Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: sakura18    03/11/2013    2 recensioni
dopo la morte della madre in un incidente stradale, rosy va a vivere dal padre in montagna a caponotte. un paesino in mezzo al bosco. una nuova scuola. una nuova vita. nuovi amici. era tutto troppo perfetto fin chè all'ora di arte rosy disegnò un ragazzo che non aveva mai visto. questo ragazzo si chiama sakurai hiroki. la sua vita cambiò. qualcuno cerca di ucciderla.
questa è una storia di vampiri, licantropi e angeli una lotta eterna tra bene e male. chi vincerà?
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ciao a tutti sono sakura e questa è la mia prima storia. vi anticipo che ci saranno un pò di errori e visto che non riesco a vederli tutti ve lo dico prima e che dividerò i capitoli in parti essendo troppo lunghi. metterò un capitolo intero ogni settimana se per motivi di lavoro o di studio il prossimo o i prossimi sabati non avrò pubblicato nessun capitolo lo pubblicherò entro lunedì -se è possibile- e.. sperp che questo "libro" vi piaccia come piace a me e... buona lettura!
 

Black Moon
 
                     La mia vita? Bè…. Magica.

 

 

Uno
 
Un nuovo inizio

Rosy.
 
   La mia vita peggiorò da quando mia madre mi lasciò in un orribile incidente d’auto.
   Era al lavoro quando successe, stava tornando a casa, era tardi, molto tardi, fuori era buio e stava cominciando a piovere forte, andava veloce per tornare il prima possibile. Come lavoro faceva il medico, tutti dicono che era un angelo salvò molte vite che non potevano essere salvate, ma lei ci riusciva sempre, nessuno sa come faceva. Guariva ogni tipo di malattia, anche quelle più gravi, ma quel giorno è stata trattenuta più a lungo. Io ero da una mia amica, dovevo tornare a casa per le nove di sera e quando arrivai a casa, non c’era. La aspettai per molto tempo poi sentì il telefono squillare. Risposi. Era la polizia mi dissero che una macchina è andata fuori corsia, sbandava ed è andata addosso a quella di mia madre, ha sbattuto la testa e ha perso i sensi, la macchina aveva cominciato a prendere fuoco, l’hanno tirata fuori, ma non hanno fatto in tempo per salvarle la vita. trovarono la mia foto e il numero di casa e mi chiesero se oltre a mia madre avevo un padre o una zia, gli dissi che avevo un  padre che abita in montagna nel Trentino, in una piccola cittadina. Mi chiesero la mia età, avendo quasi diciassette anni non posso andare ad abitare da sola e quindi mi portarono da mio padre dopo il funerale.

 
   In aeroporto ero seduta, aspettavo che chiamassero il mio volo. È dura andare via, lasciare tutto e tutti,  vorrei tanto salutare i miei amici, abbracciarli, ma non posso, sono tutti a scuola e sfortunatamente il mio volo è al mattino è proprio sfortuna.
   Finalmente chiamarono il volo per il Trentino.
   Mi misi seduta nel mio posto vicino al finestrino e chiusi gli occhi, sperando che mi addormentassi subito.
   Qualcuno mi toccò la spalla, era l’hostess.
   "siamo arrivati" mi disse dolcemente, guardai fuori, effettivamente eravamo già arrivati, mi alzai e presi i miei bagagli, cercai mio padre da tutte le parti ma non lo vedevo, trovai delle sedie libere e mi sedetti, decisi che se mio padre era venuto a prendermi mi avrebbe cercato lui.
   Accesi il telefono. Cinque messaggi tutti dei miei amici che mi salutavano e dicendomi che gli mancavo, risposi a tutti nello stesso modo “anche tu mi manchi ti voglio bene” lo inviai e aspettai di vedere una figura alta, muscolosa con capelli biondi e occhi verdi. Non lo vidi. Aspettai ancora per dieci minuti e finalmente arrivò.

   "scusa! c’era traffico" mi abbracciò talmente forte che mi è sembrato di sentire le mie ossa scricchiolare.
   "tranquillo. Ora lasciami mi stai soffocando" mio padre si chiama Michele Rossi è un uomo alto, molto bello ed è molto giovane -trentasei anni- mia madre quando mi ha avuta aveva diciannove anni e mio padre ne aveva venti.

