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Autore: dreamey    08/11/2013    2 recensioni
una raccolta di quattro storie, per raccontare il primo incontro di Callie e Arizona immaginato nelle quattro stagioni. Ogni stagione, racchiude il loro amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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La incontrai in una stagione in cui la natura diventa magica.
Era Febbraio, un freddo e nevoso febbraio come tanti altri  a New York.
Mi ero trasferita da poco, mi avevano offerto un posto di primario nel reparto di pediatria.  Avevo fatto le mie valige ed ero volata verso la mia città preferita.
Stavo vivendo in un'epoca in cui credevo che nulla al mondo fosse importante quanto me stessa.
Non avevo tempo per l'amore. Diciamo, che temevo la sofferenza, la perdita, l'inevitabile separazione. Ero convinta che per non soffrire, era indispensabile non amare.
Ma lei, lei, mi sembrava di averla amata prima ancora di conoscerla. Lei, era stata da sempre parte di me.
Nell'attimo esatto in cui la vidi, mi innamorai di lei in un modo così intenso che mai avrei creduto fosse stato possibile.
Nell'attimo esatto in cui la vidi, lei cambiò la mia esistenza.
Diventò la mia scommessa.
Volevo cominciare a credere nell'amore. Lei, mi fece cominciare a credere nell'amore.
Ed io, non ho fatto altro che amarla, costantemente. Ci siamo amate così intensamente da giustificare il resto della nostra esistenza.
 
Non faticai a fare amicizia nel mio nuovo ospedale, diventai subito amica di Teddy, primario di cardiochirurgia. Avevamo un caso in comune il giorno in cui la conobbi, diventammo subito amiche.
Era aperta e coinvolgente. E fu a causa del suo temperamento che un giorno mi lasciai convincere ad iscrivermi alle lezioni di salsa.
- Ehi, Arizona, leggi qui- Eravamo in mensa, si sedette al mio tavolo piazzandomi un biglietto praticamente davanti agli occhi.
- Diamo il via ad un nuovo anno tutto da ballare, lasciatevi coinvolgere dal ritmo latino.- Lessi tutto d'un fiato non smettendo di mangiare il mio yogurt.
Continuava a guardarmi sorridendo, con volto implorante.
- E quindi? con questo?-
- Allora, che ne dici? domani c'è la prima lezione-
- Scordatelo. Io non ballo, non ho mai ballato e mai ballerò-
Diciamo che il ballo era una delle rare cose in cui non riuscivo. Ed ero riuscita ad evitarlo, fino a quel momento.
- Ehi, sono solo delle lezioni di salsa. Una volta a settimana.-
- Scordatelo. Il ballo non è contemplato nella mia mente.-
- Ma è un'ottima scusa per staccare un pò la spina da questo posto-
- A me piace questo posto-
- Sai che intendo, Arizona. La cardiochirurgia è la mia vita. Ma abbiamo anche bisogno di altro, per staccare la mente ogni tanto.-
- La mia mente sta a posto così, non ho bisogno di distrazioni.-
- Vedila in un altro modo allora, siamo nuove qui, pensa alla nuova esperienza che potremmo fare, a novi incontri che potremmo fare, a...-
- Ok, hai vinto. Devo scappare, ho un intervento che mi aspetta.-
La lasciai lì, col sorriso sulle labbra, senza rendermi conto che aveva preso sul serio la mia risposta.
Ed eccome se l'aveva presa sul serio.
La mattina dopo mi raggiunse al bar dell'ospedale per fare colazione insieme. Col suo solito sorriso sulle labbra.
- Ci siamo iscritte, cioè ci ho iscritte.-
- Uhm? Abbiamo un convegno in questi giorni?-
Mi ero completamente dimenticata della conversazione del giorno prima, sulle lezioni di salsa.
Le avevo risposto di sì, solo per metterla a tacere. Scherzavo.
Ma evidentemente per lei, ero stata seria.
- Cosa? No! Abbiamo la nostra prima lezione di salsa, stasera alle dieci.-
- Cosa? No, io non vengo.-
- Ma ieri hai detto che saresti venuta.-
- Solo perchè non la smettevi di parlare. Andiamo Teddy, non ero seria.-
- Troppo tardi. Ormai siamo iscritte.-
- Allora dopo chiami e disdici la mia iscrizione-
- No, non puoi farmi questo, ho praticamente implorato il tizio alla reception per farci iscrivere. Il corso era già al completo.-
- Allora non si dispiacerà se deve annullare la mia iscrizione.-
- Quale parte della frase "l'ho dovuto praticamente implorare" non hai capito?-
- Non ho scelta giusto?
- No, se non vuoi perdere la tua migliore amica.-
Ci mettemmo a ridere. Era unica nel suo genere, ed era quasi completamene impossibile dirle di no, anche per una come me.
-E per la cronaca, mi devi i soldi dell'iscrizione, dato che ti ho iscritta io-
- Oh, dato che mi stai praticamente costringendo a venire, non ti aspetterai che ti dia davvero i soldi dell'iscrizione. Puoi proprio scordartelo, mi sembra il minimo.-
Odiavo le costrizioni, le avevo sempre odiate e raramente nella mia vita mi ero ritrovata a fare ciò che gli altri dicevano.
Ero Arizona Robbins, più che altro avevo io questo potere sugli altri. Mi veniva così naturale dare ordini, specie in sala operatoria.
Ma quel giorno, mi lasciai praticamente costringere ad andare, ma appena la vidi, quella costrizione si trasformò in un istante in scelta. Avevo scelto io alla fine ad andare.
Lei, era la mia scelta. Avrei scelto e riscelto lei per tutta la vita.
Avevamo finito il nostro turno in ospedale, erano già le dieci di sera.
- Arizona, sbrigati, la lezione sarà già iniziata, era alle dieci.-
- Sono le dieci.-
- Appunto e siamo ancora nel parcheggio dell'ospedale-
- Non iniziano mai puntuali, fidati. E' solo una lezione di ballo-
- Per te forse, ma per chi insegna è un vero e proprio lavoro.-
- Fare il chirurgo è un vero e proprio lavoro. Ma ballare no, chi balla si diverte e basta.-
- Non la penseresti così se fossi tu, quella che si deve impegnare ad insegnare, specie a due come noi, che non sanno muovere un passo.-
- Ecco, appunto, allora facciamo dietro front e risparmiamo questa inutile fatica al maestro di ballo.- Le dissi, voltandomi per tornare sul serio indietro.
