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Autore: Scarlet Jaeger    05/11/2013    3 recensioni
Ci fu un tempo in cui un Saint di Atena mi condannò al sonno eterno; ma non tutte le cose sono fatte per durare, e non si può sconfiggere né uccidere un Dio. Perché io sono un Dio.
Sono tornato dalla mia prigionia, ed adesso mi prenderò la mia vendetta.
Sarò di nuovo spettatore del mio siparietto, dietro le quinte di una nuova guerra. Sarò io a manovrare le mie marionette.
Preparati Saint dei Gemelli, verrò a reclamare la tua caduta, perché il mio nome è...
Yoma di Mephistopheles.
Genere: Generale, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Gemini Kanon, Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2



Atene, Grande Tempio. 
Gli allenamenti dei cadetti si svolgevano come al solito nell'arena devota ai combattimenti, ai piedi delle dodici Case, momentaneamente vuote in attesa dei loro successori. 
Due bambini, con lo stesso aspetto e motivazioni, combattevano fra loro per aggiudicarsi il titolo di “vincitore” davanti agli occhi del loro impostato maestro. L'uomo se ne stava a braccia conserte, rivestito della Cloth dei Gemelli con il volto oscurato dal pesante e possente elmo dorato. Osservava i due bambini darsele di santa ragione, senza esclusione di colpi, come costui aveva sempre insegnato loro. Era un uomo orgoglioso e vige alle regole del tempio, sebbene talvolta il suo carattere ombroso poteva farlo sembrare quasi diabolico. 
Kanon e Saga avevano imparato a dargli fiducia, ascoltando ed imparando tutto ciò che lui insegnava loro. Li aveva portati al livello quale erano ed aveva scacciato dai loro cuori qualsiasi ombra che poteva oscurare il loro percorso. Voleva fargli eccedere e salire in alto; voleva vederli rivestiti di importanti Cloth e divenire grandi Saint, tramandando i suoi insegnamenti. Purtroppo però, la Cloth dei Gemelli sarebbe succeduta solamente ad uno dei due, l'altro avrebbe avuto una strada tutta in salita, se voleva divenire comunque un Saint. 
Li portava allo stremo delle forze ogni fine giornata, spronandoli a dare il meglio di loro, puntando sull'orgoglio; anche lui era un uomo orgoglioso ed non avrebbe mai permesso che uno dei due battesse la fiacca. Li osservava come uno spettatore esterno, nella sua posizione di avvoltoio. Scrutava ed immagazzinava i loro miglioramenti e le loro pecche, in modo da poter intervenire per migliorarle. 
Non ammetteva sconfitte schiaccianti da nessuno dei due, infatti, ogni volta che i bambini finivano il loro allenamento, uno dei due vinceva per pochissimo; ogni giorno, chi poteva vincere era una sorpresa. Né Kanon, né Saga sovrastava l'altro; la loro forza combattiva si eguagliava, il loro Cosmo era nettamente alla pari. 
Un sorriso divertito comparve sulle labbra serrate del loro maestro, illuminando i suoi occhi con il famigliare luccichio di soddisfazione. D'altronde quei bambini li aveva istruiti lui e si mostravano sicuri e preparati per la sfida finale: imparare le mortali tecniche della costellazione a cui appartenevano usando fino a fondo il loro Cosmo; era sicuro che sarebbero diventati una minaccia per tutti, compagni compresi.




In un'altra area adibita agli allenamenti, un altro aspirante Saint si stava preparando sotto il vigile controllo dei suo maestro. Era un uomo fiero, così come il maestro dei gemelli, ma meno ombroso e più rispettoso verso il suo allievo. 
<< Tutto bene, Aiolos? >> Chiese appena vide nel bambino un accenno di stanchezza. 
Era sudato e stremato, ma pur di non dare una delusione al proprio maestro, tornava in piedi come se nulla fosse successo, anche se le gambe tradivano la sua stabilità, tremando come foglie sotto il suo leggero peso. 
