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Autore: eiden    11/04/2008    2 recensioni
Ambientato dopo la fine del quinto anno ad Hogwarts. Al compimento dei suoi sedici anni, Harry riceve in dono un misterioso ciondolo del quale non sa nulla. A che cosa gli servirà mai? Durante un anno pieno di colpi di scena e strani segreti, Harry scoprirà che tutta la sua vita era basata su bugie, che tutto ciò che gli era stato rivelato erano solo inganni. Scoprirà che forse, dopotutto, un nome non vuol dire assolutamente niente.
Genere: Malinconico, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 1

Capitolo 1 - Harry scopre una cosa nuova

Ovvero le sorprese capitano SEMPRE quando non sei dell’umore giusto

Era una giornata afosa in Privet Drive. Bella ma afosa.

Le cicale frinivano nascoste nel prato perfettamente tagliato, una brezza quasi inesistente soffiava sulle aiuole colorate, una cappa asfissiante di calore ricopriva ogni cosa nel raggio di miglia. Non c’era nulla fuori posto, nulla di strano al numero quattro di Privet Drive.

Ed era questo che volevano i Dursley.

Una vita normale, una casa normale, una famiglia normale.

Era per questo che nascondevano il bizzarro quanto indesiderato nipote in camera sua ogni estate.

Era per questo che raccontavano a tutto il vicinato che era rinchiuso in una scuola di massima sicurezza per giovani irrecuperabili.

Era per questo che lo odiavano con tutto il cuore, che lo trattavano come la feccia della peggior specie.

Perché lui rappresentava tutto ciò che li spaventava.

Qualcosa che non aveva assolutamente nulla di “normale”.

Eh già, il loro carissimo nipote era un mago. E non un mago qualsiasi bensì il più famoso e al tempo stesso temuto di quel mondo strano con il quale non volevano avere nulla a che fare.

~ ~ ~

Harry Potter era nella sua stanza e leggeva con sguardo indecifrabile un giornale dove le immagini continuavano a muoversi frenetiche.

Dopo qualche attimo di palpabile tensione, il ragazzo appoggiò il giornale sulla scrivania con un sospiro di sollievo.

In prima pagina un uomo tarchiato agitava frenetico una bombetta verde acido; la didascalia recitava: “Il Ministro della Magia Cornelius Caramell obbligato a dare le dimissioni dopo l’attacco al Ministero di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato”.

Sotto questa, un’altra immagine, più piccola, recava la foto di un suo primo piano che guardava smarrito davanti a sé. Probabilmente erano andata a raccattarla tra quelle fatte al suo primo anno, quando i giornalisti avevano davanti a loro della carne fresca, ancora intatta e ingenua. Il titolo a caratteri cubitali annunciava il ritorno di Tu-Sai-Chi; il sottotitolo, più piccolo ma non meno importante, fece avvampare una rabbia cieca nel ragazzo: “Il bambino sopravvissuto l’aveva già annunciato”.

-Peccato che lo dicano solo adesso, omettendo, tral’altro, di essere stati i primi a darmi del pazzo – pensò lui amareggiato.

Accartocciò il Profeta con rabbia e lo gettò nel cestino.

Guardò fuori dalla finestra con sguardo vacuo mentre quello che era successo negli ultimi mesi gli tornava in mente, un’immagine dopo l’altra, una sensazione dopo l’altra.

Immagini che non facevano che susseguirsi in maniera vorticosa nella sua testa da quasi due mesi. Due mesi in cui si chiedeva perché era andato all’Ufficio Misteri ben sapendo che poteva essere una trappola. Due mesi in cui si chiedeva perché aveva creduto a Kreacher ben sapendo che non avrebbe detto la verità, lui odiava Sirius. Due mesi in cui si chiedeva perché non riusciva a piangere la morte del suo padrino…Anzi, due mesi in cui una rabbia cocente lo rodeva dal profondo del cuore. Aveva detto che avrebbero potuto vivere insieme, che l’avrebbe portato via da quella casa dove aveva vissuto per quasi 15 anni trattato come feccia della peggior specie, che finalmente sarebbero stati una vera famiglia. Il calore di una famiglia vera, calore che lui non aveva mai provato.

Si sentiva tradito, amareggiato e odiava il suo padrino per questo. Si era fidato, aveva affidato i suoi sogni a un uomo e le sue speranze a una data, quella in cui avrebbe finalmente lasciato i Dursley. E ora…Ora non c’era più nulla di quei sogni e quelle speranze, solo terra bruciata, il deserto che era rimasto nel suo cuore, seppellito e chiuso a chiave dopo quella volta.

