Il mare
Occidentale.
L’entusiasmo che aveva pervaso i nostri eroi al
momento della partenza era durato ben poco. In breve erano sorti dei problemi
perché “qualcuno” aveva dimenticato di legare Gunner.
« Ma dico, si può essere più beoti di te? No, io non
credo proprio, non ho mai visto un essere tanto cretino e inutile! Ma perché
sei qui con noi? Eh? Perché? Ma stavolta non la passi liscia, stavolta vedrai…
»
Robin corse rapidamente fuori dalla portata di Oliver
e si arrampicò sull’albero maestro con l’agilità di una scimmia. « Scendi,
piccolo disgraziato, che ti do una bella lezione! » ringhiò Oliver, livido in
volto. Dyna teneva ancora in mano la corda. L’avevano usata per qualche minuto
sulla barca alla partenza, mentre Gunner era tenuto sotto la stretta
sorveglianza di Robin, ma poi il ladro aveva dimenticato di legarlo di nuovo e
aveva riportato la corda sull’imbarcazione, nel caso servisse. « Dai, Oliver,
calmati. Tanto Gunner non può fare comunque niente nelle sue condizioni » lo
blandì la ragazza.
« Oh, certo che no, ma non è questo il punto! » gridò
Oliver esasperato e prese a scalare l’albero maestro. Robin a quel punto si
allarmò ancora di più.
« No! Oliver, soffri di vertigini, non puoi venire fin
quassù! No, Oliver, no! »
Ma il cavaliere arrabbiato com’era aveva dimenticato
anche le sue vertigini, e lo raggiunse in poco tempo. Tutti e due stavano
aggrappati al palo e Oliver tentava di afferrarlo per le orecchie, la parte più
facile da prendere. Alla fine Robin si arrese e accettò di scendere a terra e
subire la sua punizione. E se sperava di impietosire Oliver si sbagliò di
grosso, perché come ebbe rimesso piede a terra, gli arrivò un pesante
scapaccione fra capo e collo che lo fece cedere a faccia in giù. Oliver parve soddisfatto, Dyna andò ad
accertarsi che fosse ancora vivo.
Il viaggio proseguì con simili episodi che impedivano
ai nostri amici di annoiarsi. Dal canto suo, Robin se le andava a cercare.
Durante il terzo giorno di navigazione, approfittando del fatto che Oliver
fosse al timone, andò a corteggiare Dyna nella stiva. Ma il cavaliere apparve
sulla porta più minaccioso che mai e finì che Robin si ritrovò con una guancia
bella rossa e tutta gonfia. « Oliver, perché sei sempre così cattivo con me? »
piagnucolò il ladro.
« Se tu facessi il bravo bambino, io sarei più gentile
con te » rispose Oliver con un finto sorriso.
Robin fece una smorfia. « Bella riconoscenza, dopo che
ti ho salvato la vita… »
« Smettila di rinfacciare questa cosa! » sbraitò
Oliver rimettendosi al timone « Un eroe non dovrebbe vantarsi delle sue
imprese! »
« Ma io non sono un eroe » disse Robin « Tu lo sei. »
Oliver fece una faccia disgustata per il livello di
ruffianeria che aveva raggiunto il ladro, ma dopo un po’ disse: « E comunque
avresti potuto tirarli fuori prima, quei proiettili esplosivi! »
« Che vuoi farci, l’eroe si fa sempre attendere prima
di sferrare l’attacco decisivo, fa più scena! »
« Già, però potevi muoverti prima che la mia spada si
spezzasse! » esclamò Oliver « Adesso non abbiamo neanche un’ar... »
Seguì un momento di silenzio, Robin si accorse che
Oliver lo guardava con gli occhi sbarrati. « Che… che c’è? »
« Non abbiamo un’arma » ripeté Oliver « Non abbiamo
un’arma, mi dici tu come diamine facciamo a difenderci dal mostro del Mare
Occidentale?! »
Robin sfiorò la sua fionda emettendo uno strano verso.
« Questo sì che è un bel problema… Ma ti inventerai qualcosa, in fondo sei un
Guerriero! Un grande Guerriero! »
« Robert, se non la smetti all’istante di adularmi
potrei anche decidere di rimandarti in prigione. »
« Non puoi, hai promesso » gli ricordò il ladro.
