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Autore: Aout    04/11/2013    5 recensioni
Ehm, sì il tema è quello, ci siamo capiti.
Pepper e Tony, Tony e Pepper. Facile, no?
Tante diverse salse per tanti momenti diversi. Armature luccicanti, battute sarcastiche, retroscena succosi che non aspettano altro che essere letti.
Fatevi avanti e venite ad esplorare un po’ le gioie e i dolori dell'avere un fidanzato genio, miliardario, playboy, filantropo. Non è certo una cosa da tutti i giorni, no?
(Sono presenti anche one-shot Pre-Pepperony)
“Perché, ovviamente, se non fossero implicati ufficiali governativi infuriati, il gioco non sarebbe sufficientemente interessante, divertente. Non sarebbe sufficientemente alla Tony Stark.”
(Saltuariamente Fluff a palate, siete avvertiti)
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sproloquiando allegramente: Scusate quest’inutile premessa a un capitolo che già sarà lunghetto di per se stesso (chi si aspettava di conoscere così tante parole? O.O) ma ho notato che, stranamente, la volta scorsa sono aumentate tantissimo le persone che mi seguono e chi preferisce e per questo volevo dirvi grazie. Ogni volta ho tantissime visite e non avete idea di quanto mi faccia sorridere come una rimbecillita sapere che qualcuno legge questi assurdi capitoletti.
Volevo invitarvi, per quanto dovrei starmene zitta nel mio angolino e lasciare in pace il mondo, a dirmi un po’ cosa ne pensate di questa raccolta. Vi piace? Non vi piace? Ad un’autrice fa sempre piacere sapere che avete speso un po’ di tempo per commentare quello che lei ha speso tanto tempo per scrivere (non mi sto nascondendo dietro la terza persona, noo).
Beh, d’accordo, ora vado, dimenticare pure se volete questo sproloquio, ne approfitto solo per ringraziare chi ha già recensito in precedenza <3 <3 <3

 
 
 
 
 
Nda: Capitolo pre-IronMan
 
Lost and Found

In barba ad hamburger posticci e ragazze-in-adorazione

 
 
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“Perdersi è l'unico modo per trovare qualcosa che sia introvabile,
altrimenti chiunque saprebbe dove trovarlo.”
“Pirati dei Caraibi: ai confini del mondo”
 
 
 