<< Sto bene maestro, continuiamo. >> 
Un luccichio comparve negli occhi dell'uomo; quel bambino mostrava una forza di volontà straordinaria ed un rispetto verso il prossimo che, forse, in nessun altro Saint sarebbe stato riconosciuto. 
Aiolos lo guardò risoluto, con la mascella serrata come i pugni, i capelli spettinati per lo sforzo e qualche livido sparso sulle sue esili braccia di bambino. 
Si guardarono negli occhi per un lungo istante. Cosa avrebbe contato lui contro un uomo che indossava una dorata Cloth? Eppure continuava a tenere testa al maestro, rivestito della fiera armatura del Sagittario, così splendete sotto i raggi del sole, con le ali di quella costellazione fiere come sarebbe dovuto diventare lui. 
Sognava il giorno in cui avrebbe potuto indossarla, al servizio di Atena e del Tempio, combattendo i nemici sotto il nome di Saint. Sognando quel giorno, continuava ad allenarsi per non mostrarsi mai indegno agli occhi di colui che lo stava addestrando, e sapeva che: dietro qualche roccia, anche il fratellino più piccolo, anche sotto l'espressivo divieto di Shion, assisteva estasiato ai suoi allenamenti. Per Aiolia, il fratello maggiore era fonte di ispirazione. 
<< Aiolos, vedo in te molta tenacia e molta forza di volontà, ma ciò non basta. Stai crollando figliolo, non devi mai lasciare campo libero alla stanchezza, nonostante il suo spirito continui a dire il contrario. In battaglia, questo può tradirti dando un'ulteriore possibilità di vittoria al nemico. >> 
Le parole del maestro furono come una doccia fredda. Mai avrebbe voluto darla vinta ad un nemico, o che egli pensasse che era un pappamolle. No, avrebbe continuato a lottare. 
Si issò eretto, con le gambe che facevano male e fece appello a tutto il suo Cosmo, dando fondo ad ogni sua risorsa, bruciandolo fino ai limiti estremi della sua costellazione. 
Il suo livello combattivo sbalordì anche l'uomo, che rimase a bocca aperta per qualche istante. 
<< Prodigioso! >> Si lasciò sfuggire a bassa voce, più per sé stesso che per Aiolos, mostrando infine un sorriso soddisfatto. 
Il bambino crollò a terra poco dopo, stremato, ma con un altrettanto sorriso di soddisfazione stampato sul volto. 
<< Ci sono riuscito maestro; ci sono …. >> 
Svenne pochi secondi dopo, risucchiando in sé ogni accenno di Cosmo poco prima liberato. 
Prima di cadere nell'oblio della stanchezza, avvertì due possenti braccia che lo alzavano da terra. 
<< Sei stato bravo Aiolos. Sono fiero di te. >> 
E queste furono le ultime parole che udì nel dormiveglia.




<< Quante volte te l'ho ripetuto, Owl, di non sbirciare gli allenamenti dei Cadetti. >> 
Shion, il Grande Sacerdote del Tempio, parlò sospirando alla bambina che gli stava davanti, controllata a vista dal suo sottoposto, che l'aveva di nuovo scoperta su un albero a sbirciare gli allenamenti dei gemelli. 
Il viso di quella era addolorato, ma sicuramente non capiva il perché di tanto scalpore. Rimaneva a testa bassa, roteando il piede a destra e sinistra con la punta, con fare timido. La maschera che Shion portava le metteva inquietudine, come la lunga tunica e l'elmo dorato. 
Non alzava mai gli occhi su di lui, per paura o per devozione; ancora, così piccola, non distingueva le due cose. 
<< Puoi andare.. >> 
Dopo qualche secondo di silenzio, che Owl prese per riflettere, il Pope congedò il suo sottoposto. 
