Capitolo 2
Atene,
Grande Tempio.
Gli allenamenti dei cadetti si svolgevano come al solito nell'arena
devota ai combattimenti, ai piedi delle dodici Case, momentaneamente
vuote in attesa dei loro successori.
Due bambini, con lo stesso aspetto e motivazioni, combattevano fra loro
per aggiudicarsi il titolo di “vincitore” davanti
agli occhi del loro impostato maestro. L'uomo se ne stava a braccia
conserte, rivestito della Cloth dei Gemelli con il volto oscurato dal
pesante e possente elmo dorato. Osservava i due bambini darsele di
santa ragione, senza esclusione di colpi, come costui aveva sempre
insegnato loro. Era un uomo orgoglioso e vige alle regole del tempio,
sebbene talvolta il suo carattere ombroso poteva farlo sembrare quasi
diabolico.
Kanon e Saga avevano imparato a dargli fiducia, ascoltando ed imparando
tutto ciò che lui insegnava loro. Li aveva portati al
livello quale erano ed aveva scacciato dai loro cuori qualsiasi ombra
che poteva oscurare il loro percorso. Voleva fargli eccedere e salire
in alto; voleva vederli rivestiti di importanti Cloth e divenire grandi
Saint, tramandando i suoi insegnamenti. Purtroppo però, la
Cloth dei Gemelli sarebbe succeduta solamente ad uno dei due, l'altro
avrebbe avuto una strada tutta in salita, se voleva divenire comunque
un Saint.
Li portava allo stremo delle forze ogni fine giornata, spronandoli a
dare il meglio di loro, puntando sull'orgoglio; anche lui era un uomo
orgoglioso ed non avrebbe mai permesso che uno dei due battesse la
fiacca. Li osservava come uno spettatore esterno, nella sua posizione
di avvoltoio. Scrutava ed immagazzinava i loro miglioramenti e le loro
pecche, in modo da poter intervenire per migliorarle.
Non ammetteva sconfitte schiaccianti da nessuno dei due, infatti, ogni
volta che i bambini finivano il loro allenamento, uno dei due vinceva
per pochissimo; ogni giorno, chi poteva vincere era una sorpresa.
Né Kanon, né Saga sovrastava l'altro; la loro
forza combattiva si eguagliava, il loro Cosmo era nettamente alla pari.
Un sorriso divertito comparve sulle labbra serrate del loro maestro,
illuminando i suoi occhi con il famigliare luccichio di soddisfazione.
D'altronde quei bambini li aveva istruiti lui e si mostravano sicuri e
preparati per la sfida finale: imparare le mortali tecniche della
costellazione a cui appartenevano usando fino a fondo il loro Cosmo;
era sicuro che sarebbero diventati una minaccia per tutti, compagni
compresi.
In
un'altra area adibita agli allenamenti, un altro aspirante Saint si
stava preparando sotto il vigile controllo dei suo maestro. Era un uomo
fiero, così come il maestro dei gemelli, ma meno ombroso e
più rispettoso verso il suo allievo.
<< Tutto bene, Aiolos? >> Chiese appena
vide nel bambino un accenno di stanchezza.
Era sudato e stremato, ma pur di non dare una delusione al proprio
maestro, tornava in piedi come se nulla fosse successo, anche se le
gambe tradivano la sua stabilità, tremando come foglie sotto
il suo leggero peso.
<< Sto bene maestro, continuiamo. >>
Un luccichio comparve negli occhi dell'uomo; quel bambino mostrava una
forza di volontà straordinaria ed un rispetto verso il
prossimo che, forse, in nessun altro Saint sarebbe stato riconosciuto.
Aiolos lo guardò risoluto, con la mascella serrata come i
pugni, i capelli spettinati per lo sforzo e qualche livido sparso sulle
sue esili braccia di bambino.
