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Autore: Alphesiboei    01/11/2013    2 recensioni
Harry ha alcune certezze nella vita; la più salda è che diventerà un giornalista di successo. Zayn, d’altro canto, è tutto un’insicurezza.
[Zarry]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo diciassette.

 

Era passata quasi un’ora e mezzo da quando aveva lasciato il campo da calcio. Ormai non sentiva più le mani e il naso era un cubetto di ghiaccio, ma questi erano gli ultimi dei suoi problemi.

Non capiva cosa gli fosse preso. Non gli era mai capitato di rimanere senza parole, con la gola così secca da convincerlo che non sarebbe mai più riuscito a emetter suono.

Si era bloccato come un idiota e Zayn l’aveva guardato come fosse un pazzo.

Che poi, lo sapeva perché era lì. O meglio, sapeva perché si fosse recato al campo ma non perché fosse restato. L’unica cosa che doveva fare era lasciargli quella busta e invece si era fermato a guardarlo, rapito da quella figura che gli mancava come l’aria dopo un secondo di troppo passato in apnea. E non era riuscito a staccare gli occhi da lui, troppo preso a piangersi addosso, consapevole di quello che aveva perso. Forse per sempre. Era ovvio, poi, che Zayn l’avesse scoperto. Anche un cieco, prima o poi, se ne sarebbe accorto, della sua presenza.

Probabilmente aveva sentito i suoi pensieri lamentosi – neanche fossero corporei, i suoi sguardi patetici e il suo respiro spezzato, perché i polmoni non volevano proprio saperne di riempirsi di ossigeno.

L’unica sua consolazione era che la lettera alla fine gliel’aveva lasciata comunque.

Non era riuscito a dargliela a mano, perché in quel momento non era proprio in grado di far nulla e poi gli pareva troppo sdolcinato. Più di quanto non lo fosse davvero.

Ci aveva pensato per tutto il giorno precedente, sin da quando aveva parlato con Liam, a come fare per farsi ascoltare da Zayn. Ascoltare veramente, però. Non in quella mediocre imitazione avvenuta in cucina, con l’altro che non era neanche disposto a prendere in considerazione l’idea che, magari, quello che Harry stava dicendo potesse essere vero, che le sue parole potessero essere sincere.

Alla fine aveva deciso che nessuna rosa avrebbe fatto cambiare idea a Zayn, ma che qualcosa di scritto avrebbe potuto attirare perlomeno la sua attenzione, la sua curiosità. Avrebbe almeno avuto una possibilità, in quel modo. Una possibilità che Harry anelava, come un uomo nel deserto anela un sorso d’acqua. Era convinto che non ci fosse mai stato qualcosa che aveva desiderato più di un’altra chance, in vita sua. Forse mai ci sarebbe stata.

E poi, scrivere era l’unica cosa che gli riuscisse bene, tanto più che aveva appena scoperto di non saper parlare. Forse l’indomani avrebbe provato a leggere il giornale e, all’improvviso, sarebbe diventato analfabeta.

Dopo un’ora e mezza, comunque, credeva che Zayn avesse ormai visto la lettera che gli aveva lasciato.

Dopo che l’altro, probabilmente spazientito dal suo mutismo, era tornato a quello stupido sport che in quel momento aveva odiato più del solito, Harry era rimasto immobile per un’altra decina di secondi e poi si era deciso ad andarsene. Solo che non poteva farlo così, senza giocarsi la sua ultima carta. La borsa che di solito Zayn portava agli allenamenti era appoggiata su una delle panchine, e quello gli era parso il posto più sicuro in cui lasciare la sua ultima speranza.

Ultima magari no, ma probabilmente la più efficace.

Era sicuro che lì l’avrebbe vista. Quello lo sconfortava ancora di più.

Certo, poteva anche darsi che fosse ancora al campo da calcio, a correr dietro a quell’inutile affare sferico, ma era molto più probabile che – a pochi minuti da mezzanotte – Zayn ormai avesse trovato la sua lettera, l’avesse letta (se era fortunato) e poi l’avesse buttata.

Sperava l’avesse gettata nel cestino giusto, almeno.

Il suo umorismo faceva più pena del solito, ma si disse che in parte era scusato. Per come si sentiva, era già tanto se in quel momento era lì ad aspettare che l’altro si facesse vivo, invece che a casa, a piangersi addosso.

Nella lettera aveva scritto che l’avrebbe aspettato, comunque, e così avrebbe fatto, fosse anche morto assiderato. Magari Zayn lo stava solo mettendo alla prova, facendolo attendere così a lungo (almeno si sarebbe spiegata la parentela con Liam) e Harry era deciso a superare qualsiasi prova Zayn gli avrebbe posto dinnanzi, per riconquistarlo.

