Fairytales Gone Bad
- Perdonami -
Vedere Ron e Lavanda amoreggiare per i corridoi ogni cinque secondi era
troppo per Hermione. Non si erano più rivolti la parola e a lei la cosa faceva
male. Quella situazione non era delle migliori, neanche per Harry, costretto a
dividersi per non perdere nessuno dei due. Hermione avrebbe voluto mettere fine
a questo ma il pensiero del loro bacio la tormentava in ogni momento.
Meno male che aveva altro con cui distrarsi, sua madre le aveva inviato
il grosso libro delle favole che le leggeva da bambina insieme ad una lettera
in cui esprimeva quanto sentisse la sua mancanza.
Hermione sorrise al pensiero, al ricordo, di sua mamma che le leggeva le
favole mentre lei era già sotto le coperte. Ne leggevano una sera, la sua
preferita era la Bella Addormentata.
Sapere che tutto il mondo si era fermato per aspettare una persona sola
era il suo sogno. Si immedesimava nella Principessa addormentata e si sentiva
importante. Aspettavano tutti lei e il Principe Filippo l'avrebbe risvegliata
con il bacio che aveva sempre desiderato.
Scosse la testa e chiuse il libro, poi mandò un gufo a Malfoy
invitandolo a raggiungerla all'imbrunire, dopo la cena, nel bagno delle ragazze
al terzo piano. Dirlo di persona sarebbe stato troppo intuitivo per occhi
attenti, e loro dovevano comunque salvarsi le apparenze.
Non aveva fame quella sera. Era attorniata dai suoi migliori amici che
si facevano gli occhi dolci e dall'amore della sua gioventù che era concentrato
solo su una presenza dai capelli biondi.
In quell'istante pensò che Lavanda assomigliava alla Bella Addormentata
più di lei, e che il principe, quello che avrebbe dovuto svegliarla, era in
realtà il principe di un'altra. Di Lavanda.
Sentì toccarsi il gomito e questo la ritrasse dai suoi pensieri. Neville
le sorrideva amichevolmente ed Hermione lo ringraziò ricambiando.
«Non sei costretta a stare a guardare...» le disse.
«Mi piacerebbe saper distogliere lo sguardo e svuotare la mente.» era
alquanto malinconica e faceva girare la forchetta a vuoto nel piatto da circa
mezz'ora.
«Non è così complicato, sai? Trova qualcosa in grado di distrarti...» il
suo sguardo subito si puntò sulla tavolata dei Serpeverde, più precisamente su
Malfoy. E un fremito le corse lungo tutta la schiena.
Possibile che avesse una connessione tale con la vocina da sentire i
suoi sentimenti anche mentre non stava sognando e non era nella favola?
«Vedi?» disse nuovamente Neville «Hai trovato qualcosa. Stai
sorridendo!» Hermione lo guardò grata e gli sorrise nuovamente.
«Grazie Neville, mi hai aiutato.» il ragazzo scrollò le spalle e tornò a
mangiare «In realtà Neville, avrei bisogno di un altro aiuto da parte tua...»
Neville riportò tutta la sua attenzione sulla compagna affianco e
aspettò che lei parlasse «Ecco vedi... vorrei sapere se esiste qualche pianta
in grado di... annullare... l'effetto di una pozione.» il ragazzo sembrò
pensarci su e poi sorrise.
«Tra tutti quelli che avrebbero potuto chiedermelo non mi sarei
aspettato sentirlo dire proprio da Hermione Granger! È alquanto strano che tu
non sappia la risposta...»
«È da molto tempo che non trovo più tutte le risposte...»
«Era solo una battuta Hermione, sai che ti aiuterei sempre e volentieri.
Comunque, per la pianta, devo provare a fare delle ricerche. Vuoi che chieda
alla professoressa Sprite?»
«Oh no! Non devi farne parola con nessuno Neville, ti prego!» la sola
idea che si venisse a sapere la terrorizzava
«Non è che vi state di nuovo cacciando nei guai, vero Hermione? Perché
se è così dovrei fermarvi.»