 
Pepper odiava le feste.
No, no d’accordo, odiava le feste dove c’era anche il Signor Stark, tutte le altre andavano bene.
Odiava, per esempio, essere costretta ai suoi impegni di babysitting anche fuori dall’orario lavorativo. Quando Tony saliva sul palco totalmente ubriaco e prendeva in mano il microfono, per dire una cosa a caso. O quando non era ubriaco affatto, il che a volte era perfino peggio.
Odiava quelle feste anche più di quelle dedicate agli incontri con gli ex-alunni, che comunque le avevano fatto accumulare una non indifferente lista di brutte figure da manuale. Odiava quelle feste perché Tony riusciva perennemente a superare qualsiasi limite, che fosse di decenza, di sanità mentale o di puro e semplice buon senso.
Fu sicuramente per questo che, quella notte d’autunno, in quella sala addobbata all’ultimo piano di un grattacielo del centro, Pepper trasalì, fissando la porta d’ingresso, dove scorse una più che riconoscibile zazzera di capelli scuri, corredata di occhiali da sole supercostosi e smoking all’ultima moda londinese.
- Oh, no...
- Che succede? – le chiese Mark, che era appena tornato dal bar con i loro drink.
Ho parlato ad alta voce?
- N-niente, perché? Non c’è assolutamente niente che non vada. Ti dispiace se vado ad incipriarmi un attimo il naso? – aveva parlato in modo talmente veloce, che quando la frase finì, finì anche il  suo fiato.
Senza aspettare una risposta e/o segno di vita da parte di Mark, che quasi sicuramente la stava fissando come fosse uscita fuori di testa, il che poteva anche essere, Pepper partì subito, cercando di raggiungere la-sua-croce-personale, già attorniata da un mucchio di persone sconosciute.
Ma non doveva essere in India?
Pensò, ricordando distintamente che il motivo per cui quel giorno si era concessa quell’uscita con Mark, un dirigente che pareva molto simpatico malgrado l’essere un dirigente, era perché Tony si trovava dall’altra parte del mondo ad un convegno.
Con Rhodey. Doveva essere con Rhodey. Dov’è Rhodey?
Riuscì ad arrivare alla meta dopo un buon minuto e mezzo, ma da dove arriva tutta questa gente?, e qualche lieve scivolone sui tacchi (molto) a spillo.
- Pepper! Che ci fa lei qui? – le disse, urlò, Stark, con la sua aria allegra-e-innocente, quando la vide.
Suvvia, Pepper, non è che ha fatto apposta a trovarsi qui, alla tua stessa festa.
Presumibilmente.
Fra l’altro, avrebbe dovuto trovarsi in India...
- Lei non avrebbe dovuto trovarsi in India? – gli chiese, dopo aver scansato un paio di prosperose e poco vestite ragazze-in-adorazione. Manco fosse un dio.
- Ehm, come dice, scusi? Sa, la musica, non senso.
Almeno la musica ebbe il pregio di non riuscire a nascondere l’occhiataccia che lei gli rivolse.
Pepper aprì la bocca per dire qualcosa, forse qualcosa di cui in seguito si sarebbe pentita ma al momento poco importava, ma Tony era gia sgusciato via in mezzo alla folla.
Che almeno non si diriga verso il palco...
I discorsi di Tony non preparati in anticipo erano un suo incubo ricorrente. E a ragione.
- Virginia! Virginia, eccoti. Dov’eri andata a finire? – Mark era appena spuntato alla sua sinistra.
Come aveva potuto dimenticarsi di lui?
- Oh, ehm... – e come faceva a liberarsene in fretta?
Già, perché doveva liberarsene, aveva un disperato bisogno di risolvere quella situazione, magari cominciando a mettersi in contatto con Rhodey, che aveva buone possibilità di essere stato abbandonato in qualche angolo remoto del paese, Tony ne era capacissimo.
E facciamo finta che cose del genere non siano mai successe...
- Senti, Mark, io devo... fare... una cosa... – e adesso manco riusciva a parlare, figurarsi inventare una scusa decente!
E Mark era lì, a fissarla con quei suoi stupendi occhi blu. E lei non aveva una serata decente da così tanto!
Ma il babysitting veniva prima, per qualche astruso motivo che al momento le sfuggiva e forse era inconoscibile dall’intero genere umano.
- Pepper! – proruppe una voce fin troppo famigliare, - Pepper, perché non si gode un po’ la festa? Non mi sembra che se la stia godendo, guardi che faccia! Vuole che le offra un drink?
“Ma porc...” pensò lei, subito prima di “Non notare Mark. Non notare Mark. NON NOTARE...”
- E chi è questo baldo giovane? Non sia scortese suvvia, Signorina Potts, ci presenti! – Tony aveva assunto l’aria da bambino in un negozio di caramelle. Un bambino in un negozio di caramelle con uno sguardo assolutamente inquietante.
O almeno così pareva a lei, che impersonava la caramella.
- Ehm, io... – prese un respiro, - Mark, ti presento Tony Stark, a capo delle Stark Industries. – e con una spiccata capacità di rendere la vita impossibile a quelli che gli sono intorno, -  Signor Stark le presento Mark Shep...
- Mark! Come sta, Mark? – lasciare finire di parlare le persone era ritenuto crimine capitale? – La trovo in forma! Fa palestra? – oddio – E così lei è l’accompagnatore della Signorina Potts, esatto? Direi che è un uomo estremamente fortunato.
Mark parve sommerso da quel fiume di parole, ma dopo qualche attimo riemerse: - Sì, certamente.
Bravo, Mark. Profilo basso e non fare il suo gioco.
Pensò Pepper, che aveva cominciato a mangiarsi le unghie.
Beh, ri-cominciato, considerato che ho smesso nell’adolescenza.
“Nervi saldi? Vita monotona? Siete stanchi di essere troppo rilassati e in pace con voi stessi? Tony Stark è la soluzione che fa per voi!” Dovrei brevettarlo...
Mark continuò: - Sono immensamente felice di conoscerla, Signor Stark. Io... la ammiro moltissimo. – Che? – Lei è un genio!
Pepper capì in quel momento che Mark non era l’uomo per lei.
Anche Stark, comunque, non si lasciò sfuggire quello sguardo da ragazza-in-adorazione. – Ma davvero? – esclamò compiaciuto. Lo odio quando è compiaciuto. – Beh, sa una cosa Mark. Sarei veramente felicissimo di discutere a lungo con lei della mia genialità, ma non le dispiace se prima le rubo un secondo la sua signora, vero?
Le ultime, residue e testarde speranze di Pepper crollarono quando Mark biascicò un “Certo, certo, tutte le volte che vuole!” con lo sguardo sempre-più-in-adorazione.
Complimenti davvero, tu sì che sai sceglierti gli uomini.
Poi Tony le portò una mano sulla schiena e la condusse in un angolo della sala.
Chissà dove sono andate a finire le sue groupies...
- Simpatico il mio fan, lì dietro. – Pepper non lo guardava in faccia e lo ascoltava poco. Era troppo concentrata sulla dicotomia “gli urlo in faccia e poi alzo i tacchi” o “i tacchi li alzo subito e glieli tiro in fronte”. – Sta bene, Signorina Potts? La vedo un po’ pallida. – un’occhiataccia esasperata non gliela levava nessuno, - Beh, ne parleremo in seguito. Senta, so che è fuori dall’orario prettamente lavorativo, ma avrei un favore da chiederle.
Pepper ebbe il tempo di riprendersi e rispondere, con voce fredda e aria sprezzante: - Un favore.
- Sì, sì esatto un favore. Uno piccolo, piccolo.
Qualcosa le diceva che stava per arrivare una richiesta che di “piccolo piccolo” non aveva niente.
Genialità? Intuito femminile? O elementare capacità di fare due più due?
- Quindi? – com’era che la voce indifferente e sarcastica le usciva bene solo in quei frangenti?
- Beh, sa... per quella questione dell’India... diciamo solo che potrei aver causato un lievissimo incidente diplomatico con le autorità locali. E accidentalmente, del tutto accidentalmente, potrebbe essere rimasto coinvolto Rhodey.
Sono veggente. – Dove si trova adesso?
- L’ultima volta che l’ho visto... in una cella circondato da corpulente guardie del corpo.
Pepper abbassò lo sguardo e prese un lungo respiro. Almeno, era nel suo elemento.
Ma Tony parve interpretare quel sospiro diversamente.
- Aspetti, sa che le dico? Lasci perdere. Torni alla sua festa e al suo omaccione ben vestito, in fondo siamo fuori dall’orario d’ufficio. – disse, facendo per andarsene, - Me la caverò... chissà se a quelle guardie corpulente potrebbero piacere un paio di Ferrari ultimo modello...
Pepper lo bloccò appoggiandogli una mano sul braccio. Fingendo di non compiacersi per quell’inaspettato slancio di carineria, lo guardò negli occhi e disse, molto più risoluta di quanto fosse: - E intanto lasciamo Rhodey chiuso in cella? No. Su, muoviamoci, cercherò di fare quello che posso. – Ma niente miracoli!
Tony a quel punto le sorrise, un sorriso di quelli veramente felici, uno dei pochi che concedeva.
Pepper si fece commuovere esattamente per un millesimo di secondo, poi prese in mano il cellulare e cominciò a pensare ad un modo efficace per evitare a Rhodey di passare tutta la vita in un carcere indiano.
 