Anche stare seduto su quella panchina gelida a non far altro che struggersi con pensieri negativi. Anche se si sentiva stanchissimo. Eppure non aveva fatto nulla tutto il giorno (e d’accordo che quelle notti non faceva che rigirarsi nel letto, rimuginando tra sé, senza riuscire a prender sonno), se non – appunto – scrivere quella pseudo confessione.

L’aveva letta così spesso da saperla ormai a memoria. 

Aveva buttato già a getto tutto quello che gli diceva di scrivere il cuore (e sì, lo sapeva anche lui che si ama e si pensa con il cervello, ma dire cuore era più poetico), cercando di non frenare l’istinto o l’ispirazione o quello che era, per essere il più spontaneo possibile. L’ultima cosa che voleva era che Zayn leggesse qualcosa di artificioso e non sentito scritto da lui. Era già successo, e i risultati erano stati disastrosi, e, anche se dubitava che la situazione potesse peggiorare, voleva evitare di correre il rischio.

Non ho mai scritto nulla di altrettanto difficile,

Iniziava così. Nessun ‘caro’ o ‘tesoro’, neanche un semplice ‘Zayn’.

perché so già che anche questa lettera potrebbe essere completamente inutile, proprio come tutto il resto. E magari neanche la leggerai. Non la aprirai e la getterai alla prima opportunità. Spero tanto di no, ma capirei se tu lo facessi. So che non me lo merito, il tuo tempo, e so che probabilmente sarai stufo di sentirmelo dire, ma mi dispiace. Mi dispiace così tanto, Zayn. Che ti ho preso in giro, e di averti usato solo per un mio egoistico scopo, senza badare ai tuoi sentimenti, di non avertelo detto prima, non badando neanche ai miei. In un certo senso, però, sono anche contento. Se non avessi scoperto nulla, a quest’ora non ci ricorderemmo neppure il nome dell’altro. Non credo nell’amore a prima vista; anzi, prima di te, l’amore era proprio fuori dalle mie corde. Non mi interessava e di certo non lo cercavo in te. So che suona brutto e brutale, ma è la verità. Ti ho mentito su quale lavoro faccio, e, anche se so che è tanto, forse troppo, ti ho mentito solo su questo. Quindi, no, non credevo nell’amore a prima vista e non ci credo tuttora. Tu eri bellissimo. Sei bellissimo, ma per quanto i tuoi occhi siano profondi e le tue labbra morbide, non è il tuo viso ad avermi fatto innamorare. Non è neanche il tuo corpo a mancarmi talmente tanto da non riuscire quasi a respirare, al solo pensiero. Sei tu, quello che dici e quello che pensi, il tuo passato che ti ha reso la persona che sei e che conosco e che amo, la tua risata che stravolge la mia giornata, la tua tenerezza e i tuoi silenzi e la tua ostinatezza, il tempo che impieghi la mattina a prepararti e l’affetto che nutri per la tua squadra e l’amore per i tuoi amici, la gentilezza che dimostri a tutti. Se non avessi aperto quella porta, adesso non saprei nulla di tutto ciò. E magari non ti ritroveresti a sentirti tradito anche da me, ma l’idea di non conoscerti, pensare a te come a un volto sfocato nel mio passato invece che come l’uomo che amo, è qualcosa di inimmaginabile. Non rimpiango di averti conosciuto e di essere entrato a forza nella tua vita, anche se i motivi erano tutti sbagliati, perché, invece, quelli per cui sono rimasto e voglio rimanere sono tutti giusti. Sono quelli di una persona che non pensava si sarebbe ritrovato in questa situazione e che era convinto l’avrebbe odiata, addirittura, e che aveva passato tutta la vita ad evitarla, ma che adesso non può farne a meno. Non posso fare a meno di te, Zayn. Anche se quello che ho fatto è stato orribile, spero lo stesso che neanche tu possa fare a meno di me. Lo so che sono egoista una volta in più. Mi dispiace anche per questo. E mi dispiace per questa lettera incoerente che forse era l’ultima cosa che tu volessi leggere. Continuo a impormi, lo so, ma non riesco a rinunciarci, a te e a noi. So anche che tu pensi che non ci sia mai stato un noi, te l’ho letto negli occhi la mattina scorsa. Ma ti sbagli, c’è e c’è sempre stato e se solo tu riuscissi a darci una possibilità, lo vedresti da solo. Mi hai distrutto. Hai distrutto la persona che ero convinto di essere e ne hai creata una nuova. O forse hai solo rotto la superficie e fatto venire a galla quello che c’era sotto. Ma senza di te, c’è solo materia informe. Senza di te, sono solo materia informe, Zayn.

