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Autore: eiden    18/04/2008    0 recensioni
Ambientato dopo la fine del quinto anno ad Hogwarts. Al compimento dei suoi sedici anni, Harry riceve in dono un misterioso ciondolo del quale non sa nulla. A che cosa gli servirà mai? Durante un anno pieno di colpi di scena e strani segreti, Harry scoprirà che tutta la sua vita era basata su bugie, che tutto ciò che gli era stato rivelato erano solo inganni. Scoprirà che forse, dopotutto, un nome non vuol dire assolutamente niente.
Genere: Malinconico, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 2 - Domande senza risposta

Capitolo 2 - Domande senza risposta

Ovvero Scopriamo che Lily Evans ha una vena sadica

La ragazza continuava a sorridere.

Non aveva fatto una piega.

Harry aggrottò la fronte cercando di capire cosa avesse davanti. Sembrava Lily, aveva le sue fattezze, ma non era sicuro fosse proprio lei. Forse perché è uscita come una nuvola argentea da un ciondolo, lo prese in giro una vocina nella sua testa.

Aprì la bocca ma la richiuse, non sapendo cosa dire. Non sapeva nemmeno se la cosa che aveva davanti poteva essere definita “persona”, figuriamoci “madre”! Eppure vederla fisicamente, anche se vedere era una parola grossa, era comunque alta 12 centimetri e lui era miope, gli faceva frullare tante piccole farfalle nello stomaco.

Si schiarì la voce prima di emettere suoni strani, aveva già all’attivo abbastanza figure di merda senza aggiungerne un’altra con qualcuno che non conosceva.

-Lil…La mamma, cioè…Beh, lei è morta. Come fai a essere qui?

La ragazza, senza smettere di sorridere, si lisciò la gonna e si sedette sul letto.

-Lily ha stregato questo ciondolo e ci ha inserito un frammento dei suoi ricordi.

Il moretto trovò la risposto poco esauriente. Molto poco esauriente. Si sedette con uno sbuffo di impazienza.

-E…?

La piccola sagoma continuò a fissarlo sorridente; non aveva ancora cambiato espressione da quando si era materializzata dal gioiello. Una strana sensazione cominciò a serpeggiargli dentro… E se fosse stata davvero una trappola?

-Tu da dove vieni?

La ragazza indicò il pendente.

Il ragazzo, invece, si stava spazientendo. Parecchio. Come poteva non capire cosa voleva sapere?! Insomma, era apparsa da un ciondolo con la forma della madre morta da tempo, come poteva anche solo minimamente pensare che lui non volesse sapere di più?

Perché la madre voleva avesse quel ciondolo? Era importante? Significava qualcosa?

Chi gliel’aveva dato? Perché proprio in quel momento? Perché non gliel’aveva dato di persona? C’era un motivo particolare per cui l’aveva ricevuto il giorno del suo compleanno?

Si strofinò le tempie mentre un martellare sordo si faceva strada nel suo cervello.

Una bambola parlante lo stava mettendo in crisi. Fantastico per la reputazione del bambino sopravvissuto.

Fece un respiro profondo cercando di reprimere l’insana voglia di strangolare quella figurina. In fondo c’erano tante cose che poteva dirgli. Sempre che riuscisse a parlare più che a monosillabi. Una bambola in tutto e per tutto, che non ragionava e non pensava.

La fissò, formulando meglio che poteva la domanda.

-A chi ti affidò mia madre perché tu arrivassi qui oggi?

-Lily mi affidò a Silente prima che tu nascessi perché si fidava di lui.

-Perché proprio oggi?

-Perché oggi compi 16 anni.

-Ma perché proprio 16 anni?! – Harry si costrinse a non urlare.

-Mi dispiace ma le domande a tua disposizione sono finite.

E davanti a un Harry troppo sbalordito per replicare, la figuretta svanì, sempre sorridendo, in una nebbiolina argentata.

Passò quell’interminabile settimana.

Harry continuava a domandarsi che cosa fosse quel ciondolo ma non provò mai più a fare uscire la bambolina dal suo nascondiglio. La scusa era che gli faceva male il cuore vedere il ricordo della madre costretto ad adattarsi a quella figuretta che si muoveva e parlava come lei ma che non era lei. In realtà la ragione era molto, ma molto, più semplice.