- Troppo tardi, siamo arrivate.- Mi rispose con un eccessivo slancio di allegria, afferrandomi per il braccio e facendomi rigirare nella sua direzione.
Entrammo nell'edificio.
- Cavolo, questo posto è davvero carino- parlai ad alta voce guardandomi intorno.
E lo era, arredato con gusto, divanetti colorati, quadri stilizzati appesi su delle pareti verdi e gialle.
E poi c'erano foto, tante foto di gente che ballava, che sorrideva.
- Arizona, dai da questa parte. E' già iniziata.-
Mi incamminai per raggiungerla davanti alla porta a vetri.
C'erano circa una decina di persone li dentro, che stavano sorridendo, qualcuno evidentemente stava parlando loro, ma da fuori non si riusciva a sentire niente.
E nel punto in cui lei si trovava, da dietro la porta non riuscivo a vederla.
- Sono le dieci e cinque, non può essere iniziata sul serio. Vedi, stanno parlando. Siamo in perfetto orario.- Le risposi ridendo.
Entrò prima Teddy, seguita da me che ancora non avevo fatto in tempo a smettere di ridere. E me ne resi subito conto, quando quasi tutti si voltarono nella mia direzione, guardandomi sbalorditi.
Teddy, mi lanciò subito una gomitata, non appena vide che anche gli occhi dell'insegnante di ballo erano puntati su di me con aria poco divertente.
Sfortunatamente per me, la mia risata era riecheggiata nella sala interrompendo la lezione.
Il sorriso mi morì sulle labbra, non appena incrociai il suo sguardo.
Non era per quell'espressione indecifrabile che aveva, non era per quegli occhi che mi guardavano penetranti e che mi ritrovai a fissare; ero rimasta del tutto spiazzata dalla bellezza di quella donna. Era di una bellezza che aveva qualcosa di estremo. Era di una bellezza quasi sovraumana.
Quella donna era bella da togliere letteralmente il fiato.
Più la guardavo, più mi sembrava di non riuscire a respirare. Più la guardavo, più mi perdevo in lei. Più la guardavo, più sentivo che il mio cuore stava per franare.
- Buonasera- cominciò a parlare non distogliendo il suo sguardo dal mio. - Se siete interessate alla lezione, vi prego di prendere posto, abbiamo già iniziato da qualche minuto.-
- Ci scusi per il ritardo.- intervenne Teddy, scusandosi anche per me e dirigendosi prontamente verso lo spazio ancora vuoto che era riuscita ad intercettare.
Non ero stata veloce quanto lei, me ne stavo ancora lì ferma, vicino alla porta, cercando di riprendere il respiro. Mi ero incantata e non avevo fatto in tempo a registrare quello che era appena successo.
Avevo ancora gli occhi puntati su di me, notai Teddy che disperatamente mi faceva segno di raggiungerla. Troppo tardi.
La sua voce mi raggiunse di nuovo, ma questa volta, cercai di concentrarmi su quello che mi stava dicendo.
- Mi scusi, come le dicevo prima, se è interessata alla lezione, la prego di prendere subito posto. Devo continuare con la mia lezione.
- Oh, certo sono interessata, mi scusi- le risposi accennandole un sorriso imbarazzato.
- Perfetto.- mi rispose tornando al centro della sala - Qui avanti c'è ancora un posto- continuò indicandomi col braccio un posto pericolosamente vicino al suo.
Perfetto. Ero arrivata in ritardo già alla prima lezione di salsa, avevo appena fatto una figura pessima davanti a tutti, mi ero incantata nel bel mezzo della sala, e non sapevo ballare.
- Il ballo, è un arte che si esprime col movimento. E' il linguaggio del corpo. Tutti siamo in grado di muoverci, di ballare, di comunicare. La salsa è tutto questo, è fatta di movimento.- Aveva ripreso il suo discorso, era al centro poco distante da me. Aveva rivolto il suo sguardo verso di me prima di continuare - La salsa ha delle regole codificate.- aggiunse continuando a guardarmi fissa.
Non aveva bisogno di aggiungere altro, era stata abbastanza chiara. L'inizio, non era stato proprio uno dei migliori.
Ci fece ascoltare la musica, ci spiegò la struttura del ballo, il ritmo.
Sapeva attirare l'attenzione, coinvolgere, mettere a proprio agio, tranne me.
Ma sapevo che il problema ero io. E non solo perchè non ero portata e non ci capivo niente di ballo, ma il vero problema era che avevo perso ogni speranza di concentrazione, appena l'avevo vista.  Non riuscivo a concentrarmi quando mi passava accanto, la sua totale bellezza mi distraeva.
- Oggi proverò ad insegnarvi il passo base, lo proveremo prima tutti insieme davanti allo specchio, poi in coppia chiusa.-
Ecco, era arrivato il momento di perdere l'ultimo briciolo di dignità che mi restava quella sera.
Feci come tutti gli altri, mi rivolsi verso lo specchio, come tutti gli altri, ma non ballavo come tutti gli altri.
Cominciò a muoversi appena mise la musica, contava ad alta voce i passi, tutti la imitavano, tranne me, che me ne stavo lì impalata a guardarla muoversi, ballare trasportata da quella musica. Lei che ballava, era ciò che di più bello avessi mai visto in tutta la mia vita.
Era straordinariamente bella, ballava straordinariamente bene.
Non avevo via d'uscita,  e quando notai che mi stava fissando attraverso lo specchio, sentii la dignità che mi era ancora rimasta, scivolarmi sotto ai piedi.
Ci misi almeno mezzo secondo, a realizzare da come mi stava guardando, che si era accorta che non avevo fatto altro che fissarla per tutto il tempo della canzone muovendo si e no al massimo due passi.
Aveva un'espressione indecifrabile e  mi stava fissando.
