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Autore: RanmaAkane    06/11/2013    5 recensioni
"Il filo rosso del destino è una leggenda popolare di origine cinese diffusa in Giappone. Secondo la tradizione ogni persona porta, fin dalla nascita, un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega alla propria anima gemella. Il filo ha la caratteristica di essere indistruttibile: le due persone sono destinate, prima o poi, a incontrarsi e a sposarsi."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao  a tutti! Ho scritto questa fanfiction perché ho sempre amato la leggenda del filo rosso del destino!  Forse non sarà un capolavoro ma spero che vi lascerà un sorriso. Fatemi sapere. :) 

IL FILO ROSSO DEL DESTINO 

Liceo Furinkan, prima ora di lezione.
I ragazzi della IF erano tutti in classe, il professore di giapponese stava facendo l'appello, era arrivato a "Saotome Ranma" ma non ebbe nessuna risposta, non sorpreso proseguì con l'appello arrivando a "Tendo Akane" nessuna risposta neanche stavolta. Finito l'appello il professore guardò l'orologio e pensò fra se: "Dovrebbero arrivare tra 3, 2, 1, ora" La porta dell'aula si spalancò e un ragazzo con il codino e vestiti cinesi seguito dalla sua fidanzata con un caschetto nero entrarono in classe affannati scusandosi per l'ennesimo ritardo. 
"Va bene, ragazzi, sedetevi pure." 
Ranma e Akane guardarono sorpresi l'insegnante perché di solito quando arrivavano in ritardo li cacciava fuori dalla classe per tutta l'ora con due secchi pieni d'acqua. L'insegnante notando l'espressione sorpresa dei due ragazzi e degli altri allievi si giustificò dicendo: "Lo so che vi sembrerà strano, ma per questa volta lascio correre, resterete in classe, perché oggi ho deciso di parlare di un argomento molto interessante: avete mai sentito parlare del filo rosso del destino?"
A quella domanda tutti i ragazzi tranne Ranma risposero affermativamente. 
"Bene Saotome, non mi stupisco che tu non sappia di cosa io stia parlando. Ora sedetevi che dobbiamo iniziare la lezione."
I due ragazzi si sedettero ai propri posti, Akane molto emozionata perché le era sempre piaciuta quella storia e in fondo ci aveva sempre creduto, Ranma invece era contento perché quell'ora l'avrebbe passata a dormire. Il professore si avvicinò alla cattedra e prese alcuni fogli e cominciò a leggere: "Il filo rosso del destino è una leggenda popolare di origine cinese diffusa in Giappone." A quel punto Il codinato aveva già appoggiato la testa sul banco e socchiuso gli occhi.
"Secondo la tradizione ogni persona porta, fin dalla nascita, un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega alla propria anima gemella. Il filo ha la caratteristica di essere indistruttibile: le due persone sono destinate, prima o poi, a incontrarsi e a sposarsi."
Sentendo quelle ultime parole Ranma aprì gli occhi ed alzò la testa dal banco tutto ad un tratto interessato alla lezione, non perché credesse a simili sciocchezze, non sia mai, ma perché voleva constatare quante fandonie riuscissero a mettere insieme queste leggende giapponesi e, soprattutto, capire quanto fosse credulona la sua fidanzata. Il codinato, infatti, si era voltato a guardarla, e non si stupì di vederla del tutto rapita dall'insegnante, che si accorse del cambiamento di Ranma, da testa sul banco a testa alzata e sguardo attento.
"Saotome vedo che sei interessato, hai alzato la testa dal banco, quale onore?"
Ranma rimase in silenzio con tutti gli occhi puntati addosso soprattutto quelli di Akane che lo guardava sorpresa e anche un po' scettica. Il ragazzo iniziò a sentirsi in imbarazzo perché aveva sentito anche qualche battutina riguardo lui e Akane, rosso dalla vergogna per allentare la situazione se ne uscì con una frase delle sue:
"Ma chi vuole che ci creda a queste scemenze? È solo una leggenda, solo i creduloni e i rammolliti possono davvero credere a questa favola!"
Ranma disse quest'ultima parte del suo commento guardando in modo provocatorio Akane che stava aumentando la sua aura spaventosamente e ci mancò poco che non gli rompesse la sedia in testa, infatti a fermarla fu il professore che riprese a parlare: 
"Bene, Saotome, visto che sei tanto sicuro di te perché non leggi tu alla classe la storia di Wei?"
L'insegnante con un gesto della mano lo invitò ad avvicinarsi alla cattedra, Ranma per nulla intimorito si alzò e avvicinatosi al professore prese con foga i due fogli che quest'ultimo gli stava porgendo. 
"Va bene, come vuole prof!"