<< Come desiderate mio Signore, se mi cercate sono qua fuori. >> 
Accennò un inchino ed uscì dalla grande porta dorata della sala del trono, richiudendola alle sue spalle con un tonfo controllato. 
Rimasti soli, Shion si tolse l'elmo e la maschera, rivelando un giovanile viso, nonostante le rughe dell'età, e dei lunghi capelli biondi. 
A quel punto, sentendosi più a suo agio, la bambina alzò il viso mostrando un'espressione meravigliata. Shion le sorrise benevolo, come era solito fare con tutti. Lui era buono e magnanimo. Non si arrabbiava mai, neanche con chi combinava qualche errore. Dava a tutti una seconda possibilità e prima di punire a dovere una persona, voleva accertarsi lui stesso dei soprusi commessi. 
Per fortuna al Tempio erano tutti devoti alla legge ed alla giustizia e mai nessuno si era rivoltato contro di lui, voltando le spalle anche alla Dea Atena, prossima alla rinascita. 
L'unica che continuava a piantare grane era lei, nonostante la giovane età. Non era arrabbiato Shion, solo rassegnato dal carattere della piccola che, alla stessa età dei cadetti gemelli e di Aiolos, aveva voglia di combattere e non di rimanere al sicuro al suo fianco. 
Era nata con un prezioso destino, da una donna morta dandola alla luce; il suo Cosmo si sarebbe risvegliato a breve, ma il suo compito non sarebbe stato solo quello di combattere. Il suo apprendistato sarebbe stato diverso, ma era ancora troppo piccola per farglielo capire. 
All'età di dieci anni, una bambina avrebbe pensato a giocare, e non a spaccare il naso a qualcuno. A volte, dopo aver assistito agli allenamenti dei giovani aspiranti guerrieri, si appartava in un luogo nascosto del Tempio, alla larga dalle guardie o dai Saint, per potersi allenare in santa pace; purtroppo, ogni suo tentativo era reso vano dal Sacerdote, che riconosceva il suo Cosmo, ogni qualvolta provava a bruciarlo. 
<< Tu non puoi avere un allenamento uguale a loro. >> Sospirò di nuovo Shion, riferendosi a Kanon, Saga ed Aiolos, vedendo che la piccola non spiccicava parola. 
<< Perché sono una femmina.. >> Proferì lei sull'orlo delle lacrime stringendo il cuore dell'uomo che accennò un sorriso, alzandosi dal trono per andarle incontro ed abbassarsi in ginocchio per essere alla sua altezza. 
Le poggiò le mani sulle spalle, costringendola a guardarlo negli occhi, quelle iridi profonde che fecero illuminare le sue, ricacciando indietro le lacrime in procinto di scendere. 
<< No, non per questo. Ci sono molte donne al Tempio, importanti quanto un uomo. I loro allenamenti sono uguali a quelli degli uomini, e rinunciano alla loro femminilità per la guerra. Il tuo destino non è questo, e lo capirai col tempo. Il tuo Cosmo deve risvegliarsi insieme a quello di Atena. È importante. >> 
Shion parlò fiero e serio, sopratutto nominando il nome della loro Dea, di cui era portavoce e sostituto prima della sua rinascita in un corpo mortale, per poter guidare i suoi Saint alla prossima Guerra Sacra. 
Aveva aspettato 243 anni, seduto sullo scranno doro; ne aveva visti di Saint morire in particolari guerre. Aveva ancora impressa nella mente la precedente Guerra Sacra ed i compagni caduti per dare loro una possibilità. Aveva visto morire i tre salvatori della sua epoca, ed aveva visto Atena donargli quel compito, come al suo compagno quello di vegliare sulle 108 stelle malvagie. Aveva guidato il Tempio come “capo”, istruendo al meglio i successori dei Gold Saint. Quelle case oramai vuote, avrebbero presto trovato dodici custodi valorosi. Ma tutto questo non centrava con quella bambina, lei avrebbe avuto un compito diverso, non dipeso dalle costellazioni, e lui ne era a conoscenza. 