   "ti aiuto a prendere le tue cose, tu intanto vai verso la macchina, è un fuoristrada nero" presi la mia borsa e m’incamminai fuori l’aeroporto, sentì mio padre trascinare le valigie e mi fermai davanti alla macchina aspettando che la aprì. Mi misi seduta e chiusi lo sportello, entrò anche mio padre e mise in moto la macchina. Uscì dal parcheggio e imboccò la strada verso casa. Dovevo sopportate un viaggio di un ora e mezza.
   Io e mio padre non siamo dei gran chiacchieroni e in più c’erano anche tutti gli anni che non ci siamo visti. Conclusione: non parlammo per tutto il tragitto. È stato un viaggio di una noia mortale, volevo chiedergli così tante cose! Però, un pochino mi vergognavo. Così rimasi a fissare il paesaggio fuori dal finestrino che pian piano diventava sempre più selvaggio.
   Il paesino dove sono cresciuta da piccola è veramente piccolo. Ci sono solo le cose necessarie. Un super mercato. Una scuola. Una libreria. Un bar. Un negozio di vestiti e infine una cartoleria. Lì si può trovare di tutto, soprattutto ad Halloween, mi ricordo che ci andavo per comprare degli effetti speciali con mio padre e aveva delle cose pazzesche. E per finire siamo circondati dalla natura selvaggia. Il bosco. pieno di orsi, lupi cervi e non so quali altri animali. Ci sono state mole sparizioni cinque anni fa. Delle persone sono state trovare bruciate o completamente dissanguate. Non hanno ancora scoperto il colpevole. Ma in fondo non succede niente da quasi due anni. È probabile che sia morto ormai.
   Finalmente arrivammo a Caponotte –il famoso paesino- sì, lo so è un nome strano. Lo hanno cambiato tre anni fa, mentre il killer era in giro a seminare terrore.
"oh quasi mi dimenticavo, quando arriveremo a casa, ci saranno degli ospiti per vederti" lo disse con un sorrisetto da furbo, chissà chi sono. Ma almeno abbiamo spezzato questo silenzio.
   "li conosco?"
   "sì li conosci, soprattutto il figlio quando venivi qua giocavate sempre insieme" chi potr... ora ricordo! Giocavo sempre con un bambino, si chiamava Lorenzo Fabbri era davvero simpatico, mi faceva sempre morire dal ridere, uscivamo ogni volta che venivo a trovare mio padre. Lui aveva i capelli biondi come l’oro e occhi blu mare, ogni volta che incrociavo il suo sguardo, mi ci perdevo dentro da quanto erano blu.
Chissà ora come sarà diventato.

   "non vedo l’ora di rivederlo" sono davvero contenta non riesco a stare ferma. Mio padre sorrise e non cambiò mai espressione. Rimase così sorridente.
   Finalmente vedo la mia casa con una macchina bianca parcheggiata e c’erano loro che ci aspettavano. Riconobbi subito Lorenzo, vedevo una chioma di un biondo quasi accecante, misi la mano sulla maniglia pronta ad aprirla.
   Finalmente rallentò e aprì lo sportello e uscì immediatamente dalla macchina e saltai addosso a Lory abbracciandolo forte, lui ricambiò e mi sollevò da terra, ha messo su muscoli ed è molto più carino e ha tagliato i capelli. Prima gli coprivano quasi gli occhi ma ora ce li ha corti e gli arrivano fino a inizio collo, invece prima gli arrivavano a metà spalla. Davanti ora ha una specie di ciuffo.
   "mamma mia, ma guardati come sei cresciuta!" mi fece fare una giravolta e i nostri padri si guardarono sorridendo chissà a cosa pensavano.
   "ma guardati tu! Sei diventato uno schianto! Raggio di sole ha, ha" quando eravamo piccoli, lo chiamavo sempre così per i suoi capelli mi è mancato, mi manca divertirmi con lui. "sei andato in palestra in questi anni?" Lory arrossì. Il mio umore era salito alle stelle, nulla può rendermi triste in questo momento.

