Capitolo 5; C’è profumo d’amore nell’aria…
-Ah certo. E tu
pensi forse che io creda a questa
storia?! E’ assurdo!-
-Ma… Ma piccolo tu…-
-No no e no! Mi rifiuto di credere a una cosa del genere!-
Sembrava indemoniato: Yuuto percorreva la stanza praticamente di corsa,
sferrando pugni sui muri e contro il tavolo, rifiutandosi
categoricamente di
credere a quello che aveva sentito.
-Zio… Che facciamo?- Hikaru lanciò
un’occhiata supplichevole all’uomo di fianco
a sé: gli era parso che lo zio avesse parlato bene, facendo
attenzione a non
usare parole che potessero essere fraintese.
Era stato molto delicato, e aveva
parlato sempre guardando il bambino, con calma e dolcezza.
Eppure, non era servito a niente. Il piccolo era rimasto zitto per
qualche
minuto, a racconto finito, poi aveva cominciato a fare il matto.
Pure Hikaru stentava all’inizio a fidarsi di quello che
affermava lo zio, ma
dopo il suo racconto, si era convinto. Possibile che per quel bimbo
fosse così
difficile?
-Nulla Hikaru. Vieni, lasciamolo solo; vedrai che tra un po’
si calmerà.-
E insieme, lasciarono la stanza, e uscirono in giardino.
Il sole brillava alto, nonostante le basse temperature di stagione: era
Dicembre inoltrato ormai, ma ancora di neve non si vedeva.
Hikaru si strinse
nel suo cappottino verde quando una spirata d’aria gelida lo
investì. La luce
opaca del sole pallido metteva in risalto i rami spogli e freddi degli
alberi.
Il ragazzino alzò lo sguardo verso lo zio: Kageyama guardava
di fronte a sé,
verso il sole, verso la città.
-Pensi che dovremo portarlo lì?-
chiese prendendo coraggio, sperando di aver intuito il significato di
quel
silenzio.
- Prima o poi, dovremo farlo. Ma non ora; prima deve esserne convinto
lui,
altrimenti non riusciremo a convincere neanche gli altri.-
-In effetti zio, anch’io ho avuto e continuo ad avere delle
perplessità. Cioè,
intendo… Io non l’ho mai visto, e per quello che
vale, mi fido ciecamente del
tuo giudizio, ma… Vedi, penso che, per essere lui, dovrebbe
essere…-
-Più grande?-
Hikaru tacque per un istante: la voce di suo zio non mostrava
inflessioni, ma
lui lo conosceva bene, ed era certo di aver colto un leggero tono di
tristezza
nelle parole dell’uomo.
Decise tuttavia che sarebbe servito ad entrambi
ascoltare quella storia ancora una volta.
-Sì, sì esatto, più grande. Molto
più
grande. Invece… Zio! Hai visto quanto è piccolo?-
-E’ lui, ti dico.-
-D’accordo zio, ho capito! Ma… Ma come…?-
-Ascolta. Noi non sappiamo tutto quello che succede al Fifth Sector;
quel luogo
è già di per sé un mistero,
chissà quanti ne nasconde…!-
-Ma voi siete già riusciti a scoprire un sacco di cose su
quell’organizzazione!
Possibile che una cosa del genere vi sia sfuggita?-
-Tutto è possibile,
Hikaru.-
-Uff…!-
Il ragazzo dai capelli color prugna si buttò per terra con
uno sbuffo: gli
ispidi ciuffi d’erba gli sfregavano il volto, pizzicandogli
le guance.
Per quanto quel discorso sul ragazzino scomparso gli stesse a cuore,
Hikaru a
volte non riusciva a trattenersi: ma era mai possibile che non si
avesse un
momento di pace?
-Zio!- tornò a ribattere dopo qualche tempo di riflessione
in cui anche
Kageyama era stato in silenzio – Ricapitoliamo, vah. Noi
sappiamo che circa
dieci anni fa la nazionale giapponese reduce dalla vittoria al mitico
Football
Frontier International si è incontrata in un campo fuori
città, come avevano
fatto spesso durante l’estate, e in quel frangente Kidou
è scomparso
praticamente nel nulla. La polizia ha setacciato bene tutta
l’area intorno, non è così? E non hanno
trovato nulla?-
-Neanche il pallone che Yuuto era andato a recuperare…-
-Ma è qui che ti voglio, zio! Tu vorresti far credere a me e
a quel bambino che
qualcuno del Fifth Sector l’ha rapito mentre era
lì nel bosco? E che non ha
lasciato nessunissima traccia?! Otonashi-sensei e Endou-san ci hanno
raccontato
spesso di aver preso parte alle ricerche dal vivo… Zio, io
non metto in
discussione il fatto che sia lui, ma devi renderti conto che quel
bambino non
può accettare una cosa del genere! Così,
sparito…! Nel nulla?!-
Kageyama taceva, ostinandosi a non guardare negli occhi suo nipote
mentre
parlava.