Non poteva rivelarle così il suo destino, sicuramente non lo avrebbe capito e nemmeno accettato. 
<< Per questo non posso combattere? >> Chiese titubante Owl, con un'espressione triste sul volto. Il sorriso di Shion però cercò di tirarle su il morale. 
<< No, per il momento no. Avrai la tua possibilità di combattere, ma non ora. Non così. Queste sono le battaglie dei tuoi compagni, ed ognuno di loro ha un proprio allenamento. Non puoi eguagliare la loro forza e le loro tecniche. >> 
Disse infine con autorità, alzandosi in piedi e sovrastandola con la sua altezza. 
La discussione era finita, ed Owl sapeva di non dover controbattere, ma non riusciva a capire qual'era il suo posto; il suo destino; il suo Cosmo. Come non aveva capito nulla delle parole di Shion. Ricordava solo la sua espressione fiduciosa e cercò di esserlo anche lei. Lui era il Sacerdote, l'uomo più colto di tutto il Tempio e lei doveva portare rispetto. Avrebbe aspettato le risposte tanto agognate, anche se questo significava aspettare anni. 
Con un leggero inchino, frusciando la lercia veste bianca sul pavimento di marmo, uscì dalla sala del trono, diretta verso l'uscita del tredicesimo Tempio. 
Rimasto solo, Shion sospirò verso il cielo, che si intravedeva dalla grande finestra accanto al suo scranno. 
Quella bambina le avrebbe dato non pochi problemi con il suo carattere impulsivo. 
<< Oh, Dea Atena. >> Pregò verso il cielo, sicuro che, prima o poi, la loro Dea si sarebbe reincarnata in un'altra ragazza. Il volto di Sasha apparì nei suoi ricordi; il suo sorriso fresco e giovane, turbato dalle mille battaglie e peripezie subite. Il volto di una fanciulla legata inesorabilmente al suo nemico. Sperò, e pregò, che almeno quella volta, sarebbe stato del tutto diverso. Non avrebbe voluto veder morire un'altra ragazza innocente, come altri suoi compagni. Per quello voleva che i giovani Gold Saint fossero all'altezza dei loro compiti. Sapeva ciò che sarebbe gravato sulle loro spalle. Tutti i loro compiti, le loro guerre, e forse i loro tradimenti. Ma Shion era fiducioso questa volta, una fiducia che non molto spesso veniva tradita. Lui era un autorità, ed era intenzionato a rimanere il saldo Pope che da più di duecento anni teneva alto il simbolo di Atene.


Owl era tornata ai piedi del Tempio, superando tranquillamente le dodici Case vuote. Solo due di quelle erano abitate, ma in quel momento gli inquilini erano alle prese con gli allenamenti dei loro allievi. La sua strada era libera, così come era libera di andare ovunque volesse. Nessuno faceva caso a lei, così minuta ed insignificante, tranne quando si avvicinava troppo agli allenamenti dei Cadetti, disturbando le guardie dalle loro postazioni. 
Un po' si divertiva a farlo apposta, turbando la quiete del Tempio, sapendo anche che Shion non le avrebbe fatto nulla oltre il sospiroso rimprovero. Non godeva certo nel “prendere in giro” il Sacerdote; si annoiava solamente a starsene tutto il giorno da sola. 
Non aveva amici, non si era avvicinata a nessuno degli inquilini del Grande Tempio, così ligi e vigili alle regole dell'ambiente. Lei invece si divertiva ad infrangerle. 
Forse, solo un bambino, poco più piccolo di lei, che se ne stava tutto solo ad osservare gli allenamenti di Aiolos. Era veramente piccolo, forse non più di due anni, e se ne stava senza sorveglianza ad assistere a quegli estenuanti allenamenti che vedevano spossato e sconfitto il fratello ogni fine giornata. A lui però non interessava e non provava disprezzo per l'uomo che infieriva su di lui, né provava a piangere ogni volta che il fratello veniva colpito. No. Osservava tutto con devozione, come se capisse, nonostante l'età, ciò che stava capitando ed il perché. Come se capisse che ciò era fatto a fin di bene. 