Si guardarono negli occhi per un lungo istante. Cosa avrebbe contato
lui contro un uomo che indossava una dorata Cloth? Eppure continuava a
tenere testa al maestro, rivestito della fiera armatura del Sagittario,
così splendete sotto i raggi del sole, con le ali di quella
costellazione fiere come sarebbe dovuto diventare lui.
Sognava il giorno in cui avrebbe potuto indossarla, al servizio di
Atena e del Tempio, combattendo i nemici sotto il nome di Saint.
Sognando quel giorno, continuava ad allenarsi per non mostrarsi mai
indegno agli occhi di colui che lo stava addestrando, e sapeva che:
dietro qualche roccia, anche il fratellino più piccolo,
anche sotto l'espressivo divieto di Shion, assisteva estasiato ai suoi
allenamenti. Per Aiolia, il fratello maggiore era fonte di ispirazione.
<< Aiolos, vedo in te molta tenacia e molta forza di
volontà, ma ciò non basta. Stai crollando
figliolo, non devi mai lasciare campo libero alla stanchezza,
nonostante il suo spirito continui a dire il contrario. In battaglia,
questo può tradirti dando un'ulteriore
possibilità di vittoria al nemico. >>
Le parole del maestro furono come una doccia fredda. Mai avrebbe voluto
darla vinta ad un nemico, o che egli pensasse che era un pappamolle.
No, avrebbe continuato a lottare.
Si issò eretto, con le gambe che facevano male e fece
appello a tutto il suo Cosmo, dando fondo ad ogni sua risorsa,
bruciandolo fino ai limiti estremi della sua costellazione.
Il suo livello combattivo sbalordì anche l'uomo, che rimase
a bocca aperta per qualche istante.
<< Prodigioso! >> Si lasciò
sfuggire a bassa voce, più per sé stesso che per
Aiolos, mostrando infine un sorriso soddisfatto.
Il bambino crollò a terra poco dopo, stremato, ma con un
altrettanto sorriso di soddisfazione stampato sul volto.
<< Ci sono riuscito maestro; ci sono ….
>>
Svenne pochi secondi dopo, risucchiando in sé ogni accenno
di Cosmo poco prima liberato.
Prima di cadere nell'oblio della stanchezza, avvertì due
possenti braccia che lo alzavano da terra.
<< Sei stato bravo Aiolos. Sono fiero di te.
>>
E queste furono le ultime parole che udì nel dormiveglia.
<<
Quante volte te l'ho ripetuto, Owl, di non sbirciare gli allenamenti
dei Cadetti. >>
Shion, il Grande Sacerdote del Tempio, parlò sospirando alla
bambina che gli stava davanti, controllata a vista dal suo sottoposto,
che l'aveva di nuovo scoperta su un albero a sbirciare gli allenamenti
dei gemelli.
Il viso di quella era addolorato, ma sicuramente non capiva il
perché di tanto scalpore. Rimaneva a testa bassa, roteando
il piede a destra e sinistra con la punta, con fare timido. La maschera
che Shion portava le metteva inquietudine, come la lunga tunica e
l'elmo dorato.
Non alzava mai gli occhi su di lui, per paura o per devozione; ancora,
così piccola, non distingueva le due cose.
<< Puoi andare.. >>
Dopo qualche secondo di silenzio, che Owl prese per riflettere, il Pope
congedò il suo sottoposto.
<< Come desiderate mio Signore, se mi cercate sono qua
fuori. >>
Accennò un inchino ed uscì dalla grande porta
dorata della sala del trono, richiudendola alle sue spalle con un tonfo
controllato.
Rimasti soli, Shion si tolse l'elmo e la maschera, rivelando un
giovanile viso, nonostante le rughe dell'età, e dei lunghi
capelli biondi.
