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Autore: pk82    19/04/2008    6 recensioni
I nostri eroi si sono costruiti una famiglia e vivono felici. Ma cosa succede se incontrano qualcuno che arriva da molto lontano per distruggere quello che faticosamente hanno creato? E chi sono quelle figure misteriose che sembrano interessarsi a loro? Sarà davvero tutto come sembra? Sequel di "Ritornare a vivere". (pk82 si mette in ginocchio, sguardo da cucciolo) Recensite, per favore.
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Come si dice: chi non muore si rivede

Come si dice: chi non muore si rivede. Non potete immaginare cosa ho passato in tutto questo tempo. Mi è successo di tutto, mi mancava solo essere rapito dagli alieni (ed in realtà potrebbe essere successo. Potrebbero avermi rapito e poi cancellato la memoria).

Comunque, spero che non mi abbiate abbandonato. Mi dispiace avervi fatto aspettare così tanto. Spero di diminuire i tempi di attesa le prossime volte. Ringrazio robby, potterina_88_, EDVIGE86, goldfish, Jane per i commenti.

Detto questo vi lascio al capitolo. Ci sentiamo a fine pagina.

CAPITOLO 8 – E’ solo l’inizio

Chiuse la manopola dell’acqua e lasciò che le gocce gli scivolassero via dal viso e dal corpo. Spostò le tendine della doccia ed indossò il morbido accappatoio verde appeso li accanto.

Lo specchio era appannato a causa del vapore che era rimasto nel bagno. Lo pulì.

L’immagine riflessa, un po’ sfocata, fu quella di un uomo con brillanti occhi verdi che, nonostante avesse solo trent’anni, aveva vissuto molte avventure, alcune emozionanti, altre terribili, ma che lo avevano fatto crescere. I capelli, nonostante fossero bagnati, avevano sempre quella piega bizzarra, come se ci avesse passato la mano per ore. Sotto un ciuffo nero la cicatrice che era diventata un po’ la sua firma, il mezzo con cui veniva riconosciuto anche da chi non conosceva.

Finì di cambiarsi ed uscì dal bagno, diretto al piano inferiore. Una volta arrivato in fondo alle scale sentì un dolce profumo proveniente dalla cucina. Con un sorriso si avviò verso quella stanza, fermandosi sulla soglia ed osservando la scena: Ginny era china sul tavolo ad impastare con maestria, i lunghi capelli rossi che dondolavano ad ogni suo movimento. Dall’altro lato del tavolo, in ginocchio su di una sedia, con le maniche della maglia arrotolate fino al gomito e con un’espressione concentrata, resa buffa anche dalla farina posata sulle guance, Lily cercava di imitare la madre, impegnandosi con l’impasto davanti a sé.

«Buongiorno» fece Harry avvicinandosi alla figlia, il sorriso ancora sulle labbra.

«Ciao papi» fece la piccola Potter, voltandosi e porgendo la guancia. Harry gliela pulì con un dito prima di baciargliela.

«Come stanno le mie ragazze preferite?» Harry fece il giro del tavolo, arrivando dietro Ginny e baciandole il collo.

Lei ridacchiò prima di voltarsi e posare le labbra su quelle del marito. «Benissimo. Stavamo preparando qualche dolce» Ginny gli diede un altro bacio ed abbassò la voce. «E volevo ringraziarti per la splendida serata che mi hai fatto passare»

«Lo sai che sono sempre disponibile» le rispose Harry con lo stesso tono. «Se poi c’è anche la torta…»

«Va bene così, mamma?»

I due si voltarono subito verso Lily che, a quanto pare, aveva finito di impastare e aspettava il giudizio della madre.

«Benissimo tesoro» disse Ginny con un sorriso. «Ora bisogna solo metterlo nel forno»

«Giusto» fece Lily, come se avesse dimenticato una cosa ovvia. Fece vagare lo sguardo nella cucina alla ricerca di uno straccio per pulirsi le mani. Non trovandolo lasciò la stanza, sotto lo sguardo amorevole dei genitori, diretta in bagno per lavarsele direttamente.

«Ha del talento, vero?»