Rimise la musica. Ricominciò col passo base dandoci il ritmo ad alta voce. Mi costrinsi a fissarle solo i piedi e cercai di imitare i suoi passi; Tentativo inutile, nonostante la mia buona volontà, non riuscivo a coordinarmi. Mi ero ripromessa che la prima cosa che avrei fatto a fine lezione, era di ammazzare Teddy.
Una presenza molto vicina a me, mi fece tornare alla realtà. La sentii muoversi dietro di me, le sue mani sui miei fianchi che cercava di darmi il ritmo.
 Se solo guardarla ballare, mi faceva perdere la concentrazione, ora ero completamente spacciata.
Sentii il cuore fermarsi, lo stomaco tremare, il respiro mancarmi.
Finì la canzone, si allontanò e tornò al centro.
- Bene signori, noto che tutti siete riusciti a seguirmi- Era rivolta verso di noi, stava sorridendo, la vidi dirigere lo sguardo verso di me e infatti riprese subito - beh, o almeno quasi tutti- piantò i suoi occhi dentro ai miei e mi sorrise.
Fu in quel momento che mi resi conto che nemmeno per la mia dignità c'erano più speranze.
- Ora, proviamo a fare gli stessi passi non più da soli, ma in coppia chiusa. Uomini, prendete le vostre dame e formate le coppie.-
Parlava in un modo perfettamente dolce. Sorrideva e io la guardavo, la osservavo, la fissavo.
Tutte le coppie erano state formate, anche Teddy aveva trovato il suo cavaliere, un tipo che non le aveva staccato gli occhi da dosso da quando eravamo entrate.
Io rimasi sola. Mi guardai intorno, ritornai a guardare davanti a me, e lei era  li in piedi che mi tendeva il braccio. Misi la sua mano nella sua e mi avvicinai a lei.
Mi sorrise - A quanto pare sarò io il tuo cavaliere per stasera- mi sussurrò all'orecchio.
Ero già un disastro sola, con lei che mi stringeva così sarei stata irrecuperabile.
Richiamai tutte le mie forze per concentrarmi su quello che diceva.
- Ok, ci siamo.- Ci mettemmo tutti in coppia chiusa. Io e lei ci mettemmo in coppia chiusa.
-L'uomo posa la sua mano destra dietro la schiena della propria ballerina all'altezza della spalla.-  Mentre dava le istruzioni, contemporaneamente eseguiva quello che diceva, e tutti la imitavano.- la mano sinistra dell'uomo le tiene la mano destra.- Si fermò un attimo, poi esordì - la mano destra.- ripetè guardandomi divertita.
- Scusi, ho sempre fatto confusione tra destra e sinistra- tentai di giustificarmi sorridendo.
Questa volta fui io a beccarla a fissarmi con una strana espressione.
Mi prese la mano, e continuò - la mano sinistra della donna tocca la spalla destra dell'uomo- vedendo che non accennavo a fare nessun movimento, sospirando divertita prese l'altra mia mano portandola sulla sua spalla.
Controllò per un attimo che tutti la stessero seguendo prima di aggiungere l'ultimo pericoloso dettaglio.
Eravamo a meno di cinque centimetri di distanza,  poi aggiunse l'ultima istruzione che mi fece letteralmente vacillare- entrambi si guardano diritto negli occhi.-
E lo fece, mi guardò dritta negli occhi per un lasso di tempo più lungo del necessario. Non accennava a smettere di fissarmi, mi portò ancora più vicina a lei senza mai distogliere lo sguardo dal mio.
Quei secondi mi sembrarono interminabili, tuttavia l'ultima cosa che desideravo era che quel momento avesse una fine.
Ma invece fini, si allontanò di qualche passo, mantenendo sempre la stessa posizione, ma non mi stava più fissando, i suoi occhi così profondi non erano più sul mio viso, si era rivolta con lo sguardo per studiare la posizione delle altre coppie, e quando tutto fu a posto, riprese a parlare.
Io, io continuavo a fissarla, appoggiata a lei, la mia mano nella sua, e i miei occhi che non volevano staccarsi dal suo viso.
Spiegò il passo base in coppia, dava il tempo, e sorrideva. Sorrideva sempre.
E dava ordini. Letteralmente. E io dovevo eseguirli, il che rendeva tutto ancora più complicato data la mia poca inclinazione ad obbedire.
- Nella salsa, l'uomo guida e la donna segue. Attraverso il corpo, l'uomo comunica alla donna i vari spostamenti.- Se voglio che la donna vada indietro, porto la mano che guida in basso e verso dietro. Per farla venire avanti, con l'altra mano sul suo fianco, la spingo verso di me-
 Eravamo in coppia e stavamo eseguendo il passo base, o almeno cercava di farmi eseguire il passo base.
-Mi devi seguire, l'uomo dà il comando alla dama, la donna esegue. Sono queste le regole qui- mi guardò negli occhi -io comando, tu esegui- mi accennò un sorriso. Di nuovo.
La guardai negli occhi, poi parlai - Non sono brava a farmi comandare, quasi nessuno ci riesce in effetti. Mi piace avere sempre il controllo della situazione.-
Il fatto era che con lei a pochi centimetri da me, non avevo per niente il controllo della situazione.
- Beh, per farti ballare, devo indicarti il movimento, sono io a doverti guidare. Non è difficile se esegui il comando-  mi sorrise bonariamente, a parte il fatto che quel sorriso divenne leggermente beffardo.  Ci prendeva gusto a rimarcare la cosa.
- Sai, la parola comando, non mi piace per niente.- Le risposi con viso un pò irritato, ma non più di tanto. - E poi, sai una cosa? Credo che il ballo non sia proprio fatto per una come me.-
Intanto la musica stava per finire, ci stavamo sciogliendo dalla posizione di coppia chiusa.
Ci eravamo allontanate di qualche passo.
- Lo dici solo perchè sei tu quella abituata a comandare nella vita giusto?- mi disse prima di allontanarsi e tornare al centro della sala.
- Non puoi dirlo, non mi conosci-
Mi guardò per un attimo negli occhi, senza però rispondermi. Ma con quello sguardo voleva farmi capire che non si sbagliava.
Ed era vero, ma comunque lei non poteva saperlo.