A quel punto, sentendosi più a suo agio, la bambina
alzò il viso mostrando un'espressione meravigliata. Shion le
sorrise benevolo, come era solito fare con tutti. Lui era buono e
magnanimo. Non si arrabbiava mai, neanche con chi combinava qualche
errore. Dava a tutti una seconda possibilità e prima di
punire a dovere una persona, voleva accertarsi lui stesso dei soprusi
commessi.
Per fortuna al Tempio erano tutti devoti alla legge ed alla giustizia e
mai nessuno si era rivoltato contro di lui, voltando le spalle anche
alla Dea Atena, prossima alla rinascita.
L'unica che continuava a piantare grane era lei, nonostante la giovane
età. Non era arrabbiato Shion, solo rassegnato dal carattere
della piccola che, alla stessa età dei cadetti gemelli e di
Aiolos, aveva voglia di combattere e non di rimanere al sicuro al suo
fianco.
Era nata con un prezioso destino, da una donna morta dandola alla luce;
il suo Cosmo si sarebbe risvegliato a breve, ma il suo compito non
sarebbe stato solo quello di combattere. Il suo apprendistato sarebbe
stato diverso, ma era ancora troppo piccola per farglielo capire.
All'età di dieci anni, una bambina avrebbe pensato a
giocare, e non a spaccare il naso a qualcuno. A volte, dopo aver
assistito agli allenamenti dei giovani aspiranti guerrieri, si
appartava in un luogo nascosto del Tempio, alla larga dalle guardie o
dai Saint, per potersi allenare in santa pace; purtroppo, ogni suo
tentativo era reso vano dal Sacerdote, che riconosceva il suo Cosmo,
ogni qualvolta provava a bruciarlo.
<< Tu non puoi avere un allenamento uguale a loro.
>> Sospirò di nuovo Shion, riferendosi a
Kanon, Saga ed Aiolos, vedendo che la piccola non spiccicava parola.
<< Perché sono una femmina.. >>
Proferì lei sull'orlo delle lacrime stringendo il cuore
dell'uomo che accennò un sorriso, alzandosi dal trono per
andarle incontro ed abbassarsi in ginocchio per essere alla sua altezza.
Le poggiò le mani sulle spalle, costringendola a guardarlo
negli occhi, quelle iridi profonde che fecero illuminare le sue,
ricacciando indietro le lacrime in procinto di scendere.
<< No, non per questo. Ci sono molte donne al Tempio,
importanti quanto un uomo. I loro allenamenti sono uguali a quelli
degli uomini, e rinunciano alla loro femminilità per la
guerra. Il tuo destino non è questo, e lo capirai col tempo.
Il tuo Cosmo deve risvegliarsi insieme a quello di Atena. È
importante. >>
Shion parlò fiero e serio, sopratutto nominando il nome
della loro Dea, di cui era portavoce e sostituto prima della sua
rinascita in un corpo mortale, per poter guidare i suoi Saint alla
prossima Guerra Sacra.
Aveva aspettato 243 anni, seduto sullo scranno doro; ne aveva visti di
Saint morire in particolari guerre. Aveva ancora impressa nella mente
la precedente Guerra Sacra ed i compagni caduti per dare loro una
possibilità. Aveva visto morire i tre salvatori della sua
epoca, ed aveva visto Atena donargli quel compito, come al suo compagno
quello di vegliare sulle 108 stelle malvagie. Aveva guidato il Tempio
come “capo”, istruendo al meglio i successori dei
Gold Saint. Quelle case oramai vuote, avrebbero presto trovato dodici
custodi valorosi. Ma tutto questo non centrava con quella bambina, lei
avrebbe avuto un compito diverso, non dipeso dalle costellazioni, e lui
ne era a conoscenza.
Non poteva rivelarle così il suo destino, sicuramente non lo
avrebbe capito e nemmeno accettato.
<< Per questo non posso combattere? >>
Chiese titubante Owl, con un'espressione triste sul volto. Il sorriso
di Shion però cercò di tirarle su il morale.
<< No, per il momento no. Avrai la tua
possibilità di combattere, ma non ora. Non così.
