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Autore: Nidham    04/11/2013    1 recensioni
Breve elucubrazione della mia ladra nel momento piu' triste del videogioco, quando una scelta porta a tragiche conseguenze. Fatemi conoscere il vostro parere, visto che è anche il mio primo tentativo^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Non preoccuparti, nano" si costrinse a sibilare, comprendo col veleno la rabbia e l'impotenza per sentimenti che non sapeva contrastare. "Non sono usa burlarmi dei morti."
"Non abbiamo diritto di chiederti niente" la interruppe Zevran, le mani abbandonate lungo i fianchi, i pugni serrati, il volto scolpito nella pietra. "Ma sono disposto a offrirti qualsiasi cosa, in cambio della tua attenzione."
"Questo presupporrebbe che ci sia qualcosa di tuo che possa interessarmi, ma il tuo smisurato ego fa sì che tu ti sopravvaluti."
"E' ormai molto tempo che non commetto quell'errore" sorrise, senza allegria. "Anche se ammetto di rimpiangere i bei tempi spensierati in cui ero solito indulgere in un po' di sano e gradevole autocompiacimento."
"Allora torna in città e accompagna i tuoi amici in qualche bordello, troverete di certo una femmina disposta a lusingarvi in cambio di qualche spicciolo."
"Ma non troveremo nessuno capace di salvare l'ultimo alito di speranza a cui non siamo degni di aggrapparci, ma che non possiamo abbandonare, perché da esso dipende il futuro di qualcuno a cui tu stessa, in passato, non hai esitato a offrire aiuto."
"Eilin meritava il mio rispetto, finché non ha deciso di piegarsi alla stupida volontà di un caprone inetto e egoista, come fanno tutte le femmine di questo mondo, capaci solo di abbassare la testa davanti al volere dell'idiota al quale hanno concesso il proprio cuore."
"Sei ingiusta" la voce di Alistair era tanto greve che sembrava non appartenergli. "Verso di lei, se non verso di me."
"Ingiusta? Io? Belle parole da parte di un assassino, che ha passato mesi guardandomi dall'alto della sua presunta superiorità morale, bofonchiando insignificanti e patetiche banalità sull'onore e la virtù, mentre se ne stava rintanato in un angolo a piagnucolare e lasciava agli altri il lavoro sporco e la fatica, per poi coronare la sua gloria con l'immolazione di una martire volontaria sull'altare della sua purezza" battè le mani con disprezzo, abbracciando con uno stesso sguardo gelido tutta la compagnia. "Bella parola: ingiustizia, quando sentiamo di esserne vittime, vero Alistair? Eppure non ti è mai venuto in mente di essere stato ingiusto verso di lei, o verso di me."
"Ti sbagli" fu come un colpo di frusta, repentino e selvaggio. "Lo penso ogni istante, da quella notte."
Morrigan storse le labbra in una piega sgradevole, fiutando la verità di quelle parole, ma incapace di accettarne il valore.
"Non ho mai sopportato gli inutili rimorsi di coscienza" lo sbeffeggiò, invece. "Ho sempre creduto fossero per i vigliacchi, capaci di essere crudeli, ma incapaci di sopportare il peso delle proprie azioni."
"Puoi accusare Alistair di molte cose, ma certo non di vigliaccheria" Zevran non avrebbe mai saputo spiegarsi da dove gli fosse uscito l'istinto di difendere l'antico compagno, soprattutto tenendo conto che, seppur con toni diversi, le idee della strega non dissentivano di molto dalle sue. "E certo non sei sincera quando fingi di non capire e rispettare i sentimenti che spinsero Eilin ad accettare una scelta che anch'io, come te, ho giudicato folle, ma che è nata da quegli gli stessi principi per i quali l'abbiamo seguita, onorata e amata."
"Fiducia e libertà" mormorò la maga, socchiudendo le palpebre. 
"Lei non era tanto il nostro capo, quanto la nostra guida" annuì Zevran, deglutendo per scacciare la fastidiosa sensazione di angoscia che gli serrava il petto. "Non ha mai imposto niente a nessuno di noi."
