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Autore: Infinite Sky Driver    06/11/2013    0 recensioni
{Dal Capitolo 1}: "La luce era talmente poca che a stento distingueva i contorni delle cose, non che gli servisse molto, [...] Si passò una mano fra i capelli, impaziente.
Come poteva aspettare ancora? Quanto attendeva quell’incontro? [...]
“Non dovrai aspettare molto”
“Aspettare molto? Per cosa?”
“Vedrai. Ma sarai molto felice”
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Quasi tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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INFINITESKYDRIVER









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Le luci si spensero, lasciando solo un fascio chiaro al centro del palco. Poi, di nuovo buio.

La persona che stavano sedute ai loro tavolini smisero di parlare, bere, respirare, fare qualsiasi azione di senso compiuto. Nessuno si aspettava quel silenzio, almeno non quella sera.

Fu così che anche Kibum volse lo sguardo sul ragazzo che sedeva su un piccolo sgabello, sul palcoscenico.

Non si trovava poi così distante dal soppalco, riusciva a distinguere bene i contorni della sua figura, del suo volto, della chitarra che aveva in mano, anche se era in penombra.

Gli astanti cominciarono a scambiarsi dei chiacchiericci confusi, sottovoce, ignari dell’identità del ragazzo.

Pareva abbastanza alto. Le gambe erano fasciate da pantaloni probabilmente scuri. I capelli erano folti, scuri anch’essi.

Quando una luce rosata si accese ad illuminare la figura, a Kibum parve che la sua gola si stringesse su se stessa, impedendogli di respirare. Afferrò saldamente il suo bicchiere con acqua e limone e lo avvicinò alle labbra, per abbeverarsi. Caso vuole, che proprio in quell’istante il ragazzo iniziò a cantare una melodia calma e pacata, da poche parole, cariche d’emozione.

Kibum si scordò persino come si beveva.

Lasciò che il bicchiere stesse a mezz’aria, inclinato, con un rivolo d’acqua a scendere indisturbato sul suo petto e macchiargli tutta la maglietta bianca formando una grossa chiazza umida.

A contrario delle sue aspettative, i pantaloni dello sconosciuto erano bianchi, attillati e pieni di cerniere, che fasciavano perfettamente i muscoli di cosce e polpacci, finendo poi in scuri stivaletti borchiati.

-Jinki…ma quello è Jonghyun!-

-Jong..? Oh già! Non sapevo che suonasse-

Kibum guardò stranito entrambi i fratelli accanto a sé, poi tornò a squadrare la figura compostamente seduta di quel ragazzo. Gli ricordava qualcuno, quella voce l’aveva già sentita da qualche parte.

Ricordò improvvisamente il pomeriggio in cui era passato vicino al tavolo di Jinki e aveva sentito quel ragazzo urlare qualcosa d’insensato.

Lo guardò con interesse, posando il bicchiere sul bancone, senza curarsi di come avesse fatto a svuotarsi visto che la sua gola era ancora arida e sentiva uno strano pizzicore allo stomaco.

Si era fatto un’impressione sbagliata di quel Jonghyun: ora che l’aveva davanti, a una decina di metri di distanza, poteva ammirare la bellezza del ragazzo, le sue braccia forti stringere la tastiera della chitarra e con l’altra suonarne le corde con grazia. Era bello. Davvero molto bello.

Non pensò al fatto che Taemin si fosse messo a fissarlo con un sorrisetto divertito, non pensò al fatto che stava camminando lentamente verso una zona più ravvicinata e sgombera di gente, non pensò al fatto che ad ogni passo, il cuore accelerava e il viso gli diveniva rovente.

Sentì un richiamo verso quel Jonghyun. Sentì qualcosa di intenso salire dalle sue membra fino al cuore ed al cervello. Ciò che stava provando non era normale, non era ovvio e i pensieri che gli stavano affollando la testa non erano propriamente logici. Pensava al cielo, pensava al calore del sole, pensava alla vita, all’attrazione terrena, all’orizzonte.

Perché pensava a qualcosa come l’orizzonte?

Una linea di confine, un luogo impossibile da raggiungere, poiché l’orizzonte si sposterà sempre con te e non sarai mai in grado di arrivare alla tua meta. Una meta costantemente lontana, irraggiungibile.

Ma tutta questa magia era troppo perfetta, eterea ed inconsistente per mantenersi nel tempo.

