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Autore: Diletta_86    01/11/2013    1 recensioni
Credete alle anime gemelle? Vi è mai capitato quel brivido per cui c'è solo una persona possibile? Tratto dal Prologo: Due persone nel tempo lontane anni luce. Due persone che hanno convissuto in spazi ristretti senza saperlo e che, per puro caso, o forse per scherzo del destino, si incontrano una sera in un caffè virtuale. Cosa racconta questa storia? Forse è la storia di tutte le storie, di come non esistono distanze abbastanza distanti da dividere chi non vuol farsi dividere, e di come dietro le luci della ribalta si nascondano le peggiori oscurità. Questa è la mia, e la vostra storia. E’ la vita.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Desdemona rientrò a casa più tardi del solito quella sera. Era il venti ottobre e già non ne poteva più di quel tempo, del caos della città e di tutte le rogne di quella vita che si era trovata, volente o nolente che fosse.  Sfilò le scarpe con un gesto stizzito, lasciandole poco lontane dalla porta d’ingresso del suo monolocale. Camminare a piedi nudi la rilassava. Passando dal corridoio armeggiò col pulsante d’avvio di un portatile depositato su di una scrivania in legno chiaro. –Finalmente liberi!- Gridò all’aria che silente la stava ad ascoltare.  Una capatina veloce in cucina, il tempo di depositare gli indumenti del giorno nella loro normale collocazione, farsi un the caldo ed indossare una tuta poi si sedé innanzi a quel medesimo portatile, sorridendo beata alla prospettiva di rilassarsi.
La sua era stata una giornata nervosa. Le lezioni, gli immancabili approfondimenti, sua nonna che, pur abitando a miglia e miglia, si ostinava a telefonarle almeno sei volte al dì.. troppi pensieri e poco tempo per realizzarli.
Intendiamoci, Desdemona era una ragazza dalle grandi doti, ma anche dalle grandi emozioni. Solitamente erano queste ultime a prendere il sopravvento, con la conseguenza che i suoi studi alternavano brusche interruzioni a rapidi miglioramenti.
Dall’altro capo della città, in una via traversa di un teatro di seconda categoria, quella medesima sera, Philip usciva a testa china dopo un provino. Anche la sua giornata era stata disastrosa,  e come se non bastasse lo attendevano un rientro nel traffico ed una cena fredda da solo.  

Rabbrividendo si infilò nella sua utilitaria, una semplice ford fiesta nera, niente di very important people.
Per quei pochi amici sinceri che Philip possedeva il suo talento era innato, meritevole di molto più successo di quel che gli veniva attribuito; ma per i più era soltanto un raccomandato, forse pure di peggio.  Tutta colpa delle conoscenze sbagliate al momento sbagliato, si ripeteva il ragazzo ogni sera, ma quel mantra attecchiva con sempre minor efficacia.  
La radio passava vecchie canzoni Italiane e Philip, i cui nonni erano emigrati anni orsono dalla Toscana finendo per fare, nei loro racconti, della patria natia, la Terra Promessa, si ritrovò a canticchiare battendo ritmicamente la mano sul volante.
La musica aveva un ruolo importante nella vita di Phil, alleviava la sua enorme solitudine. Fu grazie anche ad essa se l’uomo non si rese conto del tempo che gli fu necessario per arrivare a casa, anzi, vi rientrò che era più allegro; quasi come se l’aria attorno a lui fosse diversa.
Casa sua era un attico al quarto piano di un caseggiato di periferia, quartiere middle-class piuttosto scialbo, ma sufficientemente tranquillo e sicuro.  Per arredarlo gli ci erano voluti dei mesi, col suo misero stipendio di esordiente non poteva permettersi che l’acquisto di pochi mobili alla volta, ma ora il tutto aveva un aspetto curato, moderno, funzionale e preciso, per essere la casa di un single.  
Philip poggiò i copioni e le altre cose che aveva con se all’ingresso, accese le luci e si diresse in cucina affamato. Il frigorifero lo accolse con un saluto deserto. Nella credenza una scatola di cetriolini e di tonno. Molto poco ortodosso. Grugnì, avrebbe ordinato una pizza e un paio di birre.
Fu quasi per caso che decise di sedersi al suo vetusto computer fisso in attesa del fattorino. Philip era un negato totale della tecnologia, non aveva particolare interesse ad apprendere e forse trovava quelle diavolerie moderne anche un po’ inutili. Eppure quella sera accese il tutto ed aprì il browser di ricerca sperando che qualcosa attirasse la sua attenzione.  L’occhio gli cadde su una specie di blog, o un caffè online, lui davvero non conosceva la differenza. Si intitolava i fiori di Lylyth. Per un po’ l’uomo si limitò a leggere in giro : musica, letteratura, arte.. giochi..e soprattutto cinema! Lo sguardo di Phil si illuminò, una ragazza aveva lasciato una recensione piuttosto sale e pepe sul suo ultimo ruolo,una particina microba in una commedia, una cosa nuova destinata a sperimentare e senza quasi nessuna probabilità di successo.
Rise a pieni polmoni nel leggere. La ragazza in questione, con un nickname quasi impronunciabile per la sua lingua inesperta del codice informatico, gli dava allegramente del bello ma cretino. La misteriosa tizia si domandava come fosse possibile per qualcuno ridursi ad un disastro pur di lavorare. Forse aveva anche ragione.  A Phil era venuta la voglia di risponderle. Dannazione! Serviva un’iscrizione per partecipare! Appanicò, timoroso che fosse un’operazione poco sicura inserire dei dati privati su internet, ma aveva troppa voglia di rispondere a quella recensione! Optò per una registrazione anonima, usando uno dei suoi tanti pseudonimi lavorativi per compilare il modulo. Aveva dovuto anche crearsi una email, lui che per poco leggeva la posta ordinaria!. 
   
 
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