Non riusciva a provare nulla che non fosse rabbia e amarezza, non riusciva a piangere per quell’uomo che aveva detto di amarlo e poi se n’era andato attraversando un velo.

Non era morto, se n’era semplicemente andato, senza una parola, senza un sorriso, aveva solo oltrepassato un arco attraversato da un vento invisibile e da voci fantasma.

Un velo, un maledetto velo e nient’altro.

Picchiò un pugno contro il muro mentre si sentiva il cuore bruciare…Non sapeva nemmeno lui cosa fosse ora, se rabbia, o dolore, o qualunque altro sentimento che gli stava lentamente avvelenando l’anima.

Voldemort stesso non avrebbe potuto fare di peggio, anzi, uccidendolo forse avrebbe trovato pace lui stesso.

Non ce la faceva più. Cosa gli rimaneva adesso?

Il corso doloroso dei suoi pensieri fu interrotto da un rumore proveniente dalla finestra.

Agguantò veloce la bacchetta ma vide solo un gufo che chiedeva di entrare becchettando insistentemente sul vetro. Con un maestoso frullio di ali un enorme volatile, probabilmente un barbagianni, entrò porgendo a Harry una pergamena; vide anche un pacco legato alla zampa dell’animale ma quando cercò di prenderlo il pennuto pensò bene di beccarlo sul dorso della mano.

Il ragazzo si porto la mano alla bocca, dove un taglietto spiccava evidente.

A quanto pareva non aveva già abbastanza cicatrici.

Sembrava che dovesse leggere prima la lettera.

Caro Harry,

come va? Sono Ron, ho dovuto mandare un gufo postale perché Leo è piccolo per il pacco e di Errol non mi fido per niente, mica che mi rompe il regalo!

Comunque buon compleanno, Harry!

Ho fatto capire al gufo di farti leggere prima la lettera, spero solo che abbia capito, mi ha beccato almeno 10 volte! Spero che il regalo ti piaccia, non sono molto bravo con queste cose, mi sono fatto aiutare da Ginny per le miniature (Quest’estate ha scoperto la passione per l’arte, boh…)e Hermione le ha incantate, sai, così dovrebbero durare.

Bè, spero ti piaccia.

Ah sì, ti aspetto la prossima settimana a casa mia, la mamma vuole assolutamente vederti prima di andare a scuola, così ti portiamo via da quel postaccio a cui si ostinano a farti tornare tutte le estati.

Si, si, lo so! La storia della protezione di tua madre e gli unici parenti che ti rimangono e bla bla bla…Però intanto tu sei costretto a vivere con quel cavallo di tua zia e quel ciccione di tuo cugino.

Ti portiamo via per il tuo bene, almeno ti godrai le ultime settimane di vacanze. Quindi ci vediamo!

Ron

Harry alzò lo sguardo fissando il gufo, che ricambiò l’occhiata.

Chissà cosa gli avevano regalato.

Stavolta l’animale si lasciò slegare la scatola; il ragazzo gli indicò il trespolo di Edwige, dove facevano mostra di sé acqua e cibo ma l’animale aprì le enormi ali e spiccò il volo.

Con un’alzata di spalle il moretto si sedette sul letto e fissò il pacchetto dove, a caratteri cubitali, spiccava la parola “Fragile”. Di sicuro opera di Hermione, non era convinto che Ron ci avrebbe mai pensato.

Tirò il nodo che teneva insieme il tutto e la scatola di aprì come i petali di un fiore, rivelando a uno sconvolto Harry il suo contenuto.

A una prima occhiata sembrava una di quelle bocce di vetro che si regalano a Natale, con i pupazzi di neve, le casette, gli alberi e la neve che cade quando le capovolgi.

Nel momento in cui il ragazzo la prese in mano, però, si accorse che era qualcosa di diverso. Di molto diverso.

Qualcosa di caldo e bruciante gli risalì dalla bocca dello stomaco, fermandosi in gola; deglutì cercando di alleviare quella sensazione ma fu uno sforzo vano.

Boccheggiò mentre una lacrima sfuggiva ai suoi occhi serrati.

Sirius, in sella a Fierobecco, volteggiava sopra il lago di Hogwarts, costeggiandone la riva e sfiorando le punte degli alberi della Foresta Proibita.

Avvicinò la boccia di vetro al viso e vide la Sirius-Miniatura sorridergli e alzare la mano per salutarlo. Un’altra lacrima seguì la prima, mentre sentì un masso cadergli sul cuore.