« Mi vuoi mettere alla prova? »
« Ragazzi, ci siamo! » disse la voce di Dyna dall’alto
della vedetta. I due si sporsero sul bordo della nave e mirarono la costa
grigia e arida poco lontana da loro. Quello che era conosciuto come Lingua di
Terra, altro non era che un lembo inospitale e naturalmente disabitato. Era
quasi interamente formato da montagne, alte e brulle, come quelle del deserto,
sebbene fosse circondata interamente dal mare. « Evviva, siamo arrivati! »
esclamò Dyna una volta scesa dall’albero, saltellando per la barca.
« Ma che avrà da essere tanto felice, questo posto fa
letteralmente schifo! » commentò Robin e Oliver annuì mestamente. Attraccarono
la nave e scesero subito ad esplorare la zona, ma da esplorare c’era ben poco.
« Va bene, mi dite dove dovrebbe essere questo tesoro
dei pirati? Io non vedo un accidente qui intorno, a parte sabbia e pietre » disse Oliver, guardandosi intorno.
« Ehi, io ho sempre saputo che al mare faceva caldo.
Qui invece sembra di essere sui ghiacci! » brontolò Robin, ignorandolo.
« Beh, se è un tesoro dei pirati, allora deve stare
sul veliero » suggerì Dyna, anche se non sembrava particolarmente interessata.
Del veliero però neanche l’ombra. Oliver sbuffò,
cominciando a rimpiangere di essere venuto in quel posto sperduto. Dyna invece esplorava
con la massima attenzione ogni angolo della costa, nella speranza di trovare un
segno della Libellula Custode. Robin, come al solito, dava fastidio a tutti. «
Mamma mia, che freddo… Dyna, vediamo se il tuo mantello basta per due… »
« Robert! » urlò Oliver.
« Va bene, allora mi dai il tuo, prode cavaliere? »
disse Robin, attaccandosi al braccio dell’amico e strofinando la testa contro
la sua spalla. Oliver fece il gesto di mollargli un pugno, e lui si ritrasse
subito, coprendosi il capo con le mani.
« Maledizione, non vedo l’ombra di niente qui! »
strepitò Oliver.
Nonostante la situazione non proprio bella e il
malumore del Guerriero, Robin non riusciva assolutamente a restare serio: «
Come non vedi niente, mio audace combattente? Ci sono chilometri di sabbia,
massi e pietre, un’immensa distesa d’acqua salata davanti a noi! Oh, mio
spericolato Guerriero, vieni a salvarmi dal mio destino, sono una povera
fanciulla indifesa! » Dicendo queste sciocchezze, Robin svolazzava sotto il
naso di Oliver, girandogli intorno di continuo, finché ad un certo punto Oliver
prese la pazienza e gli urlò in faccia, facendolo tremare di paura. « Dai,
Oliver, rilassati! » esclamò il ladro, riavutasi dallo spavento « Guarda Dyna
com’è felice di essere qua, chissà cosa spera di trovare… Ma tu hai capito che
cosa sono quelle fatine luminose? Io no, non le ho mai viste prima. Ma saranno
brave persone secondo te? »
« Robert, perché non vai a farti un giro lì, dove c’è
quella pietra a forma di lapide? Può darsi che se sei fortunato trovi già
pronta la fossa per te! » disse Oliver.
Robin mugolò annoiato e si diresse proprio nel punto
indicatogli. Era davvero una pietra a forma di lapide, forse ci avevano
seppellito qualcuno in quel posto. Si inginocchiò per vedere se ci fosse qualche
scritta e il cuore gli balzò in petto quando si accorse che c’era sul serio
un’iscrizione. Era incisa nella pietra e sembrava molto antica.
Se il tesoro vuoi trovare
Negli abissi ti dovrai tuffare
Ma bada bene: è custodito,
se lo vuoi dovrai essere ardito
e il guardiano dovrai incontrare
prima di poter nel veliero entrare.
Robin non credeva ai propri occhi, era esattamente ciò
che stavano cercando! Corse da Oliver tutto entusiasta. « Oliver! Oliver! L’ho
trovato! L’ho trovato! Ah! Adesso non puoi più dire che sono inutile! »
« Cosa? Cosa hai trovato? » chiese Oliver accigliato.
