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Autore: Liveandlove    05/11/2013    0 recensioni
Dal testo:
"Nella mia mente avevo frammenti sparsi ovunque, pezzi di un puzzle irricostruibile e come nei film ogni tanto avevo qualche flash che mi mandavano in blackout il cervello. Avevo recuperato ancora parzialmente la memoria e i medici, ritenendomi momentaneamente instabile mi avevano costretto a stare con la mia unica parente : mia nonna, che si trovava in Corea. Ho dovuto lasciare la Berklee, scuola prestigiosa di musica, di Boston per venire a stare da mia nonna per un tempo indefinitivo.
Scossi la testa per scacciare via quei pensieri e mi presentai «Kibum.» lui mi porse la mano e sorridendo replicò «Jonghyun, piacere.» Il cuore cominciò a battere gradualmente sempre più forte, come se stessi correndo. I battiti non sembrarono diminuire, anzi, aumentavano sempre di più, così tanto da farmi male il petto. Mi posai la mano sul cuore come per impedire che mi scoppiasse il petto mentre la nonna e lui mi guardavano preoccupati e anche spaventati. Provavo tantissimo dolore al petto e non sapevo come soffocarlo, il che mi fece cadere in ginocchio. Tutto cominciò ad oscurarsi e a diventare sempre più opaco fino a che non vidi il nulla più totale."
INCOMPLETA
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Jonghyun, Key, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Please, remember.

Chapter II



«Jong puoi rimanere un attimo con mio nipote? Dovrei uscire un attimo.» sentii dire la voce paca di mia nonna. «Certo ohealmoni*, nessun problema.» 
Mi ero appena svegliato, ma fortunatamente non avevo istintivamente alzato le palpebre nonostante sentissi un dolore allucinante al capo.
Mi trovavo steso su qualcosa di morbido che dedussi essere il divano poiché a destra sentivo lo schienale mentre a sinistra sentivo qualcuno seduto accanto a me su quel piccolo spazio di divano che ne era rimasto.
La voce di lui era molto vicina a me, mentre non appena si sentì la sua risposta, lo sbattere della porta rimbombò per tutta la casa. 
Cercai di far finta di dormire ancora regolando il mio respiro ma la cosa era complicata poiché mi sentivo osservato. 
Cercai di fare mente locale ma non riuscivo a concentrarmi, più mi sforzavo e più sentivo che il mio cervello fosse sul punto di scoppiare. 
Ricordavo di essere appena arrivato quì a Soeul e non appena raggiunta casa di mia nonna, una donna davvero adorabile assieme a quell'usignolo del mio vicino, ero svenuto come un carciofo. Che bella figura di merda.
Sapevo che lui mi stava fissando ed era ad alcuni centimetri di distanza da me e non riuscii a non arrossire, diamine.
«Sei davvero un cattivo attore, lo sai?» disse lui. 
Cavolo e che io avevo anche studiato recitazione. 
«Sappi che ho partecipato ad un musical - aprii finalmente gli occhi e mi alzai col busto - » Incontrai direttamente i suoi occhi e ne rimasi un attimo allibito ed estasiato ma mi ripresi subito.
«Studi teatro?» mi chiese lui. «Anche, ma soprattutto musica.» 
Cercai di sorreggermi meglio con i gomiti e quando ci provai, mi accorsi di una cosa che dapprima avevo bellamente ignorato : la sua mano calda era sulla mia come se nulla fosse. Quando me ne accorsi fissai le nostre mani e cominciai a tossicchiare lievemente mentre lui la tolse senza nessun problema. Ma lì c'era un problema. 
Forse si era fatto un'idea sbagliata su di me, ma a me piacevano le donne, quelle con un organo sessuale differente dal nostro. 
Dirglielo sarebbe stato un po' crudele da parte mia, ma non volevo che fraintendesse e sperai con tutto il cuore che avessi frainteso io. Purtroppo non mi accorsi che nonostante quella valanga di pensieri avevo un sorriso stampato in faccia, il viso rosso come quello di una verginella ed infine il batticuore da ragazzino innamorato.
Presi un grande respiro e cercai di scacciare il tutto.