Continuava, con un’altra serie di motivi, accatastati l’uno accanto all’altro in flusso di coscienza che aveva un senso, ma mancava di linearità. Quella era l’ultima cosa che gli interessava.

Il problema che lo assillava, in quel momento, non era la forma del testo, ma il fatto che ancora Zayn non lo avesse raggiunto.

In calce, al posto della firma, aveva scritto che l’avrebbe atteso tutta la notte, fosse stato necessario, alla pista di pattinaggio dove erano stati per il loro secondo appuntamento. Gli era sembrata una cosa romantica e significativa, perché Zayn l’aveva intrappolato tra le sue spire fin da subito, anche se lui se ne era accorto anni luce dopo. Aveva passato così tanto tempo a negare i suoi sentimenti, che quasi c’era cascato. Probabilmente era destinato a fallire sin dall’inizio. E lui neanche ci credeva, al destino. Glielo aveva anche scritto, insieme a tutto il resto del fiume di parole.

Non ho mai creduto al caso o alle coincidenze, ma forse dovrei rivedere le mie convinzioni; se non è stato tutto merito del destino, allora tu sei il più grande colpo di serendipità che mi sia mai capitato.

Era stato smielato come non mai; non poteva farci nulla se quello era ciò che provava. Al massimo la colpa era di Zayn, visto che era lui a mettergli in subbuglio l’anima.

Forse, però, aveva esagerato, aveva spaventato Zayn, che così non sarebbe mai venuto.

Era quasi l’una di notte e non c’era nulla che andasse bene.

*

Voleva piangere. Solo che, se lo avesse fatto, gli avrebbero dovuto fare un trapianto di dotti lacrimali o, in alternativa, una trasfusione di Sali minerali, perché neanche bevendo due litri d’acqua ne avrebbe reintegrati in numero sufficiente, visto quante volte si era trovato con le guance bagnate, nelle ultime 60 ore.

Iniziavano a fargli male gli occhi, anche per questo, e presto gli sarebbero caduti. Forse quella sarebbe stata una giusta punizione e allora Zayn l’avrebbe rivoluto. A saperlo, se li toglieva da solo.

Cominciava anche ad aver sonno e, anche se la panchina era scomoda da far paura, l’idea di addormentarsi lì sopra non sembrava così cattiva. Fosse stato sicuro di essere ancora vivo, l’indomani, se avesse dormito in pieno inverno all’addiaccio, l’avrebbe fatto. Ma no, doveva stare sveglio, perché magari Zayn sarebbe arrivato.

Doveva continuare ad aspettare Zayn.

*

Gli pizzicava la nuca. Provò a portare una mano ai capelli, ma era pesante, come fosse stata di bronzo, per cui lasciò perdere. Il fastidio però continuava e, adesso che ci faceva più attenzione, sembrava più il tocco di qualcosa. Harry spalancò gli occhi: ci mancava solo che, dopo essersi addormentato come un bambino invece di resistere nella veglia, strani insetti si fossero messi a banchettare sulla sua testa.

La sensazione scomparve.

In compenso, si fece più forte la presenza di qualcuno seduto vicino a lui. Sperava non fosse una prostituta o un barbone al quale aveva rubato il giaciglio. Lui non si poteva proprio muovere, poteva ancora arriv…

Zayn.

Strabuzzò gli occhi. L’uomo seduto accanto a lui era proprio colui che stava aspettando da… ormai aveva perso il conto delle ore.

«Zayn» gracchiò, perché era il signore dell’ovvio.

Zayn non lo stava guardando. Aveva il volto fisso davanti a sé e in mano la sua lettera stropicciata. Sembrava insicuro quasi quanto lui. Harry sperava che la sua presenza lì potesse valere come punto a suo favore, ma evitò di esultare, anche internamente, perché sapeva che dall’altro poteva aspettarsi qualsiasi cosa, anche che fosse lì per dargli un pugno. Quello sì che sarebbe stata una reazione lontana dalla persona che aveva conosciuto lui. Ma, appunto, ormai non si stupiva più di nulla.

«Zayn» ripeté, con più convinzione. Guardami-guardami-guardami. Voleva osservarlo negli occhi, vedere tutte le sue emozioni stampate sulle iridi, come fossero state un foglio bianco.

L’altro, però, ancora non dette segno di aver notato la sua presenza. Non che fosse possibile, ovviamente.

Decise di mettersi composto e aspettare i tempi dell’altro. Aveva aspettato più di quattro ore, constatò, gettando un’occhiata all’orologio, di certo poteva aspettare un altro po’.

