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Autore: funklou    02/11/2013    21 recensioni
Al Norwest Christian College le cose vanno così: o sei popolare, o non sei nessuno.
Ma c'è anche chi, oltre ad essere popolare, è anche misterioso, quasi pericoloso. E nessuno sta vicino al pericolo.
Tutti sapevano quello che Luke Hemmings e i suoi amici avevano fatto.
Ricordatevi solo una cosa: le scommesse e i segreti hanno conseguenze.
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Dal secondo capitolo:
"A me, invece, non sembri un tipo così pericoloso. Forse strano" affermò Avril, senza distogliere l'attenzione dal suo libro.
"Due." Si guardò intorno, in cerca di un banco libero.
"Due?"
"Due."
"Cosa significa?" Alzò lo sguardo e lo guardò confusa.
"Sinceramente? Nulla. Quando non so cosa rispondere, o quando non voglio rispondere, dico due." Scrollò le spalle, come se fosse la cosa più ovvia e si allontanò.
"Questo conferma la mia teoria, Hemmings."
Doped!Luke
Scene di droga esplicite. Se ne siete sensibili, non aprite.
Il trailer di Two: http://www.youtube.com/watch?v=NE35nheHyZY
Genere: Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum, Hood, Luke, Hemmings, Michael, Cliffors, Nuovo, personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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It was their bar.

Per la millesima volta, Avril si trovò affacciata sul disastro della vita di Luke e ci rimase incastrata dentro. Solo quando lo sentiva parlare del suo dolore, riusciva a dare un senso a Luke Hemmings. Ci aveva pensato spesso ad Ashton, che fosse gran parte della sua vita, ma di certo non tutta. 
Ed ora poteva percepire il dolore scorrergli nelle vene senza trovare una via d'uscita, rimanendo bloccato dentro di lui. Non c'era traccia di lacrime nei suoi occhi, la posizione composta, un bicchiere in mano e lo sguardo rivolto verso Calum e a Michael, che adesso si stavano avvicinando sempre di più a loro.
Avril sorrise a Calum, che ricambiò, andandosi a sedere proprio di fianco a lei. Successivamente la sua attenzione fu catturata dalla presenza di Michael, che lasciò occhiate in giro, silenzioso e inspiegabile come al solito. Occupò il posto di fianco a Luke, ma senza nemmeno accennare un saluto.
"C'era Emily fuori, all'entrata. Ci ha trattenuti per mezz'ora" cominciò la conversazione Calum, sbuffando, mentre si toglieva la giacca.
Luke spalancò gli occhi e "Cosa ci fa qui?" chiese.
"Non ne ho idea, ha solo detto che le andava di fare un giro qui." 
Avril aveva perso il filo della conversazione, non capendo niente. Girò la testa verso Calum, assumendo un'espressione confusa.
"Emily era la ragazza di Ashton" le spiegò velocemente. Annuì e lasciò i due continuare la loro discussione, soffermandosi sul ragazzo che Luke aveva di fianco. Michael non aveva perso il vizio di fissare qualsiasi cosa, oggetto e soprattutto persona si trovasse davanti. Era piuttosto snervante, ed ora si trattava solo di una questione di personale vittoria, così si mise anche lei a fissarlo. Puntò le iridi verdi in quelle azzurre chiare, enormi, profonde di lui. Probabilmente non ce ne sarebbe più uscita. Ma nessuno dei due aveva intenzione di dar fine a quella lotta. 
Finì solo quando "...E allora le ho detto di non venire al nostro tavolo perché ci saresti stato anche tu, ma ehi, aspetta" Calum osservò Avril, Michael e quel conflitto assurdo che si stava svolgendo a loro insaputa "Cosa stanno facendo?" domandò.
Fu Michael a cedere, solo per rispondere "Niente" al moro.
Avril poggiò bruscamente la schiena alla sedia e incrociò le braccia. Non sapere cosa passasse per la testa alle persone la urtava troppo, e decifrare i pensieri di Michael era decisamente impossibile. Lo sguardo le cadde improvvisamente su Luke, e l'espressione rilassata che aveva quando le raccontava di Ashton era stata sostituita da due occhi socchiusi come due fessure e dalla mandibola contratta. Sussultò, perché era la stessa espressione che aveva visto quando la sbatté contro il muro nei corridoi. 