« Il tesoro! »
« Hai trovato il tesoro? » esclamò Oliver « E dov’è? »
« In fondo al mare! » spiegò Robin con semplicità.
« In fondo al mare? » ripeté Oliver.
« Sì, i pirati hanno lasciato un messaggio che dice
che è in fondo al mare! Dai, vieni a vedere! »
Così Oliver andò a verificare di persona. Dopo aver
letto la dicitura il suo umore cambiò radicalmente. « Ma certo, è così ovvio!
Il veliero dei pirati deve essersi per forza inabissato, è naturale! Sei un
piccolo genietto, Robin! » disse, scompigliandogli i capelli. Il ladro sorrise
pieno d’orgoglio.
« Ora non ci resta che tuffarci » disse Oliver « Però
vorrei che Dyna non venisse, insomma, il mare è pericoloso, e poi c’è questo
guardiano, chissà chi è… Perciò diremo che qualcuno dovrà restare sopra per…
per cosa? »
« Per fare la guardia » suggerì Robin.
« Sì, per fare la guardia! Mi piace come ragioni, Robin!
» approvò Oliver, al colmo della felicità per aver scoperto di non aver fatto
un viaggio inutile. Chiamò Dyna a gran voce, dato che la ragazza si era
allontanata parecchio, ma era rimasta bene in vista ben sapendo che altrimenti
Oliver avrebbe avuto una crisi di panico, temendo chissà quali tragedie. « Dyna!
Noi ci dobbiamo tuffare, abbiamo scoperto che il tesoro si trova in fondo al
mare, ma forse… Dei del cielo, adesso la senti… Tu dovresti… »
« Ti dispiace se resto qui, Oliver? Vorrei cercare la
Libellula se non hai niente in contrario! » urlò la ragazza di rimando.
Oliver e Robin si scambiarono uno sguardo sorpreso, ma
compiaciuto. « D’accordo, se insisti va bene, ci arrangeremo! »
« Se vuoi che venga con te, vengo! La cercherò dopo! »
« No, no! » si affrettò a dire Oliver « Fai con
comodo! Solo, non ti cacciare nei guai! »
Oliver e Robin fecero il giro della costa scegliendo
quale fosse il punto migliore per buttarsi. « Sei tranquillo a lasciarla da
sola? » domandò Robin, incuriosito. Era raro che Oliver lasciasse Dyna priva di
protezione.
« Ma sì, figurati, qui non c’è nemmeno l’ombra di una
formica, non c’è alcun pericolo » rispose Oliver spavaldo, ma un attimo dopo
c’era una nota preoccupata nella sua voce: « E comunque… Questa sarà solo la
prima immersione, diamo un’occhiata e se è troppo pericoloso torniamo a
prenderla e ce ne andiamo. »
Robin annuì. Raggiunsero una piccola altura. Oliver si
tolse il mantello e gli stivali, Robin le scarpe e il gilè. « Quanto resisti
sotto? » si informò Oliver.
« Non ne ho idea. Tu? »
« Te lo farò sapere. Andiamo! »
E così i due ragazzi su tuffarono nelle acque
stranamente calde del Mare Occidentale, proprio nel momento in cui Dyna
precipitava in una fossa nel terreno di almeno tre metri, con un urlo tremendo.
Oliver e Robin risalirono subito in superficie. Il
Guerriero sembrava turbato. « Hai sentito qualcosa? »
« Sì » rispose Robin « Ho sentito che l’acqua è calda,
a dispetto del gelo che fa qui. »
« No, io dicevo… Lascia perdere. Forza, cominciamo
l’esplorazione. » Così dicendo Oliver si immerse, seguito a ruota da Robin.