Queste sono le battaglie dei tuoi compagni, ed ognuno di loro ha un
proprio allenamento. Non puoi eguagliare la loro forza e le loro
tecniche. >>
Disse infine con autorità, alzandosi in piedi e
sovrastandola con la sua altezza.
La discussione era finita, ed Owl sapeva di non dover controbattere, ma
non riusciva a capire qual'era il suo posto; il suo destino; il suo
Cosmo. Come non aveva capito nulla delle parole di Shion. Ricordava
solo la sua espressione fiduciosa e cercò di esserlo anche
lei. Lui era il Sacerdote, l'uomo più colto di tutto il
Tempio e lei doveva portare rispetto. Avrebbe aspettato le risposte
tanto agognate, anche se questo significava aspettare anni.
Con un leggero inchino, frusciando la lercia veste bianca sul pavimento
di marmo, uscì dalla sala del trono, diretta verso l'uscita
del tredicesimo Tempio.
Rimasto solo, Shion sospirò verso il cielo, che si
intravedeva dalla grande finestra accanto al suo scranno.
Quella bambina le avrebbe dato non pochi problemi con il suo carattere
impulsivo.
<< Oh, Dea Atena. >> Pregò verso
il cielo, sicuro che, prima o poi, la loro Dea si sarebbe reincarnata
in un'altra ragazza. Il volto di Sasha apparì nei suoi
ricordi; il suo sorriso fresco e giovane, turbato dalle mille battaglie
e peripezie subite. Il volto di una fanciulla legata inesorabilmente al
suo nemico. Sperò, e pregò, che almeno quella
volta, sarebbe stato del tutto diverso. Non avrebbe voluto veder morire
un'altra ragazza innocente, come altri suoi compagni. Per quello voleva
che i giovani Gold Saint fossero all'altezza dei loro compiti. Sapeva
ciò che sarebbe gravato sulle loro spalle. Tutti i loro
compiti, le loro guerre, e forse i loro tradimenti. Ma Shion era
fiducioso questa volta, una fiducia che non molto spesso veniva
tradita. Lui era un autorità, ed era intenzionato a rimanere
il saldo Pope che da più di duecento anni teneva alto il
simbolo di Atene.
Owl
era tornata ai piedi del Tempio, superando tranquillamente le dodici
Case vuote. Solo due di quelle erano abitate, ma in quel momento gli
inquilini erano alle prese con gli allenamenti dei loro allievi. La sua
strada era libera, così come era libera di andare ovunque
volesse. Nessuno faceva caso a lei, così minuta ed
insignificante, tranne quando si avvicinava troppo agli allenamenti dei
Cadetti, disturbando le guardie dalle loro postazioni.
Un po' si divertiva a farlo apposta, turbando la quiete del Tempio,
sapendo anche che Shion non le avrebbe fatto nulla oltre il sospiroso
rimprovero. Non godeva certo nel “prendere in giro”
il Sacerdote; si annoiava solamente a starsene tutto il giorno da sola.
Non aveva amici, non si era avvicinata a nessuno degli inquilini del
Grande Tempio, così ligi e vigili alle regole dell'ambiente.
Lei invece si divertiva ad infrangerle.
Forse, solo un bambino, poco più piccolo di lei, che se ne
stava tutto solo ad osservare gli allenamenti di Aiolos. Era veramente
piccolo, forse non più di due anni, e se ne stava senza
sorveglianza ad assistere a quegli estenuanti allenamenti che vedevano
spossato e sconfitto il fratello ogni fine giornata. A lui
però non interessava e non provava disprezzo per l'uomo che
infieriva su di lui, né provava a piangere ogni volta che il
fratello veniva colpito. No. Osservava tutto con devozione, come se
capisse, nonostante l'età, ciò che stava
capitando ed il perché. Come se capisse che ciò
era fatto a fin di bene.