«Anch'io studio musica. Hai visto che vocalista? So che sei svenuto per la mia voce da favola.» si vantò lui scherzando. Alzai un sopracciglio e sbuffai.
Dopo qualche minuto mia nonna tornò con in mano delle buste che posò in cucina e Jonghyun se ne dovette andare.
Come primo giorno in Corea non era andato poi così male; avevo un posto in cui stare, un amico e una nonna senza gatti. Guardai l'orologio appeso in salotto e mi accorsi di esser stato incosciente per circa quattro ore. 
Mi guardai attorno spaesato ma con uno strano sentimento che riusciva a mantenermi a mio agio e rilassato come se fossi a casa mia. 
Dalla cucina intravidi mia nonna indaffarata a preparare la cena abbastanza rumorosamente e istintivamente mi diressi verso di lei e le misi una mano sulla spalla. 
«Ohealmoni*, ti serve una mano? Vedo che sei piuttosto stanca.» le chiesi come se fosse sempre stata un'abitudine. Lei prese la mia tra le sue mani e la strinse. «Non ti preoccupare, ci penso io. - disse con voce calma e dolce e con una nota di emozione - Ah, dannata vecchiaia. Invece di avanzare potrebbe velocizzare la mia connessione internet.» borbottò poi, facendomi scoppiare in una delle mie orribili risate che sembravano malefiche e sorprendendomi. 
«La tua connessione internet? Hai un computer, nonna?» le chiesi divertito. «Certo e ne vado fierissima. Ho tolto un po' di soldi dalla mia pensione per quel magnifico iMac.» sbottò lei. Rimasi a bocca aperta e dovetti ricredermi sul fatto che assomigliasse a mia madre : era totalmente l'opposto.
Forse fu quella scoperta che accese in me la curiosità su di lei e questo ci portò a passare tutta la cena a chiacchierare e a parlare di me, di lei e della mamma. Piano piano i ricordi sembravano riaffiorare ma non del tutto, era come se avessi tutto in una stanza di cui avevo la chiave in un grande mazzo ma che non riuscivo a trovare. Mi misi nella stanza degli ospiti : grande, con un letto matrimoniale, un armadio e un computer portatile; insomma una suite ed era decorato con oggetti e colori abbinati fra loro come se fosse appena uscita da una rivista.
Non appena finita la cena avevo interrotto il tutto con un enorme sbadiglio perciò la nonna mi aveva fatto filare in camera, come se lo avesse sempre fatto per anni e il ché mi piaceva. Mi ricordava che avevo un passato al posto di quel casino che vi era nella mia testa.
Subito dopo aver chiuso la porta mi ero letteralmente tuffato sul letto morbido ed avevo sorriso felice. Sapevo che mi sarei trovato bene con mia nonna e che mi avrebbe aiutato in tutto, anche a ricordare parte del mio passato. Subito dopo aver inspirato tra i cuscini e le coperte quell'odore nuovo che sapeva di casa, il mio cellulare squillò vibrando nella tasca dei miei jeans attillati e dovetti per forza tirarlo fuori poiché mi faceva provare un certo solletichìo. 
Controllai il mittente della chiamata e il mio sorriso si allargò ancora di più. «Prrrrooontooo?!» urlai come uno psicopatico al telefono. 
«Scusa non ti ho sentito! - scherzò lui - Ma ti sei ubriacato già appena arrivato in Corea?» Jinki, il solito esagerato. «Non ti preoccupare, sono solo contento. Indovina un po'? Mia nonna non ha gatti, non è una strega ma è magnifica.» «Deve essere più che magnifica, dato che lo dici tu. Immagino che tu abbia conosciuto anche una bella ragazza, non so, magari la tua cugina super sexy che non ricordavi e che magari potresti farmi conosc... » «Non se ne parla Onew.» Il mio pensiero andò subito a Jonghyun ma non seppi perché reagii così. L'avevo fatto con rabbia ed irritazione ed il mio amico avrebbe di sicuro frainteso. «Hohoho! Allora hai conosciuto veramente una ragazza! Parlami di lei, com'è?» Cos'avrei dovuto dirgli? Che la ragazza era un ragazzo? E di certo non provavo nulla per lui.
«Senti scimmietta, non ho conosciuto nessuno. 