Certo, Aiolos spiegava molte cose ad Aiolia, anche che, prima o poi, quello stesso trattamento sarebbe toccato a lui; ed il piccolo annuiva con gioia, con le iridi color del mare scintillanti di devozione. 
<< Hey! >> Lo richiamò Owl, avvicinandosi cautamente a lui. Spostò lo sguardo in più direzioni, cercando di capire se era veramente solo o qualcuno lo stava osservando. Ovviamente non c'era nessuno nei paraggi e capì subito dopo cosa stava facendo. Poco lontano da loro, Aiolos ed il suo maestro erano presi dagli allenamenti e Aiolia li osservava estasiato, con i biondi capelli sugli occhi azzurri e la bocca spalancata. 
<< Non puoi stare qua, lo sai? A me rimproverano sempre e mi portano dal Sacerdote per farmi castigare! >> Esordì poco dopo, ma il bambino non la stava minimamente calcolando. 
Fu allora che lo allarmò, mettendogli una mano sulla spalla facendolo sobbalzare. Era talmente preso dal fratello maggiore che non si era minimamente accorto della bambina che era sopraggiunta dietro di lui. 
Accennò un grido, ma Olw si mise un dito sul naso per farlo stare zitto e fu allora che si calmò, inarcando un sopracciglio e guardandola dall'alto al basso con fare sospettoso. Non era abituato a vedere gente nuova, in genere rimaneva solo col fratello e pochi altri. 
<< Chi sei? >> Chiese il piccolo con voce ovattata, talmente lieve e flebile da essere compreso a stento. 
<< Mi chiamo Owl. >> Rispose lei con un grande sorriso, avvicinandosi di più al bambino ed inginocchiandosi alla sua altezza come faceva Shion ogni volta che doveva ricordarle la sua posizione. Prese spunto dal comportamento del Sacerdote, non capitava tutti i giorni di imbattersi in una persona più piccola di lei. In imbarazzo era sicuramente Aiolia, avendo a che fare con una persona sconosciuta, ma lei lo era altrettanto perché non sapeva come comportarsi per fargli capire che ciò che stava facendo era sbagliato. O forse il Pope chiudeva un occhio solo perché era più piccolo? 
<< Non dovresti stare qua. È vietato sbirciare gli allenamenti dei Cadetti. >> Gli ricordò usando le parole di Shion a suo favore. Lei era la prima ad infrangere quelle regole, ma ricordarle ad un'altra persona faceva tutto un altro effetto. Si sentiva compiaciuta, quasi autoritaria; quasi come se fosse utile al Tempio anche senza combattere. 
Lui la guardò con il labbro tremolo, sul punto di piangere ed alla bambina le si strinse il cuore; l'ultima cosa al mondo era voler far piangere il piccolo. 
Aiolia abbassò gli occhi colpevole. Lo sapeva; conosceva le leggi del Tempio perché Aiolos stesso gliele ripeteva tutte le volte. Lui sapeva che scappava dagli alloggi per seguirlo e per osservare gli allenamenti, ma non era ancora pronto a fare la spia. Era di cuore nobile il maggiore. 
<< È il mio fratellone. >> Ammise il bambino con le lacrime agli occhi, sentendosi sempre più colpevole. 
Owl sospirò iniziando a guardarsi intorno assicurandosi di non essere visti. 
<< Allora facciamo una cosa: rimaniamo qua fino a che non ci scoprono. D'accordo? >> Le sorrise ed Aiolia alzò lo sguardo su di lei, osservandola un po' scetticamente decidendo se poterle credere oppure no. 