Certo, Aiolos spiegava molte cose ad Aiolia, anche che, prima o poi,
quello stesso trattamento sarebbe toccato a lui; ed il piccolo annuiva
con gioia, con le iridi color del mare scintillanti di devozione.
<< Hey! >> Lo richiamò Owl,
avvicinandosi cautamente a lui. Spostò lo sguardo in
più direzioni, cercando di capire se era veramente solo o
qualcuno lo stava osservando. Ovviamente non c'era nessuno nei paraggi
e capì subito dopo cosa stava facendo. Poco lontano da loro,
Aiolos ed il suo maestro erano presi dagli allenamenti e Aiolia li
osservava estasiato, con i biondi capelli sugli occhi azzurri e la
bocca spalancata.
<< Non puoi stare qua, lo sai? A me rimproverano sempre e
mi portano dal Sacerdote per farmi castigare! >>
Esordì poco dopo, ma il bambino non la stava minimamente
calcolando.
Fu allora che lo allarmò, mettendogli una mano sulla spalla
facendolo sobbalzare. Era talmente preso dal fratello maggiore che non
si era minimamente accorto della bambina che era sopraggiunta dietro di
lui.
Accennò un grido, ma Olw si mise un dito sul naso per farlo
stare zitto e fu allora che si calmò, inarcando un
sopracciglio e guardandola dall'alto al basso con fare sospettoso. Non
era abituato a vedere gente nuova, in genere rimaneva solo col fratello
e pochi altri.
<< Chi sei? >> Chiese il piccolo con voce
ovattata, talmente lieve e flebile da essere compreso a stento.
<< Mi chiamo Owl. >> Rispose lei con un
grande sorriso, avvicinandosi di più al bambino ed
inginocchiandosi alla sua altezza come faceva Shion ogni volta che
doveva ricordarle la sua posizione. Prese spunto dal comportamento del
Sacerdote, non capitava tutti i giorni di imbattersi in una persona
più piccola di lei. In imbarazzo era sicuramente Aiolia,
avendo a che fare con una persona sconosciuta, ma lei lo era
altrettanto perché non sapeva come comportarsi per fargli
capire che ciò che stava facendo era sbagliato. O forse il
Pope chiudeva un occhio solo perché era più
piccolo?
<< Non dovresti stare qua. È vietato sbirciare
gli allenamenti dei Cadetti. >> Gli ricordò
usando le parole di Shion a suo favore. Lei era la prima ad infrangere
quelle regole, ma ricordarle ad un'altra persona faceva tutto un altro
effetto. Si sentiva compiaciuta, quasi autoritaria; quasi come se fosse
utile al Tempio anche senza combattere.
Lui la guardò con il labbro tremolo, sul punto di piangere
ed alla bambina le si strinse il cuore; l'ultima cosa al mondo era
voler far piangere il piccolo.
Aiolia abbassò gli occhi colpevole. Lo sapeva; conosceva le
leggi del Tempio perché Aiolos stesso gliele ripeteva tutte
le volte. Lui sapeva che scappava dagli alloggi per seguirlo e per
osservare gli allenamenti, ma non era ancora pronto a fare la spia. Era
di cuore nobile il maggiore.
<< È il mio fratellone. >>
Ammise il bambino con le lacrime agli occhi, sentendosi sempre
più colpevole.
Owl sospirò iniziando a guardarsi intorno assicurandosi di
non essere visti.
<< Allora facciamo una cosa: rimaniamo qua fino a che non
ci scoprono. D'accordo? >> Le sorrise ed Aiolia
alzò lo sguardo su di lei, osservandola un po' scetticamente
decidendo se poterle credere oppure no.
Quando notò che nella nuova arrivata non c'era accenno di
menzogna, decise di crederle e le sorrise, con gli occhi azzurri che
scioglievano ogni cuore.
Si acquattarono insieme dietro una colonna di marmo, facendo silenzio
ed osservando devoti gli allenamenti di Aiolos.