 
- Certo, perfetto. Io... la ringrazio infinitamente, sì, grazie, sì. Arrivederci.
Pepper chiuse la comunicazione e appoggiò la testa allo schienale del sedile.
- Allora?
Erano in una delle macchine di Tony. Quella lunga con il tettuccio estraibile e gli interni in pelle, l’avrebbe descritta lei. Tony collezionava talmente tante auto che tenerle a mente tutte era fuori anche dalla sua portata.
E no, il tempo di leggere il nome sul cruscotto non l’aveva avuto, d’accordo? In quel momento era toppo impegnata a salvare la carriera ad un amico/compagno di sventure.
In quel momento... cioè all’incirca un paio di ore prima.
- Ho parlato con l’ambasciata, a quanto pare l’incidente è stato molto meno grave del previsto. Per la cronaca, come le è venuto in mente di insultare in un tal modo il credo nazionale?
Tony, malgrado la situazione, non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un sorriso, - È stato uno sbaglio. L’altra sera sono andato in un bar e ho fatto amicizia con un imprenditore locale che parlava inglese. Abbiamo bevuto un po’ e alla fine ha deciso di insegnarmi qualche parolina nella sua lingua. Evidentemente eravamo più ubriachi del previsto... Fra l’altro, com’è che lei è così esperta di politica indiana?
Pepper sbuffò alla spiegazione che le era stata appena fornita. Che altro avrebbe potuto aspettarsi, in fondo? – Non lo sono affatto, ho cercato di giostrarmela come potevo. – e avrei potuto fare di meglio.
- Caspita... evidentemente ci sono un sacco di cose che non so su di lei.
Sì, un sacco.
Per esempio, Tony probabilmente non sapeva che, in quell’esatto momento, Pepper avrebbe desiderato con tutta se stessa un bel bagno caldo con tanta schiuma da arrivare al soffitto e magari pure una bella puntata di Beautiful pronta da guardare il TV.
Pepper avrebbe voluto essere a casa, non spiaccicata sul sedile di un auto di lusso diretta verso... dove?
- Signor Stark, mi tolga una curiosità, dove stiamo andando?
Tony aggrottò le sopracciglia e si girò un secondo verso di lei: - In che senso?
Pepper rimase interdetta: - Come, “in che senso”? Dove stiamo andando? Verso dove sta guidando? E... –  a quel punto si concesse un fugace sguardo fuori dal finestrino, dove grandi prateria deserte le sfrecciavano davanti agli occhi a grande velocità – dove diamine siamo?
Non le fu risposto subito, inizialmente sembrava che Tony avesse deciso semplicemente di ignorarla.
- Signor St...
- Dovremmo essere in Georgia.
Non poté fare a meno di fissarlo ad occhi spalancati: - “Dovremmo”?
Lui si morse un labbro: - Beh, diciamo che... che sono temporaneamente non in grado di dirle, con estrema precisione, le coordinate esatte in cui ci troviamo.
Sono senza parole: - Si è perso?
- Non mi sono perso. Sono temporaneamente non in grado...
- Sì è perso. Bene. E come ci è riuscito, esattamente? Questo trabiccolo non ha un dannatissimo GPS? – chiese, mentre con lo sguardo andava ad indagare su tutti quei tastini luminosi davanti a lei. Il tono le era uscito più rude del previsto, ma la prospettiva del bagno caldo era così lontana da essere quasi una sofferenza fisica.
- Innanzitutto questo non è affatto un trabiccolo, è una Jaguar XF a marcia manuale con motore...
- Ma ci siamo persi.
- Non ci siamo...
- Signor Stark?
Tony sospirò e si arrese: - D’accordo, ci siamo persi.
Ma perché gli uomini sono così convinti che il senso dell’orientamento sia collegato alla virilità?
- E il GPS?
- Niente GPS. E per i cellulari non c’è segnale.
Fantastico. E adesso?
Un attimo, quanto tempo aveva avuto per fare tutte quelle considerazioni?
Pepper assottigliò lo sguardo: - Mi scusi, ma, esattamente, da quanto tempo ci siamo persi?
- Un po’. – sussurrò Tony.
- Un po’. – ripeté lei, sospirando, con la testa che andava nuovamente poggiandosi sullo schienale, - E adesso?
 