   "bè... sì" si passò una mano tra i capelli biondi.
   "allora ragazzi, che ne dite se entriamo in casa? Così Rosy, può raccontarci tutto" mi aiutarono a portare dentro le mie valigie e si misero seduti nel divano ed io nella poltrona a raccontare della mia vita con mia madre.
   Credo che passasse un’ora quando finì di parlare e non mi hanno mai interrotta, solo alla fine mi hanno torturato con mille domande, soprattutto Lorenzo, mi chiedeva sempre se ho avuto un ragazzo e se ce lo avevo ora, risposi sempre di no. Dopo il mio racconto dissi che dovevo andare a mettere a posto le cose in valigia e farmi una doccia, così
presi i miei bagagli e andai di sopra nella mia nuova stanza.
   Quando entrai vidi che era enorme, con un letto matrimoniale, la moquette bianca e le pareti color beish chiaro, a destra il letto era vicino alla finestra e a sinistra c’era un comodino in legno chiaro con sopra una lampadina. Misi le valigie sopra in letto e le aprì, andai verso l’armadio e dentro c’era uno specchio, guardai il mio riflesso, i miei vestiti erano tutti stropicciati, i miei capelli rossi ce li avevo tutti in disordine, presi il mio pettine e iniziai a spazzolarli, poi lo riposi, che senso ha pettinarsi ora i capelli se ora devo fare la doccia? Mi guardai i miei occhi azzurri,  mi hanno sempre detto che sono strani e unici, sono azzurri e attorno alla pupilla ci sono striature nere e un po’ di giallo sembrava oro, poi ci sono anche le occhiaie che vogliono dire che dovrò farmi una bella dormita stanotte, sono notti che non chiudo occhio.
   Presi dei vestiti puliti, lo shampoo, il balsamo e il bagno schiuma e andai al bagno per farmi la doccia, una di quelle che durano più di mezz’ora per togliermi tutta la stanchezza di dosso. 
   Dopo trenta minuti uscì, mi asciugai e mi vestì e finalmente posso pettinarmi e togliermi tutti i nodi, presi il phon e li asciugai. Scesi giù e c’erano ancora loro.

   "Rosy, restano a mangiare da noi, per te sta bene?" annuì. "ah un'altra cosa, domani inizierai la scuola è già tutto pronto con i libri e il resto quindi stanotte vai a dormire presto, ti dovrai alzare alle sette, la scuola inizia alle otto" fantastico, non sono qui da neanche un giorno e devo già andare a scuola. Sospirai.
   "tutti a tavola!" gridò mio padre. Ha cucinato della pasta al pomodoro, mi misi a tavola e cominciammo a mangiare, nel mio piatto ci misi del parmigiano.
"papà come funziona questa scuola? In che anno sono?" presi una forchettata di pasta.

   "sei al penultimo anno" s’infilò una forchettata piena di pasta in bocca. Chissà se faranno qualche festa. Ho sempre sognato di fare tutte quelle feste Americane tipo quella di halloween o il ballo di fine anno…   ah, già non siamo in America siamo in Italia e qui non si fa ne festa di Halloween e ne quella di fine anno. Uff. però potrei sempre chiedere non si sa mai no?
   "e dimmi papà in questa scuola faranno anche il ballo e anche la festa di halloween?" ti prego fa che dica di sì, ti prego, ti prego, ti prego.
   "certo che li fanno" yeee! Saltai dalla sedia con le braccia alzate gridando “yeee” poi aprì gli occhi e vidi che mi stavano guardando tutti, mi misi seduta arrossendo sempre di più e tornai a finire di mangiare.
   "vedo che... comincia a piacerti l’idea di andare a scuola" solo per le feste ma... sì.
   "
be… non dovrebbe essere tanto male" 
   "sai in questa scuola hanno cambiato un po’ di cose, sembra di essere in una scuola Americana con balli, feste, oh e hanno anche gli armadietti. E a dire il vero non so il motivo del perché l’anno fatta così ma.. se piace meglio no?" disse Lorenzo, sorridono tutti. In effetti è un po’ strano, mah meglio due anni passeranno più veloci così.
   "E tu Lory in che anno sei?" 
   "io sono all’ultimo anno ricordi? Ho un anno in più di te" mi da delle pacche sulla testa piano come se fossi un cane.
"a si giusto, è vero me ne ero dimenticata. E smettila di accarezzarmi come se fossi un cane! uffi"
   "ha, ha, ha" risero in coro. Per il resto della serata guardammo un film bellissimo, non ricordo il nome.
   Alla fine erano le dieci e mezza di sera e i nostri ospiti andarono a casa ed io corsi subito in camera a mettermi il pigiama e subito a letto. Stranamente mi addormentai subito facendo un sonno tranquillo.
 