Harry annuì. Approfittò dell’assenza della figlia ed abbracciò nuovamente Ginny, tornando a baciarle il collo. «Diventerà brava come la sua mamma»

Ginny aveva messo nuovamente le mani nell’impasto, ma non gli stava dando particolare attenzione. «Anche più brava» ammise, lasciandosi sfuggire un sospiro. Lasciò perdere la torta e si appoggiò al petto di Harry, chiudendo gli occhi. «Non ti è bastata questa notte»

Harry sorrise contro il suo collo senza fermarsi. «Potremmo riprendere il discorso»

«E come facciamo con Lily?»

«L’hai detto anche tu che è brava. Puoi lasciarla qui mentre noi ci divertiamo»

«Che padre snaturato. Lasciare la sua povera, piccola e indifesa figliola, sola al suo destino… per poter dare sfogo ai suoi istinti»

Harry le fece voltare la testa per poterla guardare meglio: come lui, anche Ginny aveva un sorrisetto divertito sulle labbra. «Non credi di esagerare? In fondo è solo una torta»

Ginny si staccò da Harry, allontanandosi da lui e pulendosi le mani sul grembiule; Harry la guardò curioso, in attesa.

«Hai ragione» disse infine, con uno strano sorrisetto. «Lily può benissimo rimanere da sola per tre minuti»

Harry ci mise pochi attimi a capire il senso della frase; spalancò la bocca, a metà tra una smorfia e un sorriso. «Ma… piccola insolente» Scattò in avanti. Ginny con una risata fece solo mezzo giro del tavolo prima di essere afferrata per la vita; si ritrovò inchiodata al tavolo, pressata dal corpo di Harry.

«Ed ora come la mettiamo?» chiese Harry, tentando di risultare minaccioso.

Ginny allacciò le mani al collo del marito e si sporse per dargli un leggero bacio sulle labbra. «Non avrai intenzione di farmi del male?»

«E’ una proposta?»

Ginny gli diede uno schiaffetto sul collo, ma si alzò nuovamente per premere ancora le sue labbra su quelle di Harry in un bacio più profondo. Tuttavia non poterono continuare a lungo perché sentirono dei passettini veloci avvicinarsi. Si staccarono appena un attimo prima di veder rientrare Lily.

«Ecco» disse con la voce appena affannata dalla corsa, «ora sono pronta».

Ginny aiutò la figlia a mettere il tutto in forno. Harry sorrise nel vederle entrambe accucciarsi davanti al vetro del forno ed osservare la torta cuocersi.

«Ciao»

Harry si voltò verso l’ingresso dove suo figlio era apparso, incredibilmente già vestito e con la sua identica chioma spettinata, che si differenziava solo dal colore.

«Buongiorno» gli rispose Harry. Vide Dan fare un piccolo sorriso e spostare poi lo sguardo dove c’erano la sorella e la madre. Lily gli sorrise in risposta, a differenza della madre che lo guardò seriamente. Il sorriso di Dan sparì e con sguardo basso si avvicinò al tavolo, accomodandosi per la colazione.

Harry nascose un sorriso: quando ci si metteva Ginny era davvero terribile. Due giorni prima lei ed Hermione avevano messo in castigo i ragazzi per aver rotto il vetro alla Tana e da allora era stata inflessibile verso Dan.

Fu Lily a tirare fuori l’argomento che stava tanto a cuore al fratello. «Quando andiamo alla fiera?»

Dan alzò subito lo sguardo verso la madre, con un’espressione tra il timore e la speranza. Ginny fece finta di niente. «Prima dobbiamo andare a casa dello zio Ron e poi andiamo in fiera»

«Posso…» cominciò titubante Dan, «posso venire anch’io?»

Questa volta Ginny spostò lo sguardo serio sul figlio. «Non mi pare che tu te lo sia meritato» Dan abbassò gli occhi sulla tavola, l’espressione triste sul volto.

Harry prese in braccio la figlia e le sussurrò qualcosa all’orecchio. Lily fece un sorriso al padre ed insieme si spostarono vicino a Ginny. Quando si accorse della loro presenza, la rossa osservò i visi di marito e figlia: stavano spudoratamente cercando di impietosirla, sfoderando la loro identica “espressione da cucciolo”. Roteò gli occhi tornando a posare lo sguardo sul figlio.