Si schiarì la voce con fare teatrale e iniziò a leggere: 
"Wei era un uomo, che rimasto orfano di entrambi i genitori in tenera età, desiderava sposarsi e avere una grande famiglia; nonostante i suoi sforzi era giunto all'età adulta senza essere riuscito a trovare una donna che volesse diventare sua moglie. Durante un viaggio Wei incontrò, sui gradini di un tempio, un anziano appoggiato con la schiena a un sacco che stava consultando un libro. Wei chiese all'uomo cosa stesse leggendo; l'anziano rispose di essere il Dio dei matrimoni e, dopo aver guardato il libro, disse a Wei che sua moglie ora era una bimba di tre anni e che avrebbe dovuto aspettare altri quattordici anni prima di conoscerla. Wei, deluso dalla risposta, chiese cosa contenesse il sacco; l'uomo rispose che li dentro c'era del filo rosso che serviva per legare i mignoli delle mani sinistre di mariti e mogli. Quel filo è invisibile e impossibile da tagliare, per cui una volta che due persone sono legate tra loro saranno destinate a sposarsi indipendentemente dai loro comportamenti o dagli eventi che vivranno. Queste parole non convinsero Wei che, per sentirsi libero di scegliere da solo la donna da sposare, ordinò al suo servo di uccidere la bambina destinata a diventare sua moglie. Il servo pugnalò la bambina ma non la uccise: riuscì soltanto a ferirla alla testa e Wei dopo quegli eventi, continuò la sua solita vita alla ricerca di una moglie. Quattordici anni dopo Wei, ancora celibe, conobbe una bellissima ragazza diciassettenne proveniente da una famiglia agiata e si sposò con lei. La ragazza portava sempre una pezzuola sulla fronte e Wei, dopo molti anni, le chiese per quale motivo non se la togliesse nemmeno per lavarsi. La donna, in lacrime, raccontò che quando aveva tre anni fu accoltellata da un uomo e che le rimase una cicatrice sulla fronte; per vergogna la nascondeva con la pezzuola. A quelle parole Wei, ricordandosi dell'ordine che dette al suo servo, confidò alla donna di essere stato lui a tentare di ucciderla. Una volta che Wei e la moglie furono a conoscenza della storia si amarono più di prima e vissero sereni e felici. Fine."
Ranma finì la lettura e per circa dieci secondi i ragazzi lo guardarono incantati, ammaliati da quella storia, poi uno ad uno iniziarono a ridestarsi e a scambiarsi commenti sulla storia appena sentita. Fu il professore a mettere a tacere quel mormorio.
"Allora Saotome sei ancora convinto che sia solo fantasia?"
"Certo che lo penso ancora!" Rispose Ranma con convinzione.
"Mi vuoi dire che non hai mai visto una coppia innamorata affrontare e superare mille e più difficoltà, avventure e peripezie?"
Ukyo all'ultimo banco trattenne il respiro vedendo la realtà per la prima volta. Akane si sentiva in imbarazzo anche se faceva finta che la cosa non le riguardasse. Il fidanzato aveva capito dove voleva arrivare il professore ma preferì fare la figura dello stupido e dell'insensibile piuttosto che ammettere la verità, per di più davanti a tutti. 
"No, non ho mai visto una cosa del genere, mi dispiace la sua teoria non mi convince!" 
Akane sentendo quelle parole ci rimase di sasso perché pensava che anche Ranma, come lei, avesse pensato a loro due. 
"Saotome, duro come un mulo, eh? Puoi tornare al tuo posto." 
Mentre Ranma si avvicinava al suo banco suonò la campanella che segnò la fine della prima ora. Le altre ore passarono velocemente, senza intoppi, senza fidanzate che irrompevano in classe per pranzare con il loro Ranma, senza nessun banco spaccato in testa e senza urla tipo: "sei un maschiaccio violento!" Akane cercò di stare alla larga da Ranma perché si sentiva ancora troppo in imbarazzo per la storia del filo rosso, ma soprattutto perché era triste e delusa per ciò che aveva detto il fidanzato. Aveva sempre pensato che in fondo anche lui, proprio come lei, alla fine avesse felicemente accettato il loro fidanzamento e che col passare del tempo anche lui avesse iniziato a provare un sentimento profondo, altrimenti come si spiegherebbe il fatto che corri sempre a salvarla, come si spiegherebbero le lacrime che aveva visto sul monte Hooh? Sentire quelle cose era stato come una bomba che aveva fatto esplodere tutte le mura delle sue convinzioni. Dal canto suo Ranma faceva quello che gli riusciva meglio: fare il finto tonto. Sapeva benissimo a cosa si stava riferendo il professore, e sapeva anche il motivo della freddezza di Akane, ma pensava che per il momento era meglio lasciar correre, voleva parlare con Akane quando sarebbero stati da soli. Quando suonò l'ultima campanella tutti i ragazzi uscirono frettolosamente dall'aula non vedendo l'ora di ritornare finalmente a casa. Ranma e Akane dopo aver salutato tutti si avviarono per la loro strada. C'era un silenzio imbarazzante, Ranma camminava come suo solito sulla ringhiera del canale con le mani dietro la testa, Akane camminava sul marciapiede con gli occhi bassi. A parlare per primo fu il ragazzo. 