    Mi sembrò di essere investita da un treno quando mio padre mi venne a svegliare scuotendomi mentre dormivo ancora. Mi alzai barcollando come uno zombie, andai in bagno a farmi la doccia senza bagnarmi i capelli, mi vestì con dei jeans neri, una maglia a scollatura a V bianca, e delle scarpe da ginnastica, mi truccai con mascara e matita e scesi a fare colazione con un cappuccino.

   "nervosa per il tuo primo giorno di scuola?" lo guardai e rise, mi pulì dalla schiuma, mi succedeva sempre.
   "grazie non ci stavo pensando. Ora che me lo hai ricordato, sì sono nervosa" mi abbracciò rimasi immobile non me lo aspettavo così... sentimentale.
   "stai tranquilla andrà bene" sciolse l’abbraccio e mi andò a prendere lo zaino. Andai in macchina e in pochi minuti eravamo già arrivati, lo salutai e scesi. Guardai la scuola. Enorme e troppi studenti!

   M’incamminai verso la porta, dove spero si entri per andare alla segreteria per prendere gli orari. Mi scontrai con parecchia gente e non dissero nemmeno scusa. Maleducati. Finalmente arrivai mi è sembrata la camminata più lunga della mia vita. La aprì e trovai subito la segreteria, che colpo di fortuna!
   "salve" dissi. Lei alzò lo sguardo assonnato con gli occhiali che gli scendevano dal naso, se li tirò su e mi fece un sorriso.
   "
salve. Tu sei... Rosy Rossi scommetto, la nuova" annuì, poi prese dei fogli e cominciò a sfogliarli in cerca dei miei orari spero. "allora... vediamo, ma, dove gli avrò messi? Ah, eccoli. Allora cara questi sono i tuoi orari ora devi andare nell’aula 3 C insieme alla professoressa di arte. E non ti preoccupare se hai iniziato tardi, infondo hai iniziato due settimane dopo, vedrai ti ambienterai presto" mi fece l’occhiolino, che strana segretaria, la ringraziai e presi i fogli, guardai la cartina della scuola, mi diressi all’aula di arte. Eccola. Ok respira, devo solo aprire la porta salutare e farmi presentare dalla prof, poi andare a sedermi. Va bene ora aprì la porta. Presi la maniglia, ma poi ci ripensai, bussai e sentì “avanti!” aprì la e salutai tutti.
   "ciao! Stavamo proprio parlando di te, ti stavamo aspettando Rosy. Ragazzi questa è la vostra nuova compagna di classe Rosy Rossi" avevo gli occhi di tutti puntati addosso, di sicuro ero diventata rossa come un peperone.
   "ciao" dissi piano.
   "ciao Rosy!" dissero in coro. La prof mi fece accomodare nell’ultimo banco vicino a una ragazza molto carina, capelli neri ondulati, occhi marroncini verdi, pelle abbronzata.

   "ciao, io sono Francesca Ridolfi" mi sorrise è molto gentile ed educata le strinsi la mano.
   "ciao, io sono Rosy" sorrisi. Si guardò in torno e chiamò due sue amiche, una era alta, snella, bionda e occhi azzurri e l’altra era una, ragazza alta, molto alta, magra con capelli neri e occhi scuri.

   "Rosy ti presento Giulia, e Valentina" la Giulia è quella bionda e la Valentina è quella mora.
   "ciao" gli sorrisi.
   "ok,
ora che avete fatto amicizia iniziamo la lezione, Francesca puoi prestare un foglio di disegno a Rosy?" chiese la prof. Vidi che mi passava un foglio bianco, una matita e una gomma. "ok. Bene oggi disegneremo o meglio proverete a disegnare un angelo, disegnatelo come più vi piace avete carta bianca.  Al lavoro!" iniziai a tracciare le ali, non so perché ma sapevo già come volevo farlo, chiesi a Francesca se mi prestava l’oro, il nero e il rosa pallido. Iniziai. Lo disegnai senza maglia con i muscoli scolpiti e con dei jeans neri. Poi mi concentrai sulle ali, le penne le feci grandi dorate e le piume bianche con il contorno nere. Disegnai anche gli occhi del ragazzo, con sopracciglia nere e gli occhi erano grandi a mandorla, trovo che gli occhi a mandorla siano stupendi, forse perché mi ricordano i lupi, il mio animale preferito. I suoi capelli sono neri e un po’ lunghi che gli cadono sugli occhi, come lunghezza gli arrivano fino a coprire metà orecchio. È bellissimo un vero angelo.
   Guardai quello della Francesca, il suo aveva ali nere con dei brillantini, sembra un cielo stellato. L’angelo era una ragazza con i capelli simili ai suoi, ma aveva il volto triste, il disegno però era veramente bellissimo.
   "wow Rosy è stupendo" si avvicinò meglio al mio disegno e lo guardò con più attenzione. "è strano ma... sembra che hai disegnato Hiroki, lo hai incontrato in giro per caso?" chi è Hiroki? E poi perché avrei dovuto disegnare lui?
   "no non l’ho mai visto. Chi è?" Francesca indicò il disegno e disse solo:
   "lui" 
 
