Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Ayame Chan    01/11/2013    1 recensioni
Missing moments di "Drag me to your world" incentrate su Daniagan e Lymer, ma siccome ho scritto come è iniziata la loro storia, non è necessario leggere anche la storia da cui è tratta.
Mi sedetti vicino alla finestra guardando il via vai della gente quando sentii una strana scossa in tutto il corpo. Mi spaventai guardandomi in giro ma nessuno si era accorto di me. Il cuore prese a battere all'impazzata quasi mozzandomi il respiro e io mi piegai in due non capendo cosa mi stava succedendo.
Era colpa del caffè?
Ma il mio cuore non sembrava voler smettere di battere come un dannato e come se fossi attratto da qualche magnete alzai lo sguardo verso la persona che stava appena passando davanti alla finestra: un uomo alto quanto me, dai corti capelli castani, vestito con una camicia celeste chiaro e un gilè sopra. Come se avesse capito che lo stavo fissando, girò la testa verso di me, piantando i suoi grandi occhi verdi da cucciolo nei miei abbozzando un sorriso prima di riprendere il suo cammino.
Restai per un momento imbambolato stringendomi la maglietta all'altezza del petto.
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Doubles- Quando due cuori si incontrano'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Salve!
Queste sono one-shot su Lymer e Daniagan che fanno parte di questa fanfiction  Drag me to your world  ma purtroppo della loro storia se ne parlerà solo dopo il capitolo Double face 5. 
Ma potete anche leggere senza aver letto prima il fanfiction da cui e tratto.

 



Image and video hosting by TinyPic



Avanzai nella grande sala a testa alta, così come mi era stato insegnato.

Ignorai persino gli sguardi taglienti di tutti quelli che erano stati chiamati lì, concentrandomi sulla figura anziana che stava sulla poltrona di velluto al centro della sala.

-Lymer...- iniziò e io abbassai la testa in segno di rispetto, fermandomi davanti a lui. -Figlio mio, sei cresciuto così tanto. Sei uno dei più potenti licantropi che vivono in questo misero paese, sei uno di quelli che hanno il potere di trasformarsi di spontanea volontà, senza aspettare la luna.- l'anziano si alzò sorridendomi felice per quello che ero diventato e mi mise una mano sulla spalla. -Voglio lasciare Moldavia nelle tue mani, voglio che sia tu alfa di questa zona, tu ti prenderai la responsabilità di far si che l'equilibrio creato non si spezzerà. Voglio che sia tu quello che rispetterà le regole e che farà si che il futuro di quello che vivono in questa zona sia uno splendente. E con questo, Lymer Tamin, giura che rispetterai le reggi e che condurrai la nostra razza sulla retta via.- concluse e misi un ginocchio sul pavimento sforzandomi di non sorridere per le facce scocciate di quelli dietro di me.

-Lo giuro.-

Fottuti stronzi, ora sono io il capo.

 

Misi le gambe sul tavolino davanti a me ignorando lo sguardo arrabbiato del barista e allargai le braccia, cingendo la vita delle ragazze che erano sedute accanto a me.

Ero il capo della provincia di Moldavia solo da due giorni e già mi erano arrivati dei casi di licantropi idioti che avevano spaventato o mandato all'ospedale dei poveri umani quindi decisi che mi serviva una pausa più che meritata. Quel locale non era granchè, ma era poco conosciuto quindi la compagna che avevo ora non sarebbe di certo passata di lì, beccandomi a braccetto con altre due belle donzelle che avevo deciso di portare nella stanza di hotel più vicina.

Mi ero appena accasciato sul morbido letto quando me le ritrovai mezze nude su di me.

Anche prima di essere capo di quella zona ero molto conosciuto e rispettato tra i giovani licantropi, non dai quei vecchiacci che avevano fatto di tutto per far cambiare idea a mio padre e dare a qualcun' altro in mano il potere, ma purtroppo per loro non ci erano riusciti perchè ero uno dei pochi che si potevano trasformare a proprio piacere.

Mi leccai le labbra sentendo le mani delle ragazze spogliarmi. Iniziai a gemere piano quando una di loro iniziò a strofinare da sopra i boxer l'erezione ormai evidente mentre l'altra mi mordicchiava il collo.

-Niente segni, ok?- dissi non volendo essere scoperto dalla mia ragazza e invece di una risposta quella iniziò a baciarmi, mordicchiandomi le labbra.