«Anch’io» proclamò Zayn dopo qualche minuto di mortale silenzio. Harry pensò a cosa potesse significare, ma a quell’ora non capiva neanche se la gente gli parlava chiaramente, figurarsi se lo faceva per enigmi. Zayn si era trasformato nella Sfinge e non aveva avvertito nessuno, evidentemente.

«Anche tu cosa?» si informò dolcemente, perché se Zayn aveva deciso finalmente di parlare, lui di certo non era intenzionato a lasciar morire il discorso.

«Non posso fare a meno di te» sussurrò, la voce bassa, come stesse confidando un segreto.

E un segreto un po’ lo era. Un meraviglioso segreto che accese la speranza di Harry.

«Ma…»

Nonono, nessun ma, Zayn, nessun ma. Avrebbe voluto esser sordo, piuttosto che sentire Zayn dire che, anche se non poteva fare a meno di lui, anche se gli dispiaceva e lo amava e tutto il resto, quello non era abbastanza. Che lui e quello che provavano non erano una motivazione sufficiente per seppellire il vecchio e dar spazio al nuovo.

«Ma» ripeté, ogni lettera e ogni secondo in cui stava in silenzio che lo infilzavano a morte «non so se riesco a fidarmi» concluse, guardandolo per la prima volta da quando si era svegliato.

Harry pensò fosse ironico che Zayn dicesse ciò nel luogo in cui Harry gli aveva chiesto di fidarsi di lui per la prima volta, anche se per una cosa sciocca come un po’ d’equilibrio su dei pattini troppo sottili.

Era ironico, sì, ma anche conturbante e oppressivo, aveva il sapore di un cerchio che si chiude, una strada che finisce.

Harry sapeva che toccava a lui, rispondere. Che forse Zayn si aspettava un suo grande discorso, dopo quel piccolo gesto che giaceva inutile tra le sue dita, proprio dove avrebbe voluto trovarsi lui, per sempre.

«Lo so» disse solo, invece.

L’aveva deluso per l’ennesima volta. Harry osservò l’altro annuire in modo quasi solenne, ogni movimento gli strappava un po’ di aria. Zayn era quello, per lui. Un uomo può vivere senza aria?

Quanto era patetico. Non si riconosceva più. Forse non era neanche più lui, gli alieni l’avevano rapito oppure era un sogno o una realtà alternativa o aveva preso un funghetto allucinogeno o forse si trovava in un film con una pessima trama e un regista ancor più pessimo, e lui per tutto quel tempo non si era accorto di esserne lo sciocco protagonista.

L’idea del film gli piaceva. Tutto sarebbe finito e lui avrebbe ripreso la sua vera vita. E, soprattutto, Zayn non gli avrebbe detto di non valere abbastanza.

«Non so che dire» si sentì miagolare. Non si era neanche reso conto di aver aperto bocca per parlare di nuovo, anche se – visto quanto le sue parole erano state profonde – forse avrebbe fatto meglio a continuare a tacere.

«Credo che tu abbia già detto abbastanza» replicò Zayn, senza cattiveria nel tono. Era una semplice constatazione, e Harry lo guardò un po’ incerto perché, no, affatto, non era riuscito a completare una frase intelligibile, come poteva…?

Poi Zayn sollevò leggermente la mano, e Harry capì che si stava riferendo alle parole che aveva sputato su quel foglio di carta.

«Io ti amo» confessò Zayn, la voce sicura, ed era così tanto che non glielo sentiva dire che Harry aveva quasi dimenticato come suonassero quelle parole, pronunciate dalle sue labbra.

Si sentì inadeguato per quel sentimento. Lo sei, lo accusò una vocina crudele al suo orecchio, e improvvisamente il desiderio che Zayn trovasse qualcuno di migliore, di più giusto, di più buono, di più onesto – dipiùdipiùdipiù – lo travolse.

«Zayn, non c’è bisog-»

«Ti amo» lo interruppe l’altro, e la spinta che pochi attimi prima l’aveva fatto sentire altruista svanì, velocemente come era nata, per lasciare spazio solamente al suo bisogno spasmodico di stringere e respirare e vivere Zayn. «e anche se ho cercato di soffocarlo, di soffocarmi, sapevo già che era tutto inutile, ok? E non sono neanche bravo ad aprirmi e l’hai visto anche tu. Non so neanche perché tu voglia stare con me. Perché vuoi restare»

Harry l’avrebbe fermato di nuovo volentieri, perché era serio? Come poteva vedersi così poco e male, quando lui non riusciva a togliergli gli occhi di dosso, da quanto era perfetto – e, di nuovo, tutto ciò aveva davvero poco a che fare con il suo viso. Anche nelle sue imperfezioni, Zayn – per Harry – era perfetto.