«I compiti devono essere finiti prima che noi ce ne andiamo» Dan rialzò di scatto la testa sentendo le condizioni della madre, «E dovrai portare fuori la spazzatura per una settimana».

Dan si alzò dalla sedia e corse ad abbracciare la madre, che proprio non riuscì a nascondere il sorriso che le era spuntato.

«Non pensare di essertela cavata» Harry si rivolse al figlio. «Il vetro rotto dal nonno verrà ripagato con la tua paghetta».

Dan spalancò la bocca. «Ma tu non me la dai la paghetta».

«Dettagli».

****************

Dalla finestra poteva osservare gli ultimi preparativi della fiera; alcuni venditori stavano sistemando gli ultimi oggetti sui banchi, sistemandoli in modo da poter attirare l’attenzione dei possibili acquirenti.

Mancava poco all’inaugurazione della fiera annuale e tutti si stavano impegnando perché avesse il maggior successo.

Trovava il loro entusiasmo un po’ irritante… dato che per il momento doveva restare in attesa. Fece scivolare la mano nella tasca e le sue dita toccarono la superficie liscia della pietra.

Se ne avesse avuto la possibilità avrebbe già provveduto alla sua distruzione, eliminando il problema alla radice. Purtroppo mancava ancora qualcosa… e ci sarebbero voluti ancora tre giorni prima che avessero la possibilità di recuperarla.

La porta si aprì… ma ciò non lo preoccupò, sapeva chi era.

«Accidenti che confusione» disse Jay, gettando il mantello sulla poltrona e il giornale che portava sottobraccio sul tavolo. «E non è nemmeno cominciata»

«Hai avuto problemi?» gli chiese Art, rimettendo la pietra nella tasca.

Jay scrollò le spalle. «Con tutto il lavoro che c’è in strada potevo anche andarmene in giro in mutande, tanto nessuno mi avrebbe notato»

«Quindi per il momento siamo tranquilli»

«Per il momento» fece Jay sospirando. «Ma non so quanto durerà» Gli indicò il giornale sul tavolo.

Art lo prese, inarcando un sopracciglio osservando la prima pagina della Gazzetta del Profeta.

«A quanto pare il nostro caro professore ha parlato» disse Jay avvicinandosi all’amico.

«”Questi sono gli identikit dei due presunti ladri”» lesse ad alta voce Jay, «”Grazie alla testimonianza del professor Sorenson siamo in grado, in esclusiva, di mostrare i volti dei pericolosi criminali…» qui Jay diede una mezza risata, «… che alcune sere fa hanno sottratto un oggetto di inestimabile valore, appartenente proprio al professore, in custodia alla squadra Auror di cui facevano parte Harry Potter e Ronald Weasley…”» Art lanciò il giornale sul tavolo, non permettendo all’amico di continuare.

«Dovevamo aspettarcelo» fece Jay, «sapevamo che correvamo dei rischi…»

«…ma non potevamo farne a meno» finì per lui Art. «Ci servivano informazioni per continuare… ed andare da uno studioso di Storia Magica era l’unica cosa che potevamo fare, anche se l’uomo in questione era proprio colui al quale abbiamo preso la pietra»

Jay sbuffò, avvicinandosi al divano e sdraiandocisi sopra. «Speravo almeno che ci dicesse qualcosa. Invece niente… si è messo subito ad urlare»

Art fece un mezzo sorriso. «Avresti reagito allo stesso modo. Non puoi biasimarlo» Jay si limitò ad annuire.

«Non abbiamo nessun altro a cui chiedere?»

Art si voltò verso l’amico, ancora steso sul divano in quella che doveva essere una posizione rilassante, ma l’espressione tesa sul volto smentiva il tutto. «Il professor Sorenson è il maggior esperto di Storia della Magia. Se non siamo riusciti ad avere informazioni da lui non credo che le troveremo da qualcun altro».