"Akane, come mai così silenziosa?"
Akane a quella domanda sobbalzò e con più naturalezza possibile rispose:
"Non ho niente da dire perciò non parlo..."
"Ammettilo stai ancora pensando al filo rosso! Dimmi la verità, ci credi sul serio a quella storia, vero?" 
Ranma disse tutto questo con una nota di divertimento che fece innervosire e non poco Akane, infatti ella con il viso arrossato dalla rabbia e dalla vergogna rispose: 
"Anche se ci credo non sono affari tuoi! Io ci voglio credere, non sono insensibile come te! Tu non hai le prove per dire che è solo una favoletta!" 
La ragazza disse tutto questo gridando e ciò fece divertire ancora di più Ranma che continuò a provocarla.
"Neanche tu hai le prove per dimostrare che può essere veramente vera la storia del filo rosso!"
Akane lo guardò furibonda e si morse un labbro perché in quel momento aveva pensato che lei una prova l'aveva, però non l'avrebbe mai detta al fidanzato. Si restaurò di nuovo il silenzio, a fare rumore erano solo i passi dei due ragazzi. Ancora una volta il silenzio fu interrotto da Ranma. 
"Un amore legato da un filo indistruttibile, qualunque cosa succedi, qualunque peripezia, qualunque imprevisto il filo rimane intatto destinato a durare per sempre. Vista da questa prospettiva forse potrei credergli un pochino." 
"Mi fa piacere che ti stia ricredendo, come mai questo ripensamento?" 
Chiese Akane ancora arrabbiata.
"P-perché una prova per dimostrare che il filo rosso potrebbe esiste io c-ce l'a-avrei" 
"Davvero? Sarebbe?"
"Come Akane, non mi dire che non ci avevi ancora pensato! Io penso che la prova più schiacciante s-siamo i-io e te!" 
Dicendo questo con occhi bassi e viso in fiamme fece un balzo e si portò sul marciapiede vicino ad Akane, la quale era del tutto sbalordita per le parole del fidanzato, però si riprese subito:
"Idiota, io ci avevo pensato anche prima di te, sei tu che sei un po' tardo e ci hai messo più tempo!"
"Sempre gentile, eh?" 
La canzonò Ranma divertito, poi continuò:
"Io penso che noi siamo la p-prova e-evidente" 
Ranma era imbarazzato più di quanto non lo fosse mai stato.
"Se pensi a tutto quello che abbiamo affrontato, a quelle pazze che si sono autoproclamate le mie fidanzate, ai tuoi spasimanti, principi venuti da chissà dove, i rapimenti, e soprattutto il monte Hooh" e qui Ranma non poté nascondere una smorfia di dolore, "alla fine riusciamo sempre a vincere e a r-restare i-insieme. Non lo pensi anche tu, Akane?"
"Ranma mi stai stupendo, hai fatto un discorso così profondo! Hai forse la febbre?"
"Sto benissimo, grazie!"
Rispose Ranma stizzito e per nulla divertito, ma molto molto agitato.
"Si..."
"Cosa si?"
"Lo penso anche io"
A quelle parole il respiro del ragazzo cominciò a regolarsi e il cuore a calmarsi riprendendo il giusto ritmo. 
Guardò Akane che gli aveva accennato un timido sorriso, che lo incoraggiò a continuare. 
"Io penso anche che se questo avviene è perché c-c-ci vogliamo be-be-be..." 
"Ranma, perché hai cominciato a belare adesso?"
Chiese Akane divertita, al contrario del codinato che era tutto rosso in volto.
"Akane, non scherzare, lo sai che è difficile per me. Io volevo dire che ci vogliamo be-bene! Ecco l'ho detto!" 
Si rilassò tirando un sospiro di sollievo. 
"Ranma, mi stai dicendo che tu credi che siamo legati dal filo rosso del destino, che qualunque cosa succedi alla fine ci ritroveremo sempre?" 
"Akane, filo rosso o meno non avrai nessun altro al di fuori di me, a chi altro pazzo su questa terra potrebbe mai piacere un maschiaccio violento, privo di sex-appeal, che non sa cucinare?" 
Ad Akane scappò un pugno che andò a finire nello stomaco di Ranma, però era divertita dalla situazione.
"In effetti, a chi altra masochista su questa terra potrebbe mai piacere un pervertito, arrogante, stupido e presuntuoso come te?" 
