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Autore: smarties89    07/11/2013    6 recensioni
Durante una delle solite visite in ospedale dopo i problemi al cuore, Slash incontra una donna, Lyla. Tra i due si instaurerà subito un legame forte, fatto di fisicità e disperazione.
Ma Lyla nasconde un segreto: forse non sarà fortunata come il chitarrista e non riuscirà a cambiare il suo destino.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duff McKagan, Matt Sorum, Nuovo personaggio, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella sera, Lyla era andata a lavorare. Fortunatamente, il lunedì il ristorante era chiuso a pranzo e quindi si fece dimettere nel pomeriggio, nonostante la riluttanza del suo cardiologo.

Ma lei aveva voluto andarsene e il medico alla fine aveva acconsentito, aggiungendo un nuovo medicinale più forte alle già numerose pillole che ogni sera doveva ingurgitare.

Era un po’ tesa, durante il quotidiano viaggio in metropolitana: avrebbe dovuto spiegare a Marc cosa era accaduto sabato, il motivo perché non era andata alla festa. Sicuramente il suo capo era arrabbiato…e non osava pensare quanto lo fosse Slash.

Entrò nel ristorante e vide già un gran movimento nella sala e in cucina; Marc stava parlando con alcuni camerieri e, appena la donna entrò, si voltò a guardarla.

 

“Sei in ritardo.” Le disse senza nemmeno salutarla: Marc non le aveva mai parlato così e capì che la situazione era forse peggiore del previsto.

 

“Scusa.” Mormorò, andandosi a mettere subito al suo posto e dando un’occhiata di sfuggita all’orologio che teneva sul bancone. Mancavano due minuti alle 6, e lei doveva attaccare alle 6 esatte. Sospirò, rendendosi conto che il motivo del rimprovero non era di certo il suo presunto ritardo.

 

“I clienti del tavolo 9 hanno posticipato di mezz’ora.” Marc si era materializzato davanti a lei e Lyla prese subito un appunto a quelle parole, senza aprire bocca. “A fine serata vorrei parlarti un attimo se ti puoi fermare.”

 

“Certo, Marc.”

 

L’uomo la guardò, come se volesse aggiungere qualcosa, ma poi tornò a rintanarsi in cucina.

La serata passò lentamente e Lyla rimase tutto il tempo con un peso sullo stomaco, al pensiero della conversazione con Marc.

Finalmente alle 11.30 l’ultimo tavolo se ne andò e Lyla, finiti i conteggi, andò al bancone del bar dove Marc stava mettendo a posto tazze e bicchieri.

 

“Oh, Lyla…ti spiace se mentre parliamo metto in ordine qui?”

 

“Continua pure, Marc. Vuoi una mano?”

 

“No. Voglio invece sapere che fine hai fatto sabato.”

 

Lyla rimase basita dal tono gelido dell’uomo: non si sarebbe mai aspettata una tale reazione da un tipo come lui. Però era anche vero che Slash era suo amico e che avesse tutte le ragioni del mondo per volerlo difendere.

 

“Marc, non è come pensi…”

 

“E allora com’è?”

 

Non avrebbe voluto dirgli la verità, sperava di riuscire a inventare una scusa più o meno credibile, ma con Marc si ritrovava a essere sempre più debole di quanto volesse.

 

“Sono stata male, Marc…” lo vide bloccarsi un istante e voltarsi a guardarla. “Venerdì sera mi sono sentita male e mi hanno ricoverata. Mi hanno dimesso questo pomeriggio.”

 

“Perché non hai fatto una telefonata? O un sms…Slash era disperato.”

 

“Il telefonino è rimasto a casa e…non ho potuto muovermi per due giorni.”

 

“Dici sul serio?”

 

Lyla non gli rispose: si limitò a prendere dalla borsa la cartellina dove teneva tutti i suoi esami. “Guarda tu stesso se non mi credi.”

 

Marc prese la cartellina in mano, per poi appoggiarla di nuovo sul bancone. “Non è necessario, ti credo. Non sei una persona…scorretta.”

 

“A parte il fatto che racconto un mucchio di balle a Slash?”

 

“A parte il fatto che racconti un mucchio di balle al mio migliore amico…”

 

“Non dirgli nulla, ti prego.”

 

“Lyla…mi stai chiedendo davvero troppo. Lui era davvero a pezzi, sai.”

 

“Era proprio a questi punti che non volevo arrivare…” Lyla si passò le mani sul viso. “Merda…che casino.”

 

“Sì, è un casino. E per risolverlo non puoi fare altro che dirgli la verità.”

 

“Non posso dirgli che sono malata…”

 

“Glielo devi, a questi punti. E se non lo fai tu, lo farò io…”

 

“No!” Lyla si alzò di scatto dalla sgabello. “Marc, non puoi farlo.”

 

“E allora fallo tu.” L’uomo si voltò per tornare alle sue faccende. “Ci vediamo domani, Lyla.”

 

La mora lo salutò ed uscì dal locale. Faceva piuttosto freddo e si strinse nella giacca leggera: avrebbe dovuto metterne una più spessa il giorno successivo, o si sarebbe buscata una bella influenza. Ci mancava solo quella!

Decise di fare a piedi la strada per tornare a casa, ma, senza nemmeno accorgersene, salì su un autobus…autobus che l’avrebbe portata a casa di lui.

Non aveva la più pallida idea di quello che stava facendo: non sarebbe dovuta andare da lui a dargli spiegazioni, come lui non si sarebbe dovuto disperare per la sua assenza alla festa.

Merda. Le cose le stavano sfuggendo di mano.

 

Scese alla fermata più vicina alla casa del chitarrista e, impedendosi di pensare ad altri scenari apocalittici, suonò il citofono.

Comparve sul terrazzo, in boxer e maglietta e spalancò gli occhi quando la riconobbe.

 

“Ciao Saul, sono Lyla.”

 

Il riccio indugiò, improvvisamente con la bocca asciutta e la mente vuota…

Cosa diavolo faceva lei lì? Perché era tornata? Cosa voleva da lui?

 

“Cosa…cosa ci fai qui?”

 

“Vorrei parlarti. Vorrei…spiegarti.”

 

Slash sbarrò lievemente gli occhi a quelle parole e, ripresosi, sentì una forte rabbia montargli dentro per il suo orgoglio di uomo fatto a pezzi. “Non c’è nulla da spiegare.”

 

“Invece sì. Non pretendo che mi perdoni, ma fammi almeno spiegare!”

 

“Ma che cazzo mi vuoi spiegare, eh?” Saul stava urlando, senza nemmeno rendersi conto del fatto che era mezzo nudo, sul balcone, in piena notte. “Hai cambiato idea, non sei voluta venire e non hai nemmeno avuto le palle per dirmelo. Chiuso lì.”

 

“Mi dispiace…”

 

“Ti dispiace? Mi hai fatto fare una figura di merda davanti ai miei amici più cari!”

 

“Te l’ho detto, mi dispiace…e vorrei spiegarti che è successo.”

 

“Te lo ripeto per l’ultima volta, Lyla: non c’è niente da spiegare. E ora, se non hai nulla in contrario, vorrei andare a dormire. Buonanotte.”

 

Slash rientrò e chiuse le finestre del terrazzo.

Lyla cercò di mandare giù il groppo che le stava chiudendo la gola e, lentamente, ritornò alla fermata dell’autobus dove pochi istanti prima era scesa.

  
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