«No Neville, nessun noi...» disse guardata amareggiata i suoi amici «E
nessun guaio. Era semplice curiosità per una ricerca personale. Dato che
Voldemort diventa sempre più potente ogni giorno che passa, vorrei essere
preparata a tutto... ecco.»
Neville sembrò rifletterci su e annuì, d'accordo con lei.
La cena proseguì tranquilla e malinconica e, una volta terminata, tutti
si alzarono per andare nelle proprie Sale Comuni.
Ginny si avvicinò ad Hermione e le sorrise, dopo aver congedato Harry
con un tenero bacio sulla guancia ed essere diventata color porpora sulle gote.
L'amica ricambiò il sorriso e insieme si diressero nella loro Sala
Comune.
«Hai scoperto qualcosa sulla pozione?» chiese Ginny una volta seduta in
poltrona
«No. Ma mia madre mi ha spedito il mio Libro Delle Favole. Vedremo se
riusciremo a capire qualcosa.»
«Lui com'è?» se ne uscì con queste poche parole che confusero molto
Hermione che teneva lo sguardo basso e la fronte corrugata.
«Com'è chi?» domandò tornando a guardare la rossa.
Lei ammiccò e poi sorrise «Malfoy!» per poco Hermione non prese un
colpo.
«Che cosa intendi Ginny?»
«Beh, vediamo... il suo approccio verso la pozione e verso di te, la sua
lingua biforcuta e il suo splendido corpo in abiti medievali!»
Hermione sollevò un sopracciglio e poi chiuse un libro che teneva sul
grembo con un tonfo. «Da quando pensi a Malfoy in quel modo?»
«Più o meno dal quarto anno, da quando è, diciamo, cresciuto...»
«Ginny, è sempre il solito ragazzino viziato e pieno di sé!»
«Sì,» rispose Ginny calma «Ma è il solito ragazzino, pieno di sé con un
corpo niente male e un paio di occhi capaci di farti dimenticare chi sei...»
l'amica scosse la testa e alzò gli occhi al cielo.
«Non posso credere che tu pensi a lui in quel modo!»
«Non negare che ci hai pensato anche tu, almeno una volta.» Hermione
tacque «Lo sapevo! È normale Herm, è la cosa più normale del mondo!»
«Ma lui è Malfoy! Abbiamo subito angherie da parte sua per cinque anni!
Cinque anni! E hai quasi rischiato la vita per colpa della sua famiglia!»
«Non nego che ce ne ha fatte passare tante, ma, come vedi, adesso non
osa più nemmeno prenderci in giro. È cambiato qualcosa... e poi nessuno è
responsabile degli sbagli della propria famiglia! Non si scelgono mica i
parenti, altrimenti avrei scelto te piuttosto che quegli invertebrati con cui
condivido un po' – e sottolineo un po' – di DNA!» Hermione aveva le lacrime
agli occhi.
«Non voglio pensare a lui in quel modo. Ho paura di pensare a lui così.»
Hermione non credeva alle sue orecchie. Dov'era finito il suo spirito
coraggioso e temerario, senza paura alcuna? Forse nella pozione c'era qualcosa
di più che semplici sogni.
«È normale avere paura Herm, non ha certo la migliore delle reputazioni,
ma è comunque umano e in grado di cambiare.» le prese la mano e la costrinse a
guardarla negli occhi «E se mai ti capiterà di pensare a lui in quel modo, non
ritrarti. Asseconda quello che senti e vedi che succede. Tutto, pur di non
vederti soffrire per quell'idiota di mio fratello... persino Malfoy.» Hermione
aveva le guance rigate e bagnate.
Ginny la lasciò riflettere su quella poltrona finché l'ora
dell'appuntamento non si fece vicina. Hermione raccolse il libro e si avviò al
terzo piano.
Il bagno era silenzioso, se non si notava il costante gocciolare
dell'acqua dai rubinetti, e Malfoy era già lì ad aspettarla, seduto a gambe
incrociate davanti al calderone.