Si fece sempre più piccola sulla sua sedia, iniziando a pensare che, in realtà, quelli erano i ragazzi che inizialmente temeva. Se l'era per caso dimenticato?
"Oggi, comunque, mi ha ridato il compito di storia e ho preso una A. Non dovreste essere tutti così acidi, piuttosto brindiamo a questi miei successi" Calum cercò di sdrammatizzare la situazione con una delle sue uscite, provocando dei sorrisi sui volti degli altri tre. Il suo braccio andò a circondare le spalle di Avril, che cambiò immediatamente umore, perché per la prima volta da quando li aveva conosciuti, si sentì un po' partecipe della loro strana, quasi proibita amicizia. Calum stava raccontando dei fatti che gli erano accaduti, ma li stava raccontando anche in sua presenza. 
Si sentì ancora meglio quando "Io e Michael invece siamo stati buttati fuori dalla classe perché siamo stati accusati di star interrompendo la lezione, quando in realtà erano quei coglioni di Butler e Deyes a parlare" affermò Luke scuotendo la testa. 
Ora Avril era una di loro.
La musica in sottofondo non si fermava, i ragazzi continuavano a parlare e anche Michael ogni tanto accennava qualche parola. Lei optava più per il silenzio, amava ascoltare tutto ciò che avevano da dirsi. Ma se ne era accorta: Ashton non rientrava mai in uno degli argomenti. Non lo sapeva esattamente perché, ma un po' le dispiaceva. Voleva sapere sempre di più su di lui.
"Stasera non c'è Daniel?" intervenne Michael. Luke spalancò una seconda volta gli occhi, alzò lentamente lo sguardo in sua direzione, serissimo in volto. Poi passò a squadrare Avril, che si congelò. La musica sembrava essersi abbassata per dare spazio ad una tensione che lei non capiva. Quando anche Michael spostò lo sguardo sulla biondina, si portò una mano sulla bocca, come essersi accorto di aver parlato troppo. 
"Ok, io propongo di tornare a casa" Calum cercava sempre di sviare le conversazioni dispiacevoli, ma ormai Avril si stava già chiedendo chi potesse essere Daniel.
Luke spostò la sedia all'indietro, provocando un rumore fastidioso e si alzò rapidamente, assecondando il moro e "Vi serve un passaggio?" chiese più per cortesia. 
Lo stesso fecero anche gli altri.
"No, siamo qui con le moto." 
"Ok, allora io porto a casa Avril" e questa si sentì un po' più importante, nonostante tutto.
Raggiunsero l'uscita, e quando furono nel parcheggio, Calum le si avvicinò e l'abbracciò.
"Fai la brava" le disse dolcemente.
"E tu vedi di tornare a casa tutto intero." Risero insieme, per poi separarsi. 
Salutò Michael solo con un accenno della testa ed entrò in macchina insieme a Luke.
"Per che ora devi tornare stasera?" la sua voce sembrava l'unica cosa che riuscisse a farle rendere davvero conto che tutto ciò era realtà, stava succedendo davvero. Si sentiva così stordita, lì, in una piccola macchina, con la presenza di Luke.
"Mia mamma è al lavoro, non credo di avere un orario" rispose solo dopo alcuni secondi, per avere il tempo di mettere assieme i pochi pensieri che aveva in testa. Perché sì, quando le era vicino, la sua mente sembrava svuotarsi del tutto. 
Luke sistemò lo specchietto della macchina, accese il motore e i fari illuminarono parte del parcheggio.
"Allora resti con me" esordì, sempre col suo tono calmo, tirando giù il finestrino e poggiandoci il braccio. 
Avril rabbrividì all'istante. Restare con lui, respirare la sua stessa aria e occupare il suo stesso spazio le metteva solo ansia. 
"Con te? Dove?" C'erano tracce di terrore in ogni singola parola pronunciata. Si girò a guardarlo. Il corpo rilassato sul sedile, le mani delicate sul volante, lo sguardo fisso sulla strada che alternava da destra a sinistra ad ogni stop. Paurosamente bello.
"Andiamo da Billy."
Da Billy. Avril se lo ripeté in testa altre tre volte, quel nome non le era nuovo. Stette in un silenzio colmo di pensieri, per poi illuminarsi. Billy, il tizio del bar delle quattro strade di cui Luke aveva parlato! L'idea la terrorizzava quanto la rendeva eccitata. Il posto che le aveva descritto, quello frequentato con Ashton, le sembrava così lontano, irraggiungibile, immaginario, di un altro mondo, tanto che ora che Luke stava guidando per andarci, le sembrava a dir poco strano.