Quando notò che nella nuova arrivata non c'era accenno di menzogna, decise di crederle e le sorrise, con gli occhi azzurri che scioglievano ogni cuore. 
Si acquattarono insieme dietro una colonna di marmo, facendo silenzio ed osservando devoti gli allenamenti di Aiolos. 
Aiolia osservava il fratello in silenzio. Qualsiasi cosa facesse, sia prendercele dal maestro, sia controbattere alle mosse di quest'ultimo, non si smuoveva di un passo. Rimaneva in silenzio, estasiato da ciò che vedeva; gli occhi color nocciola di Owl invece, roteavano incerti tra il ragazzo ed il suo maestro, in ansia di ciò che poteva succedere. Ogni volta che Aiolos finiva a terra strozzava un grido, ricacciandolo in gola pur di non farsi scoprire. Avrebbe coinvolto quel bambino innocente, che la aveva appena donato fiducia e per nulla al mondo lo avrebbe fatto.
Rimasero entrambi in silenzio, con il leggero vento che faceva ondeggiare i capelli rossi di lei, lunghi fino alle spalle e quelli biondi di lui. La leggera veste bianca, oramai sporca per averla strusciata dappertutto pur di mimetizzarsi sugli alberi e dietro le rocce bianche del Tempio per seguire i suoi coetanei, le frusciava addosso provocando un leggero rumore; tuttavia, nonostante le varie distrazioni, non distolsero lo sguardo dalla loro principale attenzione.



Non molte ore dopo, quando oramai gli allenamenti erano finiti ed il sole era in procinto di tramontare, Owl si trovò di nuovo sola fra le bianche rocce del Tempio. 
Camminava sovrappensiero, ripensando sia alle parole pronunciate da Sion non molto tempo prima, sia al piccolo bambino che, con devozione, seguiva silenziosamente il fratello. 
Lui aveva un buon motivo, se pur molto piccolo, di infrangere le regole del Santuario. Ma lei? Per chi o cosa lo faceva? Solo per fare un torto al Sacerdote, o per mancanza di occupazione durante la giornata? Non sapeva bene perché infrangesse così volutamente le regole per osservare da lontano gli allenamenti dei Gemelli, o qualche volta di Aiolos, ma sentiva il bisogno di farlo; ogni volta sentiva il bisogno di misurarsi contro sé stessa, mettendo in pratica ciò che silenziosamente apprendeva. 
Camminando sovrappensiero, si era ritrovata non molto lontano dall'arena, in un punto deserto dietro gli alloggi dei Cadetti e delle Sacerdotesse, coloro che avevano rinunciato alla loro femminilità pur di diventare Saint. Sarebbe stata anche lei così? Avrebbe anche lei rinunciato alla sua vita di donna, indossando un'argentea maschera sul volto per celarlo al prossimo? In quel momento l'unica risposta logica che le venne in mente era: si, lo avrebbe fatto. Avrebbe rinunciato a tutto pur di diventare qualcuno. Eppure, Pope Shion non era contento. Era sempre incerto nelle risposte che le dava, sempre le stesse risposte confuse tutte le volte. 
Sospirò. 
Si fermò all'ombra di un albero, così possente ed alto che sicuramente era lì da decenni. La secolare corteccia, usurata dal tempo, portava ammaccamenti su tutto il fronte, come se qualcuno si fosse allenato prendendolo a pugni. 
E se avesse iniziato anche lei, all'ombra degli altri, il suo allenamento? L'idea, secondo la mente contorta di una bambina, non era impossibile. La mente avrebbe immagazzinato, mentre il corpo avrebbe riprodotto. Il Cosmo le si sarebbe risvegliato con l'allenamento, così che Shion si sarebbe deciso a farla allenare sotto la vigile guida di un Saint e non sarebbe stata inferiore a tutti gli altri. 
Sì, avrebbe fatto così, lo sentiva. 