"Ma che importanza può avere, ormai, tutto questo?" l'esasperazione si mischiava al risentimento e al rimpianto, erodendo la sua volontà."Adesso siete qui, a rinvangare un passato che non rinnego, ma che non voglio ricordare, e perdete il mio e il vostro tempo a implorare favori per quella che immagino già sia la più assoluta e improbabile sciocchezza che mi sia mai stata propinata..."
"Io credo" ma si corresse, alzando il mento con aria di sfida. "Noi siamo convinti che l'anima di Eilin non abbia raggiunto la pace, dopo la sua morte, ma che sia tenuta prigioniera nell'Oblio, torturata e dilaniata da quel mostro ripugnante incapace di accettare la propria sconfitta."
L'aveva detto tutto d'un fiato, temendo lo scoppio di risa beffarde da parte della maga e, al contempo, quasi augurandosi di vedere un lampo di sarcastica incredulità in quegli occhi d'abisso, che potesse fargli sperare di aver mal interpretato i suoi sogni, di aver sbagliato a dar fiducia alla spiegazione pessimistica di Wynne su quella che altro non avrebbe potuto essere se non follia, nata dal rimorso e dalla sofferenza. Anche se non era sicuro di crederci, per un attimo si scoprì a desiderare di potersi nuovamente giudicare patetico e pazzo, come nei lunghi mesi trascorsi ad abbrutirsi nelle più squallide bettole di Denerim, piuttosto che affrontare l'eventualità che Morrigan confermasse la loro teoria, ma ignorasse un qualsiasi modo per porvi rimedio.
"Noi siamo qui perché Eilin grida nei nostri sogni, chiedendo aiuto, ma senza di te, non sappiamo come fare per darglielo" sussurrò infine, incapace di sopportare il silenzio che aveva accompagnato le sue parole e l'espressione di disperato orrore che aveva scorto sul volto della strega, prima che voltasse loro le spalle, portandosi in un angolo buio della stanza. "Dicci che siamo dei caproni senza cervello, Morrigan" la implorò, senza vergognarsi di mostrare la sua disperazione. "O dicci che sai come liberarla."
Alistair fremeva, correndo con lo sguardo dalla maga all'elfo, in un moto istintivo e irrefrenabile di ansia repressa che logorava la sua lucidità, facendolo sentire fastidiosamente giovane e indifeso, come nei giorni lontani e sfuocati di quell'infanzia che tanto aveva odiato e che si era reso conto di aver abbandonato solo quando aveva stretto per l'ultima volta al petto il corpo di colei che, con la sua vita, gli aveva permesso di conservare intatti i suoi sogni e la sua ingenuità, attraverso l'orrore e il degrado di un Flagello che non avrebbe dovuto lasciarlo vivo e solo oltre la fine delle sue illusioni.
Avrebbe voluto parlare, aggiungere la sua voce all'appello accorato dell'amico, ma non conosceva parole che potessero spiegare quello che sentiva, ogni volta che la voce della sua sposa, del suo amore, risuonava nel buio imperscrutabile di un sogno sconfinato, che si trasmormava in incubo; non conosceva la profondità della paura che gli attanagliava le viscere e gli impediva di sbirciare al di là di quelle tenebre, seguendo il filo invisibile di un sussurro sospirato oltre la disperazione e la rovina, per rincorrere fantasmi di parole, in un regno fatto di fumo e vento che ogni essere vivente doveva e voleva temere.
Non aveva il diritto di chiedere aiuto, perché era due volte vigliacco e due volte assassino, e sapeva che Morrigan non avrebbe avuto pietà né di lui, né del suo pentimento, ma Zevran aveva tutto il diritto di ottenere risposte e speranza, perché non aveva tradito mai, né aveva mai smesso di mettere la sua vita e la sua anima in gioco per colei che non sarebbe spettato a lui difendere. Zevran poteva guardare la maga negli occhi e non vergognarsi di ciò che avrebbe visto riflesso in essi, così Alistair taceva e pregava, mentre i secondi diventavano minuti e la trepidazione si trasformava in tormento, mentre Oghren sbuffava sottovoce e tormentava le fibbie dell'armatura con gesti insensati, mentre il silenzio si addensava sui loro cuori e l'incertezza pesava sulle loro anime, in attesa di un gesto, di un suono che li salvasse o li distruggesse, insieme al desiderio di lei.