Luke guidò per soli altri cinque minuti e la macchina si fermò a pochi metri dall'entrata del bar. Il posto era esattamente come se lo era immaginato. Anche camminare verso la porta d'ingresso la fece sentire così strana, perché l'unica cosa a cui riusciva a pensare era che, proprio dove lei ora stava camminando, ci era passato anche Ashton. Quando mise piede lì dentro, riuscì ad immaginarsi ogni singolo pomeriggio consumato dentro a quel bar dai due amici, a loro due seduti all'ultimo tavolo in fondo, ai saluti che si scambiavano con Billy appena varcata la soglia. 
E mentre tutto questo flusso di pensieri le passò per la testa, "Ehi Billy!" sentì pronunciare dal ragazzo che aveva di fianco. 
E poi il silenzio.
Alzò lo sguardo e vide un signore con un accenno di barba dietro al bancone, ora immobile. Sbatté gli occhi più volte, ma niente da fare, il tizio appariva come una statua. Capì che fosse un uomo e non un qualcosa di immobilizzato quando "Luke?" chiese con uno stupore percepibile. Posò finalmente il bicchiere che al momento stava pulendo con uno straccio e uscì da quell'area ristretta, andando dritto verso Luke e lo abbracciò. 
Avril, che capì, si allontanò un po' dai due, giusto per gustarsi meglio la scena.
Luke Hemmings che abbracciava un essere umano. Roba da pazzi.
La situazione le era abbastanza chiara: Luke sicuramente non frequentava più quel bar da quando Ashton non c'era più.
Quando l'abbraccio finì, "Cosa ci fai qui? E che fine hai fatto? Oddio, sei pure altissimo. Sei anche più alto di me ora" uscì questo accumulo di parole dalla bocca dell'uomo. 
Non passarono neanche due secondi che girò la testa e incontrò gli occhi di Avril, alla quale si tinsero le guance di rosso.
"Ah! Ora capisco tutto." capire tutto cosa? "Non me la presenti?" 
Luke assunse un'espressione indecifrabile, una che Avril non aveva mai visto comparire sul suo volto e gli fece un segno con la mano, facendogli capire che avrebbe spiegato tutto dopo.
Prese nella sua mano quella di Avril e "Noi ci sediamo là" disse e indicò l'ultimo tavolo. "Non scomodarti per venire a prenderci delle prenotazioni, siamo a posto così."
Billy annuì e sorrise.
Avril sentiva bruciare la propria pelle con quel contatto così insignificante, non poteva che far caso a quanto la mano di Luke fosse calda e liscia. Sussultò quando sentì il pollice accarezzarle piano la mano mentre si dirigevano verso il tavolo. Poi il contatto finì, si sedettero ed Avril si sentì così fredda. 
Gli occhi le guizzavano da ogni parte, pensando solo "Qui ci si sarà seduto anche Ashton" oppure "Qui avrà appoggiato i sui libri dopo la scuola" e tante altre constatazioni simili.
La tv trasmetteva i risultati della partita di rugby di quel pomeriggio, e a lei sembravano interessare particolarmente, pur di non guardare quelle iridi azzurre. Sentiva i suoi occhi puntati addosso e, per chissà quale motivo, riusciva a sentirsi più vulnerabile di quanto solitamente fosse, a sgretolarsi lentamente sotto il suo sguardo. 
Pensava che la serata sarebbe continuata in un silenzio imbarazzante, fino a quando "Perché proprio azzurro?" udì chiedere. Creò finalmente un contatto visivo col ragazzo che aveva davanti da almeno cinque lunghissimi minuti e lo vide indicare le sue punte dei capelli con un gesto noncurante della testa.
"Chi è Daniel?" rispose con un'altra domanda, ma poi se ne pentì subito.
Infatti, "Due" ottenne come risposta. Sbuffò.
"E' il mio colore preferito" spiegò intimidita, arrendendosi e accavallando le gambe sotto al tavolo. 
"Allora se il tuo colore preferito fosse stato il verde, viola o il grigio te li saresti tinti così?" rise piano. Avril sentì il cuore accartocciarsi su se stesso al suono della sua risata, così fottutamente bella, limpida e soprattutto giusta. Perché era giusto che Luke ridesse, che fosse felice, che vivesse realmente. Era ciò che inconsciamente voleva.