Non era sicura di possedere il Cosmo a cui tutti alludevano; l'universo celato in ogni persona cui tanto parlava Shion. Spronava tutti a risvegliarlo; tutti, meno che lei. 
Cercò di farsi forza, facendo appello ad energie invisibili e quasi inesistenti. Non sapeva come fare, ma ci provò ugualmente. Restò in silenzio, ad occhi chiusi, ascoltando tutto ciò che la circondava. Cercò di non pensare a nulla, solo alle parole che i maestri dicevano ai loro allievi:

Concentrati, fai appello alla tua energia interiore e bruciala fino ai limiti estremi. Solo così riuscirai a liberare il Cosmo.” 
Aprì gli occhi nocciola poco dopo, credendo di aver fatto appello a chissà quale energia, e si lanciò con il pugno teso verso la corteccia dell'albero. 
Fu un debole schianto visto che le esili forze della bambina non contavano su un'esistente energia, ma la forza fu necessaria per aprirle un taglio sulle dita piegate. 
Non era andata come previsto ed il taglio pulsante sulla mano ne era la prova. 
Osservò il sangue fuoriuscire dalla ferita, stringendo il labbro inferiore fra i denti pur di non piangere. Voleva fare la grande guerriera, ma non conosceva nulla del dolore. Non era ancora pronta e preparata a ciò, e proprio per questo Shion esitava. Non era ancora il suo momento; come le aveva detto, il suo risveglio sarebbe dovuto accadere insieme al risveglio della Dea. 
Lui sapeva, ma non le diceva mai nulla. 
<< Non so cosa tu voglia fare, ma non è questo il modo giusto. >> 
La voce altisonante e divertita di un bambino le arrivò alle orecchie, e si girò verso il suo interlocutore con un'espressione furiosa in volto. Si portò la mano ferita lungo il fianco per non dare l'impressione di provare dolore, invece dentro di sé il dolore lo sentiva eccome. 
Di fronte a lei, un bambino dai lunghi capelli biondi e due profondi smeraldi come iridi, sorrideva divertito per la sua reazione. Se ne stava appoggiato ad un altro albero poco distante, con la braccia piegate e le mani incrociate dietro la nuca con un sorrisetto irritante sulle labbra. 
<< Tu non dovresti essere altrove? >> Si difese lei, senza pensare di controbattere alla sua affermazione. Sapeva per certo che non era il modo giusto per riuscire a piegare quell'albero senza ferirsi, facendo appello a tutto il suo potere; purtroppo a lei nessuno lo aveva insegnato. 
Lui fece spallucce senza scomodarsi a risponderle, ma teneva gli occhi fissi su di lei mentre le andava incontro. 
<< Per oggi abbiamo finito l'allenamento. >> Ammise lui tranquillamente. 
Lei lo osservò di sottecchi. Si mostrava sfrontato, ma le ferite aperte spiccavano sulla pelle semi abbronzata ed i vestiti logori, sudati e sporchi, davano l'impressione di avercele prese di santa ragione. Gli allenamenti erano estenuanti, eppure da come si mostrava a lei sembrava davvero non sentire per nulla il dolore. Non come lei, la cui mano pulsava laddove si era ferita ed il sangue continuava a colarle sul vestito quasi immacolato. 
Quando il bambino le fu davanti, notò il liquido scarlatto colante ed un sorrisetto divertito colorò il suo viso facendola adirare e spostare la mano ferita dietro la schiena, togliendo il divertimento al gemello. 
Lui non si scosse minimamente ma mostrò un sorrisetto ancora più divertito, guardandola negli occhi. 
<< Non ti ho mai vista. Sei nuova? >> Le chiese poco dopo, tornando serio, dopo averla scrutata con irritante curiosità. 
Lei scosse la testa in segno negativo. Lui forse non sapeva chi era lei, ma lei sapeva chi era lui visto che assisteva quasi sempre ai suoi allenamenti, ma era meglio non diglielo. 