-Zio! Mi stai facendo arrabbiare…! PARLA, accidenti!-
L’uomo venne scosso da un brivido di freddo: soffiava un
vento gelido, quel
pomeriggio…
Con passo lento, si avvicinò e sedette sulla panchina di
ferro battuto che dava
sul giardino, nel retro della casa.
-Ti ascolto Hikaru, e continuo a prestare attenzione a quanto dici. Non
ti
scaldare, non ce n’è bisogno…-
-Certo che ce n’è bisogno! E non sarebbe
così male neanche se mi scaldassi
davvero, perché ho un freddo…! Brr!!-
Kageyama per la prima volta da quando erano usciti posò lo
sguardo sul nipote,
concedendogli un sorriso sincero, ma che addirittura tradiva un certo
divertimento: -Sembri proprio tua madre, quando fai così.-
-Dici che ho preso qualcosa anche da te?-
-Aaah, la parlantina no di sicuro!-
-Allora magari la testardaggine…?-
-Cosa stai cercando di insinuare…?!-
Quando i loro sguardi si incrociarono, non ci fu più modo di
trattenersi:
scoppiarono entrambi a ridere, sereni, mentre una nuvola copriva il
sole, e il
giardino si oscurava.
Cominciò a soffiare un vento ancora più fresco, e
nipote e zio decisero allora
di rientrare.
Appena messo un piede in casa, le loro risa si tramutarono
immediatamente in un
meravigliato silenzio di stupore.
Reggendosi bene al corrimano delle scale che portavano al piano di
sopra, il
piccolo palleggiava meravigliosamente bene; con colpi di testa e di
tacco,
continuava a far rimbalzare la palla, gli occhi sanguigni che attenti
controllavano il suo movimento in modo che non toccasse terra.
-Ma che…?- esclamò Hikaru, tra il confuso e lo
stupefatto.
-Ma che cosa devo vedere!- esclamò invece Kageyama che con
un unico movimento
della mano si sbarazzò del pallone lanciandolo distante e
afferrò il bambino
per chiudersi in bagno.
-Zio…!- provò a fermarlo il ragazzino, ma
inutilmente: rimase imbambolato
qualche istante davanti alla porta, poi con un sorrisetto corse su in
camera
sua…
***
-Sei proprio sciocchino, allora…!-
-Non stavo facendo niente di male…-
-Certo, se il tuo obbiettivo è passare il resto dei tuoi
giorni immobilizzato
su una sedia a rotelle, stai facendo proprio un ottimo lavoro!-
Il piccolo deglutì a vuoto, abbassando lo sguardo.
Kageyama gli stava cambiando le medicature; le fasce che avevano preso
il colore
della porpora poco distante…
-I-Io…-
-Kidou. Guardami, guardami ragazzo. La tua situazione mi preoccupa,
capito? Mi
preoccupa tantissimo. Ancora non abbiamo chiarito come fai ad essere
qui, ma
quello che conta adesso è stare calmi, capito?-
-Senti chi parla! Hai appena detto di essere agitato tu, non io!-
-… Vuoi farmi credere che tu consideri questo-
esalò, afferrando le medicazioni insanguinate
appena tolte dalle gambe del
bambino – uno scherzo?!-
Yuuto alzò lo sguardo, incontrando quello
dell’uomo che gli stava sopra: e la
situazione gli parve la stessa di quella mattina. In mattinata infatti
cercava
di parlare in modo calmo e composto, ma la sua voce e il suo volto
tradivano
un’emozione fortissima, e la commozione. Anche adesso,
cercava di mostrarsi
arrabbiato e terribilmente serio, ma se Kidou avesse avuto gli occhi
bendati,
avrebbe potuto comunque esser certo che Kageyama era tutto meno che
adirato: la
preoccupazione e l’angoscia che accompagnavano tutte le sue
parole
mortificarono il piccolo, e lo fecero sentire terribilmente in colpa.
-N-No…- sussurrò, cercando di non scoppiare a
piangere dalla vergogna.