Jay fece una smorfia. «Che poi… effettivamente non lo sappiamo se ne sa qualcosa»

«Cosa vuoi fare? Tornare a chiederglielo? Sono certo che ci accoglierebbe a braccia aperte»

«Secondo me ci farebbe trovare anche il tappeto rosso» fece Jay con un mezzo sorriso. Tornò serio subito dopo. «A questo punto dobbiamo aspettare ancora tre giorni, se non sbaglio»

«No» rispose Art, mettendo la mano nuovamente nella tasca e stringendo con forza la pietra. «Non sbagli. Ora come ora possiamo solo aspettare»

****************

«Guarda! Guarda!»

«Forte!»

«Che bello!»

«Ma come fa?»

I piccoli Potter e Weasley avevano la bocca aperta dallo stupore: due maghi stavano intrattenendo la piccola folla che le si era radunata tutt’attorno. Uno di loro creava delle bolle di sapone, alcune grandi, altri più piccole, facendole vorticare velocemente in aria, fino a quando non arrivavano vicino al suo compagno che, con la bacchetta, ne modificava la forma, andando a creare un piccolo gattino che faceva le fusa o un cane che abbaiava. L’ultima bolla di sapone era talmente grande che era riuscito a creare un cucciolo di drago alto circa un metro. Quando le bolle scoppiavano si creavano piccole scintille di luci colorate che provocavano esclamazioni di stupore da parte del pubblico che subito dopo applaudiva.

«Ancora! Ancora!»

Sean era il più eccitato. Cercava di avvicinarsi sempre di più ai due maghi… e ci sarebbe riuscito se Ron non lo avesse tenuto per una mano.

«Se gli stai troppo vicino gli dai fastidio» ripeteva pazientemente Ron e Sean, dopo aver sbuffato si rimetteva al suo fianco, di nuovo preso dallo spettacolo.

Il drago creato fece un ultimo giro prima di scoppiare in tante luci colorate. I due maghi s’inchinarono e ricevettero l’applauso della folla che, a poco a poco, si disperse per andare ad osservare altre bancarelle.

«Hai visto l’ultimo?»

«Sembrava vero!»

Il gruppetto ricominciò la sua marcia: davanti a tutti c’erano Dan e Chris, che si erano presi il compito di guidare gli altri verso tutto ciò che ritenevano interessante – principalmente spettacoli come quello di poco prima o bancarelle piene di dolciumi – e che continuavano a parlare, eccitati e divertiti, di quello che avevano appena assistito. Dietro di loro Emy e Lily che, anche loro come i fratelli, non sapevano dove rivolgere lo sguardo tante erano le cose meravigliose da guardare. Chiudevano la fila gli adulti, Harry e Ginny a braccetto da una parte, e Ron, con un braccio attorno alla vita di Hermione e con l’altra mano che teneva vicino a sé Sean, forse un po’ infastidito dal fatto di non poter avere la libertà dei fratelli, troppo impegnato a guardarsi intorno per farci realmente caso.

«E tu sei stato ancora fortunato» Chris stava parlando ad alta voce per farsi sentire dal cugino, dato che il rumore della folla presente rendeva difficile ascoltarsi anche da vicino. «Mamma mi ha fatto promettere di sistemare la nostra camera per tutta la settimana»

Dietro di loro Hermione e Ginny si scambiarono un sorriso.

«Non sono poi così fortunato» ribattè Dan. «Io devo portare fuori la spazzatura per tutta la settimana. E non ho nemmeno la priorità sulla televisione»

Anche Harry e Ron non riuscirono a non ridere.

«Papà! Papà, quelli cosa sono?»

Sean stava indicando un banchetto sulla destra. La piccola folla che si era formata davanti oscurava la vista, per cui Ron si avvicinò, soddisfando la curiosità del figlio, seguito anche dagli altri.

Una serie di quadri, alcuni piccoli posati sul tavoli, altri grandi su alcuni cavalletti, erano in bella mostra. La particolarità erano le linee verticali o i pallini o ancora le linee ondulate che formavano i disegni. Erano opere astratte, anche un po’ strane, ma il gruppetto non riusciva a capire come mai alcune delle persone rimaneva davanti al quadro anche per alcuni minuti; c’erano persone che andavano via soddisfatte, altre che avevano un’espressione delusa sul viso.