 
- Lo ammetfo, questa sua idea è stata grandfiosa.
Erano seduti ad un tavolino grigiastro di una piccola tavola calda lungo la strada. Pepper ci aveva messo dieci minuti per convincere Tony a fermarsi per chiedere indicazioni.
Dieci. Minuti.
Perché anche chiedere indicazioni sminuisce la virilità, ovviamente.
Solo la prospettiva di un hamburger e un buon caffè forte di periferia erano riusciti a convincerlo.
E ora erano seduti lì, un paio di panini davanti a loro, un paio di bibite e un paio di cameriere sui sessant’anni ad osservarli di sottecchi da dietro il bancone.
- Ma questo hamfburger è meravigliofo! – Tony sembrava apprezzare sempre di più.
Pepper si concesse un secondo per osservarlo, posa rilassata e occhiali scuri sugli occhi (fargli notare che era notte sarebbe servito a ben poco, lo sapeva per esperienza), e realizzare che per quanto non fosse felice per lei, forse, per chissà quale istinto da mamma chioccia, almeno era felice per lui.
- No, sul serio, questi hamburger sono... penso che potrebbero fare affari favolosi, se solo avessero le giuste conoscenze... – Ma sì, diamoci all’industria delle tavole calde. –Vero?
- Ehm, sì, sì certo. – in realtà a Pepper la carne non era mai particolarmente piaciuta e quella in particolare le pareva un po’ unticcia, ma perché rovinare quel bel momento?
Non è assurdo che io mi senta così... rilassata, adesso?
Tony alzò lo sguardo (intanto si era finalmente tolto gli occhiali) e si accorse che lei lo stava fissando. Per qualche strana ragione, Pepper si sentì imbarazzata.
Non arrossirò come una ragazzina adesso, vero? Le cose si fanno sempre più assurde...
- Signorina Potts, mi dica... quel Mark è il suo fidanzato?
Quasi non si strozzò con il boccone che aveva in bocca.
- Cos... è? Lei non... non crederà che ne voglia parlare con lei, vero? – biascicò dopo qualche colpo di tosse, sempre più imbarazzata.
- Beh, ovvio che non sono affari miei. Però, se posso, - continuò Tony, con il tono di chi-sa-che-non-può, ma se ne frega altamente, - Quel tipo, lui... ottimi gusti certo, guardi lei e guardi me! Però... non lo vedo come un uomo “da lei”, ecco.
Pepper lo fulminò con lo sguardo. Sulle labbra aveva le parole “E quale sarebbe un uomo da me?” ma si limitò ad uno sprezzante: - Ha ragione, non sono affari suoi. – che le dette una certa soddisfazione, anche se sapeva un po’ di cliché.
Di cliché aveva anche un po’ il fatto che, subito dopo, Pepper si alzò e uscì da locale, ma a quel punto probabilmente era troppo stanca per preoccuparsi di non atteggiarsi come una prima donna (quello era un ruolo di Stark, si sapeva).
Tony la raggiunse dopo qualche minuto. Salirono in macchina e partirono, nessuno parlò.
Grazie alle cameriere del locale, avevano scoperto di trovarsi all’inizio della Route 129, nella parte bassa della Georgia, quindi tornare indietro non fu troppo complicato, anche se ci volle comunque moltissimo tempo.
Il silenzio si stava facendo lievemente opprimente, soprattutto considerando che nessuno avrebbe mai potuto scommettere che Tony potesse tenere la bocca chiusa per tutto quel tempo consecutivamente.
Poi, ad un certo punto, un coyote con degli occhiali scuri e uno struzzo in smoking gli attraversarono la strada, facendoli finire dentro ad un arcobaleno fatto di hamburger e Pepper capì che stava sognando.
 