Avendo finito di medicarlo, Kageyama guardò il bambino
seduto di fronte a sé, e
sentì il cuore scoppiargli in petto dalla gioia di averlo di
nuovo accanto: con
un sorriso rassicurante dipinto sulle labbra, lo prese delicatamente in
braccio, permettendo a Yuuto di appoggiare la testa
nell’incavo del suo collo.
Il bambino a quel contatto scoppiò in singhiozzi,
stringendosi forte al petto e
al collo del suo allenatore.
Questo aspettò, e i due galleggiarono in quel silenzio fatto
d’affetto e calore
mentre Kageyama carezzava con dolcezza la schiena del piccolo.
Quando fu certo di riuscire a parlare senza essere interrotto dai
singhiozzi,
Yuuto ruppe quel silenzio incantato: -Mi scusi Comandante,
io… Io non volevo
farla preoccupare tanto, è solo che…-
-Ssshh…!
Va tutto bene, non dire così che piangi di nuovo…
E’ tutto a posto,
tranquillo…-
Kidou si strinse ancora al petto dell’uomo, sfregando il viso
contro la sua spalla;
e il pianto si trasformò in sorriso…
-Che ne pensi, raggiungiamo Hikaru? Si starà chiedendo se
non siamo scappati
via dalla finestra, a quest’ora…!- propose con
disinvoltura Kageyama, aprendo la
porta del bagno con la mano per far passare il piccolo.
-Oh sì!- e appena messo un piede fuori, Kidou
ricominciò a correre, su per le
scale, diretto in camera di Hikaru.
Kageyama sorrise, sbattendosi una mano sulla fronte:
“E’ impossibile! Gli dici
di non fare una cosa, ed è la prima cosa che fa!
E’ proprio un bambino, è più
forte di lui…!”
***
-Già!- esclamò Hikaru, azzannando un fetta di torta – E’ un torneo fantastico, e si gioca a calcio!-
Kidou sorrise, decidendo che si era spantegato sufficientemente riso addosso, per quel pasto –Questo l’avevo capito…!-
-Se, Hikaru, la smetti di torturare quell’innocente fetta di torta e Yuuto, pensi che ora sei abbastanza ricoperto di chicchi di riso, potreste anche alzarvi da tavola così magari andate a letto.-
I due spalancarono gli occhi, per poi esclamare: -Ma sono solo le nove di sera!!-
-E’ stata una giornata molto faticosa, e poi…-
-Ma domani è domenica! – si lamentò Yuuto, e nell’agitare le braccia, chicchi di riso presero il volo.
-E tu come fai a saperlo?- gli chiese indagatore Kageyama, dandogli un buffetto sulle guance piene e rosee.
-Ho guardato il calendario, ti pare?-
-Non ti smentisci mai, vero?-
-Io, ti sembra?!-
-Yuu-kun, hai voglia di finire di guardare tu quelle riviste che sfogliavamo prima? Io aiuto lo zio e poi ti raggiungo…-
-Okayyyyyy…!!- con un balzo saltò giù dalla sedia, il piccolo Kidou, e sparì chiudendosi la porta alle spalle.
Kageyama fissò sinceramente colpito il nipote: Hikaru e Yuuto avevano passato quasi tutto il pomeriggio a giocare e parlare là sopra. Per tutto il tempo, non aveva fatto altro che sentirli ridere… Cos’è che adesso lo liquidava con tanta premura?
-Zio, devo dirti una cosa importante!-
-E ti pareva…! Figurati se mai una volta vuoi veramente darmi una mano…?!-
-Stai scherzando! Pensavi davvero che ti volessi aiutare?!-
-Sono un tipo molto ottimista…-
-Ah davvero? A me non sembrava…-
-Allora, sentiamo, che hai da dirmi di così urgente?-
-Oh zio, zio! L’ho sognata, capisci, l’ho sognata ancora!-
-Oh no, ci risiamo…!- Kageyama sembrò intenzionato ad accasciarsi sul lavandino dalla disperazione. – Ti prego Hikaru, non ricominciare…!-
-Ma zio! Tu… Io… Lei…! Cioè! Era così bella… E dolce… E aveva una voce tanto melodiosa…-
-Un sorriso tanto sincero, i capelli tanto morbidi, le mani tanto affettuose, gli occhi tanto brillanti! Hikaru, dici sempre le stesse cose!- Kageyama sorrise, tra l’esasperato e il divertito.
In realtà, adorava quando Hikaru si metteva a parlare di quella ragazza: era buffissimo, diventava tutto rosso, gli brillavano gli occhi e ripeteva sempre le stesse due frasi.
