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Autore: Valerie Clark    05/11/2013    1 recensioni
''Questo dolore che mi hai lasciato, quasi in eredità, quest’ultima cosa di te che mi rimane, mi accarezza le viscere come se fossi tu.''
Genere: Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Domenica 3 novembre
 
 
Prima odiavo le persone che rispondevano ‘Tranquilla, sopravvivrà’. Mi veniva da chiedermi a cosa servisse sopravvivere. Mi rispondevo ‘A niente’. Io volevo vivere, non sopravvivere.
Ora no, ora è diverso.
Tutta quella voglia di vivere si è sotterrata dentro di me, da qualche parte, magari tra l’orgoglio e la delusione, in uno spazio tutto suo, e non ne vuole sentire di uscire.
 
E questi occhi poi. Questi occhi che un tempo avevano visto amore, avevano visto passione. Ora sono solo vuoti.
 
Non so dove metterlo, tutto questo dolore; non so dove piazzarlo, dove concentrarlo.
Mi sveglio la mattina e questo dolore mi da il buongiorno.
La sera si addormenta con me, e prima ancora di farmi addormentare mi tortura lentamente, sempre.
 
A volte penso che ci morirò, dal dolore, penso che mi ucciderà prima o poi. Altre mi ritrovo a sperarlo. Sì perché non se ne va mai, e mai, e mai ancora. Aumenta ad ogni mio respiro, mi tortura ad ogni mio battito di ciglia.
Ho paura di essere diventato come te. Ma forse, forse no. Forse sono solamente io. Perché questo dolore me lo ricordo da sempre; mi è semplicemente cresciuto intorno, mi ha accompagnato e accarezzato fin da piccolo, ma la tua assenza, il tuo vuoto non ha fatto altro che alimentarlo. Non riuscirei più a farne a meno.
E allora spero che la faccia finita, che mi uccida subito, che la smetta di riempirmi e poi svuotarmi.
 
Questo dolore che mi hai lasciato, quasi in eredità, quest’ultima cosa di te che mi rimane, mi accarezza le viscere come se fossi tu. Ma non so cosa farmene. Vorrei che ci fossi tu ad accarezzarmi, a ballarmi intorno e a trasmettermi la vita. Vorrei fare l’amore con te, vorrei stringerti, anche solo toccarti.
Ma io lo so che tu lassù ci sei. Che mi guardi, che mi abbracci.
E ogni volta che ho la sensazione delle tue braccia intorno a me torno a qualche anno fa, a quando per me tu eri tutto, a quando ci odiammo e ci amammo insieme. Noi due.
Forse del dolore non me ne libererò mai, forse me lo porterò nella tomba.
Sì, se c’è una cosa che mi hai insegnato è che il dolore si porta nella tomba. Che poco importa come sei stato da vivo, quello che conta sono quei dieci minuti prima che tutto finisca. Ma è una visione malata del mondo, e noi malati lo siamo stati, ma lo siamo stati insieme, e forse essere insieme non è poi così malato come pensavi tu.
Ma ti amavo, ti amavo nonostante tutto, e non hai idea del vuoto immenso che hai lasciato quella notte.
 
Ma non lo vedi? Non è solo il dolore che ti ho lasciato in eredità.
È la vita, caro mio, la vita che ti ho regalato!
Ti ho dato la mia vita, me la sono strappata e l’ho data a te. Per te, solo per te.
Tu mi chiedevi cosa avessimo lasciato al mondo di noi due. Giusto le nostre lacrime e la nostra tristezza, il nostro dolore; d’altronde cos’altro avrebbero potuto regalare al mondo due come noi?
Ma a te, solo a te, ho lasciato la mia vita perché tu la facessi crescere, la facessi vivere come io non sono mai riuscita a fare. Perché tu facessi dei miei sogni vivide realtà.
È vero, tu di me non sapevi neanche il mio nome, ma sapevi più cose di quante ne sapessi io. Ecco perché la mia vita ora è nelle tue mani, ecco perché l’ho tolta dalle mie.
 
Non ti dirò che ti amavo, che ti amo, anch’io; sarebbe inutile. Ti dirò che ho messo nelle tue mani il regalo più grande che mi abbiano mai fatto, te lo ripeterò all’infinito.
 
 


 
Un pezzo di diario e una sottospecie di risposta alla fine di ‘È una lunga storia di ombre scure, senza gloria’. Avrei voluto firmarli, ma preferivo che i personaggi restassero anonimi.
Potrebbe essere la fine di ‘Leggimi tutta d’un fiato.
   
 
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