Quando la vide arrivare si alzò in piedi e le si avvicinò.
«Hai pianto?» la sua voce sembrava incolore
«E tu?» rispose lei notando il rossore degli occhi e il loro gonfiore.
«Forse.» rispose lui
«Forse...» rispose lei.
Superate queste prime divergenze, si sedettero entrambi e la ragazza
mostrò il libro al suo compagno malcapitato.
«Questo libro me lo leggeva mia madre prima di andare a dormire.
Dovrebbe essere quello con le versioni originali di ogni storia e non delle
parodie orribili.» Malfoy lo guardava curioso.
«E precisamente, cosa dobbiamo fare adesso?»
«Dobbiamo vedere se riusciamo a capire quale sia la storia in cui siamo
capitati.»
«Come fai a dare per scontato che siamo capitati in una storia?» aveva
ragione e lui lo sapeva.
«Diciamo che un'attenta analisi degli indizi mi ha condotto a questa
soluzione...»
«Parla come mangi Granger!»
«Io mangio con la bocca chiusa, Malfoy. Non sono un maiale...» lui serrò
le labbra e alzò gli occhi al cielo pregando Salazar di dargli la forza.
«Comunque, iniziamo con la prima: Cenerentola.»
«Chi?» urlò lui.
«Shh!» gli intimò lei con un dito sulle labbra «So perfettamente che tu
non sai niente di questo argomento, perciò adesso ti spiegherò tutto, okay?»
lui annuì «Perfetto! Allora, "Cenerentola" è la storia di una
bellissima giovane, orfana di entrambi i genitori. Sua madre era morta per prima,
e così suo padre si risposò con una donna a sua volta vedova e con due figlie,
prima di morire anche lui.» Malfoy sembrò annoiato ed Hermione sapeva che
pensava a quanta sfortuna avesse avuto la ragazza, o fortuna a seconda dei
casi, come in quello di lui. Hermione sorrise e poi continuò «Dopo la morte del
padre, Cenerentola fu schiavizzata dalla nuova matrigna e dalle sue figlie. La
vita di Cenerentola cambia quando giunge in tutta la città la notizia che a
corte si terrà un ballo, organizzato dal re, durante il quale il principe
potrebbe scegliere la sua promessa sposa. Naturalmente, le sorellastre e la
matrigna partecipano al ballo e Cenerentola viene di conseguenza esclusa. Con
l'aiuto magico di una "fata madrina", Cenerentola viene vestita di un
meraviglioso abito da sera e riesce a recarsi segretamente al ballo malgrado il
divieto della matrigna. Nonostante il bellissimo gesto, la fata raccomanda alla
fanciulla di rientrare a mezzanotte. Al ballo attira l'attenzione del principe
e ballano tutta la notte. Poiché l'effetto dell'incantesimo è destinato a
svanire proprio a mezzanotte, Cenerentola deve fuggire di corsa al rintocco
dell'orologio, ma nella fuga, perde una scarpetta di cristallo.» Hermione
lanciò uno sguardo a Malfoy e lo vide intento a grattarsi la nuca, un po'
confuso.
«So che non puoi capire, ma sono storie per bambini!» gli disse cercando
di farlo ragionare. Lui le lanciò un'occhiata truce e così lei tornò con gli
occhi sul libro e continuò.
«Intanto il principe, ormai innamorato, trova la scarpetta e proclama
che sposerà la ragazza capace di calzarla. Il giorno successivo, alcuni
incaricati del principe girano dunque per il regno facendo provare la scarpetta
di cristallo a tutte le ragazze in età da marito, incluse le sorellastre di
Cenerentola. Comunque, alla fine, Cenerentola prova la propria identità e sposa
il principe. E vissero sempre felici e contenti!(1)»
Malfoy si sdraiò sulla schiena e guardò il soffitto con curiosa
attenzione mettendo le braccia dietro la testa.