Aiolia osservava il fratello in silenzio. Qualsiasi cosa facesse, sia
prendercele dal maestro, sia controbattere alle mosse di quest'ultimo,
non si smuoveva di un passo. Rimaneva in silenzio, estasiato da
ciò che vedeva; gli occhi color nocciola di Owl invece,
roteavano incerti tra il ragazzo ed il suo maestro, in ansia di
ciò che poteva succedere. Ogni volta che Aiolos finiva a
terra strozzava un grido, ricacciandolo in gola pur di non farsi
scoprire. Avrebbe coinvolto quel bambino innocente, che la aveva appena
donato fiducia e per nulla al mondo lo avrebbe fatto.
Rimasero entrambi in silenzio, con il leggero vento che faceva
ondeggiare i capelli rossi di lei, lunghi fino alle spalle e quelli
biondi di lui. La leggera veste bianca, oramai sporca per averla
strusciata dappertutto pur di mimetizzarsi sugli alberi e dietro le
rocce bianche del Tempio per seguire i suoi coetanei, le frusciava
addosso provocando un leggero rumore; tuttavia, nonostante le varie
distrazioni, non distolsero lo sguardo dalla loro principale attenzione.
Non
molte ore dopo, quando oramai gli allenamenti erano finiti ed il sole
era in procinto di tramontare, Owl si trovò di nuovo sola
fra le bianche rocce del Tempio.
Camminava sovrappensiero, ripensando sia alle parole pronunciate da
Sion non molto tempo prima, sia al piccolo bambino che, con devozione,
seguiva silenziosamente il fratello.
Lui aveva un buon motivo, se pur molto piccolo, di infrangere le regole
del Santuario. Ma lei? Per chi o cosa lo faceva? Solo per fare un torto
al Sacerdote, o per mancanza di occupazione durante la giornata? Non
sapeva bene perché infrangesse così volutamente
le regole per osservare da lontano gli allenamenti dei Gemelli, o
qualche volta di Aiolos, ma sentiva il bisogno di farlo; ogni volta
sentiva il bisogno di misurarsi contro sé stessa, mettendo
in pratica ciò che silenziosamente apprendeva.
Camminando sovrappensiero, si era ritrovata non molto lontano
dall'arena, in un punto deserto dietro gli alloggi dei Cadetti e delle
Sacerdotesse, coloro che avevano rinunciato alla loro
femminilità pur di diventare Saint. Sarebbe stata anche lei
così? Avrebbe anche lei rinunciato alla sua vita di donna,
indossando un'argentea maschera sul volto per celarlo al prossimo? In
quel momento l'unica risposta logica che le venne in mente era: si, lo
avrebbe fatto. Avrebbe rinunciato a tutto pur di diventare qualcuno.
Eppure, Pope Shion non era contento. Era sempre incerto nelle risposte
che le dava, sempre le stesse risposte confuse tutte le volte.
Sospirò.
Si fermò all'ombra di un albero, così possente ed
alto che sicuramente era lì da decenni. La secolare
corteccia, usurata dal tempo, portava ammaccamenti su tutto il fronte,
come se qualcuno si fosse allenato prendendolo a pugni.
E se avesse iniziato anche lei, all'ombra degli altri, il suo
allenamento? L'idea, secondo la mente contorta di una bambina, non era
impossibile. La mente avrebbe immagazzinato, mentre il corpo avrebbe
riprodotto. Il Cosmo le si sarebbe risvegliato con l'allenamento,
così che Shion si sarebbe deciso a farla allenare sotto la
vigile guida di un Saint e non sarebbe stata inferiore a tutti gli
altri.
Sì, avrebbe fatto così, lo sentiva.
Non era sicura di possedere il Cosmo a cui tutti alludevano; l'universo
celato in ogni persona cui tanto parlava Shion. Spronava tutti a
risvegliarlo; tutti, meno che lei.