«Mi scusi» Sean si rivolse al piccolo ometto stempiato dietro il banco.

Quello si voltò con un sorriso, sistemandosi gli occhiali sul naso. «Dimmi pure giovanotto»

Sean sorrise, un po’ imbarazzato. «Che cosa sono?»

L’ometto fece un sorriso ancora più largo. «Si chiamano stereogrammi giovanotto. E sono prodotti dai babbani»

«Mi sembrano un po’ strani come disegni» disse Ron avvicinandosi ad uno di esso; l’immagine non era altro che un’insieme di puntini di varie tonalità d’azzurro. «A me non sembrano altro che un mucchio di pallini e linee» Hermione gli tirò una gomitata nelle costole.

«Ma quello è solo apparenza» spiegò l’ometto, per niente offeso dal tono del rosso. Fece il giro in modo da avvicinarsi a Ron. «C’è un’immagine nascosta in tutti quei pallini e quelle linee»

«Ah si?» fece Ron in tono sarcastico. Hermione avrebbe desiderato rifilargli un’altra gomitata.

«Venga» L’ometto prese per un gomito Ron e lo posizionò bene davanti ad un quadro: per il rosso non erano altro che un insieme di pallini. «Ora… focalizzi il suo sguardo su di un punto fisso… può aiutarsi con la sua immagine riflessa… e poi… si rilassi…»

Ron spostò lo sguardo dal quadro all’ometto che lo stava osservando ancora con un sorriso. «Non guardi me, guardi il quadro» fece l’ometto spostando con la mano il viso di Ron. Harry ridacchiò.

Ron si concentrò sulla sua immagine riflessa, ma invece di rilassarsi cercava di trovare l’immagine nascosta: si ritrovò a strizzare gli occhi talmente forte che l’espressione che gli si formò in viso fece scoppiare a ridere tutti.

«E quello è il tuo modo di rilassarti?» lo derise Harry.

«Perché non ci provi tu?» lo sfidò Ron, punto sul vivo.

Harry, con un teatrale gesto della mano, gli fece segno di lasciargli il posto; Ron si fece indietro incrociando le braccia al petto e, con espressione di sfida, osservava l’amico che prendeva posizione davanti al quadro.

«Io mi chiedo sempre se sono più bambini i nostri figli o i nostri mariti» sussurrò Ginny a Hermione. Lei scosse la testa con un’espressione che voleva dire “non cambieranno mai”.

Harry prese un respiro profondo – come se dovesse andare sott’acqua – e fissò con insistenza la propria immagine riflessa dal vetro lucido del quadro… ma dopo qualche secondo si rivolse all’ometto «Lei è sicuro che ci sia un’immagine nascosta?»

Ron scoppiò in una risata. «E meno male che tu ci riuscivi»

Harry fece una smorfia pronto a ribattere, ma la voce di Sean lo distolse dai suoi intenti. «E’ un cavallo»

Harry, come Ron, si voltò a guardare il piccolo, in braccio ad Hermione, che guardava tutto compiaciuto il quadro davanti a sé.

«Un cavallo?» ripetè Harry confuso, mentre tornava a guardare. Anche Ron, da sopra la spalla del moro lanciò un’altra occhiata al quadro prima di rivolgersi al figlio più piccolo. «Sei sicuro che è un cavallo?»

Sean annuì mentre si faceva mettere a terra dalla madre e si posizionava davanti ad un altro quadro, più piccolo, pieno di linee ondulate. Fece una buffa espressione prima di aprirsi in un sorriso. «Questo è un treno» disse sicuro.

Alla sua sinistra Emy e Lily guardavano un altro quadro. «E’ un delfino!» esclamarono eccitate.

«E questo è un leone» Chris e Dan stavano indicando un altro quadro.

Dieci minuti più tardi il gruppo aveva ripreso la sua camminata, resa ancora più difficoltosa dalla folla che era aumentava negli ultimi minuti; e mentre i ragazzini parlavano divertiti fra loro delle immagini nascoste che avevano scoperto, dietro di loro Harry e Ron sembravano esserci rimasti male.