Appoggiò delicatamente il regalo sul comodino; vide l’acqua del lago incresparsi mentre quel piccolo mondo sotto vetro veniva spostato da una forza più grande di lui.

Si sedette sul letto con la testa tra le mani. I suoi pensieri continuavano ad andare a quella notte, le immagini si susseguivano una dopo l’altra come un film, nelle orecchie solo l’urlo del suo nome mentre lo vedeva attraversare quel maledetto velo. I suoi occhi stupiti, le mani che annaspavano cercando un appiglio, il suo corpo che, come al rallentatore, si arcuava all’indietro. Quel velo, che si agitava leggere attraversato da una brezza invisibile. Gli occhi di quella donna, al cui interno si vedeva bruciare un fuoco demoniaco.

Si slanciò nel bagno in fondo al corridoio e si chiuse dentro.

Aprì il rubinetto e ficcò la testa sotto l’acqua fredda, come se questo potesse fermare ciò che gli vorticava senza sosta in testa. Strinse il bordo del lavandino finché le nocche non gli diventarono bianche.

Un lamento gli uscì dalle labbra serrate, mentre si lasciava scivolare lungo la parete, i capelli ormai lunghi che bagnavano le piastrelle di liquido trasparente.

Il rumore dello scroscio dell’acqua sembrava rimbombare nelle orecchie del ragazzo. Spilli di fuoco gli trafiggevano il cuore, un dolore cocente che traboccava e si riversava in ogni fibra, in ogni cellula del suo corpo.

Strinse le mani a pugno e sentì le unghie penetrare nella carne ma era niente in confronto alla morsa che gli attanagliava il petto, che non lo faceva respirare.

Gli occhi gli bruciavano come se le sue stesse lacrime si fossero tramutate in lava bollente. Immagini rosso sangue e verde smeraldo si susseguivano senza tregua dietro alle sue palpebre abbassate, una voce, quella di Lupin, che ripeteva sconvolto “E’ morto, Harry”, che si ripeteva come un disco rotto.

Se n’era andato. Andato per sempre.

Fu come un fiume in piena, ruppe gli argini che si era costruito intorno al cuore e si riversò in lui con la potenza di un uragano che lo lasciò annichilito.

Se n’era andato.

E ora riusciva a capirlo anche lui.

Sembrarono passate ore ma forse erano solo pochi minuti.

Quando si alzò si sentì intorpidito, svuotato, come se tutto quello che aveva provato negli ultimi due mesi – rabbia, paura, dolore – si fosse riversato fuori come veleno da una ferita aperta.

Un veleno che, lentamente, lo stava uccidendo.

E ora si sentiva esausto…Ma era in pace. Non solo con Sirius ma anche con se stesso.

Quel peso che si portava addosso era svanito, come se il piangere finalmente la morte del suo padrino l’avesse portato alla consapevolezza che alla morte non c’è rimedio.

~ ~ ~

Quando tornò in camera trovò un altro gufo ad aspettarlo.

Sorrise quando riconobbe Errol e capì che quello era il regalo della signora Weasley, probabilmente una delle sue ottime torte fatte in casa.

Quel giorno arrivarono parecchi gufi con i suoi regali di compleanno e Harry scoprì che erano mesi che non riusciva più a godersi un momento per se stesso, un momento come quello in cui pensava che era felice di essere riuscito a passare un altro anno. Ovviamente i gemelli gli regalarono una scatola assortita di scherzi, accompagnata da una pergamena “ Nel caso il nuovo prof sia come il rospo”; il regalo di Hagrid si rivelò essere uno strano oggetto peloso che il moretto non ebbe il coraggio di scoprire a cosa servisse. Infine il regalo di Luna, inaspettato a dire la verità, che lo lasciò sdraiato sul letto a ridere fino alle lacrime: “Una vera collana fatta di denti di Gorgosprizzo, portano MOLTA fortuna!”.

Credeva ormai di aver ricevuto tutti i regali allorché un maestoso barbagianni planò sulla sua scrivania. Lo sguardo altero dell’animale percorse tutta la stanza e, dopo aver visto Harry, tese la zampa dove era legata una piccola scatola accompagnata da una pergamena.

Il ragazzo si avvicinò perplesso e slegò il foglio proprio mentre l’animale spiegava le ali e prendeva il volo nell’aria ferma del tramonto.

La lettera era breve e concisa. Tua madre me l’affidò prima di morire. Fanne buon uso.

Un campanellino suonò nella testa del moretto.

Silente.