Ho avuto un incontro con la stanchezza causata da un volo così lungo e stressante e con le zozzerie che lascia la gente nei bagni pubblici.» Dall'altra parte del capo sentii una risata che sembrava averlo portato alle lacrime. «Oh si, scommetto che avete avuto un incontro davvero molto ravvicinato.» disse con quel suo tono malizioso che rese ironica la frase. Passammo qualche minuto a raccontarci ciò che ci era capitato e alla fine salutai il mio ex compagno di corso. Finalmente ero pronto a farmi trascinare nel sonno dalla stanchezza ma prima impostai la sveglia per le sei in punto. Una delle cose a cui non avevo più pensato quel pomeriggio era che il giorno successivo avrei dovuto partecipare alle selezioni per entrare sotto il training della SM Entertainment : quella sarebbe stato la mia unica possibilità per realizzare il mio sogno. Ma nonostante questa consapevolezza, la felicità che avevo provato quella giornata e la stanchezza sopraffarono l'ansia e la paura e riuscii ad addormentarmi come un sasso.

La sveglia suonò puntuale come sempre ma invece di sembrare mattina presto mi sembrò mezzo giorno. Non ero affatto stanco e non avevo alcuna voglia di tornare sotto le coperte; mi pareva di partecipare ad uno spot pubblicitario per i cereali.
Invece di trovare mia nonna ai fornelli, aspettandomi che fosse mattiniera come tutte, trovai un biglietto attaccato al frigo.
"Se ti svegli prima di me non azzardarti a svegliarmi per la colazione. 
Puoi trovare tutto in dispensa e nel frigo, ma non mi svegliare. 
Mi spiace di non essere già sveglia, ma comunque sia Buongiorno Kibummie !"
Sorrisi divertito da quel biglietto e frugai nella cucina come mi aveva suggerito. Inizialmente trovai solo caffè e mi disgustava il pensiero di doverne bere anche solo un goccio : non amavo affatto le cose amare ed il caffè lo era, decisamente. Poi intravidi la polvere per il cappuccino ed esultai contento come non mai ed infine completai la colazione con dei biscotti alla vaniglia che avevo trovato. Mano mano che il tempo trascorreva e che l'audizione si avvicinava mi sentivo sempre più nervoso anche se avevo buone probabilità di essere accettato.
Cos'avrebbe fatto Hyung? Avrebbe comprato del pollo e si sarebbe completamente dimenticato dell'ansia. Ma io non amavo il pollo quanto lui e non vi era nulla che potesse aiutarmi.
Era primavera e fortunatamente il caldo si faceva sentire perciò mi ero semplicemente messo una maglietta a maniche corte con una fantasia multicolor ed i pantaloni neri e larghi per poter ballare.
Questa mattina mentre facevo colazione avevo cercato dove fosse l'azienda della compagnia ed avevo scoperto che si trovava solo a mezz'ora dalla casa della nonna col tram, perciò lo aspettai alla fermata con le mani sudate. 
Se mi avessero accettato, dopo qualche mese mi sarei dovuto trasferire nel loro dormitorio con qualche compagno di stanza e avrei dovuto rispettare delle regole rigide e degli orari ferrei, ma sarei stato disposto a tutto pure di vivere grazie alla musica. Mi sarebbe dispiaciuto lasciare la nonna, ma sapevo per certo che inseguire il mio sogno veniva prima di tutto. L'unica cosa che non avevo mai dimenticato era la musica. Avrei voluto sopravvivere grazie a questa cosa indefinibile composta da semplici note ma che sapevano trasmettere ogni genere di emozione.