In un vicolo laterale, completamente al buio, una figura osservava il gruppetto che cercava di farsi largo tra la folla. Vedeva i più piccoli davanti che parlavano sorridenti, mentre gli adulti li controllavano; sembrava che le due donne stessero rimproverando i due uomini per qualcosa, ma avevano tutti e quattro delle espressioni divertite.

Sul suo volto si fece largo un ghigno, che deformò le bruciature. «Ma guardali…» parlava piano, nonostante fosse impossibile che qualcuno nella folla riuscisse a sentirlo. Continuò a seguire con lo sguardo il gruppo, fino a quando gli risultò possibile. «… sembra che non ci sia nessun pericolo per le loro vite… così perfette…» Il ghignò si fece più marcato. «… ed io so che in realtà hanno fiutato qualcosa, solo vagamente consapevoli del reale pericolo che incombe su di loro…»

Un’altra figura apparve alle sue spalle… ma non si scompose minimamente, continuando ad osservare la folla. «E’ tutto pronto?» chiese infine al nuovo arrivato.

«Si» rispose questo avvicinandosi di un passo. «Gli uomini sono ai loro posti. Abbiamo individuato i membri della squadra Auror addetti alla sicurezza»

«Molto bene» Si voltò a guardarlo. «Sapete bene quello che dovete fare. Ma ricordatevi: a nessuno dei due dev’essere torto un capello. Attaccate gli altri se ne avete la possibilità, ma non loro due. Se avete l’occasione di eliminare Auror sfruttatela, ma se vi accorgete di trovarvi in minoranza evitate lo scontro e cambiate zona. Mi sono spiegato?»

L’uomo annuì. «E se dovessero presentarsi?»

Ghignò di nuovo. «E’ esattamente il nostro obiettivo. Come ho detto non è ancora il momento di uno scontro diretto. Dobbiamo solo confondergli un po’ le idee» Si fece di nuovo serio prima di riprendere a parlare. «Una volta che si saranno fatti vedere non dovete perderli di vista, mi sono spiegato?»

Ancora una volta l’uomo annuì.

Tornò a guardare la folla, ignara di quella che di lì a poco sarebbe accaduto. «E’ ora di movimentare un po’ la festa».

Chris aveva in mano un enorme sacchetto di caramelle che divideva con Dan e Sean, che finalmente aveva avuto il permesso del padre di “camminare da solo”, mentre Emy e Lily li seguivano gustando del torrone morbido. La serata ormai si stava concludendo, nonostante la folla non fosse affatto diminuita.

«Ragazzi» li richiamò Ron. «Non è il caso di tornare a casa?» Lo zucchero filato che aveva in mano era ormai quasi finito, anche grazie ad Hermione che ogni tanto ne rubava un po’.

Chris si voltò verso il padre, una caramella ancora in bocca. «Dobbiamo ancora vedere la bancarella delle nuove scope da corsa».

«E quella dei libri»

«Io voglio vedere quella delle bacchette»

«E noi quella dei peluches»

I piccoli si voltarono nuovamente e ripresero a camminare. Ron sospirò. «Ma non si stancano mai?».

«E dire che ci siamo messi noi in questa situazione» disse Harry. «Pensa, siamo talmente masochisti che abbiamo chiesto a Neil con due mesi di anticipo di lasciarci liberi questi due giorni, proprio perché dovevamo portarli in fiera».

Hermione ridacchiò, rubando l’ultima porzione di zucchero filato a Ron. «Ammettilo: tu sei solo stanco e vuoi tornare a casa a dormire».

Ron inarcò un sopracciglio. «Amore, voglio ricordarti che è per colpa tua se questa notte non ho dormito» Hermione divenne rossa, mentre Harry e Ginny sorrisero. «E se mi dessi almeno cinque minuti per riprendermi non sarei così stanco» concluse impietosamente, facendo diventare di un bel rosso gambero la moglie.

Ginny si voltò verso Harry. «Non dirmi che sei stanco anche tu?»

Il moro la osservò divertito. «Dipende»

«Da cosa?»