Un biglietto simile era legato al Mantello dell’Invisibilità che gli aveva affidato Silente da parte di suo padre.

Quindi anche questa scatolina gliel’aveva mandata lui? Perché proprio in quel momento?

Ma soprattutto…Cos’era?

Prese in mano il leggero involucro e lo squadrò ben bene; non trovò nulla di strano.

Lo aprì con cautela, ma ciò che trovò all’interno lo lasciò alquanto perplesso.

Era solo un ciondolo.

Un ciondolo formato da un triangolo al cui vertice era appoggiato un cerchiolino; sopra questo cerchio c’era una falce di luna molto sottile con entrambe le punte rivolte verso l’alto.

Se lo rigirò tra le mani e lo lasciò cadere sconvolto quando avvertì un crescente calore provenire dall’interno del gioiello. Si strofinò le dita tra di loro e chiuse gli occhi, cercando di calmarsi.

Si era immaginato tutto. Non c’era altra spiegazione plausibile.

Poi si batté una mano sulla fronte dandosi dell’idiota.

“Io sono un mago…”

Si girò di scatto verso lo spioscopio sulla scrivania ma era muto, come muto era rimasto per tutta l’estate.

Non era una trappola, ok, ma allora cos’era?

Ormai non era più nemmeno tanto sicuro di avere avvertito quel calore.

Lo riprese in mano e si accorse di una frase incisa sulla base del triangolo, che prima non aveva notato. Era scritta veramente in piccolo.

Già era miope, ci mancava solo che diventasse cieco per decifrare quella riga!

“Conoscenza. No, conoscentia. Ok, la prima parola è conoscentia.

Perfetto, latino, non so una mazza di latino. Dov’è Hermione quando serve?

Bio…No, buo…Ma che c’è scritto?!?Ah sì, sembra buonum.

Su…Susp…Supremo, supremum. Questa è quella giusta. Cavoli mi sembra di giocare all’indovino, la Cooman sarebbe fiero di me.

E l’ultima parola…Vediamo…Est. Sì, est è giusta.

Quindi…Conoscentia buonum supremun est.”

Pronunciò la frase ad alta voce, come per capire il suo significato solo dicendola.

Quando all’improvviso accadde qualcosa che gli fece lanciare l’oggetto sul letto e agguantare di scatto la bacchetta.

Il gioiello stava brillando.

Si era illuminato di una strana luce argentata che lo ricopriva di un baluginio leggero. Il brillio si espanse per poi cominciare ad addensarsi fino a cominciare a prendere forma sotto gli occhi sbalorditi del sedicenne.

Davanti al suo sguardo sbarrato dalla sorpresa, da quella nuvola argento comparve una figuretta alta non più di 12 centimetri, con lunghi capelli castani e, a una prima occhiata, luminosi occhi verdi. Indossava una divisa di Hogwarts dai colori rosso dorati.

La ragazza si scosse i vestiti da invisibili particelle di polvere e lo abbagliò con un sorriso luminoso, che le creò delle graziose fossette sulle guance.

“Ciao! Io sono Lily Evans, tu chi sei?

Davanti allo sguardo sorridente della brunetta, il moretto non poté fare altro che accasciarsi sul pavimento troppo scioccato per poter fare altro.

“Io sono Harry…Harry Potter. Tuo figlio.

Continua…

Allora, fine del primissimo capitolo di questa Fanfiction nata per sbaglio mentre sfogliavo un libro(Non vi dico quale altrimenti che sorpresa sarebbe?XP)

Spero vi possa piacere il mio modo di scrivere e, dato che non sono perfetta, vi invito a farmi notare qualunque errore possa fare, sbaglio anch’io verbi e congiunzioni!

Non ho ancora deciso che pair fare ma, come potete notare dalle note, sarà Yaoi. Quindi se il genere vi disgusta è meglio se non leggete. Non che abbia intenzione di far procedere la storia a scene lemon però sarà una delle tante parti di cui è composta questa storia.

A differenza di altre bravi autrici che hanno già tutta la storia in testa(E quindi vi sanno dire anche in che capitolo sarà la lemon) io non sono così “programmata”…La storia è ancora tutta in lavorazione e quindi non vi so dire nulla XD

Purtroppo ho molti impegni da portare avanti e quindi non posterò MAI un capitolo al giorno, al massimo uno alla settimana(O nel peggiore dei casi uno ogni due settimane).

Comincerò con un rating Arancione che verrà cambiato in Rosso all’occorrenza(Cioè in vista della Lemon o di scene di battaglia).

Che altro…Se avete due secondi di tempo commentate^^

  
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