Dall'interno del tram vidi subito quel grande edificio che si innalzava come se fosse l'Empire State Building solo con la scritta "SM ENTERTAINMENT" a caratteri cubitali al portone principale così non dovetti chiedere nessuna indicazione. Il palazzo era fatto di vetri a specchio che non permettevano a nessuno di impicciarsi di ciò che accadeva all'interno e il parcheggio si estendeva attorno all'edificio, occupato da grandi furgoncini neri con i vetri oscurati per i vip. Pensare che un giorno sarei potuto essere il proprietario di uno di quei furgoncini mi eccitava parecchio, ma l'ansia era più forte e non riuscivo nemmeno a spiaccicare un sorriso. Mi asciugai i palmi sudati sui pantaloni ed entrai. Anche la porta girevole era fatta di vetri a specchio perciò non sapevo cosa mi avrebbe aspettato ma fui travolto subito dall'enorme quantità di ragazzi che, non trovando posto nella sala d'attesa, si trovavano nell'ingresso. Mi diressi verso il bancone della segreteria che trovai a fatica e diedi alla segretaria i fogli d'iscrizione per avere il numero. 3625. Non sarei vissuto abbastanza a lungo per partecipare. Si svolgeva a gruppi da quindici ma ero sicuro che a fine mattinata sarei stato ancora lì in attesa, così presi posto accanto nell'ingresso e appoggiato al muro, mi misi le cuffiette al massimo volume. Cercai di calmarmi guardando i gli altri ragazzi che si allenavano ed esercitavano creando un'immensa confusione di cui non sentivo nulla se non solo le note della mia canzone. Non avevo paura che qualcuno potesse soffiarmi il posto o cosa; se avevo talento nessuno mi avrebbe impedito di entrare ma se non ne avevo ovviamente non sarei stato accettato. Se fosse stato così non avrei voluto pensare alle pessime conseguenze che si sarebbero succedute. Guardandomi attorno uno dei pochi che catturò la mia attenzione fu un ragazzino circondato da due ragazze, o per meglio dire, importunato. Dal suo faccino dolce e innocente dedussi che fosse molto più piccolo di me, ma l'avevo visto ballare ed era davvero bravo. Era sciolto nei movimenti ma sapeva renderli anche meccanici ed elettronici come un robot e aveva una buona tecnica. Forse le due ragazze che erano tutto tranne che innocenti, erano state attratte dalla sua di innocenza. Le due avevano il solito tipico viso da ragazza coreana : capelli lisci, scuri e lunghi, pelle chiara, occhi scuri e a mandorla, niente di ché ma il loro disperato flirtare ed i loro atteggiamenti da galline mi stavano dando sui nervi. Non solo perché vedevo negli occhi del maknae l'ansia per l'audizione ma anche paura e preoccupazione per cosa gli avrebbero fatto quelle due e per come sarebbe andata finire poiché intuivo che non avrebbe avuto il coraggio di dire qualcosa che gliele avrebbe staccate di dosso.
Guardai dal mio Smartphone che erano ormai le dieci passate perciò mi tolsi una cuffietta per ascoltare cosa annunciavano gli altoparlanti.
"Questo in sala audizioni sarà l'ultimo gruppo della mattinata. Poi ci sarà una pausa di due ore e alle 12 ricominceremo dal 3600. Grazie." Nell'ingresso si sollevarono brusii e lamentele ancora più forti e mi accorsi di far parte del secondo gruppo che avrebbe cominciato da dopo la pausa. Il cuore che già pompava e batteva fortemente aumentava e assieme anche la sudorazione. Come molti, uscii a prendere un po' d'aria fresca e anche per tranquillizzarmi ma il mio cuore batteva ancora imperterrito. Mi appoggiai al muro esterno dell'edificio in direzione contraria al vento e non sapendo che fare, presi in mano il cellulare. 
Da quando ero stato colpito dall'amnesia non avevo cambiato ne sim ne cellulare e così avevo tantissimi numeri di persone che non ricordavo, ma non li avevo cancellati. Erano ancora lì e spesso li fissavo in cerca di qualche ricordo.
Non seppi come, ma le due ore volarono tra riscaldamenti, esercizi e passeggiate nel quartiere. Così mi ritrovavo già in attesa che il primo gruppo, dal 3600 al 3615, finisse. Feci come ci avevano insegnato l'insegnante di educazione fisica delle elementari. Inspira, espira. Inspira, espira.
"Secondo gruppo : dal 3616 al 3630 si rechino nella sala delle audizioni in fondo a sinistra dell'ascensore." Individuai subito la porta nera in fondo e dopo aver preso un grande respiro partii a passo spedito verso quella. Nonostante la gente che mi impediva il passaggio mi sembrò che ci fosse voluto un solo secondo per arrivare, così aprii la porta ed entrai nella stanza buia.