Non sapeva cosa chiederle.

Aveva tante domande che gli vorticavano in testa da non sapere a quale dare la precedenza. Senza contare che quella bambola probabilmente non avrebbe risposto come lui avrebbe voluto.

Aveva ragionato sulla frase che lei aveva detto prima di sparire, “Le domande a tua disposizione sono finite”, ed era arrivato alla conclusione che non poteva fare più di tre domande per volta.

Probabilmente quando aveva incantato l’oggetto non aveva avuto abbastanza esperienza per creare un simulacro più somigliante all’originale.

Si scervellò anche per capire cosa rappresentasse.

Sfogliò il libro di Storia della Magia, probabilmente la prima volta in sei anni, da cima a fondo, ma non trovò assolutamente nulla che potesse ricordare quei tre simboli.

Sperò che Hermione potesse aiutarlo in qualche modo; in realtà ci contava, non c’era niente che quella ragazza non sapesse. E se non lo sapeva era sconosciuto per poco, perché andava a cercare e ci faceva pure una relazione, per essere sicura di non scordarlo.

Buttò il libro nel baule e lo richiuse con stizza.

Gli rodeva il fatto di avere sempre bisogno dei suoi amici per venire a capo di un casino. Tutti gli anni aveva sempre avuto bisogno di loro per risolvere i suoi guai. Era così inutile?

Controllò l’orologio e vide che erano quasi le cinque. L’ora in cui Ron doveva passare a prenderlo.

Aggrottò la fronte; in realtà non sapeva come sarebbe venuto a prenderlo e la cosa lo terrorizzava non poco: l’ultima volta aveva completamente sfasciato il soggiorno!

Sperò che non venissero che qualche mezzo magico o zio Vernon avrebbe tirato fuori per l’occasione il nuovo fucile a pallina. Nuovo hobby, la caccia.

Chiuse il baule e lo trascinò fin sulla porta. Poi tornò a recuperare le ultime cose, tra cui la gabbia di Edwige e il ciondolo; ci aveva legato un cordoncino di pelle per poterlo legare al collo. Gli sembrava quasi che emanasse un leggero calore, forse, dopotutto, quella bambola qualcosa di sua madre l’aveva.

Scese con la bacchetta in mano, con Voldemort ora in giro non c’era da fidarsi. Averla in mano lo faceva sentire più forte.

Peccato che anche qualcun altro se ne accorse.

-NASCONDILA SUBITO, NON VORRAI FARTI VEDERE DAI VICINI! – urlò Vernon con la faccia paonazza e gli enormi baffi che vibravano sotto il naso gonfio.

-Ci tengo più alla mia vita che a quella dei vicini, sinceramente – rispose Harry con noncuranza.

Questo fece infuriare ancora di più l’omone che sembrò sul punto di mettere le mani intorno al collo del nipote.

-Fermo. Non vorrai che incidentalmente mi sfugga qualche scintilla colorata, vero? Allora sì, che i vicini noteranno qualcosa… - La voce era tranquilla, il sorriso rassicurante; l’unica cosa di minacciosa era il significato nascosto in quella frase; Vernon si zittì subito e tornò in salotto imprecando contro il ragazzo.

Proprio in quel momento suonò il campanello e Harry si fiondò ad aprire la porta prima che qualcun altro potesse farlo al posto suo: non fosse mai che uno dei suoi amici fosse costretto a subire le ingiurie dello zio o la stupidità del cugino.

Quando aprì la porta, però, non trovò chi si aspettava.

La sua migliore amica, Hermione, lo fissava sorridente in un paio di jeans e una canotta che lasciava scoperto il collo candido. Lo sguardo perplesso del moretto doveva essere palese perché la ragazza scoppiò a ridere; Harry si stupì a pensare che con gli anni stava migliorando, e in meglio.

- Ciao Harry! Noto dalla tua faccia stupita che Ron non ti aveva detto del cambio di programma, ma la cosa non mi stupisce… Dato che ha invitato anche me e i miei genitori alla Tana per il tuo compleanno, siamo passati noi a prenderti; anche perché siamo molto meno appariscenti!

Il ragazzo sorrise divertito; su questo non poteva che darle ragione.

I suoi genitori erano babbani e in questo mondo ci avevano sempre vissuto, sapevano perfettamente come comportarsi.