<< Come ti chiami? >> Chiese ancora notando che, dopo il precedente scontro di parole, non aveva ancora parlato. 
<< Owl >> Bisbigliò lei, infastidita da così tante domande. Non era abituata a chiacchierare con gli altri inquilini del Tempio. In genere, le sue conversazioni, erano solo con il Sacerdote e spesso solo per rimproveri. 
Lui rise, trovando buffo il suo nome. In effetti, non era certo una nomea comune la sua. A volte metteva in imbarazzo anche lei, ma era sicura che, se sua madre le aveva dato quel nome strano, un motivo doveva esserci stato. Ma non ammetteva prese in giro da nessuno. 
<< Perché non pensi al tuo, Kanon? >> Commentò offesa, facendo un passo indietro, finendo appoggiata alla corteccia dell'albero. 
L'espressione divertita di lui si tramutò in completo accigliamento. Il sopracciglio del bambino si inarcò e la bocca si aprì in una leggera nota meravigliata. 
<< Conosci il mio nome? Anzi, mi conosci tanto da non scambiarmi per mio fratello! >> Commentò lui senza cambiare nulla nell'espressione. 
Lei si morse il labbro inferiore; era stata una stupida e si era fatta scoprire. Logico che conosceva i due gemelli, li osservava dal primo giorno di allenamento, attratta da tanta devozione. 
<< Tutti si conoscono al Tempio. >> Mentì ma non risultò molto convincente. 
Kanon si portò una mano al mento, avvicinandosi ancora di più per osservarla. 
<< Io no, per esempio. >> Sbottò lui, imbronciandosi. Non gli andava giù che qualche d'uno lo conosceva ma lui non conosceva quel qualcuno. 
<< Lasciala stare Kanon, non vedi che la spaventi? >> 
Una voce divertita, ma così diversa da quella di Kanon, arrivò poco lontano da loro. Era un divertimento benevolo, non come quello sarcastico del bambino che le stava di fronte. 
Il gemello si voltò con poco interesse, mentre lei si sporse da dietro le spalle di lui per vedere chi avesse parlato. 
Di fronte a loro, i capelli biondi di Saga svolazzavano al vento; i suoi occhi verdi, espressivi e luccicanti, la osservavano mentre il sorriso benevolo sul suo volto la sciolse definitivamente. 
Il suo cuore perse un battito. 
Era così piccola ma per quel bambino, con cui mai aveva parlato, iniziava a provare qualcosa che nemmeno lei sapeva spiegare. 
Fine capitolo 2

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Colei che scrive:

Ma salve a tutti :3 ben trovati in questo nuovo capitolo che è stato quasi un parto D: Ce l'avevo in cantiere da un po' di giorni, ma fra il sistemare il Cosplay ed il Lucca Comics non ho avuto modo di sistemarlo e postarlo! L'ho riletto e corretto, ma sicuramente ci sarà qualche errore, specialmente nelle coniugazioni, che non ho visto e vi chiedo in anticipo di perdonarmi T,T e magari farmelo notare (con molto tatto xD)  
Detto ciò, passiamo al capitolo in sé! Si è scoperto qualcosa di più della bambina che, come avrete sicuramente notato ha un nome molto...particolare? Scontato? Scemo? xD Beh, in effetti mi sembrava azzeccato e magari scontato ma non ho saputo fare di meglio :3 Non do altrettanti spoiler, anche se si dovrebbe capire ^^ 
Bene, per il momento il nemico è "messo da parte" ma arriverà a fare i suoi soliti danni al momento meno appropriato :3  
Non credo di aver null'altro da dire, tanto si è visto già nel capitolo che spero tanto vi sia piaciuto e che mi facciate sapere cosa ne pensate :3 Mi farebbe piacere! 
Ringrazio i lettori, i recensori, e chi ha messo la storia fra le seguite :3  
Un bacione,  
al prossimo capitolo!

  
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