Aah, l’amore…
-Oh zio, tu non capisci! E’ stupenda, chiaro?-
-Non ho mai detto che sia una brutta ragazzina, anzi! E’ molto graziosa…!- saltò subito su, sulla difensiva.
-E’ bellissima…!- sussurrò Hikaru, lo sguardo incantato rivolto fuori dalla finestra.
Kageyama lo squadrò per qualche istante, gli occhi socchiusi e lo sguardo supponente.
-Hikaru, devi capire che è una partita persa in partenza.-
Alle orecchie dell’uomo giunse solo un mugugno incomprensibile, e tutto soddisfatto decise di continuare… Almeno finché suo nipote non si fosse stancato.
-Le ragazzine a quell’età, guardano solo avanti. Non degnano di attenzione neanche i loro coetanei, figuriamoci quelli più piccoli come te!-
-Ma… Ma…!-
-Niente “ma” figliolo. Arrenditi; non la conquisterai mai.-
-Hai molta fiducia in me, a quanto vedo!-
-Io sono sempre stato schietto con te, Hikaru, ed è già da qualche tempo che ti dico di rinunciare e accettare la sua amicizia.-
-Uff…!- Hikaru sembrava scoraggiarsi: magari era la volta buona…
Kageyama non voleva realmente far desistere Hikaru, ma allo stesso tempo non riusciva proprio a impedirsi di ridere al pensiero di Hikaru e quella ragazzina insieme.
No no! Proprio no. Non c’era storia, assolutamente!
Si vedevano poco, in effetti, ma spesso Kageyama aveva notato alcune lettere, che arrivavano e che partivano da casa sua…!
Posò di nuovo lo sguardo sul nipote, tutto intento a guardare le lucenti stelle della sera: “Hikaru è bello che innamorato…!” pensò mentre finiva di sciacquare le ultime stoviglie.
-Zio, io…- esalò Hikaru, ma venne subito interrotto dall’entrata trionfante di Yuuto nella stanza, che reggeva un disegno di una giovane ragazzina.
-Mettendo a posto quei giornalini, ho trovato questo, e ho pensato che è proprio un bel disegno! L’hai fatto tu Hikaru?-
-Dammi quel foglio!- Hikaru gli si avventò sopra, strappandogli con forza il disegno dalle manine.
Yuuto lo fissò sorpreso per un istante, poi sorrise esclamando: -Non c’è bisogno di scaldarsi tanto, Hikaru. Bastava che mi dicevi di dartelo, eh.-
-Zio!- sbottò il ragazzino a quel punto – Parla come te, questo qua!-
-Eh già…!- sorrise beffardo Kageyama, voltandosi verso i due.
Yuuto lanciò uno sguardo di fugace intesa verso l’allenatore, poi notando il rossore delle gote del ragazzino, esclamò: -Ho forse interrotto qualcosa?-
-S…-
-No!- ribadì Kageyama con quel sorrisetto che non prometteva niente di buono – Stavamo facendo un po’ di… gossip.-
Hikaru lo fulminò lo sguardo -G-Gossip?!-
-Oh sì!- esclamò Yuuto tutto contento, mettendosi a sedere per riposare le ferite nelle gambe che avevano preso a battere – E’ da una vita che non faccio questo genere di discorsi, e devo ammettere che l’argomento mi intriga un sacco!-
Questa volta fu Kageyama a sorprendersi: -Ah davvero? Pensa, non l’avrei mai detto…-
-“Sono cambiate molte cose, da quando te ne sei andato. Mentre tu eri lontano, la mia creatura si è evoluta ai massimi livelli e ora non puoi far altro che osservare impotente”…-
-Sì sì sì! Penso di aver afferrato il concetto!-
Alla voce stridula di Kageyama seguirono una manciata di secondi di silenzio…
-Ah ah ah! Dovresti vederti zio, sei tutto rosso!!-
Hikaru accompagnò Yuuto in una gioiosa risata, non di scherno, ma di pura ilarità.