Si riscosse da quel momento di catalessi e "Non lo so, può darsi. Ma non credo sia un problema, perché odio quei colori" affermò.
"A me il grigio piace." Alzò le spalle.
 Lei non capì quella frase, ma mise da parte la sua perplessità e ogni sua domanda al riguardo. Luke era strano e ormai ci stava facendo l'abitudine.
"Sai, Avril, voglio ricominciare da capo con te," incominciò improvvisamente "tu e Calum sembrate andare così d'accordo. Anche io lo vorrei."
Avril smise per qualche istante di respirare. Era il vero Luke Hemmings quello che aveva davanti? Spalancò gli occhi, tossendo un paio di volte, forse per sovrastare il casino che il suo cuore stava facendo sbattendo contro il suo petto. Calò il silenzio, non aveva idea di cosa dire. 
Le labbra gli si curvarono, mostrando il sorriso che, secondo Avril, era il più bello al mondo. Come se fosse stato contagioso, anche lei gli regalò un sorriso e "Okay" disse. 
In un certo senso, le stava chiedendo di diventare amici. In un primo momento, Avril pensò di aver accettato per il semplice fatto che farsi amiche le persone che ci fanno paura è la migliore precauzione per non andare incontro a pericolose situazioni con esse. Ma si sa, l'unica persona a cui possiamo mentire siamo noi stessi, e così, per una buona volta, lasciò far passare il pensiero che volesse diventare sua amica e basta. Niente scuse, niente bugie: voleva conoscerlo fino in fondo e trovare qualcosa di bello in lui.
"Okay, bene." Si passò una mano tra i capelli "Quindi credo sia giunto il momento di smetterla di evitarci per i corridoi, di..." non fece in tempo a finire la frase.
"Di sbattermi contro al muro senza alcuna motivazione?" lo interruppe. 
"Sì, beh, anche quello." Alzò gli occhi al cielo.
Avril scosse la testa, sapeva che non si sarebbe scusato molto facilmente, anche se avrebbe voluto che lo facesse. O almeno avrebbe voluto sentire anche una stupida motivazione, ma non voleva sforzare quel sottile, o meglio, sottilissimo filo che li legava.
"Comunque, restando in tema, dovresti davvero smetterla di girare per i corridoi con quella bionda." 
"Ma quella è mia cugina! Cos'hai contro di lei?"
"Non saprei, non mi ispira molta simpatia" rispose con una nota di menefreghismo, che a chiunque avrebbe dato fastidio, ma non ad Avril, che continuava a parlargli soprattutto per questo suo modo di essere.
"Nemmeno tu ispiri simpatia a prima vista" replicò con un falso sorriso, che fece ridere Luke.
"Due" rispose poi, facendo spallucce e poggiando le braccia sul tavolo che li divideva. 
Quel 'due', detto così, in quel posto che era un po' la sua casa, sembrava rimbombare in ogni parte del bar. La scritta sul muro era così vicina che Avril avrebbe voluto correre fuori, uscendo dalla porta del personale, intrufolarsi in quel vicolo e respirare i ricordi lasciati da Ashton e Luke.  
A pensare ciò, probabilmente, era entrata in uno stato di trance, siccome "Andiamo?" sentì chiedere da Luke. Sbatté un paio di volte gli occhi, lo guardò e annuì. 
Entrambi si alzarono e, passando di fianco a Billy, lo salutarono. Dopo un'ultima pacca sulla spalla, uscirono dal bar, diretti verso la macchina.
Sembrava così surrealmente reale. Erano entrati come due persone con niente in comune, diffidenti l'uno con l'altra, legati da niente, ed erano usciti dalla stessa porta come due persone diverse. Avril credeva quasi di aver appena messo insieme i mattoni per creare un'amicizia priva di paura e astio. 
"Che ore sono?" domandò quando salirono sulla macchina.
"Mezzanotte e un quarto, più o meno." Accese la radio e mise in moto. 
"Ma non ti allacci mai la cintura, tu?" lo interrogò girandosi in sua direzione ed esplorando, come un'ora fa, quel profilo senza imperfezioni. A quel punto non le importava più nemmeno della risposta, ma solo di catturare ogni suo movimento nel rispondere.
"Qualche volta sì." La osservò anche lui e successivamente riprese a controllare la strada.