Cercò di farsi forza, facendo appello ad energie invisibili
e quasi inesistenti. Non sapeva come fare, ma ci provò
ugualmente. Restò in silenzio, ad occhi chiusi, ascoltando
tutto ciò che la circondava. Cercò di non pensare
a nulla, solo alle parole che i maestri dicevano ai loro allievi:
“Concentrati,
fai appello alla tua energia interiore e bruciala fino ai limiti
estremi. Solo così riuscirai a liberare il Cosmo.”
Aprì gli occhi nocciola poco dopo, credendo di aver fatto
appello a chissà quale energia, e si lanciò con
il pugno teso verso la corteccia dell'albero.
Fu un debole schianto visto che le esili forze della bambina non
contavano su un'esistente energia, ma la forza fu necessaria per
aprirle un taglio sulle dita piegate.
Non era andata come previsto ed il taglio pulsante sulla mano ne era la
prova.
Osservò il sangue fuoriuscire dalla ferita, stringendo il
labbro inferiore fra i denti pur di non piangere. Voleva fare la grande
guerriera, ma non conosceva nulla del dolore. Non era ancora pronta e
preparata a ciò, e proprio per questo Shion esitava. Non era
ancora il suo momento; come le aveva detto, il suo risveglio sarebbe
dovuto accadere insieme al risveglio della Dea.
Lui sapeva, ma non le diceva mai nulla.
<< Non so cosa tu voglia fare, ma non è questo
il modo giusto. >>
La voce altisonante e divertita di un bambino le arrivò alle
orecchie, e si girò verso il suo interlocutore con
un'espressione furiosa in volto. Si portò la mano ferita
lungo il fianco per non dare l'impressione di provare dolore, invece
dentro di sé il dolore lo sentiva eccome.
Di fronte a lei, un bambino dai lunghi capelli biondi e due profondi
smeraldi come iridi, sorrideva divertito per la sua reazione. Se ne
stava appoggiato ad un altro albero poco distante, con la braccia
piegate e le mani incrociate dietro la nuca con un sorrisetto irritante
sulle labbra.
<< Tu non dovresti essere altrove? >> Si
difese lei, senza pensare di controbattere alla sua affermazione.
Sapeva per certo che non era il modo giusto per riuscire a piegare
quell'albero senza ferirsi, facendo appello a tutto il suo potere;
purtroppo a lei nessuno lo aveva insegnato.
Lui fece spallucce senza scomodarsi a risponderle, ma teneva gli occhi
fissi su di lei mentre le andava incontro.
<< Per oggi abbiamo finito l'allenamento.
>> Ammise lui tranquillamente.
Lei lo osservò di sottecchi. Si mostrava sfrontato, ma le
ferite aperte spiccavano sulla pelle semi abbronzata ed i vestiti
logori, sudati e sporchi, davano l'impressione di avercele prese di
santa ragione. Gli allenamenti erano estenuanti, eppure da come si
mostrava a lei sembrava davvero non sentire per nulla il dolore. Non
come lei, la cui mano pulsava laddove si era ferita ed il sangue
continuava a colarle sul vestito quasi immacolato.
Quando il bambino le fu davanti, notò il liquido scarlatto
colante ed un sorrisetto divertito colorò il suo viso
facendola adirare e spostare la mano ferita dietro la schiena,
togliendo il divertimento al gemello.
Lui non si scosse minimamente ma mostrò un sorrisetto ancora
più divertito, guardandola negli occhi.
<< Non ti ho mai vista. Sei nuova? >> Le
chiese poco dopo, tornando serio, dopo averla scrutata con irritante
curiosità.
Lei scosse la testa in segno negativo. Lui forse non sapeva chi era
lei, ma lei sapeva chi era lui visto che assisteva quasi sempre ai suoi
allenamenti, ma era meglio non diglielo.