 
Si svegliò la mattina dopo nel suo letto.
La prima cosa che pensò, molto prosaicamente, fu “Oh, cazzo.” subito seguita da “Come ci sono arrivata qui?” e, conseguentemente, “Non avremmo...?”.
Poi Pepper però si guardò intorno e si accorse che a) era ancora completamente vestita e b) nel letto non c’era nessuno con lei.
Perciò si rilassò e cercò di dare risposta alla seconda domanda, come diamine era arrivata fin lì?
Lo seppe solo quando, una volta che si fu alzata (nell’esatto momento in cui si alzò, in verità, il che era vagamente inquietante), suonarono alla porta.
Ancora nei postumi di una delle notti più strane della sua vita, Pepper fu più che sorpresa di trovarsi davanti un Tony Stark vestito di tutto punto con un caffè in mano e la proposta: - Le va se torniamo alla tavola calda di ieri sera a far colazione, o pranzo, vista l’ora, e ne approfittiamo per andare a prendere Rhodey in aeroporto? Se c’è lei, almeno c’è una buona possibilità che decida di non uccidermi, il che sarebbe francamente spiacevole. Ah, ci andiamo in elicottero, ovviamente. E le prometto che non sarò io a guidare.
Accettò.
 
 
 
 
Note: Capitolo dedicato alla parte un pochino più “santa” del carattere della povera Pepper, che vivere ventiquattro ore su ventiquattro con uno come Tony non deve essere una passeggiata proprio per niente.
Me la sbrigo in fretta, che tanto le cose che dovevo dire le ho già dette.
Per quanto riguarda il titolo, mi sono accorta, solo dopo averlo pensato, che in inglese significa “oggetti smarriti”, mentre in realtà io volevo solo dire “persi e ritrovati”, ma alla fine l’ho lasciato comunque perché suonava bene (e poi sono troppo pigra per trovarne un altro).
Bene, scusate ancora per le troppe “note” sparse qui e là, alla prossima,
Aout ;)
  
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