All'improvviso qualcuno iniziò a bussare alla porta e mi alzai di scatto allontanando da me le ragazze. Però pochi secondi dopo non si sentì più niente, un silenzio ghiacciante avvolse la stanza e ebbi davvero paura.

Era il silenzio prima della tempesta.

Sussultai quando la porta cadde giù con un tonfo e una borsa lila mi arrivò dritto nel naso.

Non feci nemmeno in tempo a capire cosa succedeva che una ragazza dai lunghissimi capelli neri si trasformò il braccio, ora coperto di peluria e artigli, cercando di avvicinarsi a me per colpirmi ma quando cercai di pararlo questo mi andò proprio nell'occhio destro.

Cazzo! Fu l'unica cosa che pensai prima di ritrovarmi a volare 4 piani di sotto, nel parcheggio dell'hotel.

Fa male!

 

-Sei proprio lo stesso idiota.- mi sussurrò la voce che entrò nella stanza.

-Padre.- dissi alzandomi ma lui mi fece segno di sedermi e si mise sulla una sedia, tirandola più vicino alla scrivania.

-Ora non vedrai più con l'occhio destro. Che diavolo ti passa per la testa?-

sospirai ricordandomi dell'incidente di qualche giorno fa.

Non solo la mia ragazza mi aveva artigliato l'occhio ma mi aveva rotto anche due costole, la gamba dopo avermi fatto volare dalla finestra e anche il naso. Cosa diamine aveva in quella borsa?

Ma dentro di me sorrisi, era la femmina più potente di tutto il paese e si vedeva, la ammiravo per quello e capii che dovevo stare alla larga da lei.

-Sul serio, metterai mai la testa apposto? Te lo dico come vecchio alfa, ti devi guadagnare la fiducia degli altri, soprattutto degli anziani che ti vedono come un buono a nulla che si diverte a spassarsela con le loro figlie. Lymer, andiamo! Non sei più un adolescente in piena crisi ormonale!- mi disse mio padre esasperato prima di sospirare a alzarsi.- E vedi di presentarti anche ai capi dei vampiri che controllano questa zona. Cerca di non finire prosciugato!.- continuò poi andandosene.

 

Ero a Roman.

Una delle città più piccole della Moldavia ma la più importante dal punto di vista dei vampiri di alto rango.

In una campo remoto c'era la villa dell'ultimo erede del casato Fate, un stirpe molto importante per la sopravvivenza della razza vampirica e io dovevo recarmi lì, per presentarmi educatamente, sperando di non istigare una guerra.

Decisi che sarei andato la sera, avevo già annunciato tramite fax che quel giorno sarei andato lì ma non dissi anche l'ora quindi quel idiota dovrà stare a casa per aspettarmi tutto il giorno.

I bar a Roman non mancavano, anzi, ne trovavi uno a ogni cento metri quindi decisi di fare una piccola ispezione, tanto per conoscere una ragazza... o due e magari fare anche un salto in un hotel.

Entrai circa in una decina di pub ma siccome era ancora giorno, la clientela dai bei davanzali mancava completamente quindi alla fine decisi di andare in una pasticceria e prendermi un caffè.

Mi sedetti vicino alla finestra guardando il via vai della gente quando sentii una strana scossa in tutto il corpo. Mi spaventai guardandomi in giro ma nessuno si era accorto di me. Il cuore prese a battere all'impazzata quasi mozzandomi il respiro e io mi piegai in due non capendo cosa mi stava succedendo.

Era colpa del caffè?

Ma il mio cuore non sembrava voler smettere di battere come un dannato e come se fossi attratto da qualche magnete alzai lo sguardo verso la persona che stava appena passando davanti alla finestra: un uomo alto quanto me, dai corti capelli castani, vestito con una camicia celeste chiaro e un gilè sopra. Come se avesse capito che lo stavo fissando, girò la testa verso di me, piantando i suoi grandi occhi verdi da cucciolo nei miei abbozzando un sorriso prima di riprendere il suo cammino.

Restai per un momento imbambolato stringendomi la maglietta all'altezza del petto.

Era come se avessi appena ricevuto una pallottola in pieno petto, faceva un male straziante, ma in qualche modo era un dolore... dolce.

Sbattei le palpebre una decina di volte poi scattai come fritto verso la porta della pasticceria guardando nella direzione in cui stava andando il tizio ma di lui nessun segno, sembrava sparito nel nulla.

Era lui.

Un uomo.

Grande e grosso quanto me.

Avrebbe dovuto disgustarmi, invece il mio cuore faceva le capriole come mai in vita mia.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Ayame Chan