<< Come ti chiami? >> Chiese ancora notando
che, dopo il precedente scontro di parole, non aveva ancora parlato.
<< Owl >> Bisbigliò lei,
infastidita da così tante domande. Non era abituata a
chiacchierare con gli altri inquilini del Tempio. In genere, le sue
conversazioni, erano solo con il Sacerdote e spesso solo per rimproveri.
Lui rise, trovando buffo il suo nome. In effetti, non era certo una
nomea comune la sua. A volte metteva in imbarazzo anche lei, ma era
sicura che, se sua madre le aveva dato quel nome strano, un motivo
doveva esserci stato. Ma non ammetteva prese in giro da nessuno.
<< Perché non pensi al tuo, Kanon?
>> Commentò offesa, facendo un passo indietro,
finendo appoggiata alla corteccia dell'albero.
L'espressione divertita di lui si tramutò in completo
accigliamento. Il sopracciglio del bambino si inarcò e la
bocca si aprì in una leggera nota meravigliata.
<< Conosci il mio nome? Anzi, mi conosci tanto da non
scambiarmi per mio fratello! >> Commentò lui
senza cambiare nulla nell'espressione.
Lei si morse il labbro inferiore; era stata una stupida e si era fatta
scoprire. Logico che conosceva i due gemelli, li osservava dal primo
giorno di allenamento, attratta da tanta devozione.
<< Tutti si conoscono al Tempio. >>
Mentì ma non risultò molto convincente.
Kanon si portò una mano al mento, avvicinandosi ancora di
più per osservarla.
<< Io no, per esempio. >> Sbottò
lui, imbronciandosi. Non gli andava giù che qualche d'uno lo
conosceva ma lui non conosceva quel qualcuno.
<< Lasciala stare Kanon, non vedi che la spaventi?
>>
Una voce divertita, ma così diversa da quella di Kanon,
arrivò poco lontano da loro. Era un divertimento benevolo,
non come quello sarcastico del bambino che le stava di fronte.
Il gemello si voltò con poco interesse, mentre lei si sporse
da dietro le spalle di lui per vedere chi avesse parlato.
Di fronte a loro, i capelli biondi di Saga svolazzavano al vento; i
suoi occhi verdi, espressivi e luccicanti, la osservavano mentre il
sorriso benevolo sul suo volto la sciolse definitivamente.
Il suo cuore perse un battito.
Era così piccola ma per quel bambino, con cui mai aveva
parlato, iniziava a provare qualcosa che nemmeno lei sapeva spiegare.
Fine capitolo 2
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Colei che scrive:
Ma salve a tutti :3 ben trovati
in questo nuovo capitolo che è stato quasi un parto D: Ce
l'avevo in cantiere da un po' di giorni, ma fra il sistemare il Cosplay
ed il Lucca Comics non ho avuto modo di sistemarlo e postarlo! L'ho
riletto e corretto, ma sicuramente ci sarà qualche errore,
specialmente nelle coniugazioni, che non ho visto e vi chiedo in
anticipo di perdonarmi T,T e magari farmelo notare (con molto tatto xD)
Detto ciò,
passiamo al capitolo in sé! Si è scoperto
qualcosa di più della bambina che, come avrete sicuramente
notato ha un nome molto...particolare? Scontato? Scemo? xD Beh, in
effetti mi sembrava azzeccato e magari scontato ma non ho saputo fare
di meglio :3 Non do altrettanti spoiler, anche se si dovrebbe capire ^^
Bene, per il momento il
nemico è "messo da parte" ma arriverà a fare i
suoi soliti danni al momento meno appropriato :3
Non credo di aver
null'altro da dire, tanto si è visto già nel
capitolo che spero tanto vi sia piaciuto e che mi facciate sapere cosa
ne pensate :3 Mi farebbe piacere!
Ringrazio i lettori, i
recensori, e chi ha messo la storia fra le seguite :3
Un bacione,
al prossimo capitolo!