Era totalmente buio e sentivo solo dei respiri. «Ma che cazz...?» sussurrai spaesato. Forse ero capitato nella stanza sbagliata? "
"Il numero 3626 è atteso nella sala audizioni. Ultima chiamata. Il numero 3626 è atteso nella sala audizioni." ripeté la tizia all'altoparlante. Poi la porta si aprì e ne vidi entrare un ragazzo di media altezza, magro e pallido, poi la porta si richiuse e sentii solo il fiatone del nuovo arrivato, probabilmente il 3626. Poi nel buio vidi una luce che mi rassicurò facendomi capire che ci trovavamo dietro le quinte di un palcoscenico. Davanti a me alcuni ragazzi accecati dalla luce che si voltavano per evitarla. Infine qualcuno cominciò a chiamarci uno ad uno sul palcoscenico facendoci presentare ed esibire. Vi erano sia ragazzi che ragazze tutti più o meno della mia età e tutti molto bravi. Finalmente quando arrivò il mio turno sentii un "3625" ed i miei piedi si mossero da soli verso il palcoscenico illuminato. Inizialmente la luce mi accecò ma mi abituai subito e vidi chiaramente di fronte a me seduti sulle poltrone del pubblico, quattro giudici dallo sguardo preciso e concentrato. Vi erano due donne sulla mezza età e due uomini con gli occhiali, uno di altrettanta età e l'altro più anziano.
«Io sono Kim Kibum e ho 17 anni. Vengo dalla scuola di musica Berklee, di Boston. Sono vocalista, rapper e ballerino. » dissi incerto e leggermente spaventato dal rimbombare della mia voce in tutto il "teatro". Non era certo la prima volta, ma parlare davanti a quei giudici così importanti non poteva non mettermi ansia. «Procedi pure.» mi disse uno dei giudici, il più anziano. Feci un inchino e partii la canzone che avevo prescelto e scritto nel modulo d'iscrizione. Avevo scelto una canzone che avevo trovato nel mio Smartphone e che sentivo significasse qualcosa per me, ma di cui non ricordava che cosa. Però mi piaceva ed il ritmo e le parole mi entravano nel cuore ogni volta che la ascoltavo. A fine esibizione i volti dei giudici erano rimasti impassibili, identici a prima, il ché mi fece davvero innervosire. Non sapevo com'ero andato e cosa ne pensavano poiché le loro espressioni non trapelavano alcuna emozione. Sapevo di aver sbagliato una sola nota e di aver gestito bene il respiro e gli attacchi dei versi e di aver cantato col cuore, perciò a dispetto del risultato avevo dato del mio meglio. Mentre mi andavo a sedere verso le sedie per il pubblico, dove attendevano anche gli altri, cercai di mantenere il batticuore ed il respiro che non smettevano di farmi tremare ed agitare. Raggiunsi la sedia e quando mi girai per vedere il ragazzo dopo di me che era arrivato in ritardo mi accorsi che si trattava del maknae in sala d'attesa.
Fissai il ragazzo sul palcoscenico e ascoltai la sua voce e la melodia che mi trascinarono in un vortice di belle emozioni provenienti dal cuore. Come fecero con me, i giudici rimasero seduti e impassibili. Scrissero qualcosa sul loro taccuino e mandarono il prossimo. Non capivo come quei quattro tizi riuscissero a stare lì senza alcuna espressione facciale; probabilmente avrebbero avuto quella faccia anche davanti a Michael Jackson risorto. Mentre il ragazzino veniva verso di noi, incrociò il mio sguardo timidamente e mi sorrise, esattamente con un bambino, ma io non ricambiai. Forse sembrai cattivo ma non ricambiavo mai sorrisi o sguardi a sconosciuti. Quando il nostro gruppo finì di esibirsi ci dissero che il giorno dopo ci sarebbe arrivata un'email con i risultati così potemmo tutti congedarci. Mentre mi dirigevo verso l'uscita il ragazzino di prima mi fermò.