"Beh, direi che non abbiamo scampo, il nostro destino è scritto. Insieme fino alla fine dei nostri giorni!"
"Sei contento o ti dispiace?" 
"Scherzi? Come potrei essere contendo di rischiare ogni giorno di essere avvelenato dalla tua cucina? O di essere lanciato talmente lontano da uno dei tuoi calci da non ritrovare più la strada di casa?"
Akane si stava innervosendo, in fondo quello era il suo carattere e già aveva sopportato le provocazioni di prima. 
"Ranma sei uno stupido, te lo faccio vedere per davvero il calcio..."
"Aspetta Akane, fammi finire! Non mi lamento più di tanto, però, perché almeno quando sorridi sei c-carina!" 
Con quel complimento, che era il preferito della ragazza, sparì via la sua furia omicida tanto da farla sorridere e regalare al ragazzo il suo sorriso più bello, che lo fece incantare e non poco tanto da renderlo imbambolato per alcuni secondi. Ranma, però, aveva una domanda da fare perciò si impose di ritornare lucido, avrebbe potuto bearsi di quei sorrisi tutte le volte che avrebbe voluto.
"E tu, Akane, sei contenta di dover passare tutta la vita con me?"
La ragazza era in un certo senso divertita e aveva voglia di prendere ancora un po' in giro il fidanzato.
"Lasciamici pensare: allora non potrò mai avere una vita tranquilla, questo è ovvio, dovrò sempre sopportare le tue battutine, non potrò mai avere un gatto..."
"No, quello proprio mai..."
"Dovrò sopportare a vita tutte le tue fidanzate..."
"Quindi non sei così tanto entusiasta?"
"...però a pensarci bene la vita tranquilla non fa per me, le tue battutine le potrò zittire con un bel ceffone, i gatti non mi piacciono poi così tanto e per quanto riguarda le tue fidanzate le terrò lontano io, forse un giorno si rassegneranno! Quindi direi che tutto sommato non mi dispiace!" 
Sentendo queste parole Ranma sorrise alla fidanzata che ricambio il sorriso, si avvicinarono ancora un po' finché Ranma sfiorò la mano di Akane e con estremo coraggio la strinse nella sua. Occhi negli occhi, dietro di loro il sole stava tramontando, il ragazzo pensò che era il momento di dare un bacio alla sua fidanzata, ma come? Un'idea gli passò per la testa... 
"Akane, io penso che è necessario rafforzare un po' il filo, non si sa mai!"
"E come pensi di fare?"
"Beh, inizierei con questo."
Akane presa alla sprovvista si ritrovò le labbra del fidanzato sulle sue, non sapeva che fare, dentro di lei un turbinio di emozioni la travolgevano, sentiva le farfalle nello stomaco svolazzare all'impazzata e decise di abbandonarsi alle sue sensazioni e ricambiò il bacio. Il ragazzo all'inizio era timoroso per ciò che aveva fatto, aveva paura che da li a pochi secondi si sarebbe ritrovato su Marte, soprattutto perché la fidanzata non ricambiava il bacio. Scoprì di stare in paradiso pochi secondi dopo quando Akane timidamente schiuse le labbra e si lasciava andare. 
Si staccarono dopo un tempo che per loro sembrò lunghissimo e si guardarono negli occhi felici come non mai. 
"Bel modo da pervertito che hai trovato per rafforzare il filo." 
Akane aveva un sorriso a trentadue denti.
"Mi sembra che l'hai gradito!"
"Mmmm, non mi posso lamentare..."
"Allora mi sa che diventerà di fondamentale importanza rafforzare il filo tutti i giorni, per almeno tre, quattro volte o anche dieci o venti se ti sembra opportuno!" 
"Solo se tieni le mani a posto!"
"Certamente, non toccherei mai dei fianchi larghi come i tuoi!"
"Cosa hai detto? Ranma questa me la paghi!"
"Akane, dai scherzavo! Pensa al filo rosso!"
"Il filo rosso non si rompe noi ti preoccupare, fermati!"
Akane rincorse Ranma per tutto il tragitto che li separava da casa senza smettere di sorridere e di essere felice...
Intanto un gruppetto formato da Soun Tendo, Genma Saotome, Nabiki e Kasumi Tendo, e un certo professore di giapponese per tutto il tempo avevano spiato i due ragazzi stando nascosti dietro a un'aiuola.
"Ben fatto professore, la sua storia è stata davvero d'aiuto! Questi sono i suoi soldi! Saotome i nostri figli si sono dichiarati finalmente!" Soun era in lacrime.
"Tendo finalmente il futuro della palestra è salvo!"
"Papà te l'avevo detto che il mio piano avrebbe funzionato! Ho scattato foto e fatto anche un video, diventerò ricchissima!"
"Come sono contenta, si vede che si amano! Ora però torniamo a casa che devo preparare la cena!"
  
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