"Morrigan" fu l'elfo a parlare, quando la luce dell'ultimo sole si era ritirata oltre la soglia. "La notte ormai è vicina e di notte, follia o meno, lei viene da me. Non perderò nessun preziosissimo istante di lei, in attesa di parole che non puoi o non vuoi pronunciare. Quindi dimmi, adesso, di andarmene e non ti disturberemo oltre. Cercherò altrove quello che qui non avrò trovato, ma non lascierò che il buio mi avvolga un'altra volta, senza cercare un qualsiasi maledetto modo per non lasciarla sola."
Le spalle di Morrigan rimanevano tese e immobili, ma la mano salì a stringere il legno ruvido del bastone, finché piccole gocce di sangue scivolarono a terra, fondendosi alla polvere e alla roccia, in una muta offerta sacrificale.
La strega non si volse, nè chinò il capo, ma quando parlò, la sua voce suonò stranamente fioca e incerta nell'orgoglio della sua postura.
"Niente viene concesso per niente, in questo mondo, e il più grande sacrificio non basta a saziare la fame di equilibrio di un universo ingrato, che ben poco è disposto a concedere a chi, più degli altri, è capace di donare se stesso. I Custodi credono di sapere, i maghi, nella loro torre d'avorio, sono certi di comprendere e i Templari si arrogano il diritto di catechizzare, ma nessuno può conoscere la morte, né ciò che ci attende oltre il velo. Riordan vi parlò di un antico dovere, quasi un sacro rituale, che voi poveri, sciocchi Custodi sareste divenuti degni di compiere, in virtù di poche gocce di veleno mischiate al vostro sangue, prima ancora che vi venisse spiegato il loro significato. Vi disse che la vita sarebbe stata il prezzo da pagare in nome della salvezza e se anche non era uno scambio da poco, di certo lo scopo avrebbe valso il sacrificio. Così siete morti, secolo dopo secolo, Flagello dopo Flagello, nella fulgida certezza di aver dato al mondo una nuova alba, di aver sconfitto il male e la corruzione con il vostro eroico sacrificio..." un risata amara gli sfuggì tra i denti, mentre la voce si distorceva sempre più in un ansito roco e disumano. "Ho creduto che fosse una sciocchezza fin da quando mia madre mi parlò per la prima volta di questa barbara usanza, travestita da nobiltà. E adesso mi dite che finalmente anche voi vi siete svegliati dal sogno e vi siete resi conto che non è la vita del Custode a salvare il mondo, bensì la sua anima e siete corsi da me perché non siete disposti a pagare un prezzo tanto alto, per il bene superiore a cui eravate certi di saper sacrificare tutto, anche se quando vi offrii il modo per non rinunciare ad altro che ad un po' di integrità, mi voltaste le spalle e mi definiste malvagia e indegna e abietta."
"Tu sapevi?" e la rabbia era tale che non ci fu neanche rimprovero, nella voce atona di Zevran, solo incredula delusione. "Tu l'hai comunque lasciata andare?"
"Un sacrificio è un sacrificio, no?" Morrigan lanciava fiamme dagli occhi, quando si volse a fronteggiarlo. "Che importa la sua entità, quando lo scopo è degno? E poi non ero io a dover decidere al suo posto, come lei non aveva deciso per me o per gli altri. Che avreste fatto, se aveste saputo? Avreste lasciato che il Flagello distruggesse ogni cosa? O avreste costretto il nostro stallone a piantare il suo seme nel mio ventre, scommettendo sulla mia capacità di saper educare alla bontà e all'altruismo un dio incarnato? E che avrei fatto io, se avessi saputo allora quanto importante fosse la scelta che stavo offrendo a chi pensava di rischiare solo un soffio di vita e non l'eternità?" mormorò infine, quasi a se stessa, accasciandosi contro il tavolo, svuotata da ogni emozione, di fronte al trasformarsi disperato di quelli che aveva sempre voluto considerare deliri pessimstici, in certezze devastanti.
  
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