, roccia dopo roccia e le pareti che mi proteggevano si sgretolarono completamente.
Mi ritrovai in un luogo aperto, tra le verdi foglie degli alberi e, cosa più strana, ero ancora seduta sul mio letto..
Genere: Avventura, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Enchanted.
          di foreverwithyou




Trailer.


Capitolo 3
"La fortunata protagonista."

 
Respiravo profondamente, seduta sul davanzale della finestra della mia stanza quella seconda mattina.
Inspiravo con forza e, alle mie narici, arrivavano i fastidiosi granelli di polvere che aleggiavano liberi nella stanza.
Mi strofinavo il naso con il palmo della mano per il fastidio, fino a farmelo arrossare.
Poi espiravo...
Il primo sole del mattino mi sorrideva mentre sorgeva timido dietro delle colline.
Non lasciai trasparire molte emozioni a quella vista nuova e dilettevole.
Calai gli occhi verso il cortile sul quale si affacciava la mia camera e vidi un mucchietto di bambine mentre giocavano con le loro bambole di pezza.
Non mi sono mai piaciuti gli svaghi così “inutili”.
Non le trovavo divertenti quelle bambole, bensì inquietanti. Tutte uguali, imbottite di paglia con due bottoni al posto degli occhi.
No, preferivo di gran lunga i miei meravigliosi racconti di avventura.
“Parfum de la lavande” ne era la prova vivente.
Una bambina, un mondo magico e la vita reale.
I punti chiave della storia. I punti che mi hanno fatta sempre sognare.
Guardai quella copertina rettangolare con vari spruzzi di colore e quel viso angelico di Odi, la fortunata protagonista, che con il suo coraggio è riuscita a mettere un freno tra fantasia e realtà e, a differenziare le due cose con una sola parola: magia.
Immedesimarmi in Odi era la cosa che amavo fare quando leggevo la sua straordinaria avventura.
Quei fitti boschi, quegli strani personaggi.. Odi si sentiva libera in mezzo a loro.

“Un forte profumo di lavanda le percosse le narici. Odi ce l’aveva fatta. Era atterrata nel punto più delicato della sua adolescenza.”

Così recitava il libro.
Fremevo quando arrivava quella parte.
Dopo la pagina quarantatre la vita di Odi cambiava.
Si addentrava, per sua ingenua volontà, in quei fitti boschi dove, al loro termine, ci trovava sempre Zélie che prendeva il tè.
Ormai non leggevo più le prime quarantatre pagine.
La vita noiosa e vuota di Odi mi deprimeva.
Volevo l’avventura, l’azione. Quindi saltavo alla mia pagina prediletta non appena aprivo il libro.
Amavo rifugiarmi in quelle parole a volte complicate, a volte sconosciute ma che, a furia di leggere, ho imparato a riconoscere e a dedurne il significato.
Quella mattina, però, era strano.
Il sole era sorto, la Terra continuava a girare, l’appiccicoso caldo iniziava a farsi sentire..
Queste cose erano in ordine.. Io ero il problema.
Iniziai a leggere la trama posta sulla parte anteriore del libro.. In modo lento e rilassato.
Facevo scorrere gli occhi da sinistra a destra in tutta tranquillità, beandomi del contenuto elettrizzante di quella decina di righe.

“Odi, ritrovata la serenità, si rotolò nel profumo di lavanda lasciandosi accarezzare dai raggi del sole che, quel dì, splendevano solo per lei..”