«Ehm scusa...?» Mi fermai e lo guardai perplesso. «Sì?» Arrossì leggermente sulle goti e poi si scrocchiò le nocche nervosamente. «Volevo dirti che sei davvero molto bravo.» Per la prima volta gli sorrisi e lo ringraziai. «Grazie.» Non appena mi voltai per andarmene le due ragazze di prima che lo stavano aspettando all'ingresso tornarono scorrazzando verso di lui e gli si aggrapparono alle braccia. Il suo sguardo cambiò subito e dall'imbarazzo passò alla frustrazione e alla paura. Così decisi di fare l'altruista e anche di far zittire quelle due civette e presi il ragazzo per il polso. Dopo averlo strattonato le due mollarono la presa, spaventate ed io me lo trascinai dietro sentendo alle spalla le voci delle due che si lamentavano. Non ebbi bisogno di girarmi per vedere la sua faccia sorpresa e riconoscente per averlo liberato. Appena fummo abbastanza lontane da quelle due e abbastanza vicini alla fermata del tram, mollai la presa e senza nemmeno girarmi continuai per la mia strada. Prima che mi allontanassi troppo per vederlo o sentirlo sentii urlarmi un «Grazie Kibum!» e poi vidi arrivare il tram e dovetti correre per prenderlo.

Il giorno dopo mi svegliai nuovamente presto ma non grazie alla sveglia, ma perché non riuscivo a dormire. Sapere che da un secondo all'altro sarebbe potuta arrivare un'email che mi avrebbe cambiato la vita era come attendere la morte. Cercai a tentoni il cellulare che avevo lasciato sul comodino e lo portai sotto le coperte. Avevo ancora gli occhi rossi e gonfi per la stanchezza e la luce del display me li fece socchiudere. Dopo qualche secondo mi ci abituai e controllai l'ora : le 7.30 del mattino. Le mie palpebre cominciarono ad abbassarsi ma non appena l'idea che l'email potesse essere arrivata, scattai ed entrai nella mia casella email. Nessuna nuova email. Sospirai frustrato e spensi la luce del display.
Passai la mattinata più o meno così : aggiornando di continuo la mia casella email, come una fidanzata che aspetta ansiosamente la risposta dal suo fidanzatino. Non mi presi nemmeno la briga di cambiarmi e quando all'ora di pranzo la nonna bussò alla porta le dissi che non avrei mangiato. Il pomeriggio lo passai nella stessa maniera. Nella mia mente non ci fu altro che quella email. Mi immaginai anche come potesse essere, con che carattere l'avrebbero scritta o con che immagine. Insomma stavo impazzendo. Poi finalmente, verso le 8, l'ora di cena, dopo aver ormai riaggiornato la casella ormai senza speranza vidi una nuova email.
"Complimenti numero 3625, sei passato all'ultima selezione. Ti preghiamo di ripresentarti domani alle 10 per l'ultima selezione. Buona fortuna!"
In quel momento ignorai tutti i pensieri che mi ero fatto sul carattere, lo stemma e non potei che esultare. Lanciai un urletto di felicità, tanto che la nonna venne a controllare cosa fosse successo. Poi si congratulò con me ed io saltellai eccitato e intrepido dall'emozione. Ero vicino alla realizzazione del mio sogno, così vicino da poterlo toccare con un dito.
Passai una notte agitata e insonne. Andai spesso al bagno o a bere un bicchier d'acqua ma la mattina seguente mi ritrovai con due bellissime occhiaie. Mi ero addormentato verso le quattro di mattina e mi ero svegliato alle otto perciò non potei evitare quelle due borse sotto agli occhi.
Mi vestii pigramente e feci colazione sotto lo sguardo di mia nonna, che sembrava capirmi a pieno. Mi sembrava di essere tornato a scuola, quando ogni mattina mi sentivo così stanco da non poter seguire nemmeno una parola di ciò che diceva l'insegnante. Pensai che con le selezioni i ragazzi si sarebbero ridotti in pochi, ma quando entrai dalla porta girevole notai che gli aspiranti si erano ridotti ma non poi di tanto. Alzai gli occhi al cielo, disperato e mi appostai al mio solito angolo. Dopo una quindicina di minuti dall'ingresso entrò il ragazzino dell'altra volta e dentro me stesso sorrisi compiaciuto dal fatto che fosse passato. Lui si avvicinò a me timidamente e sorrise ancora. Gli feci un cenno col capo e mi disse «Ero sicuro che saresti passato Hyung.» Intanto una voce dall'altoparlante ci interruppe e annunciò «Benvenuti alle ultime selezioni. Siete rimasti in 100 e a fine giornata ne saranno scelti 40. Fate del vostro meglio e buona fortuna! Davanti alla porta si preparino dal 1200 al 2000, mi raccomando sempre con i numeri della prima selezione.»