«Me lo sono chiesto in continuazione, per tutto il tempo. E poi ho trovato l’articolo e in fondo aveva senso, no? Almeno c’era un motivo e potevo smettermi di scervellarmi per capire quale fosse. Solo che, anche se mi dicevo che ero stato stupido e che era ovvio, anche naturale, non sono riuscito a restare indifferente. Cazzo, credo che l’indifferenza sia l’ultima cosa che abbia provato in questi giorni. Mi sono sentito tradito e usato, e ti ho disprezzato e avrei voluto non averti mai conosciuto, ma, per quanto possa sembrare assurdo, non sono riuscito a odiarti. C’ho provato, non sai quanto. Immagino che questa sia solo l’ennesima cosa di cui sono incapace»

Harry sentiva aleggiare sopra le loro teste un altro ‘ma’. Non avrebbe retto il colpo, nel caso.

«Ma»

Basta – bastabastabasta – ‘ma’. Era una congiunzione inutile, senza la quale tutti avrebbero vissuto meglio. Harry non aveva mai odiato di più qualcosa, in vita sua.

«Ma, anche se tutto mi diceva di non farlo, il mio istinto mi spingeva ogni giorno un po’ di più verso te. Ero convinto stessimo andando nella stessa direzione. Poi tutto è sfumato. È tutto finito»

Harry stava per morire.

O forse per svenire, la sensazione era la stessa, ne era certo, quindi era scusato se confondeva le due cose.

«Zayn, ti prego» c’era già tutto in quelle tre parole, che altro doveva o poteva aggiungere? Se tutto quello non era servito a nulla, allora Harry non sapeva proprio più che fare. Avrebbe tirato giù la luna, per Zayn, avesse potuto. Invece era solo un ragazzino fresco di laurea e senza un lavoro, che non era stato capace di riconoscere l’amore neanche dopo essersi scontrato con esso ogni giorno per due mesi. Forse era cieco e sordo e muto. Forse era pazzo. Cosa mai avrebbe potuto fare per riprendersi Zayn, se l’altro non lo voleva?

«Harry» lo chiamò Zayn, prendendogli una mano, il tocco insicuro di chi non sa se fare qualcosa oppure no. Gli era mancata così tanto la sua pelle, che adesso che la risentiva contro la sua gli sembrava di trovarsi di fronte al miracolo stesso della vita. Cercò di ritrarla, anche se sembrava andare contro tutte le forze della natura, perché la sua pietà era l’ultima cosa che voleva.

«Harry,» ripeté Zayn, rafforzando la presa. «è finito tutto, ma forse hai ragione tu, ok? Possiamo voltar pagina, tornare all’inizio, conoscerci di nuovo, come fosse la prima volta; innamorarci di nuovo, come fosse la prima volta. Vedere dove tutto questo ci porterà»

Harry non riusciva a credere alle sue orecchie. Forse, alla fine, era svenuto davvero e quello era frutto della sua immaginazione.

Il tocco di Zayn era reale, però, il respiro dell’altro a malapena lo sfiorava ma c’era, era lì eccome, e in nessun sogno potevano esistere occhi brillanti come quelli di Zayn.

La figura di Zayn iniziava a sfocarsi. Harry ebbe di colpo paura che sarebbe scomparso, che davvero fosse solamente una proiezione dei suoi desideri, ma poi si rese conto che le sue guance si erano fatte bagnate e che Zayn era più reale che qualsiasi altra cosa al mondo.

«Possiamo?» osò chiedere, impaurito fosse tutto uno scherzo.

«Se vuoi ancora» abbozzò Zayn, e forse era impazzito pure lui, se diceva cose del genere.

«Come non ho mai voluto nient’altro in vita mia»

Zayn sorrise, e wow, Harry l’aveva visto tante volte, ma evidentemente era passato troppo tempo anche per quello, perché non si ricordava fosse più luminoso del sole stesso.

«Posso baciarti come fosse di nuovo la prima volta?»

 

 

Note:

Sorry sorry sorrrrry! Averi cancellato tutto, ma poi non avrei riscritto nulla, per cui questo è quello che è. Odio anche solo pensarlo, perché mi dà come l’impressione di non aver fatto del mio meglio e tutto il resto è un po’ una patetica scusa, quindi… bah?

Domenica arriva l’epilogo, che è super brevissimo, e poi finalmente smetto di scassare!!!

Grazie come sempre a tutte <3

  
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