Avril si chiedeva come Luke conoscesse ogni strada di Sydney, ma non glielo avrebbe mai chiesto. 
Dopo massimo 15 minuti, erano già nel viale della ragazza. Quando scesero, Luke accese una sigaretta, ed Avril dedusse, quindi, che volesse restare ancora un po' con lei. Salì i tre gradini che la accompagnavano alla porta e ci si appoggiò contro, lui si sedette sulla piccola scala. Osservava qualcosa di indefinito davanti a lui mentre buttava fuori il fumo dalla bocca.
Avril si limitava ad osservarlo, cercando di rendersi conto che Luke Hemmings era seriamente seduto davanti alla porta di casa sua. Inconcepibile. Vicky l'avrebbe sparata in una tempia, le avrebbe legato una corda alla caviglia per poi attaccarla ad una macchina e infine l'avrebbe trascinata per tutta la città. 
Rise tra sé e sé per i pensieri senza senso che stava facendo e Luke picchiettò la mano di fianco a lui per farle segno di sedersi. Rispose alla sua richiesta e si sedette sul marmo freddo, facendo scontrare per sbaglio le loro ginocchia. Imbarazzata, girò lo sguardo da qualche altra parte, ma una nuvola di fumo le oscurò la vista: Luke la stava guardando. E stava anche ridendo piano. 
Allora Avril concesse a se stessa un'occhiata veloce verso quella meraviglia, perché Luke Hemmings che rideva era uno spettacolo, che oltretutto doveva anche essere a pagamento, poiché per essere lì dov'erano, aveva dovuto passarne così tante. Quella occhiata, però, non durò poi così poco. Il cuore le poteva scoppiare da un momento all'altro, lo sentiva.
"A cosa stai pensando?" le chiese, senza smettere di guardarla.
"Io, uhm, niente." Gesticolò agitata "Tu?"
"A te e Calum." Spense la sigaretta schiacciandola per terra "Come avete fatto a diventare così amici?"
"E' un tipo a posto, è simpatico con me."
"Quindi siete definitivamente amici?" le domandò concentrando ogni sua attenzione su Avril, che ora non riusciva a capire tutta quella insistenza e curiosità.
"Beh, credo di s-sì" riuscì ad articolare. Non si poteva essere sicuri di se stessi, o di ogni cosa, quando Luke ti scrutava con quell'azzurro negli occhi.
"E tra amici fate anche questo?" Alzò il braccio e posizionò la mano sulla coscia di Avril. Il contrasto tra caldo e freddo le provocò un'infinità di brividi. Si guardarono, Luke col sorriso sghembo, la mano che accarezzava lentamente la pelle coperta dai jeans. "Rispondi." 
Trattenne il fiato sin da quando il contatto incominciò e "No" diede come risposta, per poi far uscire un grosso respiro. Le palpitazioni erano chiare e forti, le mani erano impossessate da un leggero tremore, le gambe così deboli non le sentiva più. Che diavolo aveva in mente di fare?
"Allora posso fidarmi di Calum." Sorrise soddisfatto. "Di Michael non lo so ancora." Tolse la mano dalla sua coscia, alzandosi poi dal gradino.
Lo guardava andarsene quando ancora sentiva lo strano bruciore che quel contatto le aveva procurato, e voleva urlargli contro, chiedergli spiegazioni di tutto ciò, ma non riusciva. 
Luke era già in macchina, girava le chiavi per partire.






Hei people!
Ecco a voi un capitolo tutto Lavril, siccome non avevo accennato molto di loro nel dodici. Luke è terribilmente strano, imprevedibile, incazzato, sereno. E' Luke e basta. Mi dispiace se vi sto facendo morire articolando questo personaggio, mi sa che sto facendo rincoglionire un po' di gente lol. Nei capitoli che scriverò dopo questo Luke sarà molto più presente, saranno un po' più tragici. Ormai mi conoscete, non posso scrivere senza mettere tragicità un po' di qua, un po' di là. Mi odierete.
Però, va beh, vi devo assolutamente ringraziare, perché tutti i capitoli sono arrivati a 1000 visualizzazioni, la ff è seguita da 150 persone, abbiamo superato le 200 recensioni, siamo primi nei popolari. Non posso amarvi più di così.
Spero che vi piaccia ciò che scrivo e che continuiate e recensire, soprattutto voi, lettori fantasma lol
Bye x

 
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