- Bene signori, la prima lezione termina qui. Ci rivedremo alla prossima.-
 Si congedò così, non mi rivolse più nessuno sguardo, si allontanò verso il banco, per spegnere tutto.
In un batter d'occhio mi ritrovai Teddy accanto con la sua solita aria allegra e soddisfatta.
- Non vedo l'ora di partecipare alla prossima lezione, è stato divertente- mi disse prendendomi sottobraccio e  incamminandoci verso l'uscita.
Mi lasciai lei alle spalle.
Alzai il mio sguardo per vederla attraverso lo specchio, e notai che anche lei mi stava guardando. Incrociai di nuovo i suoi occhi, per un'altro breve istante.
- Divertente? mi affrettai a rispondere a Teddy, una volta uscita dalla sala. -Si dà il caso che per me sia stata uno strazio, non sono riuscita a muovere un passo-
- Ma per fortuna sei capitata proprio con l'insegnante. A proposito, sembrerebbe proprio il tuo tipo.-
- Già, e questo rende le cose ancora più difficili. Non riesco a concentrarmi con lei così vicina. Mi fa perdere il controllo-
- Aspetta aspetta, Arizona Robbins che ammette di non saper gestire una situazione?- Ti sei presa proprio una bella cotta.- Sorrideva prendendomi in giro.
- Ma cosa dici, io non mi innamoro. Amare significa perdere il controllo. Evito le cose di cui non posso avere il pieno controllo di me stessa.-
Eravamo arrivate al parcheggio.
- E a proposito, non credo di venire alla prossima lezione, credo proprio che il ballo non faccia per me, e poi mi snerva il fatto che nemmeno qui posso controllare io la situazione. Farsi comandare non è proprio da me.- Le dissi prima di salire in macchina.
- E' solo un ballo Arizona, non è questo il vero problema. Lo sai tu e lo so io. Tu stai scappando perchè lei ti piace.-
E lei mi piaceva. Mi piaceva sul serio. E io dovevo scappare. Lo dovevo a me stessa.
Il fatto era che non avevo fatto altro che collezionare un casino dopo l'altro quella sera.
Il fatto era che sapevo che in amore non esistevano regole, e io fuggivo dalle situazioni nelle quali non potevo imporre le mie regole.
Il fatto era, che anche in quel dannatissimo ballo c'era tutto questo. E c'era lei lì, e io non avrei avuto via d'uscita.
 
Erano passate due settimane, non ero più ritornata alle sue lezioni. Ubbidivo alle mie regole.
Teddy, lei aveva continuato ad andare, ogni tanto mi parlava delle lezioni, era sempre più entusiasta.
Mi parlava del tizio del ballo con il quale si stava frequentando, mi parlava di come le serviva quella sera una volta a settimana per staccare, e poi, poi ogni tanto mi parlava di lei. Dell'insegnante, di quanto fosse brava e simpatica. Mi  aveva detto che si chiamava Callie, ma mai aveva accennato al fatto se avesse mai chiesto di me, ne io fui capace di chiederlo.
 
Era una sera di quasi fine Febbraio, ero in una delle vie più grandi di New York. Mi piaceva uscire a passeggiare quando nevicava,  adoravo guardare la neve ricoprire le strade. Mi fermai davanti alla vetrina di un negozio. Sentii qualcuno avvicinarsi.
- Ciao, ti ho vista da lontano, ero quasi sicura fossi tu. Così ho deciso di attraversare.-
Riuscì a farmi lo stesso effetto. Mi si bloccò il respiro. La sua bellezza mi aveva spiazzata ancora una volta.
Mi girai a guardarla, era ancora più bella di come la ricordassi.
Aveva i capelli sciolti, un berretto di lana in testa, e la sciarpa di quel colore che le donava perfettamente.
Era lì in piedi di fronte a me, sui suoi tacchi e le mani in tasca, e mi sorrideva.
E io, io pure ero li in piedi, ferma di fronte a lei, con la bocca socchiusa che cercavo di far uscire qualche suono di saluto.
- Ciao -  Riuscii alla fine a pronunciare. Ma il respiro, quello non accennava proprio a tornarmi.
- Non ti sei più fatta vedere a lezione.-
Mi prese alla sprovvista, improvvisai la prima giustificazione che mi venne in mente.
- Sono stata molto impegnata col lavoro, ci sono state delle circostanze che non mi hanno permesso di venire.-
Non era del tutto una scusa, rincuorai me stessa.
- Capisco. Di cosa ti occupi?-
Era gentile, e bella, molto molto bella.
- Sono un chirurgo.-
- Ecco da dove deriva il tuo bisogno di avere il controllo della situazione, allora- mi disse scherzando.
- Beh, si, in sala operatoria tendo ad avere questo difetto- buttai lì.
- Solo in sala operatoria? Io non direi proprio. Mi hai reso praticamente impossibile quella sera a lezione farti fare qualche passo.-
- Diciamo che non sono brava ad eseguire gli ordini.-
- Le imponi tu le regole di solito, non è vero?-
Riusciva a leggermi dentro.
La guardai confusa. Fu lei poi di nuovo a parlare.
- Scusa, me ne sto qui a psicanalizzarti e non ti ho chiesto ancora il tuo nome.-
- Arizona, mi chiamo Arizona.- le risposi accennando un sorriso.
- Io mi chiamo Callie,-  disse- nel caso te lo stessi chiedendo.- aggiunse abbassando la voce sorridendo.
- E Callie sta per..-
- Se ti rispondo, prometti di venire con me in un posto stasera? Stavo giusto andando li prima di incontrarti.-
- Dipende da qual è il posto. Sai, non dovrei fidarmi degli estranei- risposi scherzando.
- Se ti dico il mio vero nome, non sarò più un'estranea.-
- Touchè. A quanto pare devo proprio promettere allora.-
Mi sorrise divertita. -  Calliope, mi chiamo così-
Rimasi del tutto affascinata da quella donna, e dal suo nome.
Appena varcammo la porta, mi giunse in un istante alle orecchie la musica della salsa. La riconobbi subito, e realizzai in mezzo secondo dove mi trovavo.
- E' una serata latina- mi gridò nell'orecchio per coprire la musica,  notando l'espressione quasi terrorizzata sul mio viso. Ma lei aveva un'espressione divertita.