Il mare non era poi eccessivamente profondo e c’erano
un’infinità di strane creature, soprattutto delle conchiglie giganti. Anzi, a
guardarle bene sembravano proprio delle ostriche. Naturalmente Robin non
resistette alla tentazione di guardare se dentro ci fossero delle perle e si
avvicinò. Oliver scosse la testa severo, ma Robin faceva segno alla conchiglia
con entusiasmo, così tese la mano per toccarla. Questa si aprì quasi
all’istante e nelle pupille di Robin si riflesse la luce bianca e abbagliante
della perla gigante all’interno, poggiata su un trono di alghe rosa. Il ladro
non attese oltre e allungò la mano avida per prenderla, ma nello stesso istante
il guscio dell’ostrica si richiuse di scatto e fu veramente fortunato a
sottrarsi, altrimenti si sarebbe ritrovato con un bel moncherino. Oliver lo
aveva raggiunto, gli fece uno sguardo da “te l’avevo detto” e continuarono
l’immersione. Ormai erano sotto da diversi minuti, Robin tornò in superficie
prima di soffocare, Oliver lo seguì poco dopo.
« Bel colpo, capo! Sembrava che tu avessi le branchie!
» esclamò Robin. Con i capelli bagnati le orecchie a sventola erano ancora più
visibili.
« Ho visto qualcosa » disse Oliver « Laggiù è più
profondo, credo che ci siamo. »
Nuotarono per un po’
e poi si immersero nuovamente. Oliver aveva ragione, l’acqua si faceva
sempre più profonda. Robin lanciò un’occhiataccia a un’ostrica particolarmente
invitante e proseguì verso il fondo, dietro al Guerriero. Proprio quando stava
pensando di risalire, Oliver gli fece cenno di guardare qualcosa. Davanti ai
loro occhi, nella semioscurità degli abissi, si stagliava il relitto di quello
che era stato sicuramente l’antico veliero dei pirati. Sembrava più che altro
lo spettro di una nave, scura, con i resti delle vele che ondeggiavano e un
aspetto sinistro. Robin puntò l’indice verso l’alto, per far capire a Oliver
che aveva bisogno di aria prima di andare a scrutare all’interno della nave,
così i due stavano per risalire, quando qualcosa vibrò nell’acqua alle loro
spalle. Si voltarono di scatto, ma non videro niente, a parte i pesci che
sguazzavano tranquilli. Fecero di nuovo per risalire, ma di nuovo sentirono
qualcosa alle loro spalle. L’acqua si agitò di nuovo, era come se qualcosa di
molto grosso la stesse attraversando molto velocemente. Oliver cominciava a temere che il fantomatico guardiano gli
stesse tendendo una bella trappola. Robin invece era molto più preoccupato per
i suoi polmoni, che di lì a poco si sarebbero completamente riempiti d’acqua
salata. Guardò Oliver impaziente e questi gli fece cenno di proseguire, anche
lui non avrebbe resistito ancora per molto. Ma come cominciarono a risalire, un’ombra
si pose davanti a loro. Robin per lo spavento aprì la bocca per cacciare un
urlo, ma inghiottì solo un bel po’ d’acqua. Anche Oliver era rimasto
paralizzato dal terrore, non aveva mai visto un’ anguilla grossa come quella
prima di allora. Era di colore viola cupo, con la testa a forma di un brutto
triangolo, gli occhietti neri e lucidi. Spalancò la bocca, simile in tutto e
per tutto a quella di un serpente, con i denti piccoli e aguzzi e la lingua
viscida, lunga e sottile. Robin e Oliver arretrarono, rendendosi conto che
avrebbero invece dovuto andare avanti, per non annegare, ma il mostro sbarrava
loro la strada. Come se gli avesse letto nel pensiero, l’anguilla scattò nella
loro direzione con le fauci dilatate. I due ragazzi nuotarono con la forza
della disperazione più veloce che potevano, ma non avrebbero mai potuto
vincere. Non avevano nessuna arma, e anche se l’avessero avuta, sarebbero
affogati prima di fare qualunque cosa. In quel momento però il pericolo più
imminente rimaneva il mostro, perciò Oliver e Robin si intrufolarono in un buco
nella nave affondata, troppo stretto per l’orrenda creatura. C’era un buio
pesto lì dentro, Oliver agitò lentamente le braccia per cercare Robin, ma non
toccò nulla. Sentiva che le forze lo stavano abbandonando, l’acqua entrava
dentro di lui, non riusciva più a respirare. Chiuse gli occhi pensando
unicamente alla piccola Dyna, a come avrebbe fatto senza di lui…