   Suonò la campanella per la pausa pranzo.
   Facemmo la fila e non so bene che cosa sia quella roba chiamata cibo, ma non feci domande e presi solo un insalata con carote. Adoro le carote. Ci mettemmo in un tavolo pieno e Francesca salutò tutti loro, mi sedetti su una sedia vuota vicino a Valentina. La mensa era enorme con tavoli colorati e tondi il nostro era di colore azzurro, peccato, mi piaceva quello rosso.

   "ciao" un ragazzo carino mi salutò. Aveva i capelli castani con il ciuffo tirato da una parte, gli occhi sono strani uno era azzurro. Il destro. E l’altro era marrone. Il sinistro, bellissimi. Mi sorrideva e mi resi conto che non gli ho ancora restituito il saluto.
   "ciao" gli strinsi la mano. Era caldissima.

   "piacere Mattia" disse continuando a sorridere e devo dire che ha un gran bel sorriso.
   "piacere Rosy" sorrisi anche io, poi la Francesca  ci mise un braccio intorno alle spalle.
   "allora adesso che avete fatto le presentazioni vi unite a noi?" vidi che eravamo solo noi due e tutti gli altri erano riuniti a parlare e a ridere. Ecco ora non si capisce nulla in mezzo a tutti questi ragazzi che parlano e allora mi guardai di nuovo attorno, non so è come se dovessi cercare qualcuno. E d’un tratto il mio sguardo si fermò su un ragazzo alto, bello, moro ma non riuscivo a vedere bene il viso, ma vidi che... assomigliava al mio disegno! No è impossibile avrò le allucinazioni, mi strofinai gli occhi e lo riguardai. No è identico

   "cosa c’è Rosy? Ah hai visto Hiroki, il tuo angelo" cosa? Mi girai verso la Francesca e sorrideva.
   "è assurdo è identico al..."
   "al tuo disegno, sì è vero. È strano, sicura che non lo hai visto mentre entravi a scuola?" 
   "no, no non l’ho mai visto a parte ora" poi scosse le spalle come se avesse un brivido di freddo. "comunque è terrificante. Tu lo hai disegnato prima di vederlo" già. Terrificante. Arrivò una ragazza con lunghi capelli biondi e lo abbracciò, aveva una ragazza, era ovvio.

   "è Vanessa, la odiano tutti anche Hiroki, ha, ha sì so cosa stai pensando, non è la sua ragazza, a dire il vero non ce l’ha" mi disse la Valentina. Mi girai e tornai alla conversazione. Me ne restai tutto il tempo della pausa pranzo a parlare con loro, e per tutto il tempo da quando mi sono girata  mi sentivo osservata, ma non ho mai avuto il coraggio di girarmi.
   Finalmente siamo arrivati all’ultima ora. Ginnastica. Il prof Franchini mi disse che per oggi non la dovevo fare essendo il mio primo giorno e non avevo gli orari quindi me ne restai seduta sulla panchina, e ovviamente ogni lezione nuova il prof o la prof mi presentava alla classe, fortunatamente in alcune ore c’erano le mie nuove amiche e amici. Ma non durerà per tanto, perché questi orari non sono quelli definitivi, arriveranno domani, spero che non cambieranno. Mattia mi salutò mentre stava per fare una battuta di pallavolo e ricambiai. Vorrei tanto giocare anche io. Alla fine della partita il prof fischiò e li richiamò sulla riga vicino alla cattedra. Lui si avvicinò a loro e li guardò. È strano questo professore.

fine prima parte..



 
 

 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: sakura18