Il signor Granger, un uomo alto e brizzolato, sulla cinquantina, uscì dalla macchina e si offrì di aiutarlo a portare giù il suo baule; aveva un sorriso aperto e rassicurante, gli occhi del colore caldo della figlia e dei modi gentili. Erano delle brave persone.

Non degnò i Dursley di un’occhiata di troppo e se ne andò senza nessun rimpianto, solo quello che l’estate successiva sarebbe dovuto tornare di nuovo in quel posto. Fortunatamente sarebbe anche stata l’ultima.

A tu per tu con Hermione sul sedile posteriore dell’auto, Harry pensò di farle vedere il ciondolo per chiederle se sapeva qualcosa.

-Hermione…Senti…Mi è arrivata una cosa da Silente per il mio compleanno, ma non so esattamente cosa sia…Mi dovresti dare una mano.

Tirò fuori da sotto la maglietta il laccio di pelle e scoprì alla luce del sole il pendaglio di ferro che battuto. Hermione lo fissò con sguardo attento e aggrottò la fronte, poi cominciò a tamburellare le dita sulla copertina del librone che teneva in grembo.

-L’ho già visto da qualche parte. Ma non ricordo dove…

Cominciò a sfogliare con frenesia le pagine di quel libro; Harry sbirciò le pagine e dedusse fosse di storia: era pieno di vasi di terracotta lavorati, cartine colorate a zone, sarcofagi e elmi di ferro battuto. Un libro di storia antica.

- Ma questo non è il libro di Storia della Magia.

- Certo che no! Quello lo studio a scuola…

- E questo è quello che studi nel tempo libero? Storia babbana? Ma insomma, Hermione, tu non hai una vita privata? Devi sempre e solo studiare? La vita non si costruisce mica sui libri!

- Vuoi stare zitto?! Non vedi che sto cercando di aiutarti?

Il ragazzo arrossì leggermente e si zittì, sperando che almeno lei riuscisse a risolvere quell’enigma.

A un certo punto Hermione lanciò un urlo.

- L’ho trovato! L’ho trovato!

Harry si riscosse dal leggero intontimento che l’aveva colto mentre viaggiavano e rialzandosi di scatto diede una testata al tettuccio. Sfregandosi la testa con una mano si girò verso la brunetta con le lacrime agli occhi.

- Che hai da urlare?

- L’ho trovato, ho trovato il simbolo che cercavamo!

- Ma come…?! Anch’io ho cercato nel libro di storia e non l’ho trovato!

- Tu hai cercato nel libro di Storia della Magia, io invece no. Questo è un libro di storia babbana, parla dei popoli non magici, anche se su questo si potrebbe dire molto in merito, che hanno vissuto nel mondo. E ho trovato il simbolo proprio in una sezione dedicata a uno di questi popoli.

Gli mostrò il libro dove il simbolo era inciso su una pietra. Era leggermente sbiadito ma le tre figure geometriche si vedevano ancora. Sotto c’era una riga dove c’erano incise delle figurine.

- E queste figurine cosa significano?

Hermione lo guardò con una faccia leggermente schifata.

- Non sai cosa sono?

A un cenno negativo di lui, lei sbuffò.

- Come al solito l’intelligenza di cui tutti parlano è inesistente…

Un “Ehi” indignato provenne dal ragazzo ma lei lo ignorò.

- Questi sono geroglifici, questa riga qui è una frase, tradotta sommariamente in “ La conoscenza è il bene più grande”.

Un campanellino suonò nella testa di Harry.

- Ehi, senti, Hermione, tu sai il latino? – Lei annuì – So i fondamenti basi, non molto però.

Lui le ficcò sotto il naso il pendente e le indicò la piccola frase incisa. Lei si agitò esaltata.

- Sì, sì, vuol dire proprio quello!

- E allora, mi vuoi dire dove era inciso quel simbolo e quella frase?! – Sbottò lui esasperato.

Lei sorrise soddisfatta.

- Era incisa sopra l’entrata della Biblioteca di Alessandria.

Continua…

Ecco qua il secondo capitolo, non svela moltissimo in realtà, ma mi piace com’è venuto in fondo in fondo…

Ringrazio antote per la recensione, e anche la mia Discordia XD

Recensite se vi piace ma mi accontento anche che leggiate soltanto^^

A settimana prossima^^

  
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