Harry allargò il suo sorriso. «Da cosa hai in mente di fare questa sera quando saremo a casa»

Mentre anche Ginny arrossiva, senza nascondere però un sorriso, Ron, che aveva ascoltato tutto, fece una smorfia. «Potresti evitare di farmi venire in mente certe immagini? Non è il massimo per un fratello sentire come il suo amico vuole fare il porco con sua sorella»

«Io non faccio il porco con tua sorella» ribattè Harry, «io lo faccio con mia moglie» concluse, beccandosi una gomitata nelle costole di Ginny e provocando le risate di Ron.

Risate che vennero interrotte bruscamente.

Un urlo improvviso riecheggiò più forte del vociare della folla, seguito da un altro ed un altro ancora, fino a quando il panico non si propagò facendo si che tutti quanti si movessero in tutte le direzioni.

Ron ed Harry scattarono in avanti per raggiungere i figli che rischiavano di essere travolti dalla folla; li spinsero di lato, seguiti da Ginny ed Hermione.

«Chi diavolo sono quelli?» Ron aveva visto la figura che stava scagliando incantesimi a destra e a sinistra, aumentando il panico tra la gente.

«E’ qualcuno che vuole rovinare la festa» rispose Harry. Si scambiarono uno sguardo prima di estrarre le bacchette e rivolgersi agli altri.

«Trovatevi un posto all’ombra e state al sicuro fino a quando non torniamo»

«Papà» chiamo Lily. Harry l’abbracciò, dandole un bacio sulla guancia. «Andrà tutto bene tesoro. Stai vicino alla mamma, capito?» La bambina, spaventata, annuì.

«Fate attenzione» disse Hermione apprensiva, stringendo a sé Emy e Sean.

«Noi torniamo presto» disse infine Harry, lasciando la famiglia indietro e seguendo Ron verso il gruppo di fanatici che stavano ancora sparando incantesimi all’impazzata. Non era facile muoversi fra la gente impaurita e i due dovettero farsi largo a forza di spinte.

Alcuni elementi della squadra Auror addetta alla sorveglianza erano già entrati in azione; due stavano già combattendo contro due uomini dai mantelli neri come la notte. Ma non appena Harry e Ron li raggiunsero, i due estrassero dalla tasca interna del mantello una sorta di piccola sfera che lanciarono ai piedi degli Auror. Non appena toccò il suolo, la sfera esplose generando una spessa coltre di fumo che gli oscurò la vista; quando il fumo si disperse Harry e Ron si accorsero che i due uomini erano spariti.

«Dove accidenti sono finiti?» chiese rabbioso Ron guardandosi attorno.

Harry fece viaggiare lo sguardo attorno; c’erano diverse persone ferite, spinte a terra dalla folla in fuga. Un bagliore rosso e uno scoppiò attirò la sua attenzione. «Di là!»

«Voi restate qui ed occupatevi dei feriti» ordinò Ron ai due Auror e seguì l’amico. Mentre correvano potevano vedere i danni causati: la bancarelle più vicine all’attacco erano state danneggiate, i frammenti degli oggetti in vendita sparsi sul terreno. A dir la verità non sapevano se tutto questo era stato causato dagli incantesimi o dal panico della folla.

In uno spiazzo, dove alcune persone stavano ancora scappando, urlando, un altro Auror stava dando battaglia. L’uomo col mantello mosse la bacchetta e la maledizione mancò l’Auror di un soffio, colpendo invece un tavolino che esplose, scaraventando i frammenti in tutte le direzioni. L’Auror si coprì la testa con la mano, evitando che i frammenti lo colpissero, ma distogliendo l’attenzione e lasciando il tempo all’uomo di prendere con facilità la mira.

L’incantesimo l’avrebbe colpito se Harry non avesse gridato “Protego”: ci fu un bagliore rosso quando colpì il Sortilegio Scudo del moro.

Harry e Ron fecero un passò avanti ma, com’era successo solo pochi minuti prima, l’uomo si Smaterializzò, non appena riconobbe chi aveva davanti.

«Si può sapere cosa stanno facendo?» domandò ad alta voce Ron, la rabbia che stava aumentando.