Dal palco la musica terminò, l’esibizione però non era finita.

Jonghyun si alzò in piedi, afferrando il microfono e lasciando a terra la chitarra; le luci si tinsero di rosso sangue, donando alla sua pelle sudata un riflesso argentato che lasciò molta gente, Kibum compreso, a bocca asciutta. In quell’istante, molti capirono il vero significato di ‘Notte Rossa’.

La musica riprese con toni forti, le chitarre elettriche in sottofondo suonavano a ritmo con una prepotente batteria, una melodia invadente, che penetrava nelle orecchie e faceva battere il cuore a tempo con le percussioni. La gente iniziò a scatenarsi assieme al cantante, raggiungendo le estremità del palco e circondandolo mentre numerose mani si alzavano in aria e si agitavano tenendo il ritmo, incitando Jonghyun a dare il massimo. Le luci si alternavano al buio, le ombre si mischiavano con il rosso ed il corpo del moro pareva prendere fuoco a contatto con quelle tonalità scarlatte che illuminavano tutto il locale. La sua voce accompagnava perfettamente la musica in un mix di sensualità e decisione, i capelli sudati gli si appiccicavano sulla fronte e lui se li ravvivava con una mano, regalandosi look aggressivi.

Ad un tratto, si tolse la canotta nera che a malapena gli copriva il busto, lanciandola sulla gente, e i suoi muscoli furono alla mercé di tutti i presenti.

Fino ad un attimo prima, Kibum aveva lasciato ai margini del cervello i pensieri precedenti, che gli ricordavano antiche attrazioni legate a qualcosa di platonico, di surreale; appena la folla urlò compiaciuta del gesto di Jonghyun, il suo cuore perse un colpo.

Un’attrazione istintiva, quasi animale, lo invitò a saggiare ogni centimetro della sua pelle con gli occhi. Cercò di deglutire più volte, senza successo. Non riuscì a distogliere lo sguardo da quel fascio di muscoli che si muoveva sul palco; muscoli sudati, allenati, grandi e maschili. Osservò con una punta di desiderio il suo collo impreziosito da una vena che si gonfiava ad ogni acuto della canzone, disegnò un percorso invisibile sui pettorali, sugli addominali, sul ventre, dove anche lì spiccava qualche vena sopra ai muscoli, la cintura scura, le gambe proporzionate, che ora erano semi visibili grazie al sudore che rendeva quasi trasparente la stoffa dei pantaloni. Sentì il sangue ribollire quando risalì con gli occhi, curioso di vedere quanto quei pantaloni fossero trasparenti.

 

‘Kibum. Cosa stai facendo?’

Scosse la testa, come se fino ad allora qualcuno avesse comandato il suo corpo, mentre lui era rimasto relegato ai confini della coscienza, spettatore di tutta la scena. La realtà dei suoi pensieri gli piombò addosso come un macigno e l’imbarazzo lo travolse come mai gli era successo.

Arrancò verso il bancone, dove Taemin e Jinki parlavano tranquillamente, e prese la giacca.

Taemin riuscì ad afferrargli un polso prima che il biondo potesse fuggire da li.

-Kibum? Stai bene? Dove vai?- Chiese quasi urlando, per sovrastare quel rumore.

-Io..non…devo andare!- I suoi occhi erano luminosi, quasi blu elettrici, Taemin li incrociò solo per un attimo, ma capì che non poteva trattenerlo in quel luogo un attimo di più.

Lo lasciò andare, e Kibum sparì in mezzo alla folla, velocissimo.


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:::Angolino:::

Si, sono consapevole del mio estremo, enorme ed immenso ritardo nell'aggiornare questa storia. Ma tutto ha un perchè D8
Ho passato mesi, pensando di aver cancellato tutto. Quel piccolissimo ed insignificante tastino "canc", l'ho detestato. Quindi sono caduta in depressione da scrittrice. Chiedo umilmente perdono, ma ho ritrovato con estrema gioia questo documento solo poco tempo fa, e visto che l'ispirazione mi aveva ormai abbandonata del tutto...ci ho messo un po' a tornare a scrivere.
Beh, come dice Sherlock.. SHINee is back!

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche se è un po' piccolino, ma ad ogni passo in avanti..si scopre qualcosina in più, diciamo.
Fatemi sapere <3

[Ovviamente, Jonghyun si esibisce con qualcosa di simile ad Internet War. Se non fosse abbastanza ovvio.]

  
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