- L'ho notato- risposi, dirigendo il mio sguardo al centro della pista dove c'era qualche coppia che ballava. Poi voltandomi verso l'uscita le dissi - ed è meglio che io vada ora, non mi sento molto a mio agio qui.- gridai anch'io per farle giungere la mia voce.
- Ehi, ehi, non puoi andare, hai promesso- mi disse afferrandomi per le spalle e facendomi nuovamente voltare. Continuava a sorridere, senza minimamente mascherare la sua aria divertita.
- Non credo sia una buona idea, sai, dovrei proprio...- non finì la mia frase, mi prese per mano e mi trascinò in pista con lei.
- Shh.. sta zitta e balla.. Questo lo abbiamo fatto a lezione.- Era di fronte a me, molto molto vicina, con una mano nella mia, l'altra dietro la mia schiena.
- Non ricordo praticamente niente della lezione. Sono un disastro col ballo- gridai sbuffando.
- Non saresti un disastro se riuscissi a farti guidare da me. Ti porto io, basta copiare me.-
- Tanto ormai non ho scelta non è vero?-
Mi sorrise, e cominciò a ballare, trascinandomi con lei nei passi.
E io mi facevo trascinare, mentre sentivo che lei mi stringeva ad ogni passo sempre di più come se le appartenessi.
Mi piaceva quella sensazione che provavo, sentivo davvero di appartenerle, o speravo con tutta me stessa di poterle un giorno appartenere.
Ma avevo paura, avevo paura di amare, avevo paura dell'amore.
Perchè l'amore arriva, si insedia e dirige tutto, e io avevo una disperata paura di lasciarmi trasportare.
Ma lei era li, a pochi centimetri da me, che mi guardava, mi sorrideva, mi stringeva.
 E io, feci come mi aveva detto,  cercai di seguirla come meglio mi era possibile.
Finì la musica, ci staccammo e la seguii vicino al bancone del bar.
- Non sei stata un disastro.- mi comunicò sedendosi allo sgabello del bancone.- Almeno non come quella sera a lezione.- aggiunse poi.-
- Lo devo ammettere, non è stato esattamente un buon inizio. Ho combinato un casinò dietro l'altro quella sera.- continuai sedendomi anch'io allo sgabello.-
- Me lo ricordo perfettamente.- rispose ridendo e cominciando a bere il drink che intanto il barista le aveva messo vicino. - Tu non bevi?-
- Oh, no, per questa sera passo-
Rimanemmo li sedute per un pò, a guardare gli altri che ballavano, fino a quando un tipo, che non mi era affatto simpatico si avvicinò per invitarla a ballare.
Io rimasi seduta lì. Cominciò la musica, cominciarono a ballare.
Notai subito come quel tizio la stringeva a sè. Sentii una fitta di gelosia attraversarmi tutto lo stomaco. Ordinai il mio primo drink della serata. Ero dannatamente gelosa.
L'avevo guardata per tutto il tempo.
Ero arrivata all'ultimo sorso, mi raggiunse e riprese il suo posto.
- Non avevi detto che non ti andava di bere?-
- Cambiato idea- le risposi secca.
Mi guardò negli occhi. Poi aggiunse.
- Era una bachata, è uno dei balli più sensuali.- ci tenne a farmi sapere quasi con un tono di giustificazione.
Anche se non era tenuta a giustificarsi. Lo sapevo benissimo. Ma non riuscii ad evitare di dire la frase che pronunciai subito dopo con tono piuttosto acido.
-.E' per questo quindi che si balla stando praticamente appiccicati.- posai il bicchiere sul bancone con una forza maggiore del necessario.
Non la stavo guardando, ma percepii lo stesso il suo sguardo sul mio viso.
 Non avevo il diritto di comportarmi così. Cercai di rimediare almeno per quello che potevo. Ma non sembrava molto infastidita.
  Il resto della serata trascorse tranquilla. Con lei che  mi presentò a qualcuno dei suoi amici, con lei che fece qualche altro ballo con qualche suo vecchio amico, e con me che quando non ero impegnata a rifiutare di andare in pista, mi incantavo nel vederla ballare. E ogni volta mi sembrava impossibile realizzare quanto fosse estremamente bella.
- Sarà meglio che vada ora- le feci sapere - ho una giornata pesante domani a lavoro-
Si era messa in piedi pure lei, aveva deciso anche lei di andare via.
Si avvicinò un ragazzo sulla trentina, piazzandosi davanti a me.
- Ti va di ballare? è  da un pò che ti guardo. O forse, per essere sincero, dovrei dire  che non ho fatto altro che fissarti per quasi tutta la sera.-
Sentii Callie sospirare, avrei giurato che fosse infastidita.
- Veramente sto andando via.-
- Dai un solo ballo- rispose prendendomi per un braccio tirandomi a sè.
Non ebbi il tempo di replicare, lo fece Callie al mio posto.
- Non hai sentito?- il suo tono era fermo e leggermente infastidito. Sembrava quasi gelosa. - Sta andando via, e poi non è una ballerina, non sa ballare.-
La guardai sbalordita, nascondendo un sorriso per l'ultima frase che aveva pronunciato.
Il tizio sorrise tirandomi ancora di più verso di lui - Non importa, le posso insegnare io i passi.-
Infastidita dalla sua arroganza pronunciai quella frase che finalmente lo fece battere in ritirata.
- Forse, dovrei essere più chiara. Non mi interessano gli uomini, mi piacciono le donne.-
Gli lanciai uno dei miei migliori sorrisi e mi liberai dalla sua presa strattonando il braccio.
Uscimmo dal locale. Fuori nevicava ancora.
- Non lo pensavo davvero quando ho detto che non sai ballare.- mi disse un pò imbarazzata. - Non volevo che ti infastidisse ulteriormente, in fondo ti ho trascinata io qui. Gli hai dovuto persino dire che ti piacciono le donne per scrollartelo via di dosso.-
- Già, ma non era una scusa.- La guardai per un attimo negli occhi prima di continuare- Mi piacciono sul serio le donne.-
- Nel senso che...- aveva tirato un lungo respiro prima di pronunciare quella frase.