«Non è la prima volta» Harry e Ron si voltarono verso l’Auror che avevano aiutato; era visibilmente affaticato, alcuni graffi sul viso e sulle mani. «Eravamo nella via adiacente. I due uomini che stavamo combattendo se ne sono andati non appena si sono accorti di essere in minoranza. E la stessa cosa è successa nella piazza e nella strada accanto».

Ron si voltò verso Harry. «Questi si stanno solo divertendo»

«Non ti preoccupare» sibilò Harry, gli occhi verdi scuriti dalla rabbia; nella sua testa era ancora limpido il volto spaventato di Lily. «Ti assicuro che gli farò passare la voglia di ridere»

Accanto al muro di un edificio Ginny ed Hermione tenevano i figli vicini a loro, mentre osservavano la folla che, in pieno panico, correva per mettersi in salvo, senza prestare attenzione a cosa o a chi spingevano a terra.

«Mamma» Emy si strinse ad Hermione, «ho paura»

«Tranquilla tesoro» le disse la riccia. Si scambiò uno sguardo con Ginny. «Non possiamo restare qui» le disse.

Ginny spostò nuovamente lo sguardo sulla folla. «E’ pericoloso muoversi»

«Lo so. Ma non possiamo restare qui per sempre, non è sicuro»

Le due donne posarono lo sguardo sui figli: erano spaventati, ed anche loro.

«D’accordo, ascoltate» Hermione parlò con voce sicura, cercando di infondere fiducia nei piccoli e, soprattutto, di non lasciar trasparire la paura che lei stessa provava. «Adesso ce ne andiamo. Restate vicini e tenetevi per mano. Non allontanatevi da noi»

«Mamma… e papà?» Hermione posò lo sguardo su Sean. Gli accarezzò la guancia. «Papà arriverà subito, non preoccuparti»

Ginny prese per mano Dan e Lily, che a loro volta le strinsero come se fossero le loro uniche ancore di salvezza. «Siete pronti?» I piccoli annuirono.

«Andiamo»

S’infilarono tra la folla, ancora urlante, e cercarono di seguirne la corrente per non esserne travolti. Le due donne proteggevano i figli dalle spinte della gente, mentre i piccoli cercavano di stare al passo, senza incespicare nei piedi.

All’improvviso qualcuno apparve su un lato della folla in fuga; i più vicini si bloccarono venendo travolti da quelli che immediatamente li seguivano e caddero a terra, finendo calpestati. La “corrente” della folla cambiò in un attimo e Ginny ed Hermione si ritrovarono schiacciate.

«MAMMA!!»

Hermione ricevette una spinta talmente forte da farla quasi cadere a terra; rischiando di trascinare con sé anche Emy e Sean, lasciò per un momento la presa su di loro, ma un attimo dopo una delle sue mani si chiuse a vuoto. Sean, in quell’attimo, era stato spinto da qualcuno ed ora seguiva il fiume di folla, cercando di farsi sentire dalla madre urlando sopra le urla della gente.

«SEAN!!»

«MAMMA!!»

«SEAN! NO!»

L’uomo apparso poco prima parve accorgersi delle voci del bambino, perché fece un ghigno quando avvistò il piccolo Sean lontano dal gruppo. Lanciò alcuni incantesimi verso quella direzione, colpendo un uomo e una donna, che caddero a terra privi di sensi, e creando ancora più panico attorno.

Sean venne spinto ancora più lontano mentre Hermione, in lacrime, tentava in tutti i modi di raggiungere il piccolo.

«SEAN!»

L’uomo sembrò divertirsi molto a quella vista. Puntò la bacchetta in alto; il raggio di luce rossa colpì l’ultimo piano dell’edificio appena alle spalle di Sean. Le macerie create dall’esplosione caddero al suolo, mentre Hermione lanciava un urlo disperato «SEAN!!!!»

****************

Sono cattivo vero? Insomma: dopo quasi tre mesi che non mi faccio sentire, che aspettavate bramosi un nuovo capitolo, arrivo e vi lascio con questo finale? Sono proprio senza cuore.

Che dite? Lo salvo o non lo salvo?

Aspetto una risposta e ovviamente un commento.

Ciao.

  
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