Ciò voleva dire che avevano scelto il primo ragazzo dopo altri 1200. Cavolo. Solo una ventina di ragazzi si misero davanti alla porta in attesa e infine quella si aprì risucchiandoli tutti come un grande mostro. Non sapevo cosa ci avrebbero fatto fare e la cosa mi metteva ancora più in ansia. Guardai il maknae accanto a me sapevo che lui si sentiva emotivamente peggio di me, così, spinto dal mio altruismo tirato fuori da chissà dove cercai di parlargli e di fargli dimenticare l'ansia. «Ma quanti anni hai?» gli chiesi incerto sul cosa dire. «15...» mi rispose torturandosi le mani. Cominciò nuovamente a scrocchiarsi le nocche e il ché fece innervosire anche me, ma prima che potessi lamentarmi, mi disse «Scusami, è che ho paura... E se non mi prendono? Io... Io non saprei che cosa fare. Non voglio fare il medico come vuole papà.» Quello che mi disse mi addolcì così tanto da stupire me stesso per essere stato capace di farlo. Insomma, mi addolcivo per un cucciolo di cane ma non per un ragazzino sconosciuto.
Ogni gruppo non rimaneva lì per più di un'ora e verso mezzogiorno fummo chiamati.
"Dal 3000 al 4128, si presentino davanti alla porta."
Tremai per un istante e smisi di cercare di tranquillizzare il maknae perché in quel momento non riuscivo a farlo nemmeno con me stesso. Entrambi ci dirigemmo verso la porta come indicato e la porta si spalancò subito e si richiuse subito non appena fummo tutti dentro. Questa volta le luci erano accese e tutti ci stabilimmo sul palco dove un signore era lì che ci attendeva mentre i giudici erano ai loro soliti posti. «Benvenuti a tutti. Adesso vi mostrerò una coreografia che dovrete ripetere e a cui io aggiungerò sempre più passi. Lo scopo è resistere il più a lungo e non fare nemmeno un errore. Pronti? Via!» Non ci diede nemmeno il tempo di respirare che quello cominciò subito con il primo pezzo. Inizialmente furono passi semplici che anche un bimbo inesperto avrebbe potuto fare, ma dopo venti minuti eravamo già a passi complicatissimi e non ci avevano nemmeno dato una pausa. In molti, poco dopo mollarono cadendo in ginocchio per la stanchezza e pochi arrivarono alla fine della coreografia. Ero riuscito a gestire bene la stanchezza nonostante avessi dormito poco poiché ero arrivato fino alla fine e contro le mie aspettative, vi era ancora anche il maknae quindicenne.
Dopo neanche cinque minuti per recuperare il fiato, ci chiesero di dividerci a coppie e di preparare un duetto in dieci minuti. Quando ci avevano dato il primo esercizio mi sembrava troppo semplice e facile per un'audizione ma adesso mi pareva di morire. Avevo il fiatone e la stanchezza pesava su tutto il mio corpo. Verso la fine avevo quasi rischiato di sbagliare ma recuperai subito con disinvoltura. Ovviamente il ragazzino di cui ancora non sapevo nemmeno il nome si avvicinò a me sempre col suo fare dolce e timido e mi chiese di fare coppia. Scegliemmo una canzone inglese d'amore. Scegliemmo una di quelle potenti, ma anche complicate in cui anche se commettevi un errore lo spettatore non se ne accorgeva perché troppo concentrato sulle mille emozioni che trasmetteva la canzone; un po' di quelle canzoni alle Whitney Houston o alla Mariah Carrey. Per il poco tempo che avevamo potemmo provare solo tre o quattro volte, ripetendo i pezzi in cui sbagliavamo. Il ragazzino aveva un voce molto bella anche se con una nota ancora infantile che però non guastava di certo. Ero sicuro che lui sarebbe passato.