Quell’ultima frase mi lasciò perplessa..
Avevo letto la trama di quel libro, si e no, una volta da quando ce l’avevo ma non mi aveva mai raccapricciata tanto.
Una spinta di adrenalina mi fece scattare in piedi.
Il rumore delle mie scarpine nere sul parquet del corridoio rimbalzava sulle pareti.
Con il libro stretto sotto al braccio mi avviai verso l’uscita che conduceva sul retro dell’edificio.
Una boccata d’aria fresca fu tutto quello che trovai, una volta spalancata la porta.
Me ne beai felicemente. Al secondo piano non si respirava molta aria buona.
Sgattaiolai fuori e avanzai verso un cancello in ferro nero che determinava l’inizio di qualcosa di oscuro o la fine di una tortura.
Dato che “la tortura” la stavo già vivendo, volevo sapere di quel “qualcosa di oscuro”.
La mia fervida immaginazione si creava mille scatti di mille posti meravigliosi. Simili a quelli in cui si risvegliava Odi.
Udii un fruscio nel momento in cui stavo per aprire il cancello separatorio.
Mi voltai facendo sparire l’aria sognante intorno a me.
«Chi c’è?!.» Domandai accigliandomi.
Dopo alcuni secondi l’unico suono che arrivò alle mie orecchie fu il vento tra gli alberi.
Feci le spallucce e tornai in camera mia, promettendo a me stessa che ci sarei ritornata in quel posto.
Ormai aveva scosso la mia curiosità. Volevo sapere oltre quel cancello cosa si celava..
Sulla strada per il ritorno incrociai Suor Marie che mi accompagnò nell’ufficio di Miss Leroy per un piccolo colloquio.
Feci il mio ingresso nel - non tanto caro – ufficio della direttrice.
Riuscivo ancora a sentire le mie urla che chiamavano mia madre.
Mi si gelò il sangue nelle vene per un attimo.
«Accomodati, Elene.» Disse Julie Leroy distogliendomi dai miei pensieri.
Stavolta non era seduta dietro la scrivania ma, bensì, davanti e dava piccoli colpetti sulla sedia di fronte alla sua per invitarmi a sedere.
In silenzio mi sedetti e la iniziai a guardare inespressiva.
«Parliamo un po’.. Ti va?!.» Domandò..
Ma quella domanda suonava di più come un obbligo anche se in forma gentile.
Annuii placidamente in segno di effettiva risposta.
Le sue parole sembravano frasi fatte. C’era così tanta monotonia in lei. Sembrava, quasi, stanca di svolgere quel compito.
Nel suo lungo e scorrevole discorso c’era di tutto: il suo rammarico per il mio essere orfana, il suo appoggio in caso di necessità e tante altre frottole.
Non credevo appieno alle sue parole. Non so, qualcosa mi diceva che non era tanto giusto darle piena fiducia.
Era un’adulta ed io una bambina. Non avremmo mai potuto intenderci.
Non proferii parola anche perché parlò sempre e solo lei.
L’unica cosa che dissi fu un insipido “grazie” verso la fine del colloquio.
Uscii da quella camera delle torture e mi avviai verso il corridoio delle aule con il foglio degli orari datomi dalla direttrice un minuto prima.

«Lezioni su lezioni riempiranno le tue giornate finchè non diventerai una donna pronta ad affrontare la giungla che c’è lì fuori.»

Disse Miss Julie Leroy nel bel mezzo del suo discorso ben organizzato.
Tuttavia, mi piacevano le sue espressioni. Avevano l’aria di chi aveva letto tanto.

«La lettura è lo strumento che ti permetterà di arrivare lontano, Odi. Continua a leggere

Disse Zélie sorseggiando il suo, ormai freddo, tè.
Sorrisi nel rammentare quella frase.
Zélie non aveva, poi, tutti i torti!. Per quanto bizzarra potesse essere, su certe cose ci azzeccava!.
Bussai debolmente sull’ampia porta in ciliegio scuro che mi divideva dal mormorio dei bambini.
Una volta datomi il permesso, entrai.
Iniziai ad ispezionare, palmo a palmo, quell’aula e tutti i suoi componenti.
Gwen era tra quella ventina di bambini e, a tenere la lezione, c’era una bellissima donna che mi accolse con un sorriso benevolo.
«Zélie..» Mormorai appena la vidi avanzare.
Fu l’ultima cosa che dissi prima cadere nel buio più totale.


Spazio Autrice.
Buon pomeriggio, cari!.
Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento e
che recensiate in tanti. Vi saluto calorosamente.

 
   
 
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