«È una bella fiaba.» disse «È bello sapere che tutto finirà bene in un
modo o nell'altro. Non ci sono maledizioni o pazzi assassini. Sono solo
storie.» disse
Hermione gli si avvicinò e gli posò una mano sul braccio candido «Le
storie hanno tutte un fondamento di verità, Malfoy. Potrebbe andare bene anche
a noi...»
«Non stiamo più parlando della pozione, vero?» chiese con voce bassa,
quasi avesse paura di farsi sentire da Voldemort.
«Credo di no...» rispose lei malinconica. «Però ora non pensiamoci più,
secondo te potrebbe essere questa la storia? Secondo me no.»
«Anche per me non è quella. Non ho sentito parlare di balli e dovremmo
paragonarla con le altre.» concordò lui.
«Pensi che sia io la protagonista, o comunque, che lo sia la vocina
dentro di me?»
«Certo! Avevi bisogno di sentirti al centro dell'attenzione – come al
solito – » aggiunse «Perciò non vedo altri capaci di entrare nelle storie e
spacciarsi per i protagonisti.»
«Ma resta il fatto che ancora non sappiamo chi sei tu.»
«Scopriamo la storia e lo capiremo.»
«Mi piace vedere questo tuo lato tenace, Malfoy, vuol dire che non sei
un buono a nulla come pensavo!» lui si tirò a sedere di colpo e la fissò con
gli occhi pieni di rabbia.
«Tu non sai niente di me Mezzosangue! Non sai cosa devo affrontare ogni
giorno, non sai cosa provo in ogni momento e ora mi hai anche incasinato con
questa stupida cosa delle favole in una pozione che, solo Salazar sa come, ho
bevuto, solo per il tuo bisogno di sentirti al centro dell'attenzione
costante!» una vena gli pulsava sul collo e la sua faccia era tutta arrossata
per la collera. «Non sai niente, Mezzosangue!»
Hermione aveva trattenuto le lacrime per tutto il tempo. Aveva contratto
le labbra per non singhiozzare, per non farlo davanti a lui.
Lui aveva ragione: lei non sapeva niente. E voleva ritrovare degli amici
con cui sentirsi utile, quella capace di risolvere qualsiasi situazione perché
conosceva tutti gli incantesimi a memoria.
Aveva fatto un pasticcio e aveva pure coinvolto una persona che non
centrava nulla, né con lei né col suo bisogno.
«Mi dispiace Malfoy...» disse singhiozzante «Non so niente e invece
credevo di saperlo. Non so niente di te e del resto del mondo e non posso
controllare tutto. Non sai quanto vorrei poterti tirare fuori da questo
pasticcio. Perché è solo colpa mia e tu non lo meriti.» lui sembrò calmarsi ma
rimase impassibile e rigido davanti a lei.
«Perdonami» gli chiese.
«Lo farò quando questa storia sarà finita!» rispose lui ancora
incollerito, prima di voltarsi e andarsene.
Hermione avrebbe voluto scoppiare in lacrime e singhiozzare senza sosta,
ma sapeva di non poterlo fare. Si accasciò sul pavimento e rilesse la favola di
Cenerentola per svagare la mente.
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(1) la storia l'ho presa da
un sito di favole, non l'ho inventata.
Ciao a tutti! È un piacere sentirvi ogni volta! Allora, partiamo dalle
cose un po' spiacevoli: purtroppo (o per fortuna) questa storia non ha avuto il
successo che speravo potesse acquisire -causa: la mia terribile fantasia e la
mia scrittura infantile e le descrizioni pressoché assenti-, di conseguenza
volevo proporvi una cosa; se non provate alcun interesse a leggere il continuo
di questa storia, ditemelo, non abbiate paura, e io la eliminerò. Ovviamente la
decisione è vostra ma io non me la prenderò in alcun modo. Sto lavorano ad una
nuova storia (sempre Dramione, avete indovinato!) e ci sto mettendo tutto
l'impegno possibile. Quindi, ditemi voi cosa fare. Spero che almeno a questo
risponderete numerosi!
Alla prossima, con i migliori auguri, Madin.