Asciugandosi la fronte dal sudore, Kageyama esclamò: -E va bene, te lo concedo. Hai un’ottima memoria, se vai a ricordati particolari del genere…-
Yuuto sorrise sornione, godendosi quei residui di imbarazzo ancora perfettamente visibili sul volto di Kageyama, poi riprese il suo sorriso di sempre e esclamò concitato: -Ma non è questo che stavamo dicendo. Gossip, già! Allora, Kageyama è troppo vecchio per queste cose, io sono piccolino ma… Hikaru! Dimmi un po’, hai delle spasimanti che ti vengono a cercare sotto casa?-
-I-Io…!- Hikaru cercò vanamente di nascondere il suo imbarazzo; ma ormai Kageyama e Yuuto erano partiti, e sembravano intenzionati a collaborare al fine comune di farlo morire d’imbarazzo. Hikaru non seppe prevedere nulla di quello stravagante colloquio che si sarebbe verificato da lì a poco.
-No, semmai è lui che spasima per una…!- sogghignò infatti lo zio, e negli occhi di Yuuto si accese una scintilla veramente poco promettente.
-Ah-ah, allora la cosa è ancora più seria… E dimmi un po’, che aspetto ha?-
-La conosci anche tu, Yuuto, se è per questo.- s’intromise Kageyama senza neanche dar tempo a Hikaru di aprir bocca.
-La conosco anch’io…? Kageyama, penso che mi stai sopravvalutando: non è che abbia fatto molta attenzione alle neonate, dieci anni fa!
-Fidati che una volta l’hai vista anche tu.-
-D’accordo… Allora, com’è, è bella?- chiese Yuuto, liquidando in fretta l’uomo, intenzionato a far parlare Hikaru.
-Bellissima…- fu la risposta con tono innamorato del ragazzo.
-… Dolce?-
-Dolcissima…!-
-Simpatica?-
-Simpaticissima…!-
-Mmh… Bionda?-
-Biondissima…!-
-E’ tutta "–issima" questa qua! E’ perfetta Hikaru! Sei proprio bravo tu a trovarti le ragazze!-
Kageyama sospirò; Yuuto stava andando bene, ma non aveva ancora capito di che ragazza stavano parlando, e quindi da lì a poco avrebbe fatto cilecca, ne era sicuro.
-E dimmi, vi vedete spesso, voi due?-
-Veramente… Ci vediamo una, massimo due volte all’anno.- Hikaru per un attimo perse il suo sorriso – Ma ci sentiamo spesso con delle lettere!-
Kidou sembrò perplesso: -Come una, due volte l’anno?! E’ veramente pochissimo per essere la tua ragaz-
-Ecco, lei in effetti…- lo interruppe Hikaru, le guance bordeaux e una strana voglia di far smettere quei due di parlare.
-Sono amici.- ci tenette a precisare Kageyama, meritandosi uno sguardo accigliato da parte del nipote e uno ancor più confuso da parte del più piccino.
-Ma come…? Questo vuol dire che lei non…-
-Oh, lei mi vuole molto bene, però io…-
-Ho capito tutto, ho capito tutto…! Sei timidissimo e hai paura che confessandoti potresti compromettere... la vostra amicizia.-
Hikaru abbassò lo sguardo, in imbarazzo e in difficoltà.
Notando quel suo sguardo corrucciato, Yuuto volle subito recuperare, e così chiese a bruciapelo, tanto per cambiare un poco l’argomento del discorso: - E… Quando siete insieme, cosa fate?-
-Ah, quando eravamo più piccoli giocavamo tutto il giorno insieme, ma anche adesso ci divertiamo sempre…-
-Ridono tutto il tempo e quando fa bello giocano anche a calcio.- irruppe conciliante Kageyama, porgendo un bicchiere d’acqua ad entrambi.
-Arigatou!- Hikaru accettò con gioia l’acqua fresca, mentre Yuuto dopo un piccolo sorso appoggiò il bicchiere sul tavolo, tutto elettrizzato dalla nuova informazione: -Calcio? Gioca anche lei?-
-Sì, è proprio brava e spesso mi batte! E’ una scheggia, ma è anche molto elegante…-
Yuuto lanciò uno sguardo a Kageyama; cominciava ad intuire qualcosa ma aveva bisogno di altre informazioni per esserne certo.
-Quando parla, h-ha una bella voce?- tornò all’attacco Kidou, intenzionato a spennare fino all’osso il ragazzino e vedere se e quanto era davvero innamorato.