- Si, nel senso che sono attratta dal genere femminile- continuai per lei.
 - E comunque,hai ragione, sul fatto che non so ballare intendo.- mi affrettai ancora a continuare- E per rimediare, credo che dovrei venire da te a lezione. Non è ancora scaduta l'iscrizione- scherzai.
Mi rivolse uno dei sorrisi più belli che mi fossero mai stai rivolti.
E fu li che feci la mia scelta, fu li che scelsi lei. Stavo cominciando a non ubbidire più alle mie stesse regole.
Fu in quel momento che divenne la mia scommessa. La scommessa di riuscire ad amare, a perdere il controllo per amore.
Solo che io non me ne ero ancora resa conto.
Mi presentai con Teddy il giovedì successivo a lezione.
- Sei in perfetto orario, questa volta.- mi salutò sorridendomi. Poi salutò Teddy, che si era già diretta verso il suo cavaliere preferito.
- Già, vorrei evitare di fare un'altra pessima figura anche alla seconda lezione.- le risposi.
- Scegli un posto, fra poco cominciamo.-
Cominciò la lezione, mise la musica e cominciò ad indicarci i passi.
Non capitai in coppia con lei questa volta. Ma la guardavo ogni tanto. Non proprio ogni tanto, in realtà la guardavo quasi sempre. Non sarei mai riuscita a distogliere lo sguardo da lei per più di cinque minuti.
Ecco che continuavo inevitabilmente a perdere il controllo. Ma non lo diedi a vedere molto, in fondo, potevo attribuire i miei errori alla mia quasi totale incapacità di coordinazione, era una scusa piuttosto plausibile.
Finì la lezione, si avvicinò Teddy - Arizona, ti dispiace se torno con lui, stasera? So che ti avevo promesso che avremmo fatto una passeggiata ma..-
Le sorrisi con sguardo complice - Tranquilla, capisco che hai cose più importanti da fare.- la rassicurai strizzandole l'occhio.
Mi voltai con ancora quel sorriso sulle labbra. Mi bloccai all'istante quando la vidi a meno di qualche centimetro da me - Se mi aspetti, fra cinque minuti posso accompagnarti io a fare una passeggiata.-
La guardai annuendo semplicemente.
Cinque minuti dopo eravamo per strada.
- Calliope, guarda, ricomincia a nevicare.-
- Adoro quando nevica-  mi disse guardandosi intorno.
- Anch'io- rimarcai guardando nella sua direzione. - Quando nevica, è come se tutta la città diventasse..-
-Magica- pronunciammo insieme l'ultima parola. Si girò a guardarmi negli occhi, ricambiai il suo sorriso.
 Passeggiammo ancora per un pò, solo noi due, con la neve che scendeva leggera intorno a noi.
Mi sembrava davvero una serata magica.
Parlammo del mio lavoro, delle sue passioni. Ma era nei momenti di silenzio, che percepivo quegli istanti di assoluta magia, istanti in cui ci scoprivamo insieme a fissarci, istanti in cui ci sorridevamo, istanti in cui guardavamo insieme nella stessa direzione.
Arrivammo al portone del mio appartamento in cui vivevo insieme a Teddy, ma realizzai subito che non avevo con me le chiavi.
- Perfetto, non ho le chiavi- sbuffai al terzo tentativo che avevo fatto nel cercarle in borsa.- Chiamo subito Teddy per farmi portare le sue.-
- Oppure potresti venire da me, il mio appartamento è a quasi due isolati da qui.-
Poi continuò vedendo che non accennavo a rispondere -Sai, è solo che non mi sembra molto saggio disturbare Teddy, ora.-
Mi fece un sorriso eloquente, accettai la sua proposta.
Sapevo molto poco di lei, lei sapeva molto poco di me. Ma mi piaceva, mi aveva presa completamente, come mai mi era successo, come mai avrei creduto che mi potesse succedere.
Ma era successo, mi stavo innamorando di lei, ed era qualcosa di assolutamente intenso.
- Carino il tuo appartamento.- esclamai appena fummo entrate.
- Vieni, andiamo in cucina, preparo una cioccolata calda, ti va?
La guardavo dentro la sua cucina, mi perdevo dietro ogni suo movimento.
Spesso quando mi voltavo nella sua direzione per fare una qualsiasi constatazione sul suo arredamento, notavo che già mi stava fissando dall'altra parte della stanza, poi, prontamente, distoglieva lo sguardo da me e ritornava a fare le sue cose.
- Sono quasi le due di notte- esclamai ad un certo punto.- Da quando le ore scorrono così veloci?-
Non ci eravamo accorte del tempo che passava.
- Succede così ,quando si è in buona compagnia. Non ci si accorge del tempo che passa-
- Ora sarà meglio che vada, Teddy sarà sicuramente rientrata.-
- Puoi fermarti a dormire qui se vuoi.- mi disse quasi esitante.
E sapevo che scegliere di rimanere sarebbe stata una scelta pericolosa. E forse avrei potuto scegliere di andare via, ma non lo feci. Scelsi di rimanere. Scelsi lei, ma questo ancora non lo avevo nemmeno capito io stessa.
Non avevo nemmeno capito io stessa che contro ogni mia regola, stavo scegliendo lei, le stavo dando un posto nella mia vita. La mia vita in cui non c'era posto per l'amore, la mia vita che era perfetta così, senza complicazioni.
Mi aveva preparato la stanza, la sua stanza. Lei sarebbe andata a dormire sul divano.
Rimasi ferma a guardarla mentre mi sistemava il suo letto, poi la vidi avvicinare alla porta.
Si girò a guardarmi prima di uscire - Buonanotte Arizona-  esclamò sorridendomi.
Non le lasciai varcare la soglia, la presi per il braccio e la tirai verso di me.
La guardai negli occhi prima di annullare la distanza che ancora era rimasta e la baciai.
- Buonanotte, Calliope- le risposi appena mi staccai.
Mi sorrise, riprese a baciarmi e senza dire niente prendendomi per i fianchi mi portò verso il letto sdraiandosi su di me.
Passammo la notte a fare l'amore.
Ma nella mia vita, non c'era spazio per le complicazioni, me ne andai la mattina successiva, senza svegliarla.