Quando toccò a noi presentare il nostro duetto ci presentammo davanti al microfono tremanti per l'emozione. Istintivamente chiusi gli occhi e le parole uscirono autonomamente. Non avevo voglia di vedere le facce sconsiderate e prive di emozione dei giudici, ma di ascoltare ciò che volevo riuscir a trasmettere dal cuore. Feci ciò che mi diceva sempre mia madre : chiudi tutti sensi e ascolta solo il tuo cuore.
Come sempre non feci fuoriuscire alcuna lacrima o emozione oltre all'agitazione, e senza guardare i giudici uscii direttamente come ci avevano detto di fare, mentre il maknae al contrario, rimase a fissare quei quattro tipi con gli occhi lucidi quasi sul punto di piangere, emozionato come non mai. Poi uno di loro gli disse che poteva attendere fuori e si sforzò di fare ciò che gli era stato detto. Uscii subito dall'edificio per prendere un po' d'aria e tranquillizzarmi. Odiavo provare mille emozioni tutte assieme perché sapevo che poi mi sarebbero uscite delle lacrime senza un motivo. Camminai avanti e indietro controvento e respirai lentamente finché non mi calmai. Intanto il ragazzino se ne stava lì con la sua aria innocente a fissarmi. «Insomma, che ti guardi? Non sei nervoso anche tu?» Lui mi guardò negli occhi e mi sorrise ancora. «Certo che lo sono. Comunque sia mi chiamo Taemin.» «Okay, Taemin. Ma non stare lì a guardarmi come un pollo.» dissi più nervoso che mai. Lui continuò a fissarmi mentre con le mani dietro la schiena continuava a scrocchiarsi le dita. Che cosa insopportabile. Stranamente, un'oretta dopo finirono le audizioni ed appesero dopo una mezz'ora un foglio con scritti i numeri di chi era passato. Mi sembrava che fosse andato tutto troppo in fretta. Avevo paura del risultato perciò preferivo l'ansia e l'attesa piuttosto che una delusione. Non appena il fogliò fu appeso, tutti si accalcarono davanti a esso per controllare chi era passato o no, tranne me e Taemin. La maggior parte dei ragazzi ne rimase deluso e così molti scoppiarono in lacrime mentre altri si incazzavano andando in escandescenza. Passò un'ora quando la piazza si liberò del tutto e rimanemmo solo io e il ragazzino. Non sapevo perché avesse atteso con me, forse non voleva lasciarmi solo o forse come me aveva paura.
Mi avvicinai cautamente verso il foglio e cercai il mio numero. 3625. Tutto accadde con molta lentezza, quasi come se ci fosse il rallentatore, quando scoppiai in lacrime. Piansi per la gioia; ero passato. Taemin ebbe la mia stessa reazione ma cominciò a correre e a saltare come un canguro per la felicità, dedussi che come previsto fosse passato. Prima che il ragazzino potesse vedermi piangere corsi nel bagno affianco alla segreteria e cercai di calmarmi. Ero felicissimo, sapevo di meritare ciò che desideravo ma questo
non voleva dire che sarei cambiato o che la mia immagine sarebbe cambiata. Così lasciai scorrere l'acqua fredda sul mio viso, finché non mi calmai e mi asciugai con dei fazzoletti. Sarei dovuto correre da mia nonna per annunciarle la notizia oppure chiamare Jinki per farglielo sapere. Pensai a queste cose mentre uscivo dal bagno pronto ad andarmene e a salutare il maknae ma qualcosa sembrò tirarmi per il colletto e fermarmi all'ingresso. Di fronte al foglio con i risultati c'era qualcuno immobile. Mi sembrava di conoscerlo ma quando pensai di andarmene lui si girò e i suoi bei occhi lucidi si scontrarono con i miei. Rimasi sbalordito dalla sua presenza lì e non seppi che fare. Lui ancora con gli occhi lucidi si avvicinò a me e mi abbracciò sussurrandomi «Sono stato accettato».





Se fossi stata una lettrice avrei pensato "What the...?"
Ahah. Comunque sia ecco il secondo capitolo, non so se vi piace. A me non così tanto.
Voglio sapere cosa ne pensate, anche se il commento è negativo ;) 
 Forse è un po' noioso perché non accade poi niente di ché.
Fatemi sapere :)) 
Alla prossima ;)
  
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