-Una voce bellissima… Quella di un angelo…!-
-Ed è bionda, giusto?-
-Sì ha dei capelli chiarissimi, e il suo sorriso brilla…!-
-Il suo sorriso già… E’ bella quando ride?-
-Oh, è stupenda… Potrei sentirla ridere per tutto il giorno…!-
-E dimmi una cosa: tu riesci a farla ridere?-
-Sì! Cioè, sì, ridiamo spesso insieme…- si sorprese Hikaru: non era pronto a una domanda così. – E’ molto importante?-
-Certo Hikaru, importantissimo! Le ragazze adorano quando riusciamo a farle ridere!-
-Senti chi parla… - si intromise Kageyama senza più curarsi di nascondere il suo divertimento davanti ad una scena simile – L’unica persona di sesso femminile con la quale ti sei spinto a conversare è tua sorella, non mi sembra che sei proprio la persona giusta per dare consigli sull’amore!-
-Beh, per tua informazione neanche tu sei quel cupido! E poi io mia sorella la facevo ridere, e mi voleva bene!-
-Ti vuole bene perché sei suo fratello, non certo perché la fai ridere! E poi, rideva per pena, senz’altro; non hai quello spiccato senso dell’umorismo, mi pare.-
-Devo ripetermi?!- s’impettì Kidou, alludendo alla risposta che aveva dato a Kageyama qualche minuto prima.
-No no. Continua pure…- sorrise conciliante l’allenatore, rimettendosi a sedere.
-Grazie. Allora, dicevo; bella, graziosa, simpatica, intelligente, bionda, occhi scintillanti, appassionata del calcio… Beh, mi sembra fantastica! Una principessa, proprio. Dimenticavo una cosa: quanti anni ha? La tua età, immagino…-
-Beh, ecco in effetti… E’ un goccino più grande di me…- azzardò Hikaru.
-Ah. Ah allora si cambia musica. Amico mio, penso proprio che te la devi scordare; avrà quindici, sedici anni t’oh, e, fidati, i miei ricordi si fermano a quando avevo appena quell’età, le ragazzine non ti filano manco di striscio. Cioè, io ero un giocatore della nazionale che aveva vinto il mondiale, quindi forse un po’ di più attenzione rispetto ad altri senz’altro, ma… In generale, a parte queste eccezioni, le ragazze guardano avanti.-
Hikaru rimase immobile, come paralizzato dalle parole che aveva appena sentito, o da quegli occhi così rossi da far venire la pelle d’oca...
Poi, con uno scrollone, si riprese, esclamando: -Ma come?! Avete il cervello sincronizzato voi due?! Mi hai appena detto le stesse cose!- sbuffò, diretto allo zio.
Il bimbo sorrise a quell’espressione così genuina, e Kageyama si limitò ad un’alzata di spalle, che avrebbe potuto avere un sacco di significati.
Alla fine però, se ne uscì solo con un: -E’ meglio che andiamo a dormire adesso, vi pare?-
Hikaru alle parole dell’uomo volse lo sguardo verso Yuuto, come a voler costatare la sua reazione; ma di fronte allo sbadigliare del piccolo, sorrise anche il giovane.
Si infilarono sotto le morbide coperte di lana, Hikaru e il piccolo Kidou, e mentre Kageyama spegneva la luce, fuori sembrò che anche la luna si oscurasse per non disturbare il sonno dei due ragazzini.
*Angolino
dei gossip*
Salve
gentagliaH!
Come ve la passate?
Il capitolo mi sembra *smack* un capolavoro! <3
Ero intenzionata a farlo un tantino più corto; mi sono detta
“sette pagine di
capitolo sono veramente tante” ma alla fine mi sono lasciata
trasportare
dall’ispirazione! ^^
Adoro scrivere su questi tre, se potessi ambienterei tutta la long in
questa
casa ;D
All’inizio sinceramente non so se ho reso bene la reazione di
Yuuto: in realtà,
non avevo proprio in mente come fargliela prendere, ecco.
Mi sembra che una
notizia del genere sia abbastanza schoccante, ma, ecco… Non
è che mi convinca
poi tanto.
Mentre scrivevo quella prima parte, ero tutta presa già
dalla seconda… Dai
gossip! xD
Allora, avete indovinato chi è la ragazzina di cui
è invaghito Hikaru?? <3
Non è difficile, ho dato tante belle
informazioni… *u*
Sono proprio soddisfatta di questa crack che ho inventato: sono pucci,
insieme,
non trovate? ^^
Il prossimo capitolo, lo preannuncio già, è tutto
dedicato a loro… Più o meno.
Hey! Il mio Yuuto non può passare in secondo piano,
scordatevelo! Però… Diciamo
che mi diletterò con i due piccioncini! ;D
Beh, non mi sembra che ci sia altro da aggiungere, quindi…
Ringrazio chi segue
la mia long recensendo o preservando l’incognito (?), vi
voglio bene! <3
Alla prossima!
Sissy-chan