Non sarei riuscita a lasciarla se si fosse svegliata.
Le lanciai un ultimo sguardo prima di uscire, era ancora più bella quando dormiva.
Lottai con tutte le mie forze per riuscire a staccare i miei occhi da quella meravigliosa immagine, alla fine presi coraggio e scappai via.
E continuai a scappare da lei. Andai alla lezione successiva, ma feci del mio meglio per evitarla, scelsi un posto il più lontano dal suo, feci in modo di non capitare con lei in coppia, cercai di guardarla il meno possibile.
Ma lei era più furba di me, lo aveva capito, e si mise a fare il suo gioco.
- Bene, ora signori prendete le vostre dame, balleremo in cerchio, faremo quella che in salsa si chiama rueda.  Chiamerò le figure che abbiamo imparato, e al mio ordine cambiate dama. Vedo che le donne sono in maggioranza, farò anch'io uno dei cavalieri-
Capii perfettamente il suo gioco. 
Cominciò a chiamare le figure, mi ritrovai a ballare con tutti gli uomini del corso e con lei.
- "Dame"-  chiamò non appena fui nelle sue vicinanze.
- Ho capito quello che stai facendo.- esclamai cercando di non perdere i passi.- E' una strategia per costringermi a parlarti.-
- Esatto, e dato che tu non vuoi darmi l'occasione, me la sto prendendo da sola.-
- Dovresti chiamare la figura, sono dieci minuti che ci fai fare il passo base.-
- Le regole le dò io qui.-
Mi sorrise in maniera provocatoria, poi chiamò la figura- "Carinito"- mi guidò nei passi, per farmi fare la figura e intanto ne approfittò per parlarmi - sei letteralmente fuggita via quella mattina, senza lasciarmi nemmeno un biglietto, e ora mi stai evitando.-
Intanto avevamo concluso la figura - Dovresti chiamare il cambio dame, la figura l'abbiamo completata.-
- Tranquilla, ti lascio il tempo per rispondermi. "Setenta"- chiamò la seconda figura.
- Non è corretto nei confronti degli altri, è già la seconda che chiami con me. E' una ruota come hai spiegato prima tu, proprio perchè dobbiamo girare.-
Parlavamo e nel frattempo ballavamo, eseguivamo le figure.
Mi guardò spazientita prima di chiamare il cambio dame.
Passai al cavaliere successivo.
-" Dame dos. Dame tres. Dame."-
In mezzo giro arrivai di nuovo da lei.
- Stai giocando sporco. Non hai chiamato nessuna figura, solo il cambio dame.-
- Anche tu stai giocando sporco, ti ho fatto delle domande, voglio delle risposte. "Setenta lazo"-
- Non riesco a concentrarmi sui passi se parlo.-
- Ti guido io, e stai già eseguendo la figura. Stai scappando perchè hai paura. Di cosa hai paura, Arizona?-
- Non ho paura e non sto scappando. Dovevo correre a lavoro-.
- "Carinito complicato"-
- Smettila di chiamare sempre le figure più lunghe quando balli con me. Ti ho già risposto.-
Cominciavo ad avere il fiato corto. Era stata davvero furba, aveva scelto la musica di salsa più lunga.
- No, non mi hai risposto per niente invece.-
- Perchè non c'è niente da rispondere. Siamo state a letto, e la mattina dopo sono andata via senza salutarti. E' semplice.-
- "Dame"-
Non avrei dimenticato lo sguardo deluso che mi rivolse prima di lasciarmi andare.
Finì la musica, finì la lezione. Scappai via inventando una scusa a Teddy.
Nella settimana successiva ponderai a lungo la decisione se continuare o meno con le lezioni. Alla fine decisi di andare, non mi era mai piaciuto lasciare a metà le cose che cominciavo e in ogni nuova cosa in cui mi cimentavo mi piaceva riuscire, il ballo era una cosa nuova, una nuova sfida, e non mi ero mai tirata indietro nelle sfide.
O forse era solo una scusa, una scusa per continuare a vedere lei.
Il fatto era che puntualmente ci evitavamo lezione dopo lezione, lei era l'insegnante di ballo, io semplicemente l'allieva.
Era lei ora a fare di tutto per evitarmi, in realtà, ad evitare di ballare in coppia con me, ad evitare di incrociare il mio sguardo.
Ma le cose non erano così semplici. L'aria diventava elettrica quando capitavamo vicine, quasi ostile.
Quando non potevamo evitarci, non facevamo altro che provocarci a vicenda.
Per me quei litigi quasi continui non erano altro che un pretesto per poterle almeno parlare. Cercavo un qualsiasi contatto con lei.
Volevo evitarla ma non ci riuscivo. Ma non volevo complicazioni nella mia vita. Era questa la frase che costantemente avevo ferma ben salda nella mia testa. Non volevo complicazioni, ma non riuscivo ad evitare di volere lei. Il guaio era che lei mi stava già cambiando la vita, in un istante aveva buttato giù tutte le mie convinzioni. Il guaio era, che le lei era la mia complicazione e io volevo lei.
-  Sei più gelida della neve che cade lì fuori.- Esclamai quando capitammo in coppia, dopo l'ennesimo sguardo vuoto che mi aveva lanciato quella sera a lezione.
- Con l'unica differenza che prima o poi la neve si scioglie- rispose con tono ancora più gelido.
- Ma ha bisogno del sole o del sale per potersi sciogliere.- rimarcai.
- Ma tu non sei nè l'uno ne l'altro, giusto? Quindi continuerò ad essere glaciale.-
La situazione non cambiò nelle lezioni successive.
Il dialogo tra di noi era ridotto al minimo indispensabile.
La mia vita stava continuando, ma non era stata mai così vuota, come in quel periodo.
Era riuscita a riempirla solo in un istante, e ora c'era solo la sua assenza a provocami un vuoto completo.
 E la sua vita stava continuano anche senza di me.
Era il compleanno di Teddy quella sera, mi portò in un locale in cui organizzavano le serate di salsa.
Decisi di correre il rischio di incontrare Callie, non sarei riuscita a  rifiutare di andare al compleanno della mia migliore amica.
E infatti, lei era lì, seduta ad un tavolo con degli amici, e una ragazza che le stava particolarmente molto vicina.
Lanciavo delle occhiate intermittenti verso di lei, e non riuscii ad evitare di accorgermi degli sguardi che si scambiavano, dei sorrisi, della troppa confidenza che l'altra riusciva a prendersi.
Ed io me ne stavo li, e mi facevo divorare dalla gelosia.
- Smettila di fissarla, Arizona.-
- Non ci riesco. Non riesco a non guardarla.-
- Hai deciso tu di lasciarla andare, è la sua vita, sta semplicemente andando avanti.-
- Già, sono io quella che da quando l'ha conosciuta non riesce più ad andare avanti.-
- Ehi, se la smettessi di fissarla e soprattutto di bere, ti accorgeresti che c'è una ragazza che non ti sta togliendo gli occhi di dosso da quando siamo entrate.-
-  Forse hai ragione. Forse dovrei ricominciare ad instaurare relazioni non complicate che non durino più di 24 ore-
La verità era che non avevo nessuna intenzione di uscire con qualcun'altro che non fosse lei.
La verità era che da quando avevo conosciuto Callie, non avevo più avuto nessun altro appuntamento.
La verità era che lei stava andando avanti con la sua vita senza di me.
La vidi in pista a ballare con quella ragazza.
Mi vide mentre faceva uno dei suoi balli, incrociò lo sguardo col mio accennando un freddo saluto.
Io ricambiai, distogliendo subito lo sguardo.
Decisi di uscire fuori, lasciai Teddy in compagnia di Mark del suo cavaliere preferito.
Sarei rimasta ore a guardare la neve scendere, mi affascinava tutte le volte.
Sentii la porta del locale aprirsi e poi chiudersi subito dopo.
- Ciao-
Mi girai riconoscendo subito la sua voce.
Non mi diete il tempo per rispondere, feci appena in tempo a voltarmi verso di lei che iniziò a parlare.
- Sai, mi sono innamorata di te all'istante, quando sei piombata improvvisamente in sala con la tua risata, disturbando la lezione. Ma era la risata più bella che avessi mai sentito. Poi, poi ti ho vista, e mi sono bloccata a guardarti, , avevo davanti a me la donna più  incantevole che avessi mai visto. Cavolo, eri stupenda te ne stavi li ferma a non ascoltare quello che dicevo, ma mi fissavi con quegli occhi così splendidi nei quali mi sono persa completamente.
E   continuavi a fissarmi, anche attraverso lo specchio, poi sei capitata in coppia con me. Con me che non avevo fatto altro che desiderare di stringerti per tutta la sera.
Poi sei sparita, ma io mi ero già innamorata, ho continuato ad amarti, e ti ho incontrata per caso quella sera e non volevo lasciarti andare e tu hai accettato di venire con me.-
Infilava una frase dietro l'altra, rideva e piangeva, ero lì di fronte a lei ad ascoltarla, con gli occhi sgranati e non riuscivo a dire niente, e lei, lei continuava a parlare, e io non facevo altro che realizzare quanto fosse bella in quel momento.
Si fermò un attimo per riprendere fiato, poi continuò.
- E abbiamo ballato e io ti stringevo a me, e poi si è avvicinato quel tizio che non voleva lasciarti andare e io sono stata stramaledettamente gelosa, perchè sentivo già che eri solo mia.-
- Calliope..- cercai di interromperla, di dire qualcosa anche se quello che stava dicendo mi stava letteralmente lasciando senza fiato. Ma di nuovo, non me ne diede il tempo.
- Eri mia, sei stata mia la notte in cui sei stata da me, e ti sentivo, ti sentivo perchè eri lì col cuore, eri lì con me. Ma poi sei andata via, di nuovo sei scappata, e stai continuando a farlo, Arizona, stai scappando da me, da quello che potrebbe nascere tra noi.-
- Calliope, non...-
- Non puoi negarlo, Arizona. Non puoi negare  quello che c'è tra noi, solo perchè hai semplicemente paura di amare. -
- Sempilcemente?- Gridai più forte di lei.-  Mi hai incasinata Calliope, da quando ti ho incontrata, mi hai incasinato la vita.- Ero quasi sull'orlo del pianto. - Hai buttato giù tutte le mie certezze, le regole che mi ero imposta, da sola, per non inciampare, per non amare. Ma sei arrivata, all'improvviso nella mia vita e..- Mi fermai a guardarla prima di continuare, lei era di fronte a me ferma, a fissarmi. - E, io ho delle regole, Calliope-
Avevo abbassato gli occhi, non mi accorsi che si era avvicinata a me, fino a quando non prese il mio viso tra le sue mani spingendomi a guardarla.
- E io ti amo Arizona, io ti amo. E sono qui ora, a chiederti se abbandoneresti, se cambieresti tutte le tue regole per me. Sei disposta a lasciarti andare per me, Arizona?-
Aveva le lacrime agli occhi, ma non accennava a lasciar andare la presa su di me, mi guardava, tenendo il mio viso tra le mani. Provai un'immensa voglia di piangere. Non si trattava solo di una domanda. Era una scelta, mi stava chiedendo di  scegliere lei.
Non le risposi subito, mi allontanai di qualche passo da lei, ritornai a guardare la neve, sentii le lacrime venirmi  agli occhi, e mi resi conto che c'era solo una risposta che potevo darle. Mi aveva già cambiata, aveva già cambiato la mia vita, l'avevo scelta  già dal primo istante in cui i miei occhi si erano posati su di lei.
Spostai il mio sguardo su di lei e mi avvicinai prendendole le mani. Non aveva smesso di guardarmi.
- Lo farei Calliope, io, io ho già scelto te.-
Mi avvicinai ancora di qualche passo per poterla finalmente baciare.
La strinsi a me più forte che potevo, mi sembrò per un attimo che tutto il mondo si fosse fermato, mentre noi eravamo lì, perse una tra le braccia dell'altra, tra la bellezza dei fiocchi di neve e la magia dei cristalli di ghiaccio.
 

Ringrazio chi ha "speso" un pò del suo tempo per leggere la mia storia